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Autore: Baikolet    01/05/2015    7 recensioni
«Chi mi controllava il battito ogni due per tre, chi controllava la testa, chi cercava altre lesioni e così via. Eppure sentivo solo le sue mani sul mio corpo e mai smisi di guardarla. Notò quest'ultima cosa, si avvicinò poggiando una mano sui miei capelli e si sporse sul mio viso.»
SWANQUEEN AU
Genere: Angst, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tornai in taxi, rigirandomi quel pezzetto di carta tra le mani mentre un sorriso regnava sul mio volto da diversi minuti. Mi sentivo stranamente bene, come se la mia vita non stesse aspettando altro. Un cambiamento. Notai la scrittura elegante di quei numeri, mai l'avresti detta di un medico. Quando arrivai a casa la trovai vuota, molto probabilmente August era a lavoro e io lì. Con niente da fare se non riposare per quel stupido incidente. Incidente però che non mi aveva poi fatto chissà che torto visto i risultati. Iniziai a riflettere su me stessa, sul fatto che ero consapevole del mio orientamento ma che mai mi era capitato di cadere così per una sconosciuta. La mia ultima relazione seria inoltre era stata con un uomo, quindi mi sentivo un po' disorientata. I miei pensieri si posarono involontariamente sulla sua figura: i capelli corvini, le labbra rosse e carnose e quella cicatrice. Quasi impercettibile ma così in risalto da completarla. Poi automaticamente il mio cervello la paragonò al mio ex, Kevin. Una smorfia si formò sul mio volto desiderando ancora di più quella donna, rendendomi conto dell'effettiva differenza. Mi destai, non sapendo cosa fare optai per una doccia e un pomeriggio di cazzeggio. 
Sera giunta sentii la porta di casa e mi allungai sul divano per incontrare lo sguardo di August. 
 
"Ehilà, giornata impegnativa?" 
"Manco immagini. Tu, tutto ok la visita?" 
 
Mugugnai in risposta e involontariamente si formò un sorriso sulle mie labbra. 
 
"Birra?"
"Sì August, ma non vorrei morire di fame" 
"Scusi principessa, lei non ha avuto il tempo di cucinare?" 
"Scusi maggiordomo, vuole per caso trovarsi la casa in fiamme?" 
 
Il ragazzo rise di gusto e si sedette affianco a me circondandomi le spalle con il braccio sinistro. 
 
"Sei di buon umore" 
"Già.. È-è successa una cosa oggi" Rimase in silenzio, guardandomi il profilo mentre ero intenta a (non) ascoltare la tv. Incredibile quanto mi sentissi a casa con lui. Gli allungai il biglietto col numero, bevendo poi un sorso della mia birra. Lui rimase in silenzio, e dopo aver visto di cosa si trattava tornò a guardarmi.
 
"È un numero di telefono. Di una donna. Voglio dire, non- non una donna a caso. Il mio medico" Un altro sorso dalla bottiglia. August cambiò posizione in modo da lasciarmi più spazio. Sembrava avermi letta nel pensiero, necessitavo di più aria, nessuna pressione.
 
"L'hai incontrata, quando sei venuto a prendermi in ospedale. E niente, ho il suo numero" 
 
Abbassai lo sguardo e iniziai a giocare con le mani. Sapevo perfettamente cosa stesse pensando August, semplicemente non volevo affrontare l'argomento. 
 
"È una bella donna" -Mi girai di scatto verso di lui e lo trovai con quello sguardo. Lo stesso che un fratello dedica a chi ama, capisce e chi considera famiglia- "Un po' l'avevo capito l'altro giorno, quando era entrata e tu ormai cadevi a terra" -sorrise e feci lo stesso ma divenne improvvisamente serio. 
 
"Emma, se credi che sia una cosa giusta lo è anche per me. Lo sai come sei stata per Kevin, e non è passato tanto tempo, però se tu sei pronta per conoscere nuove persone allora, vai. Chiamala" 
 
"Te l'ho mai detto che sei perfetto?"
 
"Te l'ho mai detto che ho voglia di pizza?" 
 
Scoppiammo a ridere come dei bambini. In quel momento decisi di voler imprimere nella mia mente quell'istante, stavo capendo che niente dura per sempre e neanche le seconde possibilità. Se avevo l'occasione di poter incontrare la persona giusta dovevo farlo e basta. Ero stata inutilmente male per Kevin e il mio passato senza mai guardare oltre, dovevo riprendere in mano la vita. 
 
