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Autore: IsaMor    16/06/2015    8 recensioni
(Sterek omegaverse.)
... Il medico si sedette alla scrivania e guardando i due: "Sceriffo il suo ragazzo sta bene, deve solo riposare e prepararsi."
"Prepararmi a cosa?", chiese Stiles piuttosto confuso.
Aveva risposto ad un po' di domande durante la visita, anche se il medico sembrava aver avuto la diagnosi non appena controllato i dati di nascita del paziente sulla cartella clinica in suo possesso.
"Stiles, al calore. Sei un omega ed è arrivato il momento di andare in calore per la prima volta. Accade sempre in primavera, non per niente è considerata la stagione degli amori."...
...Scott scoppiò a ridere: "Aspetta qualche giorno e vedrai tanti di quei alpha alla porta di casa tua che tuo padre dovrà distribuire i numerini per conoscerti."
"Non essere ridicolo..."
"Stiles, meglio se te lo dico io. Odori di buono." ...
... "Vedi di stare attento. E soprattutto stammi lontano, puzzi!", ringhiò.
Lo lasciò, mentre riprendeva a camminare.
"Cosa? Io non puzzo! Mi è stato detto che odoro di buono."
"La tua giacca puzza."...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Danny Mahealani, Derek Hale, Sceriffo Stilinski, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO III


La cena che organizzò suo padre era con un giovane alpha della sua stessa età accompagnato dai genitori. Almeno non c'era il rischio che si comportasse male in loro presenza, pensò Stiles.
Andarono a parlare da soli in giardino, sotto lo sguardo vigile di suo padre che teneva d'occhio tutto dalla porta aperta.
Stiles si trovò a suo agio con il ragazzo, era più timido di lui quindi non fece fatica a rapportarsi e poi avevano già ballato insieme la sera della festa.
"Quindi andrai all'università della contea?", chiese Stiles.
"Sì.", rispose appoggiandosi ad un tavolo da giardino.
"Pensavo di andarci anch'io, ma potrei venir ammesso in alcune prestigiose università lontano da qui.", affermò fiero.
"Perché vorresti andarci?"
Stiles non era sicuro d'aver capito la domanda: "Ti riferisci al fatto di voler andare in quelle più lontane?"
"No, al fatto che tu voglia andare all'università. Gli omega non ne hanno bisogno, tanto poi restano a casa ad occuparsi dei bambini."
"Io farò entrambe le cose.", non gli piaceva come stava andando quella conversazione.
"Non ne vedo la necessità.", sosteneva con aria ingenua, come se quello che diceva fosse una cosa logica e scontata.
"Voglio sentirmi realizzato anche come parte attiva della società e non solo come padre.", iniziava ad irritarsi.
"Ma gli omega non hanno la necessità di lavorare, per loro la cosa più importante è allevare i bambini e far felice il loro alpha. Il cervello di un omega predilige queste cose e non imparare nozioni per fare lavori in cui sono meno capaci degli alpha."
Stiles non seppè come o quando, ma ad un certo punto un vaso con una pianta posto sul tavolo da giardino caddè rovinosamente su di un piede del ragazzo.
Si sbarazzarono della famiglia prima del dolce perché il piede dell'alpha si stava gonfiando. Era diventata la regola quella di non arrivare al dolce.
"Stiles.", l'ammonì lo sceriffo mentre chiudeva la porta alle spalle degli ospiti.
"È stato un incidente.", ammise con occhi da cucciolo.


In camera sua appuntò sull'agenda:

"Oggi ne ho piantato un altro, letteralmente."

