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Autore: _Lillian_    02/06/2015    8 recensioni
Paese che vai... Usanza che trovi? E' questo il detto no?
Ma per i dodici scapestrati, le usanze dell'Antica Grecia non saranno tra le loro preferite.
Niente campo per cellulari, niente tecnologia.... Solo allenamenti e una storia tutta da scoprire, piena di misteri.
Tra intrecci, triangoli, frecciatine e battibecchi... Riusciranno i nostri eroi a salvarsi e a tornare alla vita di sempre?
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 11

 

Di situazioni surreali ne avevano ormai viste, ma quella, le superava di gran lunga tutte.

Catapultati inspiegabilmente nel milleottocento, vivevano con cavalieri doro che prima avrebbero solo immaginato come protagonisti di un cartone animato, avevano conosciuto Zeus, il Dio greco, erano andati all'inferno, quello vero, si allenavano come veri guerrieri per chissà quale ragione a loro lontana, la magia li circondava...

Ma in tutto questo,erano sempre stati insieme.

 

Ally si voltò nuovamente indietro cercando di scorgere gli amici ormai sempre più lontani.

Si chiese quando li avrebbe rivisti e soprattutto quando avrebbe rivisto lui...

Era stato il primo ad andar via insieme a Megan, la coppia più improbabile del mondo, sperò vivamente che non si uccidessero strada facendo.

A dispetto di ogni pronostico, ne sentiva già la mancanza.

Il modo unico di tirarle su il morale e di difenderla da ogni cosa, l'aveva sempre fatta sentire al sicuro, proprio come succedeva con suo padre, pronto a difendere la bambina di casa per sempre, nonostante l'età.

Scosse la testa come a voler scacciar via quei pensieri poco consoni alla situazione attuale e alzando lo sguardo, vide Cameron tenderle la mano con un gran sorriso ad illuminargli il bel volto.

Mano che ovviamente Allison accolse e strinse, certo, forse sentendosi un po' bambina, ma infondo cosa le importava?

Quella mano era la garanzia giusta per poter eludere la solitudine formatasi attorno al suo cuore e nessuno al mondo le avrebbe impedito di afferrarla.

Il cavaliere di Icaro pareva essere l'unica nota stonata.

Si accorsero presto del suo sguardo astioso nei loro confronti, non che fosse particolarmente attento a nasconderlo.

“Dici che ci mangerà prima o poi?” chiese Cameron sussurrando all'orecchio dell'amica.

“Non penso lui sia un cannub...canneb...cannab...” balbettò la ragazza in risposta, seriamente in difficoltà.

“Cannibale Ally. Si dice cannibale” concluse Cameron scoppiando in una fragorosa risata genuina.

“Quella cosa lì!” borbottò lei offesa cercando di ignorare le prese in giro del ragazzo e allontanandosi da lui.

“S-Scusa Ally ma a volte sai essere davvero esilarante e la cosa più sconvolgente è che non te ne renda neanche conto!”.

Scoccandogli un occhiata in tralice, la ragazza cercò di zittirlo, ottenendo suo malgrado, la reazione contraria.

“Ma vuoi piantarla!?” borbottò ora davvero adirata.

“Quanto rumore”.

I due litiganti si voltarono contemporaneamente verso Toma, tossicchiando imbarazzati e cercando di darsi un contegno senza ottenere davvero successo.

Infastidito il cavaliere aumentò il passo superandoli e costringendoli a dover correre per mantenere il ritmo.

Procedevano lungo la strada ormai da un bel pò, voltandosi di tanto in tanto per ammirare lo spettacolo che il paesaggio offriva loro. Il verde scintillante e delle piante rigogliose, il cinguettio degli uccellini, i fasci di luce che penetrando tra le fronde degli alberi illuminavano i loro volti e tutti quei colori che li circondavano.

Ally, estasiata tanto quanto una bambina in un luna park, si accorse presto anche dei giochi di luce prodotti dalla maschera di Icaro, la quale, parve molto più affascinante così.

Si sorprese anche quando si trovò persa nell'osservare i pochi lineamenti esposti del cavaliere.

Sembrava essere davvero bello, nonostante tutto.

I capelli di quell'insolito colore, accarezzavano parte del suo collo niveo e della mascella, le spalle larghe sembravano essere sinonimo di protezione, le braccia muscolose un porto sicuro, le gambe lunghe e toniche sembravano in grado di poter correre fino sopra il cielo...

“Sveglia dolcezza” sussurrò Cameron una volta accortosi dello stato di completa catalessi nella quale era caduta Allison.

