Eccovi
il primo capitolo, questa volta un po’ più lungo! Ringrazio anche qui tutti
quelli che mi hanno lasciato una recensione e coloro che leggono in silenzio
(sperando che si lanciano in un piccolo graditissimo commento)!
Sperando
che vi soddisfi vi auguro ancora e sempre: Buona lettura!
Primo capitolo: I doni degli
ivoriani
Anna
passava da un mercante all’altro accumulando sciarpe, presto non sarebbe più
riuscita a portarne, Olaf saltellava felice attorno a lei, chiacchierando
allegramente.
“Vi serve
una mano principessa?” Sul volto di Anna si aprì un gran sorriso.
“Kristoff!” Il ragazzone afferrò il gran numero di sciarpe
ma prima che potesse fare altro Anna gli saltò tra le braccia.
“Questo
è quello che chiamo un gran bel caldo abbraccio Sven”
Il pupazzo di neve annuiva sorridente guardando la grande renna.
“Credevo
saresti tornato solo domani!” Disse Anna lasciando il collo di Kristoff.
“Sì,
infatti, ma io e Sven abbiamo lavorato più in fretta
per rientrare prima”
“Come
mai?” Chiese allora Olaf facendo arrossire Kristoff,
“Oh ma certo! Anna ti mancava! Mi piace definirmi un esperto in amore, ve l’ho
già detto vero?”. Anna sorrise felice al ragazzo che arrossì ancora di più.
In
quel momento un gruppo di uomini attraversò la strada, ad attirare l’attenzione
non era solo il loro gran numero, ma anche gli abiti di foggia straniera. Molti
infatti indossavano solo larghi pantaloni lasciando il torace nudo. Una prova
eroica poiché solo Elsa poteva ignorare il freddo in quella gelida giornata
primaverile.
“Chi
sono?” Chiese Kristoff incuriosito.
“Non
lo so” Anna si strinse nelle spalle ma fu Olaf a sorprenderli rispondendo.
“Sono
Ivoriani, vengono da un posto che non conosciamo, ma portano doni per te e Elsa
e questo pomeriggio li incontrerete a palazzo.”
“Come
fai a sapere tutto questo?” chiese una stupita Anna.
“Oh,
ho sentito che lo dicevano ad Elsa a colazione” Poi aggiunse, “Tu dormivi”.
“Anna,
credo che stiano andando a palazzo proprio in questo momento …”
“Dici?”
Guardò il suo ragazzo che la guardava con un sorriso, “Oh cavolo! Devo andare!”
Anna iniziò a correre poi tornò indietro, stampò un bacio sulle labbra di Kristoff che sorrise felice e agitò la mano verso Olaf e Sven, “Ci vediamo dopo!”.
Elsa
era alla sua scrivania leggermente corrucciata, Anna non era venuta per pranzo,
segno che, come temeva, le compere con Olaf si erano prolungate di ore. Ora era
indecisa sul mandarla a cercare o accogliere gli ivoriani da sola. Non che
fosse un problema ma preferiva avere la sorella accanto quando doveva conoscere
persone nuove. Era difficile passare dall’isolamento quasi completo ad una vita
tra la gente, ci era riuscita tra il suo popolo che aveva imparato a conoscerla
ma con gli estranei era più difficile. Rimase ancora qualche secondo a
riflettere poi si rese conto di tracciare sul massiccio tavolo il legno della
sua scrivania dei ghirigori di ghiaccio e smise. Era la regina di Arendelle e doveva imparare ad affrontare quelle prove da
sola. Anna non poteva essere sempre lì a salvarla.
Si
alzò poi con un leggero svolazzo cambiò i ricami del suo abito di ghiaccio
accentuando il blu e riducendo il suo strascico. Soddisfatta annuì e raggiunse
la sala delle udienze. Un servitore si inchinò e poi entrò nella stanza per
annunciarla. Proprio in quel momento Anna svoltò l’angolo correndo. Aveva il
volto leggermente arrossato segno che correva da un po’, con un gran sospiro si
fermò.
