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Autore: ThorinOakenshield    21/06/2015    4 recensioni
Che dire? Innanzitutto che non si tratta di uno slash! Questa è una storia a capitoli sul rapporto di amicizia che intercorre tra Bilbo e Thorin.
Mi sono presa molte licenze ed è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi! xD
Allora, le vicende si svolgono dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti e Thorin ha ottenuto il suo titolo di Re sotto la Montagna; Bilbo si è talmente affezionato ai nani che ha deciso di passare le vacanze a Erebor. Tutti i suoi amici sono entusiasti di questa decisione e, tra l'incoronazione di Thorin e vari festini, saranno tutti euforici e persi nella gioia del momento, ma qualcosa di terribile romperà l'incanto...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Faccio paura?

I dodici nani della Compagnia di Thorin Scudodiquercia si trovavano tutti a fare colazione in una delle numerose taverne di Dale.
Dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti la città ai piedi della Montagna era stata ricostruita sotto la guida di Bard l’Arciere e, piano piano, stava ritornando al suo antico splendore.
Gandalf si trovava sull’uscio della Stanza del Giullare, stava guardando i suoi amici brindare alla salute di Bilbo Baggins. Non sapevano ancora che lo hobbit era partito con Thorin, il giorno precedente credevano che stesse dormendo e non avevano voluto disturbarlo, per quanto riguarda il loro re lo stregone aveva raccontato che era in giro per affari.
Balin era l’unico che non aveva creduto alle parole di Gandalf, ma non aveva detto niente: era saggio abbastanza da capire che era meglio se loro restavano a Erebor.
Finché Thorin Scudodiquercia non sarebbe tornato, Dain avrebbe occupato il suo posto sul trono.
 
Lo stregone fece un lungo respiro ed entrò.
Non appena i nani lo videro, lo invitarono allegramente a sedersi con loro.
“Allora, Gandy!” Kili gli diede una pacca sulla schiena.
“Ti ho già detto mille volte che non mi piace essere chiamato Gandy!” Gandalf lo guardò con occhi assassini. Era vecchio ma sapeva incutere un certo rispetto e timore.
Il giovane nano era a conoscenza delle grandi capacità dello stregone, così si fece piccolo piccolo e chiese scusa, causando l’ilarità da parte di suo fratello.
Fili smise di ridere non appena Kili gli diede uno scappellotto.
“Bilbo è già sveglio?” domandò Bofur.
Gandalf impallidì e si grattò la nuca, balbettò versi e frasi sconnesse tra di loro.
“Già, ieri ha dormito tutto il giorno… ci piacerebbe fargli visita oggi” aggiunse Bombur, tenendo un pollo arrosto in mano. Successivamente se lo mise in bocca e tirò fuori solo le ossa.
“Ehm, ecco… veramente Bilbo sta ancora dormendo” mentì Gandalf.
I nani lo guardarono certi dispiaciuti e altri sospettosi.
“Ancora?” Oin inarcò un sopracciglio.
“Sì, ancora.”
“Strano,” continuò Oin, “la perdita di memoria non dovrebbe causare sonnolenza e ha dormito parecchio ieri, dubito che sia stanco anche oggi. Dovrebbe essere riposato e già sveglio.”
A questo punto lo stregone si innervosì e si arrabbiò: “Sta passando un momento difficile, è stanco. Non siete più dei bambini, dovreste capire quando una persona ha bisogno di riposare; se sta dormendo non mi pare il caso di insistere, passerete un po’ di tempo con lui un’altra volta.”
Gandalf avrebbe detto loro la verità solo quando i due amici si sarebbero trovati il più lontano possibile dalla Montagna Solitaria.
I nani chinarono il capo, tutti tranne Dwalin e Gloin, i quali volevano fare di testa loro.
Balin conosceva molto bene suo fratello e si era accorto che non aveva intenzione di obbedire allo stregone, così disse: “Gandalf ha ragione, ragazzi. Dopo tutto quello che ha passato e tutta la confusione che Bilbo sente dentro di sé sarà stanco, forse è meglio non stressarlo troppo. Quando si sveglierà staremo con lui.” Di nascosto, fece l’occhiolino a Gandalf.
Lo stregone lo ringraziò con lo sguardo.
 
