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Autore: caitlin_snow    05/06/2015    3 recensioni
I protagonisti della storia sono il nostro amato Tom Hiddleston e Vivian Hartley, una giovane organizzatrice di eventi con un bimbo di tre anni e la vita organizzata al millesimo di secondo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un amore di organizzatrice

 

Capitolo II

 

«Harry, tesorino, è ora di svegliarsi». Vivian accarezzò i capelli del figlio, godendosi il suo lento riemergere dal mondo dei sogni. Harry si mise lentamente a sedere, stropicciandosi gli occhietti, prima di sporgersi e accoccolarsi tra le sue braccia.

«Mamma»

«Ciao Harry». Gli diede un bacio tra i capelli. «Sei pronto per la tua colazione da maghetto?»

«Sììì». Si lasciò prendere in braccio ed insieme raggiunsero la cucina. La sua colazione da maghetto era composta da biscotti con gocce di cioccolato e latte tiepido. Secondo il pediatra che si occupava di Harry, infatti, niente era meglio di latte e biscotti per un giovanotto, per affrontare la giornata. Vivian sospettava che la sua fosse una fissa da italiano doc, ma si fidava ciecamente di lui.

«Allora, hai preso tutto, amore?»

«Sì, mamma». Vivian prese la borsa ed uscirono di casa. La giornata era ufficialmente iniziata.

§§§

«Vivian, finalmente sei arrivata!»

La giovane inarcò le sopracciglia all'esclamazione della segretaria dello studio. Era in anticipo di 10 minuti, cos'era tutta quella fretta? «Buongiorno a te, Ashley. Ti sono mancata così tanto?»

«Ha chiamato Loki! E ha espressamente chiesto di te»

Le sopracciglia di Vivian rischiarono di essere inghiottite dai capelli. «Eh?»

«Loki! - Ashley la fissò sbalordita – Tom Hiddleston ti ha cercata»

«Cosa vuole da me il fratello di Emma?»

«Non ne ho idea, stellina bella! Però mi ha lasciato un recapito telefonico. Ha detto che gradirebbe essere richiamato quanto prima»

«Iniziamo bene! Grazie Ash!» Vivian si chiuse nel suo ufficio ed avviò la chiamata. «Tom?»

«No, non sono il signor Hiddleston, sono il suo agente. Lei è...?»

Vivian si stizzì per il tono usato dall'uomo, ma si trattenne. «Buongiorno a lei, agente del signor Hiddleston – rispose, ripetendo a pappagallo la presentazione appena ascoltata – sono Vivian Hartley della Charlevents. Il suo cliente ha contattato lo studio questa mattina, chiedendo di essere richiamato quanto prima»

«Mi dispiace, ma in questo momento il signor Hiddleston non può parlarle, è molto impegnato. Può lasciarmi un recapito telefonico? La sua segretaria prima non ha...»

«Il numero dal quale la sto contattando andrà benissimo. Sarò reperibile fino alle 16. Buona giornata».

Che cafone! Pensò tra sé, mentre analizzava i menu ed i prezzi che Blake le aveva inviato. Trascorse così la mattina tra telefonate e appuntamenti. Mangiò con Charlene che pareva entusiasta di come andassero le cose all'agenzia e che, come sempre, la tempestava di domande su Harry.

Quando tornò in ufficio, il suo cellulare prese a squillare. «Sì?»

«Miss Hartley?»

Vivian chiuse la porta e vi si poggiò, grattandosi i capelli, stranita. «Vivian Hartley, della Charlevents»

«Buongiorno, sono Tom Hiddleston»

«Buon pomeriggio a lei, mister Hiddleston»

«La disturbo?»

«No, non si preoccupi. La segretaria mi ha detto che questa mattina aveva premura di parlarmi»

«Sì e sono oltremodo costernato per non averle potuto parlare quando mi ha richiamato»

Oltremodo costernato? Ma come diavolo parlava? «Non c'è alcun problema, mi dica pure»

«Magnifico. So che mia sorella Emma l'ha contattata per una cena di beneficenza»

«Sì»

«Avete già parlato dei costi?»

«Mister Hiddleston, non vorrei sembrarle maleducata, ma... perché lo sta chiedendo a me e non a sua sorella?»

«Vorrei accollarmi tutte le spese»

«Lodevole da parte sua. E perché lo sta dicendo a me?»