“Sono sveglia” rispose la ragazza arrossendo leggermente per poi distogliere lo sguardo da entrambi e portarsi una mano dinanzi agli occhi per potersi proteggere dai raggi solari, che in modo alquanto assurdo, parevano crescere d'intensità luminosa passo dopo passo.

Il caldo stava diventando asfissiante e la luce rendeva impossibile tenere gli occhi completamente aperti.

“Tenete duro, manca poco” disse Camus parlando per la prima volta da quando erano partiti.

“Per arrivare al portale di Artemide bisogna seguire il sentiero del Sole” disse Icaro rivolgendosi ai presenti ma tenendo comunque lo sguardo dritto dinanzi a sé.

Cameron strabuzzò gli occhi a quell'affermazione e voltandosi verso il maestro in cerca di spiegazioni, notò qualcosa di diverso in lui, il velo di freddezza che lo contraddistingueva solitamente, era ora scomparso.

Al suo posto, qualcosa che più somigliava a preoccupazione ma per quale motivo un cavaliere come lui fosse teso, Cameron se lo chiese più volte incapace di darsi una risposta.

“Cosa c'è Cam?” chiese Ally stringendo la presa sulla mano dell'amico. Quest'ultimo scosse la testa e sorrise alla castana rassicurandola.

Nel frattempo Icaro procedeva infastidito, non tollerando il fatto di dover far entrare dei semplici umani nel castello della sua Dea, la sua Sacra Dea.

Degli umani tra l'altro irrispettosi che avevano aggredito la Dea della Giustizia senza pensarci due volte, senza nessun ritegno, impertinenti e maleducati.

La ragazza dietro di lui aveva addirittura osato dare della bugiarda ad Athena, ma chi si credeva di essere per assumere un tale comportamento?!

Non tollerava minimamente questa idea e il fatto che, conoscendo Artemide, li avrebbe perdonati per ogni loro fallo, non tenendo conto della gravità di quest'ultimo, lo mandava ai matti.

Nell'esatto momento in cui Toma posò il piede destro sul grande manto fiorito improvvisamente apertosi dinanzi a loro, una folata di vento alzò petali di ogni colore.

I petali, seguendo una danza millenaria, si riunirono in un'unica entità, dando vita ad una donna dalla pelle nivea e dai capelli viola sfumanti in un azzurro cristallino in prossimità delle punte.

La testa era incorniciata da una corona di fiori che appassivano e rifiorivano in un millesimo di secondo.

Il vestito trasparente, faceva intravedere le forme sinuose del corpo nudo coperto solo in determinate parti, dai fiori.

I piedi nudi erano avvolti da liane che man mano, fasciavano e si attorcigliavano su tutto il corpo.

Quando la donna aprì gli occhi, i due ragazzi rimasero ancor più meravigliati dall'eterocromia che caratterizzava quest'ultimi, difatti l'occhio sinistro viola era contrassegnato da striature lilla e l'altro azzurro cielo aveva luci blu oltreoceano all'interno.

Ad Ally scappò un gridolino di meraviglia mentre Cameron fissò la donna allibito, non aveva mai visto una tale bellezza, o forse si, ma stentava ad ammetterlo anche a se stesso.

Chissà quella peste cosa stava facendo in quel momento...

I pensieri di Cameron furono interrotti dalla voce della donna.

“Solo una cosa è ciò che vi chiederò, ma sarà anche l'unica a permettervi il passaggio. La verità è quella che richiedo, la più profonda, la più segreta, la più scomoda. Datele voce e le porte si apriranno, non fatelo e verrete respinti dalla grande potenze del Sole” disse la ninfa con voce artefatta e solenne.

“Che cosa? Ma che siamo ad un' intervista di gossip?!” sbottò il biondo mettendosi sulla difensiva.

“Modera i termini umano!” lo riprese Icaro guardandolo indignato.

“Smettila di chiamarci così e smettila anche di guardarci a quel modo!” sbottò Ally improvvisamente stufa del comportamento di quel cavaliere.

“Come osi ragazzina?!” fece contrariato Icaro.

“Non ti permetto di chiamarmi neanche così, non ci lega alcun tipo di confidenza e quindi ti pregherei di stare al tuo posto. Anche tu sei un umano come noi e come tale meriti lo stesso rispetto che devi dare a noi!”.

“Basta così Allison, abbiamo cose più importanti a cui pensare” la riprese Camus celando la sorpresa che la reazione della nuova allieva gli aveva procurato.