Stava sorridendo quando qualcuno bussò sul vetro della finestra aperta.
"Stiles, sono io. Posso entrare?"
Si domandò, da quando Derek chiedesse il permesso di fare qualcosa.
"Lo hai sempre fatto, perché me lo chiedi?"
"Non volevo invadere il tuo spazio personale dopo ciò che è accaduto la settimana scorsa."
Derek, colui che come secondo lavoro aveva l'abitudine di invadere il suo spazio personale, Stiles non riuscì a fare a meno di guardarlo scettico.
"È già tutto passato.", disse con poca convinzione.
"Quindi stai meglio? È per questo che avevi ospiti?", non voleva insistere sul suo stato d'animo, ma non se la sentiva di ignorarlo.
"Sì."
"Temevo che stessi ancora male, visto che hai buttato un vaso pieno di terra sul piede di un alpha."
Mise su il broncio: "È stato un incidente."
"Ora è così che si chiamano gli atti violenti premeditati.", soghignò.
"Colpa tua. Ho avuto dei pessimi esempi da voi licantropi."
Derek sorrise compiaciuto.
"Comunque non andava bene per te."
"Sono più che d'accordo. Giusto per sapere, come dovrebbe essere il mio alpha ideale secondo te?", domandò curioso.
Derek ci pensò per un po': "Non dovrebbe creare fastidi al branco. Deve lasciarti libero di fare ciò che senti e soprattutto tu dovresti laureati. Sarebbe una grave perdita per il branco che tu non finisca gli studi con quel bel cervello che ti ritrovi."
Stiles non ci credeva, l'altro stava notando la sua intelligenza e praticamente l'aveva lodato, anche se per interesse personale, visto che era il cervello del branco.
"E se avessi bambini già l'anno prossimo?", domandò pensieroso.
"Tu non ti farai ingravidare al primo calore, questo ti è chiaro?", sentenziò con aria minacciosa.
"Potrebbe capitare e io sarei costretto a rivedere i miei progetti."
"No, non deve capitare, farai bambini quando lo deciderà il branco o io, non prima. Ci servi. Quindi vedi di non scegliere alpha che vogliono subito dei figli."
"Ok. Non è che io smani per partorire così presto."
Derek lasciò la stanza poco dopo saltando dalla finestra. Stiles oramai aveva capito che aspettarsi un saluto dal licantropo era una speranza vana.
Si cambiò per andare a letto, liberandosi finalmente della sciarpa di lino che aveva indossato a cena per coprire il collo, di solito portava felpe o giacche a collo alto.
Mentre s'infilava a letto, notò la giacca di pelle di Derek al solito posto.
"Ma quanto sei sbadato lupone?", disse alla stanza vuota.


Altro giorno, altra cena con alpha e altra tragedia greca.
Questa volta era di un paio d'anni più grande e davvero bello.
Stiles era rimasto imbambolato quando l'aveva visto entrare in casa. Alto, biondo, con ricci vaporosi in cui voleva affondare le mani. Gli occhi gli ricordavano quelli verdi di un certo licantropo, solo più tendenti all'azzurro.
Indossava un abito che valeva più della sua jeep scassata e gli donava tanto.
Si era presentato con una bottiglia di vino bianco, peccato che Stiles non potesse bere, almeno non davanti a suo padre sceriffo. Tranne per questa pecca, per il resto era perfetto.
"Sto finendo il primo anno di Scienze politiche.", affermò mentre usava la forchetta e il coltello con un'eleganza straordinaria, tanto da ipnotizzare Stiles.
"Vuoi occuparti di politica?", domandò lo sceriffo notando suo figlio silenzioso, perché ammaliato dall'alpha.
"Spero di diventare senatore un giorno."
"È un grande obbiettivo. Ti servirà tutto il sostegno del tuo omega per affrontare un percorso così difficile."
"Sì. Mia madre alpha, come lei sa, è stata senatrice e sostiene che avere accanto l'omega perfetto aiuta tanto. Se si hanno anche dei bambini in giovane età, è meglio."
"Tra qualche anno sono sicuro che Stiles sarà felice di averne.", si voltò verso il figlio nel tentativo di spronarlo a parlare.
"A dire la verità pensavo di concepirne già con il secondo calore così che Stiles possa finire il liceo. Poi se vorrà continuare gli studi non sarà un problema, ma i bambini durante le campagne elettorali sono molto importanti per farsi eleggere dalle famiglie tradizionali."
A Stiles venne un dubbio: "Quindi tu vuoi dei bambini solo per convincere gli elettori a votarti?"
"Non è proprio così, ma tornerebberò utili, in fondo ti ho voluto conoscere perché sei il figlio dello sceriffo più amato della contea. È un altro punto a mio favore."
Stiles rimase sconvolto da una tale studiata freddezza nei confronti della loro possibile prole.
Quando si riprese dallo shock, tentò di versarsi dell'acqua, ma urtò il vino che finì dritto sui pantaloni costosi dell'alpha. Se ciò non bastasse per farlo desistere dal convincere Stiles a sceglierlo, era certo che l'avrebbe fatto la frase che pronunciò poco dopo.
"Io non farò figli con te solo per farti ottenere consensi dagli elettori. Tu sei pazzo!"
L'alpha andò via infastidito prima del dolce, non si aspettava d'essere rifiutato.
Stiles gli aveva risparmiato l'incontro con Derek. Il licantropo, se fosse venuto a sapere che quell'alpha voleva ingravidarlo così presto, l'avrebbe aggredito.


