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Autore: piccolo_uragano_    19/05/2015    2 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Ecco a voi, miei cari lettori, il colpo di scena. 




“Il comportamento di James e Martha è stato tanto coraggioso quanto irresponsabile, così come quello di Sirius è stato tanto arrogante quanto irresponsabile. Sono rimasto deluso da voi, ragazzi, questa notte, per quanto riguarda Remus Lupin ed il Platano Picchiatore, ma sono orgoglioso di come avete parlato del fatto che, ahimè, la guerra ora sia imminente. Detto questo, spero che potrò contare su di voi, in un futuro prossimo.”  Concluse Silente. Poi salutò tutti cordialmente e se ne andò, dicendo che avrebbe controllato come lavoravano gli elfi nelle cucine.
Mancava poco all’alba, ormai, e il compito di raccontare al povero Remus ciò che era successo fu affidato a Martha. Lei non aveva protestato, era solo rimasta a fissare il vuoto per un po’.
“Tutto bene, piccola?” le chiese Sirius.
“Tutto bene. Sto solo cercando di mettere insieme un discorso senza darti dell’idiota ogni due parole.”
“Puoi farlo, perché …”
“Si, lo sei stato. Ma, vedi, credo che sebbene tu abbia fatto davvero una cosa idiota, tu non sia un completo idiota, Sirius.”
Lui si illuminò. “Quindi non hai intenzione di lasciarmi?”
Lei scoppiò in una risata isterica.  “Sirius Orion Black.” Era la seconda volta in meno di dodici ore che usava il suo nome completo. “Come può anche solo passarti per l’anticamera del cervello una simile idiozia?”
Avrebbe dovuto cambiare il nome in Sirius Orion Idiota Black, visto quante volte se l’era sentito dire.
“Lily ha detto che … beh ha detto che da quando stai con me sei cambiata, e che … insomma, tutte quelle cose! Dai! Per riavere lei dovresti lasciare me!”
Martha iniziò a picchiarlo con un cuscino, strillando istericamente cose come “mai” e “idiota totale”.
“Non le è nemmeno saltato in mente.” Concluse James, guardandoli. Li guardò, e pensò che, quando si sarebbero sposati, avrebbe dovuto pagare il prete perché dicesse vuoi tu, Martha Marie Redfort, prendere questo idiota di Sirius Orion Black come tu sposo? Sarebbe stato epico e bellissimo. Martha avrebbe riso e Sirius avrebbe subito guardato loro, i suoi Malandrini.  Pensando a quel giorno, si ritrovò anche a pensare che avrebbe voluto che fosse Lily ad accompagnarlo.
Dannazione, mi piace più di quanto sia concesso, si ripeté.
Perché, perché il tuo amico mi capisce meglio di te?!” strillò Martha, senza smettere di picchiarlo con un cuscino, mentre lui, seduto accanto a lei sul letto, alzava appena le mani per difendersi.
“Martha Marie Redfort, rispondimi. Non hai intenzione di lasciarmi?” le urlò contro.
“Sei stato così idiota da pensare che volessi lasciarti, Felpato?” rispose lei, con un tono altrettanto alto.
James guardò Peter. “Stai contando quante volte ha detto idiota, per caso?”
“Ventisei, senza contare la Evans.”  Rispose Codaliscia.
“Rispondimi, per Godric!” sbottò Sirius.
“Ho risposto, idiota, cioè, come puoi anche solo pensare una cosa del genere?!”
Ventisette.
“Quindi stai dicendo che non mi lascerai?”
Martha guardò James, con l’aria di chi non ne può più. “Ramoso. Ramoso, ti prego. Fallo ragionare, sennò io lo ammazzo con la mia stessa bacchetta. Anzi no” e riprese a prenderlo a cuscinate “lo ammazzo alla Babbana, sempre che io mi ricordi come si fa!”
James si avvicinò al suo amico, e, come aveva fatto con Martha qualche settimana prima, gli si pose all’orecchio per poi gridare, con tutto il fiato che aveva: “LEI. NON HA. INTENZIONE. DI LASCIARTI!”
Lui ebbe la stessa reazione che aveva avuto Martha, quella sera nel dormitorio femminile. Si stese per terra, tappandosi l’orecchio con la mano. “Sono sordo, oddio, sono sordo …”
In quel momento, Madama Chips entrò in infermeria, trovando Sirius per terra.
“Black, per l’amore del cielo … alzati!” sbottò. “Devo preparare il letto al caro Remus, sarà qui a momenti, sapete.”
Madama Chips si diresse verso un letto in fondo all’infermeria, facendo comparire un cuscino in più, e sicuramente più morbido degli altri (Martha aveva giurato che, probabilmente, il cuscino che stava usando era stato posizionato dagli stessi fondatori, visto quanto era consumato). Preparò due coperte, un caffè, del cioccolato svizzero e poi si rinchiuse nel suo studio.
“Ora ho immagini di Lunastorta e Madama Chips che …”
“Non dirlo, idiota.” Lo richiamò Martha.
“Ventotto!” urlò James in direzione di Peter, che ridacchiò.
Ventotto cosa?” domandò Martha.
“Da quando Sirius è arrivato nel dormitorio dicendoci ciò che aveva fatto, hai ripetuto la parola idiota ventinove volte.”
Lei fece per dire di nuovo idioti, ma si morse la lingue mentre Sirius scoppiò a ridere. Si risedette sul letto e le baciò la fronte.
“Ti amo più di ieri e meno di domani, idiota.” Le disse, senza smettere di ridere.
“Siete tre idioti.
Trenta!
                                                                             
 
“Remus.” Gli sussurrò Martha quando lui parve svegliarsi. Lo guardavano dormire da almeno mezz’ora.
