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Autore: Sorina_SA    13/01/2009    19 recensioni
Prima di abbandonare quel supplizio creato dalla vanità, ci si scruta truce.
Sigh! Quanto odia il suo aspetto! E’ così...Così...Così, appariscente!
~
Sorride al suo riflesso e scorre il proprio corpo nudo con gli occhi azzurro elettrico, cercando un qualche difetto.
Mpf.
No.
'Assolutamente divino.’
Gli opposti si attraggono? Due persone che sembrano così diverse possono avere in comune più di quanto si possa immaginare...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Demyx, Organizzazione XIII
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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lol33

 

Ultima aggiunta << Ok.
Non ho riaggiornato esattamente entro la settimana...Meglio tardi che mai, gente, meglio tardi che mai! XD
Sono costernata, dopo avervi inviato l’e-mail d’avviso, vi siete ritrovati con quello stupido messaggino al posto del terzo capitolo…PERDOOONO! *mi postro umilmente*
Grazie a coloro che leggeranno[con immensa bontà] questo capitolo ed a chi lo rileggerà.[soprattutto grazie a Silvermoon, che ha detto di voler aspettare le mie correzioni per recensire! Brava ragazza, sei!XD]
Non sono appieno soddisfatta di questo capitolo[per niente contenta a dire la verità]. Non fa neanche ridere. E’ piatto. Ma in alcuni punti mi piace come è scritto.
Comunque spero che nel prossimo sia diverso. >> Fine ultima aggiunta

 

 

 

Thanks to:

» Isuzu: Isuuuuzuuu miaaaaaa! Sono contentissima che Lessons ti piaccia tanto! E che sia stata la prima fic che ti abbia trasmesso così tanti sentimenti *me piange commossa T^T * cit. emozionante, fantastico, incredibile[...] Sono aggettivi che mi garbano alquanto ^_^ Importante: ti sei divertita! Menomale, ho sempre il terrore di non far ridere in modo sano i lettori. In certi punti capivi benissimo Demyx? O_O Io no![igh, igh...In realtà so mooolto di lui]XD Ho rappresentato i due protagonisti proprio opposti dal solito, dillo pure! Ci si stufa a leggere di un Demyx perennemente sottomesso, sai?XD Se non capisci qualcosa, chiedi pure! Sono qui apposta! :)

» larxene: spero di non di averti fatto morire d’ansia per l’attesa di questo nuovo capitolo XD Davvero, non lo faccio apposta .__. Doh, non cambiare nickname per colpa mia! Poi non mi sembra tanto antipatica...Solo un po’ appiccicosa...
Spero di restare nei tuoi preferiti! ^_^

» Sashy: Complicare la vita? Ma io gliela anniento! *ride alla Malefica* Ti intratterrò mooolto beene tra un paio di capitoli...Pazienta! °W°

» honeysenpai: So bene che sei per le AkuRoku, per questo il tuo giudizio mi è indispensabile. Sei oggettiva al 100%!
Quando aggiorni la tua FanFiction? Io aspetto!

» silvermoon: La tua prima recensione è stata davvero striminzita, ma è stata anche quella che mi ha colpito di più. Non ho intenzione di deludere ne’ te, ne’ gli altri, ce la metterò tutta!
Una rivincita di Axel?XD Mi sembra un tantino improbabile, o perlomeno troppo presto...Prima di tutto dovrebbe capacitarsi di essere un essere umano e non uno scilacco di Dio XD
Tieni anche tu la dote di scrivere sempre redditizia! Il quinto capitolo della tua fic non vuole che essere letto da me!

» Miyavi4eVeR: Che biello che ti sia piaciuta tanto taaaaaanto ^_^ Penso sia un miracolo aver invogliato alla lettura una persona che non conosce il fandom...
Batti il cinque, sorella!
E non scordarti che devi aggiornare ‘Miyavi la Catastrofe’! Io scalpito d’attesa XD

» CatDark: Ho visto dal tuo blog che Saix entra egregiamente nelle tue grazie XD Purtroppo, a proposito delle comparsa dei personaggi, ho la bocca cucita...Ma leggi, leggi il terzo cap.!XD

» LittleBeaver91: Genio? IO!? Mmasmmettilla, che mi monto la testa! *me già ridacchia* Gha, gha. Demyx ti attizza, ntz? Anche a me fa lo stesso effetto, ma questa volta quoto per Zexion X3 Su chi è Uke, ti lascio smeningere da solo. Dico solo che, odio le rappresentazioni in cui c’è un personaggio debole ed effeminato che fa il passivo...Semplicemente, preferisco che caratterialmente siano allo stesso livello, e che non ci siano stereotipi, poi che è attivo o no è un’altra storia XD Chissà cos’è Axel...
Larxene non fa la sgualdrina! E’ una delle tante Fangirl! Non confonderla con rinoa!é_è
Poi...Ti ricordi la nostra ultima conversazione su MSN? Be’, mi hai fatto arrabbiare e ti ho bloccato. Appena riesco ti sblocco, ok?

