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Autore: Elis17    22/06/2015    3 recensioni
William Tomlinson ha ventitré anni e un figlio di tre, la sua ragazza, Eleanor, è morta a diciassette anni di parto.
Da tre anni passa la sua vita a portare e a riprendere il figlio Max dall'asilo e a crogiolarsi per la morte della sua amata.
Edward Styles è un ragazzo gay di diciassette anni e ha una sorella di tre, Gemma.
Edward si innamora di William il primo giorno di asilo di Gemma e Max, i quali si ritrovano in classe insieme.
William non si accorge di lui per molto tempo, fino a quando il ragazzino non decide di usare la sorellina per attirare la sua attenzione.
E la attira.
×
Williard [Larry] × Willionor [Elouonor] × Janielle [Payzer] × Jouise [Zerrie]
Seventeen!Edward × TwentyThree!William
Student!Edward × YoungFather!William
Larry!AU × Williard!AU × Kids!AU × Parents!AU
×Middle names×
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo6: Irish Pub.



 

Edward e Jawaad dopo essere usciti da scuola si erano recati a casa del primo per passare il pomeriggio insieme in vista dell'appuntamento non appuntamento che sarebbe avvenuto la sera stessa.
Il riccio era a dir poco elettrizzato, okay, William non lo aveva invitato per un appuntamento solo per loro due, ma era sempre meglio di niente, avrebbe passato la sera con lui, Jawaad, i cugino James e dei loro amici.
Un sabato sera diverso dal solito, finalmente.
L'unica cosa che gli dispiaceva di tutta quella situazione era lasciare a casa Gemma a vedere da sola i cartoni animati della Disney che di solito guardavano insieme.
Era una piccola specie di tradizione la loro, mettevano un DVD oppure una cassetta e vedevano il cartone del giorno, poi Gemma si sarebbe accoccolata ad Edward ed avrebbero dormito insieme, come ogni sabato.
Ecco, in quel preciso istante, quando Edward realizzò questo, gli si spezzò un po' il cuore.
Insomma era una cosa che facevano sempre, ma per colpa di una sua stupida infatuazione – forse tanto stupida non era - per un ragazzo padre avrebbe rovinato per un sabato la loro dolce quotidianità.
Ora si trovava in camera insieme a Jawaad e ai sensi di colpa che prontamente l'amico aveva cercato di mettere a tacere con frasi del tipo “Tranquillo Eddie, tua sorella non se lo ricorderà quando sarò grande e non te lo rinfaccerà, assicurato!”, “Ma si dai, è solo un sabato!” oppure “Edward! Non stai partendo per andare in guerra, cazzo, solo non passi due ore con lei a vedere uno stupido film della Walt Disney, e diciamocela tutta!, sei anche un po' grandicello per certi cartoni! E poi tranquillo, appena arrivi a casa dormi insieme come fate ogni stupidissimo sabato!”.
Edward si era un po' calmato, ma si era lasciato scappare un borbottio riguardo al fatto che non si è mai grandi per un cartone della Disney.
Che poi Jawaad amava l'arte e i cartoni erano disegni in movimento, non dovevano forse affascinare J? Bah.
Si erano in fine sorrisi ed erano passati ad un'estenuante partita a Fifa.
“Okay, sono in crisi!” aveva affermato Edward bloccando la partita, il moro aveva poi sbuffato guardandolo con cattiveria; insomma stava vincendo!
“E' solo una patetica scusa perché stai perdendo, Styles! Riavvia la partita! Ti straccio e poi ne riparliamo! Su!”
“No, ti giuro che non è per la partita!” sorrise “Sono davvero sull'orlo dei nervi!” spense la console lasciando il povero Malik sbigottito.
“Non l'hai davvero spenta.” chiese, il tono atono senza nessuna inclinazione nella voce, la sua mente stava solo elaborando un continuo CalmaCalmaCalma.
“Sì, perché?”
“Perché? Spero tu stia scherzando. Sei morto.”
“Ma perché?”
“Perché? Spero tu stia scherzando! Stavo per vincere una battaglia contro di te!”
“Guarda che è un po' ovvio, sai? Il secondo giocatore sono io.”
“Sì, ma contro di te!” lo indicò J “Io perdo sempre quando gioco con te e per una volta che stavo pe vincere ti fai bruciare il culo per una stupida uscita di gruppo, vorrei sottolineare di gruppo, e mi spegni la console? Stavo vincendo, cazzo!”
“Tranquillo, la prossima volta ti lascio vincere!” ghignò Edward.
Il moro lo guardava dall'alto al basso, J era seduto sul pavimento mentre Edward era stravaccato come una balena spiaggiata sul suo letto da una piazza e mezza.
“Ragazzi, a tavola!” li richiamò Anne dal piano di sotto.
“Arriviamo!”
Jawaad buttò con stizza il joystick sul letto dell'amico ed entrambi si avviarono al piano inferiore.