La giovane e il cavaliere si guardarono in cagnesco per poi voltarsi indispettiti a lati opposti.

“Vuole iniziare lei Cavaliere di Aquarius?” chiese la ninfa intromettendosi nel discorso con solito tono di voce.

Come se non fosse assolutamente successo nulla.

“Nella mia vita ho sempre cercato di vietare al mio cuore di provare sentimenti. Ci sono riuscito per gran parte della mia vita, ma poi ce né stato uno che per intensità è sfuggito al mio controllo. Amo un uomo, e pur vergognandomene è la verità a me più profonda” disse il cavaliere con non poca difficoltà.

I presenti rimasero per molti minuti sorpresi, scioccati e interdetti, nonostante tutti e tre gli aggettivi fossero un eufemismo al confronto.

“Avanti il prossimo” disse la ninfa.

“Io...odio mia madre. È difficile ammetterlo ma la odio solo perché mi manca più di ogni altra cosa al mondo” sussurrò Ally con sguardo basso stringendo i pugni.

Cameron aggrottò le sopracciglia trovando stranissima la frase appena asserita dall'amica.

Ma allora cosa nascondeva davvero la facciata dolce e calma di Allison Adams?”

“L'ultimo” asserì la ninfa spostando lo sguardo su quest'ultimo.

“Io...” balbettò facendosi improvvisamente rosso per la vergogna.

“Si?” chiese la ninfa esortandolo.

“Io amo una donna. La conosco da poco è vero, ma non ho mai incontrato una come lei. È forte e al contempo fragile, decisa, sicura ma anche piena di dubbi e incertezze. Vorrei proteggerla da tutto e da tutti, anche da lei stessa se fosse necessario, e perché no, da me”.

“Perfetto”.

Lo stesso vento potente di poco prima si innalzò all'interno di quella radura e un portale di colori celestiali, si aprì dinanzi ai loro occhi strabiliati.

“Buon viaggio” sussurrò la ninfa prima di sparire e con essa, al di là del portale, svanirono anche loro.

Quando il portale gli si chiuse dietro, fu impossibile trattenere dei sospiri di meraviglia.

La cosa che più di tutte saltò agli occhi dei nuovi arrivati furono indiscutibilmente le nuvole.

Ogni tipo di strada o percorso verso il magnificente castello, era composta da candide nuvole rosee.

Il cielo che le circondava e che faceva da sfondo ad ogni cosa, essendo loro nel cielo stesso, era limpido e popolato da creature simili ad uccelli composti da flusso energetico azzurro.

Il maniero era di una tale perfezione da far quasi credere ai giovani di esser giunti alle porte del paradiso.

I loro piedi erano poggiati su quella che aveva tutta l'aria di essere una cascata, la quale cominciava tra le colonne e finiva chissà dove alle loro spalle.

Poste lateralmente al percorso, vi erano delle altissime colonne composte da una sostanza simile a...

“MARSHMALLOOOW! O MIO DIO, SIAMO IN PARADISO” urlò Ally cercando di azzannarne una, ma venendo bruscamente tirata indietro da Camus.

Cameron rise di vero gusto prima di toccarne una.

Gli sembrò quasi di toccare il nulla, ma fu una bella sensazione.

“Ma benvenuti!” disse una donna comparsa improvvisamente dinanzi ai loro occhi.

Una donna meravigliosamente accecante.

Con lunghissimi capelli verde mente, adornati da una coroncina argentata e un sontuoso abito bianco, la nuova venuta, guardava i nuovi arrivati, estasiata.

“Toma caro, grazie per averli condotti fin qui, ora puoi pure lasciarli a me” sorrise probabilmente quella che a tutti gli effetti pareva essere la Dea Artemide.

Beh almeno era gentile e alla mano.

Si sperava che la facciata non deludesse le aspettative future.

“Entrate pure miei cari, io sono Artemide e sono lieta di fare la vostra conoscenza” disse giungendo le mani felice.

Il castello all'interno, se possibile, era ancor più strabiliante.

Non vi erano parole per descrivere tale magnificenza, sfarzo e luminosità.

Ogni cosa urlava la sua natura divina, a partire da semplici soprammobili.

“Athena, la mia cara sorella, mi ha spiegato quello che è successo. Brutto affare davvero. Metto la mia biblioteca e ovviamente il mio aiuto e appoggio a vostra completa disposizione. Fate come se questa fosse casa vostra e se vi dovesse mancare qualcosa non esitate a chiedere alla servitù o a Toma, cavaliere fidato che vi aiuterà senza esitazione” sentenziò la donna, sottolineando la sua gentilezza.

