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Autore: MissKiddo    07/05/2015    3 recensioni
Isabel Sanchez Torrès è la figlia del torero più famoso ed acclamato di Spagna. L'unico problema? Lei odia la corrida. Non capisce come possa piacere tale vigliaccheria. Per queste ragioni i rapporti con i suoi genitori sono difficili.
Ma dopo un terribile incidente riuscirà a sistemare le cose nella sua famiglia? E se il posto di suo padre venisse preso da un affascinante ragazzo dagli occhi blu? Lei potrà innamorarsi di un ragazzo che segue le orme di suo padre? Non vi resta che scoprirlo leggendo la storia, vi aspetto.
Tratto dalla storia:
Finalmente la corrida era giunta alla terza ed ultima parte: “Tercio de muleta”. Ruben stava sudando, aveva perso molte forze per tenera a bada il toro. Per fortuna le corse mattutine avevano aumentato la sua capacità polmonare. Il toro era sfinito, presto sarebbe arrivata la sua ora. Ruben prese la spada, fissava gli occhi del toro, provava rispetto per l'animale. Si era battuto con orgoglio e forza, ma doveva ucciderlo.
[CAPITOLO BONUS MATRIMONIO ALL'INTERNO!]
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 13

La gelosia e vecchi rancori

 

Isabel stava aspettando Ruben in giardino. L'aveva chiamata pochi attimi prima dicendole che sarebbe arrivato presto insieme ai suoi amici. Isabel era emozionata, finalmente avrebbe conosciuto i migliori amici del suo futuro marito. Sicuramente le avrebbero raccontato cose di lui che ancora non sapeva, era davvero curiosa. Si passò la mano sopra la pancia pensando ai suoi due piccoli bambini, ancora non si era abituata all'idea, ma il suo amore si era già duplicato.
Guardò la strada e finalmente vide la macchina di Ruben risalire il viale d'ingresso. Si fermò davanti alla porta e scesero tutti insieme.
«Ma sei diventato davvero così ricco?» chiese Armando osservando la villa. «Più o meno» rispose Ruben sorridendo. Isabel si avvicinò lentamente e salutò Ruben con un bacio sulla guancia. «Armando, Salvador, lei è Isabel, la donna dei miei sogni» Armando la osservò per alcuni secondi e Salvador fece lo stesso, entrambi pensarono che fosse una bellissima ragazza. «Piacere di conoscervi» disse Isabel porgendo loro la mano. I due ragazzi la strinsero e si presentarono. «Scommetto che voi due conoscete molti fatti imbarazzati che riguardano Ruben» esortò Isabel mentre stavano entrando in casa. «Puoi scommetterci, mia cara» rispose Armando compiaciuto.

 