“Lasagne!” li aveva accolti Anne in cucina mostrando loro la teglia.
Sorrisero entrambi leccandosi i baffi – si fa per dire, nessuno dei due li aveva, solo J aveva un piccolo accenno di barba -.
“Papà?” chiese Edward, il posto affianco al suo era vuoto e non apparecchiato.
“Torna tardi, gli anno chiesto di rimanere qualche ora in più per finire non so quale lavoro.”
“E tu non mangi?”
“No, lo aspetto, tanto torna fra un'oretta. Non fare quella faccia cucciolo, non muoio se mangio un'ora dopo, mangiate voi bambini!” scherzò Anne.
Dio quanto adorava sua madre.
“Va bene, tu vai pure a riposarti, ci penso io a Gemma.” Eddie sorrise alla madre incoraggiandola a seguire il suo invito.
“Va bene, ma non mandate a fuoco la cucina e Gemma, mi raccomando, mangia tutto!” li rimproverò bonaria.
“Si mamma.” la piccola era sconsolata e triste, con la forchetta spostava un po' di qua e un po' di là la sua piccola porzione di lasagne.
“Ti chiamo poi quando stiamo per uscire, okay?” la informò il figlio e la donna annuì.
Anne andò in camera sua e di suo marito ed Edward posò lo sguardo sulla sorella intristendosi anche lui alla scena.
“Gemma...” la prese da sotto le ascelle e la fece sedere sulle cosce e le tirò indietro i capelli biondi per vederla bene in volto, dal canto suo la piccola non voleva essere toccata perché si sentiva tradita.
Edward le fece il solletico e la piccola mollò la presa dalla forchetta ed iniziò a divincolarsi per farlo smettere, anche se in realtà quelle attenzioni le piacevano da morire.
Eddie si bloccò dopo qualche secondo e le prese il viso tra le mani grandi e le sorrise.
“Mi vuoi bene?” le chiese guardandola.
“Si, ma...” la piccola cercò di non guardalo e abbassò lo sguardo verso Jawaad che osservava la scena con meraviglia.
“Ma?”
“Ma... posso venire con te!?” gli chiese guardandolo di nuovo negli occhi sperando in un sì.
“Gemma...” la riprese il fratello.
“Lo sai che non sono io a decidere e poi lì saremo tutti grandi e ti annoierai, non c'è Max.” la informò.
“Ma è sabato!” e quella piccola frase faceva capire tutto.
Edward, è sabato e di sabato tu e tua sorella guardate un film della Disney.
Edward, è sabato e di sabato tu e tua sorella dopo aver guardato un film della Disney dormite insieme.
Insomma, Edward, è sabato!
Il ragazzo non sapeva che fare, per lui non c'erano problemi, ma la madre avrebbe sicuramente detto di no.
“Gemma, no, lo so che è sabato, ma solo per oggi esco con i miei amici e tu resterai a casa, guarderai il film e appena arrivo a casa ci mettiamo a letto insieme e me lo racconti! Ti va?” gli propose il fratello, ma non vedendola convinta gli mormorò un flebile “Per favore” nell'orecchio.
La bimba gli sorrise e, restando sulle gambe del fratello, continuò a mangiare la sua porzione di lasagne.
Jawaad era affezionato ad entrambi i fratelli Styles, insomma, aveva avuto la fortuna di vedere la pancia di Anne crescere, sentire i primi pianti di Gemma, i primi passi e le prime parole, ormai J era di casa, pareva tanto un terzo figlio acquisito nel tempo!
“Allora, cosa vuoi guardare sta sera?” domandò il riccio stropicciando le guance paffute della sorellina.
La Sirenetta!” esclamò battendo le manine.
“Cosa?! Ma lo abbiamo già visto la scorsa settimana!”
“E allora?” lo riprese “Tanto tu sta sera non ci sei, posso guardare quello che voglio!” incrociò le braccia al petto mettendo su un adorabile broncio.
“Perché non ti guardi un porno, allora?” aveva sussurrato Jawaad per sdrammatizzare, fallendo miseramente.
“Jj!” lo rimproverò Edward.
“Un pollo?” domandò confusa la piccola di casa.
“Sì! Un pollo! Qualche cartone sulle galline!” propose Jawaad cercando di rimediare al danno.
“Le galline sono brutte!” aveva ribattuto.
“Cosa? Guarda che si offen...” non terminò la frase che Eddie gli diede uno scappellotto sul retro del collo.
“Ahia!”
“Zitto!”
“Okay, ma stai calmo.”
“Gemma, ti metto La Sirenetta, okay? Io e Jawie ci andiamo a cambiare intanto.”
“'Kay.” aveva mormorato la piccola.
“Sei tu quello che si deve fare bello, mica io!” lo schermì.
“Te ne arriva un'altra!” lo fulminò con lo sguardo.
“Dio amico, fatti una sega e placa gli ormoni!”
