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Autore: eugeal    28/05/2015    1 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian frugò nel baule ai piedi del letto, sempre più irritata. Aveva già cercato ovunque, disseminando vestiti e ornamenti vari per la stanza, ma non era riuscita a trovare quello che cercava.
Suo padre si affacciò alla soglia e osservò il disordine, perplesso.
- Sono passati i ladri oppure hai deciso di pulire a fondo la tua camera? Avresti potuto chiedere alla servitù di farlo.
La ragazza lo guardò, nervosa.
- Non riesco a trovare una cosa, eppure ero sicura di averla lasciata qui.
- Molti dei tuoi vestiti sono rimasti al castello, mi dispiace. Quando Allan è venuto a cercarti dopo che Barret ti aveva portata via aveva bisogno di una scusa per entrare a Nottingham e ha dovuto fingere di essere lì per portarti le tue cose.
Marian scosse la testa.
- Non mi interessano i vestiti, Allan non è stupido, non avrebbe portato al castello quello che sto cercando.
- Se mi dici cos'è, forse posso aiutarti.
La ragazza esitò. Sapeva che il padre avrebbe disapprovato e le avrebbe fatto troppe domande, ma ormai aveva detto troppo per poter evitare la domanda.
- Il mio costume da Guardiano Notturno.
Sir Edward la guardò, severo.
- Marian, ricordati che la nostra situazione è molto precaria. Non possiamo dare allo sceriffo alcun pretesto per prendersela con noi oppure sarà la fine. Cosa vorresti fare col tuo costume? Purtroppo non siamo più tanto ricchi da poter aiutare i poveri come un tempo. Non negherei mai un pasto a un affamato che bussa alla nostra porta, ma non possiamo più permetterci di distribuire cibo a tutti i poveri del villaggio...
- Lo so. - Sospirò Marian. - Ma non è per quello. Ho sentito dire che qualcuno si spaccia per il Guardiano Notturno e va in giro ad aiutare la gente. Voglio scoprire chi è e che intenzioni ha.
- Meglio così, non credi? Qualcuno si è lasciato ispirare dalle tue azioni e ha iniziato ad aiutare la gente al tuo posto. Dovresti esserne contenta, Marian.
- Sì, ma...
- In ogni caso non troverai il tuo costume. L'ho fatto bruciare dopo che Barret ti ha portata via. Se avesse scoperto il tuo segreto, per te sarebbe stata la fine. E anche per tutti noi.
Marian sospirò. Sapeva che suo padre aveva ragione, ma le sarebbe mancata molto la sensazione di libertà che provava ogni volta che indossava i panni del Guardiano Notturno.
E poi doveva assolutamente scoprire chi era l'impostore che si spacciava per lei. Si disse che quel desiderio proveniva dalla preoccupazione per le intenzioni di quello sconosciuto, ma in realtà era tremendamente curiosa.
- Marian, non fare nulla di avventato, promettilo.
La ragazza annuì a malincuore e il padre le sorrise.
- Non pensarci più, se questa persona ha cattive intenzioni, penso che Robin Hood lo scoprirà presto, altrimenti è meglio così per la gente di Nottingham. Piuttosto, pensi di organizzare qualcosa per domani?
Marian lo fissò, perplessa.
- Perché?
- Domani è il compleanno di Sir Guy, non lo ricordavi?
La ragazza scosse la testa, con una fitta di senso di colpa. Era stata tanto presa dalla sua curiosità sul Guardiano Notturno che la data le era completamente passata di mente.
- Guy non ne ha parlato affatto. In passato lo aveva sempre festeggiato invitando lo sceriffo e i nobili che lo sostenevano, ma quest'anno non ha nemmeno accennato a volerlo celebrare in qualche modo...
- Credo che sia comprensibile. La sua vita è cambiata così tanto nel giro di pochi mesi, immagino che non abbia voglia di trovarsi ancora di più al centro dell'attenzione.
- Già, immagino di sì. - Disse Marian, poi il padre la salutò e la ragazza iniziò a mettere via i vestiti sparsi per la stanza.
Le ultime frasi che aveva scambiato con il padre l'avevano riempita di tristezza, facendola pensare al passato di Guy.
Una volta lui le aveva detto che non aveva nessuno e solo in seguito Marian aveva capito quanto quelle parole fossero terribilmente vere.
- Ora hai me... - Sussurrò tra sé. - E Allan e mio padre... Non sei solo. Non più.
Forse Guy non voleva festeggiare il proprio compleanno e lei poteva capirlo, ma Marian era intenzionata a dimostrargli in qualche modo che tutti loro tenevano a lui, voleva fargli capire quanto fosse amato.
Ma come?

