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Autore: Alexiel Mihawk    15/06/2015    5 recensioni
Nami e Zoro non sono anime gemelle, ma questo non ha certo impedito loro di incontrarsi e innamorarsi l'uno dell'altra; Cavendish è sempre stato un esteta e la sola idea di potersi innamorare di una persona brutta lo ripugna; Rebecca ha trovato la propria anima gemella, ma ha scoperto, con orrore, di non essere la persona che lui stava aspettando; Law è sempre stato convinto di essere eterosessuale e ora vede le sue convinzioni andare in pezzi; Kidd è gay da una vita e detesta chi mente a sé stesso; Bonney ha dei problemi con la legge, Drake è la legge.
Soulmate!Modern!AU - In un mondo in cui ti viene detto, fin dalla più tenera età, che là fuori, da qualche parte, esiste qualcuno destinato ad amarti, destinato a stare con te, è possibile per una persona sentirsi davvero libera di amare senza imposizioni? Senza che il destino pesi come una condanna? Durante un roadtrip coast to coast Nami, Zoro, Cavendish, Bonney e Kidd si fermano a Peach Springs, cittadina dell'Arizona costruita attorno alla Route 66, qui incontreranno una serie di persone che cambieranno loro la vita.
[Zoro/Nami; Law/Kid; Bonney/Drake; Cavendish/Bartolomeo/Rebecca]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Cavendish, Eustass Kidd, Jewelry Bonney, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Franky/Nico Robin, Nami/Zoro, Rufy/Nami
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: Walk like an Egyptian
Capitolo: Far from any road – Parte #2
Fandom: One Piece
Personaggi: Nami, Zoro Roronoa, Eustass Kid, Jewelry Bonney, Cavendish, Killer, Trafalgar Law, X-Drake, Bartolomeo, Rebecca, Monkey D. Rufy, Portoguese D. Ace, Sabo, Sanji
Pairing: Zoro/Nami, Franky/Robin, Eustass/Trafalgar, Bonney/X-Drake, Cavendish/Bartolomeo/Rebecca, implied!Rufy/Nami, implied!Sabo/Koala
Rating: vagamente nsfw
Genere: slice of life, sentimentale, generale
Avvertimenti: soulmate!AU, tattoo!AU, roadtrip!AU, modern!AU, linguaggio volgare
Parole: 7088, senza testi delle canzoni.
Note: ora mi diverto con un’altra sfilza lunghissima di note! Allora, prima di tutto grazie a Kuruccha per avere betato il capitolo che mi ha fatto pensare non poco. Nel complesso sono soddisfatta e spero che possiate apprezzarlo anche voi. Poi, Crì, tesoro, la storia è una ZoNami, giuro. Giuro che va a parare lì, ma gli audio con la Rem li ho apprezzati tanto lo stesso. Sul piano tecnico, anche se so dimenticherò roba:
- Le canzoni di questo capitolo sono: Welcome to Tijuana, Manu Chao; Principe Alì, Aladdin; Space Oddity, David Bowie; Hooked on a feeling, Blue Swede.
- C’è una pseudo citazione di “A qualcuno piace caldo” nella scena con Bonney e Drake, se non avete visto il film si tratta di questa scena.
- Nullius in Verba significa “Non dare fiducia alle parole di nessuno”; E pluribus unum, significa “Da molti, uno soltanto” (ma la battuta sull’ano è chiaramente una reference di Community); Semper Fidelis, è il motto dei marines; Nomen Omen, significa “Il nome è un presagio” o “Un nome un destino”, “Il destino nel nome” insomma avete capito il concetto.
- Se avete domande sulla parte del museo e sui personaggi storici citati, non fatevi problemi e chiedetemi. Allo stesso modo se non siete sicuri di chi siano i personaggi a cui faccio allusioni (anche se si dovrebbe capire dalle descrizioni) domandate!
- Le zebre a Tijuana ci sono davvero, almeno secondo i turisti; inoltre vi sconsiglio di avventurarvi nella Zona Norte da soli, perché è il quartiere a luci rosse, anche se rimane l’unico posto dove vi vendono una birra dopo le 18.
- Zoro/Nami o Rufy/Nami? Come dicevo, la storia è una Zoro/Nami e si concluderà con questo pairing, MA per tutte le fan della RuNami che leggono, se ci sono, credo che vi piacerà comunque dove voglio andare a parare con il loro rapporto.

- ATTENZIONE! Ho deciso di mantenere il rating della storia arancione perché il sesso non è assolutamente il punto di tutto questo, però in questa scena c’è una piccola scena nsfw tra Bonney e Drake, è brevissima, e a malapena descritta, ma io ve lo dico. Also, non incide sulla trama, se vi sconvolge potete saltarla.
- Ho cercato di approfondire ancora un po’ l’ambito sociale evidenziando un po’ come questa società veda le anime gemelle e palle varie. Non mi ci sono dilungata troppo, ma credo che in futuro tornerò sull’argomento matrimoni.
- Come in futuro? Il prossimo è l’ultimo capitolo! OMG DI GIA’?! Non ce la posso fare!
 
 
 
Walk like an Egyptian
5. Far from any road #2
 
 

Non ricorda come si siano conosciuti lui e Rufy.

A detta di Ace, che all’epoca di anni ne aveva sei, avevano fatto a cazzotti per chi dovesse salire sullo scivolo per primo; quando, però, erano stati interrotti da un certo Hermeppo, di poco più grande di loro, che li aveva spintonati via per salire, avevano deciso di fare una tregua per poterlo picchiare. Ace gli aveva raccontato che dopo era dovuto scappare trascinandoseli dietro, inseguito dalle urla rancorose del padre del bambino, un tale Morgan, un tizio del tutto poco raccomandabile.
Da quel momento Zoro era sempre stato con loro, ogni momento della giornata; suo padre si lamentava spesso che tornasse a casa solo per mangiare e dormire, ma non gliene aveva mai fatto una colpa, né aveva mai posto restrizioni alla sua libertà. Così il piccolo Roronoa era cresciuto facendo a botte con gli altri ragazzini, frequentando la palestra con Johnny e Yusaku, e trascorrendo tutto il resto del suo tempo assieme a Rufy, a incitare Sabo ed Ace che si facevano belli di fronte a loro o attaccato alle console a giocare. E il tempo era passato, era arrivato Sanji e il duo era diventato un trio, ben distinto da quelli che erano gli amici della palestra.
