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Autore: Ramo97    05/06/2015    4 recensioni
I Mangiamorte che erano stati catturati con tanta fatica dagli Auror evadono misteriosamente. Toccherà allora a Harry Potter, il Prescelto, ora capo dell'Ufficio Auror a dare loro la caccia.
Mentre Harry tenta di evitare una nuova catastrofe, anche Draco Malfoy si interesserà alla vicenda, trovandosi ben più invischiato di quanto lui credeva di essere.
Ma i Mangiamorte, aiutati da un inquietante personaggio, vogliono tentare l'impresa più pericolosa di tutte: entrare a Hogwarts e prendere qualcosa (o qualcuno) che dicono che gli spetta, proprio nel primo anno di scuola di Teddy Lupin, il figlio orfano di Ninfadora Tonks e Remus Lupin.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Teddy Lupin | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ted Lupin'
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Grandi e vecchie famiglie

 

- Siediti – disse George.
Appena il gemello era tornato a casa, lo aveva chiamato e lo aveva portato nella sua stanza. Ora lui stava seduto dietro  la scrivania e Teddy davanti. In mezzo a loro, sul tavolo, si trovava un sacchetto di carta.
- Teddy, Teddy, Teddy...
- Che vuoi zio? - chiese preoccupato. Era l'unico Weasley che aveva chiesto esplicitamente di essere chiamato zio.
- Oh niente, ti voglio insegnare come rendere divertente la tua istruzione magica.
Teddy ora era davvero molto preoccupato. A quanto ne sapeva, George e il suo gemello Fred erano stati una spina nel fianco per tutti i professori nei loro sette anni di scuola. Questo significava che se George voleva insegnarli come divertirsi a scuola, certo non glielo stava insegnando nel rispetto delle regole.
- Dai non essere noioso come Hermione – disse George, capendo cosa stava pensando – le regole e Gazza a Hogwarts sono come i Cannoni di Chudley: inutili.
Teddy alzò un sopracciglio e guardò  il sacchetto davanti a lui.
George lo rovesciò e due fogli caddero sul tavolo. Ne prese uno e lo mostrò a Teddy.
- Questa è una cartina fatta da me con tutti i passaggi segreti di Hogwarts. Sto studiando quella di Harry per riuscire a imitarla, ma per adesso dovrai tenertela così. - appoggiò la cartina e prese un altro foglio – questo invece è un permesso per avere tutto quello che vuoi dal mio negozio. Non deludermi, mi raccomando. Se non becchi minimo due punizioni all'anno ti diseredo.
- Zio tu non puoi diseredarmi, non sono nel tuo asse ereditario.
- Questi sono dettagli inutili, ti ci metto apposta per diseredarti.
La porta sbatté ed Hermione entrò.
- E' pronto! George, che stai facendo!? - disse, strappandogli di mano il foglio – Oddio! Lo sai che i tuoi prodotti sono vietati ad Hogwarts!
- Invece entrare in un luogo espressamente vietato con a guardia un cane a tre teste non lo è? - rispose il gemello con un sorriso gelido.
- Era una situazione molto diversa!
- Ne sono certo. E far evadere dalla torre un ricercato?
- Era innocente!
- Sposarsi Ron?
Hermione lo guardò stranita – Che vuoi dire?
- Non ti sembra illegale sposare Ron? Secondo me è da bacio del Dissennatore.-
- Ma sarà illegale sposare te!
- E già, sono talmente bello che potrei uccidere.
- Ma piantala, non ti permetto di dare a Teddy quella cosa.
- E se lo facessi cosa mi faresti, di grazia? - chiese George, guardandola con aria di sfida. La cognata rispose con un cipiglio severo.
- Mando una squadra a controllare il tuo negozio.
- Intendi una di quelle squadre che il mio negozio veste ogni giorno?
Hermione sbuffò e uscì.
- Rovina sempre la festa. Se mai diventerai prefetto, ti farò un corso su cosa non fare, ovvero ti descriverò Hermione al mio settimo anno.
Teddy sorrise. Hermione aveva detto la stessa cosa che la sua coscienza gli stava dicendo da tutto l'incontro con George. Quindi bisognava ignorarla.
- Le prendo.
- Oh bravo, questo è il mio nipote acquisito preferito!

