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Autore: piccolo_uragano_    28/04/2015    2 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Pubblico questo capitolo il giorno del mio compleanno, ringraziando ogni lettore e lettrice e dedicandolo dalla prima all'ultima riga di questo capitolo alla dolce Draco394, che mi ha regalato una OneShot davvero bellissima. Grazie di esserci.
Questo capitolo è un pò più lungo degli altri, perchè ho unito quelli che sarebbero dovuti essere due capitoli separati, ma il finale del primo lasciava troppo amaro in bocca, ma spero vi piaccia lo stesso.
Anticipando ... ho ri-interpretato lo scherzo che Felpato fa a Mocciosus, dopo aver letto molte vostre versioni della storia, sperando di aver reso giustizia ad ognuna di loro. Bene, credo di avere finito. Buona lettura :3

 
“James, dannato egocentrico!”
Martha, Rose e Sirius cercavano di trascinare James lontano da una ragazzina babbana che lo fissava in modo eloquente nel bel mezzo di King’s Cross.
“Hai visto quanto sono carine?” chiese al suo amico.
“Hai visto che se per colpa tua perdo il treno la tua scopa non la vedrai mai più?!” si intromise Martha, con gli occhi pieni di ira. “Lily ci sta aspettando.” Aggiunse poi, e Ramoso recuperò il suo sorriso contagioso. Martha perse la sua rabbia e rispose al sorriso.
Sirius batté una mano sulla spalla di James, prima che lui partisse spedito urlando che erano in ritardo, guadagnandosi una serie di insulti da parte di tutti e tre. Iniziarono a correre, arrivarono davanti al muro tra il binario 9 e il binario dieci, e la visuale di James fu invasa da una massa di capelli rossi e da un sorriso contagioso quanto il suo.
Lily.
Lily parlava con Remus, ridendo, gesticolando, con la divisa già indossata, perché era Prefetto per un motivo, quegli occhi verdi prima di emozioni. Lily era davanti a lui di nuovo, e i giorni passati a cercare di convincersi che non aveva bisogno di lei andarono letteralmente in frantumi quando  lei incrociò il suo sguardo.
Lo vide lì, con gli occhiali storti e i capelli rigorosamente spettinati, un sorriso ebete e dei vestiti babbani che Martha gli aveva infilati per attraversare inosservati la stazione.
“James.” Disse, dopo qualche secondo.
Lui si avvicinò. “Ciao, Lily.”
Remus, intanto, li osservava sogghignando. Passarono mezzo minuto a perdersi negli occhi dell’altro, poi Lily sembrò tornare in sé. “Martha mi ha detto che hai qualcosa che mi appartiene, Potter.”
James, in tutta risposta, parve risvegliarsi da un sonno profondo. “Oh, giusto, il … il coso …” iniziò a frugare nello zaino che le Redfort gli avevano affidato.
Libro, Potter, il coso si chiama libro.”
James la ignorò, ed estrasse la Guida del Guaritore dallo zaino, lei lo afferrò e sorrise, ringraziandolo. Lui rispose al sorriso mentre Sirius mordicchiava l’orecchio di Martha e sussurrava “non ce la faranno mai”. Lei gli tirò una gomitata nello stomaco, e Brianna Clark, rigorosamente accompagnata da Ashley e da una donna in tallieur grigio che squadrò i Malandrini, poi, le tre Clark attraversarono il muro.
“James, controlla se per terra è rimasta un po’ della bava di Brianna …” scherzò Sirius.
James, lo ignorò, attraversando il muro per primo, seguito subito da Lily, poi Remus, Peter, Rose, Martha e Sirius.

Era passata una settimana dalle vacanze di Natale, e tutta la scuola aveva notato la vicinanza tra Lily Evans e i Malandrini. Il legame con le Redfort non era una novità, ma Lily Evans stava andando contro a una delle sue regole più ferme. Tenersi alla larga dai Malandrini. Eppure, stava andando così. Facevano colazione insieme, andavano a lezione insieme (da quando avevano accanto le ragazze, erano quasi in orario), passeggiavano per i corridoi, ridendo, insieme. Avevano anche legato moltissimo con Hagrid, quasi casualmente, e con lui si trovavano bene. Andavano spesso a trovarlo, e lui ne era davvero felice. Erano belli, stavano bene, e alla vita non avrebbero mai chiesto nulla di più. Per i corridoi vedere Lily e Rose conversavano con Lunastorta, mentre cercavano di smontare il gigantesco ego di Ramoso, inutilmente. Peter li osservava divertito, mentre Sirius e Martha, perennemente abbracciati, ridevano come matti, cercando inutilmente di contribuire all’opera, non era quasi più una novità. Anche la vicinanza tra Rose e Remus non era passata inosservata, ma Rose era talmente abituata a sentire cose cattiva sul suo conto che aveva insegnato a fregarsene anche a Remus.
Non volevano nulla di più, eppure, qualcosa stava per succedere.
“Evans?” chiese James un giorno a colazione.
Stavano bevendo il solito caffè.
“Potter?” rispose lei. Avevano dormito poco, e lei ne era visibilmente provata. Leggeva la Gazzetta del Profeta, con sguardo assonnato ma allo stesso tempo molto interessato.
“Che ne diresti di venire con me a Hogsmeade, nel finesettimana?”
Il tavolo di Grifondoro si bloccò, le spasimanti di James rimasero a bocca aperta ma lei rispose solo cordialmente: “No, Potter, non mi va.”senza staccare gli occhi dal quotidiano.
“Perché no?”
“Perché sei tu.”
“Appunto, Evans. È perché sono io che dovresti cogliere al volo l’occasione ed uscire con me.”
No, Potter. Non farmelo ripetere.”
James guardò Martha, che aveva la faccia nascosta nella tazza di caffè.  Dopo Capodanno non ne avevano più parlato, ma quando si è così amici non si ha bisogno di usare parole.
“Ti tormenterò.” Le disse, scompigliandosi i capelli per l’ennesima volta, esibendo il suo più bel sorriso.
“Si, certo, Potter, tormentami quanto ti pare.”
