Grandi e vecchie famiglie
- Siediti – disse George.
Appena il gemello era tornato a casa, lo aveva chiamato e lo
aveva portato nella sua stanza. Ora lui stava seduto dietro la scrivania e Teddy
davanti. In mezzo a
loro, sul tavolo, si trovava un sacchetto di carta.
- Teddy, Teddy, Teddy...
- Che vuoi zio? - chiese preoccupato. Era l'unico Weasley che
aveva chiesto esplicitamente di essere chiamato zio.
- Oh niente, ti voglio insegnare come rendere divertente la
tua istruzione magica.
Teddy ora era davvero molto preoccupato. A quanto ne sapeva,
George e il suo gemello Fred erano stati una spina nel fianco per tutti
i
professori nei loro sette anni di scuola. Questo significava che se
George
voleva insegnarli come divertirsi a scuola, certo non glielo stava
insegnando
nel rispetto delle regole.
- Dai non essere noioso come Hermione – disse George, capendo
cosa stava pensando – le regole e Gazza a Hogwarts sono come
i Cannoni di Chudley:
inutili.
Teddy alzò un sopracciglio e guardò il sacchetto davanti a lui.
George lo rovesciò e due fogli caddero sul tavolo. Ne prese
uno e lo mostrò a Teddy.
- Questa è una cartina fatta da me con tutti i passaggi
segreti di Hogwarts. Sto studiando quella di Harry per riuscire a
imitarla, ma
per adesso dovrai tenertela così. - appoggiò la
cartina e prese un altro foglio
– questo invece è un permesso per avere tutto
quello che vuoi dal mio negozio.
Non deludermi, mi raccomando. Se non becchi minimo due punizioni
all'anno ti
diseredo.
- Zio tu non puoi diseredarmi, non sono nel tuo asse
ereditario.
- Questi sono dettagli inutili, ti ci metto apposta per
diseredarti.
La porta sbatté ed Hermione entrò.
- E' pronto! George, che stai facendo!? - disse, strappandogli
di mano il foglio – Oddio! Lo sai che i tuoi prodotti sono
vietati ad Hogwarts!
- Invece entrare in un luogo espressamente vietato con a
guardia un cane a tre teste non lo è? - rispose il gemello
con un sorriso
gelido.
- Era una situazione molto diversa!
- Ne sono certo. E far evadere dalla torre un ricercato?
- Era innocente!
- Sposarsi Ron?
Hermione lo guardò stranita – Che vuoi dire?
- Non ti sembra illegale sposare Ron? Secondo me è da bacio
del Dissennatore.-
- Ma sarà illegale sposare te!
- E già, sono talmente bello che potrei uccidere.
- Ma piantala, non ti permetto di dare a Teddy quella cosa.
- E se lo facessi cosa mi faresti, di grazia? - chiese
George, guardandola con aria di sfida. La cognata rispose con un
cipiglio
severo.
- Mando una squadra a controllare il tuo negozio.
- Intendi una di quelle squadre che il mio negozio veste ogni
giorno?
Hermione sbuffò e uscì.
- Rovina sempre la festa. Se mai diventerai prefetto, ti
farò
un corso su cosa non fare, ovvero ti descriverò Hermione al
mio settimo anno.
Teddy sorrise. Hermione aveva detto la stessa cosa che la sua
coscienza gli stava dicendo da tutto l'incontro con George. Quindi
bisognava
ignorarla.
- Le prendo.
- Oh bravo, questo è il mio nipote acquisito preferito!
Tutta la famiglia era seduta lungo una
tavola rotonda in
giardino. Ad un certo punto era stata comprata perché la
tavola stava
diventando talmente tanto lunga che le persone da una parte all'altra
del
tavolo non riuscivano a sentirsi. Ora invece tutti vedevano tutti.
Teddy stava seduto tra Fred e Victoire, come al solito. Era
stanchissimo e mangiava lentamente il cibo perfetto che Molly anche
quella sera
aveva preparato, mentre gli adulti discutevano di lavoro e Quidditch.