Sembrava un alcolista che aveva dormito per giorni interi senza toccare alcol. Fece un verso simile ad un grugnito.
“Remus.”  Lo chiamò James a sua volta.
Lui aprì l’occhio sinistro per poi richiuderlo subito. “Che … come ... voi ... Qui?”
“Svegliati, Remus, te ne prego. Devo raccontarti una cosa.”
Lui, a quel punto, si arrese e aprì entrambi gli occhi. Madama Chips li osservava da lontano.
“Okay.” Disse lui. Li guardò, e si accorse che Lily mancava. “Lils …”
“Fa parte della cosa che ti devo raccontare.” Rispose Martha, fredda.
“Okay.” Ripeté. Fece del suo meglio per mettersi seduto, ma non riuscì.
“Non ho bisogno che tu ti sieda, ho bisogno che tu mi ascolti, Lunastorta. Ce la puoi fare?”
“Si.”
“Sirius ha discusso con Piton, ieri pomeriggio.” E iniziò a raccontare. Diede a Sirius dell’idiota solo due volte, quando raccontò di come gli era saltato addosso per difendere lei, James e Piton. Non tralasciò nemmeno che Piton avesse detto che creature come lui non dovrebbero frequentare la scuola, tanto, ne era certa, poco più tardi avrebbe parlato con Lily, e tanto valeva mettere in chiaro tutto. Mostrò il braccio bendato e ciò che rimaneva della sua camicia, e disse che faceva davvero male. Raccontò anche la litigata con Lily, e non ebbe paura di mostrare che la voce le tremava nel riferire le parole che la sua amica le aveva gettato addosso. Raccontò ogni cosa, e, quando ebbe finito, Remus guardò Sirius.
“Hai … Hai tradito il nostro piccolo problema peloso.”
“Si, Remus, l’ho fatto perché …”
“Perché si è comportato da idiota. Ecco tutto. Credo che tu lo conosca, Remus. È impulsivo quanto un bambino a cui vengono rubate le caramelle.”
trentatré, pensarono James e Peter silenziosamente.
“Non ci ho visto più, Remus. E ne sono davvero dispiaciuto.”
“Si … Si può sapere cosa ti ha detto?”
Martha, James e Peter guardarono Sirius. In effetti, loro non glielo avevano chiesto.
Sirius rimase immobile qualche secondo. Poi, aprì appena la bocca, per dire “Regulus.”
Regulus Black. Sirius non parlava mai di lui, a parte un breve accenno il giorno dopo Natale, e Martha aveva visto benissimo che, nascosta dietro lo specchio del suo armadio, nella sua stanza nella taverna incantata, c’era una foto di lui e Regulus da bambini. Regulus era al quinto anno, era tremendamente simile a Sirius fisicamente, ma diverso caratterialmente. In Sala Grande, durante i pasti, a volte mancava, a volte, invece, se ne stava semplicemente nascosto nel suo angolo, tra Serpeverde più grandi di lui, nascosto dai suoi boccoli scuri, terribilmente identici a quelli di Sirius. E (Martha era pronta a giurarlo) ogni volta che entravano nella Sala Grande, Sirius cercava Regulus tra i Serpeverde.
“Ha iniziato a parlare di Regulus, poi ha tirato in ballo Martha, e voi Malandrini, e ha detto che avrebbe scoperto dove ti nascondi ogni notte di luna piena, e … non ci ho più visto. Mi dispiace, Remus, mi dispiace davvero, ma davvero tanto.”
Era solo la prova che, sotto sotto, un cuore l’aveva anche lui. Martha lo sapeva, certo. Dopotutto, l’aveva in tasca lei, quel cuore.
“Questioni di sangue …” borbottò James.
“Afferrato, Sirius.” Rispose Remus.



Remus riuscì a stare in piedi per andare a colazione, e, quando Martha e Lily si incrociarono, non si salutarono nemmeno. Quando Martha entrò in Sala Grande, mano nella mano con Sirius, (che controllò Regulus in una frazione di secondo) videro Lily sbuffare e alzarsi dal tavolo, salutando Rose, appena Martha si sedette.
“Buongiorno Malandrini!” esclamò la grande Redfort. “Voglio la tua versione sul litigio con Lily in meno di dieci secondi, Martha.”
Non era la prima volta che Martha e Lily litigavano, certo. Una volta, al terzo anno, arrivarono a tirarsi i capelli a vicenda, e Rose dovette separarle. Ma non avevano mai litigato così tanto.
“Lei che ti ha detto?” rispose fredda lei, versandosi del caffè.
“Prima dammi la tua versione.”
“Oh, insomma, Rose, da che parte stai?”
“Non sto da nessuna parte, voglio solo la tua versione dei fatti.”
“Abbiamo litigato.”
“Ma dai?” replicò la maggiore in maniera sarcastica.
Rose.
Martha.” Rispose lei, sostenendo lo sguardo altezzoso.
“Okay, allora. Cosa ti ha detto Lily?”
“Che avete litigato perché Black ha spinto Piton nella Foresta Proibi … che hai fatto al braccio?”
“Ho cercato di salvare Piton dalla … Foresta Proibita e sono andata contro un dannato albero.”rispose perplessa.
“Non me l’ha detto, che ti sei fatta male.”
“Qui si vede quanto le importa di me. Ti ha detto che mi ha urlato contro che non ricordo come fosse vivere da Babbane, o si è presentata da te come la santarellina di turno?”
“Si, me lo ha detto.”
“Ha detto che è gelosa del fatto che io sia amica di James?”
“Ha detto che ha paura. Paura che i tuoi Malandrini possano portarti via da lei. Si è sfogata, stanotte è arrivata in dormitorio piangendo, dicendomi ‘ Dio, Rosie, ho appena urlato contro a tua sorella che la odio, aiutami ’ ecco cosa mi ha detto.”