Ruben ed Isabel fecero vedere la loro casa ai due nuovi arrivati e poi si sistemarono in salotto per bere qualcosa. «E così tu saresti la figlia del celeberrimo Diego "El torero"» disse Salvador sedendosi sul divano. Isabel sorrise e versò del succo di frutta nei bicchieri. «Già, è così. Non ne vado particolarmente fiera»
«Non ne vai fiera? Scherzi? È il miglior torero di sempre! Da ragazzi io, Ruben e Salvador lo adoravamo» aggiunse Armando. «Isabel non ama la corrida, diciamo pure che la detesta» Ruben la strinse accanto a se sull'altro divano. «Però stai per sposarti una torero! Questo dimostra quanto siete innamorati» Isabel rimase in silenzio, non aveva particolarmente voglia di parlare delle corride. Armando e Salvador vedendo l'imbarazzo della ragazza decisero di cambiare argomento.
«Vedo che la pancia sta crescendo, sapete già se sarà un maschio o una femmina?» chiese Salvador sinceramente incuriosito. Isabel si rilassò di nuovo. «Ancora non sappiamo niente, è troppo presto. Ma ditemi di voi, come è andato il viaggio?» Armando e Salvador raccontarono di come i loro viaggi erano stati abbastanza tranquilli. Dissero anche che avevano già prenotato due stanze in un albergo vicino. Ruben insistette per farli rimanere nella loro casa ma loro non accettarono, non volevano disturbare. Dopo un paio d'ore di conversazione tranquilla decisero di andare via, volevano riposarsi un po'. «È stato un piacere conoscerti, Isabel. Sono contento per entrambi, siete una bella coppia» disse Armando sulla porta d'ingresso. «Il piacere è tutto mio. Ma aspettate un attimo, vado a prendere i vostri inviti per il matrimonio» Isabel andò al piano di sopra lasciando i tre uomini da soli.
«Ruben, c'è una cosa che non mi è chiara. Come è andata a finire con Marisol? Insomma... eravate innamorati» chiese Armando quasi sottovoce. Ruben non pensava a Marisol da mesi, e non era un ricordo piacevole. «Te lo racconterò quando saremo da soli» rispose sbrigativo. Armando capì che non era il momento giusto per parlarne.
Isabel scese di nuovo le scale e porse gli inviti a Salvador ed Armando. «So che verrete, però mi faceva piacere darveli, è pur sempre un ricordo»
«Hai fatto bene, sono bellissimi! Ricordati che tra qualche giorno organizzeremo l'addio al celibato di Ruben, non credo sia un problema per te, vero?» disse Armando sorridendo. Isabel guardò Ruben e scosse la testa. «Non è necessario...» rispose Ruben imbarazzato, ma non riuscì a finire la frase.
«Ma certo che è necessario, non mi da alcun fastidio! Anzi! Fate pure, ragazzi. Ma non esagerate» Isabel non voleva impedire a Ruben di festeggiare, in fondo non vedeva i suoi amici da anni.
Armando e Salvador salutarono entrambi ed uscirono di casa dove c'era un taxi che li aspettava, partirono verso il loro albergo.
Quando chiusero la porta di casa, Ruben chiese ad Isabel dei pareri sui suoi amici. «Penso che siano veramente simpatici e gentili! Anche se vogliono portarti dalle spogliarelliste» sorrisero entrambi. Ruben si avvicinò a lei e l'abbracciò baciandola sulle labbra. «Non andremo dalle spogliarelliste. E poi io amo solo te»

 

Armando arrivò nella sua camera d'albergo alle nove di sera. Era stanco per il viaggio ma felice di essere tornato in Spagna. Il giorno dopo sarebbe andato a trovare i suoi genitori e sua sorella, che non vedeva da molto tempo. Gli studi lo avevano lasciato per molto tempo fuori casa, ma era fiero di essersi finalmente laureato. Finalmente sarebbe diventato un medico, il suo sogno di bambino.
Si sdraiò sul letto perfettamente pulito e osservò il soffitto pensando a Ruben. Lo aveva trovato sereno e felice, anche lui aveva realizzato il suo sogno e aveva anche trovato una ragazza perfetta. Ancora non credeva al fatto che si sarebbe sposato e che presto sarebbe diventato padre. Stava pensando a tutto questo quando sentì squillare il suo cellulare, pensò che fosse sua madre ma quando guardò lo schermo vide che era un numero a lui sconosciuto. Quando rispose, la voce che sentì lo lasciò sorpreso. «Armando? Sono Marisol, so che sei tornato in Spagna finalmente!» Marisol aveva una voce allegra, ma quella telefonata lasciava perplesso Armando, cosa voleva da lui? «Ehi, Marisol. Si sono in Spagna, tu come stai?»
«Direi bene. Ruben sta per sposarsi e avevo pensato che sicuramente avrebbe invitato anche te e Salvador così ho pensato di chiamarti» Armando ripensò all'espressione di Ruben quando gli aveva parlato di Marisol, ma sentendola così allegra pensò che fosse tutto passato, pensò che fossero in buoni rapporti. In fondo dopo tanti anni di fidanzamento è normale rimanere amici. «Già, ancora non ci credo! Tu verrai al matrimonio?»
«Certo, io e Ruben siamo amici ormai» Armando trasse un respiro di sollievo, evidentemente era tutto apposto. «Bene, sono felice, non c'è ragione di serbare rancore. Io e Salvador abbiamo intenzione di organizzare un addio al celibato, ci sarà da ridere» Marisol strinse ancora più forte il suo cellulare. Ovviamente lei sapeva di non essere stata invitata al matrimonio. Quando aveva ricevuto la notizia le si era quasi spezzato il cuore. Ma cercò di simulare allegria e disinvoltura, la notizia dell'addio al celibato poteva rivelarsi utile. «Oh, bene! Senti, so che di solito ci sono sempre e solo uomini all'addio al celibato, ma cosa ne dici se vengo anch'io?» Armando rimase in silenzio per alcuni secondi, quella richiesta era strana. «Se proprio ci tieni, ti terrò informata» rispose infine.
«Si, sarebbe fantastico. Ma non dire niente a Ruben, voglio che sia una sorpresa»
«D'accordo. Ti richiamerò io appena avremo organizzato» i due si salutarono. Armando era ancora perplesso ma era troppo stanco per pensarci. Si cambiò i vestiti e sprofondò in un sonno ristoratore.
Marisol, invece, sorrise nel silenzio della sua camera, aveva in mente qualcosa di molto divertente.

