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Autore: Severia85    22/06/2015    5 recensioni
Cathy Holmes è una ragazzina babbana che vive una vita normalissima, tra casa, scuola e amiche. Un giorno, tutto questo viene stravolto da un incontro inaspettato che le permetterà di conoscere un mondo nuovo di cui non immaginava l'esistenza. Nascerà una nuova amicizia e un nuovo amore, mentre la guerra imperversa con la sua crudeltà.
La storia segue gli eventi a partire dal quinto libro, rispettando quasi sempre quanto è descritto nei libri.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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“E tu? Sei contento che io sia qui?”
Cosa rispondere a quella domanda così semplice? Avrebbe richiesto solo un sì o un no, eppure Severus non sapeva come replicare. Avrebbe voluto dirle che gli era mancata dal momento stesso in cui si era smaterializzato fuori dall’ospedale, che l’aveva pensata ogni singolo giorno, provando ad immaginare come fosse la sua vita. Tuttavia era ancora profondamente convinto, esattamente come un anno prima, che la vita di Cathy sarebbe stata molto più tranquilla e felice senza la sua presenza. Lui era un uomo troppo complicato, con un passato che avrebbe volentieri dimenticato. Cosa aveva a che fare lui con una ragazzina, per di più babbana?
 
Cathy non riusciva a vederlo in faccia perché il mago si ostinava a guardare fuori dalla finestra, ma ci stava mettendo decisamente troppo tempo a rispondere. I dubbi e le paure che Sergio aveva fatto sorgere in lei tornarono a galla prepotentemente. Aveva sbagliato a cercarlo? Eppure Severus l’aveva abbracciata poco prima, quando l’aveva rivista.
“Se avessi voluto rivederti,” iniziò il mago, dopo un tempo che sembrava infinito. “Non ti avrei cancellato la memoria, non credi?”
Cathy non rispose, troppo concentrata a trattenere le lacrime. Se avesse alzato gli occhi avrebbe visto le mani di Piton strette a pugno, talmente forte da conficcare le unghie nella carne.
“A me sei mancato.” Disse in un sussurro appena udibile.
“Se tu non fossi così cocciuta, saresti andata avanti con la tua vita, senza bisogno di venirmi a disturbare.”
“Ci ho provato!” urlò la ragazza, non curandosi delle lacrime che le rigavano il volto. “Tu non sai cosa ho passato in questi mesi!”
“Nemmeno tu sai cosa ho passato io!” replicò acido il mago.
“Lo saprei, se tu me ne parlassi!”
“E per quale motivo dovrei farlo? Mi sono sistemato qui ora, ho una nuova vita di cui tu non fai parte. Vorrei che te ne facessi una ragione.”
 
Com’era facile far riemergere il vecchio professore maligno. Aveva interpretato quel ruolo per così tanto tempo, che gli risultava naturale. Guardò la ragazza aprire la bocca per dire qualcosa, per ribattere a quelle cattiverie, tuttavia lui doveva aver esagerato perché, per la prima volta, la vide restare senza parole.
“D’accordo, hai ragione.” Disse dopo qualche istante. “Sono stata stupida a venire qui: me ne vado.”
E così dicendo, si diresse verso l’uscita. Raccolse lo zaino e se lo sistemò sulle spalle: era evidente che non aveva fretta. Aveva già una mano sulla maniglia quando si voltò per dirgli qualcosa, forse un saluto, ma rimase zitta, scuotendo leggermente la testa. Nei suoi occhi, Piton lesse un disperato desiderio che lui le dicesse qualcosa o che la fermasse, ma restò in silenzio.
Cathy fece per uscire, ma si bloccò sulla soglia. Il mago la guardò dirigersi a grandi passi verso la sala, raccogliere qualcosa da terra e fissarlo intensamente.
 