“Ha detto di odiare il mio ragazzo e i suoi amici, che, per inciso, sono anche amici miei. E tuoi.”
“E Lily non è tua amica?”
“Lily è mia sorella, Rose. Almeno quanto te e quanto James.”
A James brillarono gli occhi, tre posti più in là. Non si sarebbe mai stancato di sentirglielo dire.
“Se Lily è venuta da te a piangere, allora non …”
“Quante volte hai visto Lily piangere, Martha?”
“Due.” Rispose lei, sbuffando.
“Ecco. Questo dovrebbe già dirti tanto.”
“No, ha avuto paura, paura per Piton, paura per me e James che siamo corsi a salvarlo, paura per Sirius che non si trovava. Ha avuto paura, non piangerebbe mai per me, è troppo orgogliosa. Ha detto delle cose …”
“So ciò che ha detto. E lo sa anche lei.”
“Okay.” Martha era nervosa, e non faceva nulla per nasconderlo. Aveva litigato con Lily, quasi rotto un braccio che ora era fasciato, l’altro livido per la presa di James, rovinato la camicia, salvato Piton, dovuto spiegare a Remus di aver salvato Piton e litigato con Lily, preso a cuscinate quell’idiota di Sirius e, cosa più importante di tutte, non aveva assolutamente dormito. La risposta che aveva dato a Rose era piena di nervi a fior di pelle.
“Ma che hai?”  le chiese Rose.
“Nulla, Rose … il ciclo.”
Sirius sfoderò il suo sorriso malandrino, James fece una faccia schifata.
Poi, dal tavolo dei Serpeverde, Regulus Black gettò loro un’occhiata che non passò inosservata. “Sirius!” strillò. Gli altri pochi alunni che stavano finendo in ritardo la colazione, si girarono ad osservare la scena. In pochissimi avevano visto quei due rivolgersi la parola.
Sirius si alzò e rivolse al fratello uno sguardo interrogativo. “Regulus?”
“Ti devo parlare.” Non osò avvicinarsi a loro, strozzato nella cravatta verde e oro, tremendamente stretta al collo, mentre quella di Sirius, dei colori opposti, era slacciata e tenuta quasi come sciarpa sopra al maglione.
“Dimmi.”
“Non qui.”
I fratelli Black gettarono, contemporaneamente, un’occhiata agli altri tre Malandrini e alle sorelle Redfort. Martha, intanto, li fissava mordendosi un labbro.
“Loro sono miei amici, Regulus. Qualunque cosa tu mi dirai, io poi ne parlerò con loro.”
Non qui.” Sibilò di nuovo il piccolo Black.
In quel momento, Martha, Rose, James, Remus e Peter, presero le loro cose e si alzarono dal tavolo dei Grifondoro.
“Ci vediamo a lezione, Felpato.” Sussurrò Martha, e lui le baciò dolcemente le labbra.
Lei rivolse un sorriso gentile all’altro Black. “Ciao, Regulus.”
Lui la guardò con aria indifferente. “Redfort.”
Poi, i cinque si diressero verso l’uscita, mentre il resto della Sala Grande si svuotava. Solo quando furono completamente soli Regulus parlò di nuovo.
“Devi lasciare la tua Mezzosangue.”
Sirius rimase spiazzato, poi optò per il sarcasmo. “Certo, Regulus, e lo farò perché me lo hai detto tu. Così come hai detto a Bellatrix che avrebbe passato le vacanze con me. Dimmi, avete deciso tutti insieme di Cruciarla, o è stato un accordo solo vostro?”
Regulus rimase impassibile. “Ognuno fa quello che ritiene più giusto. È per questo che loro hanno non hanno intenzione di fermarsi, Sirius. La uccideranno, se necessario. Se la ami davvero, lasciala.”
Sirius scavalcò il tavolo, e in meno di un secondo era davanti a suo fratello, rivolgendogli il più cattivo sguardo da cane rabbioso. Lo prese per la camicia, ma lui lo fermò.
“Se dovesse accadere qualcosa a Martha per colpa tua, io ti …”
“Ah, la camicia è nuova, Sirius.” Puntualizzò Regulus.
“Non me ne frega un …”
“Pensa a quello che ti ho detto. Non si fermeranno davanti alla tua cotta, fratello, e lei non è che una tipica arrampicatrice sociale che cerca di salvarsi la pelle, macchiando il nostro nome. Pensaci, Sirius. Questa vostra storia è andata avanti fin troppo, per i nostri gusti.” Strappò le mani del fratello dalla camicia e dalla divisa Serpeverde, girandosi e andandosene, lasciando Sirius con troppi pensieri.

Iniziò a camminare, senza avere una meta.
La uccideranno, se sta con me. Ma morirò, se la lascio. E forse morirà un po’ anche lei.
Si sedette sul prato davanti al Lago Nero, ignorando completamente la lezione di Incantesimi. In ogni caso, sarebbero morti entrambi. Ma come avrebbe fatto? Come poteva lasciarlo, se solo lei quella mattina gli aveva detto di amarlo?
Sarebbe stata uccisa se fosse rimasta con lui, e sarebbe morta se lui l’avesse lasciata. Era un ragionamento senza né capo né coda, peggio del diventare Animagus, peggio del piccolo problema peloso di Remus, peggio di ogni cosa.
Sarebbe stato meglio per lei lasciarla, certo. Ma come poteva? Come poteva lasciarla, quando lei era tutta la sua vita? E che spiegazioni le avrebbe dato?
“Non posso farlo.”  disse. Un po’ a sé stesso, un po’ al Lago, un po’ al mondo intero.