 

Il matrimonio era sempre più vicino, mancava poco più di una settimana. Isabel era sempre molto indaffarata e lavorava senza sosto per far si che tutto fosse perfetto. Amanda e Dolores l'aiutavano in tutto per cercare di non farla affaticare, nelle sue condizione doveva pensare al riposo.
«Isa! Scendi da quelle scale, potresti cadere!» esclamò Dolores vedendo Isabel arrampicarsi per cercare di sistemare l'arco dove si sarebbe sposata. «Tranquilla, non succederà» rispose lei attaccando un fiocchi color lavanda. Amanda che si trovava poco distante sentì quelle parole e si avvicino alle due. «Isabel Sanchez Torrès, scendi subito da lì!» non voleva che sua figlia si facesse male.
«E va bene, va bene! Scendo, non posso discutere con voi due insieme!» rispose Isabel scendendo dalle scale. «Così va meglio» disse Amanda soddisfatta. «Ma sappiate che sono solo incinta, non sono invalida, sapete?» le due donne risero.
«Ma devi fare attenzione al nostro nipotino» disse Dolores con voce dolce. Anche lei era stata infettata dal virus della “nonnite”. «Stasera sarai da sola a casa, vero? Vuoi dormire da me?» chiese Amanda. Isabel pensò all'addio al celibato, lo aveva quasi dimenticato. «No, non c'è bisogno, posso rimanere da sola per una notte»
«Addio al celibato! Assurdo, mio figlio è un incosciente» esclamò Dolores. Amanda sorrise e la prese per un braccio stringendolo. «Avanti, Dolores! Sono ragazzi, lascia che si divertano, tuo figlio è fin troppo responsabile»
«Forse hai ragione, ma ha una ragazza incinta a cui badare»
«Io starò benissimo, ho insistito io per farlo festeggiare, mi fa solo piacere. E poi io e i bambini...» solo dopo aver parlato Isabel si rese conto di aver detto “bambini”, il suo segreto era stato quasi svelato. Dolores era perplessa. «Bambini? Perché usi il plurale?» Isabel e Amanda si fissarono e poi scoppiarono a ridere. «Non sai tenere un segreto! Ma penso che possiamo dirlo a Dolores» disse Amanda divertita. Isabel raccontò a Dolores della visita e dei gemelli. Sua suocera per poco non svenne. «Santo cielo! Gemelli! Sarò nonna di due bambini!»
«Si, ma per favore, non dire niente a Ruben. Deve essere un segreto!» la pregò Isabel. «Terrò la bocca chiusa, promesso»

 