 

Tutta la famiglia era seduta lungo una tavola rotonda in giardino. Ad un certo punto era stata comprata perché la tavola stava diventando talmente tanto lunga che le persone da una parte all'altra del tavolo non riuscivano a sentirsi. Ora invece tutti vedevano tutti.
Teddy stava seduto tra Fred e Victoire, come al solito. Era stanchissimo e mangiava lentamente il cibo perfetto che Molly anche quella sera aveva preparato, mentre gli adulti discutevano di lavoro e Quidditch. Sarebbe sembrata una normalissima cena di famiglia se non fosse stato per le facce dei grandi. Hermione era sul punto di crollare addormentata da un momento all'altro, Ron era scuro in volto, Percy era più musone del solito e anche Audrey era priva del suo solito sorriso. L'unico che aveva un minimo di allegria era George, che stava cercando di far sorridere sua moglie, che gli rispondeva con un sorriso triste. Gli altri avevano tutti uno sguardo indecifrabile. Harry non c'era, Ginny aveva detto che era ancora al lavoro e avrebbe fatto tardi. Teddy sapeva che i grandi volevano nascondere ai bambini qualcosa, e anche Victoire  e Fred lo avevano capito.
- Credono seriamente che ci arrenderemo così? - chiese Fred quando i tre si trovarono soli dopo il pranzo.
- E' da quando sono scappati quei Mangiamorte da Azkban che sono così - annuì Teddy , guardando fuori dalla finestra Molly ed Hermione che finivano  di pulire il tavolo. I movimenti delle loro bacchette non erano fluidi come al solito, ma netti e frustrati.
- Siamo in pericolo, credo sia per questo. Conoscono gli evasi e probabilmente non vogliono più averci niente a che fare. Ho sentito che due di quelli hanno torturato fino alla pazzia i genitori di Neville - rifletté ad alta voce Victoire.
L'altro Weasley scosse la testa - Sono cinque o sei contro tutto l'Ufficio Auror. Capisco che possano essere ansiosi, ma prima di pranzo mi sono messo ad origliare un po' zio Ron e zia Ginny e stavano parlando di prepararsi ad una guerra. Non credo che sei persone riescano a fare guerra all'intero Minstero. Poi non so, ho nove anni, non ho sicuramente la ragione in tasca.
A nove anni i bambini solitamente giocavano con i giocattoli, pensò Teddy, non facevano certo discorsi su gente torturata e guerre imminenti. Ma la loro famiglia era così, cresciuta tra il dolore e una gloria involontaria, non poteva essere definita in alcun modo normale.
- Io un po' mi ricordo quando c'erano ancora dei Mangiamorte latitanti, non erano così preoccupati - disse, risvegliandosi dai suoi pensieri.
- E allora cos'hanno? Non ce lo diranno mai - ribatté la bambina.
- Nessuno ha mai pensato che ce lo diranno, cuginetta - sorrise Fred - per questo lo scopriremo da soli.
Il rosso si diresse verso il suo letto e recuperò, da sotto di esso, una scatola di legno.
- Ho sempre gli strumenti del mestiere con me - disse alzandola.
Victoire guardò il cugino con sufficienza - Cos'è quella roba?
- Questa "roba", Victoire, è il paese dei balocchi. Grazie a questa ascolteremo ciò che loro si stanno dicendo di là.
-  Avranno lanciato un Muffliato, non riusciremo mai a sentirli - commentò critico Teddy.
Fred guardò i due amici e sbuffò - Dilettanti. Noi entreremo dentro la stanza. Semplice, no?
- Come bere un bicchier d'acqua, cugino. Entriamo in cucina e che diciamo: "Ciao siamo qui per bere un bicchier d'acqua e origliare un po'"?
- Victoire, quanto sei pessimista. Basta attraversare il pianerottolo. - disse Fred, prendendo in spalla la scatola e avviandosi nella camera davanti.
