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Autore: Izayoi_1    02/05/2015    3 recensioni
Da Eva ci si aspetta molto ma quando le aspettative di chi la circonda non coincidono più con le sue lei vuole solo una cosa,un anno della sua vita per ritrovare se stessa e rinascere,prima di tornare ai doveri quotidiani. Vuole l'imprevisto e la novità e la cercherà nella city britannica,Londra.Sarà proprio qui che inizierà la sua nuova vita e quando il destino ci si mette ti fa incontrare due occhi color del ghiaccio che lasciano la mente senza pensieri o parole al solo guardarli,un incontro così inatteso per entrambi,una scintilla improvvisa tanto forte da lasciarli incantati.
Salve,questa storia è dedicata a Richard Armitage,mi immagino come sarebbe conoscerlo per caso e cercare di iniziare una storia tra diverse difficoltà.Leggete e saprete :)
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Ti accorgi che gli anni passano quando a

Natale non desideri più regali,ma persone”

-Cit-

 

 

Ormai era vicino,lo sentiva nell'aria che la circondava,nei suoni intorno a lei,la televisione non faceva che mandare le stesse pubblicità a ripetizione e ormai era il pane quotidiano nel chiacchiericcio delle persone nella metro e per la strada,le stesse vie della città ne erano state contagiate e con un sospiro di forte amarezza e di sopportazione pari allo zero Eva guardava la via di Oxford Street agghindata a festa,il Natale stava arrivando e lo spirito felice di quel determinato periodo dell'anno aveva contagiato tutti indistintamente,tutti tranne lei che se avesse potuto lo avrebbe cancellato dal calendario,oppure più semplicemente si sarebbe trasferita nel più remoto dei paesi,su quel famoso cucuzzolo della montagna,dove nessuno sapeva cosa fosse stato il Natale e chi era quell'obeso vestito di rosso che si rimpinzava di biscotti e latte (vatti a fare le analisi,poi voglio vedere come ridi). Camminava per la strada con lo sguardo cupo,cercando di non guardare le vetrine addobbate e le persone che uscivano dai negozi con enormi buste regalo. Lo odiava,era più forte di lei,quando si avvicinava quel periodo il suo umore era nero e diventava estremamente taciturna,praticamente una gioia averla affianco. Non voleva ancora affrontare il “problema Natale” con sua madre,non aveva la più pallida idea se fosse tornata giù in Italia o se lo avesse trascorso con Miriam,c'era ancora un po di tempo per pensarci,fortunatamente.

 

Quelle prime settimane di inizio Dicembre ad Eva volarono,il giornale la cominciava ad assorbire sempre di più e con l'arrivo delle feste molti turisti si erano riversati nella capitale britannica per passarvi il Natale,così il locale era perennemente pieno e lei non ebbe molto tempo per pensare a come avrebbe trascorso quei giorni,cercava di barcamenarsi tra un impegno e l'altro. Ma fu proprio una sera,di ritorno dal lavoro che varcando la soglia di casa ebbe un'amara sorpresa.

 

Quando aprì la porta rimase a bocca aperta e le ci volle un po prima di riuscire a togliere le chiavi dalla serratura tanto la sorpresa. Il contagio era arrivato anche lì. Infatti Miriam salterellava per casa posando di lì e di là pupazzi di Babbo Natale e di omini di neve,canterellando felice.

 

Chinò la testa e si massaggiò le tempie,frenando l'istinto di scaraventare la sua coinquilina giù dalla finestra.

 

“Che diavolo stai facendo?”,non c'era riuscita troppo a trattenere il tono di voce. Al suono di quelle parole la chioma blu scuro saltò di soprassalto per la sorpresa,era troppo presa dalle decorazioni che non aveva sentito Eva tornare.

 

“Come che faccio?abbellisco casa” sorrise nella maniera più innocente e disarmante dell'universo ma la nuova arrivata non le rispose nemmeno e con troppa forza chiuse la porta di casa e lamentandosi a mezza bocca su quanto ciarpame stesse mettendo Miriam per la casa si diresse in camera sua.