Isabel stava osservando Ruben. Erano in camera da letto e lui si stava preparando per uscire, provò un po' di gelosia, ma cercò di scacciarla, Ruben non avrebbe mai fatto niente di male. «Sei sicura? Posso sempre rimandare» disse Ruben per l'ennesima volta. «Ti ho detto che per me va benissimo! Non preoccuparti per me, amore» lui la raggiunse e la baciò sulla fronte. «Ma se hai anche un minimo problema, o cambi idea, basta una telefonata e ti raggiungerò» Isabel sorrise. «Non ci sarà bisogno, pensa solo a divertirti» si baciarono. «E sai cosa è successo a mia madre? Oggi mi ha chiamato ed era più allegra del solito, cosa state combinando per il matrimonio?» Isabel sapeva a cosa era dovuta la felicità di Dolores, ma non disse niente, cercò di tenersi sul vago. «Ok, sicuramente state tramando qualcosa, ma non voglio indagare. Anche perchè manca solo una settimana»
«Tra una settimana sarai mio marito!» i due si baciarono di nuovo, stavolta più a lungo. Ma il suono del clacson che giunse dal giardino li fece allontanare. «Sono arrivati i ragazzi. Ricordati di chiamarmi se succede qualcosa, va bene?»
«Promesso, ma adesso vai. A domani» si baciarono lievemente e Ruben corse al piano inferiore. Isabel rimase sola nella stanza, scosse la testa e sorrise.

 

Quando Ruben uscì di casa non si aspettava di trovare una limousine. Era enorme e completamente nera. Anche solo affittarla per una sera doveva essere costato un occhio delle testa. Non voleva che i suoi amici spendessero così tanto per lui.
La osservò per alcuni secondi e poi si avvicinò aprendo la portiera. Dentro vi erano Armando e Salvador con i mano due bicchieri di champagne. L'interno della limousine era di colore blu ed era molto elegante, vi erano almeno dieci posti. «Ecco il futuro sposo! Vogliamo brindare?» Armando stava quasi urlando. Ruben che era rimasto ancora in piedi fuori, entrò e si sedette vicino ai suoi compagni che gli passarono un bicchiere. «Brindiamo allo sposo!» esclamò Salvador tenendo in alto il suo calice. I tre ragazzi fecero tintinnare i loro bicchieri. «Ragazzi, voi siete pazzi! Avevate promesso di non esagerare» disse Ruben imbarazzato. «Sciocchezze, tu cerca di goderti la serata» rispose prontamente Armando. Ruben fece cenno con la testa e continuarono a bere. «Partiamo, autista. La notte è tutta per noi» urlò Salvador. La limousine partì lentamente e i ragazzi continuarono a bere il loro champagne.

 

Marisol si stava preparando per la serata. Quella stessa mattina Armando l'aveva chiamata e le aveva detto il nome del locale dove avrebbero festeggiato. Era decisa: non avrebbe fatto sposare quella sgualdrina con il suo Ruben. Quella sera avrebbe cercato di farlo ragionare, l'avrebbe convinto che era lei la donna della sua vita, lo era sempre stata. Lei era sicura che Ruben stesse insieme ad Isabel solo perchè suo padre era un torero famoso, non c'erano dubbi. Ma adesso che anche lui aveva iniziato la sua carriera sarebbe tornato sui suoi passi, sarebbe tornato. Mentre pensava a cosa dirgli si truccò velocemente e si vestì in modo provocante, voleva colpirlo. Indossò una minigonna e dei tacchi vertiginosi. Sto arrivando, Ruben. Sarai mio. Pensò mentre usciva di casa.

 