Per chissà quale motivo Gemma rise e i due più grandi la guardavano scioccati, non poteva sapere cosa significasse 'farsi una sega', era troppo piccola!
“Ma così si fa male! E spruzza tutto il sangue! Come in Saw!” aveva esclamato, prima ridendo e poi schifata.
Saw? Eddie che cosa fai vedere a tua sorella?” l'amico lo guardò sconvolto, insomma, aveva solo tre fottuti anni!
“L'ha voluto vedere lei! Ha insistito e gliel'ho fatto vedere, così capiva perché non doveva guardarlo!”
“E il risultato è?” domandò osservando Ed stendere Gemma sul divano del salotto, accendere la televisione e mettere nel videoregistratore la cassetta.
“Che mi ha obbligato a vedere tutta la serie!” rise.
“Sul serio?”
“Sì, sul serio.”
Ed si guardò in giro facendo mente locale su cosa dovesse fare.
L'orologio segnava le otto e mezza, doveva prepararsi e alla svelta.
Guardò l'amico e con lo sguardo indicò le scale, improvvisamente iniziarono a correre ridendo, facendo a gara a chi arrivava prima.
Arrivarono contemporaneamente bloccandosi sull'uscio della porta, i loro corpi erano incastrati e non sarebbero mai riusciti a passare insieme.
“Okay, hai vinto.” mormorò Ed e subito l'amico si spostò per farlo passare sorridendo vittorioso.
“I migliori vincono sempre, Styles.” rise di gusto e “Vatti a preparare frocetto dalle cinquanta sfumature.”
“Cos'è, la versione gay di Cinquanta Sfumature Di Grigio?” domandò Ed buttando si sul letto ridendo.
“Sì, ti piace? È il mio best seller, che ne dici?” chiese J prendendo dalla scrivania dell'amico il suo adorato blocco da disegno per metterlo al riparo nel suo zaino.
Quell'album non doveva essere visto da nessuno.
“Dico che lo leggerei molto volentieri!” rise ancora.
“Sei euforico, riccio, quando hai qualcosa lo sai che devi passarmela.” lo rimprovera bonario ed ironico Jj facendogli un occhiolino.
“Non mi faccio di nessuna sostanza, Malik.” lo informa, già, come se non lo sapesse.
“Sei così al naturale? Oh povero mondo!” rise buttandosi su di lui.
“Alzati scemo che mi devo cambiare.” lo spintonò e questo ruzzolò per terra.
Andò verso l'armadio e, aprendo le ante, si fermò a contemplarlo, neanche fosse l'opera più bella mai esistita e “Lo sai vero che dentro l'armadio non c'è William Tomlinson, ma che arriverà esattamente tra dieci minuti?”
“Ho dieci fottuti minuti per cambiarmi?” strabuzzò gli occhi e “Che mi metto? Malik aiutami, parca troia!” imprecò all'indirizzo dell'amico che, ancora per terra, se la rideva sotto i baffi – nel vero senso della parola, Malik avrà anche avuto solo diciassette anni, ma era già provvisto di una folta barba che lo rendeva dannatamente sexy e più grande, non dimentichiamoci delle mani sempre incrostate di pittura e gli occhiali da lettura sul naso, era l'orgasmo puro per ogni adolescente che lo incontrava per strada.
“Calmo, prendi gli skinny jeans neri, ti fasciano il culo, la camicia bianca, è semi trasparente quindi accentua i pettorali che non hai e... tieni, prendi le mie Vans, hai detto che le indossa sempre quindi se le indossi è un punto a tuo favore, vestiti e poi vieni in bagno, dovrei avere del gel nello zaino, facciamo qualcosa per migliorare quel cespuglio che ti ritrovi al posto dei capelli.” parlò velocemente Jawaad sfilandosi le scarpe e rovistando nello zaino pieno di disegni alla ricerca del gel e “Trovato.” parlò tra sé e sé.
Ed non ragionò molto su i movimenti che effettuò, li fece e vasta, come un automa, prese i pantaloni e la camicia e li poggiò sul letto.
Si spogliò e, con fatica, s'infilò gli stretti pantaloni che, guardandosi allo specchio dell'armadio, sì, gli fasciavano il culo.
Si tolse la maglia che aveva tenuto tutto il giorno e si mise la camicia ed abbottonò i bottoni lasciandone tre, se non quattro, aperti a far intravedere il petto.
Infilò le scarpe senza legare i lacci, ma inserendoli direttamente nella scarpa.
Si guardò e... beh, non era niente male.
Andò in bagno dove Malik lo intimò a sedersi sulla tavoletta del cesso e così fece.
“Fermo.” in pochi movimenti J aveva domato la folta castana chioma di Ed portando all'indietro i ricci e lasciandoli morbidi sul capo in modo tale da esporre meglio il volto squadrato dell'altro.
Eddie si specchiò e “Sono un gran fico eh!” rise e Jawaad lo prese in giro “Sì, rischio di diventare frocio se ti fisso ancora un po'.” e così Ed si morse il labbro e con fare sensuale mosse i fianchi imitando un amplesso.
