Capitolo X
La
osservava dormire.
Le accarezzava dolcemente il viso e sperava che
dietro i suoi occhi chiusi vi fossero sogni molto più belli
di
quella realtà maledetta che stava vivendo.
Sua moglie ammalata
di tumore, una situazione così terribile che mai avrebbe
immaginato
di vivere, una dramma che, fino a quel momento, era sempre
appartenuto agli altri, chiunque quegli altri fossero.
Aveva
pianto lui e non lei, la sera prima, mentre calma e con fare
consolatorio sentiva il resoconto preciso di cosa avesse e
ciò che
sarebbe accaduto da quel momento in poi.
Gli aveva chiesto per
quel giorno, sabato, di andare da Gianluca nel pomeriggio,
così che
potesse parlare col fratello e, dopo avergli raccontato del fatto,
domandargli di andare insieme dal padre, perché non se la
sentiva di
dirgli delle sue condizioni da sola.
In fine, durante la
settimana, avrebbero provato a parlare con Guido, cercando di far
capire anche al bambino quello che stava accadendo alla sua mamma.
Allo stesso modo Claudia avrebbe parlato con un collega di
partito di cui si fidava, perché dopo le elezioni, se fosse
stata
rieletta, avrebbe rinunciato al seggio e fatto intendere,
più o meno
esplicitamente, che si ritirava per un periodo dalla vita politica a
causa di gravi problemi di salute.
Non se la sentiva di lavorare
e curarsi insieme, sempre ammesso che le due cose fossero
compatibili, e così a quel punto, lontana dal mondo che
l'aveva
ospitata per quegli ultimi tre anni, sarebbe stata ricoverata e
avrebbe cominciato le terapie.
Ma ancora non ci voleva pensare;
in quel momento il suo pensiero principale era la famiglia, dare la
notizia e farsi forza.
Come la settimana precedente anche quel
sabato il bambino, ignaro di tutto, entrò nella stanza dei
genitori
e saltò addosso alla madre che si stava svegliando, ridendo
e
facendola ridere.
Davide li guardava con ansia, spaventato
dall'idea che la donna stesse già troppo male per sforzi di
quel
tipo, ma lei era testarda e glielo aveva detto chiaro e tondo; quei
giorni sarebbero dovuti scorrere normalmente, non voleva che la
situazione compromettesse la gioia di suo figlio.
Sarebbe
successo comunque, di lì a poco, e voleva ritardare quel
momento il
più possibile, godendosi ogni attimo di felicità
che gli
rimaneva.
Fu una giornata tranquilla, rimasero in casa fino a
quando, nel pomeriggio, andarono a trovare Gianluca ed Eleonora, sua
moglie.
Appena arrivato dagli zii Guido corse a giocare con i
cuginetti, mentre gli adulti si ritrovarono in cucina a
chiacchierare.
Della coppia di padroni di casa nessuno poteva
immaginare cosa avrebbe di lì a poco detto loro Claudia, e
quando il
discorso superò i convenevoli ed entrò nel vivo
rimasero
decisamente sconvolti.
- Io non posso crederci....- Aveva detto
visibilmente provato l'uomo. - Tu, un tumore... non è
possibile!-
Gianluca voleva molto bene a sua sorella, e davvero non poteva
credere all'idea che fosse così ammalata, né
tanto meno poteva
pensare alla possibilità che non superasse la malattia.
-
Purtroppo non posso dire che si sia trattato di un fulmine a ciel
sereno, sono parecchie settimane che non sto bene e sono stata
stupida a mettere davanti a tutto il lavoro. Ma pazienza, la cosa
importante adesso è cominciare le cure, il resto si
vedrà.-
Davide
aveva tenuto stretta la mano della sua amata mentre le parlava, e le
lo aveva ringraziato sorridendo con gli occhi leggermente lucidi.
-
Dovrai fare la chemio?- Le aveva domandato la cognata.