Solo quel giorno, glielo aveva chiesto cinque o sei volte. Il giorno dopo, era quasi sicuro di essere arrivato a dieci. Quello dopo, la mattina, lui non fece in tempo ad aprire bocca, che lei rifiutò. Martha lo incoraggiava, e per James era diventata una sfida. I Malandrini ne ridevano, e James, sotto sotto, era invidioso del fatto che Sirius e Martha ce l’avessero fatta.
“Beh.” Aveva detto lo stesso Felpato. “Io e Martha  all’inizio ci andavamo in amicizia,  poi era diventata abitudine.”
“Più che altro ci siamo incrociati per caso una volta e mi hai offerto una Burrobirra.” Aveva replicato lei.
Ma James non voleva nessuna amicizia. Lui voleva lei, anche se cercava di nasconderlo, negando anche con se stesso. Lui la voleva e ce l’avrebbe fatta. Gli piaceva davvero Lily, più di quanto fosse in realtà concesso.
Quella settimana ci sarebbe stata la Luna piena, il giovedì. Remus salutò tutti per dirigersi verso l’infermeria, (mentre Rose lo tormentava di domande e la discussione stava per degenerare in un litigio, perché non credeva che andasse davvero dai suoi, come gli aveva detto) raggiunse Madama Chips e si fece accompagnare al Platano Picchiatore. Il copione era lo stesso di ogni mese. Gli altri tre Malandrini avrebbero presenziato a cena, e poi si sarebbero infilati sotto il Mantello dell’Invisibilità di James, sarebbero arrivati ai piedi del Platano Picchiatore e avrebbero assunto le sembianze dei rispettivi animali, mentre Martha avrebbe controllato il tutto dalla Mappa del Malandrino.
“Però cerca di dormire almeno tre ore.” Le aveva raccomandato Sirius. Lei aveva sbuffato e alzato gli occhi al cielo, borbottando un “Si, mamma!” mentre James e Peter ridevano di quel lato tenero del loro amico.
Mancava poco all’ora di cena, e nella Sala Comune di Grifondoro si giocava la partita del secolo agli Scacchi dei Maghi: Peter contro Lily. James ne aveva approfittato per chiedere a Lily, di nuovo, di uscire con lui, ma lei, di nuovo, lo aveva rifiutato, e alla quarta volta, gli aveva vietato di parlare. Rose era da qualche parte con “quell’ochetta di Ashley Clark”, così l’avevano definita le ragazze, perché non sapere dove fosse finito Remus le dava alla testa. Sirius, invece, aveva implorato Frank Paciok di aiutarlo in Erbologia, e lui aveva accettato. Erano in biblioteca da ore e Martha iniziava a preoccuparsi.
“Non ha mai studiato per più di tre ore.” Aveva detto.
“Per Godric, Martha, tranquillizzati.”
“James, non …”
Sh. Stiamo seguendo la partita.”
Lei si era imbronciata, ma Sirius era apparso pochi minuti dopo.
Quando entrò, tutti capirono che qualcosa non andava. Era pallido, sudato, senza fiato, come se avesse corso per tutto il castello, e, soprattutto, aveva il terrore negli occhi.
JAMES! MARTHA!” aveva strillato, entrando.
Loro si erano alzati di scatto. “Che cosa è successo?” chiesero.
Lui passò lo sguardo dal suo migliore amico alla sua ragazza un paio di volte. “Ho fatto una stronzata.”
Lily e Peter si alzarono e lo guardarono. Lui guardò loro, per qualche secondo, per poi tornare a guardare James e Martha. Loro pensarono alle cose peggiori. Mangiamorte, cadaveri, Voldemort, che fosse successo qualcosa a Silente …
“Promettetemi che mi vorrete ancora bene, dopo che l’avrò detto.”
“Diamine, allora è grave, fratello.”
Il suo sguardo colpevole confermò.
“S-Sirius” squittì Peter. “Che cosa hai fatto?”
“Ho … discusso con Mocciosus.”
Guardò Lily. Lei e Piton non si erano più rivolti la parola, dopo il famoso episodio prima di Natale.
“E …?” chiese Martha, incrociando le braccia sul petto con fare impaziente. Capì benissimo che questa volta, non si trattava della solita discussione con Piton.
“Ha detto … ‘scoprirò dove finisce il tuo amico Lupin tutte le notti di luna piena’. Io … io non …” A Sirius Black non mancavano mai le parole. Non al Sirius che conosceva lei. “Non ci ho più visto. Ho … ho detto che se avesse avuto le palle, avrebbe trovato Remus al Platano.”
Aveva pronunciato quelle parole molto veloci ma con un tono molto basso.
Lily si sedette di nuovo, Peter iniziò a fare su e giù per la Sala Comune, James rimase a bocca aperta mentre Martha rimase a guardarlo.
“Non … non gli hai detto di premere il nodo per accedere al tunnel, però.” Sussurrò lei. Aveva la stessa espressione tesa che aveva avuto quando, mesi prima, aveva implorato Sirius di ammettere un sentimento di gelosia nei suoi confronti.
Una scintilla di speranza si accese negli occhi di Lily e Peter, ma si spense quando James disse: “Glielo hai detto, invece.” Lo capì, semplicemente dal suo sguardo. Sirius annuì, una sola volta. Sembrava un condannato a morte. Poi si coprì il volto con le mani, e Martha esplose. “Sirius Black!” Lo chiamò. La sua voce tremava. “Guardami negli occhi e dimmi che non hai mai fatto ciò che hai appena detto di aver fatto.”  La sua voce era più simile ad un soffio che alla sua solita voce calda e squillante.
Lui si limitò a guardarla.
Sei un dannatissimo deficiente, Sirius Orion Black!” non aveva urlato, aveva sussurrato, urlando. Forse sarebbe stato meglio se avesse urlato. “Hai pensato per un secondo alle conseguenze? Eh? Se ti va bene, non morirà. E se non morisse, scoprirebbe comunque tutto quanto! E saremmo tutti nella merda fino al collo! Sei un completo idiota!”
Lui l’aveva guardata, e aveva fatto per ribattere, ma aveva incrociato lo sguardo deluso di James e si era bloccato.
