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Autore: caitlin_snow    29/05/2015    3 recensioni
I protagonisti della storia sono il nostro amato Tom Hiddleston e Vivian Hartley, una giovane organizzatrice di eventi con un bimbo di tre anni e la vita organizzata al millesimo di secondo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un amore di organizzatrice


Capitolo I

Vivian attese che il suo capo chiudesse la porta dell'ufficio prima di dare ripetute testate alla scrivania di fronte alla quale era seduta.

Erano cinque anni ormai che lavorava per Charlene e doveva ammettere che fare quel lavoro le piaceva. Era sempre stata un asso nell'organizzazione, quindi aveva deciso di sfruttare quel suo talento per organizzare eventi. Le era capitato di tutto: dai matrimoni alle mostre, dalle veglie funebri alle serate di beneficenza. Per lei non faceva molta differenza, dopotutto lo schema era sempre lo stesso: parlare con il cliente, intuire dai suoi astrusi discorsi cosa potrebbe piacergli, pianificare un progetto, proporlo e metterlo in atto. Si trattava solo di entrare in empatia con il cliente, percepire la sua gioia o la sua tristezza, le sue aspettative e le sue debolezze e poi avere tanta, tantissima, pazienza per fronteggiare insicurezze, esagerazioni e cambi last minute.

Quella mattina, Charlene le aveva affidato un lavoro decisamente allettante e al contempo da esaurimento: una serata di beneficenza organizzata da un'attrice di teatro per raccogliere fondi per l'asilo del quartiere di Belgravia che, a causa della situazione economica a dir poco disastrosa, rischiava di chiudere.

Charlene non le aveva detto molto riguardo all'attrice, solo che era riuscita in 4 giorni a far scappare in lacrime l'organizzatrice di eventi che aveva programmato la consegna dei Golden Globe.

Vivian osservò il biglietto che Charlene le aveva lasciato sulla scrivania. Sotto il numero di telefono c'era solo un nome: Emma.

La donna sospirò e prese il cellulare, pronta per chiamare l'arpia. Dopotutto, aspettare non sarebbe servito a nulla.

Dopo qualche squillo, sentì la voce dell'arpia. «Pronto?»

«Emma? Sono Vivian Hartley, la...»

Fu immediatamente interrotta: «L'organizzatrice! Charlene mi ha detto che avresti chiamato, ma non pensavo così in fretta!»

Sembrava piacevolmente stupita e Vivian esultò mentalmente: piacere al cliente era fondamentale. «Sì, ho pensato di non perdere tempo»

«Ottimo! Senti... Io ora sono occupata, ma per pranzo dovrei essere libera, tu? Potremmo incontrarci, così parliamo faccia a faccia»

«Per me non c'è nessun problema, dove ci troviamo?»

«Va bene la tavola calda di Shaftesbury Avenue?»

«Quella italiana?»

«Sì! Può andare per le 13? Prenoto un tavolo a nome Hiddleston!»

«D'accordo, a dopo!»

Vivian riattaccò, pronta ad entrare in azione: ora, oltre ad un nome, aveva anche un cognome per poter svolgere il suo lavoro da stalker ed immagazzinare il maggior numero di informazioni possibili sull'arpia.

Due ore più tardi, alle 12.55, Vivian arrivava al ristorante italiano carica di informazioni. Sapeva tutto su Emma Hiddleston: gli studi, la carriera, la famiglia, l'infanzia, le passioni, il numero di scarpe. A pensarci bene non sapeva proprio tutto: le sfuggiva, per esempio, quale marca di carta igienica usasse.

«Emma!»

La donna si voltò, richiamata dalla voce. «Tu devi essere Vivian, piacere di conoscerti! Coraggio, entriamo!»

Le due presero posto ad un tavolo abbastanza lontano dall'ingresso e Vivian prese la parola. «Possiamo iniziare subito a parlare di lavoro?»

«Prima ordiniamo! Sai – le fece l'occhiolino – a stomaco vuoto potrei essere un tantino insopportabile»

Vivian ridacchiò, cercando di sondare il terreno: «Scommetto che Daisy ti ha beccata prima di pranzo, allora!»