Era una
domanda forte, molto diretta, ma non c'erano modi, almeno in
apparenza, per girare intorno alla questione delle terapie che la
donna avrebbe dovuto affrontare di lì a poco.
Claudia annuì. -
Sì, ma non voglio pensarci, almeno non per il momento.
Benché
pericoloso abbiamo deciso, con il medico che mi prenderà in
cura e
che è anche mio amico, di attendere fino a elezioni avvenute
prima
di cominciare ogni cosa.-
- Perché pericoloso?-
- Beh, la
malattia non si fermerà in questi quindici giorni, anzi, e
ad essere
sinceri la situazione è già abbastanza grave. Ma
mi fido di
Francesco, il medico, appunto, e so che se non ci fosse stata davvero
nessuna possibilità di attendere sarei già stata
ricoverata.-
Eleonora si scusò un attimo, preparò il
caffè e poi andò a
controllare i bambini che giocavano nel salotto.
Tornando in
cucina, dopo averli visti così tranquilli,
domandò a Claudia cosa
pensasse di fare con il figlio.
- In settimana ci parleremo, e
credo sia giusto che anche voi accenniate qualcosa ai vostri bimbi.
Soprattutto perché, e mi scuso fin da ora per il disturbo,
penso
avremo bisogno di chiedervi una mano per guardare Guido ogni tanto o
cose simili, temo non riusciremo a fare tutto da soli.-
- Ma non
lo dire neanche, stai tranquilla.- Le rispose il fratello. - Siamo
una famiglia e come tale non c'è nessun disturbo nel darci
una mano
a vicenda.
Anche
noi a breve spiegheremo ai bambini cosa sta succedendo e quanto
sarà
importante che anche loro stiano vicino a tuo figlio.
Piuttosto,
papà? Con lui hai già parlato?-
- No, ancora no. E volevo
domandarti se avessi voglia, domani, di venire con me a pranzo da
lui. Stasera lo chiamo, ma sinceramente non penso che ci saranno
problemi, solamente non me la sento di essere sola quando gli
parlerò.-
- Non preoccuparti, va bene, volevo proprio chiederti
se avessi bisogno di qualcuno per parlargli.-
Claudia si sentì
terribilmente fortunata ad essere circondata da una famiglia
così
cara ed affettuosa e cara. Vista la difficile prova che avrebbe
iniziato ad affrontare da lì a poco era importante che
intorno a lei
ci fosse gente pronta ad aiutarla e starle accanto.
Vista l'ora
che si era fatta rimasero a cena da Gianluca, il quale a quel punto
voleva passare assieme alla sorella tutto il tempo possibile, e fu da
quella casa che chiamarono il signor Oreste per autoinvitarsi a
pranzo da lui il giorno seguente.
I due figli furono bravi a non
fare capire all'uomo che ci fosse qualche problema, e il padre si
finse solo leggermente offeso perché non era stato invitato
a quella
riunione di famiglia pomeridiana.
Più tardi, mentre rincasavano,
Claudia si domandò se non sarebbe stato meglio fargli
intendere
qualcosa, prepararlo al fatto che fosse accaduto qualcosa di grave,
ma a quel punto erano pensieri inutili.
Durante la notte Guido si
svegliò e decise di andare a dormire con i genitori. La
madre, che
da poco aveva iniziato a cercare di spiegarli che era ormai grande e
doveva cominciare a dormire il più possibile nella sua
stanza, fu
invece felice del suo arrivo, e se lo tenne stretto al petto come se
fosse l'ultima volta che le era permesso farlo.
Prima di ricadere
nel mondo dei sogni il bambino aveva detto che era felice di averla a
casa e di poter dormire con lei, e quando la donna fu certa di
vederlo dormire lo iniziò a coccolare con gli occhi lucidi e
gonfi
di lacrime.
Era tutto così ingiusto.
Avrebbe voluto rimanere
davvero accanto a lui, ma sapeva che il ricovero e le pesanti cure
l'avrebbero obbligata ad allontanarsene a lungo nella speranza, che
certezza non sarebbe mai stata, di sopravvivere.