“Grazie Dea Artemide, siete davvero molto gentile” disse Camus facendo una riverenza e spingendo anche i due ragazzi a compiere lo stesso gesto.

“Toma mostra loro le stanze. E buona permanenza” sorrise la Dea prima di sparire.

“Da questa parte” sbottò irritato Icaro marciando verso un portale.

“Il signorino non vuole essere paragonato alla servitùù” canticchiò Ally all'orecchio di Cameron che ridacchiò il più silenziosamente possibile.

“Piantatela mocciosi!” sbottò Camus.

“A proposito!” fece Ally come ricordandosi di chissà quale cosa importante.

Due dei tre uomini presenti, deglutirono preoccupati.

“Cameronuccio caro, hai forse qualcosa da dirmi?” chiese maliziosamente la ragazza facendo arrossire fino all'ultima punta dei capelli il biondo.

“No Allisonuccia cara, non devo dirti proprio niente!”.

“ODDIO!” urlò allora la ragazza beccandosi un'occhiata fulminante sia da Camus che da Toma ma ignorandoli entrambi completamente.

“Che hai da urlare?!” la zittì Cameron in difficoltà.

“Oh Cam... non sapevo di essere io... perdonami se non me ne sono accorta prima... che sciocca....”.

Sul volto del ragazzo passarono mille sfumature diverse di rosso.

Iniziò a saltellare come una cavalletta impazzita da un piede all'altro a disagio.

“Non sei tu! Dio non sei tu! Ma cosa hai capito Ally accidenti a te!”.

“Non essere imbarazzato amore mio, anche io ti amo sopra ogni cosa!” sorrise felice la giovane congiungendo le mani adorante, sbattendo le lunghe ciglia.

“No, No! Tu non sei mia, tu sei di... Non sei mia ok?! E smettila!”.

“Non angu... ansgust...angiustarti!”.

“Angustiarti ignorantella!” la riprese Camus esasperato.

“Si quella roba lì. Non farlo, sarò tua quando vorrai, dove vorrai e in ogni modo mi vorrai... basta solo dire il mio nome Cameron, confermami che sono io” ammiccò seducente la castana.

Ma da quando aveva tutta quella foga?!

Cameron si sentiva tanto un topo in trappola e l'ancheggiare dell'amica verso di lui lo mandò letteralmente in panico.

“È DAISY OK?! È DAISY!” sbottò rosso in volto il ragazzo cercando una via d'uscita.

“Daisy? Ma che cos...”.

“Ora basta e cammina, PETTEGOLA!”.

“Uffaa! Sei noioso!”.

“Grandi Dei, fate che se ne vadano presto” sussurrò Toma esasperato.

Passarono una manciata di ore e finalmente arrivò il momento di mettersi a letto.

Certo, di disguidi ce ne erano stati, a partire dalla poca stoffa che in teoria sarebbe dovuto essere il pigiama di Ally.

Quando venne fuori dal bagno, con quel misero vestitino celeste, a Cameron per poco non uscirono gli occhi fuori dalle orbite.

Certo, Allison era semplicemente un amica per lei, nonostante fosse indiscutibilmente bella non aveva mai pensato a lei a quel modo.

Ma era un uomo! E lei una donna troppo poco vestita diamine!

Poi era saltato su il problema delle stanze.

Camus non voleva che i due dormissero in stanze diversa dalla sua, consapevole della poca educazione dei due giovani, ma Ally si vergognava del suo abbigliamento e Cameron semplicemente voleva stare in una stanza dove per aprire gli occhi, non doveva accertarsi prima di avere delle gambe scoperte dinanzi.

Alla fine avevano vinto i due giovani e ognuno aveva una stanza separata dalle altre.

 

***

 

Il momento del teletrasporto, nonostante avesse portato forti capogiri e sensazioni di malessere, era forse stata la parte meno preoccupante di tutta quella macabra faccenda.

Intorno alle loro figure, il nero dominava incontrastato su ogni cosa.

Una cappa di nebbia umida e quasi viscida, attecchiva sulla pelle scoperta dei presenti facendoli quasi soffocare.

Urla raccapriccianti, spezzavano l'innaturale silenzio.

Quelle persone, ammesso fossero state tali, sembravano subire le peggiori torture esistenti, come se la loro pelle stesse venendo squarciata centimetro dopo centimetro da una lama incandescente e acuminata o come se le loro ossa fossero ripetutamente spezzate e tritate senza pietà.