«Ti prego, non parlarmi di quella donna!» Emma le lanciò uno sguardo carico di esasperazione. «Non la sopporto. Si crede chissà chi, solo perché ha organizzato la cerimonia di consegna dei Golden Globe»

«Un'organizzatrice potrebbe uccidere per un incarico del genere»

«Evidentemente, non se lo meritava». La conversazione fu troncata dall'arrivo della cameriera che prese le ordinazioni di entrambe. «Senti, voglio essere chiara con te, fin da subito. Voglio organizzare questa raccolta fondi per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo le condizioni in cui versano i nostri orfanotrofi. Ho già fatto una donazione per l'asilo di Belgravia in modo tale che non debba chiudere, ma non voglio che si sappia. Più la situazione apparirà critica, più quei marcioni apriranno i portafogli per alleggerirsi le coscienze. A proposito, ti devo inviare la lista degli invitati per email!»

Vivian si lasciò scappare un sorriso carico di ammirazione: «Sei diabolica, Emma! Sicura di non essere un'organizzatrice sotto mentite spoglie?»

«Non preoccuparti, non ho alcuna intenzione di soffiarti il lavoro! Non sono per niente brava ad organizzare eventi. Senza calcolare che non sono molto paziente»

«Avevi già in mente qualcosa?»

«Avevo un sacco di idee che mi frullavano per la testa ed è per questo che io e Daisy ci siamo trovate... in disaccordo, diciamo».

Il sorriso che seguì quell'affermazione fece capire a Vivian che il confronto doveva essere stato abbastanza acceso. «Ok, sentiamo le tue idee, così vediamo da cosa partire»

«Io avevo pensato ad una partecipazione attiva dei bambini. Trovarseli di fronte potrebbe addolcire qualche cuore, no?»

«Mh, sì, però...» Vivian esitò un istante. «L'evento sarebbe organizzato di sera, vero?» Emma annuì. «Per i bambini potrebbe non essere il massimo. Mi spiego meglio: sono bambini, non sono fatti per stare per così tanto tempo tranquilli in mezzo ad una marea di sconosciuti, soprattutto di sera. Hanno dei ritmi e delle esigenze»

«Anche Daisy la pensava così, lei aveva proposto ad un montaggio di foto»

Vivian rabbrividì: «Che orrore!»

«È stata la mia stessa reazione! Serve un'alternativa!»

«Beh... Se organizzassimo una specie di spettacolo?»

«Cioè?»

«Potremmo anticipare di qualche ora l'inizio dell'evento, in modo tale che la prima parte preveda qualcosa organizzato dai bimbi: canti, balli, recite o simili, e poi, una volta conosciuti i bambini e le responsabili dell'asilo, potremmo passare alla cena, o bouffet, quello che sarà».

Emma si illuminò come una lampadina: «Sei un genio!»

«Non esagerare, è solo un'idea. Inoltre... non voglio che i bambini vengano sottoposti a stress. Per lo spettacolo potrebbero riciclare - e mimò le virgolette con le dita – le canzoni o le recite di fine anno o per le feste, così si divertiranno e non dovranno lavorare. E, ovviamente, inviteremo i genitori».

Emma annuì, sempre più convinta. «Concordo, per loro deve essere divertimento, non tortura»

«Poi – Vivian strizzò gli occhi per concentrarsi meglio – potremmo trovare un luogo vicino all'asilo, così sarebbe più facile da gestire. Avevi già delle idee?»

Alla fine del pranzo, Emma uscì dalla tavola calda con un sorriso da un orecchio all'altro e Vivian con un peso in meno sullo stomaco, un progetto concreto da realizzare e mille telefonate da fare.

«Questa sera dovrei già essere in grado di dirti quando potremo parlare con il responsabile del catering e anche quando potremo visionare la sala per la cena»

Gli occhi di Emma si illuminarono: «Davvero?»

«Se tutto va bene, sì!»

«E dimmi – le chiese, sorridendo – perché non hanno chiamato te per la consegna dei Golden Globe?»

Le due scoppiarono a ridere e si salutarono. I rispettivi lavori chiamavano.

§§§

Tom Hiddleston si chiuse la porta di casa alle spalle e sospirò di sollievo. Era appena stato a trovare sua madre ed era decisamente caduto in overdose di chiacchiere. Non era una cattiva donna, sua madre, era solo molto chiacchierona. A completare il quadro si aggiungeva il fatto che non vedesse il suo adorato unico figlio maschio da parecchie settimane a causa del suo lavoro.

Tom aveva aggiornato sua madre suoi suoi prossimi progetti e le aveva anche comunicato che non c'erano novità in campo sentimentale.