Prima che se ne rendessero conto avevano compiuto sei anni e i loro tatuaggi si erano materializzati, ognuno in un posto diverso, su quei corpi ancora acerbi da bambini; ricordava fin troppo bene il giorno in cui si era svegliato con quel fastidio alla schiena. Era corso da Rufy ansioso di dimostrargli che finalmente era diventato grande – perché, come diceva sempre Ace per prenderli in giro, senza Basher non erano che dei mocciosi senza speranza – e aveva trovato il suo amico intento a osservarsi il polso con aria stupita. Rufy lo aveva guardato e gli aveva chiesto: «Secondo te va via?»
Erano scoppiati a ridere entrambi, mentre con curiosità esploravano le rispettive scritte, fissando quel carattere asettico che caratterizzava i tatuaggi di tutti, ammirando le parole e facendo ipotesi sul loro significato. Poi si era unito Sanji, mostrando con orgoglio la sottile scritta alla base del collo, “Levati di mezzo” diceva e per qualche tempo i suoi amici non avevano fatto altro che dirglielo, prendendolo in giro. All’epoca erano solo bambini, non avevano idea di quanto quelle semplici frasi avrebbero influito sulle loro vite.
In fondo era solo normale, no? Non era così per tutti?
La gente si cercava per tutta la vita, si incontrava e si sposava guidata da quel segno sulla pelle, i genitori dicevano ai figli di cercare la loro anima gemella, cercando di limitare il più possibile che uscissero con le persone sbagliate, che in molti caso erano davvero considerate sbagliate dall’intera società perché non erano la metà giusta, non era destino; gli insegnanti incentivavano gli studenti a comunicare tra di loro, a conoscersi, non solo tra membri della stessa classe; i comuni organizzavano veri e propri incontri “Trova il tuo soulmate”, per incentivare le probabilità di scoprire chi fosse, e lo stesso facevano le aziende, le università, gli uffici.
Non che le famiglie Monkey e Roronoa facessero troppa attenzione a queste cose; il padre di Zoro era rimasto vedovo che il figlio era ancora molto piccolo e non si era mai preoccupato delle possibili conseguenze della solitudine: «In fondo» diceva spesso «Sono stato fortunato. Ci sono persone che non incontrano mai la loro anima gemella e rimangono sole e disperate per tutta la vita. Io almeno ho avuto tua madre».
Garp, allo stesso modo, non sembrava per nulla interessato alla faccenda, ripetendo spesso ai nipoti che non era affar suo chi frequentassero, che lui non voleva saperne niente e che, se anche fossero rimasti feriti da una relazione andata male, beh, era tutta salute. Ciò che non ti uccide ti fortifica e sei ti uccide sei tu che sei un cretino per esserti fatto mettere sotto.
Poi era arrivata Kuina ed era cambiato tutto. O meglio, era stato un cambiamento graduale, ma Zoro aveva iniziato ad attendere i giorni dell’allenamento almeno quanto attendeva i suoi pomeriggi con Rufy, aveva imparato a capirla con uno sguardo e a sentirsi capito con un solo cenno. Era stato bello ed era stato appagante. Ricordava lo sguardo geloso di Rufy i primi tempi: sporgeva le labbra verso l’esterno e si lamentava che Zoro trascorresse troppo tempo con quella ragazza e poco con lui. Erano ancora gli anni delle elementari, ma era stato proprio in quel periodo che il loro universo aveva preso forma, che i loro legami si erano stretti ed erano diventati indissolubili.
Prima c’erano stati solo lui e Rufy, poi a loro si era unito Sanji. E quindi era arrivata Kuina. Ma Kuina non era come le altre bambine, non aveva mai cercato di intromettersi nelle loro dinamiche di gruppo e non aveva nemmeno mai cercato di farne parte. Non le interessavano gli altri, il tempo che passava con Zoro in palestra per lei era sufficiente, perché quelle ore erano loro e basta.
Così la vita di Zoro era trascorsa come divisa in due, metà dedicata ai suoi amici, l’altra metà dedicata agli allenamenti e alla scoperta di quel sentimento che gli adulti chiamavano amore. Kuina era stata una presenza costante nelle sue giornate, e gli bastava un suo sguardo, una sua parola perché anche il più nero dei malumori si placasse un poco; era stata il suo primo bacio, le sue prime carezze goffe sotto la maglietta a sfiorare dei seni ancora acerbi, la sua prima erezione silenziosa sotto la stoffa dei pantaloni. Era stata il suo primo tutto.
Quando avevano fatto l’amore, pur senza avere alcuna esperienza, era stato come tornare completi di nuovo, e non aveva importanza quanto fosse stato difficile arrivare a quel punto o che problemi avessero avuto ad aprire quel maledetto preservativo, o ancora che all’inizio non sapessero bene da che parte girarsi. Era stato bello ed era stato come essere travolti finalmente dalla consapevolezza di non essere soli, mai. Zoro, che all’epoca, a soli quindici anni, ancora non conosceva bene il sesso, non aveva avuto bisogno di esplorare quel corpo steso sotto il suo, perché istintivamente sapeva dove andare ad accarezzarla, dove appoggiare le labbra e quali punti sfiorare perché la ragazza potesse provare piacere. Non era intuito, era il Basher, ma all’epoca lui non ne aveva idea e pensava fosse la normalità.
Quando, a sedici anni, un pirata della strada travolse Kuina, per Zoro fu come se il tempo si fosse fermato. I suoi amici lo videro rinchiudersi e sfiorire e mentre Sanji usciva e iniziava a frequentare qualunque ragazza fosse disposta a dargli una chance, Zoro rimaneva con Rufy in casa, a giocare ai videogiochi, a guardare telefilm, a sfogliare svogliatamente le pagine di libri per cui non provava interesse alcuno. Arrivò Kendra e per un po’ le cose parvero migliorare, e alla fine, dopo un paio di anni, sembrò che il ragazzo si fosse ripreso, ma Sanji, Rufy e chiunque lo conoscesse da sempre avevano continuato a percepire l’ombra che leggera lo accompagnava costantemente.
 
A distanza di dieci anni, ora, Zoro osserva il suo riflesso nell’acqua azzurra del lago, increspata unicamente dal flusso continuo che si riversa al suo interno dall’alto della cascata.
«Non è che proprio mi piace quando mi tieni il muso» borbotta Rufy sedendosi di fianco a lui senza chiedere permesso, stringendo il cartone di un succo di frutta al mirtillo e osservando l’amico con una smorfia.
Roronoa scoppia a ridere, bevendo un sorso di birra, quindi gira il volto verso di lui e sogghigna leggermente.
«Non ce l’ho con te, demente! È solo che non me lo aspettavo».
«Figurati io, perché non mi hai mai detto che brucia?!» si lamenta Rufy lasciandosi cadere sulla schiena e portando le mani dietro la testa.
