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Autore: Caroline94    27/05/2015    1 recensioni
Dieci capitoli per raccontare la storia di un ipotetica Alternative Universe di One Piece in cui i personaggi sono i membri della Donquijite Family.
Tra scuola, bambole rotte, cuffie perdute e traslochi vederemo la famiglia più stramba del mondo con occhi diversi!
{Coppie: accenni Hancock/Doflamingo, Rufy/Nami, Baby/Sai, Viola/Law, Sanji/Robin, Bellamy/Mone, Sabo/Koala, Zoro/Kuina, Perona/Mihawk, Rebecca/Cavendish, Margaret/Pen}
Genere: Comico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Donquijote Family
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Doflamingo si svegliò di soprassalto colto dal rumore della porta che sbatteva, si rizzò seduto e si guardò intorno: era nella sua stanza, nel suo letto ed era mattina. Una giornata come tante: ma allora perché era nudo?
Guardò accanto sé e vide le coperte gettate malamente all’aria, il lenzuolo stropicciato ma apparentemente vuoto; nell’aria c’era un dolcissimo profumo di sandalo e fiori.
Si massaggiò le tempie cercando di ricordare cosa aveva fatto la sera prima; ci mise qualche secondo a rivivere il concerto. Stava seguendo Baby e il suo ragazzo… si era portato dietro anche Hancock, di questo era sicuro… avevano incontrato Rufy e Nami… aveva ballato con Hancock… poi?
Ed eccolo il flash decisivo.
Abbassò le mani di scatto e si mise a frugare sotto il lenzuolo, tastò qualcosa di morbido e ruvido e tirò fuori un paio di piccole mutandine in pizzo rosa. Le guardò attentamente e finalmente capì: era andato a letto con Hancock.
Si lasciò cadere pesantemente sui cuscini, soddisfatto. Alla fine ci era riuscito, ci erano voluti vent’anni ma almeno ci era riuscito. Aveva fatto quello che un centinaio di ragazzi non erano riusciti a fare: conquistare la donna più bella del mondo. Oh, si, quello non era stato solo sesso; l’aveva conquistata nel vero senso della parola… e chissà, forse sarebbe anche riuscito a farla innamorare sul serio.
Probabilmente l’aveva svegliato lei quando era uscita, se l’era aspettato una reazione del genere. Si girò su un fianco e si mise comodo pronto a dormire quando la porta venne spalancata.
“Doflamingo, alzati! Dobbiamo parlare” Viola irruppe nella stanza e spalancò le finestre.
“Ma che diamine… non ora Viola, torno da una serata impegnativa!” esclamò lui strizzando gli occhi per ripararsi dalla luce. Appena riacquistò la vista notò che lei lo guardava in tralice, spostando lo sguardo da lui alle mutandine che ancora stringeva nella mano.
“Oh, no…” disse lui “Non è come pensi, non stavo… cioè, io no… non da… insomma…” tossì imbarazzato mentre lei lo guardava perplessa.
“Cosa…?” poi sul suo viso si dipinse un’espressione di pura comprensione “Oh, no! No, non pensavo… ho visto Hancock che si defilava dal portone principale” si affrettò a dire “In effetti è stato imbarazzante ma non penso certo che tu… no, no!”
“Ah, meno male” rispose lui, facendo sparire le prove sotto il cuscino “Senti parliamo fra cinque minuti, ok? Il tempo che mi infilo qualcosa”.
Dopo che Viola fu uscita, Doflamingo si fece una sana doccia, infilò un jeans e una camicia e la raggiunse nel salottino adiacente alla sua camera.
“Si tratta di Baby” cominciò Viola senza tante storie “Lei e Sai hanno discusso ieri sera. Ti hanno visto”.
“Ok, raduno i ragazzi. Dimmi dove abita” rispose subito lui prendendo la pistola da un cassetto della scrivania.
“Doflamingo!” esplose lei “E’ mai possibile che appena senti le parole: ‘Baby’, ‘ragazzo’ e ‘discusso’ quando ci sei tu di mezzo devi per forza ammazzare qualcuno?!”
“Cosa dovrei fare?”
“Ascoltare!” ringhiò e aspettò che lui si sedette prima di ricominciare a parlare “Baby gli ha detto che tu sei geloso e diffidi dei suoi fidanzati per le tue ragioni…”
“…e lui si è tirato indietro. Ora posso andare ad ammazzarlo?” domandò alzandosi di nuovo ma ad un occhiataccia di Viola riprese posto sul divano davanti a lei; a separarli solo il tavolino di vetro.
“No, non si è tirato indietro. Vuole venire qui a conoscerti”.
Lui fece scattare in aria un sopracciglio: “Cosa?”
“Oramai sono più di cinque mesi che stanno insieme e lui conosce solo me, Law e Cora. Sei tu il membro più importante della famiglia, sa che sei come un padre per Baby e quindi vuole venire a presentarsi. Obiezioni?” domandò con un tono che non ammetteva un ‘si’.
“No” fu la risposta “No, che venga pure. Sarò felicissimo di conoscerlo” rispose lui.
