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Autore: bibersell    08/06/2015    5 recensioni
Una calda sera di Maggio Abigail Jensen, la figlia diciottenne di uno dei più importanti giudici di pace dell'intera Washington, viene rapita da Storm, il quale è pronto a correre qualsiasi rischio pur di assecondare il suo folle e sconsiderato piano. Sarà proprio questa stessa follia che porterà Abby e il suo carnefice su una strada piena di sorprese e colpi di scena.
Il giudice è pronto a tutto pur di riavere indietro la sua bambina, ma riuscirà a tradire la giustizia pur di salvarla?
Storm riuscirà a rinunciare a quella ragazza dal viso d'angelo che giorno dopo giorno si insinuerà maggiormente nella sua testa?
Ed Abby riuscirà mai a perdonare sia il padre che Storm?
Dal nono capitolo:
"Per la prima volta riuscii a vederlo. Vederlo veramente. Senza apparenze e inutili maschere.
Se ne stava lì con le spalle leggermente ricurve come se il peso morale che si portava sempre dietro lo avesse piegato definitivamente al proprio volere. Le labbra erano chiuse e totalmente inespressive, ma gli occhi brillavano di una luce nuova. Sembravano essersi accessi e persi in una valle di ricordi felici fatti di gioia e spensieratezza.
Era totalmente immobile, eppure si muoveva".
Storia in revisione.
Genere: Angst, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Banner fatto da me con PhotoshopCC, spero vi piaccia
 
 
II
Il gioco è iniziato

 


Harrison's poit of view
 
Respirare. Dovevo solo respirare e non permettere alla paura e al panico di prendere il sopravvento. Erano le tre del mattino e avevo mobilitato l’intera squadra di polizia e contattato ogni autorità da me conosciuta.
Quattro ore prima ero salito in camera di Abigail per parlarle. Ero dispiaciuto ma lei doveva comprendere la situazione. Da padre desideravo dare alla mia unica figlia il mondo intero e non precluderle la normalità.
Abby era cresciuta con gli uomini della polizia che giravano per casa. All’inizio la riteneva una cosa figa ma poi era arrivata ad odiare quegli uomini che non le permettevano di vivere liberamente.
Quando ero entrato nella camera di Abby senza nemmeno bussare e avevo trovato il suo letto fatto, vuoto e freddo qualcosa in me era scattato. Forse la disperazione o la pazzia. Mi ero mosso prima ancora che il mio cervello riuscisse a collegare gli eventi. Ero corso giù per le scale agitato e col cuore in gola urlando il nome di mia moglie. Avevo chiamato i due poliziotti che avrebbero dovuto sorvegliare mia figlia e gli avevo messi al corrente della situazione.
Ero andato con loro a casa di quel Constantine. Abby era stata sicuramente a quella festa ma mi chiedevo come non avessero fatto le pattuglie a non vederla uscire di casa. Il loro dovere ero quello di sorvegliare la mia famiglia.

Quando arrivammo a casa del ragazzo la festa era ancora in corso e speravo che mia figlia si trovasse ancora lì. Quando entrammo e non trovammo Abbs la disperazione si impossessò di me. La follia prese il sopravvento non permettendomi di pensare lucidamente. I due giovani poliziotti che erano con me chiesero agli invitati di quella festa se avessero visto Abby Jensen ma la mia mentre non era abbastanza lucida. Si era fermata al momento in cui avevo recepito che mia figlia non era in casa.