«Non è che ci abbia fatto troppo caso all’epoca. A sei anni non facevamo altro che fare a botte, ricordi?» risponde Zoro appoggiandosi contro un albero, in modo tale da rivolgere il viso verso l’amico.
«E chi se lo scorda. Non so se ne abbiamo prese di più da quelli del gruppo di Ace o da mio nonno».
«Decisamente da tuo nonno» borbotta Roronoa massaggiandosi il capo al solo pensiero «Quel vecchiaccio si divertiva a prenderci a cazzotti, te lo dico io!»
«Ti ricordi quando ha promesso di portarci in campeggio e ci ha lasciati da soli una settimana?»
«Ricordo perfettamente che dopo due giorni eri pronto a darti al cannibalismo, ma non avevi il coraggio di uccidere un coniglio».
«Ma erano carini e bianchi» borbotta Rufy «E poi abbiamo risolto quando Ace è andato a derubare i turisti».
Zoro scoppia a ridere, ripensando alla fuga nel bosco inseguiti da villeggianti in camper piuttosto incazzati, armati di rastrello; sposta lo sguardo sulla cascata e sospira impercettibilmente.
«Non ho intenzione di portartela via» mormora piano il moro calandosi sugli occhi il cappello di paglia che porta sempre con sé.
«Credo che la scelta sia anche sua, Rufy» Zoro sorride mestamente.
«Lo sai che Sabo si è unito a quelli del Nullius in Verba –»
«Che c’entra?! Ma tra l’altro perché? Lui e Koala sono anime gemelle, no? Il Nullius in Verba non è mica quel partito che promuove le coppie non destinate?»
«Dice che tutti dovrebbe avere una scelta e che quelli là degli ani dicono solo cazzate».
Zoro scoppia a ridere, correggendo l’amico «E pluribus unum, Rufy. Come fai a confonderti? È il motto nazionale degli stati uniti d’America, tuo nonno lo ha stampato insieme a Semper Fidelis e lo ha appeso nella vostra camera da letto!»
«È la stessa cosa» borbotta il giovane «Io comunque credo che abbia ragione».
Roronoa non risponde, in attesa che l’amico continui. Non capita sempre che faccia discorsi lunghi, o peggio, profondi, ma le rare volte in cui accade bisogna lasciarlo parlare, dargli tempo, perché per Rufy trovare le parole giuste è sempre stato importante e difficile.
«Non ti vedevo così rilassato da anni, da quando Kuina era viva» mormora Rufy, senza farsi problemi a pronunciare quel nome «E non so quanto effettivamente cambi non essendo Nami la tua anima gemella, ma io ti vedo felice. Sinceramente mi basta».
«È diverso»  borbotta Zoro fissando il fondo della bottiglia ormai vuota «Con Kuina non c’era bisogno di parlare, lei sapeva e basta; con Nami è l’opposto, a volte non capisco a cosa stia pensando e non riesco a tirarglielo fuori nemmeno con le pinze, mi fa salire il nervoso e spesso si diverte a prendermi in giro. La nostra storia è tutt’altro che perfetta».
Questa volta è Rufy a non replicare, consapevole di quanto sia difficile per Zoro essere onesto sui suoi sentimenti.
«Però è per questo che la amo» borbotta portandosi una mano al viso e coprendo parzialmente la bocca «Ho scoperto il corpo di Nami poco a poco, ho imparato a conoscerla, ho dovuto capire da solo il significato dei suoi gesti e delle sue occhiatacce. Ho accettato i suoi difetti e lei ha accettato i miei, compensandoli con tutti quei pregi che non sempre gli sconosciuti riescono a vedere. Stare con Nami è una scoperta, Rufy. Qualcosa che non avrei mai creduto possibile e non sono sicuro di volerci rinunciare».
«Ma dipende da lei, giusto?»
«Sì. Non ho intenzione di impedirle di fare niente, così come non ho intenzione di impedirlo a te. Sei il mio migliore amico, Rufy, quale che sia la decisione che prenderete sono sicuro che sarà quella giusta».
Rimangono in silenzio per qualche istante, finché dal riverbero del falò si avvicina Nami, il passo deciso e l’aria di chi non ne può già più.
«Roronoa, io te lo dico, sto per ammazzare qualcuno» sibila irritata  lasciandosi a cadere a sedere «Lo sceriffo e Bonney sono spariti e sinceramente non voglio sapere dove siano finiti e Kidd continua a litigare con quell’altro mentecatto!»
Zoro si alza appoggiandole una mano sul capo.
«Ho capito, ci penso io. Tu controlla che Rufy non si getti in acqua che non sa nuotare».
«Hey! Non è vero!» borbotta l’amico guardandolo allontanarsi «Ci tocco qui!»
Nami lo guarda con la stessa aria che si rivolgerebbe al proprio cane ritardato mentre si sloga la coda dopo avere scodinzolato troppo forte e maledice quel punto, quella situazione, tutti i suoi amici e soprattutto Bonney.
Si fissano in silenzio per qualche minuto finché Rufy, che si era messo a sedere e la osservava con interesse da una manciata di secondi, non domanda con aria perplessa: «Scusa, ma tu la fai la cacca?»
Nami rimane interdetta, i suoi occhi spalancati, chiude lentamente le palpebre e si passa le mani sulle tempie.
«Io me ne vado» sibila piano facendo per rialzarsi.
Il ragazzo però la blocca per un polso, arricciando le labbra e guardandola come un cucciolo che sta per essere abbandonato.
«Eddai, scherzavo, non andare via! Se poi Zoro torna e non ti trova? Finisce che mi pesta pensando che ti abbia rapito!»
«Sempre che riesca a tornare qui senza perdersi» borbotta la rossa sadicissima, rimettendosi suo malgrado a sedere «Mi chiedo come abbia fatto a sopravvivere fino ad oggi!»
«Oh beh, ha un ottimo istinto di sopravvivenza. E a dirla tutta difficilmente lo abbiamo mai lasciato andare in giro da solo, non dopo quello che è successo in Messico».
«Cos’è successo in Messico?» domanda Nami improvvisamente interessata.
«Non so se posso dirtelo. Cioè a Zoro non piace che se ne parli» mormora Rufy, soppesando le parole «Però ora Zoro non c’è, oh beh! Tanto prima o poi l’avresti scoperto».
«Scoperto cosa!?»
«Quando avevamo diciott’anni io, Zoro e Sanji, abbiamo deciso di andare in Messico. Così siamo scappati di casa per un weekend, abbiamo preso la macchina di Ace e siamo arrivati a Tijuana».
«Welcome to Tijuana, tequila, sexo y marijuana» canticchia la rossa con un sorriso.
