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Autore: Izayoi_1    02/06/2015    3 recensioni
Da Eva ci si aspetta molto ma quando le aspettative di chi la circonda non coincidono più con le sue lei vuole solo una cosa,un anno della sua vita per ritrovare se stessa e rinascere,prima di tornare ai doveri quotidiani. Vuole l'imprevisto e la novità e la cercherà nella city britannica,Londra.Sarà proprio qui che inizierà la sua nuova vita e quando il destino ci si mette ti fa incontrare due occhi color del ghiaccio che lasciano la mente senza pensieri o parole al solo guardarli,un incontro così inatteso per entrambi,una scintilla improvvisa tanto forte da lasciarli incantati.
Salve,questa storia è dedicata a Richard Armitage,mi immagino come sarebbe conoscerlo per caso e cercare di iniziare una storia tra diverse difficoltà.Leggete e saprete :)
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eva si sentiva immersa in una bolla di pura felicità,dopo le vacanze natalizie passate insieme tutto era diventato più concreto nel suo rapporto con Richard.

 

Avevano lasciato da pochi minuti la casa di Mr e Mrs Armitage,tanto poco che se la ragazza voltava la testa dietro di sé poteva ancora intravederne il tetto. Lo guardava guidare in silenzio,amava farlo,era così rilassato,se ne accorse dal colore limpido dei suoi occhi,infatti con il tempo Eva aveva cominciato a capire maggiormente lo stato d'animo del fidanzato non solo dalle sue frasi dette con una tonalità di voce troppo squillante per il suo consueto tono,oppure dalle sue movenze ma dal colore che assumevano i suoi occhi. Quando Richard era inquieto quel celeste così limpido che lei accomunava a quello dei ghiacci profondi,diventava quasi un blu scuro intorno alla pupilla e quando succedeva questo,nonostante lui non ne facesse parola,lei se ne accorgeva e per quelle rare volte che accadeva era Eva a prendersi cura di lui,come il fidanzato faceva ogni volta con lei. Lo guardava guidare,i suoi movimenti erano sicuri,la mano di lui incatenata al ginocchio di lei,quel profumo così intenso le stava dando alla testa tanto da farle sentire caldo e un sentimento nuovo cominciò a muoversi dentro di lei,un sentimento viscerale,lontano dalla ragione ma fatto di puro istinto.

“Ferma la macchina”,Eva pronunciò quelle parole con urgenza e non appena Richard accostò l'auto al ciglio della strada,dandogli appena il tempo di voltarsi,lei gli si gettò sulle labbra con passione. Le mani della ragazza si attorcigliarono intorno ai capelli di lui e Richard afferrò Eva per la vita sottile e l'attirò a sé con forza. I respiri di entrambi divennero pesanti,il livello di elettricità tra quei due corpi era altissimo,l'uomo mugolò gutturalmente facendo tremare dentro ancora di più la ragazza. Il bacio ormai era tanto lungo quanto passionale,così intenso da stare diventando un tormento e quando i due amanti di staccarono,arsi dal desiderio e senza fiato,si accorsero che i vetri della macchina aveva cominciato ad appannarsi per il calore dei loro respiri fusi insieme. Poggiarono ognuno la fronte su quella dell'altro e si strinsero forte la mano per cercare di sedare quel sentimento.

“Perchè non lo hai fatto ieri sera?” il tono di voce di Richard era basso e roco e i suoi occhi si erano fatti più scuri. Eva aspettò un attimo per rispondere,cercando di frenare un brivido che le percosse la schiena.

“E tu perché non lo hai fatto?”

“Perchè sono un idiota”

“Allora siamo in due”.

Richard al suono di quella frase le strinse la mano con più forza cercando di calmarsi,chiuse per un attimo gli occhi e respirò profondamente. Quando li riaprì erano completamente blu,così intensi da spiegare quella situazione meglio di mille parole.

“Meglio andare prima che succeda altro”,era esplicito il senso di quella frase.

