Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Blackshadow90    02/05/2015    1 recensioni
Ginevra:una cicatrice e un tatuaggio che le ricordano sempre il passato.
Riccardo:arrogante e sexy, vuole a tutti i costi scoprire i suoi segreti.
Cosa lega questi due ragazzi?Le gare di moto,la scuola,ma soprattutto la casa che condividono con due amici.
Dal cap. 6:
-E se facessimo una gara?-disse Riccardo,amavo le sfide,non dicevo mai no.
-Una gara?-chiesi interessata
-Si:se vinci tu ,ti lascerò in pace,promesso,ma se vinco io...-lasciò la frase in sospeso.
-Se vinci tu,invece?-
-Quando vincerò allora ti dirò cosa voglio-era fin troppo presuntuoso.
-Affare fatto-amavo giocare con il fuoco.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

AVVISO:

Chiedo perdono per la mia lunga assenza ma purtroppo ho avuto problemi personali che non mi hanno permesso di scrivere, spero solo possiate perdonarmi e spero che il capitolo pur essendo corto vi piaccia; ormai manca davvero pochissimo alla fine quindi spero siate buoni e comprensivi con me. Un bacio

Blackshadow

 

 

“QUEL GIORNO LI’,QUELLO IN CUI TI HO CONOSCIUTO,NON L’AVEVO MICA CAPITO. NON L’AVEVO MICA CAPITO CHE DA QUEL GIORNO AVREI FATTO I CONTI OGNI ISTANTE CON LA PAURA DI PERDERTI.”

 

POV RICCARDO:

-Sicuramente ho sbagliato tutto, a te com’è andato?- Francesco odiava da sempre le materie scientifiche e il compito di matematica di quel lunedì mattina aveva distrutto tutti

-Credo bene,grazie alle ripetizioni di…Gin-

-A proposito come mai non è venuta?-

-Già, non è da lei saltare i compiti- si intromisero Cat e Veronica

-Ha il raffreddore. Sto andando alla macchinetta,volete qualcosa?-

-No grazie- uscii dalla classe e mi diressi alla macchinetta con il pensiero rivolto a Ginevra. Avevamo litigato di nuovo per una stupidaggine: il giorno dell’equinozio di primavera avevo organizzato una giornata speciale per noi due e dovevo cucinare un dolce buonissimo che aveva portato più volte a scuola Erica. Con Erica non parlavo più perciò mi ero rivolta alla sua migliore amica Emma, che mi aveva promesso di passare da casa mia a lasciarmi la ricetta e invece chi si presenta alla mia porta?! Erica vestita di tutto punto con in mano buste e teglie per il forno: sapeva che ero una frana a cucinare e voleva aiutarmi. Avevo provato a cacciarla con gentilezza ma aveva insistito dicendo che altrimenti la mia giornata con Gin sarebbe stata rovinata. Sfortuna volle che dieci minuti dopo l’arrivo di Erica, Ginevra tornò a casa perché pioveva a dirotto e trovandoci intenti a cucinare, si infuriò. Avevo cercato di spiegarle la situazione ma nonostante la mia buona pazienza ero scoppiato anche io; volarono insulti da entrambe le parti e in preda alla rabbia cacciammo di casa Erica. L’amavo davvero molto, ma certe volte la sua cocciutaggine superava il limite e infatti era uscita da casa dicendo di voler “fare un giro per rinfrescarsi le idee”, e si rinfrescò davvero: tornò completamente zuppa di pioggia, con la febbre a trentanove e la testa che le girava. Mi arrabbiai ancora di più per come si era conciata e lo notò ma disse di non voler litigare ancora perché aveva un mal di testa terribile e così restai zitto.

-I litigi servono a rafforzare la coppia- scoppiai a ridere e mi voltai verso Jacopo

-E tu che ne sai della vita di coppia?-fece il finto offeso ma gli spuntò un sorriso da bambino, come non glielo vedevo da tempo.

-Ne so parecchio,fidati-

-Forse Ginevra aveva ragione-

-Su cosa?- chiese sulla difensiva

-Fin dall’inizio ha detto che tu e Cat siete fatti per stare insieme e dice anche che i vostri  comportamenti di questi giorni indicano che forse lo avete finalmente capito-

-Già, l’ho capito ma forse è troppo tardi, tu però non fare il coglione con Gin e non lasciartela scappare perché sei fortunato-

-A volte penso che meriterebbe qualcuno migliore di me-

-Non dire cazzate,lei ti ha scelto e ti ama davvero,quindi non iniziare a fare discorsi da femminucce, sei un uomo cazzo- sorrisi sincero e tornai in classe seguito da Jacopo che appena vide Cat ridere si illuminò.

