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Autore: stardust94    31/05/2015    1 recensioni
( STORIA SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO)
K RETURN OF KINGS - La Principessa Bianca e il Re Rosso
Questa storia prende il via subito dopo la prima serie.
Dal risveglio di Mikoto Suoh
Il Re rosso, che tutti credevano morto è vivo.
Davanti a lui però si prospettano nuove minacce.
Ce chi mira ad ucciderlo e stavolta per sempre
....
Chi è la ragazza che si para di fronte al Re rosso?
E perché ogni volta che incrocia il suo sguardo...Souh Mikoto resta paralizzato?
Alice un nome per una miriade di segreti.
I Re sono veramente solo sette?
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Mikoto Suoh, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'K anime project: serie'
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cap. 2 il potere risvegliato: la fiamma di Mikoto
 

Mikoto

Correvamo lungo la via principale. Alice era poco distante davanti a me.
I suoi occhi furono subito attirati da qualcosa: un’altissima colonna di ghiaccio si estendeva nei pressi di una casa.
Aveva quasi completamente squarciato il tetto e alcune tegole erano saltate via. Sopra la colonna, due figure lottavano.
Uno era il Re Blu, divisa impeccabile "come sempre"

 

Occhi di ghiaccio, occhiali dalla montatura fine e nera e capelli blu scuro leggermente scomposti per il forte vento.
L'altra figura era un po’più bassa di lui. Si muoveva agilmente incrociando la lama della sua katana con quella di Munakata.
Improvvisamente Alice sorrise, era un sorriso sicuro e determinato, scattò in avanti con un balzo e atterrò due guardie.
Io schivai più di un attacco. Pur non controllando le fiamme, riuscivo a difendermi bene nel corpo a corpo. Sferrai calci e pugni a raffica, ero esausto ma non ero il solo.
Anche la bionda pareva stanca. Schivando l'ennesimo colpo mi ritrovai con la schiena contro la sua.
Alice mi guardò per un istante
-Mikoto-sama così non riusciremo ad avanzare!- ringhiò schivando un pugno e spedendo a terra l'ennesimo "pesce piccolo".
Io feci un cenno con il capo.
-Cosa proponi?- le domandai continuando a combattere.
Lei schivò con una capovolta l'ennesimo avversario. Ansimavamo tutti e due per la fatica.
"Di questo passo…" Pensai "…Non reggeremo molto"
Come se mi avesse letto nel pensiero Alice mi scoccò un occhiata di assenso.
-Devi risvegliare il tuo potere!-
Disse un minuto prima di venire colpita alla gamba. Un taglio piuttosto profondo le solcava la pelle lacerandola. Gemette ringhiando, e io le corsi subito accanto.
-Ce la fai ad alzarti?-
Le chiesi dando un calcio ad un nemico che si era avvicinato troppo.
Lei tentò con uno sforzo immane di rimettersi in piedi, e io la sostenni per evitare che cadesse di nuovo.
Non lo avrei mai ammesso ma la sua grinta e il suo non volersi arrendere mi piacevano: era determinata, una cosa che al giorno d' oggi poche persone sono veramente.
La guardai, mi bastò un istante per comprendere le sue parole di poco prima.
-Come faccio?- le chiesi calmo. Lei ricambiò con uno sguardo fugace. Mentre strappandosi un lembo della giacca fasciava la ferita alla gamba.

 

-Devi risvegliare la tua forza.- disse finendo di fasciare la gamba stretta in modo che il sangue si fermasse naturalmente.
-Concentrati e visualizza la fiamma, poi rilasciala.- Furono queste le parole di Alice.

 


Avevo la mente carica di pensieri e dubbi, ma se volevo risvegliare le fiamme e combattere al meglio cera un solo modo: dovevo svuotarla da qualsiasi pensiero.
Chiusi gli occhi. Intorno a me sentivo il rumore della battaglia, il vento che soffiava implacabile. il suono del battito del mio cuore.

 


Avvertii qualcuno dirigersi contro di me. Tenevo le mani nelle tasche dei pantaloni. Proprio in quel momento riaprii gli occhi accorgendomi del aura rossa che mi stava ricoprendo.
Sentivo una grande forza esplodere dentro di me. Gli occhi solitamente d'ambra avevano delle sfumature rosse. Sentivo caldo, un calore cocente ma al tempo stesso piacevole.