La aprì con un calcio e i tre entrarono. Trovarono James annoiato, sdraiato sul letto a guardare il soffitto.
Era l'unico che aveva il lusso di dormire da solo in quella casa, forse perché nessuno voleva avercelo in camera. Appena vide Fred con un saltò gli si parò davanti.
- Fred! Fred! Cosa ci fai qua?
- Sono in missione, Jamie.
- E anch'io partecipo a questa missione?
- Certamente! Tu hai un compito fondamentale!
- Quale?
- Andare fuori a fare da palo.
Victoire e Teddy si guardarono e si trattennero a stento dallo scoppiare a ridere.
Il bambinetto di quattro anni si mise sull'attenti e fece il saluto militare - Agli ordini, Comandante Supremo!
Teddy fischiò divertito - Perché lo chiami così?
Fred  ridacchiò - Gliel'ho detto io. Bene, soldato, prendi questa Caccabomba e vai fuori. Se arriva qualcuno tiragliela addosso.
James fece di nuovo il saluto militare e uscì sbattendo la porta.
- Allora, Comandante Supremo - chiese Teddy con evidente ironia nella voce - cosa vuoi fare?
Fred aprì la scatola di legno e tirò fuori un lungo pugnale appuntito e si mise a scavare nelle assi di legno.
- Stai facendo troppo rumore - sibilò Victoire - ci scopriranno!
- Tranquilla, questa è camera di James, sono abituati a sentire rumore da questo posto.
Quando ebbe finito tirò fuori dalla scatola delle Orecchie Oblunghe.
- Ma se le caliamo le vedranno - protestò Victoire.
Fred sbuffò - Per favore, Victoire, stai zitta. Queste sono il nuovo modello, sono molto più potenti. Basta inserirle in questa fessura.
La inserì ed iniziarono ad ascoltare.
- Hermione - stava dicendo Ron - la situazione è critica e tu ci dici di stare calmi!?
- Sì, infatti - rispose George - e poi ce lo stai dicendo proprio tu, prima stavo dicendo una cosa a Teddy e ci hai subito aggredito.
- Tu stavi preparando Teddy a farsi sospendere! - ribatté la diretta interessata.
- COSA!? - urlò Andromeda.
- Non ascoltare Hermione, dice palle! -
- SILENZIO! - urlò alla fine Ginny e silenzio fu.
Teddy sorrise.  George aveva appena evitato un linciaggio da parte di sua nonna.
- Vogliamo calmarci un attimo? - continuò la rossa al piano di sotto - Ora. Quello che voleva dire Hermione è che la McGranitt ha detto che può anche non essere Voldemort.
La voce di Bill la interruppe - Non possiamo vivere di condizionali, sorellina.
- Lo sappiamo tutti che Voldemort è tornato - borbottò di nuovo Ron.
Teddy, Victoire e Fred si guardarono spaventati. Fin da piccoli erano cresciuti sentendosi raccontare il male fatto da quell'uomo e non volevano finirci in mezzo anche loro. Teddy era il più colpito di tutti. Suo papà e tutti i suoi amici d'infanzia, sua mamma e suo nonno erano morti per colpa di quell'uomo. Sentì salire le lacrime. Non voleva che fossero morti invano.
Al piano di sotto qualcuno bussò alla porta.
Si sentirono alcuni passi e qualcuno la aprì.
- James, che ci fai qui? - chiese Ginny dubbiosa.
- Ciao mamma - disse lui con una vocina angelica - devo fare un regalo a zia Fleur.
Si sentì la corsa di James e il rumore di qualcosa di lanciato, poi l'urlo di Fleur e la risatina del piccolo Potter che si allontanava correndo. La puzza di cacca salì attraverso il buco per le Orecchie Oblunghe.
Fred urlò - Dannazione James! E' sempre il solito! Non ha un minimo di pazienza!
Victoire lo seguì a ruota - Ha tirato una Caccabomba a mia mamma!
Fred prese la scatola e si mise a correre, incoraggiando i due a seguirlo, prima che Ginny scoprisse anche loro.

