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Autore: rowiel    13/06/2015    3 recensioni
(IN REVISIONE)Aly è sempre stata innamorata di Alex, ma non ha mai fatto niente per conquistarlo. Per lei lui è bello e irraggiungibile come il sole, eppure i loro universi sono destinati ad avvicinarsi inesorabilmente. Cosa accadrà quando si scontreranno?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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21_Tom Ciao a tutti,
 piccola modifica per comunicare che, dopo quello che definirei un vero e proprio parto, è nata la pagina Facebook di Icarus.
Per iniziare solo qualche foto, ma a partire dalla prox settimana insieme ai nuovi capitoli posterò tanti contenuti tutti da scoprire. Spero che la visitiate e mi facciate sapere cosa ne pensate!!!! :)
Spero anche di poter condividere questa nuova esperienza con tutti quelli che stanno avendo la pazienza di seguirmi e di avere così uno spazio per interagire più velocemente.
A presto!!!!

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CAP 21
PdV Tom

Strinsi il volante più forte. Fremevo dalla rabbia.
Era colpa mia. Se solo avessi ascoltato l'istinto, non sarebbe mai successo niente. Non avrei mai dovuto permettergli di avvicinarla. Conoscevo Alex, ma cosa mi era passato per la testa?
Idiota. Stupido che non ero altro.
Avrei dovuto fermarla, impedirle di innamorarsi di lui o almeno avrei potuto allontanarlo da lei, ma invece avevo permesso che tutto ciò si verificasse. Ero rimasto come un coglione a guardarlo ferire mia sorella. Eppure avevo sempre saputo che sarebbe finita così, dal momento in cui avevo visto quello sguardo sul volto di Aly. Tutto il dolore che ora la stava distruggendo era colpa mia. Non mi sarei mai perdonato per questo, ma sopra ogni cosa non avrei mai perdonato lui.
Come aveva potuto ferirla? Dopo tutte le volte che lo avevo messo in guardia, lo aveva fatto lo stesso. Era più forte di lui. Non mi potevo aspettare altro da Alex, lo conoscevo, sapevo come trattava le donne. Ero stato un dannato idiota a fidarmi. Dio, quanto ero stato cretino! Ma stavolta non l'avrebbe passata liscia.
Stavo andando a cercarlo per pareggiare i conti. Non sopportavo più l'idea che, mentre Aly passava le pene dell'inferno, lui fosse a divertirsi chissà dove. Mentre mia sorella stava perdendo se stessa, lui probabilmente aveva già dimenticato ciò che era successo. Era un tornado che travolgeva e spazzava via tutto lasciandosi dietro solo macerie e desolazione.
Riuscivo quasi a vederlo seduto al tavolo con Sam e gli altri a ridere raccontando di come aveva spezzato il cuore alla "stupida sorella di Tom". Era così che faceva. Rideva delle sue conquiste, le ridicolizzava orgoglioso. Non gli avrei permesso di farlo con mia sorella, non più.
Arrivai al pub con le mani che prudevano. Volevo gonfiarlo di botte, volevo rendergli parte del dolore che aveva causato, ma i ragazzi mi dissero che non c'era e che non lo vedevano da un po', il che non fece che aumentare la mia irritazione. Poteva essere ovunque. Nella maggior parte dei pub che frequentava non mi avrebbero mai fatto entrare. Era lui ad avere gli agganci, era sempre stato lui ad organizzare le serate, ma io sapevo come trovarlo. Lo avrei aspettato sotto casa, avessi dovuto restare lì anche tutta la notte.
Quando arrivai al suo appartamento vidi dalla strada che le luci erano accese. Strano. Forse era in dolce compagnia. Be' la serata non gli sarebbe andata come aveva previsto.
Bussai alla porta con così tanta furia che per poco non la buttavo giù. Ero sempre più impaziente. Sempre più smanioso.
Tesi le orecchie per cogliere ogni rumore dall'interno, aspettandomi di sentire qualche gemito o gridolino, ma sembrava non esserci nessuno. Stavo per bussare di nuovo quando di colpo la porta si aprì.
Successe in un attimo. Mi ritrovai davanti la faccia di Alex e prima ancora di rendermene conto lo avevo già colpito. Lui cadde a terra con un tonfo.
"Questo è per non aver mantenuto la parola!", gli urlai.
"Cominciavo a credere che non saresti venuto...", farfugliò cercando di alzarsi.
Come misi piede dentro fui sopraffatto da un forte di odore di alcol. Whisky o forse gyn. Alex doveva aver bevuto tanto per puzzare così e per un attimo mi ritrovai a pensare che era strano. Lui non beveva più quella roba.
Non so se a causa del pugno o dell'alcol ma ci mise un po' ad alzarsi. Era piuttosto instabile.
"Questo è per aver mandato tutto a puttane!”, dissi colpendolo di nuovo.
Stavolta non cadde, ma indietreggiò di qualche passo. Barcollava pericolosamente.