Stiles aveva preso l'abitudine di lasciare la finestra della sua camera aperta durante e dopo la cena. Era certo che Derek non si facesse attendere dopo ogni pretendente.
Aveva iniziato a sospettare che il licantropo si appostasse ad ascoltare le conversazioni durante la cena con il suo super udito.
"Questo era un gran bel partito, se solo non fosse stato un completo stronzo.", sostenne Derek balzando in camera attraverso la finestra.
"Sarei diventato il marito di un senatore, forse ho sbagliato a rifiutarlo.", finse di essere dispiaciuto, mentre si accomodava sul letto con le gambe incrociate e la sua fidata agenda in grembo.
"Ti avrebbe tradito ad ogni occasione. Uno che usa il sangue del suo sangue per farsi pubblicità, non è in grado di rispettare il suo omega. I figli vanno protetti, non dati in pasto al pubblico.", affermò, curiosando per la camera.
Stiles lo lasciò fare, gli sembrava normale averlo intorno, anche quando stavano in silenzio. Intanto appuntò sull'agenda:

Non voterò mai Repubblicani!

Derek si soffermò a guardare delle foto dov'erano immortalati Stiles e sua madre sorridenti. Gli si strinse il cuore nel petto al pensiero che il ragazzo, che aveva di fronte, aveva perso la madre da bambino eppure non dava mai a vedere il suo dolore.
Stiles non si compativa mai e non si lasciava invadere dalla rabbia, invece lui aveva scelto la rabbia come ancora.
Era la rabbia che lo manteneva fisso sui suoi obbiettivi e gli impediva di perdere il controllo durante le lune piene e di fare una strage. Si era sempre chiesto cosa fosse successo se un giorno quella rabbia non l'avrebbe più legato alla sua parte umana. Sapeva che trovare una nuova ancora sarebbe stato difficile.
"Il falò degli alpha è tra una decina di giorni."
L'attenzione del licantropo tornò su Stiles che sfogliava l'agenda.
"Sì, lo so. Gli alpha del branco andranno a rivendicare i diritti sui loro omega."
"E tu? Non vai a tenerli d'occhio? Potrebberò perdere il controllo e far finire la serata nel sangue."
Il falò degli alpha era un'usanza vecchia quando la colonizzazione dell'America.
La tradizione voleva che quando la stagione degli amori era già in corso, tutti gli alpha che avevano intenzione di fare una proposta ad un omega e temevano di non essere notati, dimostrasserò la loro capacità di garantire la sicurezza del partner sfidando gli altri pretendenti. Tutto ciò si teneva una sola volta l'anno in una notte di falò in una radura nella foresta.
Gli alpha manifestavano il loro interesse per un omega non legato e venivano sfidati in un duello a mani nude da altri pretendenti, se vincevano avevano maggiore visibilità agli occhi dell'omega. Però, la scelta restava sempre all'omega.
Negli ultimi anni non c'erano state vere sfide, ma solo discussioni e scaramuccie, che si risolvevano civilmente.
L'usanza era rimasta come valvola di sfogo per gli alpha che sentivano la smania per via del testosterone alle stelle in quel periodo.
Derek era certo che non ci sarebberò stati problemi per i suoi alpha. Avevano già messo in chiaro il loro interesse per alcuni omega che pur continuando a vedere a cena altri alpha, avevano manifestato in qualche modo la loro appartenenza.
Isaac aveva messo a ferro e fuoco gli spoiatoi quella stessa mattina, nel tentativo di mettere in chiaro che Danny era suo. Per fortuna i due omega non avevano assistito alla scena perché facevano la doccia da soli, prima del resto della squadra così da evitare le attenzioni degli alpha e potersi coprire il collo.
Con ogni probabilità i falò sarebberò stati una di quelle tradizioni che sarebbe finita con una grigliata e una sbronza.
Derek ci aveva riflettuto già: "Non accadrà nulla di grave. Ci sarà Peter a tenerli d'occhio."
"Peter? Dovresti davvero preoccuparti. Sarebbe meglio affidare il branco a Scott per quella sera."
"Credo che l'unico che mi farà preoccupare durante tutto questo periodo, sarai tu.", ammise più a se stesso.
"Non è colpa mia se certi alpha sono degli idioti. Troverò quello giusto prima o poi."


