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Autore: alexiases    09/06/2015    4 recensioni
Lei : una ragazza timida e con un sogno : cantare con la band che più ama ....
Lui : il frontman di una band di successo ,è amato e acclamato eppure custodisce un grande peso nel cuore...
Un gioco del destino riuscirà a farli incontrare .. Cosa succederà ? E se non dovesse andare come previsto ? Una storia ricca di sorprese, colpi di scena, litigi , divertimento e tanto ... Tanto Amore... Riusciranno Sara ed Alessio a coronare i loro sogni ? Leggete per scoprirlo...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO 18: Black and... White

 
POV SARA
Lo sto abbracciando e mi sento a casa. Non ho mai provato una sensazione del genere, non ho mai avvertito le pulsazioni del mio cuore correre così velocemente, sembrano dei cavalli imbizzarriti che non riescono ad essere placati nemmeno dai loro padroni.  Sorrido, avvertendo la sua stretta sui miei fianchi, aumentare. Si è lasciato andare, almeno in parte. Sento ancora quel muro che ha issato contro tutti  e tutto ma avverto anche che qualcosa è cambiato tra di noi.
Alla fine si stacca dal mio corpo  e a quel punto avverto intorno a me il gelo, placato, solo in parte, dai suoi occhi che continuano a fissarmi speranzosi.
“Vuoi dirmi qualcosa in più di te?”. Affermo, con voce parzialmente spezzata. Sto tremando e non certo per il freddo.
Alex, abbassa lo sguardo. Sembra stia rimuginando su qualcosa, purtroppo non so su cosa. Alla fine rialza il viso e mi fissa intensamente per poi dire:” Sara, per ora non voglio dirti niente. Solo che la mia adolescenza non è stata facile e che sono cambiato per alcuni avvenimenti che hanno sconvolto la mia vita. Le uniche persone di cui mi fidi ancora sono i miei compagni di band. Non me la sento di confidarmi con qualcun altro e soprattutto di rivangare il passato. Ti ringrazio per tutto quello che mi hai detto ma non mi sento ancora pronto a corrispondere i tuoi sentimenti…”.
A questo punto fa una breve pausa, ma avverto indistintamente il sospiro che fuoriesce dalle sue labbra prima di continuare il suo lungo e doloroso monologo.
Ha appena detto di non provare niente per me. Di non riuscire ad amarmi. Quindi… Tutto quello che ho fatto o che sto facendo è stato inutile. Ho solo contribuito a incasinargli di più la vita…
Che stupida ed io che pensavo… Una lacrima scende, senza che io riesca in alcun modo a fermarla.
Sto per alzarmi perché non voglio dargli ancora un’altra ragione per reputarmi una stupida. Non voglio che mi guardi con pietà.
Alex si accorge del mio movimento e, inizialmente, sembra anche che voglia fermarmi. Infatti solleva  un braccio per bloccare il mio polso ma, poi, lo riabbassa.
“Scusami… Non voglio ferirti ma per ora è così. So cosa vuol dire amare, un tempo ero innamorato di una ragazza e posso affermare con assoluta certezza che non è minimamente paragonabile a quello che provo per te. Con lei era tutto diverso, ti giuro che non vorrei farti soffrire. Sei la cosa più bella che mi sia capitata dopo tanti anni ma… Non voglio mentirti. Mi piaci però…”.
Non lo lascio continuare e fermo il suo  inutile farneticare, mettendogli un dito sulle labbra.
A quel punto gli sorrido e mi alzo dalla panchina su cui ero precedentemente seduta.
C’è stato un momento, in cui ho davvero pensato che lui provasse qualcosa di sincero nei miei confronti.
Stava piangendo per me, mi guardava in un determinato modo e… Le sue parole…
