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Autore: SomeoneNew    04/06/2015    1 recensioni
"Paul?" Si volta sorridendo nel buio.
"Si, miss Golightly?"
"Credi che io ti appartenga?"
"Esattamente, proprio cosi." Sospiro.
"Lo so, lo credono sempre tutti, ma il guaio è che tutti si sbagliano."
Silenzio.
"Buonanotte, Rosy."
"Buonanotte, Zayn."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.
Pandora's box.


(Presente.)
22/05/15
Istintivamente faccio un passo indietro.
“Rosy.”  Fa un passo in avanti ed io indietreggio, ancora.

I pantaloni neri, aderenti risaltano le sue gambe muscolose e slanciate. Indossa una maglia bianca di un tessuto molto leggero che risalta la sua pelle ambrata e i suoi addominali, maggiormente definiti rispetto all’ultima volta in cui l’ho visto, stropicciata da un lungo e stancante viaggio. Ha una mano posata sulla tracolla di un borsone e l’altra chiusa a pugno. Un ciuffo di capelli gli ricade davanti agli occhi ma lui non fa nulla per spostarlo, sembra avere paura di fare qualsiasi movimento. Sul viso intravedo ancora quei tratti decisi che un tempo lasciavano trasparire un’aria sbarazzina, dove ora la stanchezza fa da padrone. Ha le labbra schiuse e sembra che le parole stiano facendo a pugni tra di loro. Poi, per la prima volta dopo quasi nove mesi, incontro i suoi occhi. Ha le iridi dilatate e si intravede solo il contorno di un colore cioccolato. Incastra i suoi occhi nei miei.

FLASHBACK.
“Smettila di guardarti allo specchio ed esci da questo fottuto bagno, non c’è nulla ammirare” urlo davanti alla porta.
 “Vorresti dire che non ti piaccio? Perché in ogni caso non ti crederei. Guarda tu stessa.” Mi soffia sul viso ammiccando, dopo avere finalmente aperto la porta. 
“Ma fammi il piacere, ripeto, non c’è nulla da guardare.” 
“Ho degli occhi stupendi, per non parlare delle mie labbr....” 
“Tu hai seri problemi.” Rispondo interrompendolo e ridendo. “I  tuoi occhi non sono nulla di particolare, semplice cioccolato e...” 
“A chi non piace il cioccolato?” Sempre più sicuro di sé. 
”Scansati và. E non fare quel sorrisetto strafottente.” 
“L’ho detto io che ho delle labbra stupende” Idiota.
FINE FLASHBACK.


Devo andarmene da qui, da lui, ma non riesco a muovermi. Non so che ore siano, percepisco l’aria fresca e mi accorgo di avere la pelle d’oca. 
Sto singhiozzando.  
No, non piangere, non crollare, non davanti a lui.
Sento un tonfo e delle braccia mi stringono. Cerco di reagire ma sembra che ogni mia forza sia stata prosciugata. Ho perso il controllo di me stessa. Vedo il borsone che un attimo prima aveva sulla spalla a terra. Poi lo sento, il suo profumo, pulito e vaniglia. E’ lui. Questa consapevolezza mi basta per trovare la forza di scostarmi dalle sue braccia. Mi allontano e lui contrae il viso in una smorfia. Ricomincio a tremare, e mi accorgo di avere bisogno di una boccata di aria, così faccio qualche passo fuori dalla porta e mi siedo su uno degli scalini all’ingresso.

E’ accanto a me e continua a fissare le mie mani che stanno ancora tremando. Cerco di fermarle.
“C-come mi hai trovata?” è tutto ciò che riesco a dire in un soffio.
“Liam…” risponde. Chiudo gli occhi e lascio che un’altra lacrima cada. Le mani ricominciano a tremare e non so se sia per l’effetto che mi fa la sua voce o perché in questo momento vorrei prendere a pugni quell’idiota di Liam.
“C’è voluto del tempo, ma quando l’ho minacciato dicendogli che avrei spifferato a sua madre che aveva perso la verginità a 14 anni, ha ceduto.” Continua, e senza guardarlo percepisco l’accenno di sorriso che ha sulle labbra.

Resto in silenzio, l’unico rumore che riesco a percepire è il battito del mio cuore, e per un istante mi chiedo se riesca a sentirlo anche lui.