**
«Magistrato il telefono di sua figlia risulta ancora irraggiungibile, le pattuglie stanno rifacendo il giro della città e Anthony sta controllando di nuovo i video della statale ma non ha trovato ancora nulla» la voce di John Rider, capo del dipartimento di polizia di Washington mi riportò alla realtà.
«Continuate a cercare. Aggiungete un’altra pattuglia e contattate le reti televisive affinché diffondano una foto di mia figlia e mettete una ricompensa di cinquemila dollari per chiunque risulta essere d'aiuto» ringhiai. Da ore non facevo altro che impartire ordini. Dovevo ritrovarla.
«Signore sa che non possiamo, non prima che siano trascorse ventiquattro ore. Fino ad allora non si può parlare di scomparsa.»
Secondo lui, io che ero l’uomo che personificava la legge, non conoscevo quella stupida regola?
«Lo so Rider, ma non mi interessa. Mia figlia è scomparsa e non voglio vedere spuntare il sole senza sapere dov’è. Ora mettiti a lavoro e trovala» Ringhiai categorico. Lui tornò alla sua posizione smanettando vicino al computer.
«Voglio una lista con tutti i nomi dei presenti alla festa di stasera e voglio interrogarli personalmente»
Il soggiorno di casa mia era diventato una caserma di polizia piena di uomini in borghese e in divisa. Uscii dalla stanza e salii le scale per andare in camera di Abby dove sapevo di trovarci mia moglie.



Storm’s point of view

Feci girare la chiave tre volte nella toppa e diedi una spallata alla porta per farla aprire.
Puntare la pistola contro quel giovanotto e convincerlo a prendere una stanza in quello scadente motel era stato un gioco da ragazzi. Trovare quel motel era stato più difficile. Ormai non facevano più molti alberghi in quel modo che era così funzionale per me.
All’ingresso c’era solo la reception alla quale registrarsi, pagare e prendere la chiave. Per accedere alle stanze si doveva aggirare il locale e andare nella parte posteriore nella quale le stanze erano disposte a semicerchio. Era bastato minacciare il primo giovane trovato per strada e il gioco era fatto. La prenotazione era a suo nome e io potevo riposarmi tranquillamente.
Non che qualcuno sapesse che Abigail Jensen, la figlia non ancora data per scomparsa del famoso giudice, fosse con me; ma la prudenza non era mai troppa. Meglio non rischiare.
Un altro vantaggio di quegli schifosi motel era che non c’erano aree videosorvegliare.
«Entra» ordinai spingendo la canna della pistola contro la nuca della ragazza. La sentii gemere di dolore. Doveva fare male avere una pistola puntata proprio al cervello.
Un unico colpo e la su testa sarebbe saltata, non le conveniva fare passi falsi.
La ragazza entrò nella stanza e io richiusi a porta alle nostre spalle chiudendola a chiave e mettendo il catenaccio. «Queste è meglio che le tengo io» dissi infilandomi le chiavi in tasca.
La ragazza si guardò attorno con un cipiglio di disgusto evidente sul volto.
«Devo andare in bagno» la voce era uscita tremolante nonostante si sforzasse di essere coraggiosa e di non avere paura. Non aveva versato nemmeno una lacrime e non aveva starnazzato come mi sarei invece aspettato. La guardai in viso pronto a risponderle male quando lei parlò di nuovo. «Devi slegarmi le mani» Le gambe le avevo liberate prima di scendere dalla macchina per permetterle di camminare ma i polsi li avevo lasciti legati.
«Io non prendo ordini da nessuno tantomeno da una ragazzina» risposi riferendomi all’uso della parola devo nella sua frase. Mi avvicinai a lei cacciando il taglierino dallo stivale destro e tranciando la corda che le legava i polsi.
«Muoviti» le indicai il bagno «Se ci metti più di due minuti giuro che entro e non azzardarti a chiudere a chiave» dissi voltandomi di spalle e posando pistola e taglierino sul mobiletto accanto al letto.
Aprii la sacca che mi ero caricato in spalla e cercai tra le varie mazzette di dollari il cellulare prepagato che avevo comprato qualche giorno prima. Quando lo afferrai un ghigno malvagio si dipinse sul mio volto.
Finalmente avrei potuto attuare il mio piano per liberarlo. Per lui avevo fatto cose scellerate e imperdonabili, ma ero arrivato fino a quel punto e non mi sarei certo fermato adesso. Non potevo permettermi passi falsi, non adesso che avevo la liberazione di Jack tra le mani. Dovevo tenermi quella ragazza più stretta possibile, lei era la mia merce di scambio.
Il rumore della porta mi fece alzare di colpo la testa.
Era uscita dal bagno e su quel suo viso da bambola era dipinta un’espressione di puro terrore che mi fece gongolare. Appena l’avevo vista avevo pensato immediatamente che assomigliasse ad una bambola di porcellana. Aveva la pelle del viso talmente pallida e candida da sembrare finta. Il viso ovale a forma di cuore contribuiva solo a darle un’aria dolce ed innocente. Gli occhi marroni con taglio a mandorla, tuttavia, la facevano sembrare furba anche se avevano quel bagliore altezzoso che non gli abbandonava mai. Nemmeno in quella circostanza.
I capelli biondi cadevano in lunghe ciocche mosse e scompigliate lungo il viso e terminavano all’altezza delle costole. Il suo bel vestito rosa da riccona era strappato in alcuni punti e leggermente sporco ai bordi. Sembrava una morta resuscitata dall’oltretomba.
Non avevo mai sopportato le ragazze come lei. Ero un amante dei colori mediterranei e delle donne indipendenti che si lasciavano usare per una notte. Del resto lei mi serviva per scopi ben più importanti.
«Pronta a parlare con paparino?»