Il sogno di sua madre era infatti quello di vederlo finalmente sposato e padre. Non che non fosse orgogliosa del suo successo come attore, ma sperava sempre di poterlo vedere anche appagato sentimentalmente.

Dal canto suo, Tom sentiva la mancanza di qualcuno al suo fianco. Tornare a casa e non trovare nessuno ad attenderlo lo immalinconiva. Certo, aveva sua madre e le sue due sorelle, ma non era la stessa cosa.

Peccato che non fosse esattamente una passeggiata, trovare una donna che fosse interessata a Tom e non solo all'attore che interpretava Loki.

L'uomo guardò l'orologio e affrettò il passo: aveva giusto il tempo di una rapida doccia prima dell'appuntamento con la sua adorata sorellina minore.

§§§

«Magnifico! Giovedì mattina alle 10? Ti mando un messaggio per la conferma domattina al massimo! Grazie Blake, ti adoro!»

Vivian chiuse la chiamata e ne avviò un'altra. «Buongiorno, Mrs Lovett, vero?» Seguì una lunga spiegazione sul tipo di evento. «E pensavamo al vostro piccolo teatro. Sarebbe fattibile?»

«Per beneficenza? Perché no, cara! Sono più che lieta di concedervi il nostro piccolo teatro per una sera. Ma, se non le dispiace, preferirei parlarne faccia a faccia, che ne dice?»

«Certamente, Mrs Lovett, quando preferisce?»

«Che ne dice di giovedì? Attorno alle 11? Dovrei essere libera»

«Sarebbe perfetto! A giovedì, Mrs Lovett».

Vivian appuntò tutto sull'agenda, poi inviò un sms: Giovedì, ore 10 incontro con il catering. Ore 11 incontro al teatro con la responsabile, confermo?

La risposta le arrivò in un nanosecondo: Assolutamente sì! Sei un genio, a giovedì!

Finalmente, Vivian poté prendersi una pausa e tornare a respirare con calma. Diede un'occhiata all'orologio e si alzò dalla scrivania. Era ora di andare.

«Charlene, io andrei! Ti ho inviato per e-mail la prima bozza del progetto di cui ho discusso con Emma. Giovedì, se tutto va bene, avrò quella definitiva! Per qualsiasi cosa, chiamami o mandami una mail! Dalle 21 sarò reperibile»

La donna le sorrise, soddisfatta: «Corri dal tuo principe azzurro, Vivian! Ci vediamo domani».

La giovane uscì sorridente dall'ufficio e salì in auto: il suo principe azzurro, come lo chiamava Charlene, la aspettava!

«Buongiorno Vivian!»

«Ellen, ciao! Sono in ritardo?»

«No no, sei la prima, come al solito. Il tuo piccolo non è ancora pronto»

«Come si è comportato?»

«Benissimo, come al solito. È un meraviglioso angioletto. È educato, gentile con i suoi amichetti e tutti gli vogliono bene. Non fa i capricci e consola sempre i bambini che piangono. Fossero tutti come lui!»

Vivian sorrise orgogliosa, mentre seguiva Ellen all'interno dell'asilo. «Dov'è il mio Harry?»

«Mamma!» il piccolo lasciò cadere il pastello a cera che aveva in mano e corse nella sua direzione per gettarlesi tra le braccia. «Mamma!»

«Harry, tesoro!» Vivian lo abbracciò e si lasciò riempire di baci, mentre Ellen li guardava con affetto. «Ti sono mancata?»

«Tantissimissimo! Però ho fatto il bravo e non ho pianto perché so che eri al lavoro per prendere tanti soldini».

Il piccolo la guardò soddisfatto e Vivian non poté che sentirsi orgogliosa di lui. «Sei bravissimo, il mio ometto. Ora saluta i tuoi amici, così andiamo a casa».

Harry rimise tutte le sue cose nello zainetto e salutò i suoi amichetti, poi tornò dalla madre. «Ciao maestra Ellen, ci vediamo domani!»

«Ciao Harry, fai il bravo! Ciao Vivian, a domani!»

Madre e figlio uscirono dall'asilo mano nella mano e salirono in auto. Vivian lo sistemò nel seggiolino e poi si mise al volante.