“Potrei venire solo guardandoti!” Malik portò una mano alla fronte fingendo di svanire.
Scoppiarono a ridere, che idioti.
Le loro risate furono smorzate dal suono del campanello, che alle orecchie di Ed parve assordante.
Inspirò ed espiro mentre il suo amico lo pigliava per le spalle e lo spingeva giù dalle scale recuperando lo zaino e i cellulari di entrambi passando all'altro il suo.
Anne era in salotto seduta a fianco di sua figlia e guardava i due ragazzi indossare delle giacche per coprirsi dall'aria primaverile.
Madre e figlio si guardarono e non c'era bisogno di parole, lo sguardo di Anne chiedeva tacitamente di fare attenzione, di non buttarsi troppo in tutta quella situazione di cui giorno per giorni si stava circondando e anche semplicemente di far attenzione a guardare la strada, era solo un semplice sguardo che racchiudeva tutte le paure e le incertezze della donna.
Ed Edward le vedeva bene, infatti annuì rassicurandola con uno dei suoi migliori sorrisi.
“Ciao mamma, a dopo Gem.” salutò le donne della sua vita
“Ciao Anne.” salutò Malik, ormai erano in confidenza.
Uscendo dalla porta di casa si ritrovarono difronte William Tomlinson in tutta la sua bellezza.
Jawaad guardò l'amico sperando che non svenisse davanti a cotanta bellezza e, accertatosi di ciò, salutò per primo il ragazzo con una stretta di mano presentandosi.
“Jawaad Malik, piacere.” sorrise a bocca aperta mostrando i denti bianchi, la lingua tra essi.
“William Tomlinson.” sorrise anche lui stringendo ben forte la mano del ragazzo.
Si comincia bene.
“William!”
“Edward.” si salutarono entrambi sorridendosi, nessuna stretta di mano, nessun abbraccio e nessun bacino sulla guancia, niente di niente, solo i loro nomi sussurrati con sorrisi luminosi sui loro volti.
Era così stupido, ma allo stesso tempo così intimo.
“Va bene se Jj viene con noi? Oggi è rimasto da me per dei compiti e...” Ed non finì la frase che William lo interruppe con un “Certo! Più siamo meglio è!” e sorrise raggiante.
“Bene, andiamo?” William annuì e si diresse per primo seguito poi dai ragazzi.
Ed era rimasto solo due o tre passi indietro per studiare l'abbigliamento di William, dire che si era soffermato cinque minuti buoni ad osservargli il culo era un eufemismo, quei fottuti skinny jeans neri gli fasciavano le gambe muscolose alla perfezione, forse erano fin troppo stretti, come cazzo faceva a camminare? Continuava ad osservargli il culo, davvero no riusciva a staccarci gli occhi di dosso, era tondo e, Dio, quelle chiappe sarebbero davvero state bene nelle sua grandi mani.
Una giacca di Jeans blu gli fasciava le spalle esili, era magro, segnato in volto, le occhiaie gli scurivano i grandi occhi azzurri.
Quando alzò lo sguardo per guardargli il capo notò William osservarlo sorridendo, non aveva la barba, senza pareva molto più giovane, ma ammettiamolo, ad Eddie la barba incolta che William era solito parlare la preferiva.
“Tutto bene?” domandò Ed giusto per intavolare una discussione, Jawaad li guardava lasciando che parlassero tra di loro intervenendo solo ogni tanto.
“Sì, Max ha fatto i capricci per tutta la giornata, non voleva lasciarmi andare, fortuna che ci sono le ragazze che lo hanno distratto con il pupazzo che gli hai regalato tu!” e quello era un sorriso di gratitudine.
“Siamo arrivati, comunque.” informò i ragazzi facendoli entrare nell'Irish Pub.
L'Iish Pub era, proprio come faceva capire il nome, un pub irlandese, i gestori erano irlandesi, i camerieri anche ed era collocato in una zona della città dove vi vivevano una moltitudine di irlandesi, questo, però, non significava che non vi fossero persone di altre nazionalità, anzi, il locale straboccava di inglesi, irlandesi – per via di una partita di calcio che veniva mandata in televisione quella sera – ed anche di qualche turista italiano e francese, aveva notato Edward quando era entrato.
Il locale aveva luci soffuse che puntavano verso l'alto, queste emanavano un'atmosfera calda ed accogliente, le pareti erano tinte di ocra, i mobili in legno scuro, le sedie scricchiolavano appena, chissà da quanto fosse aperto quel locale.