“Se scoprisse tutto finiremmo nei guai tutti quanti. Prima di tutto c’è un bel reparto riservato ai Lupi Mannari nell’Ufficio per la Regolazione ed il Controllo delle Creature Magiche, in cui tengono un dannato registro di tutti i Lupi Mannari, e il nome di Remus non c’è mai stato! Allora manderebbero l’Unità di Cattura dei Lupi Mannari, e ci riempirebbero di merda, noi e Silente, che lo ha ammesso a scuola, sei anni fa! Il Ministero inizierà a ficcanasare in tutti questo, e non sarà difficile trovare tre maghi che sono diventati Animaghi illegalmente! Dannazione, Sirius! Non sono più le regole della scuola o il coprifuoco, è la legge magica, questa.”
“Hai tradito il nostro segreto, Sirius.” Aveva detto Ramoso. “E non solo, hai anche messo in pericolo la vita di una persona innocente.” Usava solo un filo di voce, e faceva paura.
Faceva paura, perché James Potter più era arrabbiato e più tendeva a tenere il tono basso.
I ragazzi e le ragazze appartenenti alla casa di Grifondoro iniziarono a scendere dai dormitori per andare a cena, mentre loro rimasero immobili. Tutti guardavano Sirius, ognuno con una diversa emozione negli occhi e nello sguardo. La gente passava e li guardava, alcuni li salutavano, mentre Lily era nel panico, Peter stava per piangere dalla paura, James era deluso da quello che per lui era un fratello e Martha guardava il suo ragazzo senza riconoscerlo.
La gente passava e li guardava, mentre loro non guardavano la gente.
Quando furono passati tutti, James, senza staccare gli occhi dal suo migliore amico, estrasse dai pantaloni la Mappa del Malandrino, la aprì, pronunciò le parole necessarie perché si rivelasse e poi prese a cercare il nome di Severus Piton tra i suoi compagni Serpeverde. La Sala Grande era piena, e dovettero controllare due volte prima di accettare la realtà.
Severus Piton non era seduto al tavolo dei Serpeverde.
Cazzo!” imprecò James. “Dannazione, Sirius, non …”
Martha lo fermò con un gesto, e poi con la stessa mano, indicò i dormitori dei Serpeverde. Piton stava uscendo da lì. Rimasero qualche minuto a controllare che andasse verso la Sala Grande, ma quando si avvicinò all’uscita per andare verso il Platano, James e Martha scattarono ed iniziarono a correre, come se avessero sentito un richiamo, come se fossero d’accordo fin dall’inizio.
Sirius afferrò Martha per un braccio, e la guardò. Con quello sguardo le chiese scusa, la implorò di perdonarlo. Fu un solo istante, ma sembrò una vita.
“Andate da Silente.” Aveva risposto lei, liberandosi dalla presa di Felpato e iniziando a correre dietro Ramoso. Corsero, corsero e corsero, corsero per tutti i corridoi, ignorando quadri curiosi, fantasmi che si lamentavano o altri studenti insospettiti, corsero fino a sentirsi mancare il fiato, fino a non vederci più, fino a sentire il cuore in gola e l’intestino ballare nella pancia, ma poi raggiunsero il Platano e Piton era solo un puntino, appena scivolato nel tunnel. Di nuovo, come se si fossero messi d’accordo, Martha premette il nodo urlando “Vai!”, e James scivolò nel tunnel come se prima nella vita avesse fatto solo quello. Pochi secondi dopo, anche lei vi scivolò dentro, con aria meno esperta. Cadde su uno strato di fango e foglie, ed impiegò qualche secondi a rialzarsi. Vide James a pochi metri da Piton e li raggiunse in pochi attimi.
“PITON!” gridarono insieme. Era arrivato alle porte della Stramberga Strillante. Lui non li sentì.
Era gennaio, e il sole tramontava prima. Faceva più freddo, ma loro non lo avrebbero sentito comunque. Martha aveva tolto sia il maglione che la cravatta rossa e oro, come faceva sempre alla fine delle lezioni, ma non sentiva nulla che non fosse il suo cuore in gola e l’adrenalina scorrere. La luna era alta nel cielo da almeno un’ora, quando un gigantesco Lupo Mannaro si accorse che tre sedicenni stavano proprio davanti a lui.
Né Martha né Piton ne avevano mai visto uno. Era alto, magrissimo, con uno sguardo tanto umano quanto sofferente.
“Severus, non urlare e indietreggia lentamente.” Sussurrò Martha.
“Non …”
Lentamente.” Ripeté lei, quasi ringhiando. In quei momenti, era davvero Felpato al femminile.
“Ma …”
“Zitto, Piton.” Disse freddo James.
Lentamente.” La voce di Martha tremava ma lei non fece nulla per nasconderlo.  Piton deglutì mentre James implorava Remus con lo sguardo. Intanto, i tre indietreggiavano lentamente. 
Il Lupo Mannaro non smetteva di guardarli, e –James ne era sicuro- da un momento all’altro li avrebbe attaccati.  Avevano fatto solo qualche passo, quando alle loro spalle si sentirono quattro zampe leggere e un cane che abbaiava.
NO!” urlò Martha, riconoscendo gli occhi grigi di Sirius in quel cane nero, che si era appena gettata in pasto a quel Lupo Mannaro per difenderli. Sembrò dimenticarsi del fatto che dovessero indietreggiare lentamente, perché ricoprì quei pochi metri percorsi all’indietro con due passi. Gli aveva detto di andare da Silente, dannazione, e glielo aveva detto per evitare che facesse una simile stronzata.
Martha, torna indietro, dannazione!
NO!” strillò di nuovo,scoppiò a piangere, James le afferrò il braccio, facendola cadere a terra e sbattere il braccio sinistro su ciò che rimaneva di una lastra di vetro (probabilmente era stata finestra). Si rialzò velocemente, con delle fitte al braccio, ma le ignorò. James la prese per l’altro braccio, riportandola sui suoi passi. Con gli occhi pieni di lacrime, guardava Felpato combattere contro quel Lunastorta, grande almeno tre volte lui. Lo sentì guaire e cadere per terra, prima che James riuscisse a trascinarla via con tutta la forza che aveva in corpo, mentre lei gli urlava di lasciarla. Riuscirono ad uscire, mentre Severus respirava appena, e, una volta usciti dal tunnel, si trovarono davanti Lily, Peter, Silente, Lumacorno e la McGranitt.
“Sirius dov’è?” urlò il Preside.
“Non ne ho idea.”rispose prontamente James.