"Tutto qui?", disse come se non lo avessi neanche toccato.
Il suo tono altezzoso e sprezzante mi mandò in bestia.
"Tu devi sempre rovinare tutto, vero? Non potevi lasciarla stare, eh?", gli urlai furioso.
Alex non rispose e lo colpii ancora, tanto forte da farmi male alla mano.
"Alzati!", gli ordinai fuori di me.
Lui obbedì anche se ormai si reggeva a stento in piedi. In quel momento avrei voluto ammazzarlo di botte.
"Lei non lo meritava.", dissi preparandomi a colpirlo ancora, "Questo è per..."
"No!", urlò allora lui, "Non dirlo. Non dire il suo nome."
Rimasi con la mano a mezz'aria incapace di colpire. C'era qualcosa di familiare nel modo in cui lo aveva detto. Avevo già visto lo spasmo doloroso che gli aveva attraversato il volto quando stavo per fare il nome di Aly.
Una brutta sensazione mi invase.
"Guardami!", gli ordinai prendendolo per la maglia e attaccandolo al muro, "Guardami!"
Alex obbedì e solo allora mi resi conto dello stato in cui era. Aveva l'aria stanca, le occhiaie profonde, il colorito spento e una barba incolta. Era pallido, molto pallido e nel suo sguardo ritrovai un'emozione che ormai avevo imparato a riconoscere fin troppo bene. Ma non capivo perché.
Lui non aveva diritto di sentirsi così.
"Ti sei innamorato di lei.", dissi con orrore mollando la presa.
Alex scivolò con la schiena lungo la parete fino a ritrovarsi seduto a terra. Aveva le lacrime agli occhi e l'espressione da cane bastonato. Deglutì a vuoto un paio di volte senza rispondere. Potevo leggere chiaramente lo sgomento nei suoi occhi, il terrore che lo aveva sopraffatto. Si era innamorato, lui che per tutta la vita non aveva fatto altro che cercare di evitarlo. Guardava all'amore, come le persone normali guardano una brutta malattia infettiva. Tutte le regole sulle relazioni, i suoi principi, il suo modo di trattare le donne non erano serviti a niente. Stava vivendo il suo incubo peggiore.
"Mi dispiace. Mi dispiace davvero Tom.", gemette.
La disperazione che trapelò dalla sua voce mi colpì stroncando la rabbia. Indietreggiai fino a sedermi sul bracciolo della poltrona, ancora sotto shock. Non riuscivo a capacitarmi. Come era successo? Quando? Perché non mi ero accorto di niente? Perché non ero riuscito ad impedirlo?
Mi ero sempre preoccupato per Aly, ma l'idea che lui potesse ricambiarla non mi aveva mai nemmeno sfiorato la mente. Ora però cominciavo a capire qualcosa di più di tutta questa storia. Era così che Alex faceva, era il suo modus operandi: feriva le persone prima che potessero ferirlo, ma stavolta aveva sbagliato. Aly era incapace di fargli del male e non si era fermato a pensare che comportandosi così l'aveva distrutta.
Strinsi forte i pugni, cercando di mantenere la calma. Cosa dovevo fare adesso? Forse se le avessi raccontato del passato di Alex, Aly sarebbe riuscita a capire e superare tutto quel dolore, ma mi avrebbe ascoltato? Non dopo l'ultima volta. Da quella sera in camera sua era diventata ancora più schiva. Parlava poco e solo di cose superficiali. Teneva tutti a distanza. No, era impossibile, non mi avrebbe mai ascoltato.
“Lei come sta?”, mormorò dopo un po' con un filo di voce risvegliandomi dalle mie fantasie.
Non potei fare a meno di notare che non voleva o poteva pronunciare il suo nome. Non avrei mai pensato di vedere proprio Alex ridotto così. Era nelle stesse condizioni di mia sorella, ma almeno lui non si sforzava di negare la realtà.
“Tieni, leggi questo.”, gli riposi passandogli un pezzo di carta.
Voleva sapere come stava Aly? L'avrei accontentato. Volevo che sapesse di cosa si era reso responsabile. Stavolta avrebbe affrontato le conseguenze. Non gli avrei permesso di lavarsene le mani.
“Cos'è?”, domandò corrugando la fronte.
“Leggilo.”, gli dissi perentorio.
Era il tema che Aly aveva scritto. Era il concretizzarsi di tutte le mie paure. Leggendolo avevo capito che Aly non ne sarebbe mai uscita, non da sola. Il dolore che stava provando l'aveva sopraffatta e lei si rifiutava di affrontarlo. Forse pensava che negandolo sarebbe svanito e non si rendeva conto di come invece la stava cambiando. Aveva chiuso il suo cuore e non mi piaceva ciò in cui si stava trasformando.
“Chi l'ha scritto?”, mi chiese sempre più confuso.
“Aly.”, gli risposi secco.