Edward si guardò ancora intorno, ad un tavolo vi erano un italiano ed un inglese, forse amici di vecchia data, l'inglese parlava in un italiano alquanto basilare, il giusto per farsi comprendere dall'amico, in un altro tavolo vi erano una coppia che Edward invidiò un po', tre o quattro tavolini, di quelli alti con sgabelli altrettanto alti, erano occupati da ragazzi che erano vestiti di tutto punto, con giacca e cravatta, che stonavano con tutto il resto del locale, forse imprenditori di un'azienda, altri cinque o sei tavoli, di quelli ad altezza bacino, erano posti in un angolo abbastanza isolato per lasciare intimità a dieci ragazzi ed una ragazza che giocavano a giochi da tavolo o di ruolo, Edward li sentì mormorare qualcosa come: “Il mio ranger utilizza nascondersi per prepararsi all'attacco, tiro sull'abilità D20.”.
“Nerd.” li prese per il culo William ed il ragazzino gli rise.
Dopo aver superato tre porte – il locale era munito di tre larghi stanzoni – i ragazzi arrivarono all'ultimo stanzone dove ad un tavolo largo e di forma circolare erano seduti i cugini James e le loro ragazze.
I cugini James notarono subito William e si alzarono salutandolo con un pacca sulla spalla.
“Hei William!” lo salutarono le due ragazze senza alzarsi dal posto continuando poi il loro discorso interrotto.
Edward le guardò ed i suoi occhi parvero incrociarsi: le due indossavano lo stesso vestito con la differenza che uno era nero con i pois bianchi e l'altro bianco a pois neri, portavano la stessa capigliatura, una coda alta che cadevano rispettivamente una sulla spalla destra della ragazza di sinistra e l'altra sulla spalla sinistra della ragazza di destra.
Entrambe erano di pelle nera, i lineamenti dei loro volti erano dolci e sensuali, gli occhi da cerbiatte.
No, non erano gemelle, ma erano maledettamente simili.
Edward notò che erano molto più grandi di lui, forse anche di William e dei cugini James stessi.
Ai James piacevano le donne mature, non superavano i ventisette anni, comunque.
Il ragazzo ci passò sopra e si voltò verso i due cugini e sorrise grato ringraziandoli per l'invito.
“Cosa? Senza offesa, ma noi non ti abbiamo invitato...” iniziò uno e “...non avevamo neanche pensato a te!” finì l'altro.
Eddie era confuso, William gli aveva detto che lo avevano invitato, si voltò verso Will e lo guardò con le sopracciglia corrugate.
Che lo avesse invitato lui? Il pensiero gli passò davanti come un fulmine a ciel sereno, i suoi occhi si spalancarono dallo stupore, mentre Jawaad dietro di lui gli pizzicava il fianco scherzosamente, ridendo sotto i baffi – okay non li aveva, ma la barba aleggiava sulle sue guance.
“Beccato.” sorrise Will nervoso grattandosi il retro del collo imbarazzato.
“Beh grazie!” sorrise grato.
Era felicissimo, William lo aveva invitato, okay, non era un appuntamento, ma aveva pensato a lui.
Lo aveva pensato.
Forse un po' troppo per i gusti di William, quel ragazzino gli era entrato sotto la pelle, gli scorreva nelle vene, la sua voce rimbombava nella sua testa ed il suo cuore batteva forte, un senso incondizionato di protezione lo assaliva ogni volta che lo vedeva e lo stomaco gli doleva.
Faceva male, ma era piacevole.
Si sorrisero ancora mente Jawaad sbuffava, ci mancava solo che fosse il così detto terso incomodo.
“Accomodatevi, su!” li incitarono i cugini per poi chiedere cosa volessero.
“Una bionda media.” ordinò William mentre si sedeva, lo seguirono in ordine Edward e Jawaad.
I posti al fianco di William e Jawaad erano vuoti, i cugini James erano seduti ai lati delle loro ragazze, che aspettassero qualcuno?
“Una Coca-Cola ed un toast?” ordinò Eddie, ma la sua parve una domanda.
“Me lo stai chiedendo? Tranquillo puoi prendere quello che vuoi eh.” scherzò James Castano.
“Uhm.” annuì il ragazzino non tanto convinto.
“Tu?” chiese James castano fissando negli occhi Jawaad.
Si osservarono per un paio di secondo e “Una Sprite, grazie.” rispose Jj alla domanda mordendosi il labbro.
Quel ragazzo è veramente bello pensò Jawie, e, davvero, stare con Edward gli faceva male.
Lui non era gay, quindi: Louise, Louise, Louise...
“Okay, andiamo J.” per un momento Jawaad pensò si riferisse a lui, ma notò subito che James Biondo si era alzato così se ne fregò.
Improvvisamente starnutì, cercò nello zaino un fazzoletto e si soffiò il naso.
“Williaaaaam!” tutto il tavolo si girò verso l'entrata e una ragazza con i capelli biondi a caschetto, montatura spessa nera sul naso all'insù e seno prosperoso si avvicinò abbracciando il ragazzo con calore.
“Ruth! Come stai?” domandò ricambiando l'abbraccio.
“Ora che ti vedo benissimo.” scherzò la ragazza facendogli l'occhiolino, il suo braccio era ancora intorno al collo di lui ed il seno appoggiato leggero sul suo petto.