«Sì, beh, arriveremo anche a quello» ridacchia Rufy, cercando di trattenersi dal raccontare solo la parte divertente «Beh, comunque, passiamo il confine, dopo una serie infinita di controlli e decidiamo di darci alla pazza gioia visto che in Messico l’età minima per bere sono i diciotto; così iniziamo a girare. Non nego che all’inizio siamo rimasti un po’ perplessi, con tutte quelle zebre e nessuna scimmia».
«Immagino la delusione» ironizza la ragazza.
«Tantissima!! Hai idea di che figata sono le scimmie che ballano? Hai mai visto Aladdin?! Io mi immaginavo già Alì, principe Alì, Ali Ababua! Le sue scimmie son cento e son bianche! Che belle scimmie! Che belle scimmie!»
Ok, se l’è giocato, pensa Nami, sorridendo suo malgrado; certo che tra tutti gli spostati che poteva incontrare sul suo cammino…
«Rufy, ti prego, non perdere il filo» mormora, stupendosi di quanto le riesca facile chiamarlo per nome, nonostante tutto.
«Sì, giusto… Allora, dicevo, c’erano le zebre; ci facciamo questo giro per la città, ma ci accorgiamo che dopo le sei non servono più birra da nessuna parte, così un tizio del tutto affidabile – e giuro, Nami era davvero affidabile, cioè perché giudicare qualcuno dall’aspetto solo perché ha le braccia tatuate ed è truccato da donna? Comunque questo tizio si presenta, e ci dice di chiamarsi Von Clay e che conosce il posto perfetto per passare la serata migliore della nostra vita».
La rossa comincia a capire dove il giovane stia per andare a parare e si sistema contro il tronco dell’albero, preparandosi a qualcosa di divertente.
«Camminiamo fino alla Zona Norte e finiamo a fare il giro dei locali, per la gioia di Zoro, che deve aver provato qualcosa come una decina di birre diverse, e anche di Sanji visto che apparentemente era anche la zona dei locali a luci rosse ed era pieno di donne. Solo che alla fine questo tizio ci convince ad entrare nel locale “di un suo amico”, un uomo con una cicatrice che gli percorre tutta la faccia in orizzontale».
Si interrompe un secondo per prendere fiato.
«Beh, cosa mai potrà andare storto? Mi dico, peccato che il locale fosse una copertura per un cartello mafioso e dopo dieci minuti che siamo dentro. Dieci minuti. Arrivano dei tizi armati fino ai denti che si mettono a litigare con gli individui dietro al bancone. Sanji si sente chiamato in causa, visto che la barista è una donna, peccato che i due iniziano a scocciarsi e cacciano fuori una pistola, così, onde evitare di finire impallinati ce la diamo a gambe. Senza pagare. Dimenticandoci Zoro addormentato su una sedia».
Nami scoppia a ridere.
«Beh, fatto sta che Zoro si sveglia dopo mezz’ora e per niente preoccupato di non vederci più si ordina un’altra birra, la paga ed esce incamminandosi per i fatti suoi “verso la macchina”» racconta Rufy mimando delle virgolette con le dita «Peccato che la macchina l’avessimo già presa noi e quella in cui si infila decisamente non era la nostra, ma ehi, le chiavi erano nel quadro. Prende e sparisce».
«E di chi era la macchina alla fine?»
«Di uno dei membri del cartello, un messicano rasato dall’aria seria. Zoro ci ha chiamato dopo circa sei ore. Da Rosarito. Da Rosarito! Capisci? È a 24 chilometri da Tijuana, verso sud!»
Nami continua a sbellicarsi dalle risate, trattenendosi a stento la pancia.
«Pensi che finisca qui? Ci chiama da Rosarito, e la sua voce è un po’ strana “Credo di avere rubato una macchina per errore” ci dice “e mi sono perso” e fin qui tutto nella norma. Poi il colpo di genio “Ci sono dieci chili di eroina messicana nel bagagliaio. Mi sa che sono morto”».
«Beh deduco che alla fine si sia risolto tutto» ribatte Nami tra i singulti di riso, immaginandosi la scena.
«Sì, siamo andati a riprenderlo, lo abbiamo pestato e con molta nonchalance abbiamo riportato la macchina indietro, lanciandola tipo a due isolati dal locale e siamo scappati. Da quel momento non lasciamo più andare Zoro in giro da solo».
La ragazza si riprende dopo qualche minuto e gli sorride, finalmente Rufy riesce a vedere il primo sorriso sincero della serata, il primo sorriso che non nasconde un’ombra e che lo porta a piegare a sua volta le labbra verso l’alto. Nami è bella, sono belli i suoi capelli mossi che ricadono delicati sulle spalle, sono belli i suoi occhi scuri, anche quando sono velati di tristezza, e Rufy capisce cosa ci abbia visto Zoro; non prova invidia, né gelosia, semplicemente capisce e forse ci riesce perché quella rossa dal cuore ribelle è la sua anima gemella, forse semplicemente perché conosce Roronoa da una vita e oramai riesce da a comprendere da solo cosa possa averlo smosso.
«Sai» le dice togliendosi il cappello dal capo e utilizzandolo per farsi aria «Credo di capire ora».
«Cosa?» domanda Nami con aria confusa, non riuscendo a seguire il ragionamento del ragazzo.
«Mio nonno mi ha sempre detto di non fidarmi delle apparenze. Quando avevo dieci anni mi ha portato al museo, sai quello lì del Nomen Omen».
«Il museo sulla storia del soulbonding a Miami? Ma è sulla costa est!»
«Sì, beh, cattò su me, Ace e Sabo e partimmo. Fu un viaggio terribile» si lamenta il ragazzo, rabbrividendo vagamente al pensiero «Quando arrivammo ci costrinse a passare tre ore in quel posto. Non so se si capisce, ma non sono proprio, proprio un fan dei musei, cioè, alcune cose mi piacciono, ma mio fratello dice che ho l’aria nella testa e mi distraggo subito e queste cose non fanno per me».
Nami sorride appena, trattenendo una risata di fronte a quell’ammissione fatta con così tanto candore.
«C’erano un sacco di cose strambe, tipo arte dei tizi delle caverne, un sacco di mani e disegni brutti; c’era un video sulla disperazione dovuta al rifiuto, come quel tale, Van Gogh, che si era tagliato l’orecchio quando la sua anima gemella l’aveva lasciato indietro per andarsene in Polinesia. E poi c’erano poesie, scritte, foto di tatuaggi e altre cose noiose. Però mi ricordo che ci eravamo fermati di fronte a una sezione particolare e mio nonno era partito in quarta parlando del rapporto di Ottaviano, sai quell’imperatore romano, e del suo amico, Grappa –»
«Agrippa» lo corregge brevemente Nami.
