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Autore: eugeal    30/05/2015    1 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Guy scagliò l'ultima freccia e colpì uno dei soldati. Ora gli altri si sarebbero avvicinati per catturarlo, ma almeno ce n'era uno in meno.
Sguainò la spada e si preparò a difendersi, anche se sapeva che non sarebbe riuscito a tenerli lontano a lungo.
Robin, ora sarebbe un ottimo momento per intervenire...
Lo sceriffo fece cenno agli arcieri di tenerlo sotto tiro e iniziò ad avvicinarsi, tenendo la spada davanti a sé e Gisborne si voltò a guardare il cortile alle sue spalle, chiedendosi se sarebbe potuto sopravvivere a una caduta da quell'altezza.
Probabilmente no, ma anche la prospettiva di morire sul colpo sembrava più allettante rispetto a quello che gli sarebbe successo se lo sceriffo fosse riuscito a catturarlo e a scoprire la sua identità. Ormai Vaisey era molto vicino e Guy allentò la presa sui bordi della finestra, preparandosi a saltare, quando una raffica di frecce gli passò accanto senza toccarlo, abbattendo buona parte dei soldati che lo tenevano sotto tiro e facendo saltare la spada dalle mani di Vaisey.
Lo sceriffo si guardò intorno e la sua espressione passò dalla sorpresa alla furia nel vedere le sue guardie accasciate a terra.
Un'altra freccia, con una corda attaccata all'asta si piantò nel muro accanto alla finestra, restandovi saldamente conficcata. Guy la guardò e capì immediatamente cosa avrebbe dovuto fare: in passato Robin Hood era già sfuggito alla cattura usando un trucco del genere.
Staccò la corda dell'arco e lo passò al di sopra della fune, afferrandolo con entrambe le mani e preparandosi a usarlo per scivolare lungo la corda, ma, proprio mentre stava per saltare, Vaisey lo afferrò da dietro, cercando di trattenerlo e trascinarlo via dalla finestra.
Gisborne sentì una fitta di dolore improvvisa al collo e aumentò gli sforzi per liberarsi. Alla fine riuscì a colpire lo sceriffo in faccia con una gomitata e Vaisey cadde all'indietro, mollando la presa, mentre Guy strinse l'arco con tutte le forze e saltò dalla finestra.
Scivolò velocemente lungo la corda e terminò la discesa finendo addosso a Robin e trascinandolo a terra con sé. Rotolarono entrambi a terra e si rialzarono doloranti, ma Guy si rese conto che se Robin Hood non fosse intervenuto per frenare la sua caduta, lui si sarebbe fatto molto più male colpendo il pavimento di pietra.
Gli altri fuorilegge li raggiunsero portando con loro diversi cavalli rubati dalle stalle del castello e Robin, Guy e Djaq si affrettarono a salire in sella e a fuggire da Nottingham.

Al campo, Guy si allontanò dagli altri per raggiungere il proprio cavallo e recuperare i suoi abiti dalla bisaccia della sella.
- Hai rischiato troppo. - Disse Robin, avvicinandosi a lui. - Se avessi tardato solo di pochi secondi, ora saresti morto.
Guy si tolse la maschera e la sciarpa e li nascose in fondo alla bisaccia.
- Sapevo che saresti arrivato in tempo. Lo fai sempre, no?
Robin lo fissò e scosse la testa.
- Devi essere un po' matto, Gisborne.
- Lo siete entrambi. - Disse Djaq, raggiungendoli e sorrise a tutti e due. - Però vi devo la vita.
La ragazza li strinse in un abbraccio affettuoso.
- Grazie. - Sussurrò Djaq, baciando sulla guancia prima l'uno e poi l'altro e Robin le sorrise sfrontatamente, mentre Guy distolse lo sguardo, un po' imbarazzato.
Djaq si staccò da loro e si guardò le dita della mano, un po' preoccupata.
- Siete feriti? Uno di vuoi due perde sangue.
- Non io. - Disse subito Robin, mentre Guy si toccò un punto alla base del collo.
- Una freccia mi ha graffiato il braccio, ma non è nulla, invece lo sceriffo deve avermi colpito qui, poco prima di saltare.
- Fammi vedere, slacciati il mantello. - Disse Djaq in tono pratico e Guy le obbedì.
Si tolse il mantello e lo affidò a Robin e slacciò la giacca per poterla aprire sul collo. Djaq si avvicinò per esaminarlo e bagnò un fazzoletto per pulire la ferita dal sangue.
- Non è profonda, fa male e sarà meglio pulirla per bene, ma non è nulla di grave.
- Ha usato un pugnale? - Chiese Guy, preoccupato. - Lo sceriffo potrebbe aver avvelenato la lama, non sarebbe la prima volta...
Djaq scosse la testa con un sorriso.
- Ne dubito. Non ha usato un'arma, questi sono segni di denti.
Guy la guardò, allibito.
- Mi ha morso?! Lo sceriffo mi ha morso?
Robin scoppiò a ridere.
- Allora devi fare attenzione, Gisborne, potrebbe davvero averti avvelenato.