E Staccati... E se gli sguardi potessero uccidere, Edward sarebbe un assassino da mettere dietro le sbarre.
Jawaad se la stava ridendo sotto i baffi fino a che William non salutò una ragazza dai capelli lilla arruffati e corti fino alle spalle.
“Louise, ancora con questa pazza stai? Scappa finché sei in tempo!” rise baciandole le guance rosate.
Louise.
Tutti si erano alzati per salutare i nuovi arrivati, ma il mondo si blocco per qualche istante quando Louise e Jawaad si fissarono, occhi leggermente sgranati, a dire i loro nomi contemporaneamente, auto-stupendosi che l'uno conoscesse il nome dell'altra.
“Vi conoscete?” domandò James Castano.
“Andiamo nella stessa scuola.” mormorò Edward risolvendo i dubbi di tutti.
Eddie guardò l'amico che stava sbavando, sì, sbavando.
“Asciugati la bavetta, amico.” lo prese per il culo.
Si guardarono e risero piano.
Ognuno si sedette al proprio posto, c'era chi beveva e chi stuzzicava patatine e popcorn offerti dai cugini, Edward morsicava ogni tanto il suo toast mentre William beveva a canna la sua bionda.
“Vuoi?” domandò Will porgendo al ragazzino la sua birra.
Edward la prese e se la portò alla bocca saggiandone un sorso, si staccò e si leccò il labbro inferiore ripescando da esso una gocciolina sfuggitagli, i suoi occhi non si erano staccati neanche per un secondo dal viso di William che, in silenzio, lo aveva fissato.
William in una frazione di un secondo si sentì morire e rinascere, gli occhi di Edward erano incredibilmente verdi, ma non un banale verse, né un verde prato, assomigliavano tanto al fondo di una bottiglia di vetro, le sue gote erano rosa e sulla guancia destra aleggiavano tre piccoli nei, le sue labbra erano inconcepibilmente rosse, come poteva un ragazzo avere le labbra di un colorito così accesso?
Il suo sguardo, poi, era passato sul collo di Edward, il pomo d'Adamo si era mosso leggermente verso l'alto ed era tornato al suo posto.
E poi nulla, Edward aveva sorriso mettendo in mostra le sue adorabili fossette bucando le guance.
“A-allora?” borbottò il più grande tossicchiando.
“Mi piace.” annuì.
Eh... anche a me... aveva pensato, Dio riprenditi William, è un ragazzino, un ragazzino!
Certo, il suo cervello, che ora era messo a dura prova, non comprendeva quale fosse il problema maggiore, il fatto che fosse un ragazzino - essere inferiore ai diciotto e maggiore ai sedici anni –, che fosse un ragazzo – essere con attributi esterni annessi – o, ancora, che fosse entrambi.
Fottitene gli rivelò una vocina che conosceva da anni, e no, non era la sua coscienza.
Tutti avevano assistito alla scena e Ruth, la sorella di James Castano, si era bellamente intromessa mettendo la mano sulla coscia di William.
Edward e Ruth si stavano fissando, Dio, cosa era quella? Una sfida? A quanto pare lo era.
“Adesso che la mia migliore amica si è fatta da parte pensi che potremmo...?” Ruth stava ancora fissando Edward, ma la sua domanda era riferita a William.
Cosa? Che centra la sua migliore amica, ora? Edward era confuso, guardò William e lo scoprì ad avere la sua stessa espressione.
“Non nominare Eleanor.” rispose perentorio William.
Eleanor? Perché cazzo dove essere sempre presente anche da morta?
Edward abbassò lo sguardo da quello di Ruth, non solo perché si sentì infinitamente stronzo ad aver fatto un pensiero simile, ma anche perché aveva capito il gioco che quella ragazza stava facendo.
Tutto il tavolo lo aveva capito, ripresero a chiacchierare.
William e Ruth stavano parlando di qualcosa che Eddie non comprese, troppo preso a pensare alla piccola, leggera ed infima frecciatina che quella ragazza gli aveva scoccato.
Ruth non stava marcando il territorio, poteva sembrare, certo, ma non era quello ciò che voleva trasmettere.
William era un ragazzo, era padre ed era adulto, ecco cosa voleva intendere.
Ed Edward non aveva più guardato William per tutta la serata, si erano scambiati si e no qualche frase, giusto perché Willie era rimasto totalmente spiazzato da tutta la situazione e dal fatto che il ragazzino non avesse più spicciato parola, non aveva nemmeno più visto il suo contagioso sorriso.
Possibile che ogni singolo individio che girava attorno a quei due ragazzi comprendesse appieno la situazione, mentre William non capiva un emerito cazzo di quello che Edward provasse nei suoi confronti? Bah.
E se da una parte tutto andava una merda, dall'altra c'era qualcuno che stava sorridendo come un'ebete.
Jawaad, infatti, al suo fianco aveva Louise che stava chiacchierando con le due ragazze che parevano gemelle.