“Questo, e questo… e poi ancora questo.” Beorn aveva riempito lo zaino di Thorin con un sacco di cibo: miele, formaggio, pane, frutta e verdura.
Bilbo si era divertito a guardare l’espressione che aveva fatto Thorin man mano che il mutatore di pelle lo riempiva di roba.
“Grazie” rispose il nano, scombussolato: il suo zaino sembrava una palla, per quanto era pieno. Pesava infinitamente, ma per lui non era un problema, con tutti i muscoli che aveva sarebbe stata una passeggiata portarsi dietro tutto il giorno quel bagaglio, solo che era un nano. Un nano, per Durin! Aveva bisogno di carne, non di fragoline, carotine e banane.
In ogni caso il Re sotto la Montagna era grato a Beorn per l’aiuto che gli aveva dato e non se lo sarebbe mai dimenticato. E poi il viaggio era troppo lungo per permettersi di fare lo schizzinoso, l’importante era avere qualcosa da mangiare, anche se Thorin si giurò che avrebbe cacciato qualche cervo strada facendo.
Lo hobbit, invece, era al settimo cielo! Alla vista della frutta, della verdura e del formaggio il suo stomaco aveva brontolato, probabilmente erano i suoi cibi preferiti, non che la carne non gli piacesse, avrebbe mangiato persino un albero!
“Per gli amici questo e altro” disse Beorn.
Il nano e l’omone si strinsero la mano, giurandosi amicizia eterna.
“Semmai avessi bisogno di aiuto, conta pure sui nani di Erebor.” Così si salutarono i tre amici.
Il mutatore di pelle rimase in giardino, a controllare la partenza dello hobbit e del nano.
 
Durante il viaggio Bilbo aveva un po’ perso la sua timidezza e il suo stato di soggezione che avvertiva quando si trovava in compagnia del nano, un po’ perché ormai erano in confidenza, un po’ perché spesso Thorin lo aveva rimproverato quando balbettava o arrossiva davanti a lui. Era suo amico, per la miseria! Non un suo suddito.
Al sovrano di Erebor faceva tenerezza lo hobbit quando balbettava, ma a volte lo trovava irritante. Trovava irritante che tutti balbettassero quando si rivolgevano a lui, poteva capire le donne che magari si erano prese una bella sbandata e non ci capivano più niente, però a volte lo facevano anche i maschi… che fossero anche loro innamorati di lui? Oppure avvertivano la loro inferiorità di fronte al Re sotto la Montagna… e se invece avevano paura?
A questo pensiero Thorin sgranò gli occhi: la gente aveva paura di lui?
Il nano si voltò verso Bilbo, che stava cavalcando accanto a lui e gli stava parlando da un bel po’ di chissà che cosa. All’inizio lo aveva ascoltato, ma poi si era rotto di sentir parlare solo di piante, frutti e fiori. Era un guerriero, non una donnicciola.
Mentre il suo amico continuava a ciarlare, Thorin Scudodiquercia gli chiese a bruciapelo: “Io faccio paura?”
Il signor Baggins finì improvvisamente il suo discorso e lo guardò con occhi sgranati. “Eh???!” fece confuso.
“Io incuto timore alle persone, di solito?” ripeté il nano.
Bilbo rimase per un attimo smarrito: che gli rispondeva, adesso? Aveva paura di offenderlo dicendo la verità.
“Ti pregherei di essere sincero, non mi offendo e non mi arrabbio nemmeno.” Infatti il Re non si sarebbe offeso, solo che gli sarebbe un po’ dispiaciuto far paura alla gente. Spesso il timore e la soggezione che avevano le persone quando parlavano con lui lo facevano sentire potente, lo facevano sentire un vero Re, ma un grande sovrano non deve incutere timore alla sua gente, bensì fiducia.
Lo hobbit non poteva mentire a Thorin, se ne sarebbe accorto perché non era un asso nel raccontare bugie, così rispose: “A volte puoi fare un po’ di paura, sì.”
Il nano sospirò pesantemente. “Cos’è che fa tanto paura di me? Sentiamo.” Non era irritato.
“Be’, ecco…” Bilbo si rimise dritto e trovò coraggio. “Forse è per quel tuo aspetto imponente e il cipiglio che hai spesso.”
Il nano guardò avanti e ci pensò un attimo, dopo un po’ disse indignato: “Io non ho spesso il cipiglio.”
Il suo migliore amico sorrise divertito. “Oh sì, invece.”
Thorin lo guardò sbalordito.
Lo hobbit, prima di scoppiare a ridere, lo prese in giro: “Sei un gran brontolone e anche permaloso.”
Scudodiquercia rise e gli diede scherzosamente un colpetto con lo zaino.

 

   
 
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