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Autore: Sonia_bff    03/05/2015    1 recensioni
La mia prof ci ha dato Romeo e Giulietta da leggere quest'estate. Uno dei primi esercizi diceva: crea una versione moderna di Romeo e Giulietta, come se dovessi girare un film. Ma io ho sempre preferito un buon libro ad un film, e questa ne è la prova.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Letters to Juliet

2 settimane dopo
Cara Alex,
qua tutto bene, mi sono fatta un sacco di nuovi amici e la scuola è fantastica. New York è immensa, con così tanta nuova gente che non ci si annoia mai. Pensa che non ho neanche avuto il tempo di leggere un libro! Il tempo è stupendo, dimenticate le nuvole e il grigiore di Londra. Con i miei tutto be-
non ce la faccio Alex, non ci riesco. A scuola, quando ci vado,  sono uno zombie vivente. Non parlo con nessuno –a che serve se fra una settimana devo riiniziare da capo? – passo le giornate chiusa in camera, o al massimo in biblioteca. Non riesco nemmeno a leggere in verità perché ad ogni riferimento ad amici o amori o viaggi scoppio a piangere. Almeno a scuola sono in pari, anzi, più che avanti. È vero che le cose sono molto più semplici qua, sotto quel punto di vista. New York è un casino assurdo, non c’è silenzio neanche a pagare, e il tempo è lo stesso che a Londra. Con i miei manco ci parlo, papà è sempre al lavoro e la mamma pure.
Ho guardato le foto, tutte, almeno 300 volte l’una. E ogni volta sono 300 nuovi fiumi di lacrime. Non faccio altro che piangere, non sono abbastanza forte per impegnarmi a ricominciare, non adesso. Le loro scelte non hanno senso.
Ma non ci posso fare niente, quindi è inutile che stia a far male anche a te.
Come va con Marcus? Vi siete decisi a dichiararvi? No perché sarebbe ora. Salutamelo tanto, e digli che mi mancano i suoi biscotti.
Appena aggiustano il telefono torno su what’s app, non sopporto la mail.
Un abbraccio enorme, di quelli pandosi,
Juliet.
 
 
Message to: Juliet
R: ciao amore, come hai dormito?
J: non ho dormito. Nuova questa cosa eh?
R: Devi provarci Julie. Se ti conosco – e ti conosco benissimo – stai anche mangiando poco o nulla, almeno devi dormire.
J: ci provo sai? Però non è semplice se le uniche cose che sogno siete tu e quei due piccioncini. Ieri notte ho sognato anche la pioggia, per essere più precisi io e te sotto un salice a san James mentre guardavamo la pioggia. Molto romantico. Ho continuato a riviverlo per tutta la notte.
R: vorrei tanto essere li ad abbracciarti. Non hai idea di quanto mi manchi. Hai letto la brochure? Ci sono dei corsi meravigliosi.
J: l’ho letta. Il corso di relazioni internazionali è meraviglioso. E tu hai l’accademia a due passi. Sarebbe perfetta. E poi Firenze!! Ho sempre sognato di viaggiare tutta l’Italia.
R: hai provato ad accennarla ai tuoi? I miei non hanno problemi. Ovviamente, non sanno nulla del fatto che una certa figlia di un dottore ci voglia andare. Però hanno notato che non sono dell’umore ultimamente, non vorrei collegassero le due cose.
J: ne ho parlato ieri sera. Sono un po’ stupiti dalla città, ma visto che è internazionale e sanno che Alexis voleva andare in Italia penso l’abbiano collegato a quello.
R: Dove vuole andare Alex?
J: le piace l’università di Bologna, c’è il corso di economia in inglese. Ho guardato, Bologna-Firenze con il treno è a pochissima distanza. Marcus è ancora deciso sul cuoco?
R: si, e strano caso l’altro giorno mi parlava di Bologna. ;)
J: niente di nuovo con quei due? Ancora li a mangiarsi con gli occhi e nient’altro?
R: esatto, nonostante l’abbia ripetuto almeno cento volte a quello zuccone. Ci vorrà la pasta per convincerli.
J: davvero. È tornata mia mamma. Vado a fingere di studiare.
R: va bene amore, stai su, ci sentiamo sta sera. E tieni gli occhi aperti perché “Alex” ti ha mandato un pacco.
J: cioè?
R: vedrai. Bacio
 