Era bellissima.
Indossava una camicia con trama scozzese che le arrivava fin sopra il ginocchio, le faceva da vestitino, e forse lo era, ma Jawie non era stupido e quella era sicuramente una normalissima camicia dalla taglia sbagliata.
I capelli corti le incorniciavano il volto lasciandole il collo scoperto e alla mercé di tutti, Jawaad sperò principalmente alla sua.
Il colore lilla dei capelli accentuava maggiormente l'azzurro dei suoi occhi.
Forse Jawaad avrebbe dovuto realmente smettere di sbavare.
Jawaad si riprese solo per cercare di ridestare Edward dall'accaduto, faceva battutine squallide o lo stuzzicava pizzicandogli la pancia, ma nulla, il suo amico era impassibile e continuava semplicemente a mangiucchiare il suo toast che sembrava non finire mai.
Amelia e Danielle, le due gemelle non gemelle, avevano iniziato un discorso tra loro lasciando in disparte Louise che, guardandosi attorno, notò i cugini James parlare della partita che la trlevisione trasmetteva, Ruth che cercava in tutti i modi di estrapolare un appuntamento a William e che Jawaad era intento a far sorridere Edward, anche lei si era accorta che quel ragazzino si era innamorato di William.
Era evidentemente evidente!
Abbassò gli occhi sulle sue gambe notò uno zaino aperto sotto il tavolo, da esso sbucavano solo un portapenne un libro di storia dell'arte ed un quaderno.
Come a suo solito non si fece problemi a prendere il quaderno e ad aprirlo per vederne il contenuto.
Sfogliando le pagine del quaderno c'erano appunti e piccoli disegni di supereroi o di oggetti vari, ma andando avanti con le pagine notò un cambio radicale dei disegni, essi, infatti, ritraevano una ragazza, sempre la stessa.
I disegni ritraevano la ragazza che camminava, che correva, con la divisa scolastica, vestita con abiti normali, insieme alle sua amiche e seduta su un muretto, in tutti i disegni era di schiena
Proseguì a sfogliare il quaderno e finalmente trovò alcuni ritratti della ragazza.
Louise era sconvolta.
Quei disegni ritraevano lei, lei con i capelli lunghi, con i capelli legati, un cerchietto tra essi, lei con gli occhiali da sole, poi quelli da vista, lei che sorrideva, che camminava con lo zaino in spalle, lei con una gonna a balze, lei, lei e ancora lei.
Louise non sapeva se rimanere sconvolta, dopo tutto c'era qualcuno che la fissava e la ritraeva a sua insaputa, o se rimanerne affascinata, i ritratti erano bellissimi anche solo se abbozzati.
La pagine scorrevano davanti ai suoi occhi, fino a quando il quaderno non si chiuse davanti a lei con un scatto, alzò il volto verso il ragazzo davanti a lui e si fissarono.
Jawaad era rosso in faccia, insomma, quello era il suo unico segreto, possibile che proprio la ragazza di cui era innamorato dovesse scoprire di quei disegni?
Che merda.
“Lo sai che è maleducazione frugare tra le cose degli altri?” domandò il ragazzo.
“Lo sai che è da denuncia quello che tu fai? Si chiama stolking.” rispose a tono la ragazza.
“Io non ti seguo da nessuna parte!” alzò appena la voce lui, ma nessuno del tavolo li stava considerando, le loro mani erano ancora sul quaderno.
“A me pare di sì.”
“No, se no troveresti foto di te in mutande e reggiseno in camera tua, e qua non ce ne sono, al massimo sei seduta ad un bar.” commentò Jaw.
“Chi mi assicura che i disegni con me in intimo tu non li abbia appesi alle pareti della tua cameretta da nerd represso?” chiese Louise con in viso un dolce ghigno.
“Potrei sempre mostrarti la mia camera.” sorrise lui e poi continuò “E comunque solo perché seguo la Marvel non significa che sono un nerd e per di più represso!” esclamò mettendo su un adorabile broncio.
“Accetto.”sorrise “Passami il tuo cellulare.” ordinò ed il ragazzo glielo mise tra le mani, un leggerò suono illuminò il cellulare di lei avvisandola dell'arrivo di un messaggio.
“Fatto.”
Si fissarono per qualche secondo, poi James Castano catturò la loro attenzione esclamando: “Dio, Tommo, trovati qualcuna e scopatela!”
Ruth stava per rispondere a tono con una delle sue solite battutine, ma Edward, lasciando tutti stupiti, la precedette.
“Nah, tranquilli, ci penso io a lui.” e fissò per un secondo negli occhi la biondina, oh sì, quella era proprio una sfida.
Ma chi l'avrebbe vinta?
Poi spostò lo sguardo negli occhi blu di William che era rimasto in silenzio, proprio come tutto il resto del tavolo, pochi secondi dopo era poi scoppiato a ridere e si era catapultato su Edward abbracciandolo e ridendo con lui disse: “Come potrei mai tradirti?”