Osservò il Lago Nero, pensando a come sarebbe stata la sua vita, se avesse dato retta a Regulus. Più nera del Lago Nero, più oscura della vita di un folle. Non era contemplabile, per lui, poter vivere senza di lei. Ma questo era l’amore, no? Quella cose strana in cui lui, per scelta, non si era mai cimentato. Poi era arrivata lei, con quel suo sorriso dolce, quel modo semplice e fantastico di essere solo sé stessa, e a lui lei bastava, bastava per tutto. Avrebbe potuto prenderla e portarla via, senza dire nulla a nessuno, ma cosa avrebbe risolto? Nulla. E poi, non avrebbero mai lasciato gli altri. Non sarebbero stati al completo. Non era contemplabile nemmeno scappare, per gli altri e per la guerra. Loro erano due Grifondoro coraggiosi e dannatamente orgogliosi, e darsela a gambe era una cosa da codardi.
L’unica soluzione, per quanto dolorosa fosse, era dare retta a Regulus.
Lei pian  piano si sarebbe ripresa.
Era tremendamente forte e straordinariamente fragile. Lei era Martha, Martha e il suo sorriso, Martha e quel suo prenderlo in giro, Martha e i suoi occhi sinceri, Martha ed il suo essere entrata nella sua vita a poco a poco. Martha era un po’ come un delicatissimo vaso di vetro, alla fine. Dannatamente delicata da tenere in mano, stando attenti a non traballare, non tremare, e soprattutto, non farla cadere. Perche se Martha, quel bellissimo vaso di vetro delicatissimo e pregiato, se fosse caduta si sarebbe sfracellata al suolo, distruggendosi in mille pezzi. E Sirius non sarebbe mai potuto andare avanti, sarebbe stato condannato a vedere i suoi pezzi per terra fino all’eternità … perché come poteva passare sopra a quei pezzi di vetro, per andare avanti, senza farsi tremendamente male?
Lei era tremendamente forte e straordinariamente fragile, perché nessuno che le avesse visto il cuore avrebbe mai potuto dimenticarla. E lui non sarebbe mai stato in grado di lasciarla andare, perché un pezzo di lui, precisamente il suo cuore, il cuore dei Black, sarebbe stato sempre suo.
Sei stato così idiota da pensare che volessi lasciarti, Felpato?
Quelle parole gli risuonarono in testa, come una bomba. Lei non lo avrebbe mai lasciato, nemmeno se questo fosse servito a riavere il legame con Lily, e ora, ora era lui che stava per lasciare lei, e non poteva nemmeno dirle il perché. E, se la conosceva bene, lei non si sarebbe data pace fino a quando non avesse ricevuto una spiegazione plausibile per un gesto tanto idiota. I ricordi di loro gli intasavano il cervello. Come avrebbe fatto a rinunciare al suo sorriso, ai suoi baci, a … a loro? Lei era la sua droga, e lui ormai ne era assolutamente dipendente.
“Non posso farlo, no.” Ripeté.
“Che cosa non puoi fare?” chiese una voce dietro di lui. Si girò di scatto, spaventato. Remus Lupin era in piedi dietro di lui, lo osservava perplesso, con le mani in tasca e i capelli davanti al viso pallido che ancora aveva i residui della luna piena ben visibili.
“Da quanto sei qui?”
Lui sembrò pensarci su. “Cinque secondi, più o meno.”
“Come mi hai trovato?”
Lui, in tutta risposta, scostò la divisa, mostrando una pergamena ingiallita e ripiegata, che ogni Malandrino avrebbe riconosciuto tra mille. La Mappa.
“Che succede?”
“Nulla.” Negò Sirius in fretta.
“Sirius, Incantesimi è una delle tue materie preferite. Che ti ha detto Regulus per fartela saltare?”
Remus era una persona discreta, riservata e leale. Non avrebbe mai tradito un amico, nemmeno per una cosa così importante. Poteva confidarsi con lui? Poteva affidare a Remus il peso che gli opprimeva lo stomaco da ben due ore?
“Regulus ha detto che è stato lui a dire alla casata dei Black che sto con una Mezzosangue. Sapeva ciò che avrebbe fatto Bellatrix.”
“Si.” Rispose Remus, sedendosi accanto a lui, ma alla giusta distanza per continuare a guardarlo negli occhi. Avevano già parlato del fatto che Regulus avesse detto di Martha ai Black, e credeva che l’argomento fosse ormai chiuso.
“Stamattina mi ha detto che non si fermeranno davanti ad una mia ‘cotta’, che non sarà l’ultima volta che le fanno del male, perché non è che una stupida arrampicatrice sociale che cerca di salvarsi la pelle rovinando il nostro nome, cose così, insomma. Ha detto … che … che la uccideranno, Remus. La uccideranno, se continua a stare con me.”
Remus non mostrò emozioni, si limitò a distogliere lo sguardo ed annuire, intuendo che Sirius avesse altro da dire. Era raro che si sfogasse e mostrasse emozioni, paure e punti deboli, e non voleva interromperlo.
“Non so cosa fare. Sarebbe sbagliato lasciarla, ma sarebbe anche sbagliato non  farlo. In ogni caso, in qualche modo, moriremmo entrambi.”
Remus annuì. Era lui il Malandrino responsabile, quello delle prediche e dei mille valori.
“Lunastorta, dimmi … dimmi cosa devo fare.” Implorò Sirius, con uno sguardo.
“Devi fare ciò che ritieni più giusto. Dovresti anche ricordarti, però, che meno di dodici ore fa, quella ragazza è corsa a perdifiato nella Stramberga Strillante, si è quasi gettata tra le braccia di un Lupo Mannaro –che sarei io- e si è procurata parecchie lesioni al braccio per rimediare ad un tuo errore. E so che, in cuor tuo, tu forse hai già deciso.”