Il locale che avevano scelto per l'addio al celibato era un pub molto famoso per la bellezza delle ballerine che vi lavoravano. Ruben guardò l'insegna e alzò un sopracciglio. «Avevate detto niente spogliarelliste!» esclamò contrariato. «Tu farai il bravo, io e Salvador non dobbiamo sposarci»
«Esatto, magari anch'io e Armando troveremo la donna dei nostri sogni» aggiunse Salvador sorridendo. «E va bene, entriamo» i tre ragazzi entrarono e furono accolti da una musica ad alto volume. Dovevano quasi urlare per sentirsi. Armando andò dalla signorina dell'accoglienza e le disse che avevano già prenotato un tavolo. La ragazza sorrise e li accompagnò in un punto un po' appartato del locale.
Al centro della sala vi erano molti uomini ubriachi che ballavano insieme ad altre ragazze in abiti succinti. Vi era puzza di fumo e di alcool. Sulla destra, invece, c'era un piccolo palco dove due ragazze quasi nude ballavano intorno ad un palo. «Non è magnifico?» urlò Armando all'orecchio di Ruben. «Magnifico non è l'aggettivo giusto!» obbiettò lui.
Arrivati al tavolo un'altra ragazza dai capelli biondi e mossi li accolse con un sorriso. Aveva i seni nudi, solo i capezzoli erano coperti da due stelline. Nella parte inferiore indossava soltanto un perizoma e un grembiulino da cameriera. «Buonasera ragazzi, benvenuti al “Loco Pub”. Io sono Cecilia e per questa sera sarò la vostra cameriera personale, farò tutto quello che volete!» disse la ragazza svestita. Armando la fissò da capo a piedi. «Tutto quello che vogliamo, eh? Iniziamo con qualcosa da bere, bella signorina» disse Salvador sedendosi su una delle sedie. Anche gli altri due lo imitarono. Cecilia andò verso il bar per prendere altro champagne. «Non male! Abbiamo scelto bene» disse Armando sorridendo. Ruben era un po' in imbarazzo, se Isabel avesse visto quella ragazza l'avrebbe ucciso probabilmente. «Dai, Ben. Non pensare troppo, vedrai che tra un paio di bicchieri riuscirai a rilassarti»
«Spero non troppo...» i tre ragazzi iniziarono a ridere. Ruben pensò che quella serata sarebbe stata molto lunga.

 

Isabel era sdraiata sul letto insieme a Dalì che faceva le fusa. Ruben era uscito ormai da quasi tre ore e lei sentiva la sua mancanza. Scacciò quel pensiero pensando che sicuramente si stava divertendo. «Pensi che abbiano chiamato delle spogliarelliste?» chiese Isabel a Dalì. Il gatto si voltò verso di lei e miagolò debolmente. «Si, forse hai ragione, non dovrei preoccuparmi. Non mi tradirebbe mai!» cercò di non pensarci e accese la TV. L'avrebbe distratta, anche perchè non aveva per niente sonno. L'avrebbe aspettato sveglia, così si sarebbero addormentati insieme.
Mentre guardava un film, una fitta alla pancia la fece sobbalzare. Fece finta di niente e continuò a fissare lo schermo. Ma poco dopo un'altra fitta le percorse il ventre. Si alzò in piedi e andò verso il bagno, aveva la nausea. Era più forte degli altri giorni ma quello che la preoccupava erano quelle fitte dolorose. Cercò di rilassarsi e non allarmare nessuno, probabilmente sarebbe passato tutto in pochi minuti. Si sdraiò nuovamente sul letto, ma le fitte non passarono.

 

Ruben e i suoi amici si erano ormai scolati tre bottiglie di champagne e adesso erano passati a qualcosa di più forte: tequila. Erano tutti e tre ubriachi e Ruben ormai si trovava a suo agio dentro quel locale. Non aveva la minima idea che Isabel stesse molto male. «Sai, Ruben, io ti voglio bene» biascicò Armando. «Anch'io te ne voglio» rispose Ruben stringendolo a sé. «Doveva essere una sorpresa ma voglio dirtelo... mi ha chiamato Marisol e sono contento che siete rimasti amici» proseguì Armando. Ruben sentendo quelle parole rimase perplesso. «Cosa? Ma sei mi odia!» esclamò.
«L'hai invitata anche al matrimonio...» un singhiozzo non gli permise di proseguire. «Non è vero! È una bugiarda» proprio mentre stava finendo la frase Marisol li raggiunse al tavolo. «Chi è una bugiarda?» chiese con voce civettuola. Ruben alzò lo sguardo e la fissò dritta negli occhi. «Tu sei bugiarda! Cosa ci fai qui?»
«Volevo festeggiare inseme a te» rispose lei afferrandolo per un braccio. Ruben si voltò verso Armando con uno sguardo truce. «Hai combinato un casino!» stava urlando. «Io non sapevo niente, lei... lei mi ha detto che eravate in buoni rapporti»
«Bella festa! Proprio uno schifo» Ruben si alzò dal tavolo e cercò di scrollarsi di dosso Marisol. «Non dare la colpa ad Armando, è colpa mia. Volevo solo parlarti e sistemare le cose, cosa ne dici di uscire?» chiese lei. «Non abbiamo niente di cui parlare, Marisol, torna a casa»
«Solo due minuti, per favore!» Ruben rimase in silenzio e osservò i suoi due amici che guardavano la scena con uno sguardo imbambolato da ubriachi. «Due minuti e poi andrò via, e spero che tu abbia una buona scusa per questo macello» rispose lui avviandosi verso l'uscita.
«L'hai combinata grossa, Armando» disse Salvador rivolto al suo amico.