«Quello che ho detto io. E si era dilungato un sacco, tipo dicendo che l’imperatore era stato sposato per tutta la vita con sua moglie, che apparentemente non era la sua anima gemella e alla fine ci aveva detto che a volte le apparenze sono infami come la carezza di una donna».
«Temo di essermi persa» interviene la rossa, che non riesce davvero a capire dove voglia andare a parare Rufy, né perché si senta improvvisamente in dovere di raccontarle episodi di vita vissuta.
«Nicola Tesla e Thomas Edison erano anime gemelle –»
«Tesla ed Edison si odiavano…»
«Ma l’ha detto la signorina al museo, quindi deve essere vero; ci disse anche che non potevano stare più di due minuti nella stessa stanza senza cercare di prendersi a parole».
«Rufy» Nami comincia a perdere la pazienza «Il punto».
«Come sei noiosa» borbotta il ragazzo, gonfiando le guance per il disappunto «Ora ci arrivo. Qualche ora più tardi, di fronte a un gelato, mio nonno ci rivelò che la sua anima gemella era un tizio di nome Roger. Un tale che aveva cercato di arrestare per tutta la vita e che alla fine era stato condannato a morte per spionaggio, tradimento della patria e altra roba che non mi ricordo. Ricordo, però, che la cosa che più mi colpì di quel discorso fu che ci disse che lui, quel tale, non l’aveva mai amato, non c’era mai stato amore tra loro; rivalità, senso di prevalsa, il brivido della caccia e la determinazione nell’arrestarlo, ma amore? Quello mai».
Nami si sistema meglio, iniziando ad essere più interessata che a disagio, nonostante il discorso tocchi un argomento che di solito evita come la peste.
«Io non credo che essere l’anima gemella di qualcuno significhi per forza doverlo amare. Mio nonno rispettava Roger, lo ammirava e aveva stima di lui, ma non c’è mai stato spazio per l’amore. Ecco, quello che voglio dire» borbotta Rufy tirandosi in piedi e avvicinandosi alla ragazza con aria imbarazzata «È che Zoro è il mio migliore amico e con te è felice, e io non so bene cosa stia accadendo e cosa succederà adesso. Cioè Zoro dice che devi decidere tu e a me va bene, non so bene decidere cosa, però. E anche se non ti conosco e ti ho appena incontrato, ci sono arrivato da solo a capire che sei importante per tutti, e per Zoro più degli altri, quindi ho preso una decisione».
«E sarebbe?» questa volta non c’è sarcasmo nella sua voce, solo sincera curiosità.
Rufy le cala in testa il suo capello di paglia, sorridendo allegro.
«Ho deciso che ti voglio nel mio gruppo di amici».
 
Roronoa si avvicina al falò con aria disinvolta, andando a prendere posto al fianco di Sanji, intento a osservare le volute di fumo che si sollevano verso l’alto.
«Ground Control to Major Tom - Commencing countdown, engines on. Check ignition and may God's love be with you» la voce calda di Killer risuona ancora per il canyon, mentre le mani esperte del ragazzo si muovono leggere sulla chitarra che Kidd ha lasciato da parte.
Il rosso dal canto suo è ancora seduto a terra, la schiena appoggiata contro un albero, una sigaretta che pare fumarsi da sola e gli occhi socchiusi; nessuno, da quella posizione, nota come in realtà segua con attenzione tutti i movimenti di Trafalgar. Il modo in cui le sue dita sottili si chiudono attorno al cellulare, lo sguardo che gli lancia ogni tanto di sottecchi, il linguaggio del suo corpo, che pare volersi isolare da tutti quelli che lo circondano. Ogni suo movimento parla a Eustass, raccontandogli qualcosa della persona che ha di fronte.
«No, vi dico che non ho un contatto segreto alla stazione di polizia» borbotta Ace nel frattempo.
«Fammi il favore» lo redarguisce Sabo con aria da fratello maggiore «Non sei mai stato capace di dire bugie!»
«Se si tratta di una bella donna e non me l’hai presentata giuro che ti uccido!» ringhia Sanji.
«Quale parti di “Stai per sposarti” non ti è chiara, cazzone?» sibila Roronoa pensando a quella povera santa che se lo dovrà ciucciare per il resto della sua vita.
«This is Major Tom to Ground Control - I'm stepping through the door and I'm floating in a most peculiar way. And the stars look very different today».
«Vi ha mai insegnato nessuno a farvi un padellino di cazzi vostri?!»
«Quindi c’è qualcuno!» esclama Sabo trionfante.
«Giuro su Dio, domandatemelo di nuovo e mi do fuoco!»
«Come siamo suscettibili» lo prende ancora in giro Roronoa, allungando una mano lungo il tavolo e afferrando, non senza esitazione, il pacchetto della vergogna e portandosi una sigaretta alla bocca sotto lo sguardo allibito di Sanji.
«Sei fatto?»
«Non dire stronzate, imbecille».
«Cos’è la notizia del mio matrimonio ti ha sconvolto a tal punto?»
«Senti, biondino, non te lo volevo dire così, ma il mio mondo non gira tutto intorno a te».
«E meno male, sfigato. Sarebbe inquietante!»
«Though I'm past one hundred thousand miles I'm feeling very still and I think my spaceship knows which way to go. Tell my wife I love her very much, she knows. Ground Control to Major Tom - Your circuit's dead, there's something wrong. Can you hear me, Major Tom?»
Kidd si solleva lentamente, stufo di seguire quel battibecco che non sembra andare da nessuna parte; sparisce in direzione dei bagni e ritorna dopo pochi minuti, infilando la testa nella sua tenda e sdraiandosi a pancia all’aria con le mani dietro la testa.
Finalmente un po’ di quiete. Non che lui sia un tipo tranquillo, per carità, è il primo a farsi tirare in mezzo quando si tratta di fare casino, ma quella giornata è stata più stancante del previsto. A dirla tutta sono state le ultime ventiquattr’ore ad essere state deleterie per la sua psiche, per la precisione dal momento in cui quello spostato di Trafalgar ha messo piede nella sua vita per la prima volta.
Eustass vorrebbe poter dire che non gli interessa, o che non ha atteso – come tutti – il momento in cui avrebbe incontrato la sua anima gemella, ma mentirebbe, e se c’è qualcosa che Kidd detesta è chi mente a sé stesso. La verità è che Trafalgar gli interessa, ciò che più di tutto lo irrita, però, è che non capisce se gli interessi per una ragione valida (ed effettivamente il culo di Law è un ottimo argomento) o se sia solo per via del legame che pare esserci tra loro.
