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Autore: manga    17/05/2015    23 recensioni
Questa è una storia ambientata nel mondo di Naruto, ma completamente diversa da quella che conosciamo anche se i personaggi sono gli stessi. Alcuni di loro, per ovvi motivi, avranno una personalità un po' diversa ... dico solo un po', perché cercherò di non allontanarmi troppo dai loro personaggi originali .... che dire ancora, se volete sapere cosa ha ideato la mia mente contorta, seguitemi in questa nuova avventura ....
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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ANGOLO DELL’AUTRICE:
PREMESSA… CI SIAMO!


La consapevolezza di doversi confrontare con gli altri due team aveva scaturito in Sakura una determinazione tale da impegnarsi maggiormente durante gli allenamenti. Questi erano molto impegnativi e difficoltosi per lei, poiché le sue capacità combattive erano nettamente inferiori rispetto a quelle dei ninja fantocci, troppo veloci e troppo potenti. Ciò nonostante non si lasciava sopraffare dallo sconforto, attingendo dalla sua caparbietà la forza necessaria per non mollare e continuare a migliorarsi, ignorando sia la stanchezza che il dolore causatole dalle varie ferite.
Aveva limitato addirittura la pausa pranzo in soli cinque minuti, in cui con una mano impugnava le bacchette e con l’altra concentrava il suo chakra curativo per rimettersi in forza e riprendere velocemente l’addestramento.

Dall’alto della sua postazione, Kakashi continuava ad osservarla con approvazione e soddisfazione, notando i continui - seppur lievi - miglioramenti dell’allieva che pian piano le accrescevano sia la forza che il potere.

La mattina dell’ultimo giorno di allenamento, la vigilia di Natale, Sakura riuscì per la prima volta a sopraffare tutti e sei i ninja fantocci.

“Incredibile, ce l’ho fatta!...” sussurrò ancora incredula: “… Voglio riprovarci!” posizionandosi nuovamente per ricominciare.

“SAKURA!” la voce del Jonin le giunse inaspettatamente alle spalle, facendola voltare di scatto.

“K-Kakashi! Hai visto? Finalmente ci sono riuscita!” esclamò raggiante.

“Davvero?... I miei complimenti.” tentennò impacciato.

“Cosa c’è?” domandò con esitazione, scorgendo uno strano tono nella voce che non la convincevano.

“Ecco vedi… tuo padre…”

“Cos’è successo!” gridò con il cuore in gola.

“… Va tutto bene!...” cercando di tranquillizzarla, poggiandole le mani sulle spalle: “… ma si è sentito male in ufficio e per precauzione lo hanno portato in ospedale per qualche accertamento…”

“Devo andare!” asserì avvolta dal panico, portandosi le mani tremanti fra i capelli. Erano circa dieci giorni che una tosse secca lo aveva colpito e vani erano stati i suoi suggerimenti di sottoporsi ad una visita medica, poco convinta che si trattasse di una semplice influenza come era solito dirle per rassicurarla.

“Naturale! Vai, raggiungi tuo padre e portargli i miei auguri. Noi ci rivedremo con l’anno nuovo e mi raccomando… cerca di riposarti!” salutandola con una semplice carezza sul capo.

La ragazza annuì appena, troppo presa dalla sconvolgente notizia, precipitandosi di corsa verso l’uscita dell’Accademia.

“Aspetta! Lo zaino!” cercando inutilmente di richiamarla dopo averlo notato a terra: “… Pazienza! Glielo farò recapitare!” sospirando pesantemente.


****

“COFF COFF… è… COFF COFF… il cuore?… COFF COFF” la tosse non gli dava tregua, ma con fatica riuscì a chiedere ciò che gli premeva maggiormente.

“No, è un principio di bronco polmonite!” rispose l’Hokage, che avvertita del malore del signor Yukan, si precipitò in ospedale lasciando il Palazzo in mano al suo fidato amico Fugaku.

“COFF COFF… tanto meglio!” continuando a tossire.

“Purtroppo si sbaglia! La bronco polmonite indebolisce il suo apparato respiratorio e ciò comporta ad un notevole sforzo al suo cuore già malato. Dovrò somministrarle una serie di antibiotici e prescriverne altri che dovrà assumere per circa un mese, senza però sospendere quelli che già sta prendendo!” gli spiegò seriamente, controllando i primi esiti degli esami.

“Capisco… COFF COFF!”

“La tosse le passerà presto grazie a questa flebo ma mi chiedo da quanto ne soffra!” intimandolo con lo sguardo sia a risponderle che a non mentirle.

“COFF COFF… da circa dieci gior… COFF COFF!” non riuscendo a completare la frase.

“Dieci giorni?...” inarcando infastidita il sopracciglio: “… E ha pensato bene di farsi venire una crisi respiratoria in ufficio anziché sottoporsi ad una visita medica?” asserì adirata, incapace di trattenersi dal rimprovero.

“Mi disp… COFF COFF!”

“Non si sforzi di parlare, almeno fino a quando la flebo non avrà fatto effetto!…” sospirando: “… Mi dispiace aver alzato la voce, ma proprio non capisco come abbia potuto trascurare la sua salute già per sé cagionevole!” parlando con un tono più posato e professionale.

“PAPA’!” la porta della stanza si aprì all’improvviso, mostrando solamente una chioma rosata dirigersi velocemente verso il letto di Micha.

“Bambina mia… COFF COFF… cosa ci fai qua?… COFF COFF!”

“E me lo chiedi? Mi hanno detto che ti sei sentito male e sono corsa subito da te. E’ la tosse vero? Te l’avevo detto che non mi piaceva e ho perso il conto di tutte le volte che ti  dicevo di farti vistare! Papà perché non mi hai ascoltata?” domandò a raffica con le lacrime agli occhi.

“Perché è testardo, proprio come te!” rispose Tsunade.

“Hokage?...” voltandosi verso di lei: “…. Mi scusi, non l’avevo vista…” asciugandosi le lacrime: “… per favore mi dica cos’ha mio padre!” la implorerò con le mani congiunte al petto.

“Stai tranquilla, è un principio di bronco polmonite e l’abbiamo presa in tempo evitandogli un ricovero. Tuo padre ha bisogno di assoluto riposo almeno per un mese, il tempo previsto per la cura che gli prescriverò… Sakura, se ho capito bene tu ti eri accorta che la tosse aveva un qualcosa di strano, dico bene?... “ e vedendola annuire positivamente, continuò: “… Accertati personalmente che segua tutte le mie indicazioni e se dovessi accorgerti di qualcosa di strano, portarlo immediatamente in ospedale e fatemi chiamare, ok?”

“Ci conti!... Hai sentito papà? Ora ci penserò io a te!” prendendogli amorevolmente la mano fra le sue.

“Si… COFF COFF!”

“Hokage, avrei una domanda da farle!” continuando a fissare il volto provato dell’anziano genitore.

“Dimmi pure!” osservando la figura della ragazza voltata di spalle.

“Ma la bronco polmonite non lascia un alone attorno ai polmoni rendendo il paziente vulnerabile a qualsiasi forma virale?” chiese preoccupata.

“Denoto che continui a studiare medicina e questo ti fa onore… non posso mentirti e quello che dici è corretto. Per assicurarsi una completa guarigione si consiglia sempre di soggiornare alle cure termali per due settimane. C’è un villaggio specifico nel Regno dell’Acqua e calcolando la malattia di tuo padre e un periodo di riposo di circa tre mesi per ristabilirsi al meglio, credo che maggio sarebbe il periodo migliore per recarsi alle terme!” incrociando finalmente gli occhi smeraldo della ragazza.

“Bene, allora ci andrà!” decidendo lei al posto del genitore.

“NO… COFF COFF… non ti lascerò sola… COFF COFF!” protestò l’anziano, sotto lo sguardo sorpreso delle due.

“Appunto per questo! Ho bisogno di te e non puoi trascurare la tua salute!…” poggiando il palmo della mano stretta fra le sue sulla guancia ancora umida di lacrime: “…
Tu ci andrai anche a costo di portarti personalmente….” chiudendo gli occhi e beandosi del calore percepito sulla gota: “… un attimo!…” voltandosi di scatto verso l’Hokage: “… Ma come farà ad andarci? Il piano 1 vieta qualsiasi uscita dal villaggio!” domandò sconcertata, ricordandosi del pericolo imminente e delle misure precauzionali che Konoha aveva adottato nei confronti di tutti i suoi cittadini.

“La salute viene prima di tutto e scavalca qualsiasi forma di disposizione presa, compreso il piano 1. Periodicamente vengono allestite carovane specifiche per il trasporto dei pazienti alle cure termali e queste non vengono mai prese d’assalto per paura di qualche contagio o altro, quindi tuo padre non corre nessun pericolo!” appoggiandole una mano sulla spalla per rassicurarla.

“Allora d’accordo! Cosa bisogna fare? Insomma, qual è l’iter da seguire per farlo andare?” chiese con determinazione.

“Basterà un semplice certificato rilasciato dall’ospedale e presentarlo a Palazzo. Non dovete fare niente, mi occuperò personalmente io di tutto e quando sarà il momento, pagherete solamente un terzo del costo complessivo fra cure e soggiorno, il resto sarà come sempre a carico delle casse del villaggio!” le spiegò gentilmente.

Sakura spalancò occhi e bocca. Pagare? Non riuscivano nemmeno ad arrivare a fine mese, come avrebbero potuto permettersi le cure termali? Forse era per quel motivo che il padre si era opposto ad andarci…

“La decisione… COFF COFF… spetta a me… non transigo… COFF COFF!” intervenne Micha, palesemente affaticato.

“Ne riparleremo!” aggiunse la figlia, abbassando il capo.

“C’è ancora tempo e confido in te, Sakura, affinché tu possa convincerlo. Ora signor Yukan le farò un’iniezione che la aiuterà a dormire e fra un paio d’ore ritornerò a controllare i suoi parametri e se saranno nella norma potrà ritornare a casa, altrimenti dovrà fermarsi per un altro ciclo di terapia ma non credo sia necessario tenerla in osservazione per la notte… almeno non la vigilia di Natale!” apprestandosi a preparare la siringa.

“Grazie di tutto!” la ringraziò la rosa, alzandosi ed inchinandosi come forma di rispetto e di gratitudine per le cure appena prestate.

Appena l’Hokage lasciò la stanza, il padre si voltò verso la figlia rimasta in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto, pieno di preoccupazione.

“Non preoccuparti… COFF COFF… andrà tutto bene… COFF COFF! Potresti portarmi da bere? Ho la gola secca… COFF COFF!” le chiese con voce roca.

“Si subito!” guardandosi attorno in cerca di un lavandino e di un bicchiere, entrambi assenti.

“Nella mia giacca… COFF COFF… il portamonete!” indicandola appesa al muro.

Sakura si alzò dalla sedia e una volta recuperato qualche monetina, gli disse che sarebbe tornata presto, lasciandolo solo a riposare disteso in quel letto d’ospedale.
Una volta uscita, si appoggiò alla porta sospirando pesantemente, affranta dalla realtà di non poter permettere una completa guarigione al padre, l’unica persona che le rimaneva al mondo. Era inutile continuare a rimanere assorta fra i suoi pensieri e con uno scatto fulmineo si staccò dalla porta, incamminandosi in cerca di un distributore.

“Eccola! Ehi Sakura-chan!”

 “Naruto?!” esclamò meravigliata, riconoscendo la voce del compagno. Era proprio davanti a lei, ma per sua sfortuna era assieme a Sasuke con la sua solita aria scocciata e seria.

“Che ci fai qua?” domandò infastidita alla vista del moro, rimasto in silenzio con le mani in tasca.

“Kakashi ci ha detto di tuo padre e ci ha incaricati di riportarti lo zaino che avevi dimenticato!...” mostrandoglielo: “… Piuttosto, come sta?” chiese preoccupato.

“Bronco polmonite, ma è stato preso in tempo. Entro sera dovrebbe uscire!” gli spiegò concisa.

“Mi dispiace… possiamo vederlo?” domandò di getto.

“Baka di un dobe che non sei altro! Non pensi che debba riposare?” intervenne contrariato Sasuke.

“Infatti!...” aggiunse la rosa: “… Grazie per avermi riportato lo zaino. Ci vediamo ad inizio anno!” liquidando i suoi compagni, senza aggiungere altro, dirigendosi verso la stanza del genitore approfittando del vitto appena recuperato.

“Un attimo!…” disse l’Uchiha, imponendole di fermarsi: “… il discorso è sempre valido!” voltandole subito dopo le spalle, trascinandosi Naruto per un lembo della felpa.

“Che discorso?” si interrogò pensierosa la rosa.

“Se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa, anche nel cuore della notte, non esitare a venirci a chiamare!”

“Che si stesse riferendo a quello che mi disse quel giorno? Mah… è sempre così enigmatico nelle sue frasi e comunque di certo non chiederò mai aiuto al mio nemico giurato, il mio obiettivo da raggiungere!” pensò, facendo spallucce.