“Fiuuuu ce l’ho fatta”
“Sono
contenta che tu sia arrivata in tempo, mi dispiace di non averti avvisato
stamattina”
“Oh
no, colpa mia, avrei dovuto informarmi sui miei impegni di principessa e non
perdermi in compere” La guardò con un sorriso, “Sei sempre bellissima”
“Stai
molto bene anche tu… ma toglierei la mantellina prima di entrare” Le disse lei
mentre composta entrava nella stanza, il suo nome e i suoi titoli erano appena
stati annunciati. Anna si tolse rapidamente la mantella che lasciò ad una
servitrice che era accorsa in suo aiuto, poi entrò a sua volta nella stanza.
Nel vederla l’annunciatore aggiunse:
“E la
principessa Anna di Arendelle”.
La
stanza ospitava il bizzarro gruppo che aveva visto in città. In particolare
vennero avanti due uomini. Erano alti e muscolosi, la pelle ambrata dal sole,
uno di loro indossava una camicia ma l’altro era a torso nudo e sulla pelle
spiccava una lunga cicatrice. Sui loro volti c’era un sorriso amichevole.
“Regina,
principessa, è un onore incontrarvi, abbiamo sentito parlare di voi anche nella
nostra lontana patria e siamo accorsi per porgervi i nostri omaggi” Si inchinò
imitato dal compagno e da tutti i suoi uomini, poi rialzò la testa.
“Sono
Abul At Di Il Sif, e questo
è il mio nostromo Ten At Ef
Di El Moluf. Veniamo in
nome del nostro califfo, il signore di Ivoria” Elsa
sorrise loro.
“E’
un piacere fare la vostra conoscenza”. Abul inchinò
ancora la testa poi con un gesto elegante, inaspettato per un uomo tanto
grosso, indicò a due uomini di avanzare. Uno teneva una piccola scatola
d’avorio intarsiata, l’altro un baule d’ebano. Si inchinarono porgendo al loro
capo i doni.
“Questi
sono doni per voi e per la principessa Anna, regina Elsa, ma ora nel vedervi mi
paiono umili ed insignificanti difronte alla vostra bellezza”. Elsa sorrise a
quel complimento così sfacciato. Poteva sentire l’impazienza di Anna accanto a
lei, stava occhieggiando le due casse con trepidazione, adorava i regali.
“Siete
gentile, ma sono sicura che i vostri doni saranno meravigliosi” Disse allora,
l’uomo sorrise ancora prese la scatolina in avorio, poi con un gesto teatrale la
aprì, all’interno c’erano due braccialetti identici. Erano azzurri e rilucevano
in un modo bizzarro ed affasciante, Elsa non avrebbe saputo dire di quale
materiale erano fatti, avrebbe detto ghiaccio, ma sentiva, grazie al suo potere
che non era così.
“Il
mio Signore ha ritenuto questi bracciali adeguati alla regina di Arendelle e al suo straordinario potere” Elsa li guardò poi
scosse la testa, erano meravigliosi e sentiva che li avrebbe guardati per ore,
ma ora doveva concentrarsi sui loro ospiti, lo straniero infatti stava aprendo
il baule in ebano, “Mentre per la bella e coraggiosa principessa Anna il mio
califfo invia questa.” All’interno vi era un elegante sella, con ricami in oro
e argento.
“Oh
ma è meravigliosa!” Si lasciò sfuggire Anna rompendo il protocollo ed andando a
rimirarla da vicino, “Grazie Abul At … Il…”, l’uomo
rise.
“Chiamatemi
Sif, sarà più semplice”.
“Grazie
Sif!” Disse allora Anna, “Guarda Elsa, c’è il mio
nome scritto sopra” la ragazza era chiaramente elettrizzata e Elsa sorrise nel
vederla contenta poi chinò appena la testa in segno di riconoscimento verso
l’ivoriano a cui scintillarono gli occhi dal piacere.
“Spero
rimarrete per qualche giorno, sabato ci sarà il ballo di primavera e sarebbe un
piacere avervi come ospiti” disse soavemente la regina e l’imponente uomo si
inchinò di nuovo.