Impreca sommessamente, trattenendosi dall’accendere l’ennesima sigaretta. Quando la cerniera della tenda si apre con un ronzio sottile, il giovane dà per scontato che sarà Killer a entrare, ma le sue aspettative vengono smontate completamente nel vedere che la testa che si infila all’interno è mora e non bionda.
«Che cazzo fai?» ringhia, mettendosi a sedere.
«Secondo te?» sibila Law per tutta risposta, troppo stanco per sostenere l’ennesimo scambio di insulti con Kidd, ne ha già avuto abbastanza per quella sera.
«Trovati la tua tenda e non fracassarmi i coglioni!»
«Killer ha detto che posso dormire qui, tanto il vostro amico biondo è sparito con una coperta e dubito tornerà prima di domattina».
«Cavendish? Ma cosa!?»
«Ho la faccia di uno a cui frega qualcosa? Non rompermi le palle e lasciami dormire» borbotta Trafalgar sedendosi su uno dei materassini da campeggio.
«No, Trafalgar, non ti è chiaro. Leva il tuo culo da questa tenda e spostalo nell’altra. È più fresca, è più grande e ci sono le stanze separate. Così che non debba vedere la tua faccia tutta notte».
«Di notte dormi, mentecatto. E mi dicono che sia la tenda delle ragazze».
«Fotte sega, esci Bonney e mandamela qui, poi prendi il suo posto».
«Uscire non è transitivo. Buona notte, Eustass-ya».
Kidd rimane interdetto e continua a fissarlo per qualche istante, mentre Law si toglie la maglietta e le scarpe e gli dà la schiena; osserva senza saper bene cosa dire tutti quei tatuaggi che gli segnano il corpo, domandandosi chi sia lo psicotico che ha assunto uno del genere a lavorare in ospedale.
«È un teschio?» domanda sfiorando appena con la punta delle dita, la figura inchiostrata sulla schiena nuda del moro.
Trafalgar si scosta con uno scatto leggero.
«Non toccare e dormi, Kidd» sibila rimpiangendo di essere entrato nella tenda.
«Sei uno spostato, Law, spero che almeno tu ne sia consapevole».
«Preferirei che a dirmelo non fosse uno con le unghie laccate e il rossetto. Vai in giro più truccato di Nami-ya, non lasci mai tutta quella roba sul cuscino quando dormi?»
«Fatti i cazzi tuoi, stronzo».
«E finalmente ci sei arrivato. Ora dormi e finiscila di trivellarmi i coglioni».
Kidd si sdraia a sua volta, sente il calore del corpo di Law troppo vicino alla sua schiena e mastica tra i denti l’ennesima bestemmia; è proprio vero, pensa cercando di prendere sonno, che la vita è una puttana.
«Secondo me si ammazzano» mormora Zoro, ancora seduto attorno al falò.
«Scommetto dieci dollari che si fanno» rilancia Ace sorridendo.
«Venti che non succede niente» si unisce Killer, riscuotendo un cenno di approvazione di Roronoa.
«Venti che si pestano».
«Il romanticismo voi non sapete nemmeno dove stia di casa, eh» Sanji getta loro un’occhiata di sbieco «Ok, al diavolo dieci che il vostro amico attacca il mingherlino al muro».
«Oi, Sabo» lo chiama il fratello «Tieni tu le scommesse?»
«Ma dov’è Bonney quando c’è da giocarsi soldi sulla vita sessuale di Kiddo?» domanda Zoro perplesso.
«Ah, boh, è sparita da almeno mezz’ora».
E, in effetti, circa una mezz’ora prima, Bonney si era stufata di sentire tutte quelle chiacchiere inutili intorno al fuoco, aveva tirato leggermente Drake per una manica e si era diretta con lui verso le abitazioni.
Ora, dopo la terza birra bevuta al bancone di quello squallido bar nel mezzo del nulla, Francis ha qualche problema a respingere le avances, molto poco velate, della ragazza che ha di fianco.
«Bonney, finiscila» sibila scostando per l’ennesima volta la sua mano dalla coscia.
«Che palle, Drake, potresti almeno chiamarmi per nome, no?»
«Per nom- Aspetta, io pensavo che Bonney fosse una specie di soprannome, non è Akainu il tuo cognome?»
La ragazza si sposta improvvisamente, facendo una smorfia.
«No. Io ho preso il cognome di mia madre. Non voglio avere niente a che fare con quell’uomo».
«Non mi dire, problemi con il paparino? Non ti ha mai viziato da piccola?» la prende in giro ancora, trovano quasi affascinante la smorfia seccata che le si dipinge sul viso.
Non ha previsto, però, che la reazione della giovane al sentir nominare suo padre possa essere un po’ più incisiva di una semplice smorfia, così ci rimane quasi male quando la vede alzarsi di botto e mollare dieci dollari sul bancone.
«Me ne vado» sibila piano.
«Aspetta» si alza senza fretta, seguendola pacatamente fuori dal bar «Bonney, aspetta».
«Mi chiamo Jewelry» borbotta senza guardarlo.
Drake le si avvicina e le accarezza piano i capelli.
«D’accordo, Jewelry, basta parlare di tuo padre, scusami se ti ho preso in giro».
La ragazza scoppia a ridere, tornando a sorridere.
«Dillo di nuovo» miagola attaccandosi alla sua camicia e sbattendo le palpebre.
«Ehr, cosa?»
«Il mio nome» sussurra mettendosi in punta di piedi e soffiando nel suo orecchio.
«Cristo, Jewelry, la finisci di provarci a questo modo?»
«No» risponde, afferrandolo per una manica e tirandoselo dietro, fino a raggiungere un luogo più appartato, in un viottolo polveroso tra due edifici.
Non presta troppa attenzione a dove lo abbia condotto, tutto quello che riesce a sentire in quel momento è il vento che soffia leggero nella notte estiva e il respiro vagamente accelerato di Drake a pochi centimetri dal suo viso.
«I can't stop this feeling, deep inside of me. Girl, you just don't realize what you do to me» la musica, nemmeno troppo bassa, invade leggera le vie di Supai, partendo probabilmente dagli alloggi dei turisti, che, come al solito, non si preoccupano minimamente di poter causare disagio agli abitanti.
«Ho dieci anni più di te» sibila l’uomo cercando di staccarsela di dosso.
«Ho sempre trovato eccitanti gli uomini più maturi».
«Per l’amor del cielo! Finirei con l’arrestarti sempre».
«Oh, quindi davvero non vedi l’ora di mettermi in manette» ridacchia Bonney.
«No, senti» borbotta cercando di scollarsela di dosso, mentre la lingua della ragazza li lambisce l’orecchio «Sono gay».