 

Miriam alzò gli occhi al cielo divertita e rise sghignazzando,

“Si lamenta degli addobbi e allora quando vedrà l'albero cosa farà?”.

Per un attimo si immaginò la scena della sua amica che incendiava il povero alberello verde e per quanto ci provò non riuscì a trattenere una forte risata.

 

Si ritrovarono sedute al tavolo della cucina a cenare in silenzio,Eva era praticamente ingestibile in quel periodo e per quanto la conosceva nemmeno Miriam ne sapeva il motivo.

 

“Non vedo l'ora di rivedere mamma e papà”,cercò di rompere il ghiaccio così e lo sguardo dell'amica,perso in chissà quale pensiero,tornò sulla terra.

“Che intendi?”

“Beh intendo dire che per le feste tornerò in Italia”. Eva non seppe se era dispiaciuta o sollevata,forse più sollevata,per quella notizia e mandando giù il boccone annuì semplicemente.

“Ma perché tu non torni a casa?”.

Bella domanda,lei ancora non ci aveva pensato bene ma dato che ci si trovava decise di non perdere altro tempo e prendere una decisione. I sorrisi forzati,il cercare di non essere nervosa e il seguire la madre per negozi alla ricerca di nuove decorazioni...mh tutto quello non l'allettava.

“NO,credo proprio che rimarrò qui”. Si gongolava già al pensiero di avere casa tutta per sé.

“Lo passi con Richard?”.

Eva cominciò a tossire al suono di quella domanda.

“Ma vuoi uccidermi? No non lo passerò con lui,starà dalla sua famiglia a quanto ne so,e secondo te andrei a passare il periodo più brutto dell'anno immersa tra parenti festosi e ansiosi di conoscermi? Mi vuoi proprio male Mir”. Ma per la verità ora che ci pensava bene,Richard non le aveva detto nulla su come avrebbe passato le feste e questo un po le dispiacque ma cercò di non darlo a vedere.

 

 

Sbruffò,camminò a lungo ma senza soluzioni,Eva odiava il Natale glielo aveva detto lei stessa ma non gli aveva dato una spiegazione e lui ne voleva una,la pretendeva per poterla aiutare e poterle stare vicino. Arrivato davanti la sua porta di casa assunse l'aria più seria e severa che riusciva ad avere con lei,risoluto a non accettare un no come risposta.

 

Era tesa,questo Richard lo notava ma ogni volta che erano insieme lei si faceva chiudere tra le sue braccia e la vedeva sorridere quasi sollevata e questo gli faceva sempre sciogliere il cuore. Stettero così per diverso tempo,a gustarsi quei momenti insieme. Rimandava minuto per minuto quella domanda ma un peso dentro al petto cominciò a farsi più pesante,tanto che persino quell'abbraccio cominciava a sembrargli falso.

 

“Allora come passerai il Natale,tornerai in Italia?”,il tono della voce era roco,basso,sembrava come il suono di chi non parla da molto tempo o da chi tiene nascosta quella domanda con troppa forza.

Quelle parole erano improvvise ma Eva si ritrovò ad essere così rilassata che non riusciva a trovare il suo solito malumore che la proteggeva da quella domanda.

 

Richard non voleva dirglielo ma saperla lontana da lui per due settimane,in un altro paese,lo atterriva letteralmente.

 

“No assolutamente,non tornerò a casa per queste feste”,e finalmente dopo diverse settimane il suo tono di voce non era più freddo e distaccato.

 

Richard corrugò la fronte un po disorientato

“E allora cosa farai qui? Da quanto mi pare di aver capito anche Miriam lo passerà in famiglia”. Eva si alzò dalle sue gambe e si avvicinò alla finestra,stare a guardare fuori dal vetro le dava sempre molta pace,sospirò e si sentì come leggera.

“Si è così,Mir torna in Italia ma io ho deciso di passare il Natale più bello del mondo”,la voce era entusiasta per quell'idea che le era appena balenata per la testa.