FLASHBACK.
“Senza sentimenti.” gli sussurro nell’orecchio sinistro, sussulto al tocco delle sue labbra sulla mia pelle.                        
“Senza sentimenti.” mi risponde mentre rafforza la presa sui miei fianchi.
FINE FLASHBACK.



POV. Zayn

Sono le 19:30.
Il sole sta tramontando. Intravedo gli ultimi raggi sfuggire dalla presa di questo, tra il tetto rosso e squadrato della palazzina di fronte e il grande albero che padroneggia accanto ad essa. Le foglie diventano di un verde sbiadito, mentre i rami, nascosti da esse, si illuminano di una luce dorata,quasi magica, nostalgica. E’ la stessa luce che emana lei adesso, al mio fianco.

Sta fissando un solitario filo d’erba nato tra un mattone e l’altro del vialetto, e sembra affogare nei suoi pensieri. Ha i capelli, dello stesso colore della luce al tramonto, raccolti in una coda disordinata che le ricade sulla spalla destra, mentre qualche ciuffo ribelle le accarezza il viso ai lati, credo siano  più lunghi rispetto all’ultima volta in cui l’ho vista. Gli occhi colore natura, castani in cui spiccano pagliuzze verdi, incorniciati da ciglia chiare e lunghe. Ha le labbra serrate come a trattenere ciò che gli occhi invece non possono fare a meno di urlare. La pelle chiara del collo fa risaltare il filo nero e sottile del ciondolo a forma di lucchetto che indossa dall’età di 14 anni. Ha le braccia nascoste tra le gambe da quando mi ha sorpreso a fissarle le mani tremanti, ma intravedo i resti dello smalto nero sulle unghie mangiucchiate delle dita sottili e sfilate. Indossa dei legghins neri che le fasciano le gambe magre fino al collo del piede, e 
su di essi una canotta larga bianca con su la stampa “Sussex University”.

FLASHBACK.
“E’ nota per avere una posizione a dir poco fantastica, pensa che il campus è circondato dal Parco Nazionale del South Downs, ma relativamente vicino a Brighton, Hove e Lewes. I corsi sono tutti interessantissimi, e la biblioteca è qualcosa che non si può descrivere, ENORME.” Sorride.
“Ti brillano gli occhi” Sorrido. “Sembra tutto enorme, interessantissimo e fantastico.” Rido prendendola in giro.
“Lo è.” Dice mentre tira ancora più in su il lenzuolo bianco.

Ha un sorriso stupendo stampato sulle labbra mentre gioca con le dita delle mie mani come una bambina, e non riesco a fare a meno di continuare a sorridere. Incastra il mento nell’incavo del mio collo e percepisco il suo respiro caldo sulla mia pelle, mentre affondo il viso nei suoi capelli raccolti in uno chignon disordinato. Profuma d’estate consumata. E' un profumo leggero e soave, delicato e fresco. 
FINE FLASHBACK.


Mi scosto da questo ricordo e un brivido di freddo misto a nostalgia e delusione mi percorre la schiena. Intorno a noi regna un silenzio sovrumano, anche il mondo circostante ha paura di fare qualsiasi movimento o rumore. Sembra che il tempo si sia fermato e non riesco più a percepire gli scalini sotto di me. Sembra di essere in una realtà parallela. Tutto ciò che sento è il suo respiro, seduta ad una ventina di centimetri da me.

“Come stai?” la mia domanda rompe la sacralità di qualche secondo fa, e la mia voce traspira un’insicurezza di cui io stesso mi sorprendo.
Fa un respiro più profondo, sta combattendo contro se stessa. Vorrei solo prenderle le mani nelle mie e guardarla negli occhi, per ritrovare quell’intimità e quel calore di cui mi appropriavo qualche mese fa.

Poi qualcosa sembra rompersi. Lo percepisco da come si tocca il ciondolo che porta al collo, non mi lascerà entrare.

“Tu… non puoi presentarti davanti alla porta di casa mia dopo tutto questo tempo, dopo…” fa una pausa “…e chiedermi come sto. Tu non sai cosa… non ne hai la minima idea.” Urla continuando a guardare davanti a sé.
Poi si alza “Basta… “ sussurra.
 

POV. Rosy

Mi alzo di scatto ormai allo stremo delle mie forze.
“Basta… “ sussurro.