Chissà cosa
avrebbe capito il piccolo di quella situazione, chissà se
sarebbe
stato in grado di continuare la sua vita di bambino mentre il mondo
attorno a lui cambiava.
Più lo guardava, più ne ammirava i
lineamenti dolci e le espressioni innocenti, più smetteva di
temere
per se stessa e cominciava ad avere paura per lui, per quello che
sarebbe stato.
- La mamma ti ama, ricordatelo sempre.- Gli
sussurrò.
E Davide, che era sveglio e aveva sentito quelle parole
comprendendo il dolore della moglie, aveva avvicinato la sua mano
alla sua, stringendogliela forte senza dire niente.
Quando
uscì di casa per andare dal padre quella domenica mattina,
Claudia
vide i due uomini della sua vita giocare insieme sul pavimento del
salone e pensò che qualsiasi cosa fosse accaduta loro
sarebbero
stati in grado di andare avanti.
Questo le bastava, le era sempre
bastato.
Se davvero la parte peggiore del morire era lasciare un
vuoto nelle persone amate era allora fondamentale vivere in modo da
non dare motivi di tristezza, organizzarsi per bene
affinché, nel
momento dell'ultimo addio, coloro che rimanevano potessero guardarsi
intorno e pensare che erano stati così felici da non poter
permettere alla morte di distruggere tutto ciò che la vita
aveva
costruito.
Arrivò sotto la casa in cui era cresciuta quando era
ormai quasi l'una, suo fratello era già arrivato e
pranzarono
tranquilli parlando praticamente solo di Oscar, argomento di cui
certamente si sarebbe discusso ancora a lungo.
Quando il discorso
si spostò su argomenti più leggeri cominciarono
però a ridere e
scherzare, facendo proprio come quando i due erano ragazzi e i pasti
erano sempre un gioioso momento di condivisione.
Al signor Oreste,
ormai avanti con gli anni, piaceva parlare del passato e raccontare
ai figli di quando erano piccoli, riportando anche alle loro menti
fatti che avevano dimenticato.
Come il giorno precedente, quasi
fosse una tradizione, fu al momento del caffè che Claudia
decise di
confessare della malattia, e senza neanche poterlo immaginare fu
proprio il padre ad intavolare il discorso.
- Ormai ci siamo, la
prossima domenica, a quest'ora, avremo tutto già votato. Sei
agitata, Claudia? O ormai è un'abitudine?-
La donna avrebbe
voluto ridere, ma capendo che da quella frase poteva partire la
discussione seria decise di non interrompere il momento.
- È
proprio per questo che io e Gianluca siamo qui,- sospirò la
figlia.
- perché purtroppo, questa volta, anche se venissi eletta
credo
rinuncerei al seggio.- Spiegò.
- Come mai? Hai deciso di tornare
a lavorare come medico?-
Claudia scosse la testa e si avvicinò
al padre.
- Ascoltami, papà, ascoltami perché non
è facile
quello che ho da dirti, ma allo stesso tempo non ti preoccupare
perché tutto si risolverà.-
- Claudia, bambina mia, non riesco
a capirti.-
La donna fece un respiro profondo e guardò negli
occhi il fratello.
Poi parlò, e lo fece diretta, senza giri di
parole.
- Ho un tumore, papà. Anzi, ad essere corretti si tratta
di un cancro, essendo maligno.-
nel sentire quelle parole il
signor Oreste si sentì morire, credette di non avere
più vita, di
non sentir mai più l'ossigeno entrare nel suo corpo e il
cuore
battergli in petto.
Invece continuò a vivere e respirare, e lo
fece singhiozzando.
-
Papà stai calmo, se è calma Claudia on capisco
perché dovremmo
agitarci noi.- Provò a tranquillizzarlo Gianluca.
Ed era vero,
la calma che ostentava la donna nel raccontare un dramma simile era
disarmante.