Allan sedeva all'ombra di un albero e masticava una mela, rilassato e sazio dopo aver pranzato. Gli operai addetti allo sgombero delle macerie e alla ricostruzione di Knighton Hall si erano anche loro seduti all'ombra per mangiare, radunandosi in piccoli gruppi.
Finalmente, dopo un paio di mesi che lavoravano per Gisborne, sembravano essersi rilassati un po' in presenza dell'ex cavaliere nero e non lo guardavano più come se fosse il diavolo in persona.
Guy li faceva faticare, ma non li trattava male e il compenso era adeguato, e alla fine quegli uomini si erano abituati a lui, anche se ancora tendevano a restargli alla larga quando era possibile.
Durante le pause, Gisborne restava sempre per conto suo oppure insieme ad Allan, quando il giovane era presente come in quel momento.
Ora che i lavori avevano preso un buon ritmo, raramente Guy tornava a Locksley per pranzare e Allan aveva preso l'abitudine di portargli i pasti e mangiare insieme a lui. A volte, una volta finito di mangiare, lui e Gisborne si concedevano una gara a cavallo attraverso campi oppure si allenavano nel combattimento.
A quanto pareva Guy stava prendendo piuttosto sul serio il proprio impegno come Guardiano Notturno, si disse Allan, guardandolo mentre si esercitava con l'arco.
- Ehi, Giz! - Gridò, lanciando in aria il torsolo della mela. - Prova a colpire questo!
Guy lasciò partire due frecce in rapida successione, ma nessuna delle due riuscì a colpire il torsolo, che ricadde a terra poco dopo.
- Peccato. - Commentò Allan, alzandosi per andare ad esaminare il tronco d'albero che Guy aveva usato come bersaglio. - Ma sei comunque migliorato molto. Robin ti ha dato qualche lezione?
Gisborne appoggiò a terra l'arco e raggiunse Allan, massaggiandosi appena il fianco destro.
- Già. Andrebbe meglio se non mi facesse ancora male tendere l'arco.
- Guariresti prima se ti riposassi di più. Tra i lavori a Knighton, l'amministrazione delle terre e le tue avventure notturne, mi sorprendo che tu abbia ancora le forze per reggerti in piedi.
- Non ho tempo di riposare, lo sai. Devo far fruttare le terre per poter pagare le tasse allo sceriffo, non posso permettermi un ritardo o un errore nei pagamenti, e voglio costruire questa casa per Marian prima di chiederle di sposarmi.
- E confessa che ti diverti a fare il Guardiano Notturno.
Guy sorrise.
- Devo ammettere che non mi dispiace vedere che la gente è contenta del mio arrivo, tanto per cambiare.
Allan gli mise una mano sulla spalla.
- Prima o poi accadrà anche senza che tu debba indossare una maschera.
- Forse.
- Io credo di sì, sempre che non ti ammazzi di fatica prima. - Disse il giovane, in tono allegro, poi guardò Gisborne, tornando serio. - Dico davvero, Giz, non esagerare o finirai per ammalarti.
Guy lo fissò, un po' stupito nel vedere che Allan era davvero preoccupato per lui.
- Sto bene, te lo assicuro. Forse mi stanco un po' troppo, è vero, ma anche questo ha i suoi vantaggi. Era da tanto che non faticavo per costruire qualcosa invece di distruggerla, dà soddisfazione. E poi di notte sono talmente sfinito che dormo profondamente, spesso senza nemmeno sognare. Non avere gli incubi ogni volta che chiudo gli occhi è un sollievo, credimi.
Allan annuì, comprensivo.
- Posso immaginarlo.

Marian si era svegliata presto quella mattina, prima dell'alba.
Non le era venuto in mente un regalo per Guy, anche se il giorno prima non aveva fatto altro che pensarci, ma aveva ricordato un aneddoto che suo padre le raccontava quando era piccola.
Da bambina ogni tanto Marian gli chiedeva di parlarle di sua madre, di cui lei non aveva ricordi, e una volta Sir Edward le aveva raccontato che nelle occasioni più speciali la moglie amava cucinare per lui, preparargli con le sue mani i piatti che preferiva, senza ricorrere all'aiuto della cuoca.
La ragazza aveva pensato che avrebbe potuto fare lo stesso per Guy, alzarsi prestissimo per cucinare qualcosa di buono solo per lui.
Non aveva idea di quali potessero essere i suoi piatti preferiti, e nel dubbio aveva scelto ricette elaborate e raffinate che sarebbero state sicuramente apprezzate.
Il problema era che aveva ampiamente sopravvalutato le proprie capacità culinarie.