Tutto il tavolo rise di gusto anche se un po' in imbarazzo.
Marchiare il territorio, bravo Eddie, lo stai facendo nel modo giusto, si disse.
Jawaad gli rifilò una gomitata nelle costole e rise di nuovo.
Rimasero a chiacchierare ancora per un po', ma notando che era l'una passata si salutarono e si divisero per tornare ognuno a casa loro.
“William mi accompagni?” chiese Ruth.
“Uhm.” William era rimasto un po' sulle sue, dopo tutto era andato lì con Edward, quindi di conseguenza sarebbero dovuti tornare indietro insieme, no?
“E Louise?” sviò il discorso.
“Oh io vado da questa parte.” si affrettò a dire la ragazzina, indicò la via opposta alla quale sarebbe andata la bionda.
“Anche io vado da quella parte, vengo con te!” esclamò Jawaad sorridendo ampiamente, felice di poter passare ancora un po' di tempo con la ragazza.
“Okay, andiamo?”
“Certo.” e si incamminarono lasciando indietro William, Ruth ed Edward.
I cugini James e le loro rispettive ragazze sarebbero rimasti al pub fino alle tre di notte, orario di chiusura.
“Andiamo, Wils?” marcò il nomignolo Ruth, quello era il nome con cui lo chiamava Eleanor.
No, quello era un colpo basso.
“Ruth accompagno Eddie che è minorenne e devo riportarlo a casa sano e salvo, su, non fare storie.” la stava per salutare, ma Edward parlò: “ Tranquillo William, sono un ragazzo so difendermi nel caso dovesse succedermi qualcosa, Ruth è una ragazza.” e finì la frase.
Edward sorrise vedendo la bocca spalancata della ragazza, sì, Edward aveva appena dato non solo della ragazzetta a quella lì, ma anche della debole.
Debole perché stava cercando in tutti i modi di confondere William e di metterlo in crisi, Edward se ne era accorto, e quella era una mossa da persone deboli, colpire i punti più sensibili, ma William non reagiva e così ci aveva pensato lui.
“Sicuro?” chiese titubante il più grande guardandolo negli occhi.
“È sicuro, te lo ha appena detto.” rimarcò le sue stesse parole Ruth.
Quella ragazza gli stava glia sui coglioni.
“Uhm... okay, mandami solo una messaggio quando sei arrivato.”
“Certo!” Eddie sorrise ampiamente nel vedere la preoccupazione e l'affetto che William provava per lui.
Per adesso si sarebbe fatto bastare quello.
Per adesso, come se in futuro sarebbe potuto cambiare qualcosa, certo.
Entrambi si voltarono dandosi le spalle, William era preoccupato, Edward un po' ferito e Ruth sorridente.
Camminò per un paio di isolato e quando arrivò davanti a casa Anne gli aprì la porta salutandolo con un bacio sulla fronte.
Si era dovuta alzare appena sulle punte, suo figlio continuava a crescere.
Stava crescendo, e quando si cresce si prendono forti schiaffi in volto.
Entrò in camera e trovò Gemma sul suo letto che dormiva con tra le esili braccia la custodia de La Sirenetta, sorrise intenerito.
Si spogliò e rimanendo in boxer si coricò vicino alla sorella.
Prese il cellulare e scrisse un messaggio a William.

[01:33 a.m] “Sono arrivato, buonanotte :)”

Aspettò qualche minuto e il suo cellulare vibrò.

 

[01:41] “Ruth mi ha baciato”

Edward, lo sapeva già, perdeva in partenza.


















 

Buongiorno!

Sono finalmente tornata e mi sento una morda a lasciarvi uno spazio autrice, per questo lo farò bello corto!
Mi scuso davvero tanto per l'assenza di tre, se non quattro, mesi, ma ho avuto problemi personali e mi ero accorta di avere tre materie sotto, così ho cercato di rimediare a tutto e questo ha causato la mia assenza qua su EFP.
Come potete vedere sono riuscita anche a riscrivere tutto il capitolo che il pc mi aveva eliminato, certo, non è bello come quello precendente, ma sono abbastanza soddisfatta.
Voi cosa ne pensate? Spero tanto possiate lasciare un commento per dirmi cosa pensate di 'Irish Pub'.
Dopo questo capitolo non so quanto i prossimi possano piacervi, e non perché saranno scritti di merda, ma proprio per quello che succederà.
Non so quando sarà il prossimo aggiornamento, vi spiego il motivo: è da tre anni che sto lavorando ad una storia e quest'anno l'ho ripresa in mano per correggerla e finirla e nulla vorrei riuscire a terminarla e portarla a quelche editore.
Speriamo bene!
Dio, sarebbe la realizzazione di un sogno.
Ora basta! hahahahah
a presto, spero!


Elisaku.

  
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