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Autore: Tigre Rossa    02/06/2015    4 recensioni
“Io ti ho già perdonato secoli fa. Perché tu non ci riesci? Perché non riesci a perdonare te stesso?”
“Perchè semplicemente non posso perdonarmi il fatto di essere stato così cieco, di essere stato sul punto di perdere l’unico tesoro che conta realmente.”
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Molto fluffosa, ma ogni tanto ci vuole! Lievemente OOC
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Thorin Scudodiquercia
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’unico tesoro
 
 


 
"Il potere dell'amore è più forte dell'acciaio"
-Bleach
 
 
 
“Thorin!”
 
Una voce flebile, spaventata, in qualche modo cara mi ferisce le orecchie, ma io non mi fermo.
 
Afferro dalle spalle quella creatura disgustosa che mi sta davanti, di quel traditore che ha appena ceduto al nemico la cosa più preziosa che possedevo, di quel ladro che ha tradito la mia fiducia, che ha tradito me, e lo stringo forte, come se volessi torcergli l’anima.
 
Tento di spingerlo giù dalla mia montagna, di buttarlo sotto, insieme a quei lupi che vogliono saltarmi addosso e derubarmi di ciò che è mio, e il suo corpicino sottile, esile, si solleva e va a sbattere contro il parapetto, mentre attorno a me i miei compagni cercano di fermarmi.
 
Le mie mani si spostano a stringere con forza il suo collo, e sotto la pelle posso sentire i battiti accelerati del suo cuore terrorizzato, mentre le sue fragili dita cercando disperatamente di allentare la mia presa.
 
Braccia, innumerevoli paia di braccia, mi tirano indietro, mi stringono, mi strattonano dalle vesti, ma io non cedo, e anzi rafforzo la mia stretta sulla gola di quel disgustoso ladro.
 
“Tho-Thorin . . .”
 
La voce mi chiama di nuovo, ma a fatica, questa volta, e posso avvertire in essa una nota di puro terrore.
 
I suoi respiri diventano brevi, faticosi, sempre più difficoltosi e disperati.
 
Le sue dita tentano ancora di opporsi, le sue unghie di graffiarmi, il suo volto paonazzo di infondermi pietà, ma tutto ciò che provo in questo momento è rabbia, e odio, e desiderio di vendetta.
 
Stringo, stringo con più forza, e finalmente riesco a sollevare quel corpicino in alto, sopra il parapetto.
 
Il volto della creatura è pallido, mortalmente pallido, e le sue labbra, ormai blu, si muovono un’ultima volta.
 
“Th . . Tho . .. rin . ..”
 
I suoi occhi, spalancati e terrorizzati, cercano disperatamente i miei, mentre il  mio cuore urla di rabbia e sanguina a morte.
 
Perché lui, proprio lui, mi ha tradito.
Lui, la persona a cui tenevo di più.
Lui, a cui avrei affidato la mia vita.
Lui.
 
Brucia, brucia così tanto, e i suoi occhi, quegli stessi occhi in cui tante volte mi sono rifugiato, che adesso cercano di incrociare i miei, non fanno che aumentare il fuoco della mia ira.
 
Traditore, traditore, traditore!
 
Con un ringhio e questa parola gridata più e più volte dentro di me, abbandono la presa e lo lascio cadere nel vuoto.
 
Osservo quel corpo precipitare, ignorando totalmente le grida che si levano attorno e sotto di me.
 
Cade, il traditore, e continua a cadere come un uccello a cui sono state tagliate le ali, fino a quando la terra sotto di lui non lo ferma e lo accoglie in un duro e improvviso abbraccio.
 
Mi sporgo di più dal parapetto, lentamente, scrutando quella figurina che dall’alto sembra ancora più insignificante.
 
Eccolo lì, abbandonato sulle rocce come una marionetta a cui sono stati tagliati i fili, circondato da una pozza rossa che man mano diventa sempre più larga, gli arti piegati in angoli innaturali.
 
I riccioli ramati si stanno lentamente macchiando di quel liquido scarlatto, tempio di vita, e le labbra sono semiaperte, come se fossero sul punto di invocare ancora una volta il mio nome, come tante volte avevano fatto, quando ancora credevo in lui, in noi.
 
Il suo volto bianco è rivolto verso la montagna, verso di me, come a volermi accusare per ciò che ho fatto, e la cotta di maglia che gli ho donato poche ore prima sembra aver perso tutta la sua bellezza e la sua luce.
 
Gli occhi blu di Bilbo fissano il mio volto, senza più vederlo.
 
Quegli occhi blu, che tanto ho amato, ora sono fissi e morti nei miei.
 
 
“No!”
 
 
Spalanco gli occhi urlando e con il cuore che batte come un tamburo impazzito.
 
Mi metto a sedere, ansimando e con gli occhi che bruciano di lacrime represse, e mi copro il volto con le mani, mentre cerco disperatamente di trovare un senso logico a tutto.
 
Una voce, quella stessa voce di pochi secondi prima, mi chiama dolcemente e un po’ timorosa.
 
“Thorin?”
 