 


Mi voltai sferrando un potente calcio ricoperto dall’aura di fiamme. Il mio avversario bruciò al istante venendo spedito contro una parete, che per la forza del impatto si sgretolò quasi completamente.
Alice fece un fischio stupita, pareva contenta della mia mossa. Sorrisi alzando il capo, anche se a fatica lei mi raggiunse zoppicando.
-Sei grandioso come dicevano!- disse entusiasta.
Io mi lasciai scappare una risata, tanto più per la sorpresa che per il complimento in se.
Alice ridacchiò guardando verso la casa.
Renshi Munakata se ne era andato e con lui anche i suoi guerrieri.
Mi lasciai cadere sedendomi, e lei si diresse verso una ragazza arrivata in quel momento.
Voltai lo sguardo osservandole: l' altra ragazza aveva lunghi capelli neri, gli occhi erano rossi come le rose e il sangue.
Indossava una divisa militare nera con i risvolti dorati. Sotto una camicia bianca con una cravatta rossa. Al fianco teneva una katana con il fodero nero. Il manico della spada era blu con alcuni rombi neri.
La ragazza ripose la spada slegandosi i capelli, che poco prima erano legati in una coda sottile, e lasciando libera la fluente chioma color alabastro.
-Perché sei venuta!? lo sai che è pericoloso!-
La voce della ragazza mora era severa e parecchio preoccupata. Alice la abbracciò di colpo sorridendole per poi alzare le spalle.
-Dai, Aka-chan! Non arrabbiarti!- disse ridacchiando. Per poi aggiungere -Dopo ti vengono le rughe -
La mora si lasciò scappare un mezzo sorriso guardando poi verso di me.
-Uhm… Tu chi…? - Mi scrutava con occhio indagatore, cercando probabilmente di capire se ero o meno un nemico.

 


Io mi limitai a sospirare,e alzatomi presi dalla tasca un pacchetto di sigarette, dopo di che ne portai una alla bocca.
La tenevo tra i denti mentre la accendevo con l'accendino d'argento, uno dei tanti regali di compleanno che avevo ricevuto da quelli di Homra.

 


 Proprio in quel momento la voce di una mia vecchia conoscenza mi venne all’orecchio, facendomi alzare il capo.
-Mikoto!-
Era una voce che conoscevo benissimo. Ciò nonostante quando lo vidi di fianco alla mora restai di sasso.
Era alto e magro, gli occhi scuri erano celati dagli occhiali da sole viola. I capelli erano biondi.
Fui completamente travolto dal suo abbraccio.
-Mio Re, allora è vero! Sei vivo!-
Aveva le lacrime agli occhi e mi stringeva. La ragazza mora si concesse un sorriso gentile, prima di avvicinarsi appoggiando la mano sul braccio di Izumo che si staccò asciugandosi rapido gli occhi umidi.
-R-Re…- Un’altra voce, che in quel momento mi sembrò fin troppo famigliare attirò la mia attenzione.
Un ragazzino dai capelli rossi nascosti da un berretto nero di lana mi corse incontro. Indossava una larga maglia bianca e un paio di pantaloncini verde scuro.
Affiancò Izumo tenendo nella mano destra uno skateboard.

 


Lo guardai, mentre le mie labbra si incresparono in un calmo sorriso. Con il ragazzo, c’era una bambina. Aveva i capelli argentati e gli occhi di un rosso intenso come il vestito da lolita che portava.
-Anna...Yata.- dissi cercando di mostrare per lo meno un minimo di gentilezza, cosa che non mi riusciva molto bene.
Non perché fossi freddo, tutt'altro! semplicemente non trovavo le parole giuste… Sempre che ve ne fossero da dire in quel momento.
-Mikoto-sama!- urlarono i due ragazzini correndo ad abbracciarmi.
Ero sorpreso ma restai calmo appoggiando una mano sulla schiena di Anna, che per la felicità continuava a piangere, e una su quella di Yata, che distolse imbarazzato lo sguardo.

 

Dietro di loro la notai.
Kurenai era seduta in un angolo da sola, e gli occhi blu erano attraversati da lampi di dolore mentre si guardava la gamba ancora fasciata.
Mi avvicinai guardandola.

 

-Non così.- dissi prima di inginocchiarmi di fronte a lei.
Sospirai e cominciai a slegare delicatamente il nodo sul pezzo di stoffa che cadde a terra, impregnato di sangue.
La gamba di kurenai presentava due tagli e la pelle era lacerata, lei strinse i pugni gemendo per il dolore.