****

“Ma si può sapere che razza di domande fai?” chiese incollerito, continuando a tirarlo per la felpa.

“Lasciami teme, così mi rovini la mia bellissima tuta! E comunque non mi sembra di averle chiesto qualcosa di così tremendo… sarebbe stata solo una buona occasione per conoscere il papà della nostra compagna e presentarci personalmente!” brontolò Naruto, esponendogli la sua ragione.

“Tze!” sibilò adirato, scuotendo il capo per tanta idiozia.

“Guarda, c’è la nonna… NONNA!” urlò, incurante del divieto di alzare la voce in ospedale.

“Ragazzi?”… disse sorpresa vedendo i nipoti andarle incontro: “… State bene? Ad occhio e croce direi di sì… “ scrutandoli attentamente: “… Ah, immagino che siate venuti qua per Sakura e per  suo padre, dico bene?”

“Dovevamo riportarle lo zaino che aveva dimenticato al campo, ordine di Kakashi!” rispose impassibile Sasuke.

“Siete stati molto gentili… se volete vi dico dove potete…”

“L’abbiamo già incontrata e ci siamo anche già salutati purtroppo e tutto grazie a questo qui!” puntando l’indice verso l’Uchiha.

“Piantala di fare il baka, dobe! Come puoi pensare di presentarti ad una persona che in questo momento necessita solamente di tranquillità?” ringhiandogli contro.

“Sasuke ha ragione, in questo momento il signor Yukan ha bisogno di riposo assoluto e anche volendo, lo avresti trovato addormentato dato che poco fa gli ho somministrato un sedativo. Scusatemi ma adesso devo ritornare a Palazzo ad esaminare e firmare alcuni documenti, poi dovrò sospendere e ritornare qua per vedere se poter dimettere il padre di Sakura e poi nuovamente a Palazzo… Ahhh…” sospirando stancamente: “… mi attende un’altra lunga giornata!”

“Questa sera però verrai da noi a festeggiare la vigilia, vero nonna? Zia Mikoto non ha preparato un vero e proprio cenone dato lo stato d’allerta, ma la cosa più importa è stare tutti insieme, allora… ci sarai, vero?” chiese con insistenza, alzando i pugni.

“Purtroppo no! Il compito di un Hokage è molto impegnativo e in questo periodo ancora di più. Credimi, mi dispiace tanto non poter essere insieme a voi a festeggiare, ma almeno potrete consolarvi con la presenza di Itachi e di Fugaku!” facendogli l’occhiolino.

“Davvero zia? Papà e Itachi ci saranno?” domandò speranzoso Sasuke, dato che nell’ultimo periodo a stento riusciva ad incrociarli, troppo impegnati nei loro rispettivi ruoli all’interno del villaggio.

“Sì, gliel’ho ordinato!” mettendosi a ridere sonoramente, ricevendo come ringraziamento un sorriso radioso dai nipoti.

“Ora andate e vi prometto che appena avrò un po’ di tempo passerò sicuramente a casa vostra per un saluto!” spingendoli delicatamente verso l’uscita dell’ospedale.

“Ah zia… si riprenderà?” domandò Sasuke con una certa – falsa – impassibilità, continuando a camminare.

“Sì, ma ci vorrà del tempo!” gli rispose, avendo compreso perfettamente a chi si stesse riferendo. Poteva assumere tutti gli atteggiamenti possibili per apparire indifferente ed immune alle preoccupazioni della compagna, ma sotto sotto dimostrava un interesse profondo, tipico e degno di un vero team affiatato.

****

Come sospettato da Tsunade, il signor Yukan fu sottoposto ad un altro ciclo di terapia a causa del suo problema cardiaco che l’aveva obbligata a somministrargli antibiotici meno potenti rispetto a quelli convenzionali per curare la bronco polmonite e di conseguenza i suoi parametri non erano rientrati nella norma.

“Ecco, finito questa sacca chiamate l’infermiera che provvederà a staccare il tutto, poi potete andare a casa e mi raccomando signor Yukan, riposo assoluto per almeno un mese!” disse, dopo aver graduato la fuoriuscita del medicinale dalla flebo.

“Ancora grazie infinite per tutto quello che ha fatto per mio padre!” la ringraziò nuovamente Sakura.

“Dovere!... Scusate ma devo ritornare subito a Palazzo, comunque… Buon Natale!” chiudendosi la porta alle spalle, senza lasciare il tempo e il modo agli Yukan di contraccambiare gli auguri.

“Papà, ti senti meglio adesso?” gli domandò premurosamente appena rimasti soli.

“Sì, con una sana dormita mi sento molto meglio. Bambina mia, il sushi è già stato scongelato vero? Inizio ad avere fame e il pensiero di poter mangiare qualcosa di buono mi fa venire l’acquolina in bocca!” mostrandole un sorriso sincero.

“Certamente, la nostra cena è a casa che ci aspetta!...” scoccandogli un leggero bacio sulla fronte: “… Vedi però di non affaticarti, hai sentito quello che ha detto Lady Tsunade! Me lo prometti?”

“Te lo prometto… anche perché non ho nessuna intenzione di ritornare qua dentro. Il letto è scomodo e preferisco il mio!” sdrammatizzando la situazione attuale in cui si trovava.

“Mmm… però rimane in sospeso ancora una questione!” disse mortificata.

“Ti riferisci alle cure termali? Non sono necessarie… diciamo che garantirebbero una perfetta guarigione ma stando a riposo e stando attento a non affaticarmi non dovrei avere problemi!” cercando ancora di rincuorarla.

“Preferirei che ci andassi, non sopporto nemmeno io vederti in questo stato e ho paura che…” stringendo i pugni per soffocare le lacrime che prepotentemente cercavano di uscire.

“So cosa vuoi dire, ma conosci anche la nostra situazione!” sperando di convincerla ad abbandonare l’idea di farlo partire per il Regno dell’Acqua.

“Ma possiamo attingere dal nostro piccolo fondo che teniamo per le emergenze e questa lo è! Papà, per favore!” inginocchiandosi accanto al letto.

“Ne riparleremo, per adesso rimango della mia opinione!” chiudendo gli occhi come a farle capire di volersi riposare. Era inutile continuare a discutere, entrambi rimanevano fermi sulle proprie ragioni.

****

Nelle due settimane successive, per Sakura il mondo si ridusse all’interno delle mura di casa sua. Non uscì mai, troppo devota al ruolo di infermiera personale del padre. Lo seguiva ovunque, gli stava sempre accanto, accertandosi che non si stancasse e che assumesse regolarmente le medicine prescritte, e vani furono i tentavi del genitore di farla uscire per una semplice passeggiata all’aria aperta.

“Bambina mia, non è il caso che vai a dormire? Domattina riapre l’Accademia e devi riposare adeguatamente!” le disse Micha, seduto sul divano.

“Lo so, ma devo finire di rassettare la cucina e devo prepararti la colazione e il pranzo per domani. Hai preso le medicine?” chiese, continuando ad asciugare i piatti.

“Sì, ma non prepararmi niente, ci penso io. Ora sto molto meglio e non credo proprio che cucinarmi un po’ di riso e mettere la teiera sul fuoco possa affaticarmi!” la ammonì bonariamente, facendola sorridere.

“E’ solo che mi scoccia lasciarti solo… e se dovessi sentirti male?” guardandolo con preoccupazione.

“Sto bene e lo sai anche tu! La tosse è sparita e non ho più quella febbriciattola fastidiosa. Adesso fai quello che ti ho detto, sali in camera tua e fila subito a letto!” indicandole le scale con l’indice puntato.

“D’accordo…” sospirando e posando l’asciughino: “… farò come dici tu, tanto è inutile discutere con te!” avvicinandosi per dargli il bacio della buonanotte.

Salita in camera, osservò di sfuggita lo zaino rimasto intatto dal giorno in cui i suoi compagni glielo avevo riportato in ospedale e senza perdere altro tempo, si svestì infilandosi il pigiama e coricandosi sotto le coperte.

“Domani si ricomincia e chissà se riuscirò a fronteggiare ancora i sei ninja fantocci! In queste due settimane non mi sono mai esercitata, nemmeno con il lancio dei kunai. Spero di non aver vanificato i miei progressi… ahhhh!” soffocando il volto nel cuscino: “… Tanto è inutile rimuginare, sono e sarò sempre l’anello debole della squadra e domani ne avranno conferma anche gli altri due team!” posizionandosi su un lato e chiudendo gli occhi, in attesa di essere avvolta fra le braccia di Morfeo.

La mattina dopo si presentò davanti ai cancelli ancora chiusi dell’Accademia, incontrando i suoi due compagni:

“Buongiorno Sakura-chan!” la salutò con voce squillante Naruto. Come facesse ad essere così pieno di energie di prima mattina continuava a rimanere un mistero.

“Giorno!” rispose con la voce ancora impastata dal sonno.

“Come sta tuo padre?” domandò il biondo.

“Meglio, grazie!” disse, voltandosi verso i cancelli che iniziavano ad aprirsi.

“Entriamo!” ordinò Sasuke, ignorato completamente dalla rosa.

Durante il tragitto per raggiungere il loro campo, i ragazzi rimasero in silenzio anche quando si divisero per raggiungere le loro postazioni.

Sakura si stupì trovando Kakashi ad aspettarla accanto ai ninja fantocci.

“Spero che tuo padre si senta meglio e capisco anche il tuo stato ansioso, ma adesso cerca di distogliere i tuoi pensieri e concentrarti sull’allenamento. Ti vedo riposata e questo significa che hai ascoltato il mio suggerimento… forse avrai un rallentamento di velocità e di concentrazione ma non devi farci caso… vedrai che recupererai velocemente. Oggi, durante la pausa pranzo, voglio che ti unisca insieme ai tuoi compagni, intesi?” balzando via, senza aspettare nessuna risposta o domanda da parte dell’allieva – come sempre.

“Strano, mi ha parlato di più rispetto al solito!” pensò, iniziando a prepararsi.

Come da lei immaginato e come predettole dell’Hatake, l’allenamento risultò molto più difficoltoso tanto da trovare una notevole difficoltà nella gestione di soli quattro ninja fantocci.

“Così non va bene per niente! Devo concentrarmi di più, altrimenti che senso hanno avuto tutti i miei sforzi negli ultimi mesi?” rialzandosi dopo l’ennesimo atterramento, asciugandosi un rivolo  di sangue all’angolo destro della bocca.

Kakashi non aveva mai smesso di osservarla e anche se vedeva le sue difficoltà, si rallegrò nel scorgere la sua determinazione: lesta nel rialzarsi e ricominciare subito a combattere. Anche gli altri due allievi erano migliorati tantissimo, specie Sasuke che già padroneggiava alla perfezione il Chidori nella lama della sua katana, mentre Naruto riusciva a bloccare l’acqua della cascata con una sola copia. Era incredibile quanta forza e bravura possedessero, tipiche delle loro casate e quindi degni eredi degli Uchiha e dei Namikaze.
Aspettò inerme l’una del pomeriggio prima di sospendere i loro esercizi.

Sakura avrebbe preferito continuare, dato che stava ricominciando a recuperare il ritmo perso, ma opporsi alla disposizione del maestro sarebbe stato controproducente al rapporto precario creato nell’ultimo periodo.

“Adesso che ci siamo tutti, possiamo iniziare a mangiare?” chiese Naruto con l’acquolina in bocca.

“E chi ti ha detto che ci siamo tutti?” rispose con un’altra domanda il Jonin.

“Ehh!” esclamarono all’unisono i tre ragazzi.

“Aspettate gli altri, stanno arrivando!” si affrettò a rispondere Kakashi, indicando gli altri due team in lontananza entrare nel loro campo.

“Mangiamo con loro? Che idea grandiosa!” esultò il biondo, felice di stare in compagnia dei suoi amici.

“Ma non avevi detto che ci saremo riuniti subito dopo pranzo?” chiese Sasuke, smorzando l’euforia di Naruto.

“Infatti sarà così, ma solo per oggi io e i miei due colleghi abbiamo preferito riunirvi da subito per spiegarvi in cosa consisterà il vostro allenamento, riuscendo a guadagnare del tempo prezioso!” gli spiegò seriamente.

“Ehilà!” salutò euforico Kiba in groppa al suo fedele amico a quattro zampe.

“Mi auguro che terrai quel coso pulcioso lontano da noi mentre mangiamo, vero?” asserì indispettita Ino.

“Se c’è qualcuno che deve stare lontana quella sei tu e non Akamaru, chiaro?” le rispose a tono l’Inuzuka.

“Piantatela di litigare voi due, non fate altro tutte le volte che vi vedete… che seccatura!” brontolò Shikamaru, sedendosi pesantemente sul manto erboso accanto a Sasuke.