“Il
piacere sarà tutto nostro” Si inchinarono anche gli altri del gruppo poi si
congedarono.
“Credi
che potrei provarla subito?” Anna si voltò a guardarla ma Elsa fissava
ammaliata i bracciali, “Elsa?” la donna si riscosse e la guadò interrogativa.
“Stavo pensando che potrei andare a provare subito la sella, se a te non
dispiace, Kristoff è tornato un giorno prima e l’ho
lasciato in città per venire in fretta qui e…”
“Vai
pure Anna e invitalo per cena” La interruppe Elsa sapendo quanto potessero
diventare lunghi gli sproloqui di sua sorella.
“Grande,
voglio dire magnifico! Sarà contentissimo” Con un gran sorriso prese la sella e
un po’ ondeggiando se ne andò.
Elsa
la guardò andare via poi il suo sguardo tornò sui bracciali, erano davvero
belli. Li avrebbe indossati alla festa di primavera decise, per onorare i loro
ospiti.
La
festa di primavera era tra le più importanti feste nel Regno di Arendelle, si intrecciavano corone con i primi fiorellini
di primavera, si cucinavano dolci profumati grazie alle spezie arrivate con le
prime navi e si danzava fino a notte fonda tra i grandi falò. Quest’anno poi
era la prima festa di primavera in cui il palazzo sarebbe stato aperto, gli
altri anni Anna ed Elsa avevano solo potuto osservare da lontano quei gioiosi
festeggiamenti.
“Non
sono sicura che sia adatto al tipo di festa…” Elsa osservava pensierosa i
disegni di ghiaccio che la sua mano intrecciava nell’aria. Anna distolse
l’attenzione dal fermento dei preparativi e si voltò a guardare sua sorella.
“Ma
certo che è adeguato! E’ una festa e tu farai uno spettacolo meraviglioso!
Tutti amano i tuoi disegni di ghiaccio, sono belli e stupendi e…” Elsa sorrise
all’entusiasmo della sorella.
“Sei
sicura? Perché è la festa della primavera, si festeggia la partenza del freddo
e del ghiaccio che lasciano il posto al calore e al verde.” Si fermò a pensare
poi aggiunse, “Dovresti fare qualcosa tu, sei tu quella primaverile…”. Anna
rise di gusto a quella frase lasciandola perplessa, quando lo notò Anna si
spiegò:
“Voglio
proprio vedere la faccia del popolo se invece del magnifico spettacolo di
ghiaccio che si aspettano vado lì io a dirgli due paroline su quanto sia bella
la primavera! Se fossero di stagione mi ritroverei a schivare pomodori!”
Ridacchiò ancora facendo sorridere Elsa che alla fine annuì.
“Va
bene allora…”
“Ottimo,
perché siamo arrivate”. Detto questo la carrozza si fermò e un valletto andò ad
aprire la porta.
Erano
al porto di Arendelle, un gran numero di persone era
radunato lungo tutto i pontili e molti altri erano ammassati sulle navi. Quando
le videro ci furono applausi e sorrisi.
Elsa
scese nel suo solito modo elegante e composto, indossava un vestito di ghiaccio
quasi completamente blu, le sembrava più appropriato del bianco per una festa
di primavera. Alzò la testa ad osservare il cielo, era azzurro e perfetto per
quella giornata, il sole alto nel cielo era ancora pallido rispetto a quello
estivo ma scaldava l’aria che conteneva già i profumi dei fiori.
Una
nave di Arendelle la attendeva e quando la raggiunse
insieme ad Anna si staccò dal molo e navigò fino al centro del porto. Da lì
tutti avrebbero potuto osservare. Mentre si muovevano passarono accanto ad una
nave di fattura straniera, sul ponte un uomo si inchinò nel vederla poi fece un
elegante gesto di saluto. Erano gli ivoriani e lui era il loro capitano, Sif. Elsa ricambiò con garbo il gesto mentre Anna era
troppo occupata a farsi spiegare i dettagli della navigazione dal capitano per
farci caso.