Ma per Eva mai viaggio fu più lungo,i due non potevano nemmeno sfiorarsi che quell'elettricità li colpiva. La ragazza si torturò le mani per tutto il viaggio e il respiro dell'uomo era inquieto e impaziente. Quando in lontananza la città cominciava ad assumere le sue forme per Eva fu un sollievo,aveva bisogno di aria fresca per ossigenare il cervello che ormai era andato in pappa,anche se era dispiaciuta di vederlo andare via,amava addormentarsi con lui al suo fianco,non erano quei piccoli riposini che si concedevano insieme stanchi dopo il lavoro sul divano con indosso ancora i jeans e maglione,era qualcosa di più intimo,stare insieme sotto le coperte a parlare,mentre Eva poggiava la testa sulla spalla di Richard e lui le sfiorava con le labbra la fronte,parlare fino a che uno dei due non si limitava ad annuire con gli occhi ormai vinti dal sonno e sentire il bacio dell'altro sulle proprie labbra. Quella piccolo quotidianità,quei gesti semplici,che Eva amava e che le erano entrati fin sotto la pelle per potersene liberare. Preferì,però,non dire nulla a Richard,magari lui,invece,aveva bisogno dei suoi spazi dopo quei giorni e preferì non forzarlo.

 

“Questa sera cosa farai?” Eva fu riscossa da quelle parole ma a destarla maggiormente fu il tono con cui furono pronunciate,sembrava nervoso e non felice. La ragazza alzò le spalle un po insoddisfatta e disse la prima cosa che le capitò per la testa,

“Pensò che disferò la borsa,metterò i vestiti in lavatrice e guarderò la tv”,fece un sorriso che,però,non arrivò agli occhi per rassicurarlo. Lui non la guardò nemmeno,continuava ad essere nervoso.

“No” fu l'unica cosa che disse,e che fece alzare un sopracciglio ad Eva per la curiosità.

“Cosa no?”.

Lui continuava a non guardarla,il suo sguardo era fisso sulla strada e le mani stringevano con troppa forza il volante. Eva odiava aspettare quando la risposta era così importante. Arrivarono ad un semaforo e la ragazza ringraziò che fosse appena scattato il rosso. Si girò verso di lui e gli prese tra le mani il viso e si guardarono con dolcezza,

“Cosa no?” ripetè.

Richard abbassò gli occhi che erano tornati chiari ed Eva sorrise con tenerezza a quella reazione timida del fidanzato,lei gli carezzò ancora un po il viso per incoraggiarlo a parlare. Il semaforo divenne verde e la macchina ricominciò la sua marcia,la ragazza sospiro silenziosamente.

“Non voglio riportarti a casa,non mi va di lasciarti in quell'appartamento senza di me,non voglio tornare a casa senza di te,non voglio dormire se tu non ci sei e non voglio svegliarmi non sentendo le tue braccia strette attorno a me”.

Eva rimase ammutolita per l'intensità di quelle parole dette con tale necessità,perché era così il loro amore,necessario ad entrambi.

“Avevi paura di dirmelo?”,Richard divenne un po rosso in viso e annuì.

Eva gli carezzò i capelli e ringraziò ogni divinità presente sulla terra per averlo incontrato.

“Nemmeno io volevo lasciarti andare via per la verità ma ho pensato che magari volessi un po i tuoi spazi”. Lui non disse nulla,le fece solo uno di quei sorrisi che la lasciavano senza parole.

 

La casa di Richard era ordinata,come il suo proprietario e su due livelli,ben illuminata e anche se l'arredamento era basato sulla necessità e non sulla bellezza del mobile,come è di consueto trovare nella casa di un uomo che vive da solo,ad Eva piaceva. Nonostante ci fosse già stata altre volte lì,in quel momento si sentiva un po impacciata anche nel muoversi,era come se quella richiesta di Richard fattele in macchina non si limitasse solamente a quel giorno ma che implicitamente le chiedesse di rimanere a stare lì per tutto il resto dei giorni insieme. Il desiderio di chiederglielo era tanto ma preferì non forzare troppo la mano e vivere le cose “sul momento”.

 

Anche Richard era impacciato,non era la prima volta che i due rimanevano soli in casa ma dopo le feste,il bacio dato in macchina e quella frase di lui la storia stava cominciando a prendere una piega nettamente migliore di quanto osasse sperare. Lui se ne stava a guardarla girovagare per casa con le mani nelle tasche e le guance leggermente rosse,lei ogni tanto lo guardava sorridendo dolcemente e lui sorrideva imbarazzato. Alla fine Eva gli si avvicinò sorridendo leggermente,con quell'aria un po pronta alla beffa,