 

Jane si stava per addormentare, mentre tornava in auto. Suo marito era al volante, con indosso la tuta della squadra di rugby in cui giocava. Quando era rimasta incinta di lui aveva sedici anni, mentre lui quasi diciotto. I suo genitori si erano inviperiti, mentre quelli di suo marito le erano state vicino tutto il tempo. Persone strane. Affabili ma terribilmente strane.
Quando lui era arrivato alla sua scuola, lei era il capo delle cheerleader, mentre lui era un campione di arti marziali e, in poco tempo, il giocatore più promettente della squadra di rugby.
Subito era entrato nel circolo dei più popolari della scuola, anche se non era troppo sveglio, e dopo due settimane Jane se lo era portato a letto. Non perché le piacesse, anzi, lo credeva uno scemo di prim'ordine, ma soltanto per aggiungerlo al suo palmares di conquiste sessuali. Ma il preservativo si era bucato.
Jane si riteneva fortunata nella sua sfortuna. Avrebbe potuto essere ingravidata da quel cretino di Jonathan, che ora si trovava in carcere, mentre prima offriva champagne a tutti almeno due volte al giorno, oppure di Tobias, che era attualmente ricercato per una truffa da miliardi di dollari.
Invece suo marito aveva preso le sue responsabilità e la aveva sostenuta durante la gravidanza. Se non si fosse dimostrato così vicino, avrebbe abortito senza alcun dubbio. Ora, invece, avevano Annie.
Suo marito era cambiato tanto: era dimagrito, gli erano cresciuti i capelli e aveva una struttura muscolare ben definita. Era diventato un giocatore di rugby professionista, capitano dei London Irish e della Nazionale Inglese di Rugby. Lei, invece, si era laureata in Medicina e ora era primaria di Pediatria.
La loro vita correva avanti ordinaria e felice, imparando ad amarsi l'un l'altra. Poi era arrivata quella lettera. Suo marito era parso molto preoccupato quando la lesse per la prima volta e aveva passato tre ore al telefono con i suoi. Jane, invece, era stranita ma felice. Se sua figlia era una maga poteva essere solo un bene. Da quel giorno suo marito era stato in silenzio, immerso in pensieri che Jane non riusciva a leggere.
- Che pensi? - gli chiese, tirandosi su dal finestrino su cui prima era accovacciata.
- Niente - borbottò lui.
- Ti ho visto oggi come giocavi. Di solito sei sempre pulito, oggi invece hai sfondato sette zigomi.
- Era l'adrenalina della partita.
- Non è vero, quella era violenza allo stato puro. Hai fatto apposta, ti conosco.
Suo marito non rispose e tirò fuori il telecomando per aprire il cancello della loro villa.
Era molto grande la loro casa, comprata dopo anni di risparmio e adornata di molti alberi. Avanzarono lungo il viottolo ciottoloso e parcheggiarono l'auto davanti alla casa.
Mentre si dirigevano verso la porta a Jane sembrò di sentire strani rumori. La stanchezza le giocava brutti scherzi.
Entrati in casa cacciò un urlo. Un uomo li aspettava all'ingresso.
Suo marito fece per attaccarlo, ma lui disse molto tranquillamente - Calmi, Babbani, vengo in pace.
Alla parola Babbani suo marito si fermò, stupito.
- Chi è lei? - chiese Jane, affiancando il marito.
- Mi chiamo Dean Thomas, vice-direttore dell'Ufficio Auror, presso il Ministero della Magia. La mia squadra è qui per lanciare degli incantesimi protettivi sulla casa. Il mio capo vi aspetta in soggiorno.
Jane restò basita. Com'erano riusciti ad entrare? I sistemi di sicurezza erano i più all'avanguardia tra quelli in vendita. Ma erano maghi, di un ufficio speciale del Ministero della Magia. Era un Ministero nascosto al pubblico dal Governo?  Gordon-Brown poteva benissimo averlo fatto. Era un maestro nell'arte del muoversi dietro alle quinte.
Procedettero lungo il corridoio ed entrarono in salotto. Un ragazzo si alzò da una delle poltrone e si diresse verso di loro. Portava jeans, giacca e camicia, cosa che, insieme agli occhiali tondi, lo faceva sembrare un bravo ragazzo. I capelli neri erano spettinati, mentre una cicatrice a forma di saetta torreggiava sulla fronte.
- Ciao Big D - disse il ragazzo a suo marito, usando il soprannome che gli davano tutti da ragazzo - ti vedo cambiato.
- C-ciao H-harry - rispose Dudley.
Il ragazzo chiamato Harry tese la mano verso Jane.
- Salve, sono Harry James Potter, direttore dell'Ufficio Auror e cugino di suo marito. E' un piacere conoscerla.