 

Si era perso,un momento prima è nervosa e quello dopo entusiasta,Richard non la stava capendo. Eva lo capì al volo il suo sguardo interrogativo e con il sorriso agli angoli della bocca gli spiegò il suo programma:

“Fai finta che io sia un misto tra Mr Scrooge ma senza tutte quelle rughe e il Grinch ma senza tutto quel pelo verde. Al diavolo i parenti,quei piatti di cui,sta sicuro,a me non me ne piacerà nessuno,perciò dovrò rimanere digiuna e sentire la voce della zia che dice, “che c'è non gli piace quello che ho cucinato io?” e puntualmente mi dovrei inventare qualche scusa;al diavolo i vestiti eleganti,il trucco e i capelli in ordine. Quest'anno dico no a tutto questo e,invece,dico SI al pigiama con gli animali dello zoo,i capelli disordinati,la coperta,il divano,svariati DVD e un vasto assortimento di patatine alla cipolla,bacon,paprika,insieme a fiumi di sanissima Coco Cola. Ecco come io passerò il Natale perfetto”.

Eva era trionfante,il suo tono era felice e scherzoso e quasi non vedeva l'ora che fosse Natale per gustarsi quel paradiso.

 

Richard rimase deluso da quella risposta,vedeva Eva felice ma lui non lo era molto e l'unica cosa che riuscì a dire fu un si accompagnato da un tono di voce piatto e un po insoddisfatto non guardandola negli occhi,era rimasto a fissarsi le mani. La ragazza notò questo comportamento insolito da parte del fidanzato ma non riuscì a capirlo,ma nonostante volesse rivedere il suo sorriso dolce di nuovo sulle sue labbra,qualcosa dentro di lei la bloccò.

 

Si salutarono poco dopo,entrambi si dovevano svegliare presto l'indomani, non era mai accaduto in quei mesi che una sveglia presto li riuscisse a separare ma non c'era stato nulla da fare,non era riuscita a trattenerlo,tanto che Eva passò la serata a chiedersi del perché di quel comportamento e l'inquietudine cominciò a muoversi dentro.

 

Dall'altra parte Richard era sollevato che la ragazza non partisse,non riusciva a sopportarla lontano da lui ma dall'alta parte il pensiero di lei sola a casa il giorno di Natale,mentre lui avrebbe festeggiato con la sua famiglia lo disturbava e non gli faceva trovare pace,lui voleva passarlo con lei...possibile,invece,che questo lei non lo volesse?

 

Erano le 3,43 di notte,il silenzio nella casa era rilassante ed Eva dormiva placidamente nel suo letto,quando si era messa sotto le coperte il pensiero di Richard la martellava ma la tensione provata in quei giorni cominciò ad allentarsi ed era scivolata in un sonno profondo. Le sembrò di essersi appena addormentata,aprì gli occhi di soprassalto,il respiro un po affannato,come spaventata e la causa di tutto era la suoneria della chiamata del suo cellulare. Ormai era sveglia del tutto e quando lesse il nome del fidanzato le si gelò il sangue e subito la sua mente volò alle ipotesi peggiori,tenendo anche in considerazione lo strano comportamento di lui quel giorni,era forse una chiamata d'addio?

“Richard tutto bene,stai male,vengo da te?”le mani le tremavano violentemente tanto la paura che quel pensiero si avverasse.

“Sto bene non preoccuparti” ancora quello strano tono di voce che l'allarmò e quel silenzio da parte di lui era insostenibile.

“Senti Eva,ho capito quale è il prototipo del tuo Natale ideale e a me va bene anche se non ti metti un bel vestito,sei senza trucco,con i capelli in disordine e anche se indossi il pigiama e cammini per casa scalza,mi va bene lo stesso e se non ti piacerà quello che mia madre avrà preparato ti potrà cucinare quello che vuoi,o altrimenti puoi mangiare le patatine..però quello che sto cercando di dirti è..” sospirò come chi si prepara a fare un grande balzo “passa il Natale con me.”