 
“Quindi ti ha invitato a pranzo; bada nessuno dei miei precedenti (otto) fidanzati è mai stato invitato a pranzo da lui. Dofla è andato da loro e li ha ammazzati sul posto” disse Baby voltando una curva “Quindi bada a quel che dici o come ti comporti o non esiterà a farti la pelle” aggiunse.
“Tranquilla, tesoro” rispose la voce proveniente dal palmare infilato nel portacellulare accanto al volante “So quello che faccio. E poi varrebbe la pena di morire per te” aggiunse facendola sorridere.
“Ok, io vado a prendere i dolci in pasticceria. Passo a prenderti tra mezz’ora” disse “Un bacio”.
“A dopo”.
Chiuse la telefonata e parcheggiò davanti al ‘Mandarin Garden’ la pasticceria di Bellemère; appena entrò un forte aroma di mandarino l’accolse.
Il locale era grande e accogliente, dipinto sulle sfumature del bianco e dell’arancione, una ventina di tavoli in legno bianchi erano disposti per la sala, i dolci erano esposti nella teca in fondo davanti alle porte che conducevano alle cucine. La sala, in genere strapiena, quel giorno era stranamente vuota.
Al bancone c’era Nojiko, fresca e sorridente, che leggeva una rivista.
“Ciao, Baby!” salutò appena le vide.
“Ciao, Nojiko. Come vanno le cose?” rispose lei.
“Benissimo, come al solito”.
“Come mai oggi non c’è nessuno?” chiese curiosa.
“Be’, in fondo è ancora presto; è solo mezzogiorno. I ragazzi arrivano qui verso l’una. Allora, cosa posso fare per te?”
“Mi servono tre vassoi dei tuoi dolci più buoni” elencò “Uno completamente al mandarino, uno alla vaniglia e uno metà di riso e metà alla menta”.
“Oggi si festeggia?” domandò battendo l’ordine alla cassa, fece due scontrini: uno lo consegnò a Baby e uno lo fece passare per lo sportello nel muro.
“Spero di si. Doflamingo ha invitato Sai a pranzo per conoscerlo; sono un po’ agitata” confessò.
“Ahi. Lo immagino” rispose Nojiko poggiandosi al bancone con la testa sulla mano “Ma vedrai che andrà tutto bene; Sai è un tipo a posto e sono sicura che se ne accorgerà anche Dofla” sorrise.
“Ecco qui!” un ragazzo alto e biondo uscì dalla cucina portando tre vassoi, due sulle mani e uno in bilico sulla testa “I dolci richiesti…. Ciao, Baby!” salutò poi con euforia vedendola “Li ho preparati e confezionati con amore, solo per te” disse poggiandoli davanti lei ed esibendosi in un perfetto inchino.
“Grazie, Sanji” sorrise lei, pagando. Prese i dolci e, dopo aver salutato e ringraziato, tornò alla macchina. Mise i dolci sul sedile accanto a sé e fece inversione.
Aveva appena raggiunto il ponte che portava al quartiere giallo di Little Garden quando una Chevrolet bianca sbucò alla sua sinistra e sbatté proprio contro il lato posteriore della macchina.
Imprecando, Baby scese dall’auto e fece il giro della vettura: la vernice era ammaccata ma la ruota completamente lacerata.
Sbatté il piede a terra, infuriata, e afferrò il cellullare; intanto l’uomo era sceso dalla macchina.
“Mi dispiace, è sbucata così all’improvviso…” stava cominciando a scusarsi ma lei lo zittì con un brusco cenno della mano mentre si portava il telefono all’orecchio.
Rispose quasi subito.
“Baby, cosa…?”
“Non ora, Cora. Un idiota mi ha tamponato e mi si è sfasciata una ruota; fra venti minuti devo prendere Sai e venire a Dressrosa ma non posso con l’auto in queste condizioni. Devi venire a prendermi” spiegò spiccia.
“Ok, dove ti trovi?”
“All’imbocco ovest del ponte per Little Garden, faccio venire un meccanico e prendere la mia auto e ti aspetto”.
“Ok, sarò lì fra dieci minuti” e chiuse.
Baby fece un altro numero e si riportò il cellulare all’orecchio. Dopo tre squilli rispose una voce bassa e tappata:
“Officina meccanica della Franky Family, come possiamo aiutarla?”
“Usop? Sono Baby…”
“Ciao, Baby! Posso aiutarti?”
“Si, sono all’imbocco del ponte di Little Garden, mi si è sfasciata una ruota e fra quindici minuti ho un appuntamento importante. Cora sta vendendo a prendermi ma mi servirebbe che veniate a prendere la mia auto” spiegò.
“Al ponte di Little Garden, eh? Si, Brook e Franky stanno lavorando lì vicino, te li mando subito”.
“Grazie, mille” e chiuse.
Si passò una mano fra i capelli e guardò con astio colui che l’aveva messa in quel guaio: era alto, con corti capelli ricci e una mascherina sulla testa.