» BloodberryJam: Ma non ci sei maiiiiiiiiiii su MSNNNN...! Uffi...T_T Che bello ritrovarti anche qui! Senza di te la mia esistenza è un topo senza incisivi!XD Anche a me appassiona più questa fic che l’altra!XD Gha, adori Axel?? Fiuu, pensavo potesse stare sulle scatole a qualcuno, remissivo e ingenuo a quel modo XD
Guarda che Xemnas a musicare in ‘Hair’ ci starebbe troppo bene! Ma non Axel, che non ce lo vedo proprio XD
Eeeh, già, il mio sogno nel cassetto è che arrivi nella mia classe un prof. bello e giovane, un tipo come Axel sarebbe congeniale...Igh Igh.
Nella mia testa c’è solo la colonna vertebrale della FanFiction...I muscoli, il sangue ed i vari organi me li invento sul momento, basandomi su un avvenimento principale che fa da cervello.
Il Trans non può non piacere!XD E’ tanto versatile![in tanti sensi]
Spero di beccarti presto su MSN, perchè vorrei sapere come stai e su quel problema che ti stava[sta] facendo stare male...Non sei costretta, ovvio 0_= E non credere che ci abbia pensato solo ora, BbJ. Sai che per me non è facile trovarmi spesso al computer...

» _Zexion_: Ho fatto bene ad avvertirti, allora! ^_^
Hai colpito il punto: c’è un’attrazione che li lega e che non può fare a meno di manifestarsi...In modo crudele. Sintesi perfetta, sul serio >_<

» Dango_mimesis: Fantastico. Credo di non aver fatto altro che aspettare una recensione come la tua dall’inizio della mia carriera di writer.
Hai registrato quello che c’era da notare; non credere che il mio sia un dono, mi impegno a scrivere decentemente, dò molta importanza a come lo faccio. I complimenti al mio lavoro sono complimenti, certo; ma non pecco a voler soverchiare le solite frasi di rito come ‘scrivi bene’, e ‘i personaggi sono tenerissimi!’, no? Una volta tanto, fa piacere ricevere qualcosa di diverso. Forse sono cose che so già, ma leggerle trasmesse da qualcun’altro è sempre bello. Penso che si recensisce qualcuno, bisogna farlo bene!
Allora...Sì, il mio Demyx non segue le comuni rappresentazioni XD Ho provato a renderlo un altro, e che io abbia guadagnato l’effetto atteso, mi rallegra *YHEA* Vale anche per Axel...Gli elementi si sono invertiti, eh? Chi è il fuoco, adesso?XD
Calma, calma, non diamo tutta la colpa a Lucy! Lei non è stata plasmatrice intenzionale del carattere di Axel, ma quella volta è stata abbastanza determinante, in qualcosa che ora non puoi sapere XD
Ecco, ecco! I capitoli lunghi! Aggiorno lentamente, ma compenso con la lunghezza. Come ho organizzato Lessons of Love, accorciare i capitoli mi sfaserebbe ogni cosa, e sarei finita. In questo terzo cap. ho fatto un’eccezione, che più sotto spiegherò a tutti.
Demyx è cresciuto nella ingiustizia, non può che esserne stato congestionato...Ma ha reagito a modo suo. Ci sono tante cose di Demyx - i suoi comportamenti, i suoi pensieri -, delle sfumature  che non si possono scindere con la scusa dell’orfanotrofio, perchè non si può partire da una sola base. Ad Axel piace?0_0 A me pare proprio di no. E’ qualcosa di ben diverso ciò che prova, non è amore.