“Pensi di rimanere per molto fermo così oppure vogliamo inaugurare questo invito con un bacio?”,il tono di voce della ragazza era divertito ma era ciò di cui Richard aveva bisogno per sbloccarsi dall'imbarazzo. Si ritrovarono così,in piedi nell'ingresso,uno davanti all'altro sorridenti e raggianti,lei così piccina nel suo metro e sessanta e lui così grande paragonatole. Come ogni volta lei si alzò sulle punte per raggiungere le labbra del suo gigante buono e lui si abbassò ma questa volta la gioia era troppa e lo slancio del momento irrefrenabile ed Eva si ritrovò sollevata da terra,presa sotto le gambe e la schiena dal fidanzato,così che si ritrovarono a pochi centimetri di distanza. Le loro labbra sorridenti si sfioravano e non smettevano di brillare di gioia ma quello sfiorarsi cominciò a non bastare pian piano,di nuovo quell'elettricità riprese vita in loro,quel contatto si fece sempre più prolungato e il respiro ad essere accelerato. Si staccarono per un breve attimo e guardandosi per una frazione di secondi si dissero tutto ciò che in quel momento gli si animava dentro e che volevano.

 

“La spogliava con i pensieri...scorreva ogni curva del suo corpo...baciava ogni lembo di pelle. La possedeva senza sfiorarla...era dentro di lei...le apriva l'anima e vi affondava tutto il suo essere a respirarne l'odore. Poi i pensieri si fecero mani e labbra...sudore e gemiti...respiri e carne. Nulla più esisteva. Solo il desiderio,la voglia di aversi,di respirare quei pensieri che bruciavano,di consumare quella voglia che li teneva svegli,la notte...” -Cit-

 

Eva riaprì gli occhi al ricordo di quella prima volta che fece l'amore con Richard e quasi desiderò di poter tornare indietro per rivivere le emozioni di quel momento. Era trascorso già un mese da quando abitavano sotto lo stesso tetto ed entrambi non riuscivano a stancarsi di quello stare insieme. C'erano mattine che Eva si chiedeva quale opera buona avesse compiuto nella sua vita precedente da farle conoscere un uomo come Richard. Altre,invece,se lo ritrovava davanti lo specchio dell'armadio ad annodarsi il nodo della cravatta,bello nei suoi capelli ancora umidi per la doccia e nella sua camicia bianca che gli aderiva perfettamente alle spalle ben formate,e nonostante la ragazza si trovasse ancora in mezzo alle coperte,con gli occhi ancora insonnoliti,non poteva che sorridere beata da quella visione. Persino il mandarsi un sms e chiedersi “sei a casa?” adesso aveva tutt'altro sapore,stava ad indicare che una volta aperta quella porta si sarebbero ritrovati insieme,nel loro nido.

 

Quel giorno,però,Eva si trovava in casa di Miriam,Richard quel giorno aveva un provino importante che gli avrebbe impegnato tutta la giornata e sul quale aleggiava il massimo riserbo,persino lei non ne sapeva molto,l'unica cosa che sapeva era che quell'ingaggio per il fidanzato era molto importante,dato che passava le sue intere giornate a provare e riprovare in teatro,dove poteva starsene più tranquillo e così quei giorni non si vedevano poi molto,dato che Eva alcune sere lavorava ancora al locale. Perciò nonostante fossero appena le 10 del mattino la ragazza aveva già fatto un'infinità di commissioni affidatele dalla sua amica fotografa,impegnata anche lei in un lavoro e non appena ebbe sistemato le buste della spesa nei pensili si fiondò sul divano esausta,sospirando e togliendosi con i piedi le scarpe e facendole cadere sul pavimento scompostamente. Anche se con ritmi differenti il suo lavoro la impegnava parecchio,la mattina aveva gli articoli del giornale,che fortunatamente delle volte le concedeva anche di lavorare in casa e quando più Carl ne aveva bisogno veniva chiamata per lavorare la sera al locale;infatti, la sera prima aveva lavorato fino a tarda notte e adesso quella giornata di lavoro,sommata alle poche ore di sonno cominciarono a farsi sentire.

 

Chiuse gli occhi e vi poggiò un braccio sopra per coprirsi dalla luce che proveniva da fuori,sorrise stancamente ripensando alla sera precedente:

 

Era stata una giornata frenetica,come sempre,quella mattina era uscita molto presto di casa,tanto presto che Richard ancora dormiva e si era precipitata al giornale per fare degli articoli,per poi correre ad intervistare alcuni cittadini per alcuni disservizi e tutto il lavoro di informazioni più accurate che vi era dietro per fare al meglio il suo lavoro. Aveva passato così quasi l'intera giornata a correre da un posto all'altro di Londra e davanti ad un computer per scrivere i suoi pezzi. Aveva avuto giusto il tempo di un caffè verso l'ora di pranzo ma preferì non chiamare il fidanzato per non disturbarlo. Proprio mentre stava per tirare un sospirò di sollievo pensando alla fine di quella giornata lavorativa,ecco che puntuale come uno svizzero Carl la chiamò per farla lavorare al pub.