Dinanzi a loro, un sentiero roccioso, stretto e tortuoso, si estendeva per chissà quanti chilometri venendo al confine, inghiottito dal nulla.

Sotto di esso, solo lava incandescente, dalla quale di tanto in tanto emergevano quel che restava di cadaveri ormai sciolti.

Seppur avessero commesso i peggiori crimini in vita, chi mai avrebbe meritato una morte tanto atroce?

Dalla stessa lava, grandi croci nere si erigevano imponenti e ad esse erano legati con pesanti catene, teschi martoriati e decomposti.

A Daisy parve quasi di morire.

Il suo corpo venne presto raggiunto da forti spasmi di terrore.

La gola secca, sembrava ardere e bruciare come non mai.

La fronte era imperlata da fredde goccioline di sudore.

Come mai avrebbero potuto sopravvivere in un luogo simile?

“Sta calma Pustola, mantenete il sangue freddo e forse riusciremo a cavarcela” disse Death Mask guardandosi attorno circospetto.

Mai come in quel momento, sentiva sulle sue spalle il peso della vita di quei due giovani.

Al tempo non se ne sarebbe importato più di tanto, forse per niente, ma stavolta sembrava esser diverso.

Si sentiva in dovere di riportarli a casa sani e salvi e si augurò di riuscire nell'impresa.

Il cavaliere nero dinanzi a loro, Radamathys, sembrava essere a suo completo agio in un luogo tanto abietto e incurante della loro presenza, quasi disgustato, iniziò a camminare lungo quella pedana innaturale.

Camminarono per parecchio tempo, forse giorni? Non lo seppero mai, poiché l'oscurità, era l'unica luce a loro disposizione.

Lo scenario in più, rimaneva sempre lo stesso.

Cadaveri, cadaveri e ancora cadaveri, torturati in mille modi possibili.

E poi urla, urla e ancora urla raccapriccianti a squarciare i cuori e i pensieri dei giovani stranieri.

Quando improvvisamente qualcosa cambiò.

Uno freddo strato di grigiore scese sulle loro teste e sembrò penetrarvici.

Con sé portò uno strano senso di torpore che pian piano avvolse le loro membra.

Ogni passo sembrava pesare mille macigni, ogni movimento portava una fitta lancinante, ogni respiro, sembrava esser l'ultimo.

Daisy si trascinava stancamente, cercando in ogni modo di lottare contro quella pesantezza che minacciava di farla cadere supina da un momento all'altro.

Come fosse una marionetta alla quale erano stati spezzati tutti i fili... ma al posto di un freddo pavimento ad accoglierla tuttavia, sarebbe caduta nel nulla.

Michael sembrava cavarsela meglio della giovane amica, cercava di lottare contro quel grigiore con ogni mezzo possibile, in qualche modo resistendogli.

La preoccupazione per Daisy però, si fece molto forte nel momento in cui la vide pericolosamente barcollare.

Qualcosa cambiò nuovamente, ma andò ancor di più, a peggiorare un quadro già da incubo.

Una musica in stile requiem si diffuse, giungendo alle loro orecchie ovattata e ancor più tetra per questo.

Quando il grigiore sembrò attanagliare anche il suo cuore, un castello comparve finalmente alla fine di quel sentiero.

Una grossa piattaforma sospesa nel vuoto, reggeva su di sé il peso di un maniero dalle mille torri acuminate e da archi colleganti.

Un enorme luna nera gli faceva da sfondo e le nubi parevano quasi essere sue guardiane.

Statue dalle fattezze mostruose parevano osservali contrariate dalla loro presenza.

Dalle finestre antiche, si riuscivano a scorgere solo luci rosso sangue, i pochi vetri di un opaco nero, riflettevano non quello che vi era realmente al di fuori, ma volti di anime trasfigurate e in agonia.

Le urla si intensificarono così come la musica che, passo dopo passo, diveniva sempre più chiara e intensa, sempre più spaventosa.

Le possibilità che riuscissero a sopravvivere, calarono vertiginosamente.

Su rocce dalla forma mai vista prima, si erigevano quelle che avevano tutta l'aria di essere le prigioni dei condannati a morte.

“Proseguite sempre su questa strada e fermatevi alla prima porta che troverete una volta entrati nel castello. Non fermatevi a parlare con nessuno se non volete vendere per sbaglio la vostra anima a noi e se fossi in voi eviterei di fissare gli occhi su qualsiasi cosa che non sia a voi conosciuto. Avviso il Sommo Dio della vostra presenza” disse Radamathys senza mai voltarsi e sparendo improvvisamente in una nube rossa.