 

Eva rimase con il cellulare incollato all'orecchio,con gli occhi sbarrati,aspettando che il suo cervello le mandasse qualche segnale di vita. Il cuore ricominciò a pomparle e il sangue a scorrerle nelle vene,la paura che aveva provato in quel momento non riusciva a spiegarla e quando finalmente riuscì ad elaborare quelle parole,inconsciamente i suoi muscoli si rilassarono. Era poco tempo che si frequentavano,si la loro relazione era stata fin dal primo sguardo dentro Starbacks molto intensa però non immaginava una cosa del genere e data l'esperienza con la sua precedente relazione si era ripromessa di mantenere un po le distanze dalla famiglia del suo attuale fidanzato,per proteggersi e non rifare lo sbaglio precedente. Non era assolutamente convinta di quella proposta,assolutamente,non aveva nessun desiderio di accettare ma ciò che l'aveva colpita era stato il tono di voce di lui. Mai in vita sua qualcuno aveva avuto un tono di voce così sentito nel chiederle di stare insieme.

 

“Richard non ne sono sicura,è la tua famiglia,veramente te la senti di farmeli conoscere e stare lì con voi per le feste? Pensaci,infondo sono pochi mesi che ci frequentiamo”.

“Si,io preferisco presentarti alla mia famiglia,perchè tanto già sanno di te,perché non vedo il motivo di tenerti nascosta. Perciò o prima o dopo li dovrai incontrare e preferisco adesso piuttosto che stare distante da te,è un magone che non mi va giù”.

 

Eva rimase senza parole da tanta intensità,aveva già passato il Natale con il proprio fidanzato in passato e con la sua famiglia ma mai aveva sentito parole dette con tale necessità e urgenza come ora,invece,stava facendo Richard.

 

Era terrorizzata all'idea di conoscere i genitori di lui,molte ragazze in quelle circostanze erano spigliate e divertenti,lei invece perdeva ogni tipo di carisma e di loquacità. Perciò aveva il terrore che quell'incontro si potesse rovinare a causa di ciò e non lo desiderava,dato che teneva a Richard più di ogni altra cosa.

 

Ma,in fondo a sé,una piccola parte di sé (che avrebbe negato di avere) desiderava non staccarsi da lui in quei giorni.

 

Era sul punto di dirgli di no ma improvvisamente si immaginò l'espressione di lui al suono di quella risposta,si immaginò la sua fronte corrugata,gli occhi bassi e il tono di voce che,nonostante la delusione per quella risposta,avrebbe cercato di non farglielo pesare. Non voleva fargli questo,chiuse forte gli occhi e si diede forza.

 

“Ok va bene,se è ciò che desideri va bene”.

Al suono di quel consenso Richard schizzò dalla gioia

“Si si è ciò che più voglio ma solo se per te non è una forzatura,perché se così fosse io potrei anche rimanere qui e passare le feste noi due insieme”.

Eva sorrise dolcemente a quelle parole che le fecero capire a quanto l'uomo fosse disposto a tutto pur di stare con lei e anche se quella proposta l'allettava molto preferì scartarla,non voleva dividerlo dalla sua famiglia.

“Grazie per questo bellissimo regalo,buona notte”.

Ma una volta attaccato il telefono Eva guardò il display ancora illuminato e un sorriso sereno nacque sulle sue labbra,era felice “Grazie a te,perché è quello che in verità volevo anche io”.

 

Inutile dire che nessuno dei due chiuse gli occhi quella notte,chi per la gioia e chi per la paura.

 

Eva trascorse il tempo libero di quei giorni alla spasmodica ricerca di qualcosa da indossare,voleva assolutamente fare una bella figura. Così tra i mille negozi che girò trovò due vestiti,ideali per quella ricorrenza,uno era rosso con e con un colletto bianco,a mezze maniche ed era uno di quei modelli un po larghi ma che arrivavano a metà della coscia,era semplice ma carino,niente di troppo serio e lo avrebbe accompagnato con delle calze doppie nere e con delle ballerine lucide scure. Il secondo abito era più elegante,adatto al pranzo del 25,rosa cipria,in pizzo e aderente,da abbinare a dei tacchi vertiginosi. Almeno il vestiario era sistemato e ciò la tranquillizzò.

