Diagon Alley
La cosa che odiava di
più di Victoire era come dormiva: se si
voleva dormire in un letto ad una piazza in due, come minimo ci si
sarebbe
dovuti distendere verticalmente. Lei, al contrario, si raggomitolava su
se
stessa e si metteva in diagonale, relegando Teddy sull'orlo del letto,
a
rischio caduta ad ogni minimo movimento. Per qualche miracolo, quella
notte
riuscì a non cadere.
La sera prima Victorire era venuta in camera sua dicendo che
aveva avuto un incubo e non voleva dormire sola. La nottata era finita
con lei
che non aveva dormito sola, ma aveva dormito solo lei.
- Scusami – fu la cosa che biascicò la mattina
prima di
andare a fare colazione. Teddy, invece, si era rifiutato ed era restato
a
letto.
Dopo un'ora o due di sano sonno era stato svegliato da Harry.
- Buongiorno campione! - disse sbattendo la porta, provocando
un grugnito dal ragazzo – è l'ora di alzarsi.
- Lasciami stare Harry, non ho dormito stanotte –
rantolò.
- Ci credo, avevi una donna nel letto.
- Sinceramente, quando penso a dormire con una donna, me la
immagino in modo molto diverso.
Harry sorrise, scompigliandogli i capelli – Dai alzati, oggi
bisogna andare a Diagon Alley a
prendere
la bacchetta!
Se glielo avesse detto in un altro momento, Teddy avrebbe
fatto i salti di gioia, ma in quel momento il suo unico desiderio era
il letto.
- E' solo un pezzo di legno.
Harry rise – C'è anche Victoire.
- Lei è un pezzo di qualcos'altro –
biascicò Teddy, facendo
ridere ancora di più il suo padrino.
Arrivarono a Diagon Alley
tramite il camino del Paiolo
Magico.
Odiava viaggiare con la Metropolvere. Anzi, in quel momento
odiava tutto. Se non dormiva il giusto era intrattabile.
Naturalmente Victoire era venuta con lui, nonna Dromeda e Ron
(che era lì per fare da guardia del corpo), e si comportava
come se non fosse
successo niente. Per forza, lei aveva dormito.
Dannati i suoi incubi, la volta successiva avrebbe dormito
con Fred, oppure il primo incantesimo che avrebbe fatto con la
bacchetta non
sarebbe stato certo uno per far volare una piuma.
- Teddy, tutto bene? - chiese sua nonna, guardandolo preoccupata.
- Sì – biascicò lui – ho solo
dormito poco.
Victoire, che camminava di fianco a Ron, scoppiò a ridere.
Cosa aveva da ridere? Teddy non era un ragazzo particolarmente
guerrafondaio,
ma in quel momento stava per scatenare la Terza Guerra Magica.
- Allora, campione – disse Ron, cercando di spezzare la
catena di risposte monosillabiche del ragazzo – contento di
andare a Hogwarts?
- Le donne possono entrare nel dormitorio maschile?
- Teddy! - scattò Andromeda scandalizzata, mentre Ron
scoppiò
a ridere.
- No, mi dispiace.
- Bene allora è un posto bellissimo. Posso andarci in questo
preciso istante?
- Dai, Teddì – disse allora Victoire, imitando la
pronuncia
di sua madre – non essere così scontroso.
Teddy le stava per saltare addosso, ma per fortuna arrivò
Hannah.
La moglie di Neville abbracciò Ron e scompigliò
la testa di
entrambi i ragazzi.
Teddy aveva troppo sonno per avere qualsiasi tipo di
reazione, anche se probabilmente quella scompigliata lo aveva pettinato
e
basta, Victoire, invece, la stava per uccidere;
anche se aveva solo nove anni, sua madre la aveva
cresciuta fin da
piccola a curare molto il suo aspetto fisico, il che le faceva odiare
tutti,
Hannah in primis, quelli che osavano metterla in disordine. Stavolta fu
Teddy a
sorridere.
- Cosa ridi? - squittì lei, mentre si allontanava dal mostro
che le aveva distrutto l'acconciatura.