Da quando aveva iniziato si era già scottata le dita tre volte ed era riuscita anche a tagliarsi con un coltello, mentre i risultati delle sue fatiche erano piuttosto diversi da ciò che si aspettava.
Per qualche motivo la farina che aveva versato nel latte restava grumosa, mentre la crema non accennava ad addensarsi e Marian aveva l'impressione che qualche pezzo di guscio d'uovo fosse caduto nella terrina quando vi aveva gettato dentro i tuorli.
Poi un forte odore di bruciato aveva riempito la cucina e Marian si era trovata a guardare con disperazione una teglia di focaccine bruciacchiate all'esterno e completamente crude all'interno.
Sperando di rimediare al disastro, la ragazza le aveva affogate nel miele.
Guardò il piatto che aveva faticosamente composto e le venne da piangere: l'aspetto era orribile e lei era stanca, sudata e coperta di farina e miele appiccicoso dalla testa ai piedi.
Sperava che almeno il sapore fosse buono e che Guy avrebbe apprezzato il suo impegno.
Sentì dei passi che si avvicinavano e cercò di sistemarsi un po', spolverandosi il vestito per togliere le tracce di farina, ma rimase delusa nel vedere che la persona che si era affacciata alla porta era Allan e non Guy.
Il giovane la guardò, perplesso.
- Cosa ci fai qui? - Chiese.
La ragazza lanciò uno sguardo esitante al tavolo e si rivolse ad Allan sottovoce.
- Volevo fare una sorpresa a Guy per il suo compleanno. Gli ho preparato la colazione.
Allan rivolse uno sguardo dubbioso al piatto.
- Sarebbe quella?
Marian annuì, speranzosa.
- Assaggiala e dimmi com'è. - Disse, riempiendo un piatto anche per Allan.
Allan sedette a tavola e iniziò a mangiare, ma si fermò dopo il primo boccone. Lo mandò giù a fatica, si versò un bicchiere di vino e lo bevve in fretta, poi si voltò a guardare Marian.
- Vuoi avvelenarlo, per caso?
- È così terribile? - Chiese Marian, abbattuta.
- Peggio. - Disse Allan, onestamente. - E te lo assicuro, in vita mia ho mangiato di tutto. Se posso darti un consiglio, fallo sparire prima che arrivi Giz. Se sapesse che hai cucinato per lui insisterebbe per mangiarlo lo stesso, ma credimi, non gli vuoi così male.

Guy si svegliò con un sussulto quando la freccia di Robin si piantò a pochi centimetri dalla sua testa.
La staccò dalla testata del letto per leggere il messaggio attaccato all'asta, stupito per l'orario insolito. Le altre volte Robin lo aveva chiamato di notte, per contattarlo poco dopo l'alba doveva essere successo qualcosa di strano.
Il foglietto non diceva molto, solo di raggiungerlo subito sulla strada per Nottingham e Guy si affrettò a prepararsi.
Scese le scale, cercando Allan e lo trovò in cucina, insieme a Marian.
La ragazza sembrava piuttosto stanca e abbattuta e Guy si chiese cosa potesse averla rattristata, ma il messaggio di Robin sembrava piuttosto urgente e non poteva ritardare troppo. Finché la ragazza era voltata, Guy ne approfittò per far vedere ad Allan la freccia che stringeva in mano, poi la nascose dietro la schiena non appena Marian si girò a guardarlo.
- Ciao Guy. Stavo per chiedere alla cuoca di servire la colazione. - Disse Marian con un sospiro.
Guy scosse la testa con un sorriso di scusa.
- Oggi non ho tempo, mi dispiace.
- C'è qualcosa che non va?
- Solo una questione noiosa da risolvere con uno dei contadini. Ma se non lo faccio subito, rischiamo di perdere una giornata di lavoro e non possiamo rischiare di non avere in tempo la quota richiesta dallo sceriffo. Sai anche tu che non aspetta altro che un mio errore.
Le sfiorò le labbra con un bacio rapido, poi uscì dalla porta e Allan si affrettò a seguirlo.
Prima di andare via il giovane si fermò sulla soglia e si rivolse a Marian a bassa voce.
- Troverai qualcos'altro, ma non cucinare più, è meglio.
Rimasta sola, la ragazza sospirò, poi, spinta dalla curiosità, si decise ad assaggiare un boccone di quello che aveva cucinato. Impallidì leggermente, deglutì e poi prese il piatto e andò a svuotarlo nel recinto dei maiali, facendo finta che fosse destinato a loro sin dall'inizio.
Forse avrebbe fatto meglio a limitarsi a comprare un regalo, anche se banale, decise.
Del resto quello era un giorno di mercato a Nottingham, forse sarebbe riuscita a trovare qualcosa che potesse piacere a Guy.
   
 
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