 

Quando Eva entrò in casa era tutto buio,Richard ancora non era rientrato e lei doveva cambiarsi alla svelta,così prima di uscire di casa gli lasciò un post-it sul frigorifero avvertendolo di dove si trovasse e si scusava se quella sera non l'avrebbero passata un po insieme,veramente il dispiacere era molto ma il lavoro era il lavoro.

 

Il pub quella sera era strapieno,turisti e persone che avevano appena staccato dal lavoro si accalcavano alla ricerca di un tavolo o al bancone per chiedere una birra. Eva non aveva fatto altro che correre a destra e sinistra con le varie ordinazioni e piatti per tutta la serata. Nei pochi secondi che riprendeva respiro tra una corsa e l'altra pensava che quel giorno non aveva sentito per niente Richard. Il locale ormai era affollato da parecchie ore,i piedi,nonostante le scarpe comode le facevano male,così anche la schiena e gli occhi cominciarono un po a bruciarle a causa della mancanza di sonno e la stanchezza. Le 23.00 erano passate da diversi minuti quando Carl le diede una piccola pausa per riposarsi un attimo e quando Eva prese il cellulare trovò un sms di Richard:

“Questa sera staremo insieme,fossero anche solo 10 minuti”.

Era semplice,coinciso,nessun giro di parole e improvvisamente il malumore sparì e la stanchezza che aveva provato sembrò non esserci mai stata.

 

Ricominciò il turno con un sorriso che le contagiava anche gli occhi,Richard voleva stare con lei e lei era felice.

 

Stava servendo un tavolo di giovani e allegri studenti che brindavano per la fine di un esame,la mezzanotte era passata già da molto tempo ed Eva non vedeva l'ora che il locale si svuotasse per andar via e temeva di dover declinare l'invito di Richard perché si sarebbe fatto troppo tardi. Proprio mentre guardava l'orario sconsolata,però,nemmeno lei sapeva il perché,si voltò verso l'ingresso e lui era lì. Il suo sguardo l'aveva chiamata silenziosamente e il sorriso che aveva le fece sparire ogni pena e improvvisamente,quasi come una folgorazione,le venne in mente una frase di Tolstoj dal romanzo di Anna Karenina,

 

“Scese,evitando di guardarla a lungo,come si fa col sole,ma vedeva lei,come si vede il sole,anche senza guardare.”

 

Ripensando alla gioia che le aveva procurato quella sorpresa il sorriso si fece più ampio e la troppa felicità le impedì persino di riposare. Così prese il computer e mossa da quell'euforia irrefrenabile videochiamò la sua migliore amica Luce;compagna di giochi alle elementari,cavia per le prime prove di trucco alle medie,confidente di primi amori al liceo e alleata nelle lunghe ore di studio all'università,insomma non c'era cosa,bella o brutta,che lei e Luce non facessero insieme,aiutandosi,sostenendosi a vicenda e ridendo insieme vergognandosi di quelle vecchie foto del periodo delle medie,constatando che quel trucco “perfetto” era in realtà terribile.

“Come avrò fatto a riuscire a non dirle nulla su Richard per tutto questo tempo?mi ucciderà per averglielo tenuto nascosto.”

 

Ci vollero svariati squilli e diversi tentativi prima che l'amica rispose. Quando la chiamata si aprì la testa di Luce era ricoperta di cartine di alluminio e indossava i suoi giganteschi occhiali da vista che utilizzava per casa.

“Cambi colore Lù?”,

l'amica si tirò su gli occhiali con l'indice facendo venire da ridere ad Eva per quel gesto goffo.

“Buonasera anche a te,ebbene si,torno alle origini,al mio castano chiaro.”

Parlarono e scherzarono del più e del meno,la ragazza non poteva buttarle dal nulla un argomento così importante anche se l'impazienza cominciò ad essere troppo forte.

“Senti senti devo dirti una cosa”,la interruppe Eva gesticolando convulsamente. Luce alzò un sopracciglio un po insospettita da quel tono di voce così squillante.

“Sentiamo”,Luce nel dire quella parola imitò la voce di un loro vecchio professore di chimica del liceo e questo gesto così confidenziale tra loro la fece un po rilassare. Eva fece un respiro ma non sapeva nemmeno lei il perché di tanta agitazione.

“Beh allora?”,la incalzò l'amica

“Ho conosciuto una persona..”.