FIGUUUUUUUUUUUS!!! Sono riuscita a fare stare sulle palle un personaggio di mia creazione! GHA GHA GHA! Mi gratifichi troppo! Sei la prima a dirlo. L’ho realizzato, sperando in cuor mio che rodesse qualche lettore! E sarebbe anche normale! Se un personaggio piace a tutti, c’è qualcosa che non quadra XD E che ti stia in una maniera strepitosa, per me è un successo enorme. Anch’io all’inizio ero come te, salvavo sempre i miei personaggi dall’emarginazione da malafatta, perchè, insomma, poveri! Ma così è noioso XD LETTORI, LETTORI, ODIATE DEMYX MELODIOUS, ODIATELO! GHA GHA GHA GHA! Emetto un sospiro di sollievo nell’apprendere che il ritmo della narrazione è buono e piacciono anche a me le frasi isolate e nelle parentesi quadre, danno uno strano effetto.
Per Axel...Dovrà uscirne da solo, nessuno può aiutarlo. Ventiquattro è solo un dato, non altro. Trenta, quaranta, Axel rimane una persona piena di mere fife ed inutili incresci.
Se Demyx sta con Zexion...? Prova a leggere questo capitolo, poi dimmi cosa ne pensi ^_^
No, no, continua e leggermi e scrivere recensioni lunghissime[anche divagando XD], non mi fai altro che happy!XD

» Roy4ever: Sere san[da come scrivi mi sembri più grande di me]!>_< *me felice* Cullo la speranza che tu non reputi questa FanFiction una delle tante, perchè mi sto sforzando perchè non sia così. Niente regolari bulletti, niente regolari Uke, ricordatelo :) Lo scherzo che mi è piaciuto di più è stato quello del test a luci rosse XD
La Puttan--...Ehm, kairi preferirei comunque non metterla anche in Lessons :>

» kns_87: GHA! Alla divina è piaciuto un sacco questo capitolo!? *mi postro all’apprezzamento della mia prima dea ispiratrice*
Già, Auron non si smentisce mai.
‘This is your story.’ e nulla più, però XD
Zexion piace assai anche a me ^_^
Per Demyx...Aspetta!

» Reki_Hiwatari: No problem, basta che hai letto E recensito ^_^

» Whattina: Axel bullo e Demyx tirocinante sfigatello è troooppo scontato. Scombussolare il tutto è sano, no? ^_^ Sì, la parte del mezzo-strupo di Axel è piaciuta anche a me. E’ figUo leggere dei pensieri birbantelli di Demyx XD
Ti soddisfo appieno nel punto di vista di perversione totale? Gha, se sono perversa io XD Ai lettori piace la roba più hard, ma...Ogni cosa a suo tempo!XD Tuttavia cerco di essere sempre fine ed esporre con classe! ...Naturalmente sto scherzando XD Io non sono per nulla raffinata nello scrivere T^T

» Nahema: CaraCaraCara, Naheeee! Ho persino temuto non ti fosse arrivata l’e-mail d’avvertimento...Kuja, il maestro birichino![no, è proprio un maniaco]XD Io rispetto troppo Xemnas! E se legge Death Note è anche meglio!XD Se avessimo uno come lui a fare da preside, probabilmente al posto della matematica ci verrebbe insegnata la metodologia per uccidere senza essere sgamati XD
...Scherzo, Xemnas è un uomo serio nel suo lavoro -_-

» Naoto: Imprecisoni lessicali?? COSA INTENDI CON IMPRECISIONI LESSICALI?? Spiegamelo! Di battitura?? Di distrazione?? *GHAAAaa*
Ero nel panico, volevo spiegare in modo appropriato le sensazioni di Axel...Perchè la sua non è semplice paura.
Gha, good! Continuami a seguire, ti prego!

» kiaaxel: Mi fai felice T^T Rinunci ai compiti per Lessoooooooons...! I LOVE YOU!

» Celine_Falilith: Persona INUTILE! Se vuoi sapere qualcosa, chiedilo direttamente a me, non mi metto a risponderti qui! Ci vediamo praticamente ogni giorno! NOOO, TI PREEEGO...! E’ stato un errore madornale infilarci Auron...QUEL MASTODONTICO PEZZO DI MUFFA ARRUGGINITO!
‘Thisshis shyourh sshtory’!
Non ci credo che preferisci codesto ad Axel! NON FALLARE, RAGAZZA!
Finché esisterà Larxene, esisterà KYAH. Quindi non ti resta che farla fuori...
Comunque, a parte l’accenno ad Auron, recensione interessante. Dovrebbero farne di più come le tue è.é

 

 

 

 

 