Lui cercava solo di non ferirmi, mi voleva allontanare non  perché avesse paura di quello che poteva provare nei miei confronti ma perché aveva capito che io mi stavo innamorando di lui… Mentre lui, beh provava solo una spicciola attrazione.
Le lacrime ricominciano a scorrere impetuose.
Sono ad un punto di non ritorno, quando, improvvisamente, avverto due mani afferrarmi per i fianchi.
“Sara io non voglio perderti. Sono sinceramente affezionato a te, dammi del tempo. Ok?”.
Sorrido e mi rigiro sempre tra le sue braccia.
“Non si può creare l’amore dal nulla. Puoi solo donarmi la tua amicizia, Alex. Sta a me decidere se posso accettare tutto questo oppure… Oppure no.  Quella che ha bisogno di tempo sono io. Adesso lasciami, per favore”. Sussurro queste semplici parole per poi avvertire la sua presa  diminuire sempre di più.
Mi volto e corro verso casa mia.
Stupida, stupida, stupida mi ripeto a ritmi regolari.
Appena giungo nella mia abitazione, mi precipito verso la mia camera. Non voglio farmi vedere dai miei genitori in queste condizioni, non voglio che  soffrano per me.
Mi rinchiudo nel mio angolo di paradiso, nel mio rifugio, per poi accucciarmi in un angolino e scivolare lentamente verso il pavimento.
Sembrerebbe proprio la descrizione di una di quelle scene  strappalacrime presenti  nei libri romantici ma, in questo caso, non lo è. Il mio gesto è una delle poche cose che faccio quando mi sento a disagio, quando sono triste o spaventata. Fin da piccola, quando avevo difficoltà a reggermi in piedi o a parlare, mi piaceva gattonare per casa e nascondermi negli angoli più reconditi della mia abitazione. Mi piaceva restare sul pavimento, nascosta, riparata da tutto e da tutti.
In questo momento mi sento così. Con le ginocchia al petto e la testa appoggiata al muro, continuo a ripetermi di essere stata una vera idiota. Come ho potuto non capire tutti quei messaggi che mi mandava? Lui non era innamorato di me, non era interessato ad avere una relazione. Lui cercava solo l’affetto che io ero in grado di dargli.
Tra i mille pensieri che mi passano per la mente, c’è anche il disprezzo per la sua ex ragazza. Sono sicura che non può averla lasciata lui perché è chiaro che la ami ancora. Quindi è stata lei… Scoppio a ridere tra le lacrime, singhiozzando sempre più forte. Quella tizia non ha nemmeno idea di cosa ha perso.
Io potrei dargli il cuore, l’anima, non tradirei mai la sua fiducia. Eppure… Eppure lui non mi ama.
Forse non sono abbastanza bella? O forse non sono alta? O sono troppo stramba?
Tutti interrogativi a cui non avrò mai una risposta.
Dopo dieci minuti, durante i quali rimango raggomitolata a terra, mi alzo, mi riaggiusto il trucco e afferro le mie cuffiette.
Mi dirigo in cucina e inizio a cantare. Mia madre mi guarda con un sopracciglio alzato, capisce che c’è qualcosa che non va. Io mi avvicino a lei e tirandola per un braccio, inizio a volteggiare sulle note della canzone che sto ascoltando. Lei non fa domande, mi osserva pensierosa, poi si lascia andare e iniziamo a fare le pazze per tutta casa. Se c’è una cosa che amo di questa donna è la capacità con cui riesce a comprendermi. Sa che mi è successo qualcosa, ma non chiede nulla perché reagirei male, scoppiando a piangere o urlando.
Alla fine, ormai  stanche, ci sdraiamo sul divano. Mia madre mi abbraccia e, baciandomi i  capelli, dice:” Andrà tutto bene…”. E per qualche motivo, in quel momento ci  credo davvero.