Martha iniziò a singhiozzare, senza smettere di guardarsi indietro. Non aveva mai visto Sirius in versione cane, ma era sicura che fosse lui. Quei due grandi occhi grigi li amava e li avrebbe riconosciuti ovunque. E, dannazione, si era appena buttato tra le braccio di un Lupo Mannaro.
Lily le rivolse uno sguardo preoccupato, per poi guardare il braccio sinistro della sua amica. In quel momento, Martha si rese conto che il braccio iniziava a farle dannatamente male. Lo guardò, e notò che stava sanguinando, il braccio era pieno di schegge e chiodi, la camicia era rotta e sporca di quel caldo liquido rosso.
“Allora, James, Severus e Martha, con me, in infermeria, per il braccio di Martha. Peter e Lily, nella Torre di Grifondoro, ora.”
“Io non li lascio!” Tuonò Lily. “E Minus resta con noi. Vero, Peter?” si girò e lo guardò.
Lui si limitò ad annuire, con gli occhi ancora pieni di panico. Loro sapevano che il sangue gli faceva impressione, e, appena Martha se ne ricordò, cercò di nascondere il braccio dietro la schiena, ma, quando provò a muoverlo,si fece ancora più male.
James sorrise della lealtà di Lily mentre Severus non staccava un secondo gli occhi dalla rossa. Silente passava lo sguardo da uno studente all’altro, per poi soffermarsi su Piton.
Severus Piton aveva dipinta sul viso un’espressione di puro terrore e disprezzo.



“Certe creature oscure non dovrebbero frequentare questa scuola!” sbottò Piton, in infermeria. Madama Chips teneva fermo il braccio di Martha, mentre lei sbraitava per il dolore.  
Martha Redfort odiava l’infermeria, gli aghi, il sangue e le bende. Soprattutto se quella curata doveva essere lei.
“Piton, razza di idiota, ricordati che Remus prima di essere un Lupo Mannaro è una persona!” rispose lei, ringhiando di nuovo. Era furiosa, impaurita e più scontrosa del solito.
“Martha, calmati.” Le impose James. Anche lui, era spaventato. Poco prima erano stati tutti vicinissimi a rimetterci la pelle.
Lei lo guardò, e, come un fratello maggiore, il suo sguardo la calmò.
“Resta il fatto, Redfort” continuò Piton “che la presenza di …”
“Si, Severus.” Intervenne Silente, con il suo solito tono pacato.
James stava in piedi accanto a Martha, che era costretta sul letto mentre Madama Chips le disinfettava la ferita, brontolando qualcosa sulle responsabilità. La sua camicia si era strappata fino all’altezza del gomito, e macchiata di sangue, perché, a quanto pare, era davvero caduta su una finestra che Lunastorta aveva fatto a pezzi, mesi prima, e che poi era stata riposta nell’angolo e non buttata. Aveva in braccio pieni di ferite profonde e di schegge, visto che rialzandosi aveva anche sbattuto contro la porta. Piton stava seduto ai piedi del letto dalla parte opposta della stanza, mentre Silente era tra loro. Lily era stata incaricata, insieme a Peter, di cercare Sirius e di portarlo in Infermeria al più presto.
“La presenza di un Lupo Mannaro in questa scuola dovrebbe essere segnalata a chi di dovere.” Continuò il Preside. “Ma non me la sono mai sentita di negare al giovane Remus l’educazione che merita. Come ha detto la nostra cara Martha pochi secondi fa, Remus, prima di essere un Lupo Mannaro, è una persona. Un ragazzo di nemmeno diciassette anni che si sente tremendamente in colpa per ciò che è.”
“Non …”
“Non dubitare, Severus. Lui ha degli enormi sensi di colpa per ciò che è. Per fortuna ha accanto amici che lo amano per com’è come persona, non come Lupo Mannaro.”
Piton incarnò un sopracciglio e guardò Martha e James con disprezzo. “Amici disposti a mettere a rischio il suo segreto?”
“Mocciosus, ciò che ha fatto il mio Sirius …”
A Silente bastò un gesto della mano per zittirla. “Il tuo amore per Sirius mi commuove quanto la tua lealtà  ed  il tuo desiderio di difenderlo, Martha. Ma sarà lo stesso Sirius a rispondere delle sue azioni, appena arriverà. Ti sarei grato, però, se potessi fornirmi anche un solo indizio su dove possa essere.”
“Non ne ho idea, gliel’ho già detto.” Mai, mai e poi mai avrebbe tradito il segreto dei Malandrini, perché ormai ci era dentro anche lei. “Io e James, appena abbiamo capito ciò che Sirius aveva fatto, abbiamo semplicemente iniziato a correre, sperando di arrivare al Platano prima di Moc … prima di Piton.”
Silente guardò James, cercando conferma. Lui si limitò ad annuire.
“Severus, saresti in grado di ripetermi le parole esatte di Sirius Black?”
Lui, di nuovo, guardò Martha e James prima di rispondere. “Visto che parli tanto senza sapere, se hai le palle vai al Platano Picchiatore, stasera. Per i rami, basta premere il nodo. Scommetto che la tua mente non era arrivata nemmeno a questo, vero, Mocciosus?” ripeté tutte le parole con una considerevole dose di disprezzo.
“Perfetto. Possiamo quindi dichiarare che il signor Black ha rivelato di proposito il segreto di Remus e del Platano Picchiatore.”
“No.” Intervenne Martha. “Professore, mi creda, conosco quel ragazzo come le mie tasche, e …”
“Sicura di averle, le tasche, Redfort?”
Martha rimase spiazzata dalla domanda. Aprì la bocca, cercando di ribattere, guardandolo con tutto l’odio di cui era capace, ma, in quel momento, le porte si spalancarono. Sirius, Lily e Peter entrarono. Lily e Peter con il fiatone, mentre, per la barba di Merlino, Sirius sembrava uscito da un cespuglio di spine.
Sirius! Oddio, stai …”
“Una meraviglia.” La interruppe lui, facendole l’occhiolino e rivolgendole un sorriso spento, che non la tranquillizzò per niente. Poi si rivolse al Preside. “Professor Silente, la colpa di ciò che è accaduto questa notte è solo mia. Martha e James hanno solo cercato di impedire che accadesse il peggio, mentre Lily e Peter sono corsi da lei per dirle quanto io sia stato stupido ed irresponsabile.”