Continuò poi così, tra cibo da asporto, birra, e chiacchiere. La mattina seguente -finalmente sabato- August era già intento ad organizzare la serata mentre io giravo per l'appartamento in pigiama con gli occhi assonnati. Andai in cucina con l'intenzione di godermi la mia dose di caffè quando: "Sai stasera potresti invitarla con noi e gli altri" 
Con altri intendeva il nostro gruppo di amici e con invitarla insomma sì, intendeva lei. Dunque mi bloccai, con la tazza piena di quel nettare degli dei e lo sguardo fisso nel vuoto. Non sapevo cosa dire, sarebbe stata effettivamente una buona idea chiamarla per il sabato sera ma magari non voleva vedermi, o magari era troppo affrettato oppure-
 
"Emma? Ci sei?" -mi ripresi e iniziai a guardarlo- "Sai cosa? La chiami ora, forza" 
 
"Dico, sei per caso impazzito?" 
 
"Ti sto aiutando. Non mi sono scordato il discorso di ieri, quindi bevi quel caffè e chiamala" 
 
Rimasi a guardarlo ancora un po' poi bevvi tutto d'un sorso la mia tazza e gli diedi ragione. August aveva sempre maledettamente ragione. Presi il mio cellulare e composi il numero del biglietto mentre camminavo avanti e indietro per il salotto. Feci partire la chiamata involontariamente senza essere effettivamente pronta, realizzai quindi cosa stavo facendo ed entrai nel panico. 
 
"Emma calmati, è una semplice chiamata a una semplice donna" -Di nuovo, aveva ragione-
 
"Pronto?" -Mi fermai, caddi nel nulla più completo, davanti a me l'irrazionalità totale- "Pronto, chi è?" 
 
"Emma avanti rispondi, per Dio ma che stai aspettando" -Mi girai verso August che iniziò ad incitarmi gesticolando-
 
Pensai che era il momento di smetterla con le stronzate, e presi coraggio. "E-ehi ciao Regina, sono Emma" 
 
Silenzio. Volevo scomparire. 
 
"Emma, hai fatto presto" -la sentii ridere- "Va tutto bene, non hai problemi con le medicazioni vero?" 
 
"Oh, nono sto bene. Ho ecco, ho chiamato per l'uscita. N-non so se ricordi, comunque se magari stasera fossi libera potremmo, non so, andare da qualche parte" 
 
"Certo, perché no" 
 
"Ok, bene sì allora wow ok. Ti invio un messaggio dopo con tutti i dettagli" -sorrise leggermente per il mio imbarazzo e ormai stava diventando un abitudine. Lei che sorrideva della mia goffaggine e io che cadevo sempre di più- 
 
"Aspetto il messaggio, a stasera Emma"
 
 
 
 
Tremavo. Per agitazione, ansia o freddo, bravo chi lo sapeva. E lei era in ritardo. Io sbattevo i denti, scuotevo le gambe e lei era in ritardo. Sentivo che mi avrebbe dato buca, sapevo fin troppo bene di essermi illusa per qualcosa di inesistente. Sentii la porta del locale aprirsi seguita dalla voce di Helen. 
 
"Quindi che fai? Non entri?" 
 
"No no, aspetto ancora un po', sarà qui a minuti"
 
"Va bene, se lo dici tu. Vedi solo di, sai, non diventare l'uomo delle nevi"
 
Rientrò e in quel momento maledissi non so quale Dio. Si congelava ed io ero stata anche un'idiota a vestirmi così, volevo solo fare bella figura, tutto quello che mi copriva era un semplice tubino rosso più una giacca di pelle nera. Non era decisamente il mio abbigliamento quotidiano ma quello era un locale abbastanza in e poi ci sarebbe stata lei. Ero talmente nervosa che iniziai a far scattare gli occhi da destra a sinistra e viceversa. Indietreggiai di qualche passo fino ad appoggiare la mia schiena al muro di mattoni e sospirai incrociando le braccia sotto al seno. Sentii un paio di voci provenire da un angolo della strada e voltai lo sguardo in quella direzione, quando improvvisamente un respiro colpì il mio collo e un profumo già sentito mi annebbiò i sensi. 
 
"Ciao, scusa il ritardo. Ho avuto un imprevisto a lavoro" 
 
Mi girai di scatto e fu decisamente uno dei miei più grandi errori perché mi persi ancora di più per lei e di lei. L'oscurità dei suoi occhi lottava con la luce del suo sorriso e il nero di quel vestito risaltava il rosso sulle sue labbra. Era troppo bella per essere sfiorata. 
Non parlai. Non osai.
 