La sua espressione cambiò di colpo. Perse colore e vidi lo sgomento dipingerglisi sul volto. Nei suoi occhi la stessa angoscia che avevo sopraffatto anche me.
“No!”, disse quasi urlando, “No, no, no, no, no, no, no, no. Non lei.”
Era assurdo che tra tutte le persone a cui avevo fatto leggere quel tema, tra tutti quelli a cui avevo esternato la mia preoccupazione, Alex fosse l'unico ad aver capito. Forse l'aver vissuto un dolore simile lo aveva reso capace di leggere tra le righe, di capire che se non trovavo il modo di impedirlo, ciò che rendeva Aly così speciale rischiava di svanire per sempre.
Quando era stato Alex ad attraversare un brutto momento, ricordavo perfettamente com'era andata. Le assurdità che aveva fatto, le strade a cui si era pericolosamente avvicinato. Era stato così vicino al rovinarsi la vita che... la sola idea che Aly potesse attraversare lo stesso calvario mi fece accapponare la pelle.
“Dio, che ho fatto! Non volevo... Tom ti giuro se potessi tornare indietro...”, balbettò con le lacrime agli occhi.
Ricordavo perfettamente l'ultima volta che avevo visto Alex piangere. Era un gesto che odiava, che, secondo lui, mostrava solo fragilità e debolezza. Ed era così che ora appariva, fragile. Per un attimo provai una forte compassione.
“Ma non puoi cambiare il passato, quindi la domanda è: cosa pensi di fare ora?”, gli chiesi severo.
Era stato lui a fare il danno, era giusto che almeno provasse a fare qualcosa per rimediare. Mi dava sui nervi l'idea che lui continuasse a starsene lì immobile con le mani in mano.
“Che intendi dire?”, fece confuso.
“Dici di essere innamorato di Aly, ma non hai mosso un dito per lei. Tutto quello che sai fare è pensare a te stesso e piangerti addosso. È lei la vittima Alex, non tu.”, lo accusai senza mezzi termini.
“Ma dopo ciò che ho combinato, lei non vorrà più saperne di me.”, cercò di giustificarsi con quel suo atteggiamento remissivo del cazzo.
Era un vigliacco. Erano tutte stronzate. Se davvero avesse voluto farlo, avrebbe cambiato le cose o ci avrebbe provato. Non era tipo da arrendersi, non se voleva veramente ottenere qualcosa.
“Puttanate! Sono tutte scuse. Tu fai sempre così. Combini casini e poi eviti di assumertene le responsabilità. Ma stavolta no, cazzo! È di Aly che stiamo parlando!”, dissi sentendo riaffiorare l'irritazione, “La ragazzina spensierata e sognatrice sta svanendo sotto i miei occhi ed io non posso permettere che accada. È mia sorella!!”
“Farei qualsiasi cosa per lei, ma non...”
“Te ne stai lavando le mani.”, lo interruppi, “Non te ne importa niente di lei. Possibile che non provi nemmeno un minimo di rimorso? Tu sai cosa sta passando e sai a cosa andrà incontro se non la fermiamo!”
“Non sta a me salvarla, Tom.”, mi rispose abbassando lo sguardo.
“Eppure sei il solo che può farlo.”, dissi realizzando solo nel momento in cui parlavo la verità di quelle parole.
Alex aveva sempre avuto un forte ascendente su Aly, qualcosa che lei non riusciva a controllare. Se c'era una speranza di infrangere il muro di indifferenza dietro cui si stava nascondendo, era quella di farle affrontare ciò da cui stava sfuggendo. Ma non sarebbe stato facile, era diventata molto abile ad evitare ogni cosa che le causava dolore, ogni cosa che la riportava a lui. Tuttavia ero certo che se si fosse trovata di nuovo faccia a faccia con lui non sarebbe riuscita a portare avanti la sua mascherata. Per quanto odiassi ammetterlo, Alex le toccava il cuore, quel cuore che da mesi ormai Aly teneva sotto chiave e che non lasciava più sfiorare a nessuno.
Ma lo conoscevo fin troppo per sperare che avrebbe fatto qualcosa. Lui era il tipo che odiava le responsabilità, i problemi, le preoccupazioni, non si sarebbe mai fatto carico del dolore di mia sorella. Dovevo trovare un altro modo per aiutarla. Forse potevo sfruttare i sentimenti che ancora nutriva per lui. Dovevo solo capire come raggiungerli.
Mi alzai e mi diressi verso la porta. Non avevo più motivo di restare lì. Prima di uscire mi voltai un'ultima volta.
“Sei un vigliacco.”, gli dissi guardandolo dritto negli occhi, “Aly ti ama veramente. Se non potevi ricambiarla, dovevi solo dirglielo. Sapevi che l'avresti distrutta. È colpa tua e se le succederà qualcosa sarà te che verrò a cercare, ricordatelo.”, lo minacciai sbattendo forte la porta alla mie spalle.
   
 
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