Ma prima che io possa risalire il primo dei tre scalini che separano la piccola stradina dalla porta di casa, lui mi afferra il polso. Il palmo della mano è caldo sulla mia pelle fredda, e la sua presa è forte e decisa. Non trovo la forza di dimenarmi, sono sfinita emotivamente e fisicamente.

“Guardami.” Urla con prepotenza dietro di me, tenendomi ancora per il polso. Lo guardo negli occhi ed eccolo, un dolore lancinante proprio lì, al centro del petto. “Io potrò anche non sapere cos’hai passato tu in questi mesi, ma sicuramente anche TU non hai la minima idea di cosa ho passato IO, e probabilmente non ti sei neanche posta la domanda.”

La sua figura mi sovrasta nel suo slanciato metro e ottantacinque e probabilmente sembro molto più minuta davanti a lui di quanto io lo sia già. Ha le labbra serrate e gli occhi lucidi, quasi trasparenti, e soprattutto stanchi.

Non credo di averlo mai visto ridotto in questo stato prima d’ora.

Mi sento mancare l’aria e non riesco più a percepire i mattoni sotto i miei piedi. Cerco di visualizzare attorno a me la bolla nella quale entro ogni volta che percepisco che qualcosa di troppo doloroso sta per impossessarsi di me.
Per la seconda volta nella mia vita la bolla è troppo fragile, e si frantuma in una leggera nebbiolina, mentre le sue parole si mutano in piccoli spilli.

No no no, non può essere. Non ora. Non sta succedendo davvero.

“Io lo so che… dopo tutto quello che…” non riesce a finire la frase. Le parole gli rimangono impigliate da qualche parte tra lo stomaco e la gola.

Ricomincio a tremare.

Allenta la presa sul mio polso. Percepisco che continua a guardarmi negli occhi, eppure io non ci sono più. Sto affogando tra le immagini di qualche mese. Non riesco più a respirare. Ricordi, ricordi ovunque. Devo tornare al presente.

Ho sempre amato il contrasto tra la sua pelle e la mia, caldo e freddo. Ogni volta che mi toccava mi provocava brividi, e ogni volta mi rimproverava perché ero troppo fredda.

FLASHBACK.
"Vuoi deciderti a mettere un paio di calzini, e magari già che ci sei anche i guanti."
"I guanti? Ad Agosto? Sei serio?" Scoppio a ridergli in faccia. "E quante volte dovrò dirti che ho mani e piedi constantemente freddi?"
"Ti prenderà un accidente, sei congelata." Sbuffa ancora serio.
"Va bene paparino, vado in soffitta a recuperare i guanti con su l'albero di Natale con le palline colorate in rilievo." Scherzo e gli mostro la lingua.
Sbuffa ancora più rumorosamente ed io continuo a ridere. Così ancora più scocciato prende le mie mani nelle sue riscaldandomele, e con tutta tranquillità torna a guardare il programma su real time, mentre rimango interrotta da quel gesto.
FINE FLASHBACK.


Ho l’impressione di avere appena fatto un respiro profondo, come quando dopo essere stato per troppo tempo sott’acqua, ritorni a galla, così mi rendo conto che per l’ennesima volta, è stato il suo tocco a darmi respiro.
La sua mano è posata delicatamente sulla mia guancia, come se tenesse tra le sua dita un fiore troppo delicato. Con esitazione fa scorrere il suo pollice sul mio labbro inferiore, mentre segue il gesto con le pupille.

Rimango immobile. Vorrei solo chiudere gli occhi, abbandonarmi.
Non posso.

Faccio un passo indietro, scostandomi dalla sua mano destra sul mio polso sinistro, e dalla sua mano sinistra sulla mia guancia, e leggo la paura improvvisa nei suoi occhi. Quella paura.
La stessa paura che ho visto otto mesi fa. Teme che io scappi, di nuovo.
Ma io rimango immobile, lascio che il freddo entri nuovamente nelle mie ossa.

“Hai la pelle d’oca…” Dice con un filo di voce. Tentenna. “…possiamo entrare, se vuoi.” Trova il coraggio di dire.
Non rispondo, e senza guardarlo salgo i tre scalini e scosto la porta, rimasta aperta.