Eva si ritrovò a guardarsi le mani,rossa in volto per l'improvviso e inspiegabile imbarazzo.

“Very well,chi è,come vi siete conosciuti?” il tono di voce di Luce era sinceramente curioso e se non ci fosse stato quello schermo a dividerle e qualche ora d'aereo a separarle le si sarebbe fatta vicina vicina per informarsi meglio.

“Si chiama Richard e fa l'attore di teatro. L'ho conosciuto..beh diciamo per una serie di “equivoci”,di fortunati “equivoci””. Eva si ritrovò a sorridere dolcemente ripensando al loro “cercarsi” ma preferì evitare di dirlo all'amica,la quale era eccessivamente iperprotettiva,diffidente e ansiosa per ogni cosa che la circondava.

“Richard”,Luce ripetè quel nome quasi saggiandolo sulle labbra.

“Mi piace,veramente molto british. Come è?alto basso? Non dirmi che ha i capelli rossi ti prego e comunque è veramente affascinante il fatto che lavori in un teatro”. Luce era entusiasta da quella notizia e ciò incoraggiò Eva a raccontarle ancora di più.

“Alto,molto molto alto,vicino a lui quasi sparisco. Moro,con due occhi così azzurri da rimanerne incantata,il loro colore è intenso,come quello dei ghiacci e la sua voce,se la sentissi Lù lo capiresti,così baritonale,profonda e a tratti roca da farti accapponare la pelle”.

La ragazza rimase in silenzio ripensando all'immagine di Richard che aveva fissa nella mente.

“Ti piace veramente molto,hai un sorriso che non ti ho mai visto fare prima per nessuno,ne sono felice”. Le due amiche si sorrisero dolcemente per la gioia che provava Eva.

“Mi fa felice Luce,veramente tanto. Non sono venuta a Londra con il desiderio di innamorarmi,questo lo sai ma è proprio quando non cerchi e non vuoi nulla che avvengono le cose più belle”.

Luce sorrise sinceramente felice per la gioia che vedeva negli occhi dell'amica,era da molto tempo che non la vedeva così tranquilla e soddisfatta;negli ultimi periodi che si trovava in Italia Eva era sempre irrequieta,anche se non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa,la fine del suo fidanzamento con Cesare le aveva lasciato l'amaro in bocca e si riteneva responsabile per la fine del loro rapporto,rimproverandosi dell'amore che non provava più per lui. Ma ora rivedere ancora l'eccitazione in lei la fece tranquillizzare e Luce pensò che ne era valsa veramente la pena quel viaggio.

“Quanti anni ha?”,quella domanda folgorò Eva,che le sembrò di aver appena fatto una doccia gelata e a fatica mandò giù quelle parole,vagliando nella mente cosa risponderle. Sospirò,si morse il labbro,strinse forte le mani ma alla fine la verità era la cosa più giusta da dire e cercò di risultare il più naturale possibile.

“39”,serrò la mascella e disse il numero in un soffio,guardando fisso Luce negli occhi. L'amica dall'altro capo dello schermo non rispose subito,la risposta che aveva ricevuto l'aveva lasciata spiazzata.

“39?...Eva stai scherzando spero. Ti rendi conto che avete 16 anni di differenza?”. Il tono di Luce era secco,quasi di rimprovero ed Eva si ritrovò a sentirsi come una scolaretta rimproverata dalla maestra per non avere svolto i compiti.

“Lo so”,disse quelle due parole con il capo chino e la voce a mala pena udibile,solo questo riuscì a dire,non le veniva altro in quel momento,nulla per proteggere il suo amore.