 

I preparativi erano pronti,Moira era stata abbindolata dal desiderio della figlia di rimanere a Londra e passare un Natale per conto suo,Eva si odiò per quella bugia ma preferì non dirle la verità e Miriam fu istruita che,nel caso Moira o Ettore le avessero chiesto qualcosa lei avrebbe dovuto confermare la sua versione sul Natale e non avrebbe dovuto mai dire nulla su di Richard,lo avrebbe fatto lei prima o poi.

Alla fine arrivò il tanto atteso e temuto 24 Dicembre e alle 17.00 i due fidanzati si misero in viaggio per raggiungere la casa paterna,dato che Mr e Mrs Armitage non vivevano a Londra. Eva amava guardare Richard guidare,era così sicuro e virile nella sua berlina nera che le faceva mancare i battiti e ancora di più lo adorava quando le posava la mano sul ginocchio,con quel fare protettivo misto al possesso.

 

Ad Eva sembrò che il viaggio fosse durato solo pochi minuti,non aveva aperto bocca,guardava solo il panorama notturno illuminato da quelle luci rosse e quella familiare malinconia fece la sua comparsa. Stava cercando di reprimere quella sensazione quando si accorse che la macchina stava parcheggiando davanti a una villetta bianca dal giardino ben curato. Guardò i movimenti sicuri di Richard mentre completava il parcheggio con occhi pietrificati,sentì il cuore galoppare all'impazzata e come sempre,in quei momenti,la sua mente non le dava accenni di vita. L'uomo guardò la casa dei genitori con occhi brillanti,si vedeva che gli era mancato quel luogo.

“Sei pronta?”,sorrideva radiosamente,così bello nel suo cappotto blu scuro,così elegante. Eva carezzò con un gesto lento la guancia di lui,che accolse quel gesto dandole un bacio sul palmo bianco e freddo.

“Sei sicuro? Forse non ci abbiamo pensato bene,forse è troppo presto”. La verità era che Eva temeva che i genitori di Richard non avrebbero visto di buon occhio la loro differenza d'età e non voleva che la ostacolassero in nessun modo ma questo lei preferì non dirglielo.

“Quando i miei genitori vedranno come sono felice con te ti adoreranno,credimi”. Le sollevò il mento,cercò gli occhi di lei e le diede un dolce e casto bacio sulle labbra carnose. Il rumore di una porta aperta lo fece voltare e con un sorriso smagliante si voltò verso la fidanzata,

“Pronta?stiamo per scendere?”.

Come nei migliori film di famigliole felici,i genitori di Richard,vista la macchina del figlio arrivare erano corsi davanti la porta ad aspettarlo felici e curiosi di conoscere la famosa Eva che aveva fatto girare la testa al loro ragazzone.

 

Successe tutto molto velocemente,senza preavviso Richard uscì dalla macchina facendo un occhiolino di sfida alla terrorizzata fidanzata che pur non trovando la forza lo seguì e per non farsi vedere si nascose dietro quel colosso che la precedeva. A tratti la ragazza riusciva a vedere il volto sorridente dei genitori di lui e notò come la madre somigliasse incredibilmente al figlio. La loro espressione però mutò quando Richard,capendo la tattica di Eva nel rimanere nascosta la prese e la mise affianco a sé. Eva notò subito lo sguardo di preoccupazione che i due coniugi si rivolsero,quello a cui sapeva non poteva scappare e per quanto i due signori cercarono di apparire distesi i loro sorrisi si irrigidirono. Richard presentò Eva ai genitori e al fratello con la moglie e il figlio e altri parenti. Lei si presentò a molte persone e mai come in quel momento si sentì più impacciata che mai.