“Facciamo quello che ha detto” sentenziò Death Mask portandosi a capo della fila.

Daisy portò una delle sue mani ad allentare la presa che la maglia aveva sul suo collo.

“Lascia fare a me” disse Michael improvvisamente facendola sobbalzare e portando le sue mani sul collo di lei.

Con un movimento deciso, strappò quel po di stoffa iniziale creando un improvvisato, ma non molto profondo, scollo a V.

“Grazie” sussurrò la ragazza troppo stanca per poter dire altro.

Dopo aver camminato per l'ultimo tratto di strada, si ritrovarono dinanzi alla fantomatica porta di cui aveva parlato il cavaliere di Radamante.

Alta forse dieci o dodici metri, una morta dalle profonde solcature nere e grige, si erigeva più che imponente.

Il requiem all'interno del castello, era divenuto assordante.

I giovani si ritrovarono infatti a doversi proteggere le orecchie o ad urlare per poter parlare fra loro.

Con uno scricchiolio sinistro la porta si aprì e a Daisy, mancò il fiato.

Tutto era uguale all'ultima volta.

Lei in quel posto vi era già stata.

Le nere pareti macchiate di sangue fresco, i cadaveri ammassati sul pavimento in modo innaturale, le urla, l'odore nauseabondo di morte e putrefazione, i capogiri insistenti e sfiancanti... tutto era come perfettamente ricordava.

“Servi di Atena bussano alla mia porta, il mondo sta riconoscendo finalmente i veri re”.

Gli occhi di Daisy si spalancarono all'inverosimile al suono di quella voce, non era riuscita a scordarla da quel giorno e popolava spesso i suoi incubi peggiori.

I suoi occhi, resi vitrei dal grigiore, si fissarono sulla figura dell'angelo nero che aveva appena parlato trovandolo a osservarla di rimando.

Come di riflesso, fece un passo indietro nascondendosi parzialmente, da quegli occhi tanto belli da sembrar artefatti.

“Cavaliere di Cancer” fece l'uomo come in segno di saluto spostando finalmente lo sguardo placido.

“Sommo Hades” rispose di rimando Death Mask parendo assai nervoso.

Daisy sentii i muscoli di Michael irrigidirsi sotto le sue dita.

Lui era Hades?

Lei aveva incontrato Hades da sola?

Hades, il Dio dell'inferno, stava per ucciderla?

Era forse per quell'ironia della sorte che sul suo viso vi era ora un sorriso sadicamente sarcastico a lei rivolto?

“Se permette Sommo Dio, vorrei spiegarle il motivo della nostra presenza”.

“So già ciò che c'è da sapere cavaliere” sentenziò il Dio interrompendolo e guardandolo annoiato.

“Tutto quello che avete il dovere di sapere e accettare vi sarà elencato da Radamathys. Ora sparite dalla mia vista” disse il Dio glaciale guardando un punto indefinito alle loro spalle.

“Sarà fatto padrone, da questa parte stranieri” fece Radamanthys comparendo improvvisamente e facendoli sobbalzare dallo spavento.

Death Mask fece un inchino di riverenza, prima di seguire il giudice infernale con alle spalle Michael.

Daisy, ultima a chiudere la fila, forse per curiosità, forse per la sfrontatezza di cui solitamente era padrona, si voltò nuovamente indietro trovandosi inaspettatamente gli occhi di lui puntati addosso, sul suo viso un sorriso sghembo velato di cattiveria.

Fu una frazione di secondo, ma tanto bastò per farla girare di scatto e abbassare lo sguardo al pavimento come scottata.

Le porte si chiusero dietro di loro e un sospiro di temporaneo sollievo fu levato in aria.

“La vostra stanza si trova nell'ala est, non potete sbagliarvi è l'unica porta ad essere rossa, come il sangue. Nell'ala nord troverete la biblioteca, la riconoscerete per la porta grigia cosparsa di teschi. La torre più alta a voi è severamente proibita così come lo sono le prigioni e la stanza delle esecuzioni. Nella sala del trono in cui siete appena stati, non potete entrarvici senza la presenza di uno Specter o un invito dallo stesso Padrone. Potrete allenarvi in un piazzale alle spalle del castello qualora ne aveste bisogno ma per come siete gracili immagino dovrete farlo ogni giorno. Non potete parlare con le altre persone che vivono all'interno di questo castello, né potete ficcanasare nella vita del Dio. Qualsiasi regola infranta, starà a significare uno scotto da pagare. Nel vostro caso, sarà la vita. Verrete chiamati da servi per il pranzo e la cena e detto questo pare non manchi nulla” disse Radamanthys con voce tetra e scocciata allo stesso tempo.

