Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: LimoneMenta    18/06/2015    6 recensioni
Federico sa cos’è l’Amore, quello con la A maiuscola: per lui ha un nome, e si chiama Edoardo. Il loro amore è fatto di menzogne, costruito sulle bugie dette ai genitori. Sì, perché oltre ad essere due ragazzi (che in realtà non è un problema) i due sono anche fratelli. Gemelli.
***
Mi piacerebbe intitolare almeno un capitolo (ma magari anche più di uno) per ogni lettera dell'alfabeto, perciò questa storia avrà (spero!) parecchi capitoli. E spero anche che vi piaccia.
P.S. Non sono solita inserire commenti o note per ogni capitolo, perciò per qualsiasi dubbio non esitate a chiedere (magari con una recensioncina :3 )
Se qualcuno avesse una richiesta particolare (magari un capitolo specifico che vorrebbe leggere) sono disponibilissima per qualsiasi proposta, anzi!
P.P.S. storia ispirata a persone realmente esistenti, (consapevoli dell'esistenza di questa storia) e con nomi e riferimenti completamente diversi dalla realtà :)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

19 HOTEL

«È andata bene, no?»                                                                                                 
«Sì». Quando tornano da una visita ai genitori, Federico non è mai particolarmente loquace. Non più del solito, almeno. Ogni volta che vanno  trovarli devono mantenere un atteggiamento distaccato, comportarsi come ogni altra coppia di fratelli farebbe. Non come vorrebbero loro, quindi. Quest’ultimo incontro, in realtà, è stato più facile del solito: la loro zia, Adriana, ha da poco partorito, perciò i discorsi si sono rivolti principalmente al pargoletto che, per tutta la durata della cena, ha placidamente ronfato  nella sua culla di seconda mano.                                                                                                                   
«È tutto ok?» chiede Edo poggiandoli una mano sulla gamba. 
Fede rilassa un po’ la presa sul volante, evitando di ridurlo in un mucchietto di atomi vaganti. È sempre un po’ nervoso dopo questi incontri. Solo un pochino. «Sì – risponde portandosi la mano del fratello alle labbra e baciandone il dorso – ma sono preoccupato per tutta questa grandine... se continua così, non arriveremo mai a casa». 
Edo sa che non è solo questo a turbarlo, ma lascia correre, certo che verrà tutto fuori quando saranno avvolti dal calduccio del loro letto. Con un sospiro, volge lo sguardo fuori dal finestrino: in effetti, quella che è partita come una leggera spruzzata di grandine, ora si sta facendo un po’ troppo violenta. Un po’ tanto, ad essere sinceri. Abbassa il vetro e allunga una mano fuori: in un paio di secondi si ritrova a stringere una manciata di chicchi di grandine grossi come ceci. La getta a terra con un’aria un po’ schifata, poi richiude il finestrino e infila le dita congelate fra le cosce, tentando di riscaldarle.                                                           
«Al prossimo incrocio svolto a sinistra: poco più avanti c’è un Motel. Ci fermiamo lì». La voce di Fede, che ha osservato tutto con la coda dell’occhio, arriva fredda e autoritaria, ed Edo sa benissimo cosa questo significhi: non ammette repliche. 
«Ma Fede-»                                                                                                                                
«No. Non ho alcuna intenzione di finire fuori strada e schiantarmi contro un albero» lo ferma subito l’altro. «Ma Lope...»              
«Lope è dalla signora Parisi, Edo. Questo vuol dire che le probabilità che muoia di fame sono del tutto assenti e quelle che abbia fatto una decina di bagni molto alte. Starà benissimo» conclude avvertendo la sua preoccupazione. «D’accordo...» mormora Edo poco convinto. Si tortura le mani quando suo fratello, invece di proseguire dritto, svolta a sinistra per raggiungere il Motel. Quando scendono dall’auto, il freddo e l’acqua li travolgono in pieno, penetrando fin nelle ossa. Si guardano intorno con diffidenza: le luci al neon dell’edificio spiccano tra il buio della sera come la luce alla fine di un tunnel. Una delle lettere rosse dell’insegna trema minacciando di spegnersi da un momento all’altro, un’imposta vittima del vento imperioso sbatte ripetutamente contro il muro e la grondaia sembra aspettare solo loro per cadere e colpirli sulla testa. Considerando tutto questo e sommandolo all’aria colma di cigolii e crepitii e all’aria transilvanica... sembra di stare proprio nel film “Non aprite quella porta”. Che in questo caso consisterebbe in quella del Motel.                                                                                          
«Bene – conclude Edo battendo le mani – Si torna a casa» e fa dietrofront per rientrare in macchina. Non riesce a fare neppure un passo, perché suo fratello lo afferra per la giacca e lo trattiene con aria impassibile, costringendolo ad una buffa camminata sul posto. «Frena, caro, dove credi di andare?»                 
«Ti prego! – implora Edo saltellando sul posto – Grandina, sono bagnato come un pulcino e sto morendo di freddo. E quel hotel mi fa una paura del diavolo» ammette con un brivido involontario.                                                                                                             
«Non c’è niente di cui aver paura, pulcino mio» risponde lui scompigliandogli i capelli fradici. L’altro lancia un’occhiata poco convinta all’edificio fatiscente. 
«Sicuro?» chiede mordendosi un labbro. Fede non risponde, ma se lo tira addosso e gli attacca la bocca con la sua, stringendoselo contro quasi fino a soffocare. Gli morde le labbra, gli passa la lingua sui denti e gli solletica il palato, dando il via ad uno scambio di saliva vissuto mille e mille volte ma pur sempre nuovo.                                 
«Wow, un bacio sotto la pioggia... romantico» commenta Edo strofinandogli il naso sotto il collo.                                                                                                          
«Oh, certo, davvero romantico rischiare di prendersi una polmonite – ribatte Fede con tono sarcastico – Andiamo dentro, avanti».