Guy sbadigliò e mise il cavallo al trotto mentre si avvicinava a Locksley.
Era stata una giornata molto lunga e si sentiva stanco e dolorante, ma lui e Robin erano riusciti a salvare Djaq e ne era sinceramente felice. Per almeno un paio di volte durante quel salvataggio avventato aveva seriamente temuto di non avere scampo e il pensiero di aver rischiato tanto lo faceva ancora rabbrividire, ma lo scricchiolio che aveva sentito quando il suo gomito aveva colpito il viso dello sceriffo era stato sufficiente a ricompensarlo della paura provata.
Guy si toccò cautamente il collo: il morso pulsava e faceva ancora male.
Spero di avergli almeno rotto il naso.
Si guardò intorno alla ricerca di Allan per affidargli il cavallo, si sentiva talmente sfinito che non desiderava altro che andare a letto e dormire fino al giorno dopo, ma il giovane non si vedeva.
Guy lo chiamò un paio di volte, ma non vedendolo arrivare si rassegnò a occuparsi personalmente del cavallo.
Smontò di sella e prese la briglia per portare l'animale nella stalla.
Una volta entrato, si sorprese di vedere Marian che lo aspettava in piedi accanto al box del suo cavallo. La ragazza lo guardò, seria, poi sollevò il cestino di mele che teneva in mano per mostrarglielo.
- Ti aspettavo, Guy.
Gisborne impallidì nel vedere le mele, ricordando quello che era successo quella mattina.
Possibile che Marian lo avesse riconosciuto nonostante la maschera? E ora aveva intenzione di colpirlo di nuovo?
Vide che la ragazza si aspettava una risposta.
- Perché? - Disse in tono esitante e Marian sospirò, delusa.
- Lo sapevo, pensi che sia un regalo sciocco...
- Un regalo? - Chiese Guy, sempre più confuso.
- Per il tuo compleanno. Ci ho pensato così tanto, ma non sono riuscita a trovare un regalo adatto e alla fine ho pensato a queste, ma è chiaro che ho sbagliato...
Guy la guardò, commosso e un po' stupito.
- Ti sei ricordata del mio compleanno? Non ci avevo pensato nemmeno io...
Marian sedette su una balla di fieno, appoggiando il cestino accanto a sé.
- È stupido regalare delle mele, vero? - Chiese tristemente.
Guy sedette accanto a lei e ne prese una dal cestino.
- Hai pensato a me, ti sei impegnata per scegliere qualcosa per me... Questo è già un regalo bellissimo, Marian, grazie. - Strinse a sé la ragazza e le sfiorò i capelli con un bacio, poi morse il frutto. - Come mai hai scelto proprio le mele?
Marian rimase stretta a lui, abbracciandolo forte e gli appoggiò la testa sulla spalla.
- Mi fanno pensare a te. Dopo l'assedio di Nottingham mi hai portato un cesto di frutta perché ti sei preoccupato che io potessi aver fame. Credo che sia stato allora che le cose abbiano iniziato a cambiare, sai? Prima non mi ero mai fermata a pensare che tu potessi anche essere gentile.
- Colpa mia, direi. - Disse Guy, sorridendole con dolcezza.
- Ma non è solo per quello che ho pensato alle mele. - Continuò Marian. - Ho pensato a uno dei ricordi a cui tengo di più, quello che mi ha dato un po' di luce quando ero prigioniera di Barret. Eravamo proprio qui, insieme, e tu stavi mangiando una mela, dopo averne data una al tuo cavallo, te lo ricordi?
Guy chiuse gli occhi e annuì.
- Ero così stanco e mi sentivo a pezzi... Gli incubi non mi lasciavano dormire e avevo così paura di poterti fare del male che non mi fidavo di me stesso. Ma tu no, tu non avevi alcun timore ed eri pronta a combattere contro i miei stessi incubi. Hai detto che li avresti tenuti lontani, che potevo fidarmi di te... Ed era vero.
Marian gli accarezzò i capelli con dolcezza, come aveva fatto quella volta e sorrise.
- Ti sei addormentato accanto a me e ti ho guardato dormire per ore.
- Davvero?
- È stato un pomeriggio così sereno, l'ultimo momento bello prima di un incubo terribile. Quando ogni speranza sembrava perduta pensavo a quel giorno, immaginavo che tu fossi ancora così vicino a me...
Guy la interruppe con un bacio e Marian sorrise nel sentire il sapore della mela sulle sue labbra, poi Gisborne si staccò appena da lei, le appoggiò la testa sulla spalla e chiuse gli occhi, come aveva fatto in quel pomeriggio di sole.
- Sai una cosa? - Sussurrò, assonnato. - Credo che tu abbia scelto il regalo perfetto.
Marian gli sfiorò i capelli con le labbra, felice per quelle parole e lo guardò mentre si addormentava, appoggiato a lei.
Lo osservò con dolcezza, lasciando scivolare lo sguardo sul suo viso e lungo la pelle chiara del collo di Guy, poi aggrottò le ciglia notando il segno scuro di un livido, a malapena nascosto dal colletto della giacca.
Era un morso quello? E chi era stato a farglielo?
   
 
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