“Eva li vedo tutti i giorni nel mio lavoro,donne molto più giovani dei loro mariti che sono costrette a cambiare pannoloni,a non dormire la notte per controllarlo costantemente. Ti faccio un esempio,c'è una coppia che si porta 15 anni di differenza,sai quando si è ammalato gravemente lui quanti anni aveva la moglie?44. Eva pensaci,è così che vuoi ritrovarti tra diversi anni? A fare da badante a un uomo molto più grande di te guardandoti allo specchio sfiorire giorno dopo giorno? No,non è questa la Eva che conosco io,quella con la quale sono cresciuta vuole viaggiare per il mondo,fare un lavoro che la porti a prendere il primo aereo che la porti lontano di casa,intraprendente e che vuole fare carriera nella maniera più spietata possibile,non vuole stare a casa a cucinare,accompagnare i bambini a scuola e rassettare in attesa del marito,perchè è questo quello che ti aspetta se continui questa pazzia con un uomo di quell'età”. Eva per un attimo si ritrovò senza respiro,si portò una mano alla bocca e senza successo cercò di trattenere le lacrime. Il silenzio calò tra le due,Luce aveva ragione ed Eva quella ragione non voleva nemmeno sentirla. In lei era presente quella parte che la voleva portare fuori ad esplorare il mondo,fare un lavoro che la facesse viaggiare e non la rinchiudesse dietro la scrivania e aveva sempre respinto l'idea di vedersi una felice moglie e madre,non faceva per lei,lei si vedeva più con una valigia in mano,tacchi alti e riunioni lunghissime...ma ora stava rivalutando un po ciò che aveva sempre respinto ma due realtà così distanti tra loro come potevano coesistere,quale avrebbe avuto la meglio e soprattutto quale era la parte che sarebbe sopravvissuta?

“Lascialo Eva e trovatene un altro,segui il mio consiglio,ciao”.

Lo schermo del computer si fece nero,la chiamata era terminata bruscamente e ancora più bruscamente era sparito il sorriso sulle labbra della ragazza.

 

Erano passati 4 giorni dalla discussione tra le due amiche,da quel giorno non si erano più sentite ma Eva non faceva che pensare e ripensare alle parole dell'amica. Il suo cambiamento d'umore non sfuggì a nessuno,primo tra tutti Richard che non sapeva più come chiederle cosa avesse ma lei si rifugiava nei suoi sorrisi malinconici dicendogli che non aveva nulla,persino Miriam,che era stata chiamata da lui,non riusciva a sapere niente.

 

Una sera stanco di vedere la fidanzata lavorare fino a tarda notte al computer Richard organizzò un incontro dopo cena tra amici in un locale a bere qualcosa. L'uomo,cercando di non farsi notare,teneva sotto controllo l'umore di Eva,era molto protettivo e fin troppo apprensivo con lei,ne era consapevole ma voleva solo che nulla la rendesse triste. Fortunatamente riuscì a notare che la ragazza si era leggermente rilassata,tornando a parlare un po di più rispetto ai giorni passati e non lo guardava più con gli occhi velati di tristezza. Stavano tutti vedendo delle foto scattate da Miriam quando il cellulare di Eva squillò,lei aggrottò la fronte leggendo il nome sul display,a quell'ora poi e Richard la guardò chiedendole chi fosse,la ragazza alzò le spalle con fare leggero e le sussurrò all'orecchio che era suo padre e si diresse fuori per parlargli meglio. Nel vederla camminare verso la porta l'uomo rimase sbalordito dalla bellezza della ragazza,quella sera era estremamente sexy in quei suoi tacchi vertiginosi,il vestito scuro e aderente che le lasciava scoperte le braccia,nei suoi capelli lunghi neri e mossi e in quel rossetto rosso che lo ipnotizzava,fu riportato alla realtà dai suoi amici,i quali si accorsero tutti quali potessero essere i pensieri di apprezzamento dell'uomo sulla fidanzata.

 

“Ciao papà”,Eva si maledì per non aver portato il giubbotto di pelle con se.

“Tu devi essere impazzita”.

Il cuore nel petto le si fermò.

“Eva chi è questo tizio? Avete quasi 20 anni di differenza,stupida che non sei altro. Ti dico solo una cosa o lo lasci immediatamente,oppure ti verrò a prendere io per i capelli e ti riporterò a casa”.

Ettore non stava parlando,urlava come non aveva mai fatto prima. Luce,era stata lei a dire tutto al padre,era l'unica a saperlo.

“Luce?” sossurrò

“Si,Luce,mi ha chiamato preoccupata e ha ragione. Evito di avvisare tua madre perché non voglio darle una preoccupazione e un dispiacere ma fa ciò che ti ho detto,altrimenti è la fine Eva”.

Le sue spalle tremavano come se fosse stata improvvisamente investita dal gelo. La giovane guardò con la coda dell'occhio il tavolo dei suoi amici e vide che Richard la guardava leggermente preoccupato ma tornò a dare le spalle al locale. Si sentì improvvisamente stanca,non aveva le forze per contrastarlo,proprio non le trovava ma voleva forse tornare ad essere il burattino senza fili dei suoi genitori?

“Di cosa sarebbe la fine Ettore? Io credo che tu sia l'ultima persona che può permettersi di farmi questa predica. Ricordami,ti prego,quanti anni ti porti con la tua compagna? Ah si giusto,18 anni e mi sembra di ricordare che quando vi siete conosciuti lei era persino più giovane di me di due anni rispetto ad ora”.