In un altro momento, Martha sarebbe stata stupita sentendo Sirius smontare il suo ego in quel modo, davanti a Severus Piton, ma la sincerità e la serietà in quegli occhi grigi la fermarono. Intanto Madama Chips, inorridita dallo stato in cui Sirius si era presentato, prese a medicarlo, sebbene lui sembrasse non provare nessun tipo di dolore fisico.
Silente rimase in silenzio per qualche secondo. “Oh, si. Lo sei stato davvero. Ma la tua ragazza ed il tuo amico sono stati altrettanto irresponsabili, correndo a perdifiato verso il Platano Picchiatore. Possiamo quindi affermare che siete stati, tra questo pomeriggio e questa notte, un gruppo di irresponsabili.”
Piton accennò un sorriso quando si rese conto che Silente aveva dato degli irresponsabili ai ragazzi con la maggior considerazione di sé di tutto il castello, e Silente se ne accorse. “Non temere, Severus, anche il tuo comportamento è stato irresponsabile –curioso, certo, e desideroso di risposte, ma irresponsabile.”
Piton abbassò lo sguardo, sentendo gli occhi di Lily trafiggergli il cranio.
“Ho bisogno di parlare un minuto in privato con te, caro Severus. Considerando che la signorina Redfort deve rimanere qui, immagino che i suoi amici vorranno rimanere con lei per discutere di quanto accaduto.” Li guardò, e loro annuirono. “Quindi, ti pregherei di seguirmi nel mio ufficio.”
Piton si alzò, senza dire nulla. Uscì dall’infermeria, con Silente dietro di lui, che, prima di uscire, disse ai Malandrini e alle ragazze: “Con voi parlerò più tardi.”
Sirius non si mosse fino a quando Silente non fu uscito. Quando le porte si chiusero, si chinò sul letto di Martha. “Che cosa ti è successo?!” le chiese.
“Sto bene.” Rispose lei. Voleva davvero chiedere a lui come stesse, ma non poteva farlo con Madama Chips intenta a tentare di ricucire la pelle di Felpato.
“Ho quasi finito.” Disse la donna, interpretando gli sguardi dei ragazzi. Dopo pochi secondi, uscì dalla stanza augurando buonanotte, e raccomandando di non fare danni. Sarebbe tornata poco prima dell’alba per accogliere Remus.
“Che diamine ti è successo, Martha? Io intervengo perché tu non venga uccisa, e tu fai di tutto per farti uccidere?” la aggredì Felpato.
“Dannazione, Sirius, ti sei gettato in braccio ad un Lupo Mannaro, credevi che sarei rimasta lì a guardare, senza fare nulla?!”
“Sapevo perfettamente ciò che stavo facendo.”
“Certo, come quando hai detto a Piton di …”
“Dai, Martha, non è la stessa cosa!”
Lei Lo guardò con rabbia e James disse che si dovevano calmare.
Lily li guardò tutti, dal primo all’ultimo, per guardare poi la sua migliore amica. Scosse la testa. “Martha … Come ci siamo finite io e te in questo casino?”
Martha passò dalla rabbia allo stupore. “Oh, è colpa mia. Mi sono innamorata di un Malandrino, chiedo perdono.”
Sirius accennò un sorriso. Almeno, aveva ammesso che lo amava ancora, nonostante quel giorno avesse praticamente quasi uccido Piton, e indirettamente, anche lei e James, che si erano avvicinati a Remus più di quanto fosse concesso.
“Non è per Black, Martha. Sto parlando di te.”
“Lily, parli di me, parli di Black.”
Sirius fece per dire qualcosa, ma Martha, con tono freddo e distante, lo liquidò con uno “zitto” che fece venire i brividi lungo la schiena pure a James.
“Certo, Martha, certo, è vero che ora sei una malandrina.
“Ti sbagli, Lily.”
“Dai, Martha, vivi per loro!”
“Oh, sei gelosa? Avanti, sei più gelosa di Sirius o di James?”
I toni iniziavano ad alzarsi. Anche James fece per dire qualcosa, ma Martha zittì anche lui con un “stanne fuori” glaciale. Fu come una ringhiata, ma una ringhiata fredda. In quei momenti, era davvero più simile a Felpato di quanto non potesse immaginare. Si alzò dal letto, con il braccio fasciato e dolorante, per andare a parlare faccia a faccia con la sua amica di sempre.
Che c’entra Potter?”
“Perché lui è un fratello per me!”
Nemmeno tra loro, tra le ragazze, avevano più parlato di ciò che era successo a Capodanno, perché Rose non voleva sentire parlare di Benjamin e perché Lily non avrebbe mai ammesso che James le piacesse così tanto.
“Allora vedi, vedi che sei cambiata, Martha?”
“Perché?  Perché ho un ragazzo e sono felice?”
“Credi davvero che dipenda da questo?”
“Non lo so, mi sembra che tu ti sia messa a borbottare cose senza senso!”
“Sei cambiata, Martha! Sei mesi fa non ti saresti gettata tra le braccia di un Lupo Mannaro per SALVARE IL TUO CANE!”
“ALLORA LO VEDI CHE IL TUO PROBLEMA È SIRIUS?! SE FOSSI STATA TU, IL CANE, LILY, AVREI FATTO LA STESSA COSA!”
“NO, PERCHÉ IO NON MI SAREI MAI SOGNATA DI DIRE A PITON DI REMUS E DEL PLATANO!”
“Ehi, io non …” provò ad intervenire Sirius.
STAI ZITTO!” gli urlarono contro entrambe, con lo sguardo di due vipere che lottano come cani.
“Va bene, Sirius ha sbagliato, ma, attenzione, signore e signori, ecco a voi Lily Evans, la strega che non sbagliava mai!” mosse le braccia come se si rivolgesse ad un pubblico.
“Io sbaglio, sbaglio a Trasfigurazione, sbaglio le date di Storia della Magia, ho sbagliato un mare di volte, si, ma per sbaglio non si manda un innocente nella tana di un Lupo Mannaro, Martha! SEI ACCECATA DALL’AMMIRAZIONE, PENDI DALLE SUE LABBRA!”