Harry adorava il lunedì. Era il giorno della spesa. La mamma lo portava al supermercato e lo infilava nel carrello. Poi, quando nelle corsie non c'era nessuno, Harry faceva finta di dare gas e sua mamma correva come un razzo spingendo il carrello.

Compravano sempre un sacco di cose e la sua mamma gli faceva sempre scegliere che merendine comprare da mettere nello zainetto dell'asilo.

Anche a Vivian piaceva il lunedì. Era uno dei loro tanti rituali. Mentre andavano al supermercato, Harry la riempiva di chiacchiere su quello che aveva fatto all'asilo con i suoi amichetti, su chi aveva pianto, sui giochi, i disegni e tutto quello che gli passava per la testa. Al supermercato poi, Harry si divertiva un mondo ad aiutarla a scegliere i saponi ed i detersivi da comprare, trovando sempre quelli dai colori più improbabili.

Quando poi arrivavano a casa, mentre Vivian sistemava i loro acquisti, Harry la tempestava di domande sul suo lavoro. Non che il lavoro della madre gli fosse totalmente chiaro, però gli piaceva sentire la sua mamma che gli raccontava delle mille avventure che affrontava: le era capitato di lavorare con delle streghe cattive, delle dolci principesse, dei bruttissimi orchi e dei simpatici folletti. Harry sapeva che quelli che la mamma descriveva non erano veri orchi o folletti, era grande per credere ancora a quelle cose, ma gli piaceva pensare che sua mamma fosse come una fata turchina che aiutava le persone che non riuscivano a fare da sole. Con un colpo di bacchetta, o meglio, di smartphone, la sua mamma chiamava Blake (che era un po' come Alfredo e Remy di Ratatouille), Colette (che invece era come Serenella) e tanti altri aiutanti che si mettevano al lavoro per preparare le feste.

Mentre la sua mamma preparava la cena e Harry la osservava, chiamavano con il vivavoce i nonni che, come sempre, li invitavano a pranzo il sabato. Li sentivano tutte le sere e tutte le sere glielo ripetevano. Harry voleva bene ai suoi nonni, che lo riempivano di baci e di coccole ogni volta che si vedevano, ma a volte erano così ripetitivi!

Poi lui e la mamma cenavano mentre vedevano un cartone animato. Dopo cena, la sua mamma lavava i piatti, mentre Harry finiva il cartone e preparava lo zainetto per il giorno successivo.

Poi era l'ora del bagnetto. Harry era abbastanza grande per farlo da solo, ma la sua mamma voleva sempre essere lì con lui, per giocare con le barchette ed i sommergibili.

Ma la parte più bella della giornata era la sera, quando, dopo aver messo il pigiama, Harry si infilava sotto le coperte e la sua mamma si sedeva sulla sedia a dondolo accanto a lui, prendere il libro e leggeva un nuovo pezzo del libro che aveva un bambino col suo stesso nome come protagonista. Harry Potter.

La sua mamma gli ripeteva sempre che lui si chiamava Harry perché, quando era ancora nella sua pancia e si muoveva irrequieto, bastava che lei iniziasse a leggere Harry Potter ad alta voce e lui si calmava.

Quando Harry si addormentava, Vivian poteva rassettare la casa, controllare la posta elettronica per assicurarsi che Charlene non le avesse scritto, farsi una doccia e filare a letto. Ma non sempre il sonno giungeva rapido. C'erano sere, infatti, nelle quali Vivian si ritrovava a pensare al suo piccolo Harry. Era sano, educato, dolce, non era viziato, non faceva capricci. Forse perché non gli mancava niente. Tranne che un padre.

Harry non aveva un padre. O meglio, ce l'aveva, solo che non voleva sapere niente di suo figlio. Lui e Vivian si erano lasciati proprio perché lei era incinta e non voleva abortire. Quel ricordo non la faceva più soffrire come prima, ma Vivian aveva paura che un giorno avrebbe potuto far soffrire suo figlio. Cosa gli avrebbe raccontato, quando Harry le avrebbe chiesto del suo papà? Fino a quel momento si era accontentato delle risposte evasive che gli aveva fornito. Ma cosa avrebbe dovuto rispondergli alla domanda: Perché papà non è qui?

Come poteva dirgli che suo padre non l'aveva voluto? Gli avrebbe spezzato il cuore.