...Magguarda chi c’è!:
GHA! Sono Sorina_SA! Sono tornata!
Qualcuno di voi ha forse sperato nel dodicesimo capitolo di It’s time to Fly...Mi dispiace avervi deluso ^_^”

Chiedo subito venia per alcuni miei errori ed imprecisioni nel capitolo precedente:

• Ho continuato a scrivere ‘Kuya’, perchè sono io che lo leggo così...Ma si scrive ‘Kuja’;

• Gli anni di liceo giapponesi sono tre, ma Kingdom Hearts Istitute segue, solo in questo caso, il canone americano[ed italiano ecc];

• Rispondo a Xemnas89 qui, ma è per tutti: io non spoilero MAI i nuovi personaggi che appariranno!XD Per nessun motivo non spoilero neanche in generale!XD

[però in fondo al capitolo c’è un’eccezione speciale]

• Non uso frasi in Romaji, perchè stanno già parlando giapponese; non voglio essere incoerente. Ma per parole come ‘obento’ – che è il cesto del pranzo – o definizioni varie e nomi di cibi li scriverò in Romaji, essendo più comoda una parola sola che quattro XD

• Ho riguardato il secondo capitolo. Non so quando lo riposterò corretto, dovrei trovarne il tempo...

L’unica frase intera che ho aggiunto è questa, in cui Xemnas si ritrova in presidenza Axel tutto spossato dagli scherzi: [...] Il suo sguardo ha la stessa espressività di L/Ryuzaki di Death Note...Possibile che un Akuma alla D.Gray-Man lo stia possedendo...? Accidenti, io non ho mai fatto un esorcismo! Forse dovrei farlo visitare da Lulu...

• C’era differenza quando nelle parentesi quadre scrivevo in corsivo o no...Ve ne siete accorti? Le frasi corsivate sono dati del passato, cose già state pronunciate, ma non spiego da chi. Be’...In questo capitolo sono andata contro la regola...Ho i miei buon motivi!XD

• Non coniugo i verbi a caso; quindi non sono sviste quelle che avete letto e leggerete, è tutto volontario ^_^

• • • Con voi ho continuato a definire Demyx un ‘bulletto’, ma non è da considerarsi tale. Xigbar, sì, che può essere definito bullo[anche un po’ Zell XD], irruente alle regole e non curante del galateo; Demyx è un ragazzo mansueto, non fa niente di male se non istigato. Le risse in cui è spesso coinvolto, l’incendiare l’auto di Steiner, ecc., sono tutte frutti di provocazioni fattegli, lui non fa mai nulla per caso. Starete pensando “...E allora perchè ce l’ha tanto con Axel?”...Axel, involontariamente, l’ha stuzzicato. Forse essendo un professore fresco fresco, appariscente[occhi e capelli] e con un atteggiamento così arrendevole...Ve lo ricordate quando nel primo capitolo, gli dice “[...] Quando ti mostri così indifeso, mi viene voglia di farti del male...”? Ecco. Siete liberi di pensare ciò che volete, che Demyx è sadico[un po’ lo è u_u] e che Axel lo attizza perchè è sexy o puccioso, non lo so, ma l’opinione dell’autrice è questo ^_^

In questo capitolo invece:

Il capitolo sarà molto molto più corto degl’altri. In realtà sono i primi 4 punti che componevano il terzo capitolo originale. Ho deciso di postarlo così, perchè di punti ce n’erano 25, e aspettare fino a giugno per aggiornare era inconcepibile XD Quindi eccolo qui, in anticipo.
Ci saranno poche conversazioni; presento meglio i personaggi, svelando anche qualche altro drammino interiore di Axel XD
E’ narrato in terza persona. Sono stata poco democratica XD Ma per questo capitolo e per i prossimi due a venire sarà così per questioni che non posso spiegarvi.

 

Nutro la speranza che non sia pesante Q_Q

 

 

 

Buona lettura

 

 

 

 

 

 

 

3. Un giorno come un altro

 

 

 

Sono quasi le sette.

Axel è prono sul tavolo della sala insegnanti.
Un’ora fa ha ultimato in fretta e furia la correzione dei test d’inglese delle terze, per dedicarsi poi, con impegno, al controllo delle verifiche d’informatica delle classi prime.
Negli ultimi tempi accade spesso così, gran parte degl’altri insegnanti per un’impellente dovere irrevocabile gli affastellano i propri compiti.
A lui non passa neanche per l’anticamera del cervello di rifiutare, piuttosto, essere incaricato di tali mansioni lo rende fiero e lusingato.
Se gli commissionano questi lavori, è proprio perchè si fidano di lui, no? Poi non è un grosso sacrificio, solo un po’ di stanchezza in più, ma sapere di essere d’aiuto, utile, colma qualsiasi sua mancanza.