 

Dopo le presentazioni Eva si andò a sistemare un po in camera,aveva bisogno di stare un po sola,lontana dai riflettori,dagli occhi curiosi e dalle solite domande di rito. Si sbottonò i primi due bottoni della camicia,le mancava l'aria e si sedette sul letto e improvvisamente,come venuta dal nulla,le mancò sua madre e si pentì di aver tenuto il punto in maniera così dura nonostante il tono della donna era quasi sul punto di rottura. Trascorse qualche altro minuto così poi decise di non fare la maleducata e di andare dal resto degli ospiti. Era proprio mentre scendeva le scale che,non volendo,si trovò ad origliare una conversazione tra il fidanzato e i suoi genitori che parlavano fitto fitto. Si avvicinò il più possibile alla porta,si assicurò che nessuno stesse arrivando e che non la vedessero ed infine aprì bene le orecchie a quelle parole.

 

“Richard,la ragazza è molto giovane,forse anche troppo,quanti anni ha?”

“23”,Eva rimase colpita dalla pacatezza del tono di voce di lui. Mrs Armitage non disse una parola ma sembrò come fare un singhiozzo di sorpresa.

“Capisco che siate stupiti perché ci portiamo molti anni di differenza ma né per me e né per lei è stato un impedimento,in verità non ne abbiamo mai parlato perché non ci è mai interessato il fatto che io abbia 39 anni e lei 23. stiamo bene insieme è questo l'importante,conoscetela,fidatevi di me,è una ragazza meravigliosa”

“Oh ma Richard si vede che è un'ottima ragazza,sono solo preoccupata per te”,solo una madre poteva dire quella frase con tale dolcezza,che le mancò ancora di più la sua.

“Non voglio vederti soffrire perché un giorno lei potrebbe accorgersi che la troppa differenza d'età le pesa”.

“Non preoccuparti,so che non accadrà mai”.

Il discorso sembrava finito,la ragazza,al suono dei passi verso la porta del fidanzato si stava allontanando di lì ma la voce secca e più severa del padre si fece largo nella stanza,

“Pensaci,tu sei un uomo,lei una ragazzina che sta conoscendo adesso il mondo,mentre tu lo hai cominciato a fare molto tempo fa. Avverrà,arriverà il giorno che tu ti sveglierai che vorrai di più,mentre lei vorrà fare ciò che anche tu hai fatto alla sua età,pensare a se stessi,fare ciò che si vuole,quando si vuole,partire e vedere luoghi lontani”. Silenzio,in quella lunga pausa nessuno disse nulla,nemmeno Richard.

“Non voglio scoraggiarti con queste mie parole ma farti aprire gli occhi,sei troppo innamorato per essere obiettivo,segui le mie parole io”. L'uomo però non riuscì a completare la frase

“Non seguirò le tue parole,perchè tu non sei me-il tono era incredibilmente serio-ed è vero,tengo a lei in maniera disarmante ma dopo trentanove anni di vita io mi sento vivo,nuovo e tutto perché c'è lei con me. Perciò non parlarmi di separarmene,il solo parlarne è bestemmia”. Sentì come un movimento veloce di un corpo che si girava e passi pesanti e affrettati,la ragazza ebbe giusto lo scatto per rinfilarsi il più in alto nella rampa delle scale per vedere il fidanzato che usciva dalla stanza infastidito.

 

Dopo aver sentito quello spezzone di discorso Eva se ne tornò silenziosamente in camera a riflettere,loro non avevano mai dato peso alla loro età e fino a quel momento non aveva pensato a ciò che gli altri avrebbero potuto dire riguardo ciò,e invece si dovette accorgere che chi la circondava la notava molto e la giudicava. E tra un pensiero e l'altro si chiese come i suoi genitori avessero potuto reagire e se avessero accettato. Questo lei non poteva saperlo ma una volta finiti quei giorni di vacanza avrebbe affrontato l'argomento con loro.

 

Si trovavano tutti nella grande sala,Richard ed Eva erano inseparabili,anzi lui dopo quel discorso con il padre era ancora più protettivo verso di lei e le attenzioni di tutti i parenti erano su di loro ma entrambi non si sentivano in difficoltà,anzi erano quasi felici di raccontare le loro peripezie per ritrovarsi dopo il loro primo incontro. Era proprio in questo clima di sorrisi che il cellulare di Eva squillò,la ragazza si irrigidì e quasi con fretta si congedò,andando al piano superiore per stare in silenzio.