Quelle cinque ore di scuola passarono lente senza Ginevra e Andrea che era anche lui a casa con il raffreddore, mentre Alice sentendosi sola faceva continue battute sui professori;mancava qualche minuto al suono della campanella e avevo già il giubbino addosso e lo zaino chiuso,non vedevo l’ora di tornare a casa per vedere come stava Ginevra. Finalmente suonò e feci le scale al volo, correndo verso la moto,con destinazione casa.

Quando aprii la porta,vidi Ginevra arrotolata nelle coperte sul divano con una coda scompigliata,un enorme pacco di fazzolettini accanto ed una montagna di fazzolettini intorno a lei: mi dedicò solo un sguardo e poi continuò a giocare con Andrea all’xbox. Era un gioco di guerra come piaceva a lei e aveva alzato il volume per immedesimarsi meglio nel gioco,per questo non si accorse che mi ero avvicinato da dietro alla poltrona e dopo aver sorriso la chiamai. Lei si voltò e la baciai sulle labbra facendo ridere Andrea e Alice, e facendo infuriare lei.

-Tu! Imbroglione,adesso ti..- il rumore di un esplosione ci fece voltare verso il televisore  su cui comparve l’immagine del soldato a terra con la scritta GAME OVER. Ginevra mi fulminò con lo sguardo poi si alzò per inseguirmi  facendo cadere la montagna di fazzoletti a terra, ma urtò al tavolino e iniziò a saltellare con il piede dolorante in mano e imprecando contro di me che ridevo…la mia piccola pasticciona mi è mancata.

POV GINEVRA:

Mi ero fatta male e lui aveva il coraggio di ridermi in faccia, eppure la sua risata dolce da bambino mi era mancata terribilmente; odiavo litigare con lui ma sapevo che avremmo fatto pace subito per questo volevo fare la sostenuta, la finta arrabbiata ancora per un po’, perché mi piaceva quando Riki mi girava sempre attorno per avere il mio perdono e cercava in tutti i modi di stuzzicarmi. Lo trascinai sul divano e mi misi sulle sue gambe, acciambellandomi di nuovo nelle coperte, poi dopo avermi stretta tra le braccia, avvicinò la bocca al mio orecchio:

-Sembri Rudolph con quel naso rosso- gli tirai un fazzoletto appallottolato

-Sarai il mio infermiere personale,quindi ogni mio desiderio è un ordine-

-Allora cosa vuole fare la mia piccola ammalata?- sorrisi a quel nomignolo e mi strinsi ancora di  più a lui

-Ho fame e voglio vedere “A qualcuno piace caldo”-

-Cosa vuoi mangiare?-

-Ho voglia di cibo messicano e di gelato- scosse la testa divertito e prese il telefono per ordinare il cibo d’asporto

-Tacos di pollo?- annuii felice

-E voglio anche i nachos con il guacamole-

-Voi volete qualcosa?-chiese ad Andrea e Alice che discutevano di interrogazioni

-Non ho molta fame- rispose Alice

-Per me burritos di manzo-

Mentre ordinava,selezionai il film e misi in pausa per aspettare che il cibo arrivasse;ormai eravamo in primavera ma era uno di quei giorni noiosi, freddi e in cui sognavo con nostalgia il mare e l’estate che presto sarebbe arrivata, gia immaginavo un bel viaggio sola con Riccardo in delle mete calde ed esotiche.

Il film era finito ormai da mezz’ora ed io e lui eravamo rimasti soli sul divano a coccolarci come due bambini e a ridere complici.

-Pensi che staremo per sempre insieme?- gli chiesi mentre giocavo con l’anello

-Io non lo penso, ne sono certo-

-Oh ma dai, ti stancherai di me prima o poi- risi nervosa ed evitai il suo sguardo per non fargli vedere i miei occhi lucidi; avevo paura della parola “per sempre” perché avevo imparato che tutto poteva sparire all’improvviso.

-Ehi, a cosa sta pensando quella testolina instancabile?- mi mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi fissò in attesa.

-Penso che è tutto troppo bello per essere vero-

-Amore mio spero che la penserai così anche tra cinquant’anni,quando metterò su pancia e diventerò pelato- scoppiai a ridere e lo abbracciai

-Non diventerai pelato e comunque ti amerei lo stesso- lo baciai ma mi ritrassi subito

-Cosa c’è?-

-Sono tutta raffreddata- sembrò rifletterci su, poi mi tirò a sé e mi diede un lunghissimo bacio

-Non me ne frega niente-

Restammo ancora un po’ li abbracciati finché non iniziai a sentire la testa pesante e mi addormentai tra le sue braccia. Mi sentivo strana come se fossi in mare nel bel mezzo di una tempesta e da lontano vedevo la spiaggia ma nonostante mi sforzassi a nuotare per raggiungere la riva il mare mi trascinava sempre più lontana da lui, da Riccardo: mi misi a gridare il suo nome ma le braccia e le gambe iniziarono a diventare pesanti, l’acqua sempre più impetuosa mi trascinava giù e mi entrava nelle narici, in gola e non respiravo, volevo continuare a lottare per lui ma il corpo era stremato,non ce la faceva più e mentre andavo a fondo chiedevo perdono.