 

Oltre le larghe finestre, l’ombra d’ogni cosa è slanciata dalla luce rosseggiante del tramonto. Il silenzio urbano è graffiato di quando in quando dal cra cra di qualche cornacchia, e si ode, più distante, le risate di bambini indugianti al parco giochi, restii nel fare ritorno a casa. Lo sfregare ritmico dello scopettone del bidello fuori dalla porta tace da un pezzo, ma Axel non se n’è ancora accorto.

 
 

‘Ho finito...Speriamo al professor Cid vadano bene...’
Soddisfatto, inserisce accuratamente l’ultima prova e le altre nella cartellina, posando la penna. Si abbandona allo schienale della seggiola, levandosi gli occhiali. Si sfila l’elastico dai capelli ed accosta le palpebre; gli occhi gli pizzicano dopo la lunga contemplazione di caratteri relativamente piccoli.
Resta così per poco.
Inforca le lenti, recidendo quell’attimo di beatitudine. Fa per alzarsi, desideroso di tornare nel suo appartamento.

 

Contemporaneamente, sussulta allo sbattere della porta.

 

Inspira violentemente, reggendosi con fare spasmodico ai braccioli e ritraendosi il più possibile sulla sedia. Fissa l’appena arrivato Melodious, struggendosi con tutto se’ stesso nell’aspirazione di sapersi teletrasportare, o di essere un qualcosa d’incorporeo, impercettibile alla vista, intangibile al tatto. In alternativa - sogno ricorrente che ha contrassegnato ogni giorno della sua biasimevole vita - non essere Axel Blaze.
Non gli resta che subire gli indicibili martiri che Melodious gli avrebbe galantemente prospettato di lì a poco...

 
...Si dà del coglione, perchè nella testa gli balena il remoto spiraglio che, forse, avrebbe potuto cavarsela, che per questa volta, forse, la solita sfiga gli avrebbe dato una tregua...

 
Già. E’ proprio un coglione.
“...T...Tra poco a-arriverà il preside...! Non ti conviene avvicinarti a m-me...!” Un’avvisaglia affettata; cosa può importargliene a lui se sta per arrivare il preside?, ma prega comunque abbia effetto.

L’espressione di Melodious non ha una piega. Quel sorriso è statico, tanto fatalmente bello, quanto insignificante. Non elargisce nulla, se non la paura per ciò che il possessore avrebbe potuto fare.

 

Ma quanto è bello, maledizione...

 

 

Si fa vicino a passo sicuro, ma indolente, sempre più vicino, vicinissimo. Ed espugna, con movenze eleganti, l’invisibile fortilizio che Axel confida di aver eretto.
Il suo incubo ad occhi aperti gli si è accomodato con nonchalance sulle gambe.

 

E’ giustificata l’impressione che il nastro della sua esistenza si sia inceppata in un’occasione, in quell’unico punto?

 

“M-Melod--...”

 

Shhh...” Il respiro freddo battergli sul viso.
Fa scivolare la mano dietro la sua nuca, intrecciando le dita coi ciuffi rossi, stringendo forte, ma non troppo.

 

Il cuore di Axel manca un battito, quando, veemente e sfrontato, Melodious gli s’immette nella bocca.
Non ha alcun riguardo, come fosse il padrone, lo possiede con la lingua, esplora con irruenza ogni angolo, non lascia vie di scampo.
Azzanna, lecca, succhia, fa male, ingiustamente e dannatamente perfetto.
 

E’ un contatto che non ha niente di dolce...
E’ un contatto rivoltante.
E’ un contatto viscido.
E’ un contatto sbagliato.
E’ un contatto cattivo.

...Ed oltremodo eccitante.

 

Ma ugualmente errato...
Lo sforzo di sollevare le braccia, e fremente, Axel lo afferra per le spalle, allontanandolo e allontanando anche la presa dai suoi capelli.
Gli occhi lucidi di indomito piacere puntati altrove, le labbra turgide e dischiuse pronunciano a fatica “...N-no...No...Devi s-smetterla...!”
Pensa per un istante che non lo abbia udito, o probabilmente quelle per Melodious erano parole senza senso. Difatti si è riavvicinato, ora, buono, gli scocca piccoli baci ovunque, sul mento, sulla mandibola, sul collo, agl’angoli della bocca.
La mancina era scesa più in basso e lo tocca in mezzo alle gambe.