La ricerca di "quello giusto" si rivelò un dramma.
Sembrava che in casa Stilinski si fosserò riversate le piaghe d'Egitto, i quattro cavalieri dell'Apocalisse e il diluvio universale in pochi giorni.
Stiles, un po' per ansia e un po' perché i pretendenti fosserò degli idioti patentati, aveva iniziato a boicottare inconsciamente -e non inconsciamente- il corso delle cene e anche dei pranzi.
Lo sceriffo era stato sommerso di richieste d'incontro, quindi quando potevano organizzavano anche dei pranzi.
C'erano stati anche degli inizi d'incendio due sere di seguito per colpa di candele usate per ravvivare l'atmosfera e il colpevole era sempre Stiles. Altre volte invece i piatti subivano delle variazioni piccanti o salate e la tradizione di non arrivare al dolce rimase invariata.
Derek aveva preso l'abitudine di farsi trovare in camera di Stiles a curiosare in attesa dell'umano.
L'omega sospettava che oramai il licantropo ascoltasse le conversazioni dalla sua camera, a dimostrazione di ciò, qualche volta, aveva trovato il cuscino appiattito come se qualcuno ci avesse posato il capo.
"Questo cosa aveva che non andava?", domandò divertito.
"Era brutto.", sbuffò.
"Lo hai quasi accoltellato perché era brutto? Inizi a farmi paura Stiles.", affermò incredulo.
"Non l'ho fatto a posta, il coltello mi è scivolato di mano, mentre l'aiutavo a prendere il secondo pezzo di lasagna. E poi era grasso, era meglio per lui non mangiare così tanto.", affermò con un sorriso malefico.
"Non ti metterai a guardare se è magro o grasso il tuo alpha ideale?", domandò portandosi una mano in volto esasperato.
"Ehi, guarda che quello che dovrà stare sotto a quella montagna di lardo sono io. Immagina me in calore sotto a quel grassone per ore. Non sono neanche sicuro che non mi muoia d'infarto mentre è dentro di me. Come minimo mi sarebbe toccato stare sopra a fare tutto il lavoro e io non voglio stare sopra. Voglio che il mio alpha sappia bene quello che fa e abbia il pieno possesso del mio corpo, standomi sopra."
Stiles, che per tutto il discorso aveva guardato la sua agenda, ora guardava Derek.
Il licantropo era stupito, spaventato o a disagio, era un'impresa capire le sue espressioni facciali.
Non stava controbattendo e Stiles iniziò a preoccuparsi: "Derek?"
"Ehm... Devo andare."
Lo vide uscire di corsa e per un attimo a Stiles era sembrato imbarazzato per le sue confidenze.