- Niente. Bei capelli! – rispose e Victoire iniziò
a passarsi
le mani ossessivamente tra i capelli sussurrando in continuazione
– Io la
ammazzo.
Hannah, intanto, era indaffarata a parlare con Ron e
Andromeda.
A Teddy era sempre
stata tanto simpatica: la trovava un po' pazza, come suo marito
d'altronde, ma
fin da piccolo aveva passato molto tempo con lei al Paiolo Magico e lei
continuava ad offrirgli Cioccorane.
- Benvenuti signore e signori! - urlò all'improvviso
Neville,
spuntando da dietro un angolo – cosa vi porta a Diagon Alley?
Ecco, Teddy lo aveva detto che era matto.
Harry quando raccontava di lui da giovane lo descriveva come
timido. Ora invece era una persona estroversa, molto estroversa, a
volte anche
fin troppo.
- Accompagniamo Teddy a prendere le cose per Hogwarts.
- Davvero? Ho sentito che il professore di Erbologia è un
gran bell'uomo!
- Io invece lo trovo proprio brutto – commentò
Hannah.
Neville finse di arrabbiarsi, ma si sciolse quando lei lo
baciò.
- Ragazzi, dai venite, mia moglie adesso ci offre a tutti un
Whisky Incendiario.
Ron sorrise e prese la mano di Victoire – Forse è
meglio se
andiamo, non vorrei ubriacarmi proprio quando devo fare la guardia del
corpo.
Il sorriso gioviale di Neville sparì.
- E' per i Mangiamorte?
Nonna Andromeda annuì – Ronald ci
accompagnerà per tutto il
giorno. Non credo che attacchino a Diagon Alley, ma comunque
è meglio avere uno
dell'Esercito di Silente con noi.
- Non sono una grande protezione – rispose Ron arrossendo.
- Su Ronald – lo rimbeccò subito Andromeda
– hai ricevuto un
Ordine di Merlino Prima Classe, non è una cosa da niente.
Non fare il modesto.
- E hai una carte nelle Cioccorane – intervenne Victoire
–
zio, tu sei forte!
Ron ormai era diventato un peperone, mentre Hannah e Neville
avevano acquistato un sorriso indecifrabile in faccia. Fu Andromeda a
mettere
fine a quella situazione, prendendo i ragazzi e il peperone e, dopo
aver
salutato, a portarli dentro il viale di Diagon Alley.
Teddy amava Diagon Alley.
La associava sempre ai colori, al
divertimento e alla famiglia. Ed eccola la sua famiglia, l'unico altro
membro
ancora in vita.
Lyall Lupin avanzava verso di loro a passo molto veloce. Era
un anziano sulla settantina, leggermente ingobbito e molto magro con
una grossa
pelata sulla testa, contornata da una striscia di capelli sui lati, con
gli
stessi occhi di Teddy. Ted poteva cambiare il colore, ma si era sempre
sentito
in pace con quei occhi. Lo facevano sentire vicino a suo
papà.
Il nonno procedeva spedito, usando il bastone con cui avrebbe
dovuto sorreggersi come uno da passeggio, e arrivò ben
presto davanti a Teddy e
gli altri.
- Buonasera – disse con tono cerimonioso mentre stringeva la
mano a Ron e alla nonna e tirava un buffetto a Teddy e Victoire.
- Ciao Lyall – rispose Andromeda – come vedi ci
siamo un po'
allargati.
- Ho visto: due Weasley, giusto? A cosa dobbiamo l'onore?
Ron gli sorrise – Sono qui a fare la guardia del corpo.
Victoire invece non so bene perché sia qui, sarà
perché c'è Teddy!
- Zio! - gridò la diretta interessata, arrossendo
violentemente.
Lyall ridacchiò, tirando un'atra pacca a Teddy –
Noi Lupin
siamo sempre stati dei dongiovanni.