«Perché se ne parlo con Emma, lei rifiuterà. È testarda e non delega nulla a nessuno. Non accetta mai di essere aiutata»

«Non lo metto in dubbio, mister Hiddleston. Sua sorella è una persona molto determinata»

«Quindi mi aiuterà?» le chiese, con tono speranzoso.

«Sarò onesta con lei, mister Hiddleston. Non ho intenzione di assecondarla. Emma è la mia cliente, quindi parlerò e contratterò con lei.»

«Miss Hartley...»

«No. È onorevole da parte sua voler pagare, ma è contemporaneamente disonorevole che stia cercando di corrompere me per farlo alle spalle di sua sorella. Ne parli con Emma. Oppure faccia una donazione per l'asilo»

«Non posso proprio convincerla?»

«Mi dispiace, mister Hiddleston»

«Miss Hartley, la prego! Sono un fratello maggiore che vuole aiutare e sostenere la sua adorata sorellina»

Vivian cercò di trattenere una risata carica di sconcerto: «Sta veramente cercando di impietosirmi?»

«Sì, funziona?»

«Assolutamente no, spiacente. Buona giornata, mister Hiddleston».

Vivian posò il telefono sulla scrivania ed emise due profondi sospiri. Oltre a Emma, puntigliosa e perfettina fino alla nausea, ci mancava giusto il fratello impiccione a completare il quadro.

Quando le suonò nuovamente il cellulare, la giovane si ritrovò a sperare che non fosse Sarah Hiddleston o magari Hiddleston senior o la ex signora Hiddleston, altrimenti li avrebbe mandati al diavolo. Fortunatamente, era solo sua madre.

«Tesoro, come stai?»

«Io ed Harry stiamo bene! Tu e papà? È successo qualcosa?»

«Niente di brutto, non ti preoccupare! Ci ha chiamati Augustus, il cugino di tuo padre e ci ha invitati da loro per il week-end. Compie gli anni la prozia Tess». Vivian aprì la bocca per parlare, ma sua madre la precedette. «Non ti preoccupare, ho già detto che sei presissima da lavoro e che non puoi proprio assentarti, però, se vuoi possiamo portare Harry con noi. Così potrai rilassarti»

«Grazie mamma, ma non ti preoccupare, io e Harry ce la caveremo benissimo. Sai che non potrei stare un intero week-end senza vederlo, starei più in ansia che in pace!»

«Lo so, è solo che...» ecco che si ricomincia, pensò Vivian. «Da quando è nato Harry non hai più frequentato nessun uomo e...»

«Mamma, mi stai dicendo che dovrei sfruttare questa occasione per accalappiare un uomo, portarlo a casa e abusare di lui per tutto il fine settimana?»

«Vivian Mary!» sua madre era a dir poco scandalizzata. «Non era questo che intendevo! Volevo solo darti la possibilità di passare del tempo con Blake, Ashley, Ellen o Colette. Sei una madre eccellente, ma per un po' dovresti staccare la spina»

Vivian sapeva che, se avesse rifiutato subito, sua madre avrebbe continuato a tormentarla, perciò adottò la tattica del temporeggiamento: «Mamma, posso... pensarci un po'? Oggi è solo martedì, c'è tempo»

«Certo, tesoro! Sei in tempo fino a giovedì! Dai un bacione ad Harry da parte mia e di tuo padre»

«Sarà fatto, ciao mamma, salutami anche papà».

Sua madre aveva ragione. Da quando lei e Hugh si erano lasciati – o meglio, da quando Hugh l'aveva scaricata – Vivian non aveva più frequentato un uomo. Inizialmente era stato difficile pensare di aprirsi nuovamente al sesso maschile. Essere mollata dal padre del bimbo che aspettava e che giurava di amarla era stato un duro colpo per lei.

La gravidanza non era stata propriamente una passeggiata. Le nausee mattutine e i randez-vous con il water erano all'ordine del giorno. I livelli di ferro nel sangue troppo bassi e la pressione che saliva e scendeva come un'altalena avevano fatto il resto.