Cathy stava per andarsene, con il cuore a pezzi. Severus l’aveva offesa terribilmente con quelle ultime parole. Non c’era più nulla da fare. Poteva solo tornare a casa, sola e sconsolata. Un luccichio richiamò la sua attenzione, quando aveva già un piede sulla soglia. L’istinto la spinse verso quell’oggetto. Quando l’ebbe fra le mani lo riconobbe: il suo ciondolo d’ambra, il regalo che le aveva fatto Severus qualche anno prima per il suo compleanno.
Lo strinse forte e una nuova consapevolezza si fece strada in lei.
“E così, non mi vuoi nella tua vita, vero?” chiese con tono beffardo, quello di chi ha scoperto una grossa bugia. “Perché continui a tenermi a distanza? Qual è il problema?”
Severus rimase in silenzio, colto sul fatto e impreparato a rispondere.
“Resterò alla pensione Stella Alpina fino a domani pomeriggio.” Sentenziò Cathy, risoluta. “Poi ripartirò e non sentirai più parlare di me.”
Uscì, sbattendo la porta e si avviò a passi svelti lungo il sentiero, senza curarsi della bellezza del panorama. Dovette rallentare il passo, per non cadere lungo la discesa ripida, tuttavia nessuno le corse dietro per fermarla. A metà strada si fermò per riprendere fiato e scoppiò in un pianto disperato.
 
Severus bussò alla porta. Sara gli venne ad aprire e lo fece entrare con un sorriso. Sergio e la sua famiglia abitavano in una grande casa, appena fuori dal paese, circondata da un grande giardino. Sara era una donna robusta, con fianchi larghi, che aveva partorito tre figli, due dei quali avevano lasciato il paese, mentre l’altro si era sposato e le aveva dato due nipotini. Aveva gli occhi chiari e i capelli grigi, raccolti in una crocchia sopra la testa. Il suo viso rotondo era gioviale e si illuminava ogni volta che incontrava un conoscente. Inoltre, sapeva ascoltare, senza essere invadente: una caratteristica che Severus apprezzava decisamente.
Anche quel giorno lo fece accomodare nell’ampia sala e gli mise davanti un tè e una fetta di strudel. Severus, che aveva imparato ad apprezzare i dolci tradizionali, quel giorno rifiutò: aveva lo stomaco chiuso.
“Ti fermi per cena?” gli domandò la donna, gentilmente.
“No, grazie. Sono venuto solo a portare alcune cose a Sergio.”
“È fuori in giardino con Matteo. Lo vado a chiamare.”
Matteo era il nipotino, affetto da una strana e rara malattia che lo costringeva a letto per diversi giorni, completamente privo di forze. Severus aveva fornito alla famiglia pozioni che lo aiutavano a stare meglio, anche se non era riuscito a guarirlo del tutto. Da poco era arrivata anche Martina, la sorellina di Matteo: per il momento, la bimba sembrava completamente sana.
Sergio entrò dalla porta sul retro, tutto sudato.
“Fa caldo oggi, vero?” disse il vecchio, tirando fuori dalla tasca un fazzoletto per asciugarsi la fronte.
“O forse sei tu che ti sei agitato troppo.”
“Già,” rispose, sorridendo. “Oggi è una buona giornata per Matteo. E per te?”
Severus si limitò ad una smorfia.
“Ti ho portato …” iniziò a dire, ma fu interrotto.
“Non hai ricevuto visite?”
Severus rimase sorpreso.
“Adesso so come mi ha trovato.” Ribatté il mago, seccato.
“Oh, credimi: mi ha estorto l’informazione con la forza! È una ragazzina cocciuta!”
“Sì, è vero.”
Severus sentì una fitta di ansia alla bocca dello stomaco.
“Com’è andata? Ti ha fatto piacere rivederla? Come sei diventato amico di una ragazza babbana?”
A differenza della moglie, Sergio era curioso.
“Male, no, è una storia lunga.”  Replicò, contando con le dita le risposte.
“Uhm, diciamo che posso credere alla prima e all’ultima, ma dalla tua faccia non credo che ti sia dispiaciuto rivederla.”
Severus imprecò dentro di sé: possibile che non fosse più capace di mentire? Eppure, un tempo, era molto bravo.
“Perché le avevi cancellato la memoria?”
“Insomma,” intervenne Sara che aveva fatto capolino nella stanza. “Lascialo in pace!”
“Mia cara, quella povera ragazza è venuta dall’Inghilterra per ritrovarlo e …”
“Perché ha rischiato di morire a causa mia.” Dichiarò Severus, interrompendo gli altri due. “Non voglio che ricapiti ancora.”
Seguì un attimo di silenzio, poi Sergio insisté: “Che cos’è successo?”
Severus ripensò a quella notte, al sangue di Cathy e al suo corpo inerme: rabbrividì.
“Il serpente di Voldemort ha tentato di uccidermi: lei si è messa in mezzo.”
Sergio conosceva il passato dell’amico, anche se non tutti i dettagli. Rimase colpito da quell’affermazione e avrebbe voluto saperne di più, ma capì che non era il caso di insistere.
Fu Sara a prendere la parola: “Allora non è stata colpa tua, ma di Voldemort.”
“Se non l’avessi coinvolta …”
“L’hai costretta a seguirti?”
“No, ma … a dire il vero, non so nemmeno perché fosse lì.”
“Quindi, questa ragazza ti ha salvato la vita e poi non si è arresa, ma ti ha cercato per tutto questo tempo. E tu l’hai asciata andare?” riassunse Sergio, piuttosto critico.
Perché era andato lì? Si chiese Severus. Lo stavano torturando. Forse perché voleva sentirsi dire quelle cose. Voleva sentire che non era stata colpa sua e che poteva riprendere i contatti con Cathy.
“Smettila di punirti, Severus.” Disse Sara. “Non è giusto né per te né per quella babbana.”
“Sei un uomo buono, anche se hai commesso degli errori in passato. Ma chi non ne commette?” aggiunse Sergio.
 