* * *

Il motel è carino, davvero. Cade a pezzi, ma è carino e pulito. Il bancone dell’ingresso deve avere almeno settant’anni (portati molto male), le poltroncine sembrano appena uscite da una zuffa – persa – con un gruppo di gatti randagi, i quadri sono così storti che solo un miracolo può tenerli su e la moquette rossa – per quanto pulita – dev’essere ancora più vecchia del bancone. L’ambiente è illuminato da una soffusa luce gialla che lo rende caldo e accogliente, benché questo possa sembrare improbabile. Il tutto è completato da un’adorabile vecchina vestita quasi in stile ottocentesco che li guarda con un sorriso un po’ inquietante. Solo un pochino. Edo rabbrividisce e si aggrappa alla mano del fratello, nascondendosi dietro la sua schiena. 
«Benvenuti, miei cari – li saluta la donnina – Oh, poveri bambini, ma siete tutti bagnati! Entrate, prego» li invita con un gesto della mano. La sua voce è così acuta che Federico per poco non scoppia a riderle in faccia, domandandosi come faccia suo fratello ad averne paura.                                    
«Salve, signora. Siamo rimasti bloccati qua fuori per la grandine e abbiamo pensato di prendere una camera per la notte, se ce ne sono ancora di libere» spiega con calma.                               
«Oh, ma certo, ma certo. Datemi pure le vostre giacche, ragazzi, le metterò  ad asciugare accanto alla stufa» propone tendendo le braccia in avanti.                                                              
«Grazie molte, è davvero gentile». Federico si sfila velocemente la giacca e la consegna alla donna, facendo lo stesso con quella di Edo. L’anziana signora esce dalla stanza sciabattando allegramente e lasciandoli soli i mezzo all’atrio.                                                   
«Non è normale che non ci sia nessuno in giro in questo motel» è la prima cosa che butta fuori Edo rabbrividendo impaurito.                  
«Sarà semplicemente pieno di giovanotti come la padrona di casa a cui piace andare a nanna presto».                                                                                                      
«Questa storia mi sa troppo di Hansel e Gretel» rivela il più piccolo.                                      
«In quel caso, tu sei Gretel» lo provoca lui.                                                                           
«Nessun problema». 
La risposta arriva così inattesa che Fede aggrotta le sopracciglia: se Edo no si arrabbia o indigna ad una su provocazione, allora c’è qualcosa che non va. «Ehi – gli bacia un orecchio – va tutto bene, eh?»                                                                       
L’altro annuisce, un po’ più sereno.                                                                                                 
«Ecco fatto – esclama la donna tornando nell’atrio – Ora vediamo cosa posso fare per voi, d’accordo?»                                  
«Certo, grazie» concorda Fede con un sorriso.                                                                     
«Bene, per cominciare, io sono Madame Colette» si presente la vecchina.                                 
«Oh, francese! Noi siamo Federico e Edoardo».                                                                                  
La donna annuisce tirando fuori da dietro il bancone uno spesso – e polveroso – libro che si rivela essere il registro delle prenotazioni. «Vediamo, vediamo... Ah, ecco: ho una camera libera al primo piano. – indica le scale con una mano - La preferite matrimoniale, vero?» domanda con semplicità. Entrambi sbarrano gli occhi, presi in contropiede. 
«V-va bene una qualunque» mormora Fede tentando nel frattempo di riprendersi un po’.                                                                                                            
«Allora questa è la chiave! È l’ultima matrimoniale che mi è rimasta». 