Una settimana dopo…

“Sara, mi stai ascoltando, vero?”. Afferma la mia amica Laura.
Come al solito sono distratta e non la stavo ascoltando, ma annuisco ugualmente. Non ho voglia di sorbirmi un altro rimprovero.
Lei ricomincia a parlare, come se  niente fosse. Abbasso il capo e faccio finta di prestarle attenzione.
Lo so, sono un’amica pessima ma, purtroppo, non riesco a concentrarmi su quello che sta dicendo, sono troppo impegnata ad evitare una certa persona per i corridoi della scuola.
Da una settimana esatta ho smesso di andare alle lezioni  di canto di Alex, per ora non ho intenzione di vederlo.
Mi farebbe troppo male.
Rilascio il fiato, che avevo precedentemente trattenuto, appena arriviamo in classe che, stranamente, ormai considero uno dei pochi posti sicuri di questa dannata scuola.
Mi lascio scivolare sulla sedia, giusto in tempo per l’arrivo della mia adorata prof di Matematica, la De Marco.
Stranamente la vipera ha uno strano sorriso. Alzo un sopracciglio, lanciando una strana occhiata a Laura, seduta accanto a me, lei fa altrettanto. Tutti siamo stupiti, di fronte a questa nuova versione della De Marco.
“Allora ragazzi, vorrei darvi una buona notizia, oggi”. Prorompe la vipe... Ehm la nostra prof.
Sono preoccupata. Voglio dire già è una cosa strana che abbia un sorriso stampato in faccia ma addirittura belle notizie…
“Da oggi in classe avremo un nuovo alunno, molto meritevole. Ha una borsa di studio e, nonostante la nostra scuola abbia numerosi talenti in campo letterario  e matematico, posso affermare con certezza che lui sia davvero un ragazzo eccezionale”.
Ha gli occhi a cuoricino… Bleah…
Sicuramente sarà un secchione… Con gli occhiali, i brufoli l’aria snob e… Speriamo non abbia anche l’abitudine di scaccolarsi in classe. Porca miseria, se c’è una cosa che odio più della De Marco sono i tipetti che si credono chi sa chi perché magari ne capiscono di equazioni di secondo grado fratte, letterali e… Basta mi viene la nausea solo a nominarle certe cose…
“Vi presento Luca White”.
Un ragazzo dai capelli corvini e dagli occhi azzurri entra dalla porta dell’aula.
Ehm… Non è esattamente come lo avevo  immaginato… Sento dei sospiri da parte delle mie compagne e scoppio a ridere, attirando l’attenzione della prof che mi guarda trucemente. Il ragazzo invece alza un sopracciglio e mi sorride. Ok, ha veramente un sorriso da oscar.
Non avrei mai immaginato che i secchioni potessero anche essere ali, muscolosi, senza occhiali e soprattutto senza brufoli. Nella vita si imparano tante cose…
La prof fa le presentazioni di rito, per poi chiedere al nuovo arrivato il luogo dove si sarebbe votuto sedere.
Sicuramente sceglierà uno tra  i primi banchi. Sarebbe una tipica scelta da ragazzo studioso.
“Ehm, vorrei sedermi vicino a quella ragazza dai capelli rossi. Quella negli ultimi banchi a desta”.
Ultimi banchi a desta… Strano. Ho sbagliato di nuovo, possibile che non ne azzecchi nemmeno una su di lui?
Aspetta un fottuto attimo ma… Sono io quella con i capelli rossi.
Sgrano gli occhi mentre Luca  o come si chiama mi fa un sorriso e un occhiolino per poi sedersi, abbastanza velocemente,  al suo nuovo banco.
Un’ondata di colonia mi coglie impreparata.
“Ciao, mi chiamo Luca”. Il ragazzo si presenta, amichevolmente.
Io mi giro verso di lui e gli faccio un cenno di saluto con il capo, per poi dire:” Io Sara”. Mi  rigiro verso  la prof ma lui richiama nuovamente la mia attenzione con la voce divertita ma decisa al tempo stesso.
“Spero di non averti turbata mettendomi vicino a te ma… vedi… io odio i primi banchi…”. Mi rigiro verso la sua direzione, esclamando:” A chi lo dici”.
“Sai, la prof mi guardava in modo strano e le altre ragazze sembravano più lupi affamati, inoltre i ragazzi o  mi scrutavano come se fossi un intruso oppure pensavano a scaccolarsi… Quindi…”.
Scoppio a ridere, silenziosamente.
Lui mi sorride, per poi girarsi verso la prof.
Oggi ho scoperto una nuova cosa: mai giudicare un libro dal titolo. E non ho sbagliato il proverbio in quanto,  in questo caso, si tratta proprio di questo perché la copertina, beh… E’ tutto un programma.
 
Angolo autrice.
Scusate, come sempre, per il ritardo. Finalmente è arrivata l’estate, quindi udite udite, a parte imprevisti spero di aggiornare come minimo una volta a settimana.
Che ve ne pare di questo capitolo? Alex ha detto a Sara di non provare amore nei suoi confronti… Voi cosa ne pensate? Spero di leggere un vostro commento. Nello scrivere questo capitolo, soprattutto nel primo pov  di Sara, ci ho messo l’anima. Mi sono commossa, forse perché ho visto me in lei.
Spero di avervi emozionato almeno un po’… <3
E cosa ne pensate di Luca White… ;) Lascio a voi qualunque commento sul suo conto. Per ora, voglio essere misteriosa.
A presto, bellissime. Non potete immaginare quanto sia contenta di avervi come lettrici.
Alexiases
  
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