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Autore: Jim2233    20/06/2015    1 recensioni
Cosa è successo a Finnick da renderlo il ragazzo che abbiamo conosciuto in Catching Fire e Mockingjay?
La Collins non ha esplorato il passato di Finnick, così ho pensato di farlo io!
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Katniss Everdeen, Mags, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quello che sto facendo è semplicemente assurdo.

Mi do dello stupido quando arrivo nei pressi della discarica.

Un illuso, ecco cosa sono. Pronto a vedere il suo sogno che si smonta. Eccola, l’illusione. Sembra quasi vera, ma altrimenti che illusione sarebbe?

Niente di più di un miraggio. Aspetto che si dissolva mentre mi avvicino.

Succede qualcosa di strano: non scompare, anzi, si fa sempre più nitida.

Possibile che sia reale? Non dovrebbe esserlo, ma a quanto pare lo è.

Sgrano gli occhi. È proprio lei.

Con la sua corporatura esile e i suoi capelli ramati.

Annie.

 

 

Quando i nostri sguardi si incrociano, accenna un sorriso.

Ricambio, e finalmente ci salutiamo. Al suono della sua voce, però, mi sveglio dal sogno a occhi aperti e mi ricordo di essere Finnick, un ragazzino del Distretto 4 con un mucchio di problemi da risolvere. Mi torna in mente l’assurdità della situazione. Un mio amico vuole fermare gli Hunger Games e io ne voglio parlare con la prima sconosciuta che mi ha aiutato a farmi passare un mal di testa.

Però durante la mia breve vita ho imparato a fidarmi dell’istinto. Il sesto senso che mi avverte di sollevare la rete da pesca al momento giusto e che tante volte mi ha permesso di andare a dormire con la pancia piena.

Ora l’istinto mi consiglia di parlare con Annie.

« Ciao » La saluto timidamente.

« Ehi » Sorride.

Mi accorgo di non avere la più pallida idea di cosa dire. Perché non ci ho pensato prima?

« Io, uh, volevo solo dirti che mi è passato il mal di testa ».

Lei ride, prima di rispondere.

« Sono contenta che tu stia meglio! Dopotutto da queste parti se non stai bene, dopo un po' muori di fame ».

Mi rendo conto che non so niente di lei. Chissà com’è la sua situazione. La osservo meglio. Indossa dei pantaloni corti e una semplice canottiera bianca un po’ sgualcita. Non certo vestiti da ricchi.

« Sei del Porto? Non ricordo di averti mai vista » ammetto.

« Già. Abito con i miei zii ».

« Capisco ». Il suo tono si è fatto più cupo, e trovo che sarebbe indelicato chiedere altro.

« Sai che invece il tuo viso mi è familiare? È come se ti avessi già visto da qualche parte » dice.

Rabbrividisco. C’è stata un’occasione in cui tutta Panem mi ha visto e ho proprio l’impressione che Annie parli di quell’episodio. Ma non voglio assolutamente aiutarla a ricordare, perché mi farebbe molto male.

Cerco disperatamente di cambiare discorso, così ci ritroviamo a parlare dei rispettivi lavori. Scopro che lavora nell’impianto di lavorazione del pesce, un grande edificio nel quale viene portata la pesca per ripulirla e prepararla alla spedizione verso Capitol City.

« E tu sei un pescatore? » Chiede.

« Sì » rispondo « da cosa si capisce? »

« Dal tono di voce » dice « è lo stesso che aveva mio padre. Quando mi portava a pescare con lui, mi diceva sempre di parlare piano per non far scappare i pesci ».

« Anche tuo padre era un pescatore, quindi? » Chiedo, pur avendo paura di toccare tasti dolorosi per lei.

« Già ».

Non aggiunge altro, così non insisto.

« Ti andrebbe di mangiare con me? » La proposta mi esce spontaneamente, e in un momento così non sembra neanche forzata.

« Volentieri! » risponde senza un attimo di indecisione.

 

 

 

Sto tornando a casa. Cerco di allungare il tragitto il più possibile, perché devo assolutamente togliermi questo sorriso idiota dalla faccia e il ripercorrere gli eventi della giornata non mi aiuta affatto. Annie ed io abbiamo mangiato insieme sulla spiaggia, seduti uno di fianco all’altra. E dopo un po’ ho scoperto che parlare con lei era diventato molto più facile di quanto non lo fosse stato all’inizio. Prima di salutarci, ci siamo promessi di rivederci nello stesso posto domani mattina.

Questo mi ricorda un’altra cosa. Domani mattina, prima di vedere Annie, incontrerò Brian. Ho paura di cosa potrà dirmi. Ho paura che stia già pensando a come fermare gli Hunger Games. Qualsiasi tentativo sarebbe inutile: è semplicemente impossibile anche solo avvicinarsi a Capitol City.

Però la disperazione può portare a compiere pazzie vere e proprie. È per questo che sono preoccupato per lui.

Che ne è del mio rapporto con Brian? L’ultima conversazione che abbiamo avuto è stata piuttosto confusa. La penultima è stata un incubo. Non so se possa essere definito un litigio, ma la sua frase mi ha fatto male.

Dopo quello che ti è successo tre anni fa, come fai a rimanere impassibile?

Questa frase riporta a galla tutti i fantasmi del mio passato, così come ha fatto la chiacchierata con Annie. Ma stavolta sono solo.

Come in un sogno a occhi aperti, rivivo per l’ennesima volta quei giorni. E sprofondo nei ricordi.

 

 

 

La giornata era calda, come sempre in quel periodo dell’anno. Ma quel giorno nessuno badava al caldo. Era un giorno speciale. Si sarebbe tenuta la Mietitura per i sessantunesimi Hunger Games. Avevo dieci anni, il che significa che ero troppo piccolo per essere sorteggiato. Ma c’era un’altra persona a cui tenevo che aveva tutte le carte in regola per partecipare ai Giochi. Era Sebastian, mio fratello.

Prima di uscire da casa avevo ceduto al pianto e avevo supplicato mio fratello di non andare. E lui, sapendo di doversi mostrare forte di fronte al fratellino mi aveva parlato.

“Non devi preoccuparti per me. Ci vediamo fra poco, non appena tutto sarà finito. È una promessa" e con queste parole mi aveva asciugato le lacrime.

Non avevo badato affatto al nome della ragazza estratta. Il silenzio era assoluto mentre le dita dell'annunciatrice frugavano nella boccia dei bigliettini. Il silenzio era assoluto, nella piazza del Distretto 4. Senza più avere il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, la voce aveva annunciato il nome, e l'effetto era stato quello di una palla di cannone che mi colpiva dritto nello stomaco.

« Sebastian Odair »

 

 

 

Angolo dell’autore

Ciao a tutti, lettori silenziosi e non! Ci ho messo taaanto tempo ad aggiornare, lo so, ma ho avuto parecchi contrattempi, compreso il mio primo blocco dello scrittore… Perdonatemi, prometto che in futuro sarò più puntuale!

E niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto, se vi va lasciate una recensioncina, mi fa sempre piacere!

Alla prossima!

 

   
 
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