Altra cena altro rischio di morte in pieno stile Final destination.
Stiles l'aveva odiato dal primo istante in cui si era seduto a tavola. Era maschio e sulla trentina, perfetto in ogni particolare del vestire e aveva dimostrato la sua minuziosa attenzioni ai dettagli risistemando le posate accanto al proprio piatto e i bicchieri davanti a sè.
Per Stiles, che viveva sempre nella confusione e nel disordine, uno come quello andava abbattuto per quieto vivere dell'umanità e soprattutto per il suo equilibrio mentale.
Stava già snocciolando le sue idee su come doveva procedere la loro vita insieme, quando Stiles si fece venire in mente una nuova idea per sbazzarsi dell'uomo.
La sera prima, Derek era fuggito mentre parlava del calore e forse, pensò, certi particolari mettevano a disagio uno come il perfettino davanti a sè.
Invece fu l'esatto opposto, l'alpha aveva elaborato una tabella di marcia anche per consumare il calore e se lo sceriffo era stato imbarazzato per un buon minuto alle parole di Stiles, ora era sgomento a quelle dell'ospite.
Lo sceriffo finse di avere una telefonata di lavoro e di avere un caso urgente, così dovette mandare via l'alpha perché non poteva lasciarlo solo in casa con un omega vicino al calore.
Quell'alpha non andava bene per nessun omega sano di mente, figurarsi per quell'uragano di suo figlio, pensò lo sceriffo.
Quando chiuse la porta, Stiles soghignava divertito in direzione del padre.
"Figliolo, ti è chiaro che il calore non si può organizzare come se fosse una gita o una festa di matrimonio?", chiese il padre, giusto per mettere in chiaro.
"Sì, lo so papà."
"E sai che è tutto frenetico e privo di ogni ragione? È per questo che cerchiamo un alpha ora che non provi ancora attrazione sessuale per chiunque di loro vedi."
"Sì. So anche questo.", stava iniziando ad arrossire parlando di certe cose con suo padre.
Cercò di svincolarsi dal discorso occupandosi della tavola da sparecchiare e della cucina da riordinare. Quando ebbe finito, salì in camera e trovo il lupo seduto a sfogliare un libro di storia.
"Piaciuto il nuovo modo di sbarazzarmi degli alpha? Nessuna vittima e io ne esco pulito."
"Non dovresti parlare di queste cose con un alpha interessato a te. È pericoloso. Potrebbe reagire alla provocazione e metterti le mani addosso quando siete da soli."
"È per questo che sei scappato ieri sera? Perchè parlavo di sesso e calore?"
Derek iniziò ad innervosirsi: "Stiles, non è uno scherzo. Rischi di finire nei guai come la sera della festa."
Il ragazzo si sentì come colpito allo stomaco al ricordo di quella notte.
"Vuoi dire che sarebbe solo colpa mia se un alpha mi saltasse addosso?", ora era furioso.
Anche Derek assunse un tono arrabbiato: "No. Sto solo dicendo che se provochi un alpha non aspettarti una reazione educata. Io stesso ho avuto problemi ieri a restare controllato. Ti sei messo a dire cosa avresti voluto che il tuo alpha ti facesse a letto e io sono pur sempre un alpha non legato, per di più licantropo. Poi, c'è il tuo odore che è...", si blocco, non trovava la parola giusta.
"Che è? Cosa?", preoccupato che il suo odore non fosse nella norma.
"Non è come quello di Erica che ti stordisce o quello dolce di Danny, oppure come quello frizzante e deciso di Lydia e neanche come quello morbido e genuino di Allison. Il tuo è impercettibile, quasi anonimo all'inizio e ti colpisce solo ore dopo, come se ti entrasse sottopelle e graffiasse per farsi notare. Ti porta a sentire la mancanza di te ore dopo, ecco perché...", si trattenne dal continuare.
Stiles notò un certo imbarazzo che aveva preso il posto della rabbia, sul volto del licantropo.
"Continua Derek."
L'altro fece per andare via, ma Stiles gli blocco il tentativo di fuga attraverso la finestra. Si aspettava d'essere sbattuto contro il muro come i vecchi tempi per ciò che stava facendo, invece Derek arretrò nervoso.
"Parla!", insistette.
"Ecco perché, dopo aver ascoltato la conversazione a cena ed aver percepito il tuo odore dal giardino, vengo in camera tua. Mi sento come svuotato se non mi avvicino a te prima di tornarmene a casa."
"Ed è solo per il mio odore?"
"Sì, solo per quello. Per cos'altro?", domandò, come se fosse scontato.
Stiles sentì una fitta al cuore per quella domanda che era più un'affermazione.
"Quindi è questo l'effetto che faccio agli alpha?"
"Io sono un licantropo, forse l'effetto che fai agli umani è minore. Non ne sono certo."
Stiles iniziò a riflettere sulle parole di Derek. Se il suo odore faceva effetto solo in un secondo momento, c'era il rischio che qualcuno gli facesse pagare il trattamento alle cene dopo qualche ora e poi c'era il licantropo che chiaramente era in difficoltà a causa sua.
Prese una decisione: "Ok. Non parlerò più di sesso in presenza di un alpha."
"Bene."
"Però, tu continuerai ad essere attratto da me?", domandò incerto.
"Non da te, ma dal tuo odore finchè non ti legherai."
"Dovrei iniziare a tenere la finestra chiusa dopo ciò che mi hai confessato."
"Stiles, se ti avessi voluto, ti avrei preso da tempo."
Una strana sensazione dolorosa si impossessò del suo petto.
"Ora chi è che parla di sesso?", chiese ironico per scacciare quella sensazione.
Alla fine lo lasciò andare via consapevole che Derek non sarebbe mai stato interessato a lui.
Era stato chiaro, o no?


La sera dei falò, a cena c'era una giovane avvocatessa alpha che aveva terrorizzato Stiles e anche suo padre, per la freddezza con cui si era rapportata a loro.
Stiles temeva che per fine serata sarebbe stato costretto a firmare il contratto di legame senza capire come fosse successo. Ecco perché ora si trovava in cucina a bruciare il pollo nel forno.
"Stiles che fai?", sussurrò suo padre entrando nella stanza con aria spaventata.
La donna terrorizzava anche lui, ma non poteva buttarla fuori.
"Brucio il pollo, così saltiamo il secondo e la mandiamo via!", spiegò a bassa voce.
L'uomo sembrò rifletterci accigliato: "Stiles stai sbagliando.", l'altro lo guardò incredulo.
"Non abbiamo abbastanza tempo per bruciarlo. Prendi quello crudo in frigo, diremo che il forno non funziona."
Riuscirono a mandare via la donna, dicendo che il resto della cena era cruda e la panna sulla torta comprata era andata a male.
Stiles aveva scoperto un prezioso complice in suo padre.