Era vero, era dannatamente vero. Martha non aveva esitato un secondo per correre a salvare Piton, e, testarda ed orgogliosa com’era, si sarebbe fatta uccidere pur di rispondere a quelle malelingue dei Black.
Tu non mi conosci. Aveva ringhiato a Bellatrix, il giorno di Natale. E quanto ci aveva messo lei ad invocare una Cruciatus? Due secondi? Tre?
“Grazie, Remus.” Disse.
“Credo sia ora di tornare al castello, sai … Trasfigurazione.”
Remus. Il secchione Prefetto sempre puntuale, pignolo e preciso nei dettagli. Si alzò, e tese la mano a Felpato per aiutarlo ad alzarsi. Lui la afferrò, e insieme si incamminarono verso l’aula della professoressa McGranitt.


“Ehi.” Gli disse Martha, con aria allegra. “Come mai hai saltato Incantesimi?”
Si stavano sedendo nei soliti posti, nei banchi doppi. Remus e Peter, James e Sirius, Martha e Lily. Era così da sempre e in qualche modo sarebbe sempre stato così. Martha e Lily, però, sembravano due estranee.
“Ero … con Regulus.” Rispose lui.
Lei sorrise e si girò, prestando attenzione alla lezione. Lui, per entrambe le ore, le osservò i capelli, cercando di iniziare a pensare che mai più avrebbe potuto accarezzarli, da quel momento. Non poteva dirle che l’avrebbe lasciata per il suo bene: non avrebbe capito, si sarebbe rifiutata, avrebbe cercato di capire cosa era successo, e lui non sarebbe stato in grado di nascondere a lungo la verità.
“Qualsiasi cosa ti abbia detto Regulus” sussurrò James “ricordati che quella non è più la tua famiglia.”
Sirius gli rivolse un sorriso forzato, annuendo appena.
James. A James non sarebbe riuscito a nascondere la verità, appena avesse scoperto cosa aveva intenzione di fare. La lezione terminò, e, per la prima volta in vita sua, Sirius avrebbe voluto che durasse molto, molto di più. Martha si girò e lo guardò, sorridendo, poi disse una cosa a James, che le rispose prendendola in giro, ma lui non sentiva, non sentiva nulla che non fosse un grosso macigno sullo stomaco.
“Martha?” riuscì a dire, ad un certo punto.
“Non ti farò copiare di nuovo il compito di Trasfigurazione, Felpato.” Rispose lei, poco fuori dall’aula, verso la Sala Grande. Aveva un sorriso complice dipinto sul viso dolce, e lui avrebbe dovuto spezzare l’incantesimo di quel sorriso
“Martha, dobbiamo parlare.” Sussurrò.
Lei si bloccò, il sorriso sparì, con il dubbio negli occhi lasciò che gli altri andassero avanti, facendo segno, con il solito sorriso, che li avrebbe raggiunti dopo. Quando il corridoio fu deserto, Sirius si permise di guardarla di nuovo negli occhi. raccolse tutto il fiato che aveva in corpo e disse ciò che doveva.
“Credo che sia meglio finirla qui, Martha.”
Lei spalancò la bocca e incarnò un sopracciglio. “Come? Cioè … cosa?”
“Noi, questa … questa storia, è meglio finirla qui.”
Lei prese a gesticolare. “Non … non stiamo parlando della nostra storia, vero?”
Lui annuì debolmente, osservando i suoi occhi riempirsi di lacrime. “Credo che dovremmo lasciarci.” Non aveva intenzione di pronunciare quelle parole: era stato il mostro dentro di lui a pronunciarle, servendosi della sua voce.
Fu come sentirla cadere in mille pezzi, mentre rimaneva comunque in piedi davanti a lui.
“Sirius, io non … non ce la faccio. Non ce la faccio, se te ne vai.”
“Ce la farai, invece.” Le disse. Poi, con aria affranta e combattuta, le impresse un casto bacio in fronte, mentre lei iniziando a singhiozzare, si avvinghiava alla sua camicia. Si strinsero, si aggrapparono un po’ l’uno all’altra, consapevoli che quello sarebbe stato l’ultimo abbraccio, di quegli abbracci che avevano promesso non sarebbero mai finiti.
Se solo avesse potuto dirle come stavano veramente le cose, allora forse per loro sarebbe andata diversamente. Maledetto Regulus. Maledetti Black. Maledetto Voldemort, anche. Maledetti tutti, non doveva finire così.
“Mi dispiace, Martha, mi dispiace ...”
“Hai … c’è qualcun altro? Dimmelo, Sirius, non …”
La zittì con un gesto della mano. “Abbi cura di te, piccola.” Le sussurrò. Le prese il polso e lo staccò dalla camicia, mentre lei, da sola, allontanava l’altra mano. Lui si girò, senza permettersi di guardarsi indietro, di guardare in che stato l’aveva ridotta. Appena girato l’angolo, prese a correre verso la Sala Grande, sforzandosi in ogni modo di non pensare a ciò che aveva fatto. Forse era meglio per lei pensare che lui avesse qualcun altro, forse avrebbe sofferto di meno, sapendo che lui credeva di aver fatto la cosa più giusta. Ma, dannazione, lui era pienamente consapevole di avere fatto la cosa sbagliata, anche se l’aveva fatta solo per salvarla. Dopo aver attraversato cinque  piani di corsa, arrivò, nel bel mezzo del pranzo nella sala più grande del castello. Raggiunse i Malandrini in pochi secondi, guardando James. Rose e Lily erano sedute un paio di metri più in là.
“Tutto bene?” chiese Ramoso, alzandosi, apparentemente per fargli spazio.
Sirius si avvicinò, e quando fu abbastanza vicino, sussurrò “Vai da Martha, ora.”
“Che le hai fatto?”
