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Autore: B_Regal    01/06/2015    2 recensioni
Ispirata alla settimana italiana #OutlawQueen
1) Teen OutlawQueen
2) Out of Storybrooke
3) Write a Story
4) First Date
5) Happy Bday
6) Archery
7) OutlawQueen Baby
Poi i ricordi iniziarono a riaffiorare e l’angoscia prese il sopravvento, facendo leva sui gomiti cercò di mettersi a sedere e non fu il dolore sordo alla schiena a fermarla, ma due mani che si posarono sulle sue spalle, decise.
“Ferma, ferma Regina, ti farai staccare i punti!”
Riconobbe la voce di Robin ma non lo guardò nemmeno per un attimo, i suoi occhi erano puntati dritti sul suo corpo, avvolto da una coperta bianca ma non abbastanza da impedirle di notare che quella curva abituata a vedere ogni mattina non c’era più. E capì anche cos’era quella strana sensazione che avvertiva da quando si era svegliata. Lei era.. vuota.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nell’ultima stanza non aveva trovato molti oggetti di valore, ma almeno c’era un balcone aperto che dava su un terrazzo, sul quale a sua volta si affacciava un maestoso albero di mele con dei robusti rami intrecciati tra loro : Una via di fuga perfetta.
Si sistemò meglio la sacca sulla spalla e uscì all’aria aperta, dove una brezza frizzantina gli accarezzò il viso. Rapido e silenzioso come sempre scavalcò le inferriate del balcone e fece per mettere piede su uno dei rami quando qualcosa lo fece arretrare di colpo.
Una figura incappucciata si stava arrampicando pochi metri sotto di lui e sembrava intenzionato a raggiungere la terrazza. Lo avevano scoperto?
Non aveva molto tempo per pensare a un piano, doveva improvvisare, così imbracciò l’arco e prese una freccia, poi rimase in attesa ad osservare la figura che con mosse agili atterrava sul pavimento.
“Non avvicinarti!”
Solo in quel momento la figura si accorse di lui, indietreggiò di colpo, forse per la sorpresa, e il cappuccio che indossava scivolò via, liberando una chioma di capelli scuri come la notte e mostrando il viso spaventato di una ragazzina.
“Chi siete?”
Lui fu sorpreso ma non abbassò la guardia “Non sono affari vostri, piuttosto chi siete voi?”
“Io vivo qui, questo è il balcone delle mie stanze..” La ragazza fece un paio di passi, cauta “Siete un ladro?”
Il volto di lui si contrasse in una smorfia divertita, ma non rispose alla domanda  “Mi spiace avervi spaventata, milady!” Si scusò, abbassando l’arco e rivolgendole un leggero inchino.
Lei quasi rise, per la contraddittorietà di quelle parole “Rubate in casa mia e vi spiace di avermi spaventata?”
“Ho rubato per necessità, non c’era alcun motivo per mettervi paura. .” Spiegò, con naturalezza, come se per lui quel discorso fosse quasi ovvio “Adesso però devo proprio andare!” Il giovane la superò con passi rapidi e si avvicinò alla ringhiera, pronto a fuggire.
“Aspettate!”
“Cosa c’è?”
“Cosa c’è?” La giovane sembrava indignata, con le mani portate ai fianchi e l’espressione severa “Non potete scappare via così e pretendere che non faccia nulla..”
Quello soppesò quelle parole, senza però mostrare alcuna preoccupazione, e inclinò la testa incuriosito, quasi si stesse facendo beffe di lei “Davvero? E che avete intenzione di fare?”
La ragazza incrociò le braccia “Beh, io.. chiamerò le guardie!”
Lui scoppiò a ridere “Prima che riusciate ad avvisarle sarò già scappato. E se per caso avete intenzione di parlare ai vostri genitori del nostro incontro, dovreste prima trovare una scusa per giustificare il fatto che foste scappata in piena notte invece che essere a riposare nel vostro letto. Dico bene?”
“Io.. Beh, io potrei sempre dire che mi avete svegliata voi. E comunque non ero scappata, volevo solo stare un po’ all’aria aperta. Sono chiusa tra quattro mura da giorni!” Quasi lo urlò, risultando più aggressiva di quanto volesse.
Lui sembrò un po’ destabilizzato da quella strana reazione “Non dovete giustificarvi con me, Milady..”
“Oh, già..” La ragazza tentennò, un po’ in imbarazzo, poi riprese il controllo del suo corpo e incrociò le braccia con una mossa decisa  “Beh, allora facciamo così.. voi mi restituite quello che avete preso dalla mia stanza, e il resto potete tenerlo..”