“Sempre scocciato Nara?” lo derise Temari, sedendosi accanto ad Ino, seguita da una sorridente Ten Ten e da un’imbarazzatissima Hinata, rossa in volto alla vista di Naruto.

“Taci cry baby!” la ammonì Shikamaru.

“Non chiamarmi in quel modo!” urlò inviperita la bionda di Suna.

“ADESSO BASTA!” tuonò Asuma, stanco di sentire i suoi due suoi allievi battibeccare per quello strano nomignolo con cui il Nara era solito affibbiare alla compagna.

“Denoto con piacere di non avere solo io problemi di litigi!” intervenne sarcasticamente Kakashi, ridendo da sotto la maschera dopo aver lanciato uno sguardo fulmineo a Sakura e a Sasuke.

“Già…” sospirò rassegnato Asuma, spegnendo la sigaretta: “… il più fortunato è Yamato, dico bene amico mio? Tu non hai questi generi di problemi, vero?” battendogli bonariamente una mano sulla schiena.

“Non di questo tipo, ma di un altro sì e sinceramente non so cosa sia peggio, se il mio o il vostro!” rispose il Capitano, guardando Kiba intento ad accarezzare e a giocare con il suo cagnone, grattandosi l’orecchio con la punta del piede.
Gli Inuzuka erano un clan piuttosto strano, poiché si relazionavano molto con i cani – loro compagni di combattimento – dimenticandosi spesso e volentieri di come comportarsi e di come collaborare insieme alle altre persone e Kiba non era di certo un’eccezione.

“Ognuno le sue noie!...” accendendosi l’ennesima sigaretta: “… ORA…” richiamando l’attenzione di tutti i ragazzi: “… mentre mangiate ci ascolterete attentamente, intesi? Dunque…” proseguendo dopo essersi accertato di avere tutti gli occhi puntati su di lui: “… Come sapete, siete gli unici Genin autorizzati ad andare in missione e questo solo grazie alle vostre abilità ninja. Ciò nonostante, il pericolo è molto alto e si è pensato di unire le forze per poter riuscire a fronteggiare eventuali attacchi da parte dei nemici. Solo per oggi, ogni squadra si sottoporrà ad una simulazione analoga mentre gli altri team osserveranno attentamente gli eventuali punti deboli in attacco e in difesa, permettendo così di correggersi e di migliorarsi ulteriormente. Da domani, affronterete insieme la simulazione seguendo non solo gli insegnamenti di noi maestri, ma anche le disposizioni che vi verranno date dagli strateghi delle vostre squadre… Shikamaru, Neji e Sakura!...” facendo sobbalzare la rosa: “… La mattina invece, i team seguiranno gli allenamenti singolarmente, cercando di migliorare le lacune che verranno riscontrate nella giornata di oggi, avete capito tutto? Avete domande?” chiese seriamente Asuma.

“Come faremo a seguire le indicazioni degli strateghi se dovremo combattere con le nostre strategie di squadra? Sì, insomma… Neji conosce il mio modo di combattere mentre gli altri due no e la stessa cosa riguarda anche gli altri team!” fece notare Ten Ten, alquanto titubante.

“E’ per questo che ci alleneremo insieme, per farvi conoscere! Quello che Asuma vi ha spiegato sembra difficile, ma in realtà è più facile di quanto pensiate. Durante un combattimento, l’obiettivo è solo quello di annientare il nemico e ogni suggerimento per sopraffarlo è sempre utile, indifferentemente da chi ve lo esponga!” le delucidò Yamato.

“Sapete già quando partiremo per la prima missione? Non vedo l’ora!” domandò Ino con gli occhi sognanti.

“Capisco la tua smania di partire, tipica di noi ninja, e se ti fa piacere, ti informo che avrete una missione a settimana, contenta?” sentenziò Asuma.

“Una a settimana? Wow, così avrò i soldi per permettermi qualche porzione extra di ramen da Ichikaru… i miei zii mi hanno ridotto la paghetta!” esclamò eccitato Naruto all’idea di farsi una scorpacciata del suo piatto preferito, scatenando l’ilarità di quasi tutti i presenti.

“Baka!” dissero all’unisono Sasuke, Sakura, Shikamaru e Neji.

“Potrai mangiare ramen più di quanto immagini! Le vostre missioni sono state catalogate a livello B e di conseguenza la paga, seppur dimezzata, sarà quella prevista per i Chunin!” specificò Kakashi, rimasto in silenzio per tutto il tempo.

“Wow!” esultò il biondo, alzandosi in piedi e iniziando a saltellare dalla gioia.

Sakura sorrise appena, ma non per la buffonaggine del compagno, ma per l’informazione appena ricevuta. Con il compenso più alto, non solo avrebbe contribuito maggiormente alle spese mensili di casa, ma avrebbe anche potuto accantonare, all’insaputa del padre, una piccola somma e racimolare lentamente la cifra necessaria per sostenere il costo delle cure termali mettendolo alle strette e costringendolo a partire, garantendogli così una perfetta guarigione.

“U-una a s-settimana?” chiese timidamente Hinata, interrompendo il balletto gioioso – osceno – di Naruto.

“Sì, dobbiamo rifornire i villaggi del nostro Regno. Inizialmente ci dedicheremo a quelli più vicini a Konoha, poi pian piano ci spingeremo sempre più a Nord in base a quando termineranno le loro provviste consegnate poco tempo fa dai nostri alleati del Regno dell’Aria, ora in stato d’allerta!” le delucidò Asuma.

“Temari, il tuo Regno era l’unico a non essere stato attaccato, hai qualche notizia da tuo padre o dai tuoi fratelli?” domandò Neji.

“Non di recente! Le ultime notizie le ho ricevute prima di Natale in cui mi vietavano di ritornare a Suna e di rimanere qui a Konoha, proprio come Ten Ten!” rispose con un alone di preoccupazione stampato sul viso.

“La situazione sembra essersi normalizzata ma è necessario rimanere in guardia almeno per un altro periodo, poi i Regni valuteranno separatamente se continuare lo stato d’allerta oppure no!” puntualizzò Kakashi.

“Che seccatura… se abbiamo finito tutti di mangiare, possiamo iniziare le simulazioni?” propose Shikamaru.

“Subito? Ma non possiamo riposarci un altro po’?” protestò Kiba, spaparanzato comodamente contro Akamaru.

“Tze… piantala di fare lo scansafatiche, alzati e muoviti!” lo rimproverò Sasuke, già in piedi pronto per iniziare.

****

I tre maestri condussero i ragazzi nell’Arena dell’Accademia e dopo aver attivato le arti magiche con una serie di sigilli, crearono uno scenario roccioso per l’inizio della simulazione.
Il paesaggio era sprovvisto di qualsiasi copertura ambientale, obbligando pertanto gli allievi a combattere ininterrottamente contro una decina di ninja fantocci, maggiormente potenziati, fino al loro completo annientamento.
Il primo team ad iniziare fu quello degli Hyuga, seguito dal 5 e per ultimo dal 7.
I ragazzi non impegnati nella prova si disposero accanto ai Jonin, osservando attentamente gli altri concentrati nella prova, specie i tre strateghi che dovevano carpire più informazioni possibili per poter adempiere adeguatamente al ruolo affidatogli all’interno della squadra e aiutare i propri compagni a correggere le loro imperfezioni.

Sakura non si meravigliò della bravura delle due squadre, anzi, si sentì maggiormente motivata ad impegnarsi e a migliorarsi di più per diventare come loro: forte e temuta!

Quando toccò al suo team, respirò profondamente prima di posizionarsi al suo posto, ignorando l’incoraggiamento di Naruto.

“Stai in guardia e usa i sensi!” le suggerì – ordinò – invece Sasuke.

“Lo so benissimo, piuttosto vedi di ascoltarmi!” gli rispose stizzita, alludendo chiaramente al giorno del loro esame.

“Tze… in posizione!” bofonchiò indispettito.

“Piantatela di litigare e rimanete concentrati!” intervenne nervosamente Naruto con uno sguardo determinato e serio, posizionandosi in difesa.

I ninja fantocci sbucarono all’improvviso, obbligando il team 7 ad una difesa continua impossibilitato a reagire.

“Sasuke usa lo Sharingan e unisciti a me per coprire le spalle a Naruto che appena troverà un varco, partirà all’attacco, poi potrai unirti a lui mentre io continuerò a coprirvi!” ordinò Sakura dopo un lungo minuto di osservazione.

“D’accordo!” approvò il biondo, seguito da un semplice assenso con il capo da parte dell’Uchiha.

La rosa poteva solamente spalleggiare i compagni, riuscendo (credendo) nel suo compito, mentre i ragazzi con alcune difficoltà, riuscirono a fronteggiare i nemici senza utilizzare né il Rasengan, né il Chidori, vietatogli categoricamente da Kakashi poco prima di iniziare per evitare un altro incidente come l’ultima volta.

“Bravi tutti i team!” si complimentò Yamato, dopo la fine della prova del team 7.

“Concordo, ma passiamo subito alla vera questione per cui vi abbiamo sottoposto a questa simulazione… Sakura, in quanto stratega, voglio che mi dici se hai notato qualche imperfezione di combattimento!” la interrogò Asuma.

La rosa sbiancò sentendosi sotto esame, ma non poteva lasciarsi sopraffare dalla paura o dall’esitazione: era una Genin e doveva dimostrarlo.

“Team 3: Hinata, esiti troppo prima di partire all’attacco e favorisci il nemico; Ten Ten, ti basi solamente  sulle armi in tuo possesso e prima, quando ne hai perse alcune, non sei riuscita a difenderti adeguatamente; Kiba, tu e Akamaru dovete attaccare singolarmente e non simultaneamente, risultate un bersaglio troppo semplice e visibile da colpire. Le vostre carenze obbligano Neji a coprirvi ripetutamente le spalle senza dargli l’opportunità di partire lui stesso all’attacco!…” sospirando: “… Team 5: Temari, quando lanci il tuo ventaglio tendi ad abbassare la guardia così come Ino quando utilizza il capovolgimento spirituale anche se avrebbe bisogno di più copertura, idem per Shikamaru e la sua tecnica delle ombre. La vostra squadra manca di sincronia proprio nell’utilizzo di queste arti!... Almeno questo è il mio punto di vista!” esponendo in modo conciso le sue osservazioni.

“Sentito? E’ quello che vi dico sempre… che seccatura!” disse Shikamaru con le labbra leggermente incurvate in un sorriso, felice che qualcun altro esponesse le sue stesse teorie.

“Kakashi non mente quanto ti definisce una perfetta stratega! I miei complimenti, sei riuscita a comprendere alla perfezione i punti carenti anche del mio team!” asserì Yamato.

Sakura abbassò il capo, non abituata a ricevere elogi. Timidamente alzò lo sguardo, incrociando l’occhio scoperto di Kakashi, il quale brillava di una luce piena d’orgoglio nelle doti intuitive che aveva dimostrato di possedere.

“Ora sentiamo Neji e Shikamaru… cosa avete notato nel mio team?” chiese l’Hatake, interrompendo il contatto visivo con l’allieva.

“Sakura è una perfetta stratega e lo ha dimostrato egregiamente riuscendo, con le sue disposizioni e sfruttando a pieno le capacità dei compagni, a far superare brillantemente la simulazione al team. Ciò nonostante, il suo ruolo di copertura è risultato insoddisfacente, tanto da costringere Naruto e Sasuke a ritardare i loro attacchi sia per accertarsi della sua incolumità, sia per intervenire direttamente a coprirle le spalle!” espose dettagliatamente il Nara.

La rosa sobbalzò volgendo lo sguardo verso i compagni, trovando Naruto intento a fissare il terreno e Sasuke voltato di lato con le braccia incrociate al petto. Shikamaru non aveva mentito, i suoi compagni l’aveva difesa quando in realtà doveva provvedere lei stessa alla loro sicurezza. Abbassò il capo mortificata, sentendosi nuovamente un peso più che un aiuto, nonostante credesse di aver combattuto discretamente bene.

“Però bisogna ammettere che è molto migliorata rispetto all’ultima volta che l’abbiamo vista in azione!” intervenne prontamente Ino.

“Concordo con te!” aggiunse Temari.

Sakura alzò lo sguardo incredula alle parole delle due ragazze che la fissavano con approvazione, specie la Yamanaka. Anche Ten Ten e Hinata la guardavano allo stesso modo.

“Il tuo problema maggiore…” aggiunse Neji, attirando la sua attenzione: “… E’ che non sprigioni a pieno il chakra!”

“Cosa?” guardandolo esterrefatta.

“Sono d’accordo con le ragazze nell’affermare che sei migliorata tantissimo e per scrupolo ho attivato il byakugan durante la prova, constatando che i tuoi canali per la fuoriuscita del chakra sono liberi, a differenza della prima volta che l’ho utilizzato su di te durante un’esercitazione con Gai in cui sembravano bloccati. Vedrai che se continui ad allenarti con la stessa costanza e determinazione usate fino adesso, riuscirai anche in questa impresa riuscendo a sprigionare a pieno il tuo potere!” incoraggiandola a reagire e a non cedere alla mortificazione.