Harrison’s point of view

Lo squillo del telefono di casa aveva fatto scattare tutti sull’attenti.
Al cenno di Rider, pronto con le cuffie sulle orecchie e portatile sulle gambe, avevo sollevato la cornetta e accettato la telefonata.
«Chi parla?» dissi in tono autoritario.
«Giudice Jensen, che piacere parlare con lei» la voce di un ragazzo risuonò piena di sé dall’altra parte della cornetta. Quella era la voce del mio nemico, di colui che sarebbe morto se avesse toccato mia figlia con un solo dito.
«Chi parla?» ripetei cercando di perdere tempo in modo che la mia squadra potesse rintracciare la chiamata.
Lanciai un occhiata a Rider che stava digitando furentemente i tasti del computer.
«Il mio nome non è importante, ti basta sapere che tua figlia è qui con me e che per adesso sta bene» il ragazzo rise e il sangue mi montò al cervello.
«Brutto bastardo, dove siete?» ringhiai furioso. 
«Non è questa la domanda giusta. Chiediti piuttosto cosa saresti disposto a dare in cambio della vita di tua figlia»
«Cosa vuoi?»
«Tra sette giorni al confine tra Bellingham e Vancouver. Sei di mattina. La vita di Abby in cambio a quella di Jack Tyrell»

Un appuntamento era l’unica cosa che ero riuscito a ricavare da quella telefonata prima che cadesse la linea.
«Siete riusciti a rintracciarlo?» chiesi a Rider che si ero tolto in quel momento le cuffie.
«No, avrà utilizzato un cellulare prepagato. Sono più difficili da rintracciare e la chiamata è durata troppo poco.» rispose l'uomo alzandosi dal divano.
Merda!
«Non hanno potuto fare molta strada e sappiamo dove sono diretti. Metteremo posti di blocco a ogni casello e controlleremo tutte le macchine. La troveremo» disse André venendomi in contro e porgendomi un bicchiere d’acqua che afferrai immediatamente.
«Mobilitate immediatamente tutte le vetture a disposizione e mobilitatele su ogni strada che porta a Vancouver»
Avrei fatto di tutto pur di ritrovare mia figlia. «E fate delle ricerche su questo Jack Tyrell, voglio sapere tutto su di lui. Magari riusciremo anche a risalire all’identità del rapitore.»



 

Note
Capitolo corto e privo del punto di vista della protagonista ma funzionale alla storia. 
Credo che con questo capitolo sia tutto più chiaro. Tecnicamente ho aggiornato due volte nello stesso giorno dato che il primo capitolo è stato pubblicato ieri sera sul tardi o alle prime ore di questa mattina, dipende dai punti di vista.
Ad ogni modo spero che la storia vi piaccia e che mi lasciate qualche parere.
Non so cos'altro dirvi, quindi vi saluto.
-B

Capitolo revisionato il 12/10/2015
  
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