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Autore: Stella cadente    17/05/2015    9 recensioni
Francia, 1482:
Parigi è una città che nasconde mille segreti, mille storie, mille volti e mille intrecci.
Claudie Frollo è un giudice donna che tiene alla sua carriera più di ogni altra cosa al mondo.
Olympe de Chateaupers è una giovane ragazza da poco al servizio del giudice e, sebbene sia spavalda e forte, si sente sempre sottopressione sotto lo sguardo austero di quella donna cinica ed esigente.
Nina è una semplice ragazza di quindici anni, confinata nella cattedrale a causa di un inconfessabile segreto..
L’arrivo di Eymeric, un giovane ramingo gitano, sconvolgerà le vite di queste tre donne, in un modo diverso per ognuna.
Ma alla fine, di quali altri segreti sarà testimone Parigi?
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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II.
La voce e il ramingo


 
Olympe 

 
Erano le cinque del mattino, e camminavo di malavoglia lungo le strade di Parigi. Avrei tanto voluto tornarmene a letto, ma Claudie Frollo non tollerava il ritardo, e anche se avevo dormito solo poche ore dovevo essere al Palazzo di Giustizia esattamente alle sei.
La notte precedente era stata impegnativa. Per di più dovevo comunicare che il capitano de Germont non se l’era cavata bene nel catturare gli zingari; erano scappati tutti. Qualcosa mi diceva che non l’avrebbe passata liscia, quando Frollo lo avrebbe saputo.
Sospirai. Ogni giornata, al suo fianco, era terribilmente stressante. Dovevo affiancarla nel compito di liberare la città dagli zingari e di assicurarmi che ogni verbale fosse a posto. Insomma, lavoro leggero, no? Ma almeno guadagnavo discretamente ed ero nelle grazie di uno dei personaggi più importanti di tutta Parigi.
Già, gli zingari…
Erano il suo chiodo fisso. Quando ero stata chiamata dai Pirenei, dove avevo contribuito a reprimere l’avanzata di banditi che volevano distruggere i villaggi, non credevo che mi sarei dovuta occupare di mendicanti.
“La vera guerra è quella che vedete là fuori, signorina de Chateaupers” mi aveva detto il primo giorno. Ma gli stranieri che conoscevo io erano briganti armati, non cantastorie che intrattenevano i bambini di fronte a Notre-Dame. Quei gitani non avevano nulla di pericoloso.
Ero completamente all’oscuro del perché ce l’avesse così con quel popolo; dovevo ammettere che ero curiosissima di saperlo, ma se glielo avessi chiesto mi avrebbe probabilmente ritenuta inopportuna, nel migliore dei casi. Nel peggiore, mi avrebbe rinchiusa nelle segrete del Palazzo di Giustizia.
Quindi, meglio evitare.
Eppure la notte precedente era stata particolare. Non mi era sfuggito il modo in cui, per un istante, aveva guardato il gitano giovane, quello con il tamburello. Certo, era bellissimo, ci avevo fatto caso anche io. Ma Claudie Frollo non aveva diciannove anni e non era me. E allora perché?
La vera domanda è, Olympe: perché stai pensando a queste cose?mi dissi.
Deve essere la stanchezza.
Distogliendomi da quei pensieri, mi accorsi che ormai ero arrivata nella piazza grande, al centro della quale si ergeva la maestosa cattedrale di Notre-Dame. Il sole era un po’ più alto e la luce cominciava ad illuminare i tetti delle case, mentre le campane della chiesa annunciavano un nuovo giorno con il loro canto stentoreo e riecheggiante.
Inspirai il freddo di quel sei gennaio del 1482 e ammirai un po’ la cattedrale. Mi stupiva ogni volta, con la sua grandezza.
Mi venne in mente che quello era un giorno di festa. Frollo mi aveva accennato qualcosa, ma non avevo ben capito di cosa si trattasse.
Feci per imboccare la strada per il Palazzo di Giustizia, quando notai che non ero sola.
C’era qualcun altro, lì con me. Era poco lontano, come me contemplava la cattedrale e sembrava cercare qualcosa, in alto.
In effetti, c’era un dolce suono, come il canto di un usignolo, che abitava l’aria e svolazzava leggiadro. Era una ragazza che cantava; la voce era giovane, limpida, quasi da bambina. Ma non capivo da dove venisse, e probabilmente nemmeno lo sconosciuto lo capiva, perché guardava in aria senza notare niente se non le bellissime vetrate della cattedrale.
La voce della fanciulla continuava a volteggiare leggera nell’aria, mentre il ragazzo sconosciuto ne sembrava rapito.
Almeno ho la certezza che non è una mia allucinazione.
Lo osservai meglio; non si era ancora accorto di me, quindi potevo benissimo avvicinarmi un altro pochino per guardarlo.
Alto, pelle scura, capelli neri, postura fiera.