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, per nulla intimorito “E’ un ricatto?”
“No, è un accordo!” Fu la risposta, poi il volto della fanciulla divenne più serio “C’era una catenina d’oro, sul mio comodino, con un ciondolo a forma di ferro di cavallo. Me l’ha regalato mio padre, il giorno in cui mi ha insegnato a cavalcare, ci tengo molto..”
Il ladro la guardò a lungo, poi infilò una mano nella tasca dei suoi pantaloni e né tirò fuori una collana “E’ questa?”
Gli occhi di lei si illuminarono “Si!”
Quando  fece qualche passo verso di lei, allungando la mano per restituirle la catenina, la ragazza non riuscì a trattenere un espressione sorpresa “Posso riaverla?”
Lui annuì “Certo, se ci tenete così tanto non è giusto che ci rinunciate..”
“Grazie!” Esclamò, sinceramente riconoscente, mentre lui le faceva scivolare la collana sul palmo aperto “Mia madre non mi permette di indossarla, dice che non è abbastanza elegante, ma io trovo che sia deliziosa e poi simboleggia la mia più grande passione, adoro cavalcare e soprattutto adoro farlo con mio padre, lui dice che sono brava, non so se è vero o se cerca solo di rendermi felice, ma comunque credo di cavarmela bene. Non bene come mio padre, ovviamente, lui è il migliore. Credo che mi abbia trasmesso lui l’amore per..”
“Voi parlate sempre così tanto?”
Lei avvampò a quell’interruzione “Io.. no..” balbettò, imbarazzata “Scusate, è solo che era da tanto che non parlavo con qualcuno..”  Si ricordò di non essersi nemmeno presentata e questo doveva essere stato molto scortese, o almeno così avrebbe pensato sua madre “Beh, mi chiamo Regina, comunque!”
Il giovane la guardò con attenzione. Aveva dei lunghi capelli neri decorati con qualche treccia, dei profondi occhi castani e labbra rosee e sottili. Era bella, e c’era qualcosa di particolare in lei. Modi composti da principessa che tradivano un animo irrequieto, una lieve apparente timidezza in contrasto con la vivacità e l’audacia dei suoi occhi vispi.
“E io Robin..” Rispose, allungando una mano verso di lei.
Regina tentennò, abituata più ai fastidiosi e distaccati baciamano dei nobili piuttosto che a un gesto così amichevole e che, almeno da come le era stato insegnato, poteva essere concesso solo agli uomini. Rispose alla stretta con entusiasmo – pensando alla faccia che avrebbe fatto sua madre se l’avesse vista - e sorrise “Ciao Robin!”
“Perché siete stata rinchiusa all’interno del palazzo?”
“Perché sono in punizione..” Spiegò semplicemente lei, con uno sbuffo.
Robin sorrise divertito “Che cosa avete combinato?”
“Niente!” Si difese, con foga, quasi avesse paura di essere giudicata “Niente di grave, voglio dire. E’ solo che mia madre si arrabbia per così poco. E forse anche io faccio la mia parte. Sai, non credo di essere la figlia che desidera, per la verità penso di essere proprio una delusione per lei. Ma.. sto di nuovo parlando a vanvera, vero?” Si portò una mano alla bocca, preoccupata.
Il ragazzo scosse la testa, appoggiandosi alla ringhiera del balcone “Mi piace ascoltarvi!”
“Davvero?” Regina sorrise, felice. Nessuno era interessato ad ascoltarla, di solito, eccetto suo padre, qualche volta. E invece quel ragazzo sconosciuto, quel giovane ladruncolo che doveva avere solo qualche anno in più a lei, invece di scappare restava lì, a parlare con lei, correndo il rischio di essere scoperto e arrestato “Ma, parlatemi un po’ di voi, adesso!”
Quello alzò le spalle “Non c’è molto da dire..”
“Beh, per esempio.. perché rubate?”
“Per vivere, no?”
“Per vivere?”
“Si, per vivere. Cosa c’è di strano?”
“E’ solo che.. non capisco.. Non potete lavorare come tutte le altre persone?”
Il viso del ragazzo, che fino a quel momento era stato amichevole e rilassato, si oscurò di colpo “E credete che sia facile trovare un lavoro?”
Regina si pentì subito di aver posto quella domanda “Io..”