Sarebbe
sembrata una normalissima cena di famiglia se non fosse stato per le
facce dei
grandi. Hermione era sul punto di crollare addormentata da un momento
all'altro, Ron era scuro in volto, Percy era più musone del
solito e anche
Audrey era priva del suo solito sorriso. L'unico che aveva un minimo di
allegria era George, che stava cercando di far sorridere sua moglie,
che gli
rispondeva con un sorriso triste. Gli altri avevano tutti uno sguardo
indecifrabile. Harry non c'era, Ginny aveva detto che era ancora al
lavoro e
avrebbe fatto tardi. Teddy sapeva che i grandi volevano nascondere ai
bambini
qualcosa, e anche Victoire e
Fred lo
avevano capito.
- Credono seriamente che ci arrenderemo così? - chiese Fred
quando i tre si trovarono soli dopo il pranzo.
- E' da quando sono scappati quei Mangiamorte da Azkban che
sono così - annuì Teddy , guardando fuori dalla
finestra Molly ed Hermione che
finivano di pulire
il tavolo. I
movimenti delle loro bacchette non erano fluidi come al solito, ma
netti e
frustrati.
- Siamo in pericolo, credo sia per questo. Conoscono gli
evasi e probabilmente non vogliono più averci niente a che
fare. Ho sentito che
due di quelli hanno torturato fino alla pazzia i genitori di Neville -
rifletté
ad alta voce Victoire.
L'altro Weasley scosse la testa - Sono cinque o sei contro
tutto l'Ufficio Auror. Capisco che possano essere ansiosi, ma prima di
pranzo
mi sono messo ad origliare un po' zio Ron e zia Ginny e stavano
parlando di
prepararsi ad una guerra. Non credo che sei persone riescano a fare
guerra
all'intero Minstero. Poi non so, ho nove anni, non ho sicuramente la
ragione in
tasca.
A nove anni i bambini solitamente giocavano con i giocattoli,
pensò Teddy, non facevano certo discorsi su gente torturata
e guerre imminenti.
Ma la loro famiglia era così, cresciuta tra il dolore e una
gloria
involontaria, non poteva essere definita in alcun modo normale.
- Io un po' mi ricordo quando c'erano ancora dei Mangiamorte
latitanti, non erano così preoccupati - disse,
risvegliandosi dai suoi pensieri.
- E allora cos'hanno? Non ce lo diranno mai - ribatté la
bambina.
- Nessuno ha mai pensato che ce lo diranno, cuginetta -
sorrise Fred - per questo lo scopriremo da soli.
Il rosso si diresse verso il suo letto e recuperò, da sotto
di esso, una scatola di legno.
- Ho sempre gli strumenti del mestiere con me - disse
alzandola.
Victoire guardò il cugino con sufficienza - Cos'è
quella
roba?
- Questa "roba", Victoire, è il paese dei balocchi.
Grazie a questa ascolteremo ciò che loro si stanno dicendo
di là.
- Avranno lanciato
un Muffliato, non riusciremo mai a
sentirli
- commentò critico Teddy.
Fred guardò i due amici e sbuffò - Dilettanti.
Noi entreremo
dentro la stanza. Semplice, no?
- Come bere un bicchier d'acqua, cugino. Entriamo in cucina e
che diciamo: "Ciao siamo qui per bere un bicchier d'acqua e origliare
un
po'"?
- Victoire, quanto sei pessimista. Basta attraversare il
pianerottolo. - disse Fred, prendendo in spalla la scatola e avviandosi
nella
camera davanti.
La aprì con un calcio e i tre entrarono. Trovarono James
annoiato, sdraiato sul letto a guardare il soffitto.
Era l'unico che aveva il lusso di dormire da solo in quella
casa, forse perché nessuno voleva avercelo in camera. Appena
vide Fred con un
saltò gli si parò davanti.
- Fred! Fred! Cosa ci fai qua?
- Sono in missione, Jamie.
- E anch'io partecipo a questa missione?
- Certamente! Tu hai un compito fondamentale!
- Quale?
- Andare fuori a fare da palo.