Dopo il parto – cesareo e d'urgenza – la vita di Vivian era totalmente cambiata. I primi mesi erano stati un incubo. Harry non dormiva mai più di un'ora, un'ora e mezza se era fortunata, di fila. Così doveva interrompere qualunque cosa stesse facendo – dal pranzo al sonno – e fiondarsi dal piccolo prima che spaccasse i vetri, controllare il pannolino ed eventualmente cambiarlo, dargli da mangiare, fargli fare il ruttino e cercare di farlo addormentare. Per fortuna, nel primo periodo, i suoi genitori l'avevano aiutata, ospitandola per poterle dare una mano con i turni massacranti di Harry.

Quando finalmente, il piccolo aveva preso un ritmo accettabile – la notte dormiva sei ore filate – Vivian era riuscita a riguadagnarsi una vita meno impossibile. Si era nuovamente trasferita nel suo appartamento, già organizzato ed a prova di bambino, e aveva cercato di stabilire una nuova routine. Non aveva ripreso immediatamente a lavorare, ma aveva sfruttato tutti i mesi di maternità che le erano spettati e si era goduta ogni singolo istante di suo figlio.

Dal giorno della sua nascita, infatti, Harry era diventato il centro della vita di sua madre. Per lei non era esistito nient'altro. Tutto ruotava attorno a lui. Andare a caccia di uomini era un'attività che non rientrava più nei suoi interessi. Aveva già un uomo nella sua vita!

Non aveva frequentato nessuno neppure quando Harry aveva iniziato ad andare all'asilo nido e lei aveva ripreso a lavorare. Non c'era spazio nella sua vita per un uomo.

Non che avesse condotto una vita da suora di clausura. Le era capitato, qualche volta, di uscire con Ashley e di lasciarsi abbordare da qualche giovane, ma niente di più dell'avventura di una notte. Non che riuscisse comunque a svagarsi del tutto: il pensiero di suo figlio la accompagnava sempre e l'idea che lui fosse solo con i nonni mentre lei si divertiva, la faceva sentire male.

Sapeva già che avrebbe tenuto Harry con sé quel fine settimana, ma non voleva dare a sua madre il tempo di escogitare un modo per fregarla.

«Emma, sono Vivian, ti disturbo?»

«Dammi solo un secondo – Vivian sentì dei rumori in sottofondo, una porta che si chiudeva – Sono tutta orecchie!»

«Stavo pensando ai biglietti di ringraziamento per quanti parteciperanno. E se usassimo dei disegni dei bimbi? Potremmo chiedere alle responsabili dell'asilo di prestarcene qualcuno e usarli...»

«Sarebbe un'idea fantastica! Ma non credi siano... superflui? Sarebbero una spesa in più»

«Conosco un tipografo che ci farebbe un prezzo di favore, per una buona causa. Inoltre non dovremmo stamparne migliaia, si tratterebbe solo di qualche centinaio al massimo, no?»

«Continuo a chiedermi perché non abbiamo dato a te l'incarico per i Golden Globe!»

Vivian preparò il campo per lo sgancio della bomba. «Emma, dovrei parlarti anche di un'altra cosa, però non so come potresti prenderla»

«Mi devo preoccupare?»

«Non saprei. Questa mattina mi ha chiamata tuo fratello». La risposta che ottenne fu molto simile ad un ringhio. «Mi ha detto che vorrebbe pagare lui le spese». Emma ringhiò ancora. «Ma ho rifiutato, dicendogli che deve parlarne con te. Per quanto mi riguarda, tu sei la cliente e tu paghi. A meno che tu non deleghi qualcun altro»

«Grazie, Vivian. Gli hai dato la risposta che avrei voluto»

«Quindi è tutto a posto?»

«Certo. Ora vado a far fuori mio fratello, buona giornata, Vivian! A giovedì!»

§§§

Tom storse il naso, osservando il copione che spiccava in cima alla pila di quelli che il suo agente gli aveva proposto. Sapeva che non bisognava mai giudicare un libro dalla copertina, ma era anche vero che, per un puntiglioso come lui, la prima impressione contava moltissimo. Non lasciava mai nulla al caso. E quel copione, con la copertina bianca e il titolo stampato con un carattere così anonimo, di certo non si presentava al meglio.

Aveva da poco finito di girare The Avengers e, prima di gettarsi a capofitto in un nuovo progetto, voleva valutare bene le opzioni. Inoltre, aveva bisogno di disintossicarsi da tutta quell'americanità. Non che odiasse gli Stati Uniti, ma sentiva il bisogno di riappropriarsi della sua adorata e piovosa Londra.