 

“Ehi mamma,come va?”

“Mi manchi,che strano non averti qui quest'anno”. Dire che si sentì in colpa fu niente

“Dai non fare così,un anno passa in fretta e prima che te ne accorgi starò lì”. Le ci volle un po prima che Moira tornasse in sé,e passò molto tempo al telefono.

E quasi dimenticandosi dove fosse alla voce del fidanzato che la stava cercando scattò terrorizzata. Richard la trovò che era al cellulare ma non capiva cosa stesse dicendo.

“Mamma scusa hanno bussato,saranno i vicini che vogliono convincermi a stare da loro,sono una coppia molto dolce. Devo andare,ti chiamo domani,baci.” Non aveva nemmeno aspettato il saluto materno che aveva già riattaccato.

“Tutto bene? Sei sparita”

odiava quando si ritrovava a stare al cellulare con i genitori e nelle vicinanze c'era Richard,aveva il terrore che lui si facesse sentire e lei aveva quasi l'impressione che a volte lo facesse quasi apposta.

“Si,era mia madre che mi stava raccontando la sua giornata. Dai scendiamo”,si era già incamminata verso la porta ma lui rimase a guardarla sospettoso,

“Eva tua madre sa di me vero?sa che lo passerai con me il Natale,è così?”,

non ci aveva nemmeno riflettuto,aveva risposto d'istinto,la sua lingua aveva avuto la meglio sul pensier.

“Certo che mia madre sa di noi,è stata la prima a cui l'ho detto e ti fa molti auguri e ti ringrazia per l'ospitalità della tua famiglia”. Ok,questa storia delle bugie le stava scivolando di mano e stava decisamente esagerando. Richard si tranquillizzò per quelle parole e si scusò persino per quel piccolo sospetto.

 

Le ci volle un po prima di reprimere i sensi di colpa ma più si trovava in mezzo a quella nuova famiglia e più si sentiva felice,era una così bella novità che mai come in quel momento i suoi sorrisi erano i più radiosi e un calore che non provava da moltissimi anni cominciò ad affiorare dentro di lei. Si girò e guardò Richard parlare con suo fratello,lo fissò in quella nuova luce,in quell'atmosfera familiare e si ritrovò a notare di quanto fosse ancora più bello e speciale quel giorno. Lui la guardò e le sorrise un po imbarazzato,come faceva sempre quando lei lo fissava e non la piccola mano delicata Eva gli accarezzo la guancia dolcemente,come per ringraziarlo per quel momento e nonostante fossero sotto gli occhi curiosi dei familiari,ai due innamorati sembrò di stare soli al centro di una stanza.

 

Quelle giornate volarono,Eva si sentiva a casa,Margaret era una donna semplice e molto dolce e nonostante il padre avesse messo in guardia il figlio con parole severe,lei aveva capito che lo aveva fatto solo per amore e di questo lo ringraziava. Le sue guancie erano sempre rosse,la sua risata risuonava limpida e non si stancava mai di stare con quelle persone.

 

Richard si ritrovò a guardare la fidanzata parlare con suo fratello,era così tenera,si sentiva così a suo agio lì che lui finalmente,nel vederla così,riuscì a rilassarsi finalmente,preoccupato come era in quei giorni che a lei non potesse stare bene il trovarsi in quella situazione.

 

Arrivò l'ultima notte di quelle feste,era notte fonda e vicino a lei il fidanzato dormiva profondamente con il viso rilassato,mentre lei accarezzava dolcemente il bracciale che aveva al polso. Richard le aveva regalato un Pandora con i ciondoli che rappresentavano la loro storia,la tazzina del caffè,il loro primo incontro;un tremo,la metro di quando lui l'aveva ritrovata;il Big Ben,la loro prima uscita e un cuore,il loro. Guardò la camera intorno a sé,quel luogo in pochi giorni le era diventato così familiare,così caro che le sarebbe mancato una volta andati via. Aspettò un altro pochino ma alla fine,spinta da un desiderio irrefrenabile sveglio Richard,l'uomo mosse la testa disturbato da quella sveglia ma quando la voce di lei lo raggiunse egli si svegliò del tutto.