Anche Teddy arrossì. Non sopportava quando gli adulti
prendevano in giro lui e Victoire, dicendo che erano innamorati, eppure
sembrava che loro ci provassero gusto. E poi non era neanche vero che i
Lupin
erano dei dongiovanni: suo padre si era sposato a trentasette anni
senza aver
avuto relazioni precedenti, mentre suo nonno, per far colpo su una
ragazza,
aveva finto di averla salvata da chissà quale mostro,
quando, in realtà, era
solo un Molliccio.
- Dai nonno, per favore...
- Non hai dormito stanotte? - chiese Lyall.
- Non tanto.
- Caro ragazzo, si nota. Ogni volta che non dormi sei
conciato in questo modo. Vedi ad Hogwarts di andare a letto presto o
affatturi
tutti.
Teddy sorrise, suo malgrado. Suo nonno sapeva sempre come
prenderlo e come comportarsi. Forse dopo un figlio licantropo, poteva
gestire
qualsiasi tipo di bambino.
- Non sarebbe l'ora di andare? Tra un'ora c'è la pausa
pranzo. E dobbiamo ancora prendere tutto – si intromise Ron.
Pile di scatoline
arrivavano fino al soffitto in uno spazio
angusto. Teddy non sapeva bene se quello che stava provando in quel
momento era
timore o claustrofobia.
Quando gli avevano parlato di Olivander, si era immaginato un
negozio enorme con molti commessi, luminoso, lussuoso e ordinato. Mai
si
sarebbe aspettato una cosa del genere. Il posto era una Tana versione
negozio.
Due uomini gli vennero incontro: uno era molto anziano,
mentre l'altro era una giovane alto, moro e ben piantato. Appena il
vecchio
vide Ron, si catapultò a stringergli la mano calorosamente e
Ron, ovviamente,
arrossì di nuovo.
Quando ebbe finito, si rivolse a Teddy – Signor Lupin, ho
avuto il piacere di consegnare la prima bacchetta a suo padre. Cipresso
e peli
di unicorno, dieci pollici e un quarto, flessibile. Un ragazzo timido,
ma dalla
bacchetta si poteva capire che sarebbe diventato un grande eroe.
Teddy fece un piccolo sorriso e annuì. Detestava il fatto
che
tutti gli adulti avevano conosciuto suo padre per anni e lui invece per
poco
meno di un mese, lasso di tempo che neanche si
ricordava.
- Questo è mio nipote Gilderoy – disse Olivander
– ed è il
mio apprendista. Per chi se lo stesse chiedendo sì, sua
madre è una fan di
Allock.
Ron trattenne una risata, come anche gli altri
Weasley-Granger-Potter quando sentivano la parola
“Allock”.
Iniziarono a cercare una bacchetta per Teddy. Di lui si
occupava Olivander in persona, mentre il nipote serviva tutte gli altri
clienti.
Dopo una mezzora le scatole di bacchette si accumulavano una
sopra l'altra, mentre Teddy stava iniziando a deprimersi.
Centodue bacchette provate in un'ora e mezza e ancora nessun
risultato. C'era davvero una bacchetta anche per lui? Poteva succedere
che
nessuna bacchetta lo volesse? Perché nessuna lo voleva?
Forse perché era a metà
tra un licantropo e un Metamorfmagus?
Si guardò intorno a disagio. Andromeda e Lyall osservavano
la
scena incuriositi, Ron sembrava preoccupato, come Victoire che
però, appena si
accorse che lui la stava guardando, gli fece un sorriso
d'incoraggiamento.
Dopo un altro quarto d'ora anche Gilderoy venne in aiuto.
Passarono molti minuti e un altro centinaio di bacchette
furono provate senza alcun effetto. Teddy stava per prendere a testate
il
bancone, quando il garzone si trovò tra le mani una vecchia
scatolina. Era
avvolta in una spesso strato di ragnatela, come se fosse stata
dimenticata da
anni nel negozio.
- Zio – disse, mostrandola a Olivander – questa
cos'è?
Il vecchio si illuminò e strappò la scatolina di
mano al
nipote.
- Non mi ricordavo di questa. Il nucleo è particolare. Me lo
aveva mandato Silente trentacinque anni fa. La provi, signor Lupin.