Severus uscì di casa turbato. Aveva una gran voglia di correre da Cathy, eppure qualcosa lo bloccava. Quella parte di sé che lo puniva per i suoi errori, lo costringeva a soffrire: non poteva esserci gioia per uno come lui. A Molveno, aveva trovato un po’ di pace, ma la felicità era un’altra cosa. Tuttavia, i destino sembrava volergli concedere un’altra possibilità: Cathy aveva recuperato la memoria e lo aveva ritrovato. Era andata da lui, lo aveva scelto. Nonostante tutto.
 
EPILOGO
 
La neve cadeva fitta su Londra, ricoprendo i tetti e le strade. I marciapiedi erano impraticabili e solo pochi passanti si avventuravano tra i negozi per gli ultimi acquisti natalizi.
Cathy era nella sua stanza al College. Stava preparando le valigie per trascorrere il Natale a casa con sua madre e Michael. La cosa non le pesava più di tanto. Aveva ritrovato il suo equilibrio e tutto andava bene.
Guardò la pergamena appoggiata sul tavolo.
 
Cathy,
ti aspetto il 27 di dicembre. La passaporta si attiverà alle 14.25. Sii puntuale, mi raccomando.

 
Poche parole, come sempre: Severus non si dilungava mai troppo. In compenso, Sergio faceva attivare numerose passaporte, perché lei potesse recarsi in Italia facilmente. Si vedevano spesso ormai e Cathy ne era felice. Felicissima.
Si affrettò a rispondere.
 
Caro Severus,
stai tranquillo, sarò puntualissima.
Ci vediamo il 27. Non vedo l’ora!
Ma tu sai sciare? Va beh, al massimo te lo insegno!
A presto

 
Affidò la lettera al povero gufo malcapitato e ne seguì il volo fino a quando non scomparve all’orizzonte.


N.d.A.
Siamo arrivati all'ultimo capitolo di una storia che aveva iniziato anni fa e che ho finalmente trovato il tempo e la voglia di portare a termine. Spero di non aver deluso le aspettative con questo finale. 
Grazie di cuore a chi ha seguito la storia e soprattutto a chi l'ha recensita, dandomi lo slancio per continuare a scrivere!
Al momento non ho in programma un sequel, ma non si sa mai. Nel caso vi informerò! 
  
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