“Credevo di sprigionarlo tutto!” disse timidamente.

“E’ solo questione di esercizio, più ti alleni, più diventi forte, più riesci a gestire il chakra e a sprigionarlo in tutta la sua potenza. Ricordati che è poco più di anno che riesci a padroneggiarlo ed è normale questa tua difficoltà!” intervenne Kakashi, interrompendo la spiegazione dello Hyuga, ignaro - e tale doveva rimanere, così come tutti gli altri - del sigillo legato all’allieva.

“Vi aiuterete a vicenda a migliorare e a colmare le vostre lacune, d’altronde è proprio questo il motivo per cui i team sono stati uniti! Sono già le sei del pomeriggio, credo che per oggi possa bastare, ci vediamo domani!” disse Asuma, guardando l’imbrunire.

“Concordo anch’io… potete andare!” aggiunse il Capitano.

Sakura si precipitò a recuperare lo zaino, troppo sconvolta dalle verità appena apprese e con l’ansia ricomparsa al ricordo del padre a casa ammalato.
Non salutò nessuno, pensando esclusivamente di raggiungere la propria abitazione.

“Mi dedicherò anima e corpo per aiutarla a migliorarsi e magari riuscirà anche ad appianare quella piccolissima divergenza avuta con me alcuni mesi fa!” disse raggiante Ino, dopo aver visto la rosa sfrecciare verso l’uscita dell’Accademia.

“Piccolissima divergenza? Ma fammi il piacere… Ino-pig!” si divertì a stuzzicarla Kiba.

“Taci cagnaccio pulcioso!” gli ringhiò contro.

“Non sarai sola, tutti noi la aiuteremo… che seccatura!” intervenne il Nara, mettendosi in mezzo ai due litiganti.

“Non ne sarei così sicuro! E’ una noiosa convinta di riuscire da sola in tutto. Dubito che accetterà il vostro aiuto!” interloquì sprezzante Sasuke.

“Questo perché ha sempre avuto a che fare con te che in quanto a tatto lasci molto a desiderare!” lo derise la Yamanaka, facendo trattenere a stento le risate di tutti.

“Tze!” sibilò offeso, colpito sul vivo.

“Spero che unendo le nostre forze riusciremo a farci accettare da Sakura-chan!” sospirò pensieroso Naruto.

“Sicuro! Quando Ino Yamanaka si mette in testa una cosa, la ottiene a qualunque costo! Diventeremo amici di fronte spaziosa, parola mia!” iniziando a ridere istericamente portandosi le mani ai fianchi.

“Che i Kami ci aiutino!” sussurrò impaurito Kiba alla vista della posa della bionda, sapendo che sarebbe stata disposta a tutto pur di raggiungere il suo scopo.

****

Aveva corso senza mai fermarsi e in lontananza scorgeva già la sua casa, quando improvvisamente si sentì afferrare dai capelli, costringendola all’istante a fermarsi e a portarsi le mani all’altezza della parte dolorante.

“Dove vai così di fretta? Non ti sei dimenticata del tuo impegno con noi?” domandò maleficamente Alan, continuando a strattonarla per la chioma fino a condurla all’interno di un vicolo cieco, lontano da sguardi indiscreti.

“Lasciami per favore! Non oggi… devo andare da mio padre, non sta bene!” sperando che almeno in quell’occasione il moro ascoltasse la sua supplica.

“Appunto per lui sai cosa ti aspetta!” sbattendola contro il muro, pronto ad iniziare il suo divertimento spalleggiato dagli altri.

Era inutile tentare di farlo ragionare, Sakura lo conosceva molto bene e sapeva che quando si prefissava qualcosa nessuno riusciva a fargli cambiare idea.
L’unica sua speranza era quella che si stancassero presto e con questa consapevolezza concentrò i sensi, preparando il corpo ad incassare ogni loro angheria…

“Può bastare e ringrazia la mia indulgenza. Dovevi prenderne di più dato che per due settimane hai pensato bene di non farti vedere!”…” gettando a terra il bastone che con cui si era divertito: “… Da oggi in poi ricomincia  il dazio che devi pagare per essere una sporca mezzo sangue che vive nel nostro settore. Sai cosa succederà se oserai sottrarti o ribellarti… e mi raccomando, ricordati anche l’altra mia imposizione, intesi?” afferrandola per il lembo della casacca.

“S-si!” rispose con il fiato corto.

Rimasta sola in quel vicolo buio e sporco si apprestò a curarsi le ferite, chiedendosi del perché il destino le fosse così avverso. Non era una civile, non era una ninja, non aveva e non poteva avere amici. All’inizio aveva accettato la sua sorte per il bene del padre, ma con il tempo si era resa conto di non riuscire più a sopportare il peso di tale decisione. Aveva bisogno d’aiuto, aveva bisogno di confidarsi, ma con chi? Si era esposta troppo e ora, era ormai tardi per parlare…
Era inutile rimuginare sul passato, aveva fatto la sua scelta e doveva continuare a subire seppur con fatica. Si alzò e si incamminò verso casa a testa alta, convinta di continuare per la sua strada.

****

I giorni come le settimane passarono lentamente nonostante i suoi continui impegni. Durante il giorno, fino a sera inoltrata, rimaneva in Accademia ad allenarsi ininterrottamente con i team e prima di rincasare, aveva un appuntamento fisso con Alan e gli altri suoi ex amici, persino nelle giornate in cui ritornava dalle missioni fisse settimanali, che per fortuna, risultavano facili e semplici grazie all’assenza di pericoli.
Si era accorta che gli altri Genin, specie Ino, tentavano di socializzare con lei, ma inutilmente poiché non gli permetteva di instaurare un solo dialogo che non riguardasse gli allenamenti o la missione.
Sasuke veniva considerato il leader indiscusso a cui chiedevano continuamente opinioni o eventuali approvazioni su qualsiasi argomento; tutti tranne lei che continuava a considerarlo il suo nemico giurato e il suo obiettivo da raggiungere, impegnandosi con anima e corpo per potenziare le sue capacità combattive.
Le uniche note positive riguardavano la guarigione del padre, che da oltre due mesi aveva ricominciato a lavorare, le condizioni economiche migliorate grazie ai compensi delle missioni, l’aumento del piccolo fondo destinato alle cure termali del genitore e per ultimo, ma non meno importante, la tranquillità tornata a regnare nella capitale dopo l’attacco al Villaggio dell’Erba.

Era il primo giorno di primavera e i tre team si incontrarono alle prime luci dell’alba davanti ai cancelli di Konoha per partire in missione e ritornare nel primo pomeriggio.
Naruto, seppur assonnato, la salutò calorosamente seguito dalle ragazze e da Akamaru che le saltò addosso per leccarle il viso.

“No!” protestò, sbattendo il sedere a terra.

“E’ contento di vederti!” disse Kiba, sollevando il cane dalla compagna porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi. Mano che ovviamente venne ignorata.

“Ci siamo tutti?” domandò Kakashi comparso dietro la sua solita nuvola di fumo, seguito dagli altri due Jonin.

“Sì!…” rispose Yamato dopo un rapito controllo: “… Andiamo e vediamo di ritornare il prima possibile. Oggi pomeriggio ci aspetta un lavoro molto importante!”

“Del tipo?” chiese sospettoso Neji.

“Niente di quello che immagini, anzi, voglio essere proprio io ad informarvi della bella notizia…” attirando l’attenzione dei ragazzi già partiti in marcia:”… Visto che sono già tre mesi che non subiamo attacchi da parte dei nostri nemici, si è pensato di ripristinare la Festa di Primavera a Konoha che avrà luogo fra una settimana esatta!” esordì Asuma, prendendo la parola al Capitano.

“Davvero? Ci sarà la Festa?” esultò Ino.

“Sì, giusto per smorzare la tensione fra gli abitanti. Siamo stati informati ieri sera dopo gli allenamenti dall’Hokage in persona, chiedendoci di collaborare insieme  ai civili ad altri ninja per l’allestimento delle luci e dei banchetti. Siamo in ritardo rispetto alla tabella di marcia ma se uniremo le forze, dovremo riuscire a preparare il tutto in tempo e festeggiare come ogni anno!” aggiunse Yamato.

“Ma se sarete impegnati al villaggio, chi ci seguirà nei nostri allenamenti?” chiese pensieroso Sasuke.

“Nessuno! Oggi sarete liberi.” gli rispose Kakashi.

“Uffa però! Né la nonna, né lo zio ci hanno detto niente!” brontolò Naruto.

“Il fatto che sei imparentato con loro non ti da il diritto di conoscere ogni decisione presa a Palazzo. Ricordati che sei solamente un Genin!” lo ammonì bonariamente Asuma.

“Che ti importa, pensa solo che ci sarà una Festa! Non vedo l’ora di vedere come viene organizzata qui al Regno del Fuoco!” intervenne sorridente Ten Ten.

“Se oggi siamo liberi ne approfitterò per comprarmi un nuovo kimono… giusto per l’occasione! Chi viene con me?” propose euforica Ino.

“Niente vestiti da cerimonia, ordine tassativo!...” spegnendole subito l’entusiasmo: “… Ricordatevi che siamo ancora in stato d’allerta e i kimoni rallenterebbero la fuga in caso di evacuazione e vi impacerebbero per il combattimento!” le spiegò più dettagliatamente Yamato.

“Non fare quella faccia triste Ino! Pensa solamente a quanto ci divertiremo, perché andremo tutti insieme, vero?” chiese fiduciosa Temari.

“Ovvio! Ma che domande fai?” la rimproverò affabilmente Kiba.

Solo Sasuke e Sakura non risposero alla domanda di Temari, né confermarono le parole dell’Inuzuka, estraniandosi dall’allegro chiacchiericcio dei compagni circa l’evento prossimo.

I team consegnarono i vivere al villaggio e già verso metà mattina erano sulla strada del ritorno.

“D’accordo che dovete allestire il villaggio e prima arrivate, prima iniziate e prima finite, ma non pensate a noi? Sono ore che corriamo ininterrottamente fermandoci a riposare solamente per dieci minuti. Sono stanco e inizio ad avere fame… BRRRRR!” piagnucolò Naruto, confermando il tutto grazie al suo stomaco rumoroso.

“Sei un caso irrecuperabile!” lo rimproverò Kakashi.

“In fin dei conti non possiamo dargli torto, hanno bisogno di riposare! Che ne dite di fermarci da qualche parte?” chiese Yamato ai suoi colleghi.

“Mmm… questo non è un luogo sicuro, siamo completamente isolati. Però possiamo fermarci nella radura che dista a circa mezz’ora di marcia da Konoha e potremo lasciare lì i ragazzi a divertirsi dato che sono congedati dall’allenamento pomeridiano. Noi invece possiamo proseguire, tanto non corrono pericoli. In caso di attacco, i nemici verrebbero localizzati in tempo dalle nostre vedette, correndo in loro soccorso!” propose Asuma.

“Mmm… non male come proposta. Sarebbe un modo come un altro per metterli alla prova! D’accordo, ci sto!” asserì Kakashi.

“Yuppi! Grazie infinite!” esclamò l’Uzumaki, raggiungendo i compagni per informarli.

Dalla radura in questione si potevano scorgere in lontananza i cancelli di Konoha oltre al grande Monte degli Hokage. L’incolumità dei Genin era pertanto garantita.

“Direi che è il posto ideale per lasciarvi a divertire! Potete stare qui tutto il tempo che volete, con l’unica raccomandazione di rientrare al villaggio tutti insieme, chiaro?” ordinò Asuma, accendendosi l’ennesima sigaretta.

“Si!” risposero all’unisono gli allievi.

I tre Jonin li lasciarono soli, fiduciosi che avrebbero seguito le disposizioni ricevute.
Appena si allontanarono, Kiba propose ai ragazzi di cacciare un po’ di selvaggina e chiese alle ragazze se avrebbero provveduto loro al falò necessario per cucinare.
I due gruppi si divisero: quello dei ragazzi si inoltrò verso la boscaglia, mentre quello delle ragazze verso un campo incolto di paglia, utilissima per mantenere vivo il fuoco.

“Ma non siete euforiche per la Festa? Io non sto più nella pelle!” disse Ino a mani congiunte con occhi colmi di felicità.

“C-ci v-vuole proprio un po’ d-di svago!” la appoggiò Hinata.

“Sei dei nostri, vero Sakura?” domandò speranzosa Ino che non aveva mai abbandonato l’idea di instaurare un rapporto amichevole con lei.

Da parte sua, la rosa rimase in silenzio continuando a strappare la paglia dal campo e raggrupparla in piccole fascette.

“Ehi! Ti ha fatto una domanda, potresti anche rispondere!” asserì infastidita Temari che non sopportava quel suo mutismo assunto tutte le volte che sospendevano gli allenamenti.