Aveva da poco chiuso un flirt con Susannah Fieldings, senza troppi drammi. Non c'era neppure stato il tempo perché diventasse qualcosa di serio: troppo diversi, troppo difficile riuscire a conciliarsi.

Chiuse il copione e sbuffò, alzandosi per prendere del latte dal frigo e prepararsi una cioccolata calda. Era da parecchio ormai che non riusciva a trovare una donna da frequentare. La storia meno insignificante che aveva avuto recentemente risaliva a più di un anno prima, con Kat. All'inizio la sua esuberanza e i suoi modi di fare gli erano sembrati divertenti e accattivanti, ma sulla lunga distanza si era reso conto che quella donna era troppo fuori dai suoi standard perché tra di loro potesse funzionare.

Forse era destino che, a causa del successo in campo lavorativo, la vita sentimentale venisse drasticamente accantonata.

Un paio di giorni prima avrebbe annuito al suo stesso pensiero, ma in quel momento, a tormentarlo c'era una certa Vivian Hartley.

Sentire sua sorella Emma, la sua sorellina, parlare bene di un'organizzatrice era un evento più unico che raro, visto che era abitudine per lei farle esaurire fino a che non scappavano a gambe levate. Ciò gli aveva messo addosso la curiosità di parlarle, per capire cos'avesse di così sensazionale da conquistare Emma.

Quando poi l'aveva chiamata, era rimasto piacevolmente stupito dalla sua tenacia: non era da tutte tenergli testa e non cedere alle sue lusinghe.

Doveva assolutamente vederla e conoscerla.

Tom si sdraiò nuovamente sul divano a leggere uno dei copioni che il suo agente gli aveva suggerito, quando il campanello di casa sua fu preso d'assalto: il dito di qualcuno aveva deciso di mandarlo in tilt.

«Chi è?»

«Sono tua sorella, stronzo! Aprimi!»

L'uomo aprì e, mentre la sorella saliva le scale, si chiese perché fosse così furiosa. «Buon pomeriggio, sorellina»

«Perché diavolo devi sempre intrometterti in quello che faccio?»

«Oh, hai parlato con Vivian»

La donna lo guardò furiosa: «Certo che ci ho parlato! Lei è stata fin troppo onesta con me, tu invece volevi agire alle mie spalle! Possibile che mi reputi sempre una buona a nulla?»

Tom sospirò: «Non penso tu sia una buona a nulla. È solo che... non ci sono mai e volevo aiutarti»

La furia di Emma sembrò placarsi: «Sei un testone. Non ho bisogno di soldi»

«Ma volevo rendermi utile»

«Allora vieni con me. Aiutami con Vivian, abbiamo appuntamento giovedì» Emma gli fece l'occhiolino. «Magari ti trovo anche una moglie! Cosa vuoi di più?»

Quando sua sorella se ne fu andata, Tom si risdraiò sul divano, meditabondo. Emma aveva detto che Vivian era bella, oltre che simpatica e molto brava nel suo lavoro. Era vero?

Inutile negare che fosse curioso di vedere la donna che aveva conquistato sua sorella e che era riuscita a tenergli testa al telefono.

Ultimamente, la sua vita sociale era pari a zero. Il lavoro lo aveva assorbito totalmente, senza calcolare che, proprio a causa di quest'ultimo, era diventato difficilissimo iniziare nuove frequentazioni senza incappare in donne alla ricerca di fama. Forse questa Vivian era diversa.

Sicuramente gli aveva dato un giusto consiglio, dicendogli di parlare con Emma. Certo, non lo aveva propriamente seguito, però, alla fine la situazione si era sistemata al meglio proprio grazie a lei.

 

 

L'angolo della piaga.

Eccomi con il secondo capitolo.

Qui abbiamo un piccolo inquadramento anche su Tom, oltre ad ulteriori approfondimenti sul passato di Vivian. E soprattutto, abbiamo il primo incontro tra i due protagonisti.

Che ve ne pare?

Solo una nota, per essere precisi: la Kat citata nel capitolo è Kat Dennings, alias Darcy di “Thor”, alias Max di “Two Broke Girls”.

Ringrazio di cuore le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e tutte le persone che l'hanno letto e che sono arrivati alla fine anche del secondo.

xoxo

caitlin_snow

   
 
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