Quando entrò in camera, trovò Derek seduto alla scrivania a fare qualcosa con il suo computer.
"Cosa stai facendo?", chiese tranquillo sistemandosi sul letto.
"Controllavo Facebook."
Chiese stupito: "Tu hai un profilo Facebook? Devo assolutamente chiederti l'amicizia."
"Non è il mio."
"E di chi è?"
"Il tuo.", ammise sornione.
"Cosa!?", gli si lanciò addosso nel tentativo di allontanarlo dallo schermo.
Bastò un'occhiata feroce del licantropo per farlo desistere.
"Non puoi metterti a spiare la posta privata degli altri.", sostenne con aria da cucciolo bastonato, mentre l'altro lo guardava divertito.
"Colpa tua che lasci la tua pagina aperta. Io mi stavo annoiando."
"Non avevi di meglio da fare?"
"No. Ero curioso di vedere come ti sbarazzavi anche di questo alpha."
"Non mi sono sbaraz... E va bene, l'ho fatto! Ma non è colpa mia, lei mi spaventava e spaventava anche mio padre."
"Non piaceva neanche a me. Troppo aggressiva." Il cellulare di Derek suonò e lui rispose.
Stiles ascoltò, ma l'altro si limitò a dire solo un "Sì" e dopo un po' un "Arrivo".
"Problemi?"
Derek guardò attentamente il ragazzo e rispose solo: "No, devo andare."
Uscì dalla finestra.
Stiles tornò alle sue solite occupazioni, certo che se Derek avesse avuto bisogno d'aiuto l'avrebbe chiamato.
Appuntò sull'agenda:

Gli avvocati fanno paura!



Il giorno dopo, Scott gli raccontò cosa fosse successo al falò.
La storia riguardava personalmente Stiles.
Durante la serata, quasi tutti gli alpha non legati si erano radunati intorno a dei fuochi nella foresta. Per lo più erano lì per passare una serata tradizionale in compagnia e anche Scott era andato con il branco.
Derek per quella sera aveva affidato il branco a Scott, invece che affidarlo a Peter. Stiles si chiese come mai Derek non avesse preferito Peter come gli aveva detto qualche giorno prima. Possibile che gli avesse dato ascolto, si domandò.
"Cos'è successo, allora?", chiese Stiles vedendo Scott nervoso, mentre pranzavano in mensa.
"Andava tutto bene. I ragazzi avevano messo in chiaro che i loro omega erano solo loro e ogni tentativo di avvicinarsi sarebbe stato inutile. Anche Peter ha comunicato ai presenti che Lydia era sua e lo stesso ho fatto io."
"Quindi, dov'è il problema?"
Stiles fremeva per sapere tutto, l'amico ci stava girando intorno.
"Il problema sei tu."
"Cosa?"
"C'erano molti alpha che ti volevano e...", s'interruppe, non sapeva come continuare.
"Non dirmi che da oggi l'unico alpha che si avvicinerà a me è grasso, brutto e sporco?", domandò mettendosi le mani nei capelli.
"No, non proprio, anzì credo non sia cambiato molto per te, se lui non ha intenzione di allontanare proprio tutti gli alpha."
"Scott, ti prego, spiegati. Non sopporto più questa attesa."
"Devo farlo dall'inizio.", si preparò con un sospiro: "In molti erano interessati a te ad un certo punto della serata. Ho lasciato che discutesserò tra di loro per un po', mi sarei avvicinato alla fine per spiegare che non avresti accettato un compagno imposto o l'unico rimasto in gioco, ma qualcuno mi a preceduto."
"Chi?"
"Matt."
"Non scherzare! Matt? Quel Matt che a combinato tutto quel casino... Dimmi che non è lui che mi dovrò sorbire nei prossimi giorni?"
"È molto più complicata."
"Quanto più complicata di così?"
"Non potevo sbarazzarmi di lui dopo aver dichiarato il mio interesse per Allison e neanche gli alpha del branco." "Ti prego, dimmi che qualcuno l'ha fatto ragionare?"
"Ha passato un sacco di tempo a discutere con alcune persone interessate a te e per poco non stava per venire alle mani con un paio di loro. Credo che su alcuni dei presenti avesse delle prove compromettenti, conosci la sua passione per la fotografia, deve aver usato delle foto."
"Viscido.", si lasciò sfuggire.
"Ho pensato di chiedere aiuto per allontanare Matt, credo che lo stesse facendo per vendicarsi di ciò che gli abbiamo fatto in passato. Voleva farti restare solo."
"Lo credo anch'io. A chi hai chiesto aiuto?"
"A Derek."
Stiles ricordò la telefonata che il licantropo aveva ricevuto la sera prima: "Quindi?"
"Quindi ha affrontato Matt. Sai quanto può essere aggressivo Derek, e se gli toccano il branco è peggio. Ultimamente ha sviluppato un senso di protezione nei tuoi confronti da far invidia ad un fidanzato geloso. Ha sbattuto Matt contro qualche albero senza tirar fuori gli artigli e a messo in chiaro con i presenti che potevano ancora provare a conoscerti, però il suo discorso deve aver sortito l'effetto contrario. Nell'aria c'era odore di paura, nessuno vuole rischiare se hai uno come Derek a difenderti. Credono tutti che sia il tuo alpha e che tu stia tardando la scelta."
"No!", affranto, diede una testata al tavolo facendo sobbalzare il vassoio.
"E ora?", domandò all'amico.
"Forse non tutti sono terrorizzati da lui. Bisogna aspettare e vedere."