“Credo … credo che sia ancora fuori dall’aula di Trasfigurazione.”
Che cosa le hai fatto?” chiese di nuovo James. Lo sguardo spaventato e colpevole di suo fratello non lo convinceva – non lo convinceva affatto.
Vai da lei, James.” Lo implorò Sirius, mentre riprendeva fiato. Lui prese le sue cose, liquidò la ragazza con cui stava parlando, e iniziò a correre, per gli stessi cinque piani per cui aveva corso Sirius poco prima. Non si permise di rallentare nemmeno quando arrivò nei pressi dell’aula indicata da Sirius. Quando sentì dei singhiozzi, iniziò a chiamare Martha a gran voce.
Quando la vide, quasi non la riconobbe. La bella, forte e solare Martha Redfort era rannicchiata per terra, con il viso coperto dai suoi stessi capelli, gli appunti e i libri sparsi attorno a lei, come se fossero caduti. Ma la cosa più dolorosa, per lui, era sentire quel pianto, quella voce che aveva cantato a Capodanno, che aveva passato le giornate con lui nella taverna, quella voce che aveva sfidato Severus Piton, quella voce rotta da un pianto senza fondo.
“Martha!” urlò di nuovo.
Lei non sembrò averlo sentito. A dire la verità, non sembrava che sentisse nulla che non fossero le sue urla. Quando James si sedette accanto a lei, le passò il braccio attorno alle spalle, e lei si lasciò cadere sul suo migliore amico, mentre lui lasciava che gli bagnasse il maglione e la camicia con lacrime salate e piene di dolore, un dolore così tangibile che faceva male anche a lui. La strinse forte a sé, con la consapevolezza che era caduta a terra perché era caduta in mille pezzi, perché si era rotta, perché senza Sirius non sarebbe stata più lei, e lui non sarebbe stato più lui, perché erano arrivati al punto di essere parte l’uno dell’altra.
“Voglio morire. Voglio morire, James.”


“S-Sirius … va tutto bene?”  squittì Peter. Sirius, per la prima volta da quando si conoscevano, non stava mangiando. Fissava il pasticcio di carne, ci giocava con la forchetta ma non stava mangiando.
Alzò gli occhi quel tanto che bastava per osservare Peter. “Certo, tutto bene.”
“Dove … dove è Martha?”
Sirius, in una frazione di secondo, osservò Rose, che a sua volta lo stava osservano con un sopracciglio alzato e l’aria di una a cui non tornano i conti, mentre Lily chiacchierava allegramente con Alice Prewett e il suo fidanzato storico, Frank Paciock.  Staccò gli occhi da lei e osservò Remus, e anche lui a sua volta lo stava osservando, con uno sguardo perplesso. Poi, tornò a guardare Peter.
“Io e Martha ci siamo lasciati.” Sussurrò, usando solo un filo di voce, ma Rose lo sentì. Saltò in piedi e lo guardò come se avesse voluto ucciderlo.
 “CHE COSA?!” strillò.
Lui rimase spiazzato, mentre tutto il tavolo si era zittito per ascoltare. Il silenzio di Felpato non fece altro che aumentare l’ira di Rose, e anche Lily non poté fare a meno di osservare i Malandrini.
“Dimmi che non lo hai fatto, davvero, Black. Dimmi che non hai davvero lasciato mia sorella.” Gli ringhiò addosso.
Anche lui si alzò, tenendo i pugni sul tavolo, e osservando Rose con rancore. “Cosa ti fa pensare che l’abbia lasciata io, Rose?”
“Stai scherzando? Lei ti ama più della sua stessa vita, e morirebbe per te, non ti lascerebbe mai!”
Morirebbe per te. Si sentì sprofondare nel nulla, e si rese conto che solo due persone nel mondo sarebbero state in grado di riportarlo a galla.  Per un attimo, sentì di nuovo il tonfo sordo di Martha che cade a terra colpita dalla prima Cruciatus, ma ignorò il ricordo per poter mantenere lo sguardo freddo.
“Forse è proprio per questo, Redfort.”
Rose spalancò la bocca per ribattere, ma poi incrociò gli occhi di Remus, che la calmarono. E sembrò accorgersi dell’assenza di James. “James è con lei?”
“Si.”
“Dove?”
“Non ne ho idea.”
“Oh, voi sapete sempre dove sono tutti!” Lui si morse il labbro, e fece per rispondere, ma lei fu più veloce. “Non fa niente, li cercherò da sola. Intanto, razza di idiota, ti avverto che sarai ridotto come Nick-quasi-senza-testa prima di stasera.”
Poi, con la velocità di una cacciatrice, gli gettò addosso il suo succo di zucca, mentre lui chiuse appena gli occhi. In un altro momento, avrebbe riso, o risposto a tono (in difesa della sua dignità), ma non era quello il momento. Questo, pensò, non era che il trattamento che si meritava per ciò che aveva fatto.
Rose Redfort, con la regalità di una principessa furiosa, lasciò la Sala Grande dopo aver guardato Remus un’ultima volta, mentre Sirius cercò lo sguardo di Regulus, che, appena capì che il fratello aveva fatto come lui gli aveva detto di fare, alzò il bicchiere, mimando con le labbra “alla tua, fratello”.  Sirius si rimise a sedere, mentre si asciugava il viso con un tovagliolo.
Peter abbandonò il suo pranzo, osservando Sirius. “N-Non so perché tu abbia fatto u-una cosa del genere, posso solo dirti che l’unica c-cosa che conta è che tu ne sia convinto.”
Sirius piegò leggermente la testa. “Io sono un mostro, Codaliscia. E i mostri come me non possono permettersi di innamorarsi.”