Mi svegliai di soprassalto e mi ritrovai sul divano con il sole del tramonto in pieno viso e una coperta addosso; sicuramente era stato Riccardo. Presi il telefono per chiamare i miei ma notai l’orario e mi preoccupai: erano quasi le sette, la casa era silenziosa e Riccardo non c’era. Quest’ultimo dettaglio mi fece preoccupare a morte soprattutto dopo l’incubo che avevo fatto e quando mi alzai di scatto per controllare se era in casa cadde un bigliettino dalla mia coperta.

 

Prendi un’aspirina per il raffreddore,torno presto,ti amo.

                                                            -R.

Era uscito,come anche Andrea e Alice, così provai a chiamarlo per sapere dov’era ma scattò la segreteria, cosa che non era mai successa e il panico iniziò a salire; dovevo stare calma perché altrimenti la febbre sarebbe salita e poi sicuramente stava bene, non dovevo pensare al peggio. Alla terza chiamata senza risposta mi innervosii; forse Andrea sapeva dov’era e mi diedi della stupida mentalmente per non averci pensato prima. Digitai il numero e al terzo squillò mi rispose:

-Pronto?-

-Andrea sei con Riccardo?- sentii la risata di Alice e capii che lui non era li

-Pensavo fosse con te- sembrava confuso

-No, mi ha solo lasciato un bigliettino dicendo che sarebbe tornato presto, sai dove potrebbe essere?-iniziavo ad agitarmi

-Prima che noi uscissimo, stava parlando al telefono con il cugino Christian, ma non lo conosco, ho solo sentito che parlavano del quartiere Barona- una lampadina mi si accese e mi ricordai della questione in sospeso che Riccardo aveva con il cugino,doveva aiutarlo con l’ultimo carico di droga poi ne sarebbe uscito ma aveva promesso che io ne sarei stata al corrente.

-Gin ci sei?-

-Si, grazie per l’informazione, devo andare-

-Non vorrai mica andare in quel quartiere?-era preoccupato

-No tranquillo- decisi di mentire altrimenti non mi avrebbe più mollato

-Ci vediamo stasera-

-A stasera-

Chiusi la chiamata e corsi a mettermi alla svelta un jeans e un maglione perché avevo un pò di febbre e dopo aver preso un’aspirina infilai giubbino e stivali e corsi alla moto; salii e prima di partire provai a richiamarlo e finalmente al quinto squillo rispose.

-Ehi piccola scusa se non ho risposto sono al centro commerciale per…-

-Piccola un corno! So benissimo dove sei, non inventare bugie, mi hai fatta preoccupare.. sto arrivando-

-Non venire, è pericol..- gli chiusi il telefono in faccia e dopo aver infilato il casco partii sgommando. Quello che stava facendo era una cosa pericolosa e non potevo lasciarlo solo altrimenti sarei stata a contare ogni singolo secondo finché non fosse tornato e io di certo non ero una tipa paziente e tranquilla.

Andavo veloce, sfrecciavo tra le macchine ma non sentivo il vento in faccia perché avevo il casco e la visiera abbassata, pensavo alla preoccupazione per lui e speravo che tutto andasse bene così finalmente saremmo stati solo io e lui. Saremmo stati finalmente solo due diciottenni alle prese con l’amore, gli amici, le feste, la maturità, i viaggi e il futuro che ci aspettava perché me lo sentivo sarebbe stato luminoso e felice ma queste immagini furono interrotte all’improvviso da un solo, terribile pensiero che fece crollare tutto quello che ci sarebbe potuto essere ma che non ci sarà mai: i freni della moto non funzionavano. Me ne ero accorta all’ultimo minuto, quando ero a cento chilometri orari e dovevo rallentare per svoltare dove il cartello indicava il quartiere Barona.

Guarda Niki, hai visto come è crudele il destino? Quando non vedevo più nessuna speranza, mi sentivo in colpa e a pezzi, ho cercato di farla finita e invece mi sono risvegliata anche se non avevo voglia di vivere senza di te, ero arrabbiata con tutto il mondo e soprattutto con me stessa e poi arriva lui che mi stravolge la vita e mi fa innamorare prima di me stessa e poi di lui,sai Niki ci avevo sperato, avevo sperato in un futuro, in un noi, e mi ero finalmente convinta che potevo essere felice accanto a lui,mi ero di nuovo innamorata della vita e volevo trascorrerla con lui;forse invece mi sbagliavo, forse è sempre stato questo il mio destino, la mia colpa da espiare.

-Ti amo Riccardo-

Queste furono le ultime parole che pronunciai con le lacrime agli occhi prima che perdessi il controllo della moto e mi andassi a schiantare contro il guard-rail.

 

 

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Blackshadow90