 
“Juliet, tesoro?” due cose mi stupiscono: una è che mia mamma ha finalmente trovato il coraggio di parlarmi – il che non  vuol dire che le risponderò – e due che stia usando una voce quasi dolce. Decido di fare la persona matura. Dopo tutto se l’università funziona prima della fine dell’estate sarò via da qui, quindi manca relativamente poco.
“cosa c’è?” solo che non si aspetti dolcezza da me, perché rimarrebbe delusa.
“ho una cosa per te.” Drizzo le orecchie, magari è il pacco di cui mi parlava Romeo.
La raggiungo, e vedo dietro la sua schiena un pacco. Bingo. Però mi spunta davanti agli occhi un biglietto. La prima cosa che noto è un codice. LDN: Londra. Guardo verso di lei scioccata. Il biglietto è per domani. Arriva alle 9 di mattina.
Mi porge anche il pacco, che apro solo in parte. Non credo ai miei occhi. È un vestito meraviglioso, lungo, con bordeaux e rosso che si alternano ai ricami d’oro. E collego tutto. Giulietta. Lo spettacolo. È domani. Biglietto. Inizia alle 11. Oh mio Dio. Devo chiamare Alexis. Ma prima  mi volto di nuovo a guardare mia madre. Per la prima volta dopo settimane le sorrido, sincera. Non l’ho perdonata, ma so che almeno una parte di lei non voleva trascinarmi qui. Ho quasi l’istinto di abbracciarla, ma non voglio illuderla. Non sono ancora pronta. Sorride anche lei, evidentemente sollevata. E poi corro su in camera, afferro il telefono e chiamo Alex. Risponde al secondo squillo. Mi spiega in fretta e furia che Thomas aveva mollato il ruolo di Romeo, e che la Cox aveva avuto la splendida idea di mettere la Giulietta originale al canto, dato che io sarei stata assente e quindi mancava una voce. “Quando ha saputo che i tuoi erano andati via ha colto l’occasione al volo. E poi anche i genitori di Romeo sono via, fino alla prossima settimana, quindi anche se si sentiranno voci non potranno mai sapere la verità. Per quel che ne sanno, potreste essere entrambi bravissimi a recitare.”
Le 10 ore successive passano in un lampo. Preparo la valigia per tre giorni. Starò dalla nonna a dormire. Quando torno giù a prendere lo scatolone mi accorgo che il vestito non era l’unica cosa all’interno. C’era una copia del copione, che tanto sapevo già dai mesi precedenti quando l’avevamo analizzato per trovare e arrangiare le canzoni, ma sarebbe stato comunque utile da ripassare. Sotto la prima pagina, nella scrittura ordinata e semplice di Romeo, c’era una nota che invitava a leggere dall’atto tre, dove Giulietta va a chiedere aiuto al frate per non sposare Paride.
Lo metto da parte, pronta per leggerlo appena finito di svuotare lo scatolone. Poi noto una piccola busta. Contiene una lettera e una chiavetta usb. Corro su con tutto quanto, attaccandola subito al computer. Dentro c’è solo un file. Una canzone per essere precisi. Il mio cuore perde un battito. L’inconfondibile voce di Romeo, accompagnata solo da una chitarra, canta in versione lento “Love Story” di Taylor Swift. È stata la prima canzone che ho imparato a memoria, quella che avevamo scelto come pezzo principale per lo spettacolo. Lascio che la sua voce mi culli, e la metto in ripetizione fino a che non chiudo la valigia. Poi mi sdraio sul letto a leggere le modifiche. L’avevano adattato in chiave moderna, ma solo l’ultimo pezzo. Anziché elaborare tutto quel piano strano di non-morte, il frate organizzava semplicemente il necessario per una fuga. Romeo era già a Mantova, e Giulietta lo avrebbe raggiunto di nascosto con quanti più soldi possibile (era la figlia della famiglia più ricca di Verona dopo tutto). Erano riusciti a trovare un happy ending. La gioia mi invade, e mi ricordo che oltre alla chiavetta USB che c’era un altro foglio all’interno della busta. Lo tiro fuori. È una fotocopia di una lettera di ammissione. Le prime righe recitano:
“Signor Beckett,
siamo lieti di informarla che è stato ammesso all’accademia delle belle arti di Firenze. Attendiamo con gioia l’inizio dei corsi previsti per Settembre…”
 
E per la prima volta dopo settimane mi addormento felice, senza incubi per ore e ore. Quando la sveglia suona mi apro automaticamente in un sorriso che rimane incollato per sei ore di volo.
  
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