Teddy prese il pezzo di legno di malavoglia e fece l'ennesimo
gesto svogliato. Come immaginava, le scatoline iniziarono ad agitarsi
senza un
senso. Olivander fece una faccia rassegnata.
Le scatoline, volando disordinatamente, si accatastarono nei
mobili, ordinate. Teddy non ci poteva credere.
Un sorriso a trentadue denti si aprì finalmente sul volto
rugoso del venditore di bacchette.
- Signor Lupin, mi pare di capire che abbiamo trovato la sua
bacchetta. Cipresso e peli di lupo mannaro, dieci pollici e un quarto,
flessibile.
Il cipresso era una pianta
di famiglia. Anche sua madre aveva
una bacchetta del genere, a detta di nonna Andromeda. Lui ne era
felice.
Qualsiasi cosa poteva riavvicinarlo ai suoi genitori lo rendeva felice.
Fin da
piccolo gli avevano raccontato le imprese che i due avevano fatto per
proteggere lui e combattere Voldemort, ma mai altro. Lui non voleva
chiedere,
gli faceva male solo pensare che loro due non c'erano più. Se li avesse conosciuti
meglio, probabilmente
avrebbe sofferto di più e basta.
Era una specie di autocontrollo che esercitava fin da
bambino, cercando di rendere meno profondo il vuoto che la perdita di
papà e
mamma gli aveva lasciato.
- Teddy, tutto bene? - chiese Victoire preoccupata, mentre
uscivano da Madama McClan.
Lui le rivolese un sorriso triste -Sì, tranquilla, ho solo
un
po' sonno.
- Non è vero.
Teddy la guardò stupito. Victoire sosteneva il suo sguardo
con un cipiglio severo, che la faceva assomigliare un po' a una Ginny
con i
capelli biondi.
Il contatto visivo si interruppe quando Teddy andò a
sbattere
contro un ragazzo. Sembrava avere la sua stessa età, era
pallido, capelli corti
neri e occhi azzurri. Di fianco a lui c'era una donna piuttosto alta,
con
tailleur e tacchi, dai capelli scuri e lo sguardo gentile.
Teddy si vergognò subito e arrossì tutto, capelli
compresi.
- Metamorfmagus? - chiese lui.
Teddy annuì.
- Forte – commentò con un sorriso e poi, chiedendo
permesso,
passò insieme a quella che sembrava sua madre.
Quando furono abbastanza lontani Andromeda disse – Quella
è
Astoria Greengrass, la moglie di mio nipote Draco.
- E quello è loro figlio? - chiese Ron – Sembra
avere l'età
di Teddy.
- No, non è il piccolo Scorpius. Non so chi sia quel ragazzo.
- Malfoy ha chiamato suo figlio Scorpius? Ma è un nome da
gufo! - esclamò di nuovo il rosso – Ma come fai a
sapere tutte queste cose? Non
avevi rotto tutti i rapporti?
- Mia sorella ogni tanto mi scrive una breve lettera. Credo
si senta in colpa per la morte di mia figlia.
Teddy sollevò un sopracciglio. Odiava la sua prozia. Non
l'aveva mai vista, ma lei e l'altra sua prozia Bellatrix avevano
ripudiato e
perseguitato la nonna, solo perché aveva sposato un Nato
Babbano. E ora si
sentiva in colpa per la morte di sua madre? Sinceramente del suo
dispiacere non
sapeva che farsene.
- Sua moglie è la sorella di Daphne? - chiese di nuovo Ron.
- Sì, ma è la pecora nera della famiglia. Ha
litigato spesso
con la sua famiglia per le sue posizioni filobabbane. Non so com'era
prima
della guerra, ma adesso è
una spina nel
fianco per i Purosangue.
- Tua sorella ti scrive così tanto?
- No, ma ogni tanto un loro elfo domestico vieni a farmi
visita e a raccontarmi le cose.
Lyall sbuffò – Poveri elfi. Non solo li sfruttano,
osano
anche trattarli male.
Sul volto di Ron si dipinse un grosso sorriso e disse –
Dovresti conoscere mia moglie. Andreste molto d'accordo!