“Be’? Sparisci se non vuoi finire male!” ringhiò aprendo lo sportello e afferrando i vassoi per poi sbatterselo alle spalle con un calcio.
“Posso aiutarla in qualche modo?” domandò.
“No, grazie. Ho già risolto” disse calma mentre una parte della sua rabbia svaniva e si avviava in strada ma cambiò idea e tornò indietro “Anzi, qualcosa può fare” e gli ficcò le chiavi della Cabriolet in mano “Spero che non abbia nulla da fare: fra qualche minuto arriverà un meccanico, si chiama Franky. Le consegni la macchina e le chiavi, per allora Cora sarà già arrivato. Grazie” e tornò in strada. Non sapeva se poteva davvero fidarsi di lui ma non ci pensò molto. Aspettò giusto cinque minuti sul ciglio della strada prima che la Peugeot blu di Cora facesse capolino dietro l’angolo; mise i dolci sull’ampio cruscotto e prese posto sul sedile del passeggero; mentre partivano alla volta della casa di Sai, Baby diede un occhiata alle sue spalle attraverso lo specchietto retrovisore: l’uomo che l’aveva urtata era steso sul cofano della propria macchina, le gambe una sull’altra, le braccia sotto il capo e la mascherina sugli occhi, dal dito medio spuntava il portachiavi a forma di Walter P38 a cui erano agganciate le chiavi della sua macchina.
 
All’una passata la pasticceria Mandarin Garden era piena tanto da faticare a passare tra i tavoli, Nami e Nojiko giravano per la sala a prendere le ordinazioni mentre Bellemère era dietro la cassa, Sanji dalla cucina si dava un gran da fare a preparare dolci e frullati aiutato da Bibi, la nuova cuoca tirocinante.
Aokiji entrò nella pasticceria e si fece largo tra la folla per raggiungere la cassa: i meccanici ci avevano messo si e no venti minuti ad arrivare ma si erano trattenuti molto. Il primo, che sicuramente era Franky, aveva issato la macchina della ragazza sul proprio carro attrezzi e poi lo aveva tempestato di domande su come fosse avvenuto l’incidente, mentre il secondo, Brok o Brook non ricordava, dava un occhiata al paraurti ammaccato della sua.
Era riuscito a liberarsi di loro mezz’ora dopo.
“Come posso aiutarla?” chiese la donna dietro il bancone.
“Un vassoio di dolci alla vaniglia, per favore” disse. La donna batté lo scontrino e diede l’ordinazione alla cucina. Dieci minuti dopo era uscito dalla pasticceria col vassoio avvolto nella carta color pesca con i disegni di piccoli mandarini arancioni; li mise in macchina e si avviò verso la sua meta.
 
Quando Baby, Sai e Cora raggiunsero la sede della Donquijote Family era molto tardi; la Sala Principale era stata sgombrata e il tavolo aperto.
C’erano tutti: Vergo, Monet, Ceaser, Buffalo, Diamante, Law, Señor Pink, Lao G, Trèbol, Viola, Sugar e, a capotavola, Doflamingo. Corazòn prese posto alla destra di quest’ultimo, mentre Baby alla sua sinistra con Sai accanto.
Il pranzo iniziò il più silenziosamente possibile, le cameriere servirono la portata principale e, fino al dolce, nessuno disse niente. Persino Viola stava con la testa china sul piatto senza fiatare, nel contempo Law e Cora comunicavano con gli occhi: se le cose si fossero messe male sarebbero intervenuti contro Doflamingo.
Vennero portati a tavola i tre vassoi di dolci e, come sempre, tutti aspettarono che Dofla si servisse per primo.
Più che una regola della Famiglia era un segno di rispetto nei suoi confronti in qualità di ‘capofamiglia’, dopodiché i vassoi vennero fatto girare.
“Allora” Law prese finalmente la parola “come mai questo ritardo?” domandò volgendo lo sguardo da Cora a Baby. Sapeva benissimo dell’incidente poiché era accanto a Cora quando Baby aveva chiamato, ma aveva pensato che qualcuno doveva lo stesso rompere il ghiaccio.
“Oh, nulla di che” rispose lei in tono vago “ho solo bucato una gomma” si scambiò uno sguardo con Cora e poi tornò a guardare il proprio dolce.
Il pranzo finì e Dofla si alzò da tavola, fece un cenno a Baby ed entrambi sparirono fuori dalla Sala.
Meno di venti minuti dopo la ragazza tornò di sotto, verde di rabbia: “Vuole parlare con te, da solo” ringhiò al suo fidanzato. Ma Sai non si scompose, si alzò tranquillamente e si fece guidare da Monet nelle stanze di Doflamingo.
Il padrone di casa era comodamente seduto sul divano, serio e tranquillo; quando Sai entrò e Monet fu uscita, lui gli fece segno di accomodarsi nel divanetto difronte.
Sai si sedette in tutta tranquillità, come se stesse per affrontare un piacevole discorso con un amico invece di un interrogatorio che avrebbe deciso la sua vita o la sua morte.
   
 
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