Sapeva che Hugh non sarebbe mai tornato indietro e non lo avrebbe comunque mai desiderato. Nel suo cuore però, Vivian sapeva che, se mai un giorno Hugh le avesse chiesto di conoscere suo figlio, lei non sarebbe stata in grado di negarglielo.

§§§

Emma posò il cellulare sul tavolo, sorridendo soddisfatta.

«Cos'è quel sorrisino?» le chiese suo fratello, osservandola incuriosito.

«Nulla nulla»

«Mh, non è che mi stai nascondendo qualcosa?»

Emma tossicchiò e cercò di cambiare argomento. «Assolutamente no, fratellone! Come sta Chris?»

«Sta bene. Dai, dimmi cosa bolle in pentola! C'è un ragazzo?»

«Mah, chi lo sa! Dai, andiamo da mamma, se arriviamo in ritardo, chi la sente?»

Tom decise di non indagare oltre, ripromettendosi di sondare il terreno durante la cena. Sua sorella gli nascondeva qualcosa e lui avrebbe scoperto cosa.

A causa del suo lavoro, Tom non riusciva a essere presente come avrebbe voluto nella vita delle sue sorelle e della sua famiglia. Adorava recitare e viaggiare, ma ogni tanto, sentiva la mancanza delle sue donne e della sua meravigliosa città. Per fortuna, la fine delle riprese arrivava sempre prima che la nostalgia di casa diventasse oppressiva.

Era da un po' che Tom non passava del tempo con Emma, ciononostante, l'uomo sapeva riconoscere gli atteggiamenti che la sua sorellina metteva in atto quando voleva distrarlo.

E se voleva distrarlo, c'era sicuramente qualcosa di grosso in ballo.

Arrivarono a casa dei loro genitori in perfetto orario per la cena.

Nonostante i suoi genitori fossero divorziati da anni, tra di loro con il tempo di era instaurato un buon rapporto, perciò le cene di famiglia non erano rare.

Quella sera, in particolare, fu su Tom che si focalizzò l'attenzione dei commensali: era appena rientrato a Londra in seguito alla fine delle riprese del suo ultimo film e la famiglia era interessata a recuperare il tempo trascorso separatamente. Non che sua madre non lo avesse tempestato di domande a pranzo, ma ogni due secondi, le veniva in mente qualcosa di nuovo da chiedergli.

Fu solo a cena ultimata, quando Tom andò in cucina da sua madre, che riuscì a scoprire qualcosa su sua sorella Emma.

«Sta organizzando una raccolta fondi per l'asilo di Belgravia». Tom aprì la bocca per dire che non era necessaria, ma sua madre lo anticipò: «Emma ha già fatto una donazione per evitare che l'asilo chiuda, ma vuole smuovere un po' l'opinione pubblica e far sganciare un po' di soldi a qualche riccone taccagno»

Tom ridacchiò e poi chiese alla madre: «Sta organizzando tutto da sola?»

«No, ha contattato una ragazza. Con precisione, prima ha ingaggiato quella incapace che ha organizzato i Golden Globe, ma l'ha fatta scappare a gambe levate. Ora ha contattato una ragazza ed è letteralmente impazzita per le sue idee»

L'uomo inarcò le sopracciglia, sbalordito. Solitamente sua sorella odiava le organizzatrici di eventi. «Davvero?»

«Certo, pensa che...» Sua madre si lanciò in un dettagliato resoconto di ciò che Emma le aveva detto e, mentre Tom la ascoltava, sentì nascere dentro di sé la voglia di conoscere questa ragazza che aveva ammansito sua sorella ed il suo pessimo carattere.

Per essere così brava nel suo lavoro, sicuramente non era una gran bellezza.

«Come hai detto che si chiama?»

«Vivian Hartley, lavora per la Charlevents, ma non dire a tua sorella che te l'ho detto!»

«Certo che no, mamma, manterrò il segreto!»

Magnifico, pensò Tom. Sua madre gli aveva dato tutti gli elementi per poter agire.




L'angolo della piaga
Buonasera a tutti :)
Sarò brevissima per non tediarvi. E' la mia prima ff, non so bene che reazioni aspettarmi.
In questo capitolo ho voluto presentare un po' la nostra protagonista e, ovviamente, non poteva mancare Tom *w*
Spero di poter sapere cosa ne pensate!
Per ora ringrazio chiunque avrà il coraggio di aprire la storia ed arrivare sino in fondo alla pagina.
xoxo
caitlin_snow

 

 
   
 
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