Ah...” Un sospiro, ed un altro, sotto quella carezza licenziosa, una blandizia che non ha intenzione di ritirarsi. Le punte delle sue dita restano lì, sul cavallo dei pantaloni.
Crudeli e pericolose.

F-FERMATI...!” Ed Axel sa che quell’ordine è rivolto più a se’ stesso. “Smettila di comportarti come un bambino...! Smettila, ti prego...!”


Il liceale cessa di dargli baci, distaccandosi appena. China il capo, rialzandolo un attimo dopo e reclinandolo di lato, dando persino l’impressione di vergognarsi. Educatamente perplesso, domanda “Vuoi che la smetta?” Gli concede un’altra moina sulla patta rigonfia, esortando un altro sospiro che voleva essere trattenuto “...Però, il tuo corpo...” Accosta la fronte con quella del suo insegnante. “...Manda...” Il sorriso che prima si è dileguato, riappare ancora più ampio ed insolente. “...Segnali contraddittori...”

 

Un’altra carezza.


Non riesce a contenere un ansimo carico di desiderio a quell’unico tocco marcato con più vigore.
Lascia che la mano di Melodious gli sbottoni i pantaloni, facendo finalmente scorrere le dita sulla carne bruciante, muovendosi per tutta la lunghezza dell’eccitazione e stuzzicandone la punta con l’indice.
Vuoi che la smetta?” Ride infame, prima di morsicargli a sangue le labbra.

Axel geme forte nella sua bocca, ormai senza nessun pudore.

E geme ancora

[ ...E’ giusto quello che stai facendo, Axel...? ]

E ancora

[...E’ davvero quello che vuoi, Axel...? ] 

E ancora

[ ...E’ un volubile desiderio il tuo, Axel...? ]
 

E ancora

[ ...O va oltre...? ]
 

Ancora

[ ...E se dopotutto... ]
 

“...Aha...!”

                                                                                             [ ...Non gli interessasse saperlo? ]

 

Infine deflagra, il suo seme sporca il palmo del ragazzo.
Incurva la schiena in avanti, la testa va ad appoggiarsi sul suo costato.
Avvampa ulteriormente per la vergogna, per quello che hanno appena fatto insieme, non avendo la risolutezza di tirarsi su e guardarlo negl’occhi; ma avendo solo quella che crede sia la decenza di restare nel silenzio del suo affanno.


Decenza, un concetto che sembra completamente assente in lui.

 

 

Melodious fa riaffiorare la propria mano dai boxer, ravvicinandosi in modo da aderire totalmente al suo corpo, in modo da inglobare il suo calore, sentirselo contro a se’, fondersici.
Gli accerchia la schiena con le braccia, la mano umida serrarsi, di nuovo, sui suoi capelli sciolti.


Un abbraccio quello, che odora di sesso.

 

 

L’adulto [ che di questo ha solo la qualifica ] ha il viso che sporge oltre la spalla del suo alunno. E’ imbarazzato [ tormentato in ogni senso ], l’eccitazione palpita ancora [ selvaggiamente ], la voglia non se ne va [ non se n’è mai andata ].


Quelle fibre dorate lo solleticano, col loro incessante profumare di qualcosa che non sarebbe mai riuscito a descrivere.


Forse di sigaretta. Forse di giglio.
Sicuramente Di Lui.

 

Profumo buono.
Pungente.
Esaltante.

                                                                           ...Come ama quel profumo

 

 

Il suo orecchio è avvicinato dalla bocca del ragazzo, con un lieve inclinamento del capo di questo.
Fruscia carezzevole. “Dì, professore. Ti senti così attratto da colui che ti sta parlando? Da un tuo studente? Da un maschio? Il timido e riservato Axel Blaze è attratto da tale soggetto?”


Labbra gelate gli lambiscono la pelle.

Da quanto provi questo, Axel?

 

 


 

 

                ...TU TUM



Axel sbarra le palpebre, scattando a sedere sul letto, la coperta che casca sul pavimento.

Anf...Anf...Anf...Anf...


Come reazione spontanea, si volge lo sguardo intorno, controllando la camera.

Ovviamente non c’è nessuno...