Victoire e Teddy si guardarono e si trattennero a stento
dallo scoppiare a ridere.
Il bambinetto di quattro anni si mise sull'attenti e fece il
saluto militare - Agli ordini, Comandante Supremo!
Teddy fischiò divertito - Perché lo chiami
così?
Fred ridacchiò
-
Gliel'ho detto io. Bene, soldato, prendi questa Caccabomba e vai fuori.
Se arriva
qualcuno tiragliela addosso.
James fece di nuovo il saluto militare e uscì sbattendo la
porta.
- Allora, Comandante
Supremo - chiese Teddy con evidente ironia nella voce - cosa vuoi fare?
Fred aprì la scatola di legno e tirò fuori un
lungo pugnale
appuntito e si mise a scavare nelle assi di legno.
- Stai facendo troppo rumore - sibilò Victoire - ci
scopriranno!
- Tranquilla, questa è camera di James, sono abituati a
sentire rumore da questo posto.
Quando ebbe finito tirò fuori dalla scatola delle Orecchie
Oblunghe.
- Ma se le caliamo le vedranno - protestò Victoire.
Fred sbuffò - Per favore, Victoire, stai zitta. Queste sono
il nuovo modello, sono molto più potenti. Basta inserirle in
questa fessura.
La inserì ed iniziarono ad ascoltare.
- Hermione - stava dicendo Ron - la situazione è critica e
tu
ci dici di stare calmi!?
- Sì, infatti - rispose George - e poi ce lo stai dicendo
proprio tu, prima stavo dicendo una cosa a Teddy e ci hai subito
aggredito.
- Tu stavi preparando Teddy a farsi sospendere! - ribatté la
diretta interessata.
- COSA!? - urlò Andromeda.
- Non ascoltare Hermione, dice palle! -
- SILENZIO! - urlò alla fine Ginny e silenzio fu.
Teddy sorrise. George
aveva appena evitato un linciaggio da parte di sua nonna.
- Vogliamo calmarci un attimo? - continuò la rossa al piano
di sotto - Ora. Quello che voleva dire Hermione è che la
McGranitt ha detto che
può anche non essere Voldemort.
La voce di Bill la interruppe - Non possiamo vivere di
condizionali, sorellina.
- Lo sappiamo tutti che Voldemort è tornato -
borbottò di
nuovo Ron.
Teddy, Victoire e Fred si guardarono spaventati. Fin da
piccoli erano cresciuti sentendosi raccontare il male fatto da
quell'uomo e non
volevano finirci in mezzo anche loro. Teddy era il più
colpito di tutti. Suo
papà e tutti i suoi amici d'infanzia, sua mamma e suo nonno
erano morti per
colpa di quell'uomo. Sentì salire le lacrime. Non voleva che
fossero morti
invano.
Al piano di sotto qualcuno bussò alla porta.
Si sentirono alcuni passi e qualcuno la aprì.
- James, che ci fai qui? - chiese Ginny dubbiosa.
- Ciao mamma - disse lui con una vocina angelica - devo fare
un regalo a zia Fleur.
Si sentì la corsa di James e il rumore di qualcosa di
lanciato, poi l'urlo di Fleur e la risatina del piccolo Potter che si
allontanava
correndo. La puzza di cacca salì attraverso il buco per le
Orecchie Oblunghe.
Fred urlò - Dannazione James! E' sempre il solito! Non ha un
minimo di pazienza!
Victoire lo seguì a ruota - Ha tirato una Caccabomba a mia
mamma!
Fred prese la scatola e si mise a correre, incoraggiando i
due a seguirlo, prima che Ginny scoprisse anche loro.
Jane si stava per addormentare, mentre
tornava in auto. Suo
marito era al volante, con indosso la tuta della squadra di rugby in
cui
giocava. Quando era rimasta incinta di lui aveva sedici anni, mentre
lui quasi
diciotto. I suo genitori si erano inviperiti, mentre quelli di suo
marito le
erano state vicino tutto il tempo. Persone strane. Affabili ma
terribilmente
strane.