Mentre ringrazia, Federico sente suo fratello borbottare fra sé e sé... sicuramente chiedendosi in quanti abbiano avuto il coraggio di fermarsi lì dentro.  
«Buona notte» augura loro la donna con un inquietante sorriso a trentadue denti. 
«Buona notte» rispondono loro in coro avviandosi verso la camera da letto. I gradini delle scale sono così alti e stretti che Federico prende per mano suo fratello e fa attenzione che non inciampi. Si china per evitare lo spigolo del soffitto basso che mira proprio alla sua fronte – ma chi diavolo ha dato il consenso ad usare un posto così sgangherato per ospitare della gente? – ma si scorda di avvisare Edo, che ovviamente ci sbatte contro neanche avesse preso la rincorsa. 
«Ahia! – strilla portandosi una mano alla fronte e guardandolo con gli occhi lucidi – Ahia» ripete mentre una lacrima solca la sua guancia. Fede impreca sotto voce e se lo stringe immediatamente al petto, baciandogli più volte la parte lesa. «Scusami amore, mi sono dimenticato di avvisarti. Mi dispiace tanto – lo bacia velocemente sulle labbra – È passato?»                                                                                 
«No» mugugna Edo contro la sua maglia.
Lui scoppia a ridere e lo riempie di piccoli bacetti su tutto il viso. «Entriamo, su». Infila la chiave nella serratura e gira a destra. Niente.                                     
«Ma che-?» Prova a spingere la porta con una spalla, ma questa non si muove.                           
«Tutto bene?» chiede Edo sbirciando da sopra la sua spalla.                                                     
«Come no...» risponde lui scuotendo la chiave con forza. Dopo cinque minuti di tentato – e riuscito – scasso, finalmente la porta si apre, cigolando come in un film dell’orrore di quarta categoria. 
«Be’, almeno si è aperta - commenta Edo guardandosi furtivamente intorno – Vai prima tu» dice poi al fratello prendendolo per mano. L’altro fa per ribattere, ma alla fine si rassegna e fa un passo nella stanza. E non ci trova nulla di spaventoso. L’ambiente è piccolo, spoglio ma tutto sommato pulito. In un angolo, un armadio di almeno cent’anni per anta – e non ne ha solo due – minaccia di cadere a pezzi sotto l’assalto delle termiti. Alla parete accanto, una scrivania di mogano con una gamba diversa dalle altre fa a pugni con la sedia in stile shabby-chic accanto. Al centro della camera troneggia un letto in ferro battuto – dall’aria un po’ più solida del resto della mobilia – affiancato da due comodini da notte che assomigliano troppo alle cassette di frutta del mercato. A completare il tutto c’è un grosso crocefisso – storto – appeso proprio sopra la testiera del letto.                                                                                                 
«Mi fa sentire un po’ osservato – commenta Edo sporgendo il labbro inferiore, mentre il più grande chiude la porta – Ma non importa: prima ci addormentiamo, prima ce ne andremo da questo posto» conclude con un’alzata di spalle. 
«Sai, conosco un altro modo per far passare in fretta il tempo» bisbiglia Federico al suo orecchio abbracciandolo da dietro. Lentamente, lascia scivolare una mano sotto il maglioncino del fratello e ne vezzeggia la pancia, solleticando la pelle calda. Edo poggia la testa sulla sua spalla e comincia a respirare pesantemente, gli occhi chiusi e il petto che si alza e si abbassa velocemente. 
«Lo vuoi fare qui?» chiede sorpreso rigirandosi nell’abbraccio e strusciandosi contro di lui. Fede sogghigna contro il suo collo.           
«Non l’abbiamo mai fatto in un motel... potremmo aggiungerlo alla lista» mormora seducente sfilandogli il maglioncino.                                                    
«Tu hai una lista dei posti dove abbiamo fatto sesso? Davvero?» chiede Edo guardandolo ora sbalordito.                                       
 