Con il cuore in gola, sollevo il viso e mi volto lentamente verso Bilbo, che mi osserva preoccupato e con aria confusa.
 
“Bilbo . . .” divoro con lo sguardo i suoi capelli spettinati e sconvolti, il suo viso roseo, le sue labbra appena aperte, i suoi occhi blu e disorientati fissi nei miei e così meravigliosamente vivi.
 
Un incubo. Era solo uno stupido, maledetto incubo.
 
Bilbo è qui, di fronte ai miei occhi, nel nostro letto, nella nostra camera.
 
Vivo.
 
Non l’ho buttato giù dalla montagna.
Non ho osservato il suo sangue scorrere.
Non mi sono riempito gli occhi del suo cadavere.
Non l’ho ucciso.
 
Prima che riesca a fermarmi, lo stringo forte a me, quasi disperatamente, come per provare a me stesso che è tutto vero, che non si tratta di una crudele illusione.
 
Bilbo per un attimo si irrigidisce, preso alla sprovvista da quel gesto improvviso, ma poi il suo corpo si rilassa e le sue braccia mi avvolgono dolcemente.
 
Sospiro, e non posso fare a meno di chiudere gli occhi e di perdermi in quel confortante calore che il suo corpo –vivo, meravigliosamente vivo- emana.
 
Respiro il suo profumo e lo stringo con più forza a me, quasi temendo che possa scomparire se solo sciogliessi questo effimero contatto.
 
Sento la sua mano salire ad accarezzarmi i capelli, lunghi e disordinati, e poi la guancia, rigata da una singola lacrima solitaria.
 
“Thorin ...” mi chiama dolcemente lui, distaccandosi appena dall’abbraccio e sollevando con due dita il mio viso verso il suo, in modo che i nostri occhi possano incontrarsi “ Va tutto bene. Sono qui. Siamo qui. è tutto a posto, ora.”.
 
Il mio cuore trema nell’udire quelle parole. Hai già capito tutto da solo, come al solito. Lui ha sempre capito tutto, di me. Fin dal primo momento.
 
Scuoto la testa, incapace di sostenere il suo sguardo, e l’immagine del suo corpo morto, spezzato a causa mia mi compare di nuovo di fronte agli occhi, senza che io possa fare nulla per impedirlo.
 
“No, Azyungel, non è tutto a posto.” mormoro, la voce ancora più roca del solito “Non dopo quello che ho fatto. Quello che ho tentato di fare.”
 
Il suo volto pallido e terrorizzato.
 
Bilbo mi prende delicatamente la mano stretta a pugno tra le sue e la stringe con dolcezza, come se fosse il più prezioso dei tesori “Ne abbiamo già parlato. Non è stata colpa tua.”.
 
Le sue labbra blu e semiaperte.
 
“Stavo per ucciderti, Bilbo.” le parole mi fanno male, mi bloccano la gola ed escono a fatica, facendomi sanguinare dentro “E l’avrei fatto, se non fosse arrivato Gandalf.” Chiudo gli occhi, mentre dentro di me il mio cuore urla, ma non più di rabbia. Urla di rimpianto, di dolore, di pentimento. “Stavo per ucciderti, e tutto per quella maledetta Arkengemma.”
 
Solleva piano una mano per accarezzarmi il volto “Ma non l’hai fatto, Thorin. Non l’hai fatto. Io sono qui, e sono vivo. Smettila di torturarti così per qualcosa che non è successo. Smettila.”
 
Stringo disperatamente gli occhi, senza osar dire una parola.
 
I suoi occhi morti, senza vita, fissi nei miei.
 
Bilbo sospira lievemente e mi sfiora il mento con le dita.
 
“Guardami.”
 
Lentamente, facendo violenza contro me stesso, faccio come mi dice.
 
Lui mi guarda intensamente negli occhi, e il mio animo brucia a quel contatto “Io ti ho già perdonato secoli fa. Perché tu non ci riesci? Perché non riesci a perdonare te stesso?”.
 
Esito, il cuore diviso tra il timore e la paura, ma alla fine sussurro “Perchè semplicemente non posso perdonarmi il fatto di essere stato così cieco, di essere stato sul punto di perdere l’unico tesoro che conta realmente.”
 
Bilbo mi fissa, non riuscendo a comprendere “La tua sanità mentale? Perché, se si tratta di quella, avrei dei seri dubbi sul fatto che tu l’abbia mai possedu . . .”
 
Lo blocco, prima che possa continuare e che il mio coraggio venga meno “Tu.”
 
Lui spalanca gli occhi, stupido e senza parole, ma poi, lentamente, mi sorride.
 
“Sciocco di nano.” sussurra, prima di sporgersi verso di me e di unire le nostre labbra in un dolce bacio, un bacio che sa di eternità, e di promesse, e di pace.
 
Quando alla fine ci separiamo, finalmente riesco a perdermi negli occhi blu del mio Bilbo, e a sentire il forte e vivace battito del suo cuore rimbombarmi nelle orecchie.
 
E, dentro di me, ringrazio Mahal per aver lasciato in vita e avermi concesso di amare una creatura così eccezionale.
  
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