Quando lui era arrivato alla sua scuola, lei era il capo
delle cheerleader, mentre lui era un campione di arti marziali e, in
poco
tempo, il giocatore più promettente della squadra di rugby.
Subito era entrato nel circolo dei più popolari della
scuola,
anche se non era troppo sveglio, e dopo due settimane Jane se lo era
portato a
letto. Non perché le piacesse, anzi, lo credeva uno scemo di
prim'ordine, ma
soltanto per aggiungerlo al suo palmares di conquiste sessuali. Ma il
preservativo si era bucato.
Jane si riteneva fortunata nella sua sfortuna. Avrebbe potuto
essere ingravidata da quel cretino di Jonathan, che ora si trovava in
carcere,
mentre prima offriva champagne a tutti almeno due volte al giorno,
oppure di
Tobias, che era attualmente ricercato per una truffa da miliardi di
dollari.
Invece suo marito aveva preso le sue responsabilità e la
aveva sostenuta durante la gravidanza. Se non si fosse dimostrato
così vicino,
avrebbe abortito senza alcun dubbio. Ora, invece, avevano Annie.
Suo marito era cambiato tanto: era dimagrito, gli erano
cresciuti i capelli e aveva una struttura muscolare ben definita. Era
diventato
un giocatore di rugby professionista, capitano dei London Irish e della
Nazionale Inglese di Rugby. Lei, invece, si era laureata in Medicina e
ora era
primaria di Pediatria.
La loro vita correva avanti ordinaria e felice, imparando ad
amarsi l'un l'altra. Poi era arrivata quella lettera. Suo marito era
parso
molto preoccupato quando la lesse per la prima volta e aveva passato
tre ore al
telefono con i suoi. Jane, invece, era stranita ma felice. Se sua
figlia era
una maga poteva essere solo un bene. Da quel giorno suo marito era
stato in
silenzio, immerso in pensieri che Jane non riusciva a leggere.
- Che pensi? - gli chiese, tirandosi su dal finestrino su cui
prima era accovacciata.
- Niente - borbottò lui.
- Ti ho visto oggi come giocavi. Di solito sei sempre pulito,
oggi invece hai sfondato sette zigomi.
- Era l'adrenalina della partita.
- Non è vero, quella era violenza allo stato puro. Hai fatto
apposta, ti conosco.
Suo marito non rispose e tirò fuori il telecomando per
aprire
il cancello della loro villa.
Era molto grande la loro casa, comprata dopo anni di
risparmio e adornata di molti alberi. Avanzarono lungo il viottolo
ciottoloso e
parcheggiarono l'auto davanti alla casa.
Mentre si dirigevano verso la porta a Jane sembrò di sentire
strani rumori. La stanchezza le giocava brutti scherzi.
Entrati in casa cacciò un urlo. Un uomo li aspettava
all'ingresso.
Suo marito fece per attaccarlo, ma lui disse molto
tranquillamente - Calmi, Babbani, vengo in pace.
Alla parola Babbani suo marito si fermò, stupito.
- Chi è lei? - chiese Jane, affiancando il marito.
- Mi chiamo Dean Thomas, vice-direttore dell'Ufficio Auror,
presso il Ministero della Magia. La mia squadra è qui per
lanciare degli
incantesimi protettivi sulla casa. Il mio capo vi aspetta in soggiorno.
Jane restò basita. Com'erano riusciti ad entrare? I sistemi
di sicurezza erano i più all'avanguardia tra quelli in
vendita. Ma erano maghi,
di un ufficio speciale del Ministero della Magia. Era un Ministero
nascosto al
pubblico dal Governo? Gordon-Brown
poteva benissimo averlo fatto. Era un maestro nell'arte del muoversi
dietro
alle quinte.
Procedettero lungo il corridoio ed entrarono in salotto. Un
ragazzo si alzò da una delle poltrone e si diresse verso di
loro. Portava
jeans, giacca e camicia, cosa che, insieme agli occhiali tondi, lo
faceva
sembrare un bravo ragazzo. I capelli neri erano spettinati, mentre una
cicatrice a forma di saetta torreggiava sulla fronte.