“Mio padre ce l’aveva un lavoro, poi mia madre è morta e lui ha iniziato a trascurarlo per occuparsi della sua famiglia ed è stato cacciato. Noi siamo gente per bene, non siamo degli scansafatiche, rubiamo perché non abbiamo altra scelta. Sapete, principessa, non tutti hanno la fortuna di nascere in una famiglia ricca come la vostra!”
La ragazza abbassò lo sguardo  “Mi dispiace, vi chiedo scusa.. io non avevo capito..”
“Non fa niente, non mi aspetto che una principessina viziata capisca..” Rispose, risultando più brusco di quanto volesse veramente. Quando la guardò, e notò l’espressione mortificata che si era dipinta sul volto della ragazza, si pentì di aver reagito tanto male “Adesso però sono io che vi chiedo scusa, ho esagerato!”
“No, avete detto la verità, invece. Anche mia madre me lo dice sempre..”
“Che siete viziata?”
“Che non mi rendo conto di quanto sono fortunata..”
“Non credete di esserlo?”
“Si, io so di esserlo, e sono grata delle possibilità che la vita mi ha offerto, davvero.. E’ solo che vorrei poter fare una vita normale, ogni tanto. Vorrei poter parlare con le persone, avere degli amici..”
“Quindi voi.. non avete amici?”
Regina scosse la testa “Non ci sono ragazzi della mia età, qui. A parte i figli della servitù, ma mia madre non mi ha mai permesso di avere contatti con loro, nemmeno da bambina. Una volta mi ha sorpresa a giocare con loro in cortile e si è arrabbiata molto..”
“Cioè voi non avete mai giocato con altri bambini?”
Regina scosse la testa e Robin strabuzzò gli occhi, incredulo. Lui era sempre stato povero, ma con i suoi fratelli e gli altri bambini del villaggio, avevano imparato a divertirsi con poco e aveva tanti ricordi felici della sua infanzia. Non vi avrebbe rinunciato per tutto l’oro del mondo. “Vi sentite sola, qui dentro, vero?”
Per la prima volta dopo parecchi minuti Regina si voltò a guardarlo “Non immaginate quanto!”
Ad un tratto, tutto gli fu più chiaro “E’ per questo che non mi avete lasciato andare, non volevate davvero denunciarmi alle guardie, voi.. volevate solo chiacchierare un po’!”
Regina non provò nemmeno a negare, limitandosi a mordersi un labbro, imbarazzata “Non ne potevo più di parlare con il mio cavallo!”
“Potevate dirmelo..”
“Me ne vergognavo..”
Robin ci pensò solo un attimo, poi allungò una mano verso di lei, entusiasta dell’idea che aveva appena avuto “Venite con me!”
“Dove?”
“Al villaggio, c’è una locanda in cui i giovani del paese si incontrano fino a tarda notte, c’è musica e si balla e ci si diverte.. vi piacerà!”
“Robin, io..” Regina esitò, allettata dalla proposta ma troppo spaventata per pensare di accettare “Non posso! Un conto è uscire in giardino, un altro è andare al villaggio. Se lei mi scoprisse..”
“Non lo farà, vi riporterò a casa prima dell’alba. Forza, andiamo!”
Regina titubò ancora un po’. Era una follia, non avrebbe dovuto neppure pensarci, eppure l’idea le sembrava così allettante. Uscire dopo il tramonto, vedere il paese, conoscere gente nuova, ragazzi come lei.. quante volte l’aveva desiderato.
“E va bene, andiamo!” Esclamò di getto, prima che potesse cambiare idea.
Robin non se lo fece ripetere due volte, le afferrò la mano e la trascinò verso l’albero.
 
Era stato come saltare in un portale e trovarsi in una dimensione totalmente nuova.
Le luci, la musica, i suonatori, il chiacchiericcio degli altri ragazzi che si muovevano attorno a lei, ridendo e scherzando. Nessuno la squadrava e nessuno cercava di compiacerla. Loro non sapevano chi fosse, e lei poteva comportarsi come le pareva senza il terrore di essere sotto il perenne giudizio di qualcuno. Si sentiva talmente libera.
“Ecco qua, milady..” Robin tornò al tavolo posandole davanti un boccale di birra “Per voi!”
Lei guardò il boccale come se avesse davanti la peggiore delle tentazioni. Le fanciulle per bene bevevano solo tè.“Ma io.. non so se posso..”
“Che cosa vi ho detto, prima? Stanotte dovete dimenticare chi siete, dovete dimenticare le regole e le buone maniere.. stanotte siete solo una ragazza in un bar!”