Non nascondeva affatto bene il suo disgusto nei loro confronti.

“Se la signorina vuole dormire da sola o con noi Specter, non è un problema...” continuò il cavaliere, osservando per la prima volta Daisy, con espressione maliziosa.

“Questo non era nei patti Radamanthys!” tuonò Death Mask infastidito afferrando il braccio della ragazza e portandosela bruscamente dietro la sua schiena.

“Calma Cancer, non hai senso dell'umorismo forse?” chiese mellifluo.

“Oh perdonami, forse non sai neanche di cosa io stia parlando. Dimentico spesso le inferiorità di razze. Colpa mia” continuò odioso.

“Ora andate via, la vostra presenza mi disturba. Un servo vi accompagnerà alle vostre camere. Non uscite per nessun motivo da li” sentenziò severo scomparendo proprio come ero apparso.

“Prego da questa parte” sussurrò un enorme uomo incappucciato comparso alle loro spalle di soprassalto.

Furono scortati tra i vari corridoi tetri e gremiti di cavalieri dalle armature scure che li fissavano con disprezzo e derisione.

Arrivati dinanzi la fantomatica porta rosso sangue, furono lasciati soli al loro destino.

“Dormiremo insieme, non mi fido a lasciarvi soli” disse Death Mask entrando nella grande stanza.

Dalle pareti nere, la stanza appariva molto essenziale.

Una scrivania era ridosso del muro sinistro, una piccola porta, forse il bagno, sul lato destro.

Al centro di essa troneggiava un grandissimo letto a baldacchino battuto in ferro nero e con pesanti coperte bordeaux, pareva essere molto antico.

Una grande finestra, l'unica, illuminava di poco la stanza e sotto di essa un letto singolo identico al primo.

“In questo letto dormirò io, grazie alla finestra potrò tenere la situazione sotto controllo”.

“Death mask? Sarà sempre così?” chiese in un sussurrò Daisy, avvilita.

Le urla erano incessanti e la giovane pareva essere insofferente ogni minuto di più ad esse e a tutta quella situazione.

“Non lo so Pustola, credo di si, ma sei forte, diamine sei la mia Pustola!” sbottò il cavaliere cercando di tirarle su il morale in un modo tutto suo.

Non lo voleva ancora ammettere, ma sapeva per certo di essere orgoglioso di lei.

Nonostante tutti i guai che quell'impertinente aveva portato nella sua vita, ora non riusciva più a ricordare la sua vita prima di lei.

E a lui stava bene così, pur sapendo che prima o poi sarebbe andata via.

Sarebbe scomparsa, proprio come era apparsa.

Nel nulla.

“Ci conviene dormire ora, domani sarà ancor più difficile” disse Michael guardando al di là della finestra.

Semmai fossero sopravvissuti alla notte, ovviamente.

“Ma con cosa dormiamo?” chiese la ragazza guardando i suoi vestiti sporchi e malmessi.

“Ci sono dei vestiti piegati su quella sedia” disse il cavaliere avvicinandosi al mobile in questione.

“Questa deve essere per te ragazzina” continuò lanciando una veste striminzita e ovviamente nera all'allieva.

“Devo praticamente dormire nuda!” sbottò indignata la ragazza spiegando il capo dinanzi ai suoi occhi.

“Questo passa l'inferno come si suol dire. Questo pantalone credo vada a te Michael, non ci sono maglie quindi dormirai a petto nudo” disse il cavaliere superfluo facendo arrossire la bionda.

“Non è il luogo per fare i pudici bionda. Siamo all'inferno!”.

“In tutti i sensi...”.

 

“Vai Daisy il bagno è libero” disse Michael uscendo dalla piccola stanza a petto nudo e con i capelli gocciolanti.

La ragazza seduta sul letto, in condizioni migliori sarebbe arrossita, ma in quel momento il sangue nelle sue vene pareva mancare completamente per quanto fosse pallida.

Alzandosi come un automa si diresse all'interno del bagno e chiuse silenziosamente la porta alle spalle.

Si portò stancamente al lavabo e sciacquò il viso bagnandosi soprattutto la fronte, il collo e i polsi, incurante di star bagnando anche i suoi lunghi capelli.

Puntò gli occhi blu nel piccolo specchio e inorridì.