 

Sospirai e alzai il capo. Per un istante solo mi domandai se avesse sopportato davvero tutto quel dolore in silenzio per tutto questo tempo.
-Izumo. Portami delle bende- dissi freddo. Il biondo fece un rapido cenno e scomparve dentro la casa con Anna e Yata.
Mi voltai verso la ragazza, che da quello che avevo capito si chiamava Akane, dopo di che la guardai freddo. -Lasciaci soli- dissi.
Lei fece un cenno di assenso e si allontanò verso la casa.

 

 
Alice

 


"Ecco fantastico!" pensai.
Ero nella merda fino al collo! Cercai di lamentarmi il meno possibile mentre Mikoto mi fasciava con delle vere bende la ferita.
Speravo con tutta me stessa che non lo notasse, che non mi guardasse in faccia. Perché se lo avesse fatto... 
Sarei di certo sprofondata per la vergogna!

 


Le sue dita sfioravano delicatamente la mia pelle mentre fasciava la ferita che aveva precedentemente disinfettato.
Aveva un tocco calmo e gentile, decisamente in netto contrasto con il calore che emanava e la sua voce fredda e controllata.
Finì di sistemare la benda, dopo di che fissò il suo sguardo d'ambra nel mio blu elettrico.

 


-Sei bravo con stecche e bende.- Dissi ridacchiando.

 

Lui si concesse un calmo sorriso, dopo di che si alzò tenendo una mano dietro la nuca e una in tasca.
-Me la cavo…- Disse lui, alzando lo sguardo verso il cielo.
Sorrisi e provai ad alzarmi. Tenevo comunque la gamba sollevata in modo da non provare dolore appoggiandola.
-Che palle… E non ho nemmeno le stampelle!- sbuffai, quando Mikoto ridendo mi attirò a se prendendomi per il polso.

 


Feci tre saltelli ritrovandomi accanto a lui. Eravamo davvero vicini… Molto, troppo vicini!

 


-Ehm… che c’e?- domandai senza alzare lo sguardo.
 Sapevo che se lo avessi fatto beh… Non sarebbe bastato tuto l'oro del mondo per spegnere l'imbarazzo che provavo o il tremare incessante della mia voce.
-Sei davvero buffa.- commentò lui tenendo una mano sulla bocca e bloccando una risata.
Io sbuffai gonfiando le guance ma sorrisi.
-Senti chi parla.- Dissi ridendo a mia volta.
In un attimo, la tensione e l'imbarazzo erano completamente scomparsi. Ci sorridemmo, poi lui appoggiò una mano sulla mia testa e mi scompigliò i capelli
-Se non cela fai puoi appoggiarti a me.- disse tendendomi il braccio. Lo guardai e socchiusi gli occhi.

Mikoto

Aprì gli occhi e sorrise. Un caldo e luminoso sorriso. Il vento le disordinava i capelli biondi.
Ma quel sorriso… Era sincero… Era vero. Uno di quei sorrisi capaci perfino di sciogliere un cuore di ghiaccio. O almeno era quello che pensai.

 


Per un istante solo davanti a quella ragazza non seppi che dire, e fu il mio corpo a parlare per me, così la abbracciai senza pensarci.
Non me ne ero accorto ma il mio cuore stava battendo come un treno in corsa e il mio viso era sferzato da quello che pareva imbarazzo allo stato puro e che cercai di controllare staccandomi di colpo.
-Scusa… Ho agito in modo impulsivo…-
Dissi cercando con un colpo di tosse di sembrare calmo.

 


Lei si avvicinò saltellando. Peccato solo che mi travolse facendomi perdere l'equilibrio e mi fece cadere con la schiena sul erba.
-Ohi!... Kurenai stai bene?!-
Ero visibilmente preoccupato. Quando mi accorsi di avere la testa della bionda sopra al mio petto, notai che stava sorridendo.
-Sto bene… Grazie a te. -
Quel commento, che a lei pareva decisamente innocente mi fece avvampare per un istante.
-Uhm… Ora però alzati.- le dissi.
Lei scosse appena il capo, stringendosi di più a me.

 

-Ma si sta così bene! se mi alzò fa freddo.- disse ridacchiando.
Io sospirai e mi passai imbarazzato una mano tra i capelli. Ero rassegnato alla sua completa ingenuità.
 -Va bene, ma solo per poco -
Dissi voltando lo sguardo, sentivo il respiro di Kurenai appena percettibile.
Non ero scomodo ma nemmeno al massimo della comodità. Alla fine, forse contagiato dal suo sonno tranquillo mi addormentai anche io.

  
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