« When you hold me, in your arms so tight, you let me know everything's all right».
«Non credo che il tuo uccello sia d’accordo» risponde la ragazza appoggiandogli una mano sul cavallo dei pantaloni.
«Magari mi vedo con qualcuna!»
«Non ti preoccupare, Francis, non sono gelosa. E se stai per dirmi che sei una donna, sappi che sono stata a letto con gente di qualsiasi sesso, non mi faccio problemi».
Drake sospira, passandosi una mano sulla fronte.
« I'm hooked on a feeling, I'm high on believing that you're in love with me».
«Oh, al diavolo» impreca quindi afferrandole saldamente le cosce con le mani e tirandosela addosso. Bonney sorride sulle sue labbra mentre avvolge le gambe tornite attorno alla sua vita e gli infila le mani nei capelli; non le dà fastidio ritrovarsi improvvisamente contro la parete, né la turba la foga con cui Drake si dedica alle sue labbra. È consapevole di averlo provocato fin troppo quella sera, anzi è quasi ammirata di quanto sia riuscito a resistere.
«Lips as sweet as candy, its taste is on my mind. Girl, you got me thirsty for another cup o' wine».
Gli mordicchia le labbra e struscia il bacino contro la sua erezione, strappandogli un gemito sommesso; rimane a baciarlo ancora per qualche istante, poi si lascia scivolare di nuovo in piedi e gli infila le mani sotto la camicia spessa della divisa, senza curarsi di sbottonarla.
«Che stai -»
«Shush» lo zittisce, armeggiando con la sua cintura e riuscendo finalmente ad aprirgli i pantaloni.
«Got a bug from you girl, but I don't need no cure. I'll just stay a victim, if I can for sure».
«Jewelry, no!» sibila Drake, nel sentire le dita della ragazza avvolgersi attorno al suo membro semieretto e iniziare ad accarezzarlo.
«Non sai quanto mi piace quando pronunci il mio nome».
«Cristo, siamo dietro la chies- Merda!»
Le labbra carnose di Bonney si chiudono sul suo uccello in un bacio che non ha niente di romantico, mentre la sua lingua va a lambire la pelle sensibile del glande.
«Il che rende tutto più eccitante, non trovi?»
«All the good love when we're all alone, keep it up girl, yeah, you turn me on».
«Bonn- Cazzo. Qui ci arrestano per atti osceni in luogo pubblico».
«No, se stai zitto e mi lasci fare» mormora la ragazza, senza nemmeno guardarlo.
Drake le passa le mani tra i capelli, accarezzandoli leggermente e trattenendo l’ennesima imprecazione; sia maledetto il momento in cui ha pensato che seguirla lontano dal falò fosse una buona idea.
Non ha idea di quanto rimangano in quella posizione, con l’ansia che qualcuno si sporga dalla canonica e li veda, appoggiati a quel campanile in mattoni, a fare cose che decisamente il parroco non approverebbe.
Quando Bonney si rialza ha lo sguardo soddisfatto di chi è appena riuscito a farla franca un’altra volta e Drake è senza fiato.
«Beh?» domanda la ragazza sedendosi sul muretto di pietra a lato dell’edificio, in attesa che lui si ricomponga e finisca di riallacciarsi i pantaloni.
«Cosa?»
«Com’è stato?» domanda agitando le gambe, in attesa.
«Bonney, mi hai appena fatto un pompino contro il muro della chiesa» sibila l’uomo abbassando la voce.
«Appunto, com’è stato?»
«Parecchio eccitante» si arrende finalmente Drake, strappandole un “Ah!” di vittoria.
Sorride suo malgrado e si china sulle sue labbra, lasciando che la ragazza gli passi le braccia attorno al collo.
«Non oso immaginare cosa avresti fatto se ci fosse stato un letto».
«Lo scoprirai» risponde placidamente, cominciando a tirarlo verso le tende.
 
«La ritroveremo domattina, capita spesso» sbadiglia Rorona alzandosi.
«Capita spesso? Che sparisca con uomini appena conosciuti?» domanda Sanji.
«Non chiedere, pervertito di merda».
«Cristo, mi sto per sposare! Ce la puoi fare nella vita, idiota?»
«Stavate scommettendo sulla mia vita sessuale?» domanda improvvisamente Bonney comparendo tra gli alberi, Drake alle sue spalle.
Ace annuisce.
«Abbiamo appena raccolto le scommesse su quella di Kidd e poi siamo passati alla tua» dichiara Killer senza cambiare espressione.
«Beh, probabilmente ha vinto Nami, come suo solito» borbotta Jewelry, lasciandosi cadere seduta su una sedia «Dov’è a proposito?»
«Laggiù con Rufy, ora vado a raccattarli».
Zoro si alza e si dirige verso il greto del fiume, in tempo per vedere il suo migliore amico piazzare il cappello di paglia sul capo della rossa; sorride, sinceramente colpito, avvicinandosi fino a raggiungerli.
Nel momento esatto in cui Nami si accorge della sua presenza, un sorriso leggero si allarga sul suo viso; si rialza in piedi, allungando entrambe le braccia verso di lui gli fa segno di raggiungerla.
«Bienvenido mi amor, bienvenido a Tijuana, bienvenido a tu pena, bienvenido a la cena sopita de camaron. Bienvenido a Tijuana. Bienvenido a mi suerte, bienvenido a la muerte».
Zoro si blocca a metà, nel momento preciso in cui connette le parole con un preciso evento della sua esistenza di imbecille.
«Rufy, cazzo! Sei un bastardo!»
«Non te la prendere amore» esclama Nami ridendo «Era solo questione di tempo prima che lo scoprissi».
«Certe cose dovrebbero rimanere sepolte, proprio! Dovremmo fingere di dimenticarle!»
«Dieci chili di eroina messicana, Zoro» ride Rufy «Non credo sia possibile da dimenticare!»
Roronoa impreca quindi mostra loro un dito medio, mentre tutti insieme tornano verso il falò che sta morendo.
«Persino Kendra è rimasta colpita quella volta» continua Rufy  tra i singulti.
«Di che parlate?» chiede Sanji gettando il mozzicone della sigaretta tra le fiamme.
«Oh, niente di che» Nami si sposta i capelli «Di Zoro che si inimica tutto il cartello Messicano».
«Complimenti, Ro’ e poi mi fai storie per una canna!» borbotta Jewelry spostandosi sulla panca accanto a Drake e appoggiandosi con la schiena contro la sua spalla.
Sanji scoppia in singulti indistinti, cercando di non soffocare e allo stesso tempo di evitare un calcio da parte di Zoro.
«Si può sapere che hai fatto?» domanda Killer incuriosito.