Entrando in casa, riesco a recuperare un briciolo di stabilità.
Mi guardo intorno. Il giubbino di jeans di Elisa che non usa quasi mai, appeso all’entrata. Dopo averlo pagato lo stipendio di un mese al Dress & Dress, lo mise una sola volta, e quell’unica sera non fece altro che lamentarsi perché le prudeva.
Gli occhiali da sole di Harry abbandonati malamente sul mobiletto di legno di fianco alla ringhiera in ferro battuto. Tecnicamente non sarebbero proprio suoi, bensì del suo ragazzo, spero di essere presente nel momento in cui lo scoprirà, quei due sono davvero buffi.
 Il dipinto che uno dei bambini dell’orfanotrofio ha fatto a Lora, come ringraziamento per aver reso le sue giornate meno noiose con il corso di pittura. Ha due buchi al posto del naso e gli occhi fin troppo vicini. Ricordo chiaramente quella sera in cui ritornò con questo quadro e per le ore successive non fece altro che fissarsi allo specchio, chiedendoci se i suoi occhi ci sembrassero troppo vicini.
Tutto ciò rappresenta il presente, il mio presente. Ciò che sono riuscita a costruire dal nulla, perché otto mesi fa ciò che era rimasto di me era il nulla.

Sento la porta d’ingresso chiudersi mentre entro in cucina. Mi avvicino al lavandino ed apro il rubinetto.
“Vuoi qualcosa da bere?” chiedo senza girarmi.
 

POV. Zayn

“Acqua, grazie.” Rispondo dopo averla seguita nella stanza di fronte all’ingresso.

L’ambiente non è molto grande ma abbastanza luminoso,grazie alla finestra alla destra, e il balconcino alla sinistra. A destra, di fronte ad un televisore non molto grande vi è un piccolo divano viola, affiancato da due poltrone dello stesso colore ma più scuro, e ai piedi di esso un soffice tappeto panna. La parete alle spalle del televisore è lilla, e vi sono appesi due quadri, nel primo vi è rappresentato un prato, il secondo invece mi accorgo essere uno di quei puzzle dai pezzi minuscoli, e raffigura una piccola barca in un porto, mentre sullo sfondo si vede un’alba dai colori che richiamano molto il lilla della parete.  A sinistra vi è un’isola rettangolare con sei sgabelli, sulla quale è posta una piccola fruttiera semivuota. Dietro essa si trova la cucina, con uno stretto piano cottura, e vicino ai due lavandini, affiancati da un frigo argentato, un piccolo forno.

Mi avvicino all’isola nel momento in cui lei, dalla parte opposta, si volta  e posa un bicchiere di vetro su di essa, spingendolo nella mia direzione.
Scosto uno degli sgabelli e mi siedo, lei fa lo stesso.
Inizia a seguire con l’indice della mano destra il bordo del suo bicchiere mentre fissa l’acqua contenuta in esso,  e mi sembra di averla persa di nuovo, come qualche istante prima sugli scalini.

“Che ci fai qui?” mi chiede alzando gli occhi verso di me.
 

POV. Rosy

Fa un respiro profondo, è in difficoltà ma non distoglie lo sguardo. Ha paura, cerca di misurare le parole com’è suo solito fare nei momenti in cui non può usare il suo sarcasmo per uscire da situazioni difficili.

Un altro respiro. Poi…
“Ci ho provato… ho provato ad andare avanti, ma…” distoglie lo sguardo da me, “…qualcosa si è rotto dentro di me quel  quattro settembre.” Gli si incrina la voce quando pronuncia la data, e io chiudo gli occhi per qualche secondo, cercando di assimilare il tutto. Quando li riapro il suo sguardo è di nuovo su di me.
“Quindi, non so bene cosa io ci faccia qui ora, so solo che vivo ormai nella paura che tutti nella mia vita prima o poi mi abbandoneranno.”

E’ proprio ciò che ho fatto, l’ho abbandonato, ho abbandonato tutti, tutto.

Un altro respiro profondo, e ritorna con gli occhi su di me.
“Mi manchi.” Una pugnalata dritta allo stomaco. “Mi manchi da quel quattro settembre. Mi manchi dall’ultima volta che il mio sguardo ha incontrato il tuo, dal’ultima volta che ti ho sfiorato.” Non riesco più a reggere il suo sguardo, e una voragine si è aperta nel mio petto al suono di queste parole.
“Te ne sei andata, sei andata via, e non dimenticherò mai lo sguardo che avevi quando sei salita su quell’auto. Dire che eri distrutta è riduttivo, ed è stato in quel momento che ho avuto paura di perderti…per sempre.” Pensava che mi sarei tolta la vita.