Quando tornò a casa, Stiles trovò suo padre che guardava dei fogli con sopra appuntati nomi e numeri di telefono. Lo sceriffo fece per raccogliere il tutto notandolo entrare, ma il figlio riuscì a vedere che molti nomi erano sbarrati e capì.
"Nessun alpha vuole conoscermi, scommetto?"
Lo sceriffo ammise affranto: "Qualcuno deve aver trovato un omega e si sono tirati indietro. Sto telefonando ad alcuni di loro, ma c'era d'aspettarselo dopo il falò."
"Quindi niente cena con alpha stasera?", domandò stranamente in ansia.
"Stiles, non preoccuparti. Devo ancora finire il giro di telefonate, vedrai che salterà fuori quello giusto adesso."
"Avvisami se lo trovi.", disse sconsolato, mentre andava verso le scale di casa.
"Ascolta figliolo.", suo padre lo afferrò per le spalle in modo da confortarlo prima che iniziasse a salire per rifugiarsi in camera: "Solo perché d'ora in poi ci saranno meno alpha interessati a te, non significa che devi accontentarti. Quelli che verranno a cena nei prossimi giorni, saranno davvero affezionati. Con ogni probabilità l'alpha che ha fatto il tuo nome al falò verrà a cena in queste sere e ci sono buone probabilità che se è riuscito a dimostrare agli altri pretendenti il suo interesse per te, sia quello giusto. Dobbiamo solo aspettare."
Stiles si lasciò sfuggire una lacrima "dannati ormoni" pensò, per poi iniziare a spiegare disperato: "Papà, nessuno verrà perché l'alpha che ha fatto il mio nome ieri al falò, l'ha fatto per tenere lontano gli altri. Lui non mi vuole, nessuno mi vuole veramente...", stava singhiozzando e suo padre per calmarlo l'aveva abbracciato.
"Stiles, va tutto bene."
Lo sceriffo sapeva che non c'era nulla che potesse dire per fargli cambiare le sue convinzioni, solo tenerlo stretto a sè e consolarlo.