“Non ti senti bene?”

lei sorrise dolcemente per quella costante premura che lui aveva.

“Sto bene..volevo dirti del perché odio tanto il Natale”.

Lui la guardò sbalordito e curioso per quella confessione,mentre lei abbassò gli occhi e cominciò a raccontare.

“I miei genitori si lasciarono quando io avevo otto anni e mio padre decise di andarsene di casa dieci giorni prima di Natale,ti lascio immaginare quale potesse essere il clima in casa mia quel periodo. Io ero solo una bambina,tenuta all'oscuro dei loro problemi ma che litigavano me lo ricordo benissimo ma la naturalezza con la quale lui uscì da quella casa senza voltarmi mi aveva colpito. La mia bolla si era infranta e tutti i problemi,tutte le cattiverie successe e che fino a quel momento mi erano state tenute nascoste mi giungevano alle orecchie ma senza capire. Alla fine arrivò il giorno di Natale e quel giorno eravamo solamente io,mia madre e i miei nonni materni,mio padre non mi aveva chiamato nemmeno per gli auguri e la famiglia di mio padre,con la quale avevamo sempre passato le feste ora era volatilizzata. Durante il pasto nessuno parlava molto e quelle poche parole erano di circostanza,di sicuro per nascondere ciò che se avrebbe tanto voluto dire in realtà. Alla fine arrivò l'ora di scartare i regali ma io non ne avevo desiderio,mi sentivo svuotata ma i loro occhi aspettavano solo quello,aspettavano che almeno io fossi felice in quel momento. Mai come quell'anno ricevette tanti regali,non la finivo più di scartare e scartare e a ogni sorriso forzato di gioia mi veniva la nausea. Alla fine,finalmente,mi lasciarono sola sotto quell'albero,circondata di regali e carta regalo scartata,con le luci rosse dell'albero che mi illuminavano..qualsiasi altro bambino avrebbe voluto quello che avevo io in quel momento ma io avrei tanto voluto ciò che per loro era tanto scontato ma che io non avrei mai più avuto,una famiglia unita o almeno due genitori insieme e fu lì,sotto le odiose luci di quell'albero che una forte rabbia nacque dentro di me-strinse forte le lenzuola tra le mani-avrei sempre odiato il Natale,perchè mi avrebbe sempre ricordato quel dolore e quella malinconia che mi attanagliava”.

Di tutto ciò che Richard poteva pensare non avrebbe mai immaginato quello,la guardava desolato,si sentiva in colpa per averla spinta a trovarsi lì.

“Ma poi arrivi tu,che mi fissi nei locali,mi cerchi per la città,mi trovi e poi mi fai anche cambiare idea su questa festa...comincio a pensare che i miracoli di Natale esistano veramente e che tu ne sia l'artefice”.

 

 

ANGOLETTO DELLO SCRITTORE

Buonasera amici lettori,rieccomi qui con un nuovo capitolo,voi direte,stiamo andando incontro all'estate e tu ci parli di Natale? Eh si,perchè io sono come le puntate di Beautiful sul Natale in pieno Agosto, ahahahahahha non azzecco i tempi nemmeno se mi ci impegno.

 

Che dire,Eva ha i suoi lati “oscuri” e le sue paure sono da ricondurre ad errori che ha fatto in passato e che teme di rifare ma nessuno ha detto a questa ragazza che le bugie hanno le gambe corte? Ahia Eva,smettila finché sei in tempo.

 

Voi cosa ne pensate? Fatemi sapere con le vostre recensioni,quindi mi raccomando RECENSITE RECENSITE E RECENSITE!!! Grazie mille a chi lo fa e chi legge,vi ringrazio,alla prossima.

Izayoi

   
 
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