- Non... non so cosa dire... la mia bambina...-
Claudia gli sorrise dolcemente. - Sarà un periodo difficile,
papà,
non posso negarlo, ma ho ottime speranze di guarigione. Ho
però
bisogno di voi, del vostro affetto, non è una battaglia che
posso
combattere da sola.-
l'uomo cercò di calmarsi davvero, anche se
la paura, già lo sapeva, non se ne sarebbe andata mai, forse
neanche
dopo un'eventuale guarigione di sua figlia.
Non aveva molta
voglia di farlo, ma alla fine la donna si vide quasi costretta a
raccontare con precisione al padre ciò a cui sarebbe stata
sottoposta di lì a poco: le cure, gli interventi chirurgici
e i
pesanti effetti collaterali – fisici ed estetici –
della
chemioterapia.
Ogni parola sull'argomento era per l'uomo una
pugnalata per l'uomo, ma non voleva rimanere all'oscuro di
ciò che
sarebbe presto accaduto alla sua amata bambina.
- Potrò stare
con te quando sarai in ospedale?- Le domandò.
- Francamente non
lo so, papà, dipenderà da molte cose. Ma
ciò che per me è
importante è che tu stia spesso con Guido, è lui
che non deve
rimanere mai solo. Ho paura che rimanga segnato da questo fatto e non
voglio...- Claudia iniziò a piangere, e parve quasi assurdo
vederla
piangere nel parlare di suo figlio e non della gravità delle
sue
condizioni.
- L'ho già lasciato solo così tante volte a causa
del lavoro che...- E lasciò che le lacrime le corressero
lungo il
volto senza vergogna. - Che non so neanche come spiegargli non della
malattia, ma del dovermi allontanare ancora da lui.
Gli avevo
promesso che dopo le elezioni ci saremmo presi un periodo di pausa
per stare insieme, andare in vacanza, magari, visto che ormai
è
estate.
Quando erano a Torino, la prima sera, mi ha telefonato
chiedendomi se ci sarei stata il giorno del suo diplomino alla scuola
materna e gli ho risposto di sì, ma ora mi rendo conto di
non saper
neanche in che condizioni sarò quel giorno...-
Il signor Oreste,
con gli occhi ancora lucidi, strinse forte le mani della figlia e
rimase a lungo in silenzio.
Fu Gianluca a rassicurare la sorella,
ristabilendo così l'ordine delle cose.
Anche se non voleva farsi
vedere triste e sofferente vicino alle persone che l'amavano, la
donna riuscì a sfogarsi e furono gli altri a consolarla ed
asciugare
le sue lacrime.
Il padre le promise che nessuno avrebbe lasciato
solo il suo bambino e che in tutti i modi a loro possibili avrebbero
impedito che la malattia minasse la gioia e la spensieratezza di
Guido.
Poi lei andò a riposare un poco nella stanza dove viveva
da ragazza, lasciando il padre e il fratello soli a parlare.
- Io
glielo dicevo.- Sospirava in lacrime il signor Oreste. - Glielo
dicevo che lavorava troppo, che prima o poi tutto questo le avrebbe
fatto male. E le dicevo anche che la trovavo dimagrita, stanca... ma
perché non mi ha mai ascoltato, la mia bambina,
perché?-
-
Glielo abbiamo detto tutti, papà, anche io e Davide, e non
ha mai
ascoltato nessuno. È testarda, lo è sempre stata
e questa volta,
purtroppo, le ha fatto male questo suo modo di fare.
Ma
non possiamo tornare indietro, adesso dobbiamo fidarci di quello che
ci ha detto e dei medici che la cureranno.
Anche io sono scosso,
non riesco ad accettare l'idea che possa essere ammalata... ma cosa
possiamo fare?-
Il signor Oreste continuò a tacere, il solo
pensiero della figlia in pericolo di vita lo straziava.
Si alzò
dopo poco e andò nella cameretta dove la figlia dormiva per
guardarla riposare, proprio come se fosse ancora una bambina.