"Sei rimasta qui al freddo ad aspettarmi? Mi dispiace davvero Emma ma in osped-"
 
"Sei davvero molto bella" -Mi fissò, un po' perplessa e un po' imbarazzata. Fece scorrere i suoi occhi su di me-
 
"Beh, grazie. Anche tu, sei incantevole" 
 
Sorrisi e la invitai ad entrare. Come al solito mi chiese come stavo riferendosi all'incidente, le dissi di non preoccuparsi e le indicai il tavolo dove sedeva il resto del gruppo. Il locale era davvero molto elegante e spazioso, dava l'impressione di essere una mostra d'arte se non fosse stato per i tavoli. August me ne parlava spesso di quel posto ma io puntualmente declinavo l'offerta di andarci. Non intendevo certo spendere venti o più dollari per un aperitivo ogni settimana. Iniziai a sospettare che il ragazzo avesse approfittato della mia semi-cotta per il medico pur di farmi mettere piede lì dentro. Sorvolai sulla questione e presentai Regina agli altri. C'era Sophie, una delle amiche di August per la quale lui andava pazzo, Nick, il ragazzo di Helen, e quest'ultima che conobbi quando ero adolescente al mio primo lavoro part-time. Da ragazzine avevamo passato tanti momenti insieme, è una dei miei pochissimi punti di riferimento, l'unica che mi abbia fatto vivere un'adolescenza normale. E l'unica cretina che puntualmente mette bocca ovunque.
 
"Piacere Helen! Quindi sei tu la donna che fa impazzire la qui presente biondina eh?" 
 
"Come scusa?" 
 
"No niente Regina, vieni siediti" 
 
Dio, avrei lanciato i tacchi dritti in faccia ad Helen. La fulminai con lo sguardo e le mimai con le labbra un "vaffanculo" mentre lei si portava la mano al petto facendo la finta indignata. Mi sporsi verso August chiedendogli di tenere a bada quell'idiota. Ordinammo e inizialmente Regina sembrò essere a disagio, cercai di parlare meno con gli altri e concentrarmi maggiormente su di lei. In quella serata venni a conoscenza di buona parte della sua vita, fu difficile all'inizio aprirsi con me, effettivamente ci conoscevamo appena, ma mi confessò che si era trasferita da poco in città e che non le dispiaceva affatto avermi incontrata. Ci furono attimi in cui mi incantavo a guardarla parlare e portare il bicchiere di moscato alle labbra, ci furono altri attimi in cui lei sembrava volermi leggere le iridi degli occhi. Fu bello passare quel tempo con lei, si era presentata così semplice, simpatica e un po' timida. Avresti avuto paura ad abbracciarla per non spezzarla. Nonostante ciò c'era quell'aurea di mistero e oblio che la circondava e la rendeva eterea, ma era troppo presto per scoprire quel lato o domandare. 
Verso l'una e mezza di notte ci incamminammo tutti verso l'uscita, tra saluti alcuni andarono verso casa mentre io dissi ad August di non aspettarmi e mi offrii di accompagnare Regina alla macchina. 
 
"Sei sicura? È veramente lontano, non trovavo parcheggio"
 
"Più che sicura" 
 
Non l'avrei lasciata girare per le strade di Dallas da sola con quel vestito che le arrivava fin sopra le ginocchia. Eravamo sole e la stanchezza non fermò la parlantina di nessuna delle due. Scherzammo e ridemmo fino alla sua Mercedes. Si girò poi verso di me piantandomi gli occhi nell'anima.
 
"I tuoi amici sono molto simpatici, sono stata davvero bene stasera" 
 
"Sono felice che tu sia felice" 
 
"Grazie Emma, spero di vederti in sti giorni"
 
Si avvicinò e posò un leggero bacio sulla mia guancia sinistra. Non dissi nulla, la guardai salire in macchina e metterla in moto. 
Guardai i suoi fari allontanarsi mentre le sue labbra ancora accarezzavano la mia pelle. 
 
Spero di vederti in sti giorni. 
E ci fu un bacio, un bacio leggero come la sua risata. 
 
 
 
 
 
 
Scusate il ritardo ma tra scuola e poche idee è alquanto impegnativo scrivere anche solo un capitolo come questo. Spero come sempre che sia di vostro gradimento, fatemi sapere. Grazie a chi legge in silenzio, lascia un commento ecc. Ci si vede belli.
 
A.
  
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