“NON È VERO, LILY, DANNAZIONE, SONO STATA LA PRIMA AD URLARGLI CONTRO CHE AVEVA FATTO UNA GRANDISSIMA STUPIDAGGINE!”
“Non te ne rendi nemmeno conto! Sei tutta Sirius di qua, James si là ... per Godric, Martha, tu odiavi i Malandrini! Odiavi i loro scherzi inutili, il loro atteggiamento altezzoso, il loro farci perdere punti come fossero caramelle!”
“Lily le cose cambiano! Anche tu odiavi gli spettacoli di magia, quando eravamo bambine, eppure ora sei una stramaledetta strega!”
Gli occhi di Lily si riempirono di lacrime. Se Martha piangeva spesso, Lily non piangeva mai. Non era nemmeno sicura di ricordarsi come si facesse a piangere, fino a quel momento.
“Non parlare della nostra vita da Babbane, Martha, non parlarne, perché tu ti sei dimenticata come fosse vivere da Babbane!
Probabilmente un coltello ghiacciato nello stomaco le avrebbe fatto meno male. La guardò e lasciò che le lacrime le rigassero il volto.
“Lily …” provò a dire, ma lei la guardò con odio, con un odio che non apparteneva ai suoi occhi verdi e bellissimi.
Rimase a guardarla. Aveva le sembianze della sua migliore amica, ma ciò che diceva, la sua Lily non l’avrebbe detto mai.
“Dove è finita la mia Martha?” le chiese.
“È felice.”
“Sei cambiata, Martha. Non negarlo.”
“Non sono io ad essere cambiata. Io darei la vita per la tua felicità, Lily. E tu non sopporti il fatto che io sia felice, ora.”
Le loro voci erano quasi dei sussurri, ma forse quei sussurri facevano più male delle urla.
“Questo non è essere felici, Martha. Correre per il castello perche il tuo ragazzo ha rivelato a Severus Piton il segreto dei Malandrini, non è essere felici.”
Martha si passò una mano tra i capelli mentre tremava per il nervosismo. “Lily ma quando usciremo di qui e troveremo una guerra in corso e non sapremo se arriveremo tutti sani e salvi a fine giornata, come farai? Eh? Se non inizi qui dentro a batterti per salvare persone innocenti, come farai tra un anno, quando io, te e Rose saremo il primo obiettivo dei seguaci di Lord Voldemort? Quando ciò che abbiamo passato a Natale sarà solo una barzelletta, verrai a dirmi che non si può vivere così, eh? Che non è essere felici?”
La guerra non era l’argomento preferito di Lily. Sapeva che, se davvero fosse scoppiata, lei Rose e Martha sarebbero morte nel giro di un mese.  Dopo Natale, nessuno ne aveva più parlato. E lei ne aveva paura, perché voleva un futuro, voleva diventare Auror, voleva un marito, una casa e dei bambini a cui leggere favole la sera. Voleva un futuro, e la guerra glielo avrebbe negato.
“Non …  non stiamo parlando di questo.”
“Proietta quello che è successo stasera in un qualcosa di più grande, Lily.”
Non c’entra! Stiamo parlando di te e dei tuoi Malandrini, dannazione!”
“Oh, avanti. Parla del mio ragazzo e dei suoi amici. Che t’importa se sono qui, tanto sono i miei Malandrini, mi sfogherò con loro comunque, più tardi. Guarda me, non loro. Guarda me e buttami addosso ciò che hai da dire.”
Lily si trattenne dal guardare i tre Malandrini, ma tenendo la testa alta. Si sforzò per non guardare James, perché sapeva che, se l’avesse fatto, il muro che aveva appena costruito si sarebbe subito abbattuto. Fece un respiro profondo, e con gli occhi che hanno ancora tante lacrime da versare, guardò la sua migliore amica. Alzò di nuovo la voce.
“Okay, allora. Il tuo ragazzo è idiota almeno quanto il suo amico. Quando si è dichiarato sembrava cresciuto, ma è il solito Peter Pan idiota. Ma, aspetta, il bello viene ora. James Potter. Il suo ego è grande tre volte il castello, vive per sentirsi dire quanto è bello, e lo odio, okay? Lo detesto. E non credere che io non sappia che è su tuo consiglio che mi chiede di uscire almeno dieci volte al giorno, perché era il tuo sogno, no? Era il tuo sogno che trovassimo due ragazzi che fossero quasi fratelli così come noi eravamo quasi sorelle! Per inciso, preferirei uscire con la Piovra Gigante. Lo odio quanto odio i suoi amici.”
Martha rise in modo isterico. “Io sono amica di James Potter!”
“Si, va bene, Martha, hai sentito solo quello che volevi sentire! Non ho finito, comunque. Quel topo idiota di Codaliscia che non fa altro che tremare di paura, e non è che la ombra di Felpato e Ramoso, il loro più grande fan, ma non ha mosso un dito per riparare a ciò che Felpato aveva fatto, da bravo vigliacco! Vigliacco lui e vigliacchi i suoi amici! Come … COME FAI A NON ACCORGERTENE?
Martha si sforzò di mantenere un’espressione prima di emozioni e sentimenti. “Remus, dimmi di Remus, ora, dai.”
“REMUS NON È COME LORO, DANNAZIONE! È UN RAGAZZO FANTASTICO, UMILE, GENTILE! NON SO COSA CI FACCIA CON … CON VOI!”
“lily,se tu conoscessi davvero queste persone scopriresti che non sono così diverse da remus, ma non ti rendi conto di ciò che stai dicendo!”
“CERTO CHE ME NE RENDO CONTO, SOLO CHE NON ME NE ERO ACCORTA FINO A QUANDO NON SONO DOVUTA ANDARE A RECUPERARE IL TUO CANE, DANNAZIONE! CON ME HANNO CHIUSO, CHIUSO! IL TUO RAGAZZO È UN COMPLETO IDIOTA, COSI’ COME POTTER!”
In quel momento, Martha decise che mantere la calma non sarebbe servito assolutamente a niente, e si concesse di urlare a sua volta.
JAMES HA RISCHIATO LA VITA CON ME PER SALVARE IL TUO AMICO PITON!”
“NO, LO HA FATTO PERCHÉ SA CHE REMUS NON SI SAREBBE MAI PERDONATO DI AVERE UCCISO QUALCUNO!”