Regina sorrise, incoraggiata, prese il boccale e lo portò alla bocca prendendo un sorso della bevanda. Robin si mise a ridere quando vide la sua espressione disgustata “Com’è?”
“Orribile!” Rispose Regina, ridendo anche lei “Potete finirla voi..”
“Va bene, non insisto solo perché non voglio che vi sentiate male..”
La ragazza annuì “Infatti, non mi sembra il caso di dare modo a mia madre di sospettare qualcosa, domani mattina..”  Il suo viso si oscurò all’improvviso, mostrando un ondata di preoccupazione “Oh, mi auguro davvero che non si sia accorta di nulla.. Se sapesse dove sono adesso io.. non immagino neanche cosa potrebbe fare!”
Robin si soffermò qualche secondo sull’ espressione di Regina, sembrava davvero ossessionata dall’idea di sua madre “Lei vi mette paura. Che cosa vi fa?”
“Beh..” Regina esitò, si vedeva chiaramente che non aveva voglia di rispondere a quella domanda “Io non vorrei parlare di questo, se non vi dispiace..”
“Regina..” Robin si sporse sul tavolo, verso di lei “Se siete in pericolo io posso aiutarvi, posso portarvi via da quel posto!”
Gli occhi di lei si spalancarono di colpo, allarmati “Oh, no! Non sono in pericolo, mia madre non mi farebbe mai del male e poi c’è mio padre, lui è così buono e..” La musica nel locale cambiò di colpo e le note di una ballata si diffusero nell’aria, invitando alcuni clienti ad alzarsi per ballare. Regina sorrise, entusiasta, e anche un po’ sollevata per quell’interruzione “Balliamo?”
Robin non rispose subito. Avrebbe voluto indagare, capire cosa quella ragazza gli stesse nascondendo, perché ne era sicuro, non gli aveva detto tutta la verità.
Poi si soffermò su quegli occhi entusiasti che si erano posati sulle persone al centro del locale e non se la sentì di insistere. L’aveva portata in quel posto per distrarla dalla sua prigionia perenne, non certo per renderla ancora più triste di quando non le fosse sembrata al palazzo.
Si alzò e fece un lieve inchino davanti a lei “Mi concede l’onore di questo ballo, milady?”
 
Quando mise piede nella sua stanza, tutto sembrava essere come l’aveva lasciato, il cuscino che doveva simulare il suo corpo era ancora sotto le coperte e Regina lasciò andare un sospiro di sollievo: Non era stata scoperta.
Si lasciò cadere sul letto, sorridendo “E’ stata una serata meravigliosa!” Esclamò, gli occhi che brillavano nella semioscurità della stanza “La più bella della mia vita!”
“Sono contento che vi siate divertita!” Robin fece qualche passo verso di lei, guardandola con tenerezza. Mai si sarebbe aspettato che la cosa che più potesse rendere felice una principessa forse trascorrere quella che per lui era una normalissima serata al villaggio. Le cose erano sempre così diverse da come uno se le aspettava o forse era solo lei ad essere.. speciale.
“Grazie a voi, Robin. Io non so davvero come ringraziarvi..”
Robin mostrò la sua sacca, con una smorfia “Credo di essere già stato ripagato abbastanza..”
Regina rise, rimettendosi seduta  “Allora non ho alcun debito nei vostri confronti?”
“No, al massimo la prossima volta la birra la offrite voi..”
Lei abbassò gli occhi, dispiaciuta “Robin, non so se ci sarà una prossima volta..”
“Perché no? io voglio rivedervi!”
“Oh, Robin. Vorrei rivedervi anche io, è solo che.. ci è andata bene una volta, ma quanto possiamo scherzare con il fuoco?”
“Allora verrò a trovarvi qui. Se per caso qualcuno dovesse scoprirci mi scambierebbe per un semplice ladro, vostra madre non potrebbe dirvi nulla..”
“Non è per me che sono preoccupata, almeno non solo!”
“Non dovete preoccuparvi per me, Regina,  so badare a me stesso!”
“Dite così perché non conoscete mia madre..”
“E vostra madre non conosce me. A presto, milady!” Si avvicinò alla ragazza, e rapido le posò un piccolo bacio sulle labbra, casto e delicato, poi, altrettanto velocemente, corse alla finestra senza nemmeno dare il tempo a Regina di rendersi conto di cosa fosse successo.
E quando la principessa si portò l’indice sulla bocca, che si piegò in quel momento in un piccolo sorriso, di lui era rimasto solo  il calore confortante delle sue labbra, e un vago e piacevole odore di foresta.
 
  
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