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Autore: Waterwall    26/04/2015    3 recensioni
"Continuavo a guardarmi in quel maledetto specchio e non facevo altro che fissare il mio viso: era sempre più pallido ogni giorno che passava senza lei e gli occhi erano sempre più stanchi e rossi dalle lacrime che versavo la notte perché ai Devil è proibito piangere."
Secondo anno alla Golden School.
L'amore proibito riuscirà a farcela?
OOC.
Commentate in tanti, please! E' la mia prima storia scritta in questo modo c.c
Momentaneamente sospesa per il troppo studio. (Incompleta nelle avvertenze) ma cercherò lo stesso di aggiornare... per sicurezza, però, intanto lo metto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Raf, Sorpresa, Sulfus | Coppie: Raf/Sulfus
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Mi svegliai: ero in infermeria.
Raf era seduta al mio fianco, con il viso appoggiato alle braccia che erano sul mio lettino.
Mi fermai un secondo a guardarla: i suoi capelli biondi erano arruffati e le sue guancie rosee erano umide di lacrime, anzi, proprio graffiate.
Oh mio piccolo angelo,
è forse la mia esistenza che ti sta uccidendo?
Oh piccola melodia di mare,
è forse colpa mia se ti sei innamorata dell’impossibile?
Sono in colpa e sono dannato,
ho fatto cadere l’angelo più bello dannandolo …
E ormai il nostro destino è segnato: saremo dannati per sempre, insieme.
E lì aprì i suoi occhi di cielo:
<< Buon giorno regina mia. >> le dissi con un dolce sorriso pieno di malinconia.
<< Regina? Ma di solito non è principessa? >> mi disse stropicciando gli occhi.
<< Le regole sono fatte per essere infrante. >> e sentì come se il suo cuore si strinse … o forse era quello di entrambi?
So che però era una morsa stretta e potente: faceva male.
Era come se il tempo si fosse fermato;
era come se stessi annegando nel mare più profondo ed ero senz’aria, fu come il nero più totale.
E mi sentii perso,
completamente alla deriva,
nel mare più profondo dei desideri.
Oh quanto l’amavo e quanto soffrivo per questo nostro amore impossibile per un  sottile filo di nastro cremisi di nome sacrilegio.
E fu un nastro di turchino avvenire che ruppe il secondo.
Lei fu la prima, distolse lo sguardo, perché lei era forte.
Ma io, come potevo? Ero un debole dietro una maschera di stelle cadenti.
<< Sulfus ti prego, non ci facciamo altro che male. >> disse lei voltandosi.
<< Allora facciamoci male. >> le dissi deciso.
<< Sei strano, troppo dolce per un devil come te. >> disse lei guardandomi incuriosita.
<< Sarà, ma sai che sono malato. >> mi guardò con un tanfo al cuore.
<< Certo. Non ci avevi pensato? >>
<<  E di cosa? >> aveva un velo di paura unita alla preoccupazione.
<< Di un’amore impossibile di cui non ho paura di affrontare. >>
Ero ambizioso, testardo … e se una cosa volevano che fosse mia, doveva esserlo.
E fu lì che la professoressa Temptel entrò con il professore di Raf, Arkhan, dietro.
<< Buon giorno Sulfus, finalmente ti sei svegliato. >>
Il suo classico velo autoritario e neutro era entrato in campo.
<< Finalmente? >> le chiesi un curiosito inarcando un sopraciglio in sù.
<< Hai dormito per una settimana intera. >> io rimasi quasi meravigliata e dopo di ciò le tre teste dei miei amici che spuntavano dalla porta.
<< Sulfus! >> e mi ritrovai Kabalè, Kabiria e Gas a momenti su di me.
<< Come stai Sulfus? >> mi chiese Gas un po’ preoccupato.
<< Tutto apposto ora. >> gli dissi sorridendo.
<< Quella stupida angel! La pagherà! Dov- … >> e prima che Kabalè finisse di parlare la interruppi: << Non provare male di lei! >> mi stava venendo una brutta senzazione nel petto: voglia di uccidere.
Kabalè si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo: << Pensi sempre a lei … >> e si fece indietro.
Raf abbasò lo sguardo e si strinse le spalle, cercava di stare insietro: aveva paura del giudizio degli altri …
Insomma, non è che eravamo così differenti solo che lei era coraggiosa e ip, invece, un codardo.
Già, un vero e proprio codardo. Non ammettevo mai niente agli altri, anche se sapevo di aver fatto un errore; cerco sempre di proteggere il mio “piedistallo”.
La testa cominciò a girare, forte. Levai un gemito di dolore e strinsi gli occhi. Che dolore!
Tutto girava, era diventato un vortice, tutti i colori che si univano e tutto diventava sempre più scuro.
A quel punto arrivò velocemente l’infermiere e mi prese fra le mani le tempie: << Respira profondamente. >> lo feci e, anche se non ci vedevo perfettamente, le cose si schiarirono.
L’infermiere si girò:<< Tutti fuori, il ragazzo ancora non si è ripreso del tutto. >>
Sgranai gli occhi e cercai il più possibile di sporgermi e a stringere la mano di Raf: << R-raf … >> non volevo che se ne andasse, non ora, era troppo poco, troppo presto; la volevo con me.
Lei strinse la mia mano e sorrise e sorrise con quel sorriso che solo lei riusciva a farmi star bene in questo modo.
<< Tranquillo Sulfus, questa volta non me ne andrò via da te. >>
<< Raf … >> dissi con un filo di voce.
Quanto la desideravo …
Non pensavo di potermi innamorare così di qualcuno, non pensavo che potesse esistere un sentimento così grande dentro di me.
Avrei rinunciato a tutto pur di rimanere con lei …
<< Perdonam- >> mi mise un dito sulle labbra: << Dovrei essere io a chiederti perdono e poi ricordati che i Devil non chiedono mai perdono. >>
Sorrisi debolmente, mi persi nei suoi occhi di cielo e poi mi addormentai.
Forse era troppo?
No.
Di lei non ne avevo mai troppo.
   
 
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