Le parole le uscivano come un fiume in piena,erano dette con tanta di quella rabbia accumulata negli anni che Eva si ritrovò quasi a digrignare i denti tanto l'ira che provava e la sua voce si era alzata di qualche grado. L'uomo dall'altro capo del telefono rimase spiazzato dalla veemenza di quelle parole che facevano così male.

“Perciò papà,le tue minacce tienile per te e non provare più a dirmi cosa fare della MIA VITA. Ah giusto per ricordartelo,a differenza della tua compagna Richard non ha distrutto nessun matrimonio”.

Attaccò il cellulare con l'adrenalina che le scorreva veloce nelle vene,il cuore le batteva velocemente e il telefono stretto nella mano che cercava di trattenere l'istinto di scaraventarlo addosso al muro tanto era la rabbia.

 

Catarsi,questo era il termine per indicare ciò che Eva aveva appena fatto. Aveva appena mandato all'aria 14 anni di falsi sorrisi e di bocconi amari mandati giù in nome della pace,per dire veramente al padre cosa pensava di ciò che aveva fatto e quella liberazione la fece sentire meglio,almeno in parte...ora doveva solo sbranare la sua EX migliore amica.

 

Non poteva tornare nel locale,non riusciva a far finta di nulla,la rabbia e l'adrenalina erano ancora in circolo e cominciava a farsi strada nella sua mente la preoccupazione per cosa avrebbe fatto adesso Ettore contro di lei e soprattutto contro Richard. Voleva stare sola,voltò l'angolo e s'incamminò verso una panchina e vi si mise seduta,improvvisamente stanca e svuotata,la gloria di qualche minuto prima era bruciata troppo velocemente.

 

Richard aveva capito che qualcosa non andava,per tutta la telefonata Eva non lo aveva nemmeno guardato,il suo pugno tenuto stretto e il suo continuo spostarsi i capelli da una parte all'altra nervosamente lo avevano messo in allarme. Lui e Miriam si erano lanciati diversi sguardi preoccupati e più di qualche volta la ragazza dovette trattenerlo dall'uscire fuori da lei. Ma non appena Eva si era allontanata dal locale lui era corso fuori da lei e pretendeva una chiara spiegazione,basta i sussurrati “nulla”.

 

Si incamminò velocemente ma i suoi passi furono interrotti dopo poco,la trovò su di una panchina ,la fronte poggiata sulle ginocchia,le braccia strette intorno al petto,mentre i lunghi capelli scendevano scompostamente ricoprendo le gambe e il corpo tremante dal freddo,oppure dal pianto?

Richard si bloccò di colpo nel vederla così e mai come in quel momento gli sembrò così indifesa.

 

Si avvicinò a lei silenziosamente,si inginocchiò davanti la ragazza e le accarezzò i capelli. A quel tocco Eva si rannicchiò ancora di più nel suo rifugio,il corpo della giovane era gelato,dato che era uscita in strada senza giubbotto e Richard la coprì con la sua giacca rimanendo in maniche di camicia.

 

Il profumo di lui sulle spalle e quel gesto così premuroso le fecero alzare il viso che rivelò due occhi rossi di lacrime. L'uomo le carezzò la guancia e poggiò la sua fronte su quella di lei,

“Cosa succede amore?”.

Quella parola finale la fece sciogliere dentro e abbassando la testa ricominciò a piangere singhiozzando,cercò di calmarsi e a tentoni riuscì a pronunciare un “Niente” mal riuscito.

Lui le prese il viso tra le mani e glielo fece alzare,

“Una cosa ho imparato su di te,che il tuo niente racchiude un mondo”.

Eva sorrise mestamente,era vero,lui riusciva sempre a capirla.

“Non ti ho mai vista così e non ti ci voglio nemmeno più vedere ma devi dirmi cosa succede,io lo devo sapere,per aiutarti o rischio di impazzire se rimango ancora nel dubbio”.

Lunghi minuti di silenzio.

“Ti ho mentito”,abbasso lo sguardo sentendosi una traditrice vedendo gli occhi confusi di lui.

“La mia famiglia,mia madre e mio padre...loro non sanno nulla di te,veramente non sanno nemmeno della tua esistenza,non gliel'ho mai detto,ti ho mentito quando ti dicevo il contrario”.

Lo guardò mentre abbassava le spalle senza forze e sul viso gli comparve un'espressione di puro dolore.