 

Si asciuga la fronte madida di sudore con la manica del pigiama.
L’orologio luminoso sul comodino segna le 4:33.

 

 
Un respiro refrattario. Il viso nascosto tra le mani.

 

 

 

 

 

Di nuovo...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Oh, accidenti...! Sono arrivato tardi...Addio, yakisobapan...”
Mugola Zexion affranto, qualche passo dietro alla torma fermentata in attesa del proprio turno per ordinare i panini al chiosco.

 

Zexion saaaan...!
Dal fondo del corridoio, Zell lo raggiunge dimenandosi nel salutarlo. “Senpai, che fai?? Non ti metti in fila??”

 
“Sono in ritardo. Quando sarà il mio turno, non ci sarà rimasto più niente.”

 
“Oh...” Guarda pensoso il volto rannuvolato dell’amico, poi con somma animosità l’agglomerato di persone che si spinge, peggio del pogo al concerto dei Sex Pistols.

 

Ed angosciante tragedia:

          Zexion

  Yakisobapan =

 ________________

Un Senpai A Funesto Digiuno

 

 
Gli batte le mani sulle spalle con fare cerimonioso. “Resta qui, senpai. Torno subito!”
Un po’ saltellando, un po’ correndo, Zell ripercorre i propri passi, sparendo dopo aver girato l’angolo. Passano forse sì e no quattro minuti, quando ritorna marciando entusiasta, tallonato da Riku, Xigbar, Lexeaus e Xaldin. La cosa ha dell’incredibile, visto che ognuno di loro ha le aule ben distanti e in piani differenti.
I miracoli di Zell.

“Ok, gente! Lavoro di squadra! Senpai Riku, tu adescherai le ragazze presenti con il tuo fascino! Gli altri--”

 
Perchè è la Checca a dover adescare le ragazze!?” Obbietta Xigbar, il naso arricciato in una smorfia sprezzante. “Perchè non io!?”

 
“Ascolta, Xiggy.” Attira la sua attenzione Riku, con uno sguardo d’accigliata amarezza. “E’ una cosa che penso da molto, ma che non ti ho mai detto perchè mi è mancato il coraggio. Non offenderti, ti prego, ora che sarò franco: Xiggy, tu fai schifo. Nemmeno la peggior racchia in calore ultrapensionata che non scopa da quarant’anni ti considerebbe appetibile. E’ la verità nuda e cruda, Xiggy.”

 
Questa volta, oltre a Xaldin, serve anche l’apporto di Lexeaus a sopperire l’impetuoso contrattacco del ragazzo.
“MERDA! MERDA...! LASCIATEMI! CHECCA STRONZA! TI RIDURRO’ LA FACCIA CHE NESSUNO VORRA’ PIU’ AVVICINARTI E L’UNICO CAZZO CHE POTRAI AVERE IN BOCCA SARA’ IL TUO...!”

 
Zell fa ballare la testa, spazientito. “Non perdiamo tempo con questioni estranee! Vi ricordo che qui, il povero Zexion, rischia di rimanere senza pranzo! Atteniamoci ai piani!”

 
La stizza di Xigbar stempera di mille migliaia di gradi centigradi, rimpiazzata da un serio cipiglio. “Facciamo in fretta.”

 

Si mettono all’opera.

 
A Riku, basta dire, con un sorriso stra-sfavillante ed abbacinante da autentico Idol “Ragazze, pranziamo insieme?”
Xigbar regala intimidazioni, promettendo un misterioso incidente alle famiglie di ciascuno e dando qua e là degli spintoni.
Lexeaus e Xaldin prendono qualche studente in mano – sì, in mano - e lo scaraventano via.
Zell scompiglia ad oltranza la situazione, saltando addosso a chiunque in piedi e schiamazzando “VOLO D’ANGELO! Subitevi la mia maestria nel barcamenarmi col mosh&roll, mediocri poghisti che non siete altro!”

 
Per tutti quei poveri innocenti, l’ordinazione dei panini si è tramutata in una vera e propria lotta per la sopravvivenza.

 

Tramortito l’ennesimo ragazzo, Zell va ad afferrare Zexion per un gomito. “La strada è libera!” Gli fa oltrepassare quella scia di morte, fino al chiosco dove l’anziana signora, un po’ dura d’orecchi e dagl’occhiali stile ‘fondi di bottiglia’, vaga nel suo mondo.
Fa gesto con le dita “Due yakisobapan, per favore!”. