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Autore: eugeal    02/05/2015    1 recensioni
Lo sceriffo è tornato e Nottingham è salva.
Durante l'assedio, Marian ha scoperto un lato di Guy di Gisborne che non conosceva.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Robin Hood si mescolò alla folla dei contadini riunita davanti alla chiesa e si guardò velocemente intorno per controllare le posizioni dei suoi compagni. Erano tutti, tranne Tuck, nei dintorni dell'ingresso e cercavano di passare inosservati in mezzo agli abitanti di Locksley.
Il frate non era un fuorilegge e poteva muoversi liberamente, perciò non aveva bisogno di nascondersi.
I nobili invece erano già entrati in chiesa insieme a Barret, in attesa che arrivasse la sposa.
Il carro chiuso arrivò al galoppo, scortato dai soldati di Nottingham, e si fermò davanti all'entrata della chiesa. Una guardia aprì la porta della carrozza e fece scendere Marian, senza la minima gentilezza.
Robin la vide inciampare e cadere nella polvere della strada e fu costretto a fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non correre in suo aiuto. Rimase a guardare, fremendo di rabbia, mentre il soldato la tirava in piedi, trascinandola per la catena che le serrava i polsi.
La ragazza era a piedi nudi e indossava una veste sformata di tela grezza. I capelli tagliati corti e una ferita sul viso la facevano sembrare terribilmente vulnerabile, ma il soldato che reggeva la catena non si fece impietosire e la strattonò verso la chiesa, trascinandola come un animale condotto al macello.
Robin Hood si trattenne a stento dal piantare una freccia nel cuore del soldato e rimpianse amaramente di aver convinto Gisborne a non uccidere Barret. In quel momento era lui quello che desiderava fare a pezzi quell'animale.
Djaq si avvicinò a Robin con fare indifferente e gli mise una mano sul polso.
- Dobbiamo aspettare. - Sussurrò e Robin la guardò, riprendendo il controllo delle proprie emozioni.
- Lo so.
Fuori dalla chiesa c'erano troppi soldati per poter agire, dovevano per forza aspettare che Gisborne li distraesse per poter entrare in chiesa e sbarrare le porte alle loro spalle, chiudendoli fuori.

Marian si bloccò sulla porta della chiesa e non sarebbe riuscita a muoversi se la guardia non l'avesse tirata in avanti dando uno strattone alla catena.
Per la seconda volta doveva entrare in quella chiesa per sposare un uomo che non voleva, ma ora la situazione in cui si trovava era completamente diversa.
L'anno precedente era entrata in chiesa con l'orgoglio e l'aspetto di una regina, decisa a sacrificarsi per il bene di suo padre. Guy aveva atteso il suo arrivo con impazienza, tanto emozionato da essere quasi incoerente, ma allora Marian non lo aveva capito. Per lei il cavaliere nero era stato solo il prepotente braccio destro dello sceriffo che le aveva mentito sul ritorno del re pur di sposarla e lei lo aveva disprezzato.
Ora invece ad attenderla all'altare non c'era Guy, ma il mostro crudele che aveva provato piacere nell'umiliarla e tratto godimento dal suo dolore, l'uomo senza pietà che la costringeva a entrare in chiesa come una penitente, come se fosse stata lei quella che aveva bisogno del perdono divino.
Barret si voltò a guardarla, un ghigno soddisfatto stampato sul volto e Marian fu tentata di voltarsi e correre via, ma sapeva che sarebbe stato inutile perché il soldato l'avrebbe trascinata inesorabilmente verso l'altare.
Barret posò uno sguardo significativo su Sir Edward e Marian si costrinse a camminare verso lo sposo.
Ancora una volta si sacrificava per proteggere suo padre, ma stavolta il sacrificio era molto più grande, quasi impossibile da affrontare e la ragazza pensò che forse non ci sarebbe riuscita, non avrebbe potuto pronunciare i voti nuziali nemmeno per salvargli la vita.
Barret le strinse una mano sulla spalla e la spinse in ginocchio accanto a lui, poi il prete, visibilmente a disagio, cominciò a celebrare la cerimonia.
Aveva appena iniziato a parlare quando una donna terrorizzata era entrata in chiesa di corsa, gridando e piangendo. Il prete si era interrotto e tutti si erano girati a guardarla.
- Il demonio! - Gridò istericamente. - È qui! È tornato dall'Inferno per vendicarsi!

Guy aveva atteso che la carrozza di Marian arrivasse davanti alla chiesa e aveva visto da lontano la ragazza che veniva trascinata all'interno dell'edificio da uno dei soldati.
Anche da lontano aveva riconosciuto subito la figura familiare di Marian, nonostante i capelli tagliati e la veste umile e si era sentito morire nel vedere come veniva trattata.
Allan gli aveva sussurrato di restare calmo e Guy aveva annuito. Dopo avrebbe potuto lasciarsi andare alle emozioni e sfogare in qualche modo la rabbia che provava, ma finché Marian non fosse stata in salvo, lui doveva controllarsi e fare in modo che andasse tutto come previsto.
Era salito a cavallo e aveva spinto l'animale sulla strada che portava alla chiesa, mettendolo al trotto.

Robin osservò Gisborne che si avvicinava a cavallo e pensò che se non avesse saputo che era sopravvissuto all'agguato, la sua apparizione improvvisa avrebbe potuto impressionare anche lui.
Il cavaliere nero montava con aria solenne il suo fiero stallone, nero come la notte, e al suo passaggio i contadini ammutolivano in preda a un orrore superstizioso oppure scappavano gridando. Anche i soldati di Nottingham non osavano avvicinarsi a lui e si tenevano prudentemente a distanza, fissandolo con un terrore malcelato.
Una donna urlante corse in chiesa e altri la seguirono per rifugiarsi su suolo consacrato.
Robin vide che anche i suoi compagni si erano uniti alla folla terrorizzata, sfruttandola per entrare in chiesa senza essere notati e si mosse per imitarli, subito seguito da Djaq.

Roger di Barret guardò rabbiosamente la donna che aveva osato disturbare la cerimonia e pensò che avrebbe punito i soldati per averla lasciata passare. Poco dopo anche altri contadini terrorizzati erano sciamati in chiesa in preda al panico.
- Cosa sta succedendo?! - Aveva tuonato Barret, furioso, afferrando un uomo terrorizzato per interrogarlo, ma il contadino non aveva fatto altro che balbettare assurdità a proposito di morti che tornano dalla tomba e lui lo aveva spinto a terra, esasperato.
Stava per prenderlo a calci quando una figura fin troppo familiare si era fermata sulla soglia del portone della chiesa.
Guy di Gisborne.
Marian era scattata in piedi e per un lunghissimo istante aveva fissato il cavaliere nero, poi il suo viso si era illuminato di gioia e aveva gridato il suo nome, facendo per corrergli incontro, ma Barret l'aveva afferrata per un braccio e l'aveva tirata indietro, gettandola a terra verso l'altare.

Quando lo sguardo di Guy aveva incrociato quello di Marian, il cavaliere nero aveva avuto l'impressione che il mondo intorno a lui avesse cessato di esistere, congelato dagli occhi azzurri della ragazza che in quel momento, su quel viso provato dalla prigionia e dal dolore, sembravano ancora più grandi e profondi del solito.
La amerò per sempre. Quel pensiero attraversò la mente di Guy all'improvviso e lui era perfettamente consapevole dell'ineluttabilità di quel sentimento.
Era una certezza, una verità che non poteva essere cambiata o negata in alcun modo, come il colore del cielo o la profondità del mare.
E lui avrebbe dovuto rinunciare a Marian.
La guardò, con l'impressione che non appena avesse distolto lo sguardo dai suoi occhi, il suo cuore sarebbe andato a pezzi, sbriciolandosi in mille schegge taglienti, poi Marian si mosse per corrergli incontro e Barret la gettò a terra con violenza.
Quel gesto fu sufficiente a spezzare l'incanto che lo aveva paralizzato e Guy guardò Barret con odio, estraendo la spada, ma senza avvicinarsi a lui.
- Non ti azzardare a toccarla! - Gridò. - Non ne hai alcun diritto!
Barret era rimasto sconcertato vedendolo apparire sulla porta della chiesa, per un attimo aveva addirittura provato timore nel riconoscere l'uomo che era certo di aver ucciso con le proprie mani, ma si era ripreso subito.
Aveva afferrato Marian per i capelli e l'aveva strattonata, trascinandola accanto a sé.
- Ma come? Dovresti ringraziarmi, sto per fare della tua puttana una donna onesta.
Guy aveva puntato la spada contro Barret: fremeva dal desiderio di raggiungerlo e piantargliela nel cuore, ma se lo avesse fatto avrebbe soltanto messo in pericolo Marian. Si costrinse a seguire il piano, doveva attirarlo fuori dalla chiesa a tutti i costi.
- Te lo ripeto. Non. Toccarla.
- Prova a impedirmelo. Oppure la tua anima dannata non osa calpestare il suolo consacrato?
- Non macchierò un luogo sacro con il tuo sangue. Vieni fuori, se non sei troppo vigliacco per affrontarmi.
Barret lasciò andare Marian, sguainò la spada e attraversò la chiesa a grandi passi per attaccare Guy, deciso a farlo fuori una volta per tutte.
Se Barret voleva che il suo piano di prendere il posto dello sceriffo andasse a buon fine, Guy di Gisborne doveva essere ucciso e rimanere morto, questa volta.
Si avventò contro il cavaliere nero, ma Guy, vedendolo arrivare, gli aveva voltato le spalle e si era allontanato dal portone della chiesa, correndo verso il proprio cavallo. Vi era montato con un balzo e Barret lo aveva imitato, facendosi consegnare il cavallo da uno dei soldati, poi aveva spronato l'animale per farlo galoppare verso quello di Gisborne e aveva cercato di colpire il suo avversario con la spada per farlo cadere di sella.
Guy evitò il fendente diretto alla sua testa e fece allontanare il cavallo. Con una rapida occhiata notò che le porte della chiesa erano state chiuse, segno che il piano stava procedendo come stabilito.
Presto Marian sarebbe stata al sicuro dalle mire di Barret e lui l'avrebbe persa per sempre. Guy si trovò a provare allo stesso tempo sollievo e un dolore straziante, ma poi fu costretto a mettere da parte i propri sentimenti e a concentrarsi per difendersi dagli attacchi di Barret.
Robin Hood gli aveva fatto promettere di non lasciarsi coinvolgere in un combattimento, ma Roger di Barret non sembrava essere dello stesso parere: attaccava Guy con ferocia, con l'evidente intenzione di ucciderlo e Gisborne faticava a tenersi a distanza.
Alzò la spada per parare un colpo e l'impatto gli fece quasi cadere l'arma di mano, mentre una fitta di dolore gli attraversò la schiena, togliendogli il fiato per un attimo. Guy fece allontanare il cavallo e fu costretto ad ammettere con se stesso che Robin aveva avuto ragione: non era ancora in grado di combattere e se si fosse lasciato coinvolgere da Barret, sarebbe stato sconfitto in pochissimo tempo.
Odiava dover scappare di fronte al suo avversario, ma se si fosse fatto uccidere subito non sarebbe riuscito a dare a Marian e Robin abbastanza tempo per riuscire a sposarsi.
Mise il cavallo al galoppo, allontanandosi dalla chiesa e si voltò indietro per controllare le mosse di Barret: l'uomo non aveva alcuna intenzione di arrendersi e lo inseguiva da vicino.
   
 
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