La ragazza che dall'altro lato la stava fissando era pallida come un fantasma e aveva pesanti occhiaie nere a cerchiarle gli occhi.

I capelli sembravano, se mai fosse stato possibile, di un biondo più scuro e la sua attenzione venne presto catturata da una ciocca quasi nera.

Con uno scatto fulmineo la prese tra le mani agitata, com'era possibile?

Rialzò gli occhi allo specchio ma quello che vide, la spaventò come non mai.

Il riflesso di se stessa, se ne stava immobile non seguendo i suoi movimenti, come di norma avrebbe dovuto fare.

I capelli di quella Daisy erano completamente neri e le sue labbra si mossero scandendo un unica frase...

“Tu sarai mia”.

Un urlo le morì in gola e indietreggiando di scatto andò a sbattere contro la porta stessa.

“Daisy tutto bene li dentro?” chiese Michael stranito dal rumore.

La ragazza raccolse il coraggio a due mani e rispose con un flebile si per poi fissare nuovamente il vetro.

Tutto era tornato normale.

Uscì di fretta per tornare nella camera ma qualcosa non andava...

Le pareti iniziarono a stringersi, tutto sembrava volerla schiacciare e anche i volti dei suoi compagni si tramutarono presto in cadaveri sfigurati mostruosi.

Il tutto condito dalle urla strazianti che impregnavano le pareti del maniero, e dall'odore continuo di sangue e morte fece si che alla ragazza mancasse di botto il respiro.

Un macigno si impose all'altezza del suo cuore e la sua mano corse velocemente alla parte in questione.

Cadde violentemente sulle ginocchia presa da spasmi che le scuotevano il fragile e troppo pallido corpo.

“DAISY!”.

“DANNAZIONE PUSTOLA!”.

“Sme...smettetela...basta....ba...sta” sussurrò avvilita.

“Sta avendo una crisi di panico Death Mask, dobbiamo riuscire a regolarle il respiro o il suo cuore andrà in arresto” urlò Michael preso dal panico.

“MALEDIZIONE! PORCA PUTTANA! PUSTOLA DANNAZIONE RESPIRA BENE, NON VORRAI MICA LASCIARCI LE PENNE!” ululò il cavaliere avvilito.

“Non urlarle contro! Peggiori la situazione!”.

“Andate...andate via!” urlò la ragazza sempre più avvilita.

“Dobbiamo portarla all'aria aperta!”.

“Ma di quale aria stai parlando scusa!?” borbottò il cavaliere confuso.

“Qui non c'è aria ragazzino!” continuò sentendo già nelle orecchie il grandissimo cazziatone che Zeus avrebbe fatto lui se gli sfascia vita fossero diventati magicamente undici.

“Daisy ora devi ascoltarmi e stare calma, sono io, Michael, andrà tutto bene ma tu devi fare quello che ti dico” disse il ragazzo prendendola leggermente a sberle quando vide la bionda non prestargli attenzione.

“DAISY DEVI ASCOLTARMI!”.

“Alla faccia del non urlarle contro!” bofonchiò Cancer beccandosi un'occhiataccia dall'altro uomo.

“Andiamo Day puoi farcela. Ispira ed espira insieme a me” le disse calmo il ragazzo parlandole dolcemente, una cosa da parte sua molto rara, e prendendola delicatamente in braccio.

Death Mask aprì la finestra facendo non poca forza e il viso della ragazza venne presto esposto all'aria, se così poteva essere chiamata.

“Su piccola, puoi farcela, ispira, espira, ispira ed espira” continuò come un mantra Michael respirando con lei.

Dopo molti minuti, forse anche un paio d'ore, la ragazza parve calmarsi definitivamente e scivolare tra le braccia di Morfeo, seppur in modo molto tormentato.

Nessuno quella notte dormì realmente, un po' per paura di un altro attacco, un po' per timore di avere i sensi non molto in allerta, un po' per ogni cosa...

 

 

Angolo Autrici *^*

 

Ok, siete autorizzate a spararci! A vostro rischio e pericolo però, senza noi niente capitolo 12 xD

IMPLORIAMO IL VOSTRO PERDONOOOO!

Sarà tipo la 10 volta che lo diciamo ma ormai è il nostro motto quindi ssssssh xD

Vi salutiamo e andiamo a pensare ai nostri bei fusti che mancano all'appello ♥

Arrivederci e al capitolo 12 ♥

Baci Kotomy e _Lillian_ ♥

(Quanti cuoriciniiii! *^*)
 

   
 
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