- Ciao Big D - disse il ragazzo a suo marito, usando il
soprannome che gli davano tutti da ragazzo - ti vedo cambiato.
- C-ciao
H-harry - rispose Dudley.
Il ragazzo chiamato Harry tese la mano verso Jane.
- Salve, sono Harry James Potter, direttore dell'Ufficio
Auror e cugino di suo marito. E' un piacere conoscerla.
- Dudley, non sapevo avessi cugini...
- Non dubito - disse Harry, amareggiato - non sono mai stati
fieri di me.
- Io sono fiero di te - disse il diretto interessato - mi
vergogno di come ti abbiamo trattato. Ce ne vergogniamo tutti.
- Anche gli zii? - chiese Harry, evidentemente sorpreso.
Jane non capiva. Perché gli adorabili Petunia e Vernon
avrebbero
dovuto vergognarsi di lui?
- A mia mamma manchi, io e lei usciamo sempre insieme il
giorno del tuo compleanno a festeggiarlo. Lo abbiamo capito appena ce
ne siamo
andati da Privet Drive. Papà sembra averti rivalutato quando
la piccola Annie
ha ricevuto la lettera.
- Nemo propheta in
patria - commentò in modo enigmatico Harry.
- Mi spiegate cosa è successo? - chiese seccata Jane. Odiava
quando le persone parlavano ignorandola.
- I miei genitori sono stati ammazzati da un Mago Oscuro,
quando ero piccolo - iniziò a raccontare Harry - e lui
morì cercando di
uccidere anche me. Allora i maghi hanno preferito farmi crescere con i
miei zii
Babbani (non maghi). Il problema era che mi hanno sempre maltrattato
perché ero
"diverso". Non sai quante storie mi hanno fatto prima di farmi andare
ad Hogwarts. Poi il Mago Oscuro è resuscitato e allora
è iniziata una nuova
guerra. Ci siamo detti addio appena prima della fase più
cruenta.
- Quanti anni avevi quando hai fatto quella guerra?
- Dai quattordici ai diciassette anni - rispose Dudley - ha
vissuto in clandestinità, ha visto morire molti amici. Lui
in persona ha sconfitto
il nemico.
Harry lo guardò, scioccato.
- Come fai a sapere tutte queste cose?
- Ascoltavo con Dedalus Radio Potter.
- Ah.
Jane osservò il cugino di suo marito. Sembrava davvero
colpito e, forse, imbarazzato. Non doveva essere uno che si gloriava
delle
gesta fatte, ma sembrava soltanto un uomo con un grande senso del
dovere. Anche
Dudley era imbarazzato, molto più di Harry. Si continuava a
guardare i piedi, e
alzava solo ogni tanto gli occhi per poi riabbassarli quando Harry lo
guardava.
- Perché stanno mettendo degli incantesimi protettivi sulla
nostra casa? E come avete fatto ad evitare la babysitter?
Jane sperò che non avessero fatto male a Julie, la giovane
che badava ad Annie quando loro non c'erano. Era una gran brava
ragazza, anche
se la conoscevano da due o tre mesi.
- Julie? Ha finito l'addestramento l'anno scorso, è stata
piazzata in questo quartiere perché sono molti i bambini con
poteri qui. Lei li
tiene d'occhio. Gli Auror sono un misto tra polizia, squadre speciali e
servizi
segreti. Stiamo proteggendo la vostra casa perché sono evasi
sei Mangiamorte,
ovvero i seguaci del Mago Oscuro che ha ucciso la mia famiglia,
chiamato
Voldemort. Può darsi che possano attaccare anche voi e
vostra figlia.
Jane si sentì svenire.
Ciao a tutti, sono tornato! Promosso senza debiti quindi posso dedicarmi di più alla scrittura. Il personaggio di Anne "Annie" Dursley è forse un po' mainstream, ma ho sempre immaginato questa storia per lui. Ringrazio chiunque abbia recensito e tutti quelli che seguono, preferiscono ecc ecc. Se fate una recensione non mi offendo.
Adelante,
Ramo97