Aveva un non so che di familiare, effettivamente. Lo avevo già visto, da qualche parte, me lo sentivo. Ma dove?
D’un tratto mi riscossi.
Ci sono! Sei quello del tamburello!
Non potevo crederci; il gitano era riuscito a sfuggire dalle grinfie di Frollo. Come aveva fatto?
Sobbalzò e si voltò verso di me con un’espressione perplessa in volto.
«Cosa?» chiese, con tono incredulo.
Per un attimo rimasi spiazzata, prima di accorgermi che avevo pensato ad alta voce.
Caspiterina.
«Io, ehm… stavo pensando ad alta voce. Lo faccio spesso» mi giustificai.
«Ah» disse lui. «E come mai ero nei vostri pensieri, signorina?» domandò sfacciatamente, rivolgendomi un sorriso furbo che mi fece avvampare.
Poi, nell’arco di un secondo, i suoi lineamenti si indurirono. Mi aveva riconosciuta.
«Voi siete la seconda in comando di Claudie Frollo» sibilò infatti tra i denti, diventando improvvisamente ostile.
«Sì, ma non intendo arrestarti» dissi, mettendo le mani avanti. «Io non ho questo incarico.»
Non era vero, ma non volevo costruire un’aura minacciosa intorno a me più di quanto già non avessi fatto. Anche perché ormai avevo capito che avevo di fronte il giovane gitano della notte precedente e, come dire... volevo farci due chiacchiere, ecco.
Lui continuò ad indietreggiare, anche se avevo visto, di sfuggita, che aveva messo mano ad un pugnale. Non intendeva colpirmi perché ero una donna, era chiaro, ma sarebbe stato disposto a difendersi con le unghie e con i denti, se le circostanze lo avessero richiesto.
«Oh, davvero?» chiese ancora, sarcastico. «Non sembrava, ieri.»
Sollevò il pugnale – okay, mi ero sbagliata, non gliene importava niente che fossi una donna – e io, simultaneamente, sguainai la spada. Ci ritrovammo a guardarci attraverso le lame, seri.
«Non mi sono mai piaciute le reclute di Frollo» sibilò.
«L’ho notato» replicai io.
«Sei sempre così spiritosa o te l’ha detto lei di fare così con me?»
Aspetta. Era una frecciatina?
«No, sono così di natura, mi dispiace. E comunque» rimisi la spada al suo posto. «Ribadisco che non posso arrestarti.»
Lui cambiò di nuovo espressione.
«No?»
«No, sul serio» confermai. «Come ti chiami?»
«Cos’è, un interrogatorio?»
«Si chiama presentazione» ribattei, gentilmente. «Mi accontento semplicemente di sapere il tuo nome.»
«Tu invece? Qual è il tuo nome?» chiese, rigirando abilmente il discorso.
Sospirai.
«Olympe.»
Il ramingo abbassò la guardia e mi scrutò con quei suoi occhi verdi, come a voler carpire un qualche possibile segnale di minaccia. Segnale che però non vide, perché si sciolse quasi subito in un sorriso e rispose dolcemente:
«Eymeric.»
«Bellissimo» replicai, affascinata. « Beh… è molto meglio di Olympe.»
Lui sorrise.
«Ci sarai alla festa dei Folli, oggi pomeriggio?» chiese.
Perbacco, siamo già così in confidenza?
«Festa dei Folli?»
Avete mai assistito ad una Festa popolare, signorina? Qui è usanza la Festa dei Folli. Sarà altamente istruttiva per voi, ma sappiate che Parigi, quel giorno, sarà piena di ladri e tagliaborse, tutti mescolati in un lieve torpore da ubriacatura.
Ecco qual era la festa di cui mi aveva parlato Frollo!
«Se non ne hai mai sentito parlare, devi assolutamente venire. È divertente» fece, continuando a sorridere.
Aveva davvero una bellissima voce, calda e leggermente roca...
«Adesso devo andare» aggiunse sbrigativo. «Ci vediamo dopo, se verrai» mi urlò, mentre si allontanava.
E corse via, sparendo in un attimo, mentre la misteriosa voce che proveniva dalla cattedrale continuava a risuonare, chiara e delicata.
  


 
 Salve, e bentornati :)
Dunque, primo capitolo dal punto di vista di Olympe: che ve ne sembra? 
Come la sua controparte maschile Febo, notiamo che è una ragazza molto intelligente, ironica e spiritosa... e anche attratta dal nostro carissimo amico gitano, che fa qui la sua prima comparsa invitandola alla Festa dei Folli. Secondo voi cosa succederà?
Vorrei poter dire di più, ma non siamo ancora entrati nel vivo della storia e non intendo fare spoiler, perciò adesso mi limito a scusarmi per la brevità dei capitoli - ma, come ho già detto, non siamo ancora entrati nel vivo, quindi per ora sono così - e a comunicarvi una cosa molto importante: siccome mi sono già portata abbastanza avanti, credo che aggiormerò ad intervalli di sette-dieci giorni. Quindi potrei quasi azzardarmi a dire che gli aggiornamenti saranno regolari.
Detto questo, spero ancora una volta che questa sia stata una buona lettura e vi saluto :)
Alla prossima,
Stella cadente
  
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