Come ha potuto pensarlo davvero? Cosa ho fatto? 

I ricordi di quei pochi istanti riaffiorano nella mia mente sotto forma di spezzoni. Urla, lacrime amare come mai in vita mia, e quel dolore lancinante nel petto.

“Con te hai portato via una parte di me.” No no no, ti prego basta, smettila. Quelle urla ritornano a rimbombare nella mia mente, credo di potere sentire di nuovo il sapore salato delle lacrime.

Continuo a fissare quella piccola increspatura di paglia che si è formata sul bordo del cestino della frutta, non ho il coraggio e la forza di guardarlo ora.
“Non capisco cos…” Inizio, ma non mi lascia finire la frase.

“Quindi non lo so, ma credo di essere qui ora per ritrovare quel pezzo mancante di puzzle.” Torno a guardarlo negli occhi e lui tenta un sorriso.

FLASHBACK.
“Sei impazzita, sei proprio pazza.” Ride mettendosi le mani davanti agli occhi.
“Hai detto di cercare stabilità nella tua vita? E’ scientificamente provato che i puzzle aiutino a trovare stabilità.” Rispondo cercando di sembrare convinta. 
“Millecinquecento pezzi. MillecinqECENTO PEZZI. MILLECINQUECENTO PEZZI. TU SEI PAZZA. NON CE LA FAREMO MAI.” Urla.
“Shh, sono le due di notte abbassa la voce, idiota. Invece di lamentarti inizia a cercare.” Lo zittisco ridendo. 
“Dove l’hai trovato? La scatola sembra vecchissima!” osserva prendendo il coperchio del contenitore dei minuscoli pezzi.
“Su in soffitta, sarà dei genitori di Elisa.”
“Suo non sicuramente.” Scoppia a ridere e io lo seguo a ruota. Elisa non è proprio famosa per la sua pazienza.
“Okay iniziamo. Mettiamo che sono più bravo io?” Qualcuno gli tappi quella boccaccia da sapientone.
“Si certo, vedremo.” Gli faccio il verso e lui mi fa una smorfia.

FINE FLASHBACK.


I ricordi vengono interrotti dalla porta d’ingresso che si apre. Harry e Lora entrano nel soggiorno e sembra stiano litigando per il parcheggio di Harry nel vialetto. Quando ci vedono si bloccano.

“ ‘sera.” Esordisce Harry sorridendo. Non ha la minima idea di chi sia Zayn, a differenza di Lora che continua a fissarmi senza pronunciare parola.

“Piacere, sono Zayn, e stavo per andare via.” Dice salutando i due e alzandosi dallo sgabello.
Harry è sorpreso dalla situazione, così pronuncia un semplice “Harry, piacere.” con un gesto della mano.

“Alloggio al Holiday Inn Brighton, possiamo vederci domani, se vuoi.” Temporeggia Zayn sulla porta del soggiorno rivolto a me.
Mi gira vorticosamente la testa, sussurro un “okay”, e non sono neanche sicura che lui abbia sentito, ma accenna un piccolo sorriso ed esce dalla stanza.

La porta d’ingresso cigola e dopo qualche secondo sento la serratura scattare.

Il vaso di Pandora è stato aperto. E ora?



LOOK AT ME.
Hola bella gente, come state?
Eccoci con il secondo e luuuuuuuuuuuuuuungo capitolo di #Petrichor, al presente (appunto che vi ho messi anche all'inizio.).
Allooooooora, abbiamo scoperto il misteriosonontantopiùmisterioso personaggio alla porta di casa di Rosy. Come possiamo ben notare la situazione tra i due non sembra essere delle migliori, come mai secondo voi? Cosa sarà successo? Cosa conterrà di così doloroso il vaso di Pandora di Zayn e Rosy? E' un capitolo pieno di flashback, che ho amato scrivere, e spero vi siano piaciuti :) 
Ringrazio come sempre tutti coloro che mi seguono e mi sostengono, ed anche le spie che leggono in silenzio, I see you hahaha. Grazie mille.
Se vi è piaciuto questo capitolo sarebbe fantastico se lasciaste una mini recensione per farmi sapere che ci siete, o potete contattarmi su twitter (@/DaisyYrral) per qualunque cosa.

Good night guys,
Daisy.

 
  
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