“NESSUNO DI NOI SE LA SAREBBE MAI PERDONATA SE LUI FOSSE MORTO, LILY!”
“NO, MARTHA, CI AVRESTE RISO, PERCHÉ VOI ODIATE SEVRUS! CI AVRESTE RISO SOPRA COSI COME RIDETE DI OGNI COSA!”
“NON CE LA SAREMMO PERDONATA PERCHÉ SAREBBE MORTO, NON PERCHÉ FOSSE MOCCIOSUS!”
L’uso di quel soprannome fece a Lily più male di quanto immaginasse. Tornò ad abbassare la voce.  “Lo vedi, Martha? Lo vedi che sei esattamente come loro?! Sei una dannatissima Malandrina!”
“Oh, grandioso, quindi odi anche me?!”
La domanda le era uscita di getto, ma Lily non impiegò più di un secondo per gridare: “SI, ODIO ANCHE TE!”
“Oh, Lily, vai a quel paese, menti sapendo di mentire!”
“Si, hai ragione! Odio la Martha che sei diventata! Quando torna la mia Martha, fammi un fischio, nel frattempo, VAFFANCULO!”
Prese le sue cose e se ne andò. Sforzandosi di non piangere, e di camminare a testa alta.
In quell’istante, mentre Lily Evans si avvicinava a grandi passi all’uscita, con l’intento di uscire anche dalle loro vite, a Sirius Black iniziò a ballare in testa l’idea mostruosa che Martha, che la sua Martha, potesse credere a ciò che aveva detto la sua (ex) migliore amica, e lasciarlo. Il futuro che aveva immaginato gli sembrò meno bello, meno invitante. Anche se non lo avesse lasciato, gli avrebbe per sempre rimproverato, ch per colpa sua, Lily se n’era andata. Gli prese il panico: l’idea di una vita senza Martha, lo terrorizzava più dell’idea di una Guerra Magica. Gli tornò in mente l’immagine di Martha che cade a terra vittima della prima Cruciatus delle tre, ma ormai aveva imparata a cacciare via il ricordo. Aveva paura che potesse credere a Lily e lasciarlo. Aveva paura perché se fossero stati insieme, se lui avesse avuto la certezza che lei lo amava, allora la Guerra era una cosa lontana, sfocata e che si poteva vincere facilmente, perché con lei accanto lui sentiva che avrebbe potuto vincere su tutto. Ma senza di lei, la Guerra era dentro la sua testa. Nel suo stomaco, nella sua gola, nel suo cuore. Non aveva mai amato nessuno prima di lei, nemmeno la sua famiglia. Nessuno gli aveva insegnato ad amare: dopotutto, lui era un Black. E i Black non amano. Era anche certo che non avrebbe mai amato nessuna dopo di lei, a meno che non si trattasse dei loro figli. Dei piccoli Black con gli occhioni espressivi della mamma e lo spirito Malandrino del papà. Voleva una casa con lei, con una taverna incantata, un giardino, una biblioteca in mogano e una lavatrice, qualsiasi cosa fosse.
Ecco perché, in quel momento, l’idea che Martha potesse dare alle parole di Lily più importanza del necessario lo spaventava più di qualsiasi altra cosa.
 Quando Lily si chiuse le pesanti porte dell’infermeria alle spalle, Sirius coprì la distanza che lo separava da Martha con un abbraccio che non si preoccupava di farle del male per stringerla a sè. Lei, in tutta risposta scoppiò in un pianto isterico. Lui le accarezzava la schiena e le baciava i capelli.
“L-Lily …” sussurrò lei dopo un po’.
“No, amore, calmati.” Le rispose Sirius.
“Mi dispiace, Martha. Mi dispiace tanto.” Le disse James. Lei lo guardò negli occhi e capì che era davvero dispiaciuto.
“Non è colpa tua …”
“Si, è-“ provò a dire Sirius.
Martha lo fermò. “Nemmeno tua. Erano cose che si portava dentro, lo vedevo. Non le pensa, non tutte. Era solo molto arrabbiata.” Rispose lei, con tono più calmo.
“Per colpa mia.”
“Senti, Remus due, non è colpa tua, okay?  Se lo ripeti ancora una volta, ti Schianto.”
Remus due?!” le chiese Sirius.
“Su, Felpato, fai girare il neurone e afferra il paragone.” Gli rispose lei.
“Martha” la richiamò James “forse è meglio se torni a letto.”
Lei annuì come una bambina che ha fatto qualcosa che non andava, mentre Felpato cercava disperatamente di capire il paragone, ma nella sua testa balenava ancora l’idea che lei potesse lasciarlo, quindi non riuscì a fare due più due. Martha si risedette sul letto.
“Potete andare a dormire, se volete, non …”
“Rimaniamo qui con te.” Rispose James, cercando lo sguardo dei suoi amici, ma Sirius fissava per terra ripetendo le parole Remus due e Peter stava rannicchiato in un letto, ancora tremante di paura.
Poi, sembrò illuminarsi. “Ehi! Remus due per i sensi di colpa!”
“Ci sei arrivato.” Rispose il suo amico.
“Io non … è una cosa diversa.”
James cercò lo sguardo di Martha, ma non lo trovò. Si era alzata e faceva avanti e indietro nella stanza. Questa volta era lei ad essere presa dai suoi pensieri. I due Malandrini avevano capito che stava pensando a ciò che lei e Lily si erano urlate contro poco prima. James vide chiaramente negli occhi di suo fratello la paura.
“Martha, tesoro, non …”
“Ha detto che mi sono dimenticata com’era vivere da Babbana. Lo ha detto davvero?”
Cercò lo sguardo di James, e lui annuì.
“Ha detto anche che ti odia.”
Lui annuì di nuovo.
“E che con noi ha chiuso. Ha detto che tu sei il mio cane!”
“Da un punto di vista, piccola, è vero.” Rispose poi, facendo spallucce.
“Credo di dover vomitare.” Disse poi, rivolgendo uno sguardo spaventato al suo ragazzo, e lui fece appena in tempo a passarle il catino apposito che lei ci vomitò dentro. James la guardava disgustato mentre Sirius le teneva i capelli e Peter assisteva alla scena spaventato. Andò avanti per qualche minuto, chinandosi anche per terra. Quando ebbe finito, si rimise in piedi e buttò il sacchetto, pulendosi la bocca con la manica che le restava.