“Sakura, ci vieni con noi?” chiese nuovamente Ten Ten, parandosi difronte alla rosa.

“NO!” tuonò scocciata.
Fosse stato per lei sarebbe ritornata subito a Konoha, ma a causa della richiesta di Naruto era costretta a rimanere con loro ad oltranza.

“No? E perché?” insistette Ino.

“F-forse ci andrà con qualcun a-altro!” ipotizzò Hinata.

“Dici? E’ così Sakura? Ci andrai con qualcun altro? E con chi?” domandò a raffica Temari, poco convinta dell’intuizione della Hyuga.

“Ma che accidenti volete da me! Lasciatemi in pace!” urlò iraconda Sakura, incapace di comprendere il motivo per cui continuassero a bersagliarla di domande.

Possibile che non capissero che non voleva – poteva -  avere nulla a che fare con loro?
Odiava tutto questo! Odiava tenersi tutto dentro!… Odiava la Festa della Primavera, anniversario dell’inizio della sua segregazione e della sua tortura!

Cercò di trattenere le lacrime ma quando si accorse che le ragazze si stavano avvicinando a lei, gli gettò addosso la paglia raccolta e balzò via in direzione di Konoha.

“Fermati, non puoi andare da sola!” cercò di fermarla Ino pronta a correrle dietro, ma Temari la bloccò per un polso negando con il capo di seguirla.

“Lasciami! Sta disubbidendo alle disposizioni dei maestri. Non voglio che venga punita!” protestò la Yamanaka, cercando di liberarsi dalla stretta ferrea dell’amica.

“Lo faremo, ma tutti insieme, ragazzi compresi. Dobbiamo andare da loro ed informarli di quello che è appena successo!” le spiegò saggiamente Ten Ten.

Naruto aveva adocchiato una lepre abbastanza corpulenta e doveva essere assolutamente sua!

Attivò le sue capacità ninja, iniziando a camminare lentamente e silenziosamente verso l’animale e ormai giunto in prossimità si stava preparando per catturare la preda, quando:

“RAGAZZIIIII!!!” la voce di Ino fece impaurire la lepre che scappò immediatamente.

“Ehi Ino, ma che accidenti ti è preso! Per colpa tua il nostro pranzo se n’è andato!” le inveì contro l’Uzumaki.

“Qui l’unica che se n’è andata è Sakura!” affermò mortificata.

“Cosa? Ma che stai dicendo?” domandò incredulo, raggiunto dagli altri ragazzi.

“Sì, è corsa verso il villaggio, adirata solamente perché le abbiamo chiesto se veniva con noi alla festa!” spiegò tristemente Ino.

“Questa non ci voleva! Se la vedono varcare i cancelli senza di noi, siamo nei guai, specie lei… che seccatura!” asserì scocciato il Nara.

“Allora non ci resta che andarle dietro!” disse con ovvietà Kiba.

“Vediamo di sbrigarci, forse riusciremo a raggiungerla!” aggiunse Neji.

“Addio divertimento! Ma se è l’unico modo per evitarle una punizione, lo accetto più che volentieri!” continuò Naruto, sempre pronto ad aiutare i suoi amici e a sacrificarsi per il loro bene.

“TI SBAGLI!” tuonò Sasuke, talmente furioso da incutere terrore ai suoi stessi compagni.

“Ehi teme, spero che non vorrai farla punire o peggio, farle rapporto!” guardandolo sorpreso per quella reazione esagerata.

“Niente di quello che pensi, dobe! Cercheremo di coprirla… ma si sbagli di grosso se pensa di passarla liscia. E’ ora di finirla con questa pagliacciata del doppio atteggiamento! Non la sopporto più!” ringhiò iracondo, stringendo le mani a pugno. Aveva superato il limite andandosene indispettita per una semplice domanda.

“Che hai in mente?” continuò a chiedergli con preoccupazione, sapendo che quando era in quello stato bisognava aspettarsi il peggio.

“Ancora non lo so, ma mi verrà in mente qualcosa!” balzando in direzione del villaggio senza aggiungere altro.

“Seguiamolo, non mi fido! E mi raccomando, state pronti ad intervenire se dovesse perdere troppo le staffe!” ordinò il biondo agli altri ragazzi, ancora pietrificati dallo sguardo di ghiaccio dell’Uchiha.

Sasuke era scontroso, arrogante, poco paziente, poco loquace… ma era dotato di un autocontrollo formidabile, capace di tenere a bada anche l’ira più funesta. Ciò nonostante, in quell’occasione i suoi occhi si erano iniettatati di sangue come non mai e Naruto temeva che il litigio che avrebbe coinvolto a breve i suoi due compagni di team, potesse andare oltre alle semplici parole…

****

Era ormai giunta in prossimità dei cancelli del villaggio quando fu costretta a fermarsi al ricordo della disposizione dei Jonin di rientrare tutti insieme.

“Maledizione e adesso come faccio?” si domandò osservandosi attorno.

Non si era mai sentita fortunata, ogni cosa non le andava mai per il verso giusto, ma forse la divina provvidenza  si era ricordata di lei.
Poco distante, un calesse carico di tronchi perfettamente tagliati trainato da un commerciante Omega si stava dirigendo all’ingresso di Konoha.

“Forse potrei nascondermi camminando lungo il fianco del carretto e sperare che all’ingresso non decidano di ispezionarlo!” pensò fiduciosa per l’idea avuta.

Lesta, raggiunse il calesse senza farsi notare dal civile posizionandosi a fianco del lato opposto alle guardie, azzerando la sua aurea per non farsi percepire.

“Ci hai messo appena dieci minuti! Passa pure!” sentì dire da una guardia.

“Ve lo avevo detto, con voi ninja impiegati nei lavori faticosi i nostri si alleggeriscono notevolmente guadagnando del tempo prezioso. Vado in centro a scaricare e poi ritorno a caricare altri tronchi. Ne servono tanti se vogliamo issare una pira altissima per il falò della Festa!” rispose il commerciante, oltrepassando i cancelli.
“Pericolo scampato!” sospirò la rosa una volta entrata al villaggio.

Il piano era riuscito alla perfezione e nessuno si era accorto della sua presenza, tanto da permetterle di allontanarsi dal carretto e mescolarsi fra la folla.
Le strade di Konoha erano gremite di persone sorridenti, tutte indaffarate nei preparativi per la Festa. Era strano vedere i volti sereni dopo mesi di paura e di terrore a causa dell’Akatsuki, ma la cosa più strana per Sakura, fu vedere la collaborazione perfetta fra civili e ninja, conoscendo l’ostilità dei primi nei confronti dei secondi.
Allungò il passo per raggiungere il settore Omega, sperando di non dare nell’occhio e di far saltare la sua copertura di fuga dal resto dei Genin.

“Dovrò inventare qualcosa per spiegare il motivo del mio rientro senza gli altri. Dubito che mantengano il segreto… e avrebbero ragione!” pensò amareggiata, portandosi l’unghia del pollice in mezzo ai denti, camminando a testa bassa.

“Guarda guarda chi si vede! Sei arrivata prima del solito!” sogghignò diabolico Alan, afferrandola per un braccio.

Ma non erano a scuola?

“Oggi ti va di lusso, pagherai dazio prima del tempo e questo grazie al preside che ha sospeso le lezioni pomeridiane per permettere a tutto il corpo insegnanti di unirsi agli altri per l’allestimento della Festa di Primavera, contenta?” asserì Jungo, tirandole i capelli talmente forte da costringerla a piegare il capo.

“Lasciala!...”gli ordinò Alan: “… Non qui, c’è troppa gente! Portiamola alla base!” indicandogli con lo sguardo il via vai di persone.

Sakura spalancò gli occhi: possibile che volessero portarla proprio in quel posto?
Eppure conosceva solo un luogo isolato soprannominato a quel modo, perfetto per le loro intenzioni!

La base altro non era che un parco ai confini dei due settori. Era talmente piccolo e sprovvisto di divertimenti che nessun bambino voleva fermarsi a giocare, inoltre a causa della sua collocazione, gli Omega evitavano di sostarci per non incorrere il rischio di incontrare qualche ninja.
Ai tempi in cui credeva di essere una semplice civile e integrata perfettamente nella comitiva di Alan, un giorno, per gioco, si misero alla ricerca di un posto tutto loro, in cui potersi divertire e giocare insieme senza la presenza di altri bambini. Fu Nabiki a trovare quel piccolo piazzamento e dopo averlo approvato all’unanimità, gli diedero il nome di “base” definendolo il loro luogo di incontro… e quella sera lontana, sapeva esattamente dove la stessero aspettando!

“Entra!” la spinse con cattiveria Suzy.

Sakura si guardò attorno, constatando che era rimasto tutto tale e quale di come se lo ricordasse, fatta eccezione per l’erba alta e incolta e del deterioramento dell’unica altalena presente nel centro -  completamente arrugginita -  della panchina di legno tarlato sulla sinistra e della fontanella in muratura sulla destra.
Si soffermò ad osservare attentamente la carcassa arancione arrugginita, mentre la sua mente iniziò a vagare nei ricordi - fin troppo nitidi - di tre anni prima… Alan al centro, affiancato da Jungo e da Saki, Yuki e Nabiki appoggiati a braccia conserte alle travi, Mimì accanto alla fontanella e Susy e Klain a sedere sulla panchina, intente ad ammirare il loro nuovissimo kimono…

Un pugno alla bocca dello stomaco la fece distogliere dai suoi ricordi e colta impreparata, piegò il busto in avanti per il male procuratole dal colpo infieritole.

“Devo usare i sensi!” pensò, stringendo i denti e preparando il corpo ad incassare.

La furia dei ragazzi non aveva eguali, la colpivano e ridevano ininterrottamente non accorgendosi che Alan si era fermato ad osservarla incollerito. Sakura non cedeva, continuava a rimanere in piedi senza emettere nessun suono simile ad un lamento. Per lui era un affronto imperdonabile, come se li stesse deridendo per la loro debolezza nel non riuscire a scalfirla.
Era da diverso tempo che si era fatto questa idea e lui non sopportava di essere inferiore a nessuno, né ai ninja, né tantomeno ad una sporca traditrice mezzosangue.
Doveva pagare per la sua sfrontatezza e in quel luogo c’era qualcosa che poteva aiutarlo nel suo intento.

“Toglietevi, voglio divertirmi da solo!” esclamò, dopo aver recuperato da terra una piccola spranga di ferro.

“Non vorrai usare quella, vero? Alan no! Stai esagerando!” protestò Jungo, sperando di farlo ragionare.

“Sì infatti… lascia stare, ti scongiuro!” lo supplicò Mimì.

“Piantatela di scocciarmi e statemi alla larga!...” tuonò facendoli zittire: “… In quanto a te…” guardando la rosa: “… vediamo se fai ancora la dura con questo!” colpendola con forza all’altezza del polso destro.

“AHHH!” urlò la rosa, afferrandosi la parte colpita che iniziò a sanguinare.

Il ferro era molto più doloroso del legno.

“Finalmente ti sei arresa alla mia forza!” sogghignò compiaciuto nel vederla agonizzante dal dolore.

Sakura strinse i denti provata dal male lancinante. Il polso le pulsava e il sangue usciva copioso.

“Adesso basta!” urlarono Jungo e Saki, ponendosi davanti al loro capo cercando di fermarlo e di fargli gettare a terra la spranga.

“Così rischi di spezzarle le ossa e gli accordi non erano questi! Non possiamo infortunarla pesantemente, sarebbe costretta a saltare gli allenamenti e a spiegare come si è fatta male. Rischiamo di finire in guai grossi per aver infranto la legge!” cercò di ricordagli Yuki.

“Ti sbagli, non finiremo nei guai. La mezzosangue sa benissimo che deve stare zitta se ci tiene a suo padre!” urlò iracondo.

“Basta! Andiamocene subito, ci sono dei ragazzi con un grosso cane che sembrano venire da questa parte!” si intromise con paura Mimì, indicandogli in lontananza la comitiva avvicinarsi velocemente.

Alan gettò a terra la spranga e con un cenno del braccio esortò i suoi compagni a seguirlo, lasciando sola Sakura con gli occhi chiusi e il viso contratto di smorfie di dolore intenta a sorreggersi il polso…

****

“Stringiamoci fra noi! E’ l’unico modo per camuffare l’assenza di un membro!” comandò Neji in prossimità dei cancelli.

“Mm… buona idea!” lo appoggiò Kiba.

I Genin si disposero in circolo con in testa Sasuke, visibilmente furioso.

“Teme vedi di controllarti altrimenti rischi di far saltare la copertura!” gli suggerì Naruto, camminandogli accanto.

“Tze!” ignorandolo e continuando a camminare a passo veloce.

“Già di ritorno? Ma non dovevate trascorrere tutto il pomeriggio alla radura? Asuma…”

“E’ una noia totale… che seccatura!” esordì prontamente il Nara, ammutolendo la guardia.