«Vuoi seriamente parlarne adesso?» ribatte lui sfilandogli la cintura e abbassandogli i pantaloni.                              
«Magari più tardi» è la risposta affamata del più piccolo che, ormai rimasto in boxer, gli salta i braccio e gli aggredisce il volto a suon di baci. Mentre gli sfila la maglia, avverte Fede togliersi scarpe e jeans alla velocità della luce.                                                        
«Abbiamo fretta, eh?» sghignazza Edo succhiando un angolo della sua spalla. L’altro gli stringe le natiche da sopra la stoffa delle mutande, portandolo a gemere oscenamente
«Non sei mai così intraprendente... meglio approfittarne, no?» ribatte mordicchiandogli un capezzolo. Poi, cogliendolo di sorpresa, lo butta di peso, portandosi immediatamente sopra di lui. E lì, il disastro. Come se fossero sotto la guida di un direttore d’orchestra – incapace – le molle del materasso danno il via ad un concerto di cigolii e rumori sinistri che si diffondono nell’aria ad ogni loro minimo movimento.                                                     
«Sta scherzando?» sbotta Federico fissando il letto con aria stralunata.                             
«Non importa, continua» sussurra languidamente Edo sollevando il bacino e sfregando con insistenza contro quello del fratello. L’altro si china su di lui e comincia a ricoprire la pelle del suo collo di piccole leccatine. Fede sente le mani del più piccolo scivolare sulla sua schiena, afferrare i suoi boxer e trascinarli giù, aiutandosi con i piedi. Lui si solleva sulle ginocchia per sfilarseli, e subito ricomincia l’allegra sinfonia di cigolii.            
«Non è possibile...» bofonchia lasciandosi cadere sul corpo nudo di suo fratello, che immediatamente lo avvolge con le sue gambe lunghe. Quando finalmente la stridula serenata finisce, un pacifico silenzio li avvolge, permettendo loro di avvertire meglio la presenza dell’altro. Ad un certo punto, Fede sente Edo tremare sotto di sé. 
«Stai ridendo?» domanda guardandolo sbalordito. Per tutta risposta, l’altro continua a ridere ancora più forte. 
«Non ci credo... ogni singola, maledetta molla di questo fottuto letto cigola più di un vecchio cancello arrugginito e tu ridi                                                                   
Edo nasconde la faccia nell’incavo del suo collo e vi deposita tanti piccoli bacini.                      
«Non riuscirai a cavartela così facilmente» mugugna Fede con un tono molto meno duro rispetto a quello che avrebbe voluto.                                           
 
«Okay, magari sì... - esala quando l’altro gli mordicchia il lobo di un orecchio – Dimmi tu se uno deve andare in bianco per un letto che cigola» borbotta. L’altro gli bacia scherzosamente il naso. «Hai davvero una lista di tutti i posti in cui l’abbiamo fatto?» chiede dubitoso.              
«Oh sì – ghigna lui – È tutto qui» rivela picchiettandosi un dito contro la tempia.                 «Davvero?»                                                                                                                                                                 
«Già. E c’è anche una dei posti e delle posizioni in cui vorrei farlo – Edo rabbrividisce – Vuoi sentirne qualcuno?» Senza aspettare un cenno d’assenso di suo fratello, si allunga sul suo corpo – strusciandocisi sopra a dovere -  e mormora con voce bassa e roca ogni punto della lista. Parola dopo parola, per Edo diventa sempre più difficile riuscire a stare fermo. Si contorce come un’anguilla, mentre cerca un po’ di sollievo contro il corpo di Fede e il suo viso raggiunge una tonalità vermiglia.   
«Scommetto che il punto tre ti piace, non è vero?»

Image and video hosting by TinyPic >Angolino Autrice:

Ecomiiii! Buonasera a tutti! Vorrei immediatamente scusarmi con tutti per l’enorme e imperdonabile ritardo, ma tra scuola e il lavoro (che è cominciato lunedì... neanche un attimo di tregua!) riuscire a respirare è già un’impresa. Ma almeno, lavoriamo tutti e tre nello stesso posto, quindi ho sempre una buona dose d’ispirazione!
Sì, lo so che Edo è sempre più intraprendente (come lo definisce Fede) ma che ci posso fare? Personalmente, a me piacciono anche così... cambiano, ma sono ogni giorno più innamorati di prima!                                                                                                                     
Ho notato che lo scorso capitolo ha avuto meno recensioni rispetto al solito e spero che questo non abbia a che fare con il ritardo negli aggiornamenti (meglio sapere che siete troppo occupati a prendere il sole in spiaggia... almeno voi non sgobbate al caldo della città!) Che fate di bello in questo periodo? Raccontatemi tutto - sono curiosissima – e ditemi come vi sembra il capitolo!                                                                                                
Vi lascio, perché siamo da poco tornati tutti e tre a casa e non vedo l’ora di fare una doccia... Loro due credo abbiano altri progetti, visto come si stanno assalendo sul – mio – letto. Perciò, che loro si sfoghino pure, a voi un mare di baci e scuse!                                   
P.S. Il prossimo capitolo è quello dell’intervista!!

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: LimoneMenta