“Stai … stai bene?” le chiese Sirius.
“Si, sto bene. Solo, non baciarmi per qualche ora. Io so di vomito e tu sai di cane.” Sirius sorrise, ma in realtà, il fatto che la sua ragazza si fosse improvvisamente mostrata così vulnerabile lo aveva spaventato. Martha si riposizionò sul letto, mentre Sirius la teneva abbracciata.
Calò il silenzio e ognuno rimase immerso nei suoi pensieri.
“Martha?” chiese James, dopo un po’.
“Si?”
“Tu sei davvero felice, con noi?”
“Si.”
“Anche se hai rischiato la vita per Mocciosus?”
“Lo hai fatto anche tu, e …”
Fu interrotta dallo spalancarsi della porta. Albus Silente entrò di nuovo in infermeria.
“Bene.” Disse l’anziano Preside. “Ora è il vostro turno.”
Minus si mise a sedere mentre Sirius si alzava in piedi. Silente si sedette dove prima stava Piton, osservando le lacrime ancora fresche sul viso di Martha, e accorgendosi dell’assenza di Lily.
“La signorina Evans …?”
“Ha detto che ci odia e che con noi ha chiuso.” Rispose Martha.
“Oh.” Si limitò a dire Silente. “Avete discusso, quindi?”
“Si. Io e lei, loro … loro non c’entrano.”
“Noi siamo la causa del litigio.” Intervenne Sirius.
“Smettila di dire stronzate!”
“Temo di non capire, signorina Redfort.”
Martha fece un respiro profondo. “Vede, professore, quando lei è uscito con Piton, Lily mi ha guardata e mi ha chiesto come fossimo finite io e lei in questo casino. Io le ho detto ‘oh, scusa se mi sono innamorata di uno dei Malandrini’ e abbiamo iniziato ad urlarci contro. È arrivata a dirmi che mi sono dimenticata come si vivesse da Babbane, e, Merlino santissimo, è orribile come cosa da dire. Ha detto che sono cambiata, e io ho risposto che l’unica cosa che è cambiata è che sono felice, ma veramente felice. Lei ha detto che correre per Hogwarts cercando di fermare un innocente spinto dal mio ragazzo nella tana di un Lupo Mannaro, non è essere felici, allora io ho risposto che … che ho risposto?” Guardò Sirius, e Silente seguì il suo sguardo.
“Hai detto … hai chiesto come faremo in Guerra, come faremo se non iniziamo ora a cercare di salvare vite innocenti.” Sirius deglutiva ad ogni parola. Parlare della Guerra con Silente era come parlare con James di Quidditch.
“Siete ancora convinti di combattere?”
“Si.” Dissero James e Sirius.
“Ne sono convinta ogni giorno di più, professore.” Fece eco Martha. Il suo orgoglio non le permetteva di dare spazio alla paura.
Lui rispose allo sguardo deciso di Martha con uno sguardo pieno d’orgoglio. “Siete degni della vostra Casa, figlioli. Ora, però, ricordiamoci che sono venuto da voi per parlare di ciò che è accaduto questa notte. Della Guerra, parleremo dopo. Abbiamo tempo fino all’alba. Martha, ti dispiacerebbe finire di raccontarmi come è finita la discussione con Lily?”
“Beh” continuò lei “ha risposto che non stavamo parlando di questo. Sa, Lily non lo dirà mai, ma lei ha paura di ciò che sta succedendo qua fuori. Ha avuto paura a Natale, e ha paura ancora adesso. Ha cambiato discorso, dicendo che il problema erano i Malandrini. Le ho detto di sfogarsi, di dirmi ciò che pensava. Lei ha detto che …”
“Che sono un completo idiota. Ed è vero, in parte.” Continuò Felpato. “Che sono un  Peter Pen idiota. Martha che cosa è un Peter Pen?”
“Peter Pan.”  Puntualizzò Martha. “Beh, è una favola per bambini Babbani, che parla di un ragazzino che non voleva crescere e si rifugia su un’isola che stava dentro una stella.”
“Figo!”
“Appunto.” Rispose Martha, con tono sarcastico ed annoiato.
Poi, fu James ad intervenire. “Ha detto che mi odia, che il mio ego è grande tre volte questo castello e che vivo per sentirmi dire quanto sono bello. È vero, tutto vero.”
Poi, Silente guardò Codaliscia.
“Ha d-detto che s-sono un vigliacco … un idiota, c-che non ho mosso un dito p-per riparare a ciò che S-Sirius aveva fatto … è vero, è v-vero anche questo.”
“No, Peter.” Lo richiamò Martha. “Non devi darle ragione. Hai avuto paura, ed è più che comprensibile.”
“E i-io … c-che fine farò, con la Guerra?”
Martha rimase spiazzata, con la bocca mezza aperta. Aveva come la triste ed amara certezza che Codaliscia non ce l’avrebbe fatta. Lui non c’era a Natale, non era andato nemmeno dai Potter quando aveva saputo ciò che era successo. Aveva più paura di tutti. Ma Ramoso lo raggiunse in pochi passi.
“Guardami negli occhi, Peter Minus.”
Minus alzò lo sguardo dal suo angolino, rivelando due occhi pieni di paura. “Ce la farai. Ce la faremo tutti. Tra dieci o quindici anni, saremo a pranzo da Sirius e Martha per Natale, e rideremo, raccontando ai nostri figli di come abbiamo sconfitto Lord Voldemort, okay?”
Una lacrima accarezzò il viso di Peter. “O-okay.”
Poi, James si girò verso suo fratello. “Okay?”
“Okay.” Rispose Sirius correndogli incontro per abbracciarlo.
“Okay?” chiesero all’unisono, guardando la piccola Redfort.
“Okay.” Rispose lei, in un sospiro. In quel momento, lo credettero tutti davvero. Era l’unica cosa che potessero fare: aggrapparsi alla speranza e giurarsi l’un l’altro, che comunque fosse andata, sarebbero rimasti tutti insieme. Perché era questa la loro forza, il loro essere uniti. Ma Martha ebbe il bruttissimo presentimento che quel legame quasi magico si sarebbe spezzato presto.  “Okay.” Ripeté, più a sé stessa e a quel presentimento insensato.
 

   
 
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