“Guarda
Elsa, il capitano dice che quella nave è tra le più veloci e belle che abbia
mai visto, è giunta ieri” Anna tendeva il braccio verso un piccolo ma elegante
vascello. Sorrise e annuì a lei e al capitano. Poi l’uomo le disse che erano in
posizione.
“Molto
bene” Sussurrò poi agitò la mano creando un alito di vento che trasportasse la
sua voce a tutto il suo pubblico: “Siete pronti?” Chiese e in risposta ebbe un
ovazione di sì.
Sentiva
il suo potere accumularsi e crescere dentro di lei, potente e selvaggio, gioioso
e libero. Lo liberò dando forma all’immagine che aveva disegnato nella mente. I
cristalli di ghiaccio esplosero da lei salendo nel cielo e formando figure e
disegni, mescolandosi e separandosi, mentre catturavano la luce del sole
assumendo tutti i colori possibili. Il popolo sgranava gli occhi, rideva e
applaudiva. Felice ed entusiasta Elsa si lasciò andare sul ponte della nave
danzando insieme al suo potere. Libera.
Con
un ultimo gettò di potere disegnò un grande cristallo a forma di fiore poi
lasciò che si dissolvesse nell’aria.
“Wow”
Anna la guardava con gli occhi spalancati, “Sei ancora più bella quando lo
lasci andare” Elsa arrossì un po’ rendendosi conto di come cambiasse quando
esprimeva il suo potere. “Capisco che tu abbia voluto smettere di tenerlo
rinchiuso in te… ti rende così felice…”.
“Anna,
è vero, mi sento libera nell’usarlo, ma la vera felicità e nel poterlo
controllare e nel poterlo mostrare a tutti, senza vergogna e senza paura. E
questo l’ho capito solo grazie a te.” Fu la volta di Anna di arrossire un po’,
con un po’ di timidezza si avvicinò alla sorella e poi vedendola aprire le
braccia per accoglierla la strinse a sé con gioia.
Il
ballo al castello era una novità della festa, ma ora che le porte non erano più
chiuse non c’erano motivi per cui la festa di primavera non fosse festeggiata
anche lì. Un grande falò era già pronto nel centro del cortile interno, Elsa
aveva creato un solido strato di ghiaccio che proteggesse la pavimentazione dal
fuoco e tutti non aspettavano altro che il momento in cui Anna, nel suo ruolo
di più giovane della famiglia reale, lo avrebbe acceso. La grande sala da ballo
era stata decorata con fiori e ghirlande mentre la servitù era indaffarata
nelle cucine perché tutto fosse pronto in tempo.
Elsa
nelle sue camere osservò lo specchio. Poi con uno delicato movimento di polso
cambiò di nuovo l’abito, si guardò per qualche istante ed infine annuì. Poteva
dare qualsiasi colore al ghiaccio che comportandosi come un cristallo
rifletteva la luce secondo i suoi desideri. Di solito optava per colori freddi,
come il bianco, l’azzurro e il blu. Ora decise che il bianco sarebbe stato
invernale e il blu non avrebbe fatto risaltare quanto voleva i bracciali così
aveva dato all’abito un tenue colore azzurro.
Allungò
la mano verso la scatola in avorio e la aprì. All’interno i bracciali la
aspettavano. Sorridendo li indossò, uno ad ogni polso. Lì osservò per alcuni
minuti, catturata ancora una volta dai loro riflessi poi si riscosse quando
bussarono alla sua porta dicendole che era ora di andare.
La
sala da ballo risuonava già di musica e di un allegro vociare, quando lei fece
il suo ingresso fu accolta da inchini e, cosa che le fece più piacere ancora,
da larghi sorrisi. Anna passò rapida tra gli invitati ed andò da lei con le
mani pieni di cioccolatini.
“Tieni,
ne ho tenuti da parte un po’ per te, c’è qualcuno che li sta finendo tutti…”
Elsa rise nascondendo la bocca con la mano, aveva una piccola idea di chi fosse
quel misterioso mangiatore di cioccolato.