 

Isabel stava soffrendo ormai da alcuni minuti, quelle fitte dolorose la stavano preoccupando, non voleva perdere i suoi bambini. Guardò l'ora e vide che era passata da poco mezzanotte. Non resisteva più, avrebbe chiamato Ruben. Prese il cellulare e compose il numero. «Rispondi, rispondi...» ma dall'altra capo del telefono nessuno rispose. Isabel non sapeva che Ruben uscendo dal locale, con Marisol, aveva dimenticato la giacca con il cellulare sulla sedia.

 

Ruben e Marisol erano usciti dal locale. Ruben era nervoso, la serata era rovinata. Non voleva dare la colpa ad Armando, in fondo lui non sapeva niente. Era tutta colpa di quella ragazza che adesso era davanti a lui. «Dimmi perchè hai mentito» disse lui osservandola con disprezzo. «Volevo solo mettere apposto le cose, Ruben. Non ti sei comportato bene con me» rispose lei abbassando lo sguardo. «E ho fatto bene! Prima cercavi di minacciarmi, poi queste bugie! Non abbiamo più niente da dirci, fatti una vita!»
«Ma io voglio vivere con te! Sei l'unica cosa che voglio, perchè non capisci? Lo so che in fondo mi ami ancora!» Ruben non riusciva a capacitarsi. Come poteva pensare quelle cose dopo tutti quei mesi?
«Senti, io sto per sposarmi e avrò presto un figlio. Sono innamorato di Isabel e lo sarò sempre, lo vuoi capire?» Marisol iniziò a piangere. «Ma almeno possiamo rimanere amici, possiamo avere qualche tipo di rapporto... insomma quei tre anni insieme li hai dimenticati?» Ruben guardandola piangere si sentì un po' in colpa. «Non piangere. Non ho dimenticato niente, ma è finita, finita per sempre, devi capirlo.» Marisol non rispose e si aggrappò a lui, lo strinse forte. Ruben rimase immobile, non aveva intenzione di abbracciarla. Poi lei alzò la testa e lo fissò negli occhi, non vide niente. Questo le provocò un moto di gelosia nello stomaco, Ruben non provava più niente per lei. Ma avrebbe fatto qualcosa per rovinare il rapporto che aveva con quella Isabel. Si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò sulle labbra. Ruben si allontanò immediatamente da lei. «Vattene! Vattene subito!» urlò lui pieno di rabbia.

 

Isabel sentendo che Ruben non aveva intenzione di rispondere al telefono si innervosì. Le aveva promesso che sarebbe tornato immediatamente se ci fosse stato qualche problema. E adesso lei stava male ma lui non rispondeva. Il dolore stava aumentando e anche la sua paura. Avrebbe chiamato sua madre e un'ambulanza.

 

Spazio autrice:
Eccoci qui al nostro tredicesimo capitolo! Cosa ne pensate? Chissà come starà Isabel e cosa ne penserà del bacio rubato. Ditemi la vostra con una recensione! Grazie a tutti.
A presto,
MissKiddo

 

Se volete leggere qualcos'altro scritto da me vi consiglio:Alaska:il posto in cui trovai l'amore
   
 
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