“Quindi tutte le volte che ti chiedevo di salutarli,tu non lo facevi e quindi...non sanno nemmeno che abbiamo passato il Natale insieme e che ora...conviviamo..”.

Eva avrebbe preferito mille coltellate,piuttosto che vederlo così ma si ritrovò solo ad annuire a quelle parole.

“Poi qualche giorno fa chiamai una mia amica in Italia,convinta che sarebbe stata felice per quella notizia ma non è stato così e ha riferito tutto a mio padre,il quale mi ha minacciato di troncare la nostra storia..oppure mi verrà a riprendere”.

A quelle parole lo vide sbiancare e cercare di fare respiri profondi,mentre si scompigliava i capelli per il nervoso.

“Domani lo chiamerò e mi presenterò,porgendogli le mie scuse per questo equivoco”.

“No,tu non conosci Ettore,ormai è una questione di principio,l'ho offeso e non si ricrederà su di te pur di non darmela vinta. Lascerò passare qualche giorno che si calmi e situazione”.

“E poi?”,lo disse secco a braccia conserte.

“E poi nulla,farò finta di niente”.

Al suono di quelle parole sbarrò gli occhi e divenne nero in volto,

“Cosa vuoi dire con questo? Per caso vuoi dargli ad intendere che così hai messo fine alla nostra relazione?” Eva rimase scioccata,non lo aveva mai sentito urlare.

“è l'unico modo per vivere la nostra storia in tranquillità”,il tono di voce di lei era sincero per quell'idea.

“NO,L'UNICO VERO MODO ERA DIRLO APERTAMENTE AI TUOI GENITORI,COSì D'AFFRONTARE LE LORO REAZIONI INSIEME E NON COME TOPI CHE DI NASCONDONO. VERAMENTE è CON QUESTA SUPERFICIALITà CHE CONSIDERI LA NOSTRA STORIA?COME UNA SCAPPATELLA DA TENERE NASCOSTA E CHE DEVE FINIRE DA UN MOMENTO ALL'ALTRO SENZA IMPORTANZA?”. Riprese fiato dopo aver detto tutto ciò che pensava ad alta voce,facendo girare i passanti e intimorire la ragazza.

“Complimenti Eva,mi congratulo”. La voce era fredda,distaccata,la peggiore cosa che lei potesse udire da lui.

“Sembra che ogni cosa che io faccia o dica non vada mai bene a nessuno..andate al diavolo tutti. Sono venuta qui perché non volevo alcun tipo di problema o questione,TU non eri nei MIEI piani e ora ti permetti anche di alzare la voce?”.

Le parole che aveva detto erano dure,non voleva dargli ad intendere che lo vedeva come un errore e si sentì una carogna per il male che gli stava facendo. Quelle parole lo avevano colpito,si vedeva da come aveva spalancato gli occhi nell'udirle. Erano rimasti a fissarsi in silenzio,entrambi tremavano ma non sapevano se per il freddo o per l'insensibilità di quella frase.

“tu non eri nei miei piani”,Richard ripetè la frase di Eva con un espressione mista al dolore e al disgusto e con sguardo freddo la guardò,quasi compatendola.

“Sei solamente una ragazzina immatura ed egoista”,disse quelle parole con tono calmo ma risentito,la fissò per qualche secondo scuotendo il viso incredulo che quella frase fosse uscita proprio da quelle labbra che lui amava tanto. Serrò le bocca e se ne andò via,non voltandosi più.

Eva rimase lì impietrita,la sua giacca ancora indosso e un improvviso vento gelido si alzò,

“Cosa ho fatto?”

 

 

 

ANGOLETTO DELL'AUTORE

Si Eva,cosa cavolo hai fatto?????

comunque salve miei cari,eccomi di nuovo qui con un nuovo aggiornamento.

Come ho detto la volta scorsa,le bugie hanno le gambe corte e la nostra protagonista si è messa in questo pasticcio da sola...

chi ce lo faceva il nostro gigante buono capace di arrabbiarsi così tanto ma quando veniamo feriti dalle persone che amiamo di più e di cui ci fidiamo ci sentiamo come feriti mortalmente e l'amaro in bocca che proviamo dura per molto molto tempo.

Peccato stava andando così ben uff

 

beh voi fatemi sapere cosa ne pensate,ditemi come ammazzereste Eva se volete ahahahhaah

comunque ci vediamo al prossimo aggiornamento,ringrazio chi legge e commenta,continuate vi adoro e perché,ammetto,mi date forza =)

baci

   
 
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