“Grazie”
Disse poi alla sorella che la guardava con i suoi grandi occhioni felici.
Vennero
in molti a chiederle di ballare e lei accontentò tutti, era felice di poter
controllare i suoi poteri e di non dover più rifiutare di danzare, cosa che
amava fare fin da piccola. Anna danzò con altrettanti nobili ma i suoi occhi
erano solo per Kristoff che la guardava rapito da un
angolo della sala, troppo timido per mescolarsi alla folla di nobili.
Elsa
lo vide e gli si avvicinò, il ragazzo gli sorrise impacciato.
“Kristoff, perché non chiedi ad Anna di danzare?” Lui
arrossì vistosamente a quella domanda.
“Ecco…
io… non danzo molto bene e lei… è così brava…”
“Allora
danza con me” se possibile il ragazzo arrossì ancora di più.
“Io…”
“Forza,
non si può dire di no alla regina” Con un sorriso incoraggiante Elsa gli tese
la mano che lui titubante prese. Raggiunsero la pista da ballo e iniziarono a
danzare, Elsa si muoveva con passi semplice per far sì che anche Kristoff riuscisse a seguirla. Dopo un po’ il ragazzo si
rilassò e le sorrise.
“Grazie”
le disse e lei gli sorrise di rimando.
“Oh,
non ringraziarmi per così poco, ringraziami per questo…” Senza dargli il tempo
di accigliarsi scambiò rapidamente di cavaliere lasciando il ragazzo tra le
braccia di Anna.
“Danzare
con voi, regina, è un piacere inaspettato” Solo allora Elsa si rese conto di
chi fosse il suo nuovo cavaliere. Il capitano ivoriano la guardava con un
sorriso divertito negli occhi.
“Capitano
Sif, scusate se vi ho strappato Anna, ma dovevo fare
un favore ad un animo timido”
“Capisco
perfettamente, e vi assicuro che, malgrado la principessa Anna sia una
splendida ballerina, era con voi che speravo di ballare. Ho notato che portate
i bracciali del mio signore.”
“Sì,
sono uno splendido dono.” Rispose Elsa, l’uomo scosse la testa.
“Voi…
voi avete un simile potere, qualsiasi dono è inutile o superfluo… questo
pomeriggio avete incantato tutti con la vostra magia, di sicuro avete incantato
me.” La sua mano sfiorò la manica del suo abito di ghiaccio con un sorriso,
“Potete dunque creare qualsiasi cosa la vostra mente immagini?” La domanda la
sorprese, nessuno le aveva mai veramente posto delle domande sul suo potere,
Anna lo accettava come dato di fatto e non si interrogava, i dignitari di corte
e i nobili del suo regno non ne parlavano per una sorta di pudore derivato dai
giorni terribili in cui aveva gelato tutto il paese e il popolo non si sarebbe
permesso di porre una simile domanda alla loro regina.
“Non
ho ancora trovato limiti al mio potere…” Rispose e vide gli occhi dell’uomo
brillare. Poi la danza finì e si separarono.
Elsa
guardò verso sua sorella e Kristoff che stavano
chiacchierando e ridendo in un angolo della sala, sorrise compiacendosi del suo
gesto. Poi notò Olaf che chiacchierava con il secondo del capitano Sif, il pupazzo di neve indossava una sciarpa rossa e
chiacchierava con il solito buon umore.
La
regina si portò la mano al polso, era come se improvvisamente il bracciale
fosse più stretto. Un nobile venne a chiederle una danza e lei se ne dimenticò.
La festa
era quasi finita, era sera inoltrata e la luna era alta nel cielo, tutti ormai
insonnoliti guardavano il grande fuoco spegnersi a poco a poco. Anna era
accanto a Kristoff che le teneva la mano felice. Elsa
era impegnata a salutare gli ospiti che stavano rientrando a casa vinti dal
sonno.
Nell’ombra
un uomo le guardava, poi soddisfatto sparì nella notte.