Era vero. Lui era un Black, e i Black non si innamorano. Si sposano tra cugini, per mantenere il sangue puro e non concedersi il lusso della tortura dell’amore. E lui non solo si era innamorato, ma si era innamorato di una Mezzosangue in tempo di Guerra. Nessuno di loro avrebbe retto un altro episodio come quello di Natale, perché sarebbe stato crudele il doppio.
“Tu non sei un Black, Sirius. Lo sei sui documenti, ma sai che non lo sei davvero.” Gli disse Remus, fissando il punto in cui Rose era sparita.
“Ma lei rischia lo stesso. E non permetterei mai che le succeda qualcosa.”
“Le hai appena fatto più male di quanto tu non possa immaginare.”
Lunastorta e Felpato si rivolsero due sguardi d’intesa glaciale e Malandrina.
“Ora andiamo, a-abbiamo Erbologia.” Sussurrò Peter.

Dopo quasi mezz’ora, Martha smise di singhiozzare. Si tirò su, aprì gli occhi e si permise di guardarsi attorno. Il corridoio deserto, i libri per terra e James, James che aveva gli occhi lucidi e che le stringeva un braccio attorno al collo.
“Mi ha lasciata.” Disse, in un soffio.
Lui le accarezzò i capelli, mentre alcuni studenti del secondo anno iniziavano a passare accanto la loro per entrare nell’aula di Trasfigurazione. “Lo avevo immaginato.” Li rispose, con un sorriso gentile. “Ti ha detto perché?”
Lei scosse la testa, mentre lui le porgeva un fazzoletto. “Credo che abbia un’altra. Sai, una … una che se lo merita di più. Sarebbe giusto, alla fine.”
Il sorriso di James si allargò. “Sirius non si merita nessuno che non sia tu, e tu non meriti nessuno che non sia Sirius.”
“Però se n’è andato. Ha detto … che è meglio finirla qui.”
“Lo conosci, no? Sai quanto è stupido, a volte. Gli hai dato dell’idiota trentatré volte in dodici ore, ti ricordo.”
Martha piegò l’angolo della bocca, in un vago tentativo di sorridere. James si alzò e le tese la mano. Le l’afferrò nell’esatto momento in cui, all’inizio del corridoio spuntò Rose, che corse a perdifiato verso di loro, chiamando la sorella. Quando li ebbe raggiunti, la abbracciò, ma Martha era inerme. Non era più lei.
“Dio, Martha, mi dispiace così tanto.” Le disse.
Lei, di nuovo, accennò un sorriso. “Credo che salterò Erbologia.” Sussurrò.
Rose e James annuirono.
“Non preoccuparti, Rose, resterò io con lei.”
Rose si fidava di lui, lo sapeva, era il suo Capitano, e tra loro era nato uno strano legame.
“Non ho bisogno del badante, James.” Lo schernì Martha, ma la sua voce tremante e i suoi occhi gonfi e stanchi dicevano altro.
“Non sono un badante, sono uno che controlla che non ti butti dalla Torre di Astronomia.”
“Non senza una scopa.” Lo corresse Rose, sorridendo. “Io sarò a Pozioni, se avete bisogno …”
James annuì sorridendo, mise una mano sulla schiena di Martha e si allontanarono. Rose il guardò fino a quando non passarono l’angolo, e non poté fare a meno di pensare che erano state davvero fortunate a trovare James.
 

“Dove andiamo?” chiese Martha, scocciata.
“Non te lo dico.”
“Posso andare al mio dormitorio?”
“No.”
“Dai, James!”
“Ho detto di no! Dimmi un posto dove ti piacerebbe andare.”
Si fermarono davanti ad un corridoio assolutamente vuoto.
Nel mio dormitorio!” esclamò lei, scandendo ogni parola.
“Qualcosa di meno banale, Redfort?”
Lei incarnò un sopracciglio. “Sotto le coperte, con la testa sotto il cuscino.” sarebbe risultata la solita arrogante, se i suoi occhi non fossero stati tremendamente tristi.
“Non ti lascerò soffocare dal tuo stesso cuscino. Voglio che tu immagini un posto dove ti piacerebbe andare, che ci pensassi intensamente e che poi facessi tre volte avanti e indietro da qui a lì, senza smettere di pensare a quel posto.”
“Tre volte avanti e indietro?”
“Tre volte avanti e indietro, si.”
Lei ci pensò qualche secondo. Per un secondo credette che James fosse impazzito, poi si ricordò che non credeva più a niente. Aveva immaginato un mondo a colori, per tutta la sua vita. Poi era arrivato Sirius, e di quei colori aveva fatto anche il suo mondo. E quel giorno, veloce com’era arrivato, se n’era andato, portando con sé anche i colori. E lei avrebbe voluto essere ovunque, ovunque, ma non in quel castello, così pieno di ricordi che facevano male.
Poi si ricordò di un posto, un posto in cui era stata con sua madre, prima di Hogwarts, prima di ogni cosa. Rose era partita da poco per il suo primo anno e Marie ne aveva nostalgia. Era un parco, il più grande parco in cui fosse stata. Era ottobre, il freddo iniziava a pungere sul viso, ma lei era talmente felice  e spensierata che non se ne accorgeva.
Si incamminò.
         Una ...
Era un parco enorme, pieno di alberi, cespugli, anatre e scoiattoli. C’era anche un laghetto, con tartarughe e pesciolini, e questo laghetto era l’estuario di alcuni fiumiciattoli. Per passare da una sponda all’altra dei primi quattro fiumi, bastava fare un salto. Per il quinto fiume, si passava su dei sassi che traballavano, e nessuno poteva sapere quale sasso fosse sicuro. Per il sesto fiume, invece, c’era un ponticello in legno rovinato, dove alcuni ragazzi avevano inciso le loro iniziali. Martha e Marie si erano fermate su quel ponticello, perché sotto passavano anatre, pesci e tartarughe.