Quella sera la passo da solo, mentre lo sceriffo era alla centrale.
Derek entrò dalla finestra alla solita ora, come se fosse stato tutto normale, ma non era più nulla normale. I pretendenti erano svaniti e lui sarebbe rimasto solo per il resto della vita ed era tutta colpa di Derek Hale.
"Vattene!", intimò al lupo dalla posizione ranicchiata sul letto.
"Cosa ti prende Stilinski?", domandò in tono contrariato per quell'accoglienza.
"Vattene. Non voglio più averti intorno.", gli lanciò il cuscino.
Lanciare un misero cuscino contro un potente licantropo, stava diventando stupido, pensò.
"Devo ricordarti che farmi irritare non è una bella cosa, Stiles?", ringhiò, per poi calmarsi: "Ieri sera è capitato per sbaglio che le mie parole venissero fraintese."
"Non doveva capitare e la colpa è tutta tua."
"Beh, scusa se ho allontanato tutti gli alpha codardi da te. Credevo d'averti risparmiato del tempo.", era di nuovo alterato.
Di norma Derek era combattuto tra il desiderio di strangolare Stiles e quello di squartare Stiles, ma da un po' di tempo nella sua mente si era aggiunto il desiderio si fare cose oscene al ragazzo altrettanto dolorose.
Il lupo in lui graffia per venire fuori ogni volta che sentiva quella voce sarcastica e incontenibile dell'umano e negli ultimi tempi a causa del testosterone in lui e nel resto del branco, il lupo voleva fare ben altro al ragazzino. La parte selvaggia gli gridava di sottomettere l'omega -come avrebbe dovuto fare con Kate tempo addietro-, per punirlo per ciò che gli faceva passare ogni volta che si incontravano e scontravano, ma Derek non avrebbe mai fatto nulla del genere. Lui non l'avrebbe mai sottomesso al suo volere e ai suoi desideri.
In passato l'aveva sbattuto spesso contro qualche superficie nel tentativo di fargli abbassare la testa, ma il ragazzo non l'aveva mai fatto, era rimasto sempre a testa alta a fissarlo negli occhi. E non era giusto che proprio ora che la natura da omega lo portava ad abbassare la testa davanti agli alpha, Derek ne approfittasse in modo così abietto.
Era la testa alta di Stiles che piaceva a Derek. Il suo coraggio, quello che in pochi avevano nel branco, non sarebbe stato lui a portarglielo via, quindi sostenne la discussione senza aggredirlo. Fare una cosa simile ora che era chiaramente abbattuto e spaventato per il suo futuro, significa distruggerlo.
Strinse i pugni conficcandosi gli artigli nei palmi, per mantenere un qualche controllo sui propri istinti.
"Vattene!", singhiozzò furente.
"Stiles, cosa avrei dovuto fare? Matt voleva distruggerti psicologicamente e ...", l'altro lo interruppe mettendosi a sedere.
"Invece, l'hai fatto tu. Nessuno si avvicinerà più a me perché credono che io ti appartenga. E non sarebbe neanche così brutto, se almeno tu fossi interessato a me, ma non vado bene neanche per te. Non vado bene per nessuno! Hai curiosato per giorni nella mia stanza e credevo che fosse per conoscermi completamente, ma a quanto pare non hai trovato nulla di me che ti attragga abbastanza. Mi dici che il mio odore ti stimola e poi aggiungi che non sei minimamente interessato a me come omega, anzì come persona..."
Stiles era un fiume di parole, non capiva neanche da dove venissero quelle considerazione, forse le aveva tenute per sé per troppo tempo e ora stavano sgorgando.
Derek aveva perso il filo del discorso sin da subito, sin dalla constatazione che non sarebbe stato brutto per Stiles se lui fosse stato interessato. Era da quel preciso momento che Derek si era imposto di non fare stupidagini ed invece la fece.
Scattò deciso verso Stiles spingendolo sul letto. L'altro smise di parlare e spalancò gli occhi e la bocca in una maschera si terrore.
Derek non poteva resistere a quelle labbra morbide e soprattutto a quegli occhioni grandi in cui si rifletteva la potenza del licantropo. La sua natura stava venendo fuori, cercò di trattenerla, cercò di fermare il lupo e l'alpha in lui, ma bastò ispirare una sola volta l'odore alterato dalla paura dell'omega per mandarlo su di giri.
Stava per scostare il colletto della felpa per ispirare ancora quell'odore e magari assaggiarlo, quando un flebile "No" arrivò dalle labbra del ragazzo sotto di lui.
L'attenzione dell'alpha tornò alle labbra morbidi e vergini del ragazzo. Quelle labbra, Derek lo sapeva, non erano mai state violate da un alpha, solo da una neutrale omega di nome Lydia. Sarebbe stato tutto nuovo e tutto intenso per Stiles, quando finalmente avrebbe conosciuto la bocca bollenti e decisa di un vero alpha.
Si chinò sul ragazzo che non fece nulla se non tremare, non e che poi potesse fare molto visto che le mani erano bloccate sotto una grande mano di Derek contro il materasso.
Stiles non fece nulla, neanche parlare o chiamare aiuto, da un omega non ci si aspettava nessuna reazione in quel frangente.
"Tu m'interessi anche troppo.", sussurrò caldo prima di far combaciare le labbra a quelle di Stiles, che come sempre erano spalancate per stupore o per la paura.
Lasciò che la sua lingua scivolasse nella bocca del ragazzo quasi subito e incontrò l'altra che reagì d'istinto.
Forse, fu la reazione della lingua di Stiles o forse l'odore di rassegnazione che sentiva, Derek si riscosse e scattò allontanandosi dal colpo esile.
Quello non era lo Stiles che voleva baciare, non sottomesso almeno, era come baciare il primo che passava. Il suo Stiles avrebbe controbattuto o si sarebbe difeso, quello sul letto con lo sguardo vuoto era solo un bel corpo sotto il controllo degli ormoni.
Voleva lo Stiles bastardo con lui e furbo con i nemici, lo Stiles forte e coraggioso per gli amici in pericolo. Voleva il ragazzo logorroico che si cacciava nei pasticci e s'impicciava di tutto, non un ammasso di carne attraente da riempire di seme al momento giusto.
Doveva andare via, prima di finire d'ucciderlo, già ora pareva morto, eppure respirava e il cuore batteva veloce come quello di un cucciolo spaventato.
Andò via.




NOTE DELL'AUTRICE.
Non ho idea da dove sia uscito fuori questo bacio. Non doveva esserci, ma avevo tanta voglia di torturarvi!
Con i pretendenti abbiamo quasi finito, ne mancano solo due... hihihi.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie per il tempo che dedicate alla mia storia.
Baci.
   
 
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