“Ah!... Un attimo però, devo controllare che ci siate tutti!” intimandogli di fermarsi.

“E perché mai? Non lo vedi già da te?” chiese con la sua solita sfrontataggine Naruto, avanzando con le mani incrociate dietro al capo.

“Ma veramente…?” disse imbarazzato la guardia grattandosi la guancia con l’indice.

“Ci siamo tutti!” interloquì stizzito Neji, oltrepassandolo insieme agli altri.

“Se lo dicono loro, perché dubitare?” si auto consolò la guardia, guardando la schiena dei ragazzi e ritornando alla sua postazione.

“Meno male…” sospirò profondamente Ino: “… Ho sudato freddo quando ci ha chiesto di fermarci!”

“E adesso che facciamo?” domandò Shikamaru a Sasuke, ignorando l’affermazione della compagna.

“Mi sembra ovvio! Andiamo a cercarla!” rispose apatico, dirigendosi verso il settore Omega.

“Ma almeno sai dove abita? Ma soprattutto, sei sicuro di trovarla a casa?” chiese perplesso Kiba.

“E dove vuoi mai che vada! Piuttosto che blaterare, vedi di usare il tuo olfatto insieme ad Akamaru per localizzarla. In questo momento non percepisco il suo chakra!” gli ordinò impassibile.

L’Inuzuka insieme al suo fedelissimo amico iniziarono ad annusare qualsiasi cosa lungo il loro cammino, provocando l’ilarità di Ino.

“Guardatelo quant’è buffo! Sembra anche lui un cane!” sogghignando divertita verso le ragazze.

“Piantala!” la ammonì infastidito Kiba.

Come sospettato da Sasuke, le tracce di Sakura conducevano proprio verso il settore Omega. Era la prima volta che i ninja si addentravano in quelle strade e la curiosità non tardò ad arrivare. Iniziarono a guardarsi attorno, ammirando la semplicità delle costruzioni delle singole abitazioni, molto diverse rispetto a quelle presenti nel loro quartiere.

“E’ carino!” disse Temari, continuando a guardarsi attorno.

“Cry baby, ti ricordo che non siamo in gita scolastica… che seccatura!” la richiamò il Nara, sbuffando sonoramente.

“Smettila di chiamarmi in quel modo!” tuonò la bionda, pronta ad afferrare il suo ventaglio issato dietro la schiena.

“Calmatevi! Ricordatevi che siamo qui per uno scopo ben preciso… consideratevi in missione, intesi?” li fulminò Neji.

“S-secondo v-voi c-ci f-farà entrare i-in casa?” domandò timidamente Hinata.

“Lo farà! O con le buone o con le cattive!” le rispose a denti stretti l’Uchiha.

“Ecco, ci siamo! Percepisco il suo odore fresco, segno che recentemente è passata da questa parte!” esclamò seriamente Kiba.

“Perfetto!” sussurrò Sasuke.

Il passaggio dei Genin nel settore Omega non passò di certo inosservato fra i civili, visibilmente infastiditi e contrariati, specie nei confronti dell’Inuzuka in groppa ad Akamaru che continuava a fiutare l’aria.

“Ma che hanno da guardare in quel modo?” domandò infastidita Ten Ten.

“Sono civili e ci odiano!” sibilò Ino.

“Che ingrati! Noi rischiamo la vita per proteggerli e loro che fanno? Ci guardano male!” ringhiò Temari.

“Comunque è solo nel vostro Regno che i civili si comportano così. Nel mio e in quello di Temari, la convivenza è tranquilla e piena di rispetto reciproco!” affermò Ten Ten.

“Qui no, e p-purtroppo d-da t-tempi im-memo-ri!” le delucidò Hinata.

“L’odore si intensifica giù per questa strada deserta!” disse Kiba, indicandola.

“Sì, inizio a percepirla anch’io!” asserì seriamente Sasuke.

Eppure c’era qualcosa di strano nel chakra della compagna: lo sentiva aumentare e diminuire continuamente, come se fosse impegnata in un combattimento.

“Ma che sta succedendo?” si domandò attivando lo Sharingan con il quale avrebbe ottenuto una risposta immediata, seguito a sua volta da Neji con il byakugan.

“La stanno attaccando!” esclamò allibito lo Hyuga.

“Cosa?” dissero increduli gli altri, iniziando a correre dietro a Sasuke già lanciato in direzione della compagna, grazie alla sua abilità oculare ancora attivata.

Dopo meno di un minuto si trovarono davanti ad un piccolo parco deserto e trasandato e lì, al centro e in piedi, videro la loro compagna racchiusa in una smorfia di dolore acuta, impegnata a comprimersi una ferita sanguinante al polso destro.

“Sakura, che hai fatto?” urlò Ino visibilmente preoccupata, facendo sobbalzare la rosa per lo stupore di trovarseli tutti davanti a lei e per di più, nel suo settore.

Che fossero proprio loro la comitiva indicata da Mimì un attimo prima?

“C-che ci fate qua?” osò chiedere, cercando di non dar a vedere il dolore lancinante al polso.

“Chi erano quelli?” domandò gravemente Neji dopo aver disattivato il byakugan , ignorando la domanda.

“Q-quelli chi?” facendo finta di non capire a chi si stesse riferendo.

“Non mentire! Ho visto che eri accerchiata da sette ragazzi!” attivando nuovamente la sua abilità oculare, come a conferma della sua affermazione.

“Amici!” si affrettò a rispondere – anche troppo.

“Dici? E allora perché ti stavano picchiando?” continuò lo Hyuga.

“T-ti sbagli!... Stavamo facendo un gioco… un gioco fra civili!...” mentendo spudoratamente per mantenere la segretezza di quello che era costretta a subire ormai da anni: “Ora andatevene da qua!” volgendo lo sguardo verso il basso, incapace di reggere quello dei compagni che la guardavano chi seri, chi preoccupati.

“RISPONDI E PIANTALA DI MENTIRE!” tuonò l’Uchiha, facendola ancora una volta sobbalzare.

“Ma che vuoi da me! Se è perché me ne sono andata, sappi che non mi importa niente e affronterò la punizione che mi spetta per aver disubbidito… Tanto ormai ci sono abituata!” asserì sarcasticamente, come a riferirsi del giorno in cui utilizzò il chakra curativo all’esame Genin.

“Importa a me e a tutti quanti noi! Siamo stanchi del tuo atteggiamento!… Perché quei civili ti hanno attaccata e perché non ti sei difesa?... Ti ho visto mentre subivi inerme!” domandò iracondo, puntandole addosso lo Sharingan.

Era in trappola, l’avevano scoperta grazie alle loro abilità oculari. Ogni tentativo di raggirare l’episodio sarebbe risultato nullo, ma doveva tentare per la sicurezza del padre.

“Sono affari miei!” sussurrò a fil di voce.

“Ti sbagli! Lo sono di tutti… ti ricordo che fai parte di un team, il mio, unito ad altri due!” la ammonì pesantemente.

Nessuno dei presenti osò intervenire, nemmeno Naruto il cui litigio che aveva previsto stava per iniziare. Doveva solo accertarsi che Sasuke riuscisse a controllare la sua ira, ormai esplosa davanti alla continua testardaggine e al mutismo persistente della rosa.

“Sakura, ti scongiuro dacci l’opportunità di aiutarti e di essere finalmente amici!” provò ad incoraggiarla Ino, mostrandole un sorriso sincero.

“Aiutarmi? Amici?... Nessuno può aiutarmi, io non posso avere amici!” urlò esasperata, ignara che una lacrima solitaria fosse sfuggita al suo controllo, rigandole una guancia.

“Ma perché dici così? Non è vero! Noi vogliamo veramente diventare tuoi amici ma sei tu quella che ce lo impedisce!” insistette la Yamanaka.

“Ho i miei motivi! Adesso andatevene!” stringendo gli occhi e abbassando il capo.

“No Sakura-chan! A questo punto pretendiamo di conoscere ogni cosa e non ci muoveremo da qua fino a quando non avremo ottenuto tutte le risposte!” intervenne con decisione Naruto, trovando l’appoggio dei compagni che si limitarono ad annuire con il capo, a differenza di Sasuke che continuava a guardarla con astio.

Se prima era in trappola a causa delle abilità oculari dello Hyuga e dell’Uchiha, ora non aveva più possibilità alcuna di un’ancora di salvezza. Era lampante la determinazione che dimostravano i compagni nel pretendere la verità anche a costo di utilizzare i propri poteri, quali il capovolgimento spirituale di Ino, per estorcerle tutte le informazioni.
La divina provvidenza l’aveva abbandonata - di nuovo!

“Immagino non abbia scelta!...” disse rassegnata, continuando a fissare il terreno: “… D’accordo, ma dovete promettermi di non farne parola a nessuno ma soprattutto…” alzando lo sguardo con rabbia: “… dovete promettermi che dopo mi lascerete in pace una volta per tutte, intesi?”

“PARLA!”

L’ordine perentorio di Sasuke rimbombò all’interno di quel piccolo parco, lasciando finalmente libero sfogo a tutta la sua collera, trattenuta per troppo tempo.
Sakura si sentì pervadere da mille brividi di terrore, di paura… atterrita dallo sguardo glaciale del compagno che imperterrito continuava a puntarle contro.
Era giunta la resa dei conti e non aveva più né la forza, né il coraggio di continuare ad opporre resistenza. Consapevole di ciò, sospirò profondamente prima di iniziare il suo racconto…

Cominciò dal principio, dai tempi dell’asilo in cui venne derisa, scartata da tutti i bambini per il suo aspetto insolito derivato dal colore degli occhi e dei capelli, fino a quando Alan insieme ai suoi amici la difesero facendola entrare nella loro comitiva. Raccontò di quanto si sentisse felice e protetta stando in quella compagnia, nonostante le divergenze nate ogni qualvolta elogiasse i ninja, per i quali nutriva una sorta di ammirazione e di invidia per non essere come loro, sentimenti completamente opposti a quelli provati dagli Omega. Sorrise amaramente nell’affermare che venisse continuamente perdonata anche se le loro idee fossero diverse, almeno fino al giorno della gita scolastica… l’inizio di tutto!
Spiegò di come gli insulti e gli sguardi pieni di disprezzo non tardarono ad arrivare da parte di tutti i civili, diffamandola di essere una vergogna vivente per il padre e che non meritasse una simile sciagura nell’avere una figlia come lei: una mezzosangue, un rifiuto della società.
Disse che il primo pestaggio avvenne in concomitanza al suo compleanno, proprio per mano dei suoi stessi amici che l’accusarono di avergli sempre mentito circa le sue vere origini e che vani furono i disperati tentativi nel fargli comprendere la sua completa estraneità. Raccontò di come si accanirono contro di lei, picchiandola fino a farla sanguinare e strappandole addirittura il suo nuovissimo kimono, regalo del padre, dicendole che non era degna di indossare un abito da cerimonia. Alan poi, la minacciò di non raccontare a nessuno di quello che era accaduto altrimenti si sarebbero vendicati proprio sul padre, anziano e incapace di difendersi, estorcendole con la forza la promessa di continuare a subire inerme i loro pestaggi come forma di punizione per vivere, e quindi di infangare con la sua presenza, il settore Omega.
Illustrò nei dettagli di quanto la minaccia di Alan fosse reale e di quante volte suo padre fosse stato costretto a far riparare le finestre di casa, rotte continuamente dai lanci delle pietre e che esasperato e stanco di questi continui atti vandalici, decise di accendere un mutuo per aumentare le difese della loro abitazione, innalzando la recinzione, fissando le inferiate ovunque e isolando acusticamente l’interno della casa stessa, per non essere più costretti a sentire gli insulti dei civili che le rivolgevano ogni qualvolta passassero da quelle parti. Per lei fu chiaro comprendere di quanto fosse semplice per Alan prendersela direttamente con il genitore e non poteva nemmeno riferirlo alle autorità, poiché non sarebbero state in grado di proteggere a pieno il suo adorato padre, in quanto civile e quindi costretto a vivere in quel settore, esponendolo maggiormente al pericolo. Non c’era soluzione alcuna se non quella di sottostare al volere del suo ex amico e così accettò, seppur a malincuore, di subire silenziosamente le loro angherie che andavano avanti da ormai tre anni.

“… E questo è tutto!” concluse tristemente, continuando a fissare il terreno.

I Genin avevano ascoltato quel racconto straziante senza mai interromperla, provati dalla rabbia e dal dispiacere nell’apprendere di quanto patimento fosse stata costretta a subire la loro compagna e dall’obbligo perenne di non poterne fare parola con nessuno.
I ragazzi avevano cercato di soffocare la collera stringendo i denti e i pugni, mentre le ragazze, più emotive, avevano lasciato che le lacrime scendessero copiose dai loro occhi.

“Dovevi dircelo! Siamo una squadra, una famiglia… e insieme avremo trovato una soluzione!” disse Naruto, spezzando quel silenzio tombale.