Teddy scosse il capo divertito. Il sorriso di Ron quando
parlava di Hermione era il più grande che avesse mai visto.
- Perché siamo
venuti qui? - chiese Teddy davanti alla porta
del Serraglio Stregato.
- Io, Ginny, Harry e Hermione abbiamo deciso di regalarti un
animale. Scegli quello che vuoi – disse Ron.
Teddy sorrise di nuovo. La cosa più bella di quel gesto non
era il gesto in sé, ma quello che gli avevano fatto provare.
Di solito era una
regalo che la famiglia faceva il figlio.
- Grazie, Ron.
Il negozio era pieno di animali di tutti i tipi: gatti, gufi,
civette, barbagianni e via così. Stavano tutti in gabbie e
tutti facevano un
gran baccano. Nessuno
sembrava
particolarmente felice di essere lì, più o meno
quanto James quando si trovava
nella stessa stanza di Ginny e quindi non poteva far esplodere niente.
Ma la scena più strana di tutte era intorno al bancone. Due
muscolosi pelatoni con i baffi a manubrio stavano rincorrendo un grosso
corvo,
senza riuscire ad acchiapparlo, mentre lui continuava a volare in
picchiata su
di loro e a beccarli. I due tiravano incantesimi alla cieca, senza
guardarsi
intorno, tanto che Ron fu costretto a usare un sortilegio Scudo per
evitare che
Victoire fosse colpita.
- Hey, fate un po' di attenzione! - gridò il rosso ai due
energumeni che subito presero a scusarsi. Il corvo, invece, si diresse
verso di
loro con fare minaccioso. Lyall
e
Andromeda fecero
subito scattare la mano
alla bacchetta, mentre Ron lo mancò di poco con un getto di
luce rossa. Il
corvo si buttò in picchiata su di loro e Victoire
tirò Teddy a terra, tra le
gambe di Ron.
L'uccello ignorò gli adulti e si mise a inseguire loro due.
Victoire gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre
Teddy tirò fuori
la bacchetta, anche se non aveva la minima idea di cosa farsene.
Quando fu addosso ai due saltò su Teddy, che si
coprì gli
occhi con il braccio. Ma non sentì dolore e, quando
aprì gli occhi, vide che
era appollaiato tranquillamente sulla sua spalla.
Una donna molto anziana spuntò dal retrobottega, incuriosita
dalla situazione.
- Un corvo imperiale irlandese. Sceglie un solo padrone in
tutta la sua vita. A quanto pare hai avuto tu l'onore – disse
a Teddy, che guardò
sbigottito l'animale.
- Teddy, sei sicuro di volere un corvo? - intervenne Ron dopo
qualche minuto di silenzio, con tono molto critico.
Il corvo si girò a guardarlo con fare minaccioso.
- Okay, ho capito. Sto zitto.
La donna continuò a guardare Teddy.
- Come vuoi chiamarlo?
Il ragazzo ci pensò un attimo e poi ebbe l'illuminazione -
Plenilunio.
Non sono tanto conteo di questo capitolo. Fatemi sapere un po' voi cosa ne pensate... Non so tra quanto aggiornerò perché sto cercando di tirare su quattro materie in due settimane, quindi ci metterò un po' forse.
Alla prossima,
Ramo97
P.S.Questa è la definizione che Pottermore da del cipresso
"Il grande fabbricante di bacchette medievale, Geraint Ollivander, scrisse che per lui era sempre un onore abbinare correttamente una bacchetta di cipresso al suo proprietario, perché sapeva di trovarsi in presenza di una strega o di un mago che sarebbero morti in circostanze eroiche.Ora, in tempi meno sanguinari, coloro che possiedono una bacchetta di cipresso sono chiamati raramente a sacrificare la propria vita, ma senza dubbio molti di loro lo farebbero, se necessario. Le bacchette di cipresso trovano la loro anima gemella tra i coraggiosi, gli audaci e chi è pronto a sacrificarsi, cioè coloro che non temono di confrontarsi con le proprie ombre e con quelle degli altri."