… due …
Gli alberi erano tantissimi, immensamente alti e grandi per una bambina di dieci anni. Sotto alcuni, c’erano delle panchine, e Martha poteva ricordare chiaramente un’anziana signora che dava da mangiare agli scoiattoli seduta su una di queste panchine. Ai rami di alcuni alberi, invece, erano appesi con delle corde dei vecchi pneumatici da camion riverniciati con i colori dell’arcobaleno, e i bambini ci si dondolavano. Ad altri alberi erano appese delle altalene, e Martha aveva spinto Marie, che aveva riso un po’ come ridevano i bambini.
         … tre volte.
Il gioco più bello di quel parco Babbano, era quella strana altalena che Marie aveva chiamato la carrucola. Un filo elettrico vuoto reggeva un tubo di gomma, che finiva con una seduta in gomma scura. Marie l’aveva fatta sedere, dicendole di reggersi bene e chiudere gli occhi. Lei li aveva fatto, e Marie aveva letteralmente lanciato il tubo di gomma con la sua seduta verso la fine del cavo elettrico vuoto. Le era sembrato di volare, di volare davvero. Aveva capito con gli anni, poi, che il nome carrucola era quello dello strano oggetto che teneva il tubo di gomma legato al cavo vuoto, facendolo scivolare con una velocità proporzionata al peso. Alla fine del cavo, tornò indietro con la stessa velocità con cui era andata avanti. Era tutto così, semplice, colorato e leggero.
In quel momento, proprio mentre stava per chiedere a James perché l’avesse fatta passare tre volta davanti ad un muro vuoto, una porta comparve su quel muro. Le parole le morirono in gola, mentre James sorrideva Malandrino.
“Che cosa …”
“Entra e scoprilo.”
Martha, con un po’ di paura, aprì la porta, e si trovò dentro al parco a cui aveva pensato. Lo stesso parco, con gli alberi, il fiume e il ponticello. James scoppiò a ridere.
“Cosa sarebbe questa?” chiese, indicando la carrucola.
“Dicasi Stanza delle Necessità.”
Se si fosse ricordata come si faceva, mentre James le raccontava quella stanza, avrebbe sorriso. Ma non ricordava, non lo voleva ricordare. Forse non sarebbe mai più riuscita a sorridere, perché era stato Sirius l’unico in grado di farla sorridere davvero. Fece esattamente come aveva fatto sua madre sette anni prima. Gli indicò il cerchio che formava la seduta di gomma.
Lui la guardò stranito.
“Siediti, idiota, chiudi gli occhi e reggiti forte.”
“Perché?”
“Perché sei mio amico, mi hai portata qui e stiamo saltando Erbologia!”
Lui tolse il maglione e la cravatta con aria curiosa e si sedette. Martha mise una mano sotto la seduta, scoprendo che James pesava più di quanto sembrasse, e la tirò indietro, come per farle prendere la rincorsa.
“Martha, hai fatto tutto questo per toccarmi il …”
Lei, in tutta risposta, lo lasciò andare, e lui volò come aveva fatto la piccola Martha una vita prima.
In un primo momento urlò di terrore, e Martha vide benissimo i suoi capelli spettinarsi ancora di più. Poi, quando si accorse che non si sarebbe schiantato al suolo, trasformò il suo urlo in un grido di gioia e allegria. Lo stesso urlo che riempiva il campo di Quidditch quando afferrava il Boccino, e con lo stesso entusiasmo con cui aveva riempito la taverna di risate, ubriaco, a Capodanno. Quando tornò indietro, era più felice di un bambino a Natale. Partì di nuovo, senza badare a Martha, e al fatto che fosse lì per far ridere lei, e senza rendersi conto che, ridendo così, le ricordava che esisteva sempre qualcosa per cui sorridere. Tornando indietro, urlò “Io amo i Babbaniiiii!
“E io amo Sirius Black.” Borbottò Martha, pochi secondi prima che lui la raggiungesse.
“Ti ho sentita.” Le disse, perdendo il sorriso e guardadola con aria malinconica.
Lei aveva ancora gli occhi gonfi e i capelli cotonati. Alzò le spalle.
“Sali.” Le ordinò.
“Come?”
“Metti i piedi sulle mie ginocchia e reggiti alla mia schiena. Credo che la velocità sia direttamente proporzionale al peso, quindi …”
“James Potter e la fisica Babbana, primo capitolo.” Scherzò lei, ma lui la ignorò.
“… se raddoppiamo il peso, raddoppia la velocità. Io sono ottanta chili di muscoli e …”
“Capelli.”
“ … bellezza, tu sei … quanto pesi?”
Non avrebbe mai detto a nessuno che dopo Natale era dimagrita. Solo Sirius se n’era accorto. “Non te lo dirò mai.” Lo schernì, sistemandosi come lui le aveva detto. In un attimo partirono spediti, abbandonandosi al vento creato dal loro passaggio, ridendo e cercando di non pensare.



Eeeecco. Allora. Ho un pò di cose da dire. Primo, spero che il colpo di scena sia piaciuto. Secondo, spero di aver introdotto bene uno dei miei posto preferiti, la Stanza delle necessità. Non sono sicura che si possa trasformare in un vero e proprio luogo ... ma mi piaceva troppo l'immagine di Martha e James al parco giochi. >< ecco, poi, non so se il gioco della carrucola sia un classico solo nei parchi della mia città, ma nel caso lo fosse, vi invito tutti a provarla: non ha età e trasmette ogni volta emozioni diverse. Mmmmh, non mi sembra di avere altro da direee.... Ecco, basta, chiudo, spero vi sia piaciuto e magari lasciate una recensione, se vi va, mi farebbe piacere. 
Fatto il misfatto!

 
   
 
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