“Non potevo e comunque non c’è rimedio. Sono una diversa e a nessuno interessa la mia sorte!” affermò convinta.

“Ti sbagli… a noi importa!” la corresse Ino, continuando a piangere.

“Dici? Non direi proprio… non sono una civile e nemmeno una kunoichi. Per tanto mi sforzi e mi impegni sono più debole di tutti voi… sono un peso… un impiastro!” alzando lo sguardo verso l’Uchiha.

Sasuke incassò il colpo, stringendo più forte i pugni nascosti all’interno delle tasche dei suoi pantaloni.
Impiastro era l’appellativo con cui l’aveva definita il giorno della formazione dei team!

“Non ti abbiamo mai giudicata così e non ci importa niente se hai ereditato il chakra dai tuoi avi. Sei una kunoichi, sei una di noi e se in passato ci sono state delle incomprensioni posso affermare con assoluta certezza che si sono completamente appianate e lo dimostra il fatto che siamo tutti qui, davanti a te, pronti ad offrirti il nostro sostegno!” dichiarò con convinzione Naruto.

“Preferisco rimanere una completa esclusa, piuttosto che una a metà! Anche i ninja mi degradano per la mia condizione… li ho sentiti più volte… Orochimaru… al negozio d’armi…!” abbassando il capo.

“Orochimaru è un’idiota e non lo devi ascoltare!” esclamò iracondo Neji.

“E t-ti s-bagli a-anche s-su Shena e l’altra cliente! H-hai f-frainteso uscendo prima dal negozio!” si intromise Hinata, attirando gli sguardi su di sé.

“Che vuoi dire? Spiegati meglio!” la incoraggiò il cugino, poggiandole una mano sulla spalla.

La Hyuga prese un profondo respiro e puntando i suoi occhi perlacei verso la rosa, continuò:

“E’ vero che hanno detto che eri fortunata a frequentare l’Accademia insieme all’ottimo partito dei tre Regni, uscendo dal negozio subito dopo questa affermazione!…” sospirando ancora: “… Ma non hai sentito il seguito in cui affermavano di volerti conoscere e darti il benvenuto nel nostro settore, accogliendoti e mettendoti a proprio agio per non farti sentire un’esclusa… opinione condivisa da tutti i ninja! Lo so con certezza perché ero presente anch’io quando ne parlavano e ti ho riconosciuta dai capelli… per me m-molto b-belli!” esponendo i fatti passati. La timidezza di Hinata la portava a balbettare continuamente ma se presa da una forte determinazione, riusciva a controllare il suo difetto parlando normalmente, proprio come in quell’occasione.

“Perché non glielo hai detto? Le avresti evitato questo fraintendimento!” constatò Kiba.

“I-io… i-io n-non c-cre-devo c-che… c-che…” ed ecco che sentendosi aggredita, la timidezza aveva preso il sopravvento, facendola balbettare talmente tanto da non riuscire a completare la frase.

“Non ha nessuna importanza…” lanciando uno sguardo amichevole a Hinata: “… Non cambia la mia situazione e la mia decisione! Vi ho raccontato tutto, ora tocca a voi mantenere la promessa di lasciarmi in pace!” incamminandosi verso l’uscita del parco.

“E hai intenzione di continuare a subire i pestaggi?” le domandò contrariato Sasuke appena le giunse accanto.

“Sì… ma non è un male, anzi, gli sfrutto a mio vantaggio allenandomi a concentrare i sensi, ma cosa più importante…” guardandolo con la coda dell’occhio: “… riesco ad incassare ogni colpo, rimanendo in piedi!” oltrepassandolo senza aggiungere altro.

Se ne andò, lasciandoli assorti nei propri pensieri e se da un lato si sentiva alleggerita per essersi finalmente confidata con qualcuno, dall’altro si sentiva una perdente, consapevole di non poter mai raggiungere il suo obiettivo – Sasuke - che per tutto il tempo aveva continuato a guardarla con astio, percependo il suo sguardo pungente addosso anche quando evitava il contatto visivo con lui.
Aveva fallito, deludendolo su tutti i fronti con l’ammissione totale di essere una debole, capace solamente di subire e di non reagire.
Con questa certezza nel cuore e nella mente, iniziò a correre verso casa liberando le lacrime che per troppo tempo aveva cercato di non far uscire.

****

L’ultima affermazione della rosa lo aveva costretto a stringere talmente i denti e i pugni da rischiare di ferirsi il labbro e le mani. Era tutto così chiaro adesso: le angherie subite non servivano solamente a tener fede alla promessa strappatole a forza per la salvaguardia del padre, ma anche per dimostrargli di essere una valida compagna di squadra.
Seppur più volte le aveva fatto notare le sue scarse capacità combattive nel peggiore dei modi -  degradandola - in realtà volveva solamente spronarla e aiutarla a colmare le sue lacune.
Per tutti i Kami, perché aveva ereditato il carattere scontroso degli Uchiha e non quello giovale della madre e del fratello? Sarebbe stato tutto molto più semplice…

“Maledizione!...” urlò iracondo Naruto: “… Non lo accetto! Non accetto di non poter fare niente per aiutarla! Non è giusto… e tutto perché glielo abbiamo promesso!” calciando dalla rabbia una sbarra di ferro trovata accanto a lui.

Questa cadde proprio davanti ai piedi di Sasuke che la guardò. Tracce visibili di sangue fresco gli saltarono subito agli occhi e l’immagine di Sakura agognante con il polso stretto e sanguinante gli tornarono alla mente.
Era l’arma che quei vigliacchi avevano usato per picchiarla!

Sentì la rabbia scorrergli nelle vene e senza dire niente, si incamminò a passo svelto con uno scopo ben preciso.

“Ehi teme, dove vai?” domandò sorpreso l’Uzumaki, vedendo l’amico andarsene con un’espressione indecifrabile stampata sul viso.

“E’ ovvio no?... A dare una bella lezione a quei vermi!” asserì tutto di un pezzo.

“Cosa? Ma le abbiamo promesso…”

“Ne sei proprio sicuro?” gli fece notare con un ghigno malefico che non prometteva nulla di buono.

“Ma certo!...” asserì entusiasta il Nara, battendo un pugno sul palmo aperto: “… Sasuke le ha ordinato di parlare prima che noi accettassimo la sua richiesta! Sei un grande Uchina… che seccatura!” spiegando così ai compagni cosa intendesse dire il loro leader indiscusso.

“Già, è vero!” esclamarono all’unisono i Genni, sereni e soddisfatti dopo la delucidazione di Schikamaru.

****

Fu molto facile scovare la comitiva che importunava Sakura, sia grazie al fiuto infallibile di Akamaru e di Kiba, sia per la conferma di Sasuke e di Neji, che riconobbero i ragazzi grazie alle loro abilità oculari.
Erano appollaiati lungo la riva di un torrente nei pressi della periferia del settore Omega. Ridevano e scherzavano fra loro tranquillamente come se l’episodio al parco non fosse mai accaduto, mandando letteralmente su tutte le furie Naruto.

“Guardateli, non dimostrano minimamente nessun risentimento per quello che hanno fatto a Sakura-Chan!” asserì contrariato, stringendo i pugni.

Sasuke si guardò attorno, studiando il perimetro circostante. Il luogo sembrava isolato dal resto della civiltà, ma la prudenza non era mai troppa e bisognava prendere tutte le precauzioni possibili ed immaginabili, per evitare di essere scoperti ad infrangere la stessa legge che per anni quelle serpi maledette avevano trasgredito.

“Ascoltatemi bene…” richiamando l’attenzione: “… Ci servono dei pali che ci avvertano tempestivamente dell’arrivo di qualcuno! Loro sono in otto e noi in dieci contando anche Akamaru, quindi due adempiranno al ruolo di guardia e proporrei proprio quest’ultimo insieme a Kiba, sfruttando il loro infallibile olfatto!” esponendo la sua idea.

“Perfetto! Come stratega non avrei saputo fare di meglio!” affermò Neji, incurvando le labbra all’insù.

“Uffa però! Volevo divertirmi anch’io!” protestò Kiba, incrociando le braccia al petto.

“Non siamo qui per divertirci, ma per porre fine una volta per tutte alle angherie nei confronti di Sakura-Chan… Allora, chi prende chi?” domandò Nasuto, scrocchiandosi le dita.

“Prendetevi chi vi pare, tranne Alan… quello è mio!” comandò Sasuke alzandosi in piedi dal loro nascondiglio, dirigendosi a passo spedito, seguito dagli altri, verso il luogo che presto sarebbe diventato un campo di battaglia che li avrebbe visti vincitori indiscussi…

“Ehi chi sono quelli?” chiese Yuki, accorgendosi di un gruppo di ragazzi avanzare spediti nella loro direzione.

“Sono ninja! Guardate, hanno il copri fronte!” esclamò allibita Nabiki.

“Cosa?...” tuonò il loro capo, balzando in avanti: “… Che ci fate qua? Questo non è il vostro territorio!” asserì iracondo, mostrando di non avere nessuna paura.

“Chi di voi è Alan?” domandò impassibile Sasuke, poiché durante il pestaggio lo vide solamente di spalle.


“Io, perché?” gli rispose con sfida.

Alan si sentì afferrare all’improvviso al collo lasciandolo basito e senza respiro. A fatica riuscì ad aprire gli occhi e respirando con difficoltà, puntò lo sguardo sul volto – a lui famigliare - di quel ninja che lo aveva immobilizzato. Abbassò la vista, ormai offuscata, verso lo stemma stampato sulla tasca dei pantaloni del moro, distinguendo perfettamente la forma di un ventaglio.

“U-chi-ha!” sibilò a stento.

“Esatto!” lasciando la presa e sferrandogli una potente ginocchiata alla bocca dello stomaco.

Alan si piegò in avanti, sputando saliva e spalancando gli occhi per il male causatogli dal corpo infieritogli, ma Sasuke non gli diede il tempo di portarsi le braccia attorno all’addome che gli afferrò i capelli costringendolo a guardarlo dritto negli occhi.

Lo osservò attentamente, riconoscendo in lui quel ragazzo civile intravisto all’ultima festa al tempio per festeggiare il nuovo anno. Ricordava perfettamente di aver provato una specie di avversione nei suoi confronti e ora, saputa la sua identità e il motivo che lo legasse a Sakura, sentiva di odiarlo nel suo più profondo.

“Lascialo andare!” urlò Mimì, cercando invano di togliere la presa dal suo amato.

“Non ti intromettere!” le inveì contro Ino, afferrandola per i capelli.

“No! Lasciali… li ho appena lavati e messi in piega. Così mi vanifichi tutto!” starnazzò, dimenticandosi di Alan.

“Cosa? Stai dicendo che tieni più ai tuoi capelli che al tuo amico?...” ringhiò, mostrando i canini appuntiti: “… Sei meno di zero, non vali niente rispetto a Sakura! Lei non ha esitato un solo istante a tranciarsi la sua bellissima chioma rosata per proteggere i suoi compagni! Meriti una punizione!” asserì iraconda, impegnando una mano a tenere in tiro la chioma di quell’ingrata e con l’altra a caricare il chakra.

Bastò un trancio netto all’altezza dell’attaccatura dei capelli per vederli liberarsi al vento…

“Ahhhhh!” urlò Mimì in preda al panico, toccandosi la testa ormai semi rasata.

I Genin sogghignarono compiaciuti: Ino aveva dato inizio allo spettacolo!

“S-sakura? Voi la conoscete?” osò chiedere terrorizzato Jungo.

“Sì, è la nostra compagna di team!” gli rispose Naruto avvicinandosi pericolosamente a lui.

“Maledetta, ha fatto la spia!” affermò, tentando la fuga.

“Dove credi di andare?...” acciuffandolo per un braccio portato all’istante dietro la schiena: “… Per tua informazione non ha parlato…” mentendo: “… vi abbiamo visti… prima… al parco!” aumentando la presa fino a sentire il rumore delle ossa spezzarsi: “… Ops!” disse infine, falsamente dispiaciuto.

“Bastardo, mi hai rotto un braccio!” lo accusò dolorante, cadendo a terra.

“E questo è niente! Ci sono tre anni di angherie che dovete pagare!” iniziando a calciarlo e a tirargli pugni, cercando questa volta di moderare la forza…

“Sei una iena! Guarda cosa hai fatto ai miei bellissimi capelli!” piagnucolò Mimì.

“E aspetta di vedere cosa combinerò al tuo bel visino!” le disse sarcasticamente Ino, incominciando a schiaffeggiarla ripetutamente…

“Andiamocene via Nabiki!” asserì terrorizzata Suzy.

“Lo diciamo noi quando potete andare!” tuonò Temari, parandosi di fronte alle due ragazze insieme a Ten Ten.

“Sai Temari, sin da piccola ho sempre voluto fare la parrucchiera!” sogghignando, chiaramente intenzionata a voler infliggere la stessa punizione toccata a Mimì.