«Ha rubato dieci chili di eroina a una banda di Tijuana».
«Ah, la faccenda della Baroque Works» scoppia a ridere Ace.
Drake allarga gli occhi e si porta le mani alle tempie, fingendo di non sentire.
«È stato un incidente! Un incidente! Pensavo fosse la nostra macchina!»
«Certo amore, e poi ti sei perso» ridacchia Nami sadicissima, dandogli leggeri colpetti di conforto sul capo e facendolo incazzare ancora di più.
«Siete tutti dei bastardi! Io me ne vado a letto!»
«Aspetta! Io dormo con Marshmellow stanotte» esclama Nami trattenendolo per una manica.
«Cosa?!» Bonney quasi si ribalta dalla panca, e se non fosse per il braccio di Francis stretto attorno alla sua vita, probabilmente cadrebbe col culo per terra.
«Io e te dormiamo assieme» ripete Nami, scandendo bene le parole, come se si stesse rivolgendo a un bambino con problemi di comprensione.
«Ma perché?! Eddai, superoca! Cioè pensavo che la situa fosse più chiara ora!»
«La tua “situa” è chiarissima, la mia molto meno» sibila avvicinandosi e abbassando la voce, per poi bloccarsi all’improvviso e osservarla da capo a piedi «Hai fatto sesso? Anzi no, quasi. Dio, ma non ce l’avete un po’ di contegno voi due? Voglio dire, da Jewls potevo aspettarmelo, ma da lei?!»
Lo sceriffo si passa stancamente una mano sugli occhi, forse se li uccide tutti quanti e scappa nessuno se ne accorgerà, e se lo dovessero beccare è abbastanza sicuro di poterle ottenere, le attenuanti.
«Avete scommesso e non mi avete chiamato?» sibila rivolta a Zoro più che agli altri.
«Beh, ecco, a dirla tutta siamo partiti scommettendo su Kidd…»
«Oh, venti dollari che non combina niente» interviene Nami «Beh comunque dormi con lui e Cavendish, non mi interessa se c’è anche Torao, basta che non si trasformi in un’orgia».
«Veramente Cavendish è sparito» fa notare Killer pacatamente «Con quei due, come si chiamavano?»
«Rebecca e Bartolomeo? Ma seriamente?»
«Sono spariti poco dopo che Jewls si è data alla macchia e che tu ti sei allontanata» aggiunge Ace sbadigliando «Io me ne vado a letto».
«Andiamo» mormora Sabo assonnato pure lui, afferrando Rufy per un braccio.
Nessuno sembra fare troppo caso alla rossa che con un gesto del tutto normale si sfila il cappello dal capo e lo passa con gentilezza al moro, sorridendogli appena prima di salutarlo.
«Quindi?» domanda Roronoa perplesso.
«Quindi io dormo con Bonney, restano due post in tenda con Kidd e Law e due nell’altra stanza della nostra tenda».
«Senti, ciccia, sono onorata, davvero, ma-»
Nami le si avvicina velocemente, piegandosi verso di lei oltre il tavolo da campeggio.
«Senti» sibila piano «Mi dispiace se non siete riusciti a trombare, puoi sempre rifarti domani. Al momento ho dei seri, serissimi problemi e se non ne parlo con te finisco con il buttarmi dalla cascata domattina e non ho nemmeno l’assicurazione sulla vita. Capisci il mio dramma, vero?»
Jewelry la osserva in un misto di pietà e rassegnazione, quindi sospira sconsolata.
«Come ti pare» borbotta.
Si gira verso Drake e gli appoggia un leggero bacio sulle labbra, sorridendo sorniona.
«Nella nostra tenda c’è un’altra stanza se vuoi».
«Ugh» geme Zoro «Credo dormirò con Kidd, che dici Killer?»
«Dico che preferisco sopportare quei due piuttosto che Bonney quando mette gli occhi su qualcuno».
«Oh, tutta invidia, belli miei» ribatte la ragazza scomparendo nella sua tenda e varcando l’area che reca la dicitura “Nami” sul telo di ingresso.
La rossa dal canto suo si premura di spegnere il fuoco, poi sorridere allo sceriffo, rimasto da solo a fumare sulla panca oramai vuota, al buio, ed entra anche lei nella tenda.
«Si può sapere che è successo di così importante?» domanda Jewelry seduta un materasso gonfiabile matrimoniale.
Nami sospira e si siede al suo fianco, appoggiando il capo sulla spalla dell’amica.
«Hai presente quello che ti ho detto oggi?»
«Di te e Zoro? Che non siete anime gemelle? Senti Nami, per me non cambia niente, non sarò socialmente molto attiva, ma per me la vostra relazione è valida come qualsiasi altra» la rassicura l’amica, cercando di mantenere il torno più serio possibile.
«Non è quello, ma grazie».
«E allora di che si tratta?»
«Quel suo amico, quello col cappello di paglia, hai presente?»
«Il fratello di Ace, il piccoletto?»
«Sì, lui. È lui, megafessa. È la mia anima gemella».
Bonney si blocca per qualche secondo, interdetta, rimane così immobile a fissarla che Nami si chiede se non le sia venuta una sincope improvvisa; quindi spalanca lo sguardo e alita piano.
«Siamo maledetti!»
«Come, prego?»
«È tutto chiaro: è una maledizione! Prima Kiddo, poi io, quindi Cavendish e infine tu! Pensaci, Nami! Quante possibilità c’erano che accadesse a tutti nello stesso posto nel giro di due giorni? QUANTE?!» la prende per le spalle scuotendola appena e Nami deve convenire sul fatto che sì, la cosa è strana, quasi assurda, ma le teorie complottiste di Bonney raramente hanno basi reali.
«Beh, secondo alcuni studi scientifici» mormora Nami allontanandosi impercettibilmente «I gruppi di persone che trascorrono molto tempo insieme sono più propensi a trovare il proprio Basher nello stesso periodo, o comunque a breve distanza l’uno dall’altro. I membri delle gang sono uno degli esempi più palesi».
«Noi siamo una gang, Nami. E credi davvero sia solo una coincidenza?»
«Non credo nel destino, se è quello che stai insinuando».
«E allora come spieghi tutto questo?» borbotta Bonney sdraiandosi.
«Sfiga?»
«È un pochino riduttivo».
«Questo lo dici tu» mormora Nami lasciandosi cadere sul materassino al suo fianco «Per come la vedo io ora sono in un mare di merda».
L’amica le passa un braccio oltre la vita, attirandosela vicino e stringendola.
«Vedrai che andrà tutto bene».
La rossa sospira, lasciandosi cullare da quell’abbraccio fraterno e pregando che il sonno porti consiglio.



 
   
 
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