 

- Dudley, non sapevo avessi cugini...
- Non dubito - disse Harry, amareggiato - non sono mai stati fieri di me.
- Io sono fiero di te - disse il diretto interessato - mi vergogno di come ti abbiamo trattato. Ce ne vergogniamo tutti.
- Anche gli zii? - chiese Harry, evidentemente sorpreso.
Jane non capiva. Perché gli adorabili Petunia e Vernon avrebbero dovuto vergognarsi di lui?
- A mia mamma manchi, io e lei usciamo sempre insieme il giorno del tuo compleanno a festeggiarlo. Lo abbiamo capito appena ce ne siamo andati da Privet Drive. Papà sembra averti rivalutato quando la piccola Annie ha ricevuto la lettera.
- Nemo propheta in patria - commentò in modo enigmatico Harry.
- Mi spiegate cosa è successo? - chiese seccata Jane. Odiava quando le persone parlavano ignorandola.
- I miei genitori sono stati ammazzati da un Mago Oscuro, quando ero piccolo - iniziò a raccontare Harry - e lui morì cercando di uccidere anche me. Allora i maghi hanno preferito farmi crescere con i miei zii Babbani (non maghi). Il problema era che mi hanno sempre maltrattato perché ero "diverso". Non sai quante storie mi hanno fatto prima di farmi andare ad Hogwarts. Poi il Mago Oscuro è resuscitato e allora è iniziata una nuova guerra. Ci siamo detti addio appena prima della fase più cruenta.
- Quanti anni avevi quando hai fatto quella guerra?
- Dai quattordici ai diciassette anni - rispose Dudley - ha vissuto in clandestinità, ha visto morire molti amici. Lui in persona ha sconfitto il nemico.
Harry lo guardò, scioccato.
- Come fai a sapere tutte queste cose?
- Ascoltavo con Dedalus Radio Potter.
- Ah.
Jane osservò il cugino di suo marito. Sembrava davvero colpito e, forse, imbarazzato. Non doveva essere uno che si gloriava delle gesta fatte, ma sembrava soltanto un uomo con un grande senso del dovere. Anche Dudley era imbarazzato, molto più di Harry. Si continuava a guardare i piedi, e alzava solo ogni tanto gli occhi per poi riabbassarli quando Harry lo guardava.
- Perché stanno mettendo degli incantesimi protettivi sulla nostra casa? E come avete fatto ad evitare la babysitter?
Jane sperò che non avessero fatto male a Julie, la giovane che badava ad Annie quando loro non c'erano. Era una gran brava ragazza, anche se la conoscevano da due o tre mesi.
- Julie? Ha finito l'addestramento l'anno scorso, è stata piazzata in questo quartiere perché sono molti i bambini con poteri qui. Lei li tiene d'occhio. Gli Auror sono un misto tra polizia, squadre speciali e servizi segreti. Stiamo proteggendo la vostra casa perché sono evasi sei Mangiamorte, ovvero i seguaci del Mago Oscuro che ha ucciso la mia famiglia, chiamato Voldemort. Può darsi che possano attaccare anche voi e vostra figlia.
Jane si sentì svenire.

Ciao a tutti, sono tornato! Promosso senza debiti quindi posso dedicarmi di più alla scrittura. Il personaggio di Anne "Annie" Dursley è forse un po' mainstream, ma ho sempre immaginato questa storia per lui. Ringrazio chiunque abbia recensito e tutti quelli che seguono, preferiscono ecc ecc. Se fate una recensione non mi offendo.

Adelante,

Ramo97 

  
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