“Accomodati pure!” l’appoggiò Temari, afferrando e tirando le chiome delle due ragazze avvolte dalla paura più totale.

“Nooooo!” gridarono le due civili nel momento esatto in cui Ten Ten le tranciò di netto i capelli.

“Vipere!” le sputò contro Nabiki.

“E aspetta di vedere quanto siamo velenose!” rispose prontamente Temari, afferrandola per la maglietta.

“Non la toccare, è nuova!” schiaffeggiandola sulla mano per farle togliere la presa.

“Pessima mossa, carina!...” piegandole all’insù il polso, obbligandola ad urlare dal male: “… Hai detto che è nuova? Bene, te la ridurrò a brandelli proprio come avete fatto con il kimono nuovo della nostra amica!” e senza indugiare oltre, gliela strappò di dosso lasciandola in biancheria intima dalla quale uscirono diversi batuffoli di cotone, provocando l’ilarità delle Kunoichi.

“Nabiki, ma allora…?” disse incredula Suzy, indicandole il seno piatto.

“E tu? Sei falsa o naturale?” domandò divertita Ten Ten.

“I-io… no! Lasciatemi stare!” supplicò, portandosi le braccia a comprimersi il petto.

“Non ancora!” si affrettò a risponderle la castana e con una mossa fulminea le allontanò le braccia, strappandole a sua volta la maglietta: “… Naturale!” constatò poi, gettandole addosso il lembo strappato.

“Vi siete divertite abbastanza, adesso basta per favore!” implorò Nabiki, iniziando a piangere disperatamente.

"E voi? Avete mai ascoltato anche solo una volta le suppliche di Sakura? No, avete sempre continuato a pestarla e non vedo perché dovremo riservarvi un trattamento diverso!” le rispose con astio la bionda di Suna, imitando Ino supportata da Ten Ten…

Hinata era l’unica ad essersi allontanata dal resto dei compagni, dirigendosi con sicurezza verso una specie di botte in acciaio posta in prossimità della riva del torrente. Giunta a destinazione, arrestò la marcia sfoggiando un ghigno divertito e lentamente si piegò sulle ginocchia guardando all’interno.
Lì, accovacciata e tremante, trovò l’ultima ragazza civile – Kalin – con la testa nascosta fra le braccia e le gambe.

“Ehi?” la chiamò dolcemente, mostrandole un sorriso sincero.

In un primo momento Kalin sobbalzò per la paura, ma trovandosi di fronte il viso angelico della Hyuga si sentì rincuorata… almeno era quello che credeva!
Hinata, percependo il senso di fiducia della sua preda, spalancò gli occhi attivando il byakugan e fulminea, la afferrò per i capelli trascinandola all’esterno del suo inutile nascondiglio.

La Hyuga era conosciuta come una ragazza estremamente timida e gentile, incapace di procurare dolore se non strettamente necessario, ma aveva un pregio tenuto gelosamente nascosto: diventava una furia se qualcuno osava fare del male ai suoi amici!

La lanciò sul bordo della riva del torrente salendole a cavalcioni sulla schiena. Le tirò i capelli talmente forte da costringerla ad alzare e inclinare la testa verso di lei facendola sogghignare e senza tergiversare oltre, imitò le sue compagne.
Il contraccolpo, causato dal taglio dei capelli fece finire il viso della ragazza all’interno dell’acqua fangosa del torrente che in preda al panico, cercò di risalire tossendo ripetutamente per aver ingerito involontariamente fango e alghe.

“Un po’ di fango e di alghe non hanno mai fatto male a nessuno a differenza invece di quello che ti farò io!” esclamò furiosa la Hyuga…

Saki scappò terrorizzato, vedendo un ninja con un codino a forma d’ananas dirigersi verso di lui.

“Ahh!.. “ protestò svogliatamente Shikamaru: “… Non avrà mica intenzione di farmi disturbare ad inseguirlo, spero!... che seccatura!” attivando i sigilli per richiamare la tecnica delle ombre con la quale lo immobilizzò all’istante.

“Sei però costretto ad andare da lui!” gli fece notare Neji.

“Perché invece non mi aiuti a non scomodarmi?” indicandogli con lo sguardo l’ultimo ragazzo – Yuki – scappare verso la parte opposta.

“Come vuoi!” acconsentì sospirando.

Lo Hyuga si materializzò dietro Yuki e con un calcio impresso ad effetto boomerang all’altezza del fianco destro, lo scaraventò verso il civile immobilizzato.

Yuki volò a gran velocità colpendo il compagno e trascinandolo proprio ai piedi del Nara.

“Grazie amico mio, mi hai evitato di sprecare energie per questi vermi insignificanti!” lo ringraziò beffardamente Shikamaru, poggiando pesantemente un piede sulla schiena di Saki finito sopra  Yuki.

“Iniziamo?” propose divertito Neji, scrocchiandosi le dita.

“Siamo qui per questo… che seccatura!”…

“La pagherete cara!” lo minacciò, tossendo per la ginocchiata ricevuta: “… Vi denuncerò per aver infranto la legge!”

“Ma davvero? Ma senti da che pulpito viene la predica!...” lo beffeggiò Sasuke, continuando a tenerlo per i capelli: “… Fai pure, ma ricordati le conseguenze! Vi faremo anche noi rapporto per quello che avete fatto in questi tre anni e poi dimmi una cosa…” guardandolo con astio: “… Credi sul serio che mio padre, il capo della polizia, e mia zia, l’Hokage, darebbero più credito alle vostre luride parole rispetto alle mie?” dandogli una potente testata da aprirgli un taglio all’altezza della fronte.

“Solo perché appartieni al clan più potente del Regno non ti da nessun diritto di pavoneggiarti!” asciugandosi il sangue copioso che gli scendeva sul viso.

“Infatti, non mi sto pavoneggiando! Ti ho solo detto come stanno le cose!” lo derise, fiondandosi nuovamente su di lui, afferrandolo per la maglia.

“Dovresti ringraziarmi invece per quello che ho fatto! Non merita di vivere al villaggio quella sporca mezzosangue!” asserì indignato, incapace di arrendersi.

Quella parola così dispregiativa rivolta nei confronti della compagna, gli fecero ritornare alla memoria  tutte le volte che l’aveva vista triste e sconsolata per sentirsi una diversa, un’esclusa…

“Non t’azzardare mai più a chiamarla in quel modo!” tuonò iracondo, scaraventandolo lontano con un pugno potentissimo al viso.

L’Uchiha lo raggiunse alla massima velocità sistemandosi sull’addome di Alan, sfogando su di lui tutta la sua collera.
Più ricordava il volto triste della compagna unito alle ferite, agli ematomi evidenti sul suo corpo, più aumentava l’ira al pensiero che fosse proprio quell’essere sotto di lui la causa di tutto.

“Non sopporto che qualcuno manchi ti rispetto o ferisca un componente del mio team, mettitelo ben in testa!” afferrandolo per il colletto e facendogli sbattere ripetutamente il capo sul manto erbose.

“N-non lo s-sapevo!” provò a scusarsi, provato dai ripetuti colpi.

“Non è un valido motivo!” gli inveì contro senza fermarsi.

“Teme, adesso basta! Rischi di ucciderlo!” asserì Naruto, accortosi del pestaggio furioso ai danni di quel civile.

“Non temere, teme! So controllarmi… voglio solo conciarlo in un modo tale da non farlo riconoscere nemmeno a sua madre!” gli spiegò, iniziando a colpirlo con potenti pugni in entrambe le guance.

“E’ una maschera di sangue, credo possa bastare!” gli fece notare Neji, raggiunto dal Nara.

Tutti i Genin si riunirono attorno all’Uchiha, che imperterrito continuava a colpire ripetutamente Alan incurante della loro richiesta di fermarsi.
Osservarono in silenzio, accorgendosi che tutto sommato Sasuke aveva controllato la sua forza, evitando conseguenze disastrose ai danni della vita di quel verme, ma sufficienti per ridurlo veramente male, proprio come avevano fatto loro con gli altri, che inermi giacevano al suolo.

L’Uchiha si fermò, alzandosi in piedi trascinando con lui anche Alan. Lo tenne stretto per il colletto poiché incapace di sorreggersi sulle proprie gambe e guardandolo ancora con astio:

“Ho quasi finito, mi manca solo una cosa!”

Gli afferrò il polso destro racchiudendolo nella sua morsa di ferro fino a quando nell’aria non si udì un suono acuto, seguito immediatamente da un urlo rimbombante.
Gli aveva rotto il polso!

“E con questo chiudiamo il conto di quello che le hai fatto oggi!” affermò soddisfatto.

Alan cadde a terra, coperto di sangue, di lividi e di ferite multiple oltre ovviamente alla frattura appena procurata.

“E adesso ascoltami attentamente!...” sollevandogli il viso dal mento con la punta del piede: “… Se tu e la tua marmaglia oserete avvicinarvi un’altra volta a lei, a suo padre o alla sua abitazione, verrò a cercarti e di te, nessuno saprà più niente!” attivando lo Sharingan.

“O-ok!” acconsentì a fil di voce, provato dal pestaggio.

“E un’altra cosa… d’ora in poi dovrete accertarvi che nessun altro prenda il vostro posto! Dovrete assicurarvi la sicurezza della mia compagna nel vostro settore, chiaro?” tuonò, facendo brillare il rosso dello Sharingan.

“S-si…” sospirò sfinito.

Da predatori a guardie del corpo! Un bello sberleffo per Alan e company!

“RAGAZZI!” li chiamò Kiba, correndogli incontro: “… A ore dodici, fra dieci minuti, un gruppo di civili adulti è diretto da questa parte. E’ il caso di andare!” gli disse in qualità di palo.

“Sì, tanto qui abbiamo finito!” affermò l’Uchiha, mettendosi le mani in tasca.

“Accidenti, li avete conciati proprio per le feste! Comunque ho qualche secondo da usare tutto per me!” asserì, mostrando gli artigli affilati delle mani e lanciandosi verso i corpi provati dei civili a terra.

ZAC ZAC!
Graffiandoli chi nei visi, chi in qualche parte del corpo.

“Si può sapere che accidenti fai?” gli chiese Ino adirata, con le mani ai fianchi.

“Semplice, ho voluto contribuire anch’io!” facendole l’occhiolino.

Akamaru si incamminò lentamente verso gli Omega, annusandoli attentamente e solo quando si trovò davanti ad Alan, alzò la zampa posteriore facendo pipì.

“Ah… che schifo!” si lagnò per il liquido puzzolente schizzatogli in faccia.

“Piantala di lagnarti, piuttosto lo ringrazierei! Dicono che l’urina sia un ottimo disinfettante!” disse divertito Kiba.

“Andiamo!” ordinò Sasuke ai Genin, non prima però di aver rilanciato uno sguardo glaciale ad Alan, soddisfatto per aver finalmente vendicato la sua compagna: Sakura!

 

Angolo dell’autrice:

Ed eccoci finalmente al capitolo che per tanto tempo avete aspettato. Lo so che ho ritardato parecchio ma ho voluto accontentarvi nel descrivere proprio la resa dei conti, oltre al tempo avverso che per mesi persiste sui miei aggiornamenti. Come sicuramente avete notato, c’è un buco temporale a metà capitolo che ho cercato di colmare descrivendo un solito tram tram, questo perché, come scritto nel mio precedente capitolo, non ero certa di riuscire subito in questo a narrare della vendetta di Sasuke ai danni di Alan! Ho cercato di sintetizzare due capitoli in uno pur tenendo fede a fatti che serviranno per il seguito e a richiamare avvenimenti passati che spero vi siate ricordati!
Non so se sia riuscita a dare una giusta lezione ad Alan e company, o meglio, non so se sia riuscita a soddisfare la vostra sete di vendetta del tutto plausibile, però credetemi, ci ho messo tutto il mio impegno!
E’ un aggiornamento molto lungo e non voglio annoiarvi ancora… Se avete delle domande sapete benissimo che potete farmele senza problemi e appena possibile provvederò a rispondervi.
Spero, tutto sommato, che il capitolo sia stato di vostro gradimento, (e se vorrete farmelo sapere sapete come fare: )) un capitolo che segna l’inizio di una nuova vita per Sakura…

Grazie infinite per continuare a seguirmi nonostante la mia drammaticità acuta, ma per il momento posso garantirvi che è andata in pausa. (Ci sarà un altro avvenimento molto triste della rosa, avvenimento che molti di voi già hanno immaginato, ma più avanti e sarà pure l’ultimo!)
Grazie per le bellissime recensioni e per la segnalazione di questa ff nelle vostre storie preferite/seguite/ricordate e per avermi inclusa fra i vostri autori preferiti…

A presto, un bacione grande grande
manga

PS: piccolo indizio… avete fatto caso ad una data specifica menzionata? Cosa accadrà nel prossimo aggiornamento?

 

 

 

 

 

 

 

  
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