Svegliandosi e trovando il padre al suo fianco Claudia sorrise e
gli strinse la mano.
- Sto bene, dico davvero.-
- Sei
ammalata, amore mio, dovresti stare a riposo e curarti.- Le
sussurrò
con gli occhi di nuovo lucidi.
- Il prima possibile. Te l'ho
detto, vedrai che andrà tutto bene.-
le accarezzò dolcemente il
viso e poi lasciò che si riprendesse prima di
riaccompagnarla a
casa.
Claudia non avrebbe voluto che suo padre salisse da loro,
era ancora molto stanca e voleva riposare, ma alla fine decise di far
stare un po' insieme nonno e nipote, sistemandosi lei seduta in
poltrona.
Capì benissimo, al momento dei saluti, che il signor
Oreste non aveva voglia di lasciarla e guardò con tristezza
Guido
pensando a cosa avrebbe provato lei nel sapere suo figlio
così
malato.
- Ti chiamo domattina quando ho un attimo, papà, stai
tranquillo.-
- Non vai alla parata?-
La donna si sbatté una
mano sulla fronte.
Se ne era completamente scordata ma quel
giorno era iniziato Giugno, dunque nella giornata successiva si
sarebbe festeggiata la Festa della Repubblica.
- Me ne ero
dimenticata.- Sorrise. - Comunque non credo. Ci sarà molta
gente,
troppa, e non voglio rischiare di star male. Però potreste
andare
tu, Davide e Guido, tornando qui per pranzo, così io
avrò la
mattinata libera per cucinare.-
- Non ti affaticare, Claudia.-
-
Devi diventare meno ansioso papà, dico sul serio.-
Commentò la
donna.
Alla fine quel due Giugno passò proprio così, i
tre
uomini andarono a vedere la parata, che aveva sempre emozionato
tantissimo il piccolo di casa, mentre la donna si era riposata e
aveva preparato due teglie di lasagne e una torta.
Voleva godersi
al meglio quegli ultimi giorni prima del ricovero, delle cure e di
tutto il resto.
Senza discuterne a casa, tanto sapeva cosa sarebbe
successo, il martedì era tornata a lavoro e, nel pomeriggio,
aveva
raccontato a Ettore de Giovanni, il collega di più cui si
fidava e a
cui più era legata, quale fosse la situazione.
- Mi dispiace
davvero molto, non me lo aspettavo. Ultimamente non ti vedevo
così
in forma, Claudia, ma non ho mai pensato potesse essere una cosa
tanto grave.-
- Non se lo aspettava nessuno.- Mentì. - Ma
pazienza, adesso l'importante è saperlo e curarsi.-
- Certo,
sicuramente. Anzi, mi raccomando, non sparire, dammi tue notizie e
fammi sapere come stai.-
- Naturale. Vorrei continuare a lavorare
almeno per il partito, ma dubito di farcela.-
- Cerca di stare
tranquilla e riposare, lascia perdere il resto e concentrati su te
stessa, Claudia, non fare cavolate.-
La donna sorrise e spiegò
che aveva bisogno che nessuno ancora sapesse della faccenda, avrebbe
detto poi tutto lei quando ve ne sarebbe stato bisogno, e lui la
rassicurò.
Non fecero in tempo a salutarsi che Claudia ricevette
una telefonata da Francesco, il quale la avvisava che due giorni
dopo, il giovedì, sarebbero arrivati i risultati delle
ultime
analisi e il venerdì si sarebbe dovuta presentare in
ospedale per
gli accertamenti radiologici.
Claudia capì che quegli ultimi tre
giorni avrebbe vissuto il lavoro solo a metà, ma decise di
non
salutare ancora nessuno e fare come se niente fosse, cercando di non
destare sospetti in nessuno.
Di ritorno a casa le venne in mente
l'unica persona a cui ancora non aveva detto nulla e che invece si
meritava di sapere quello che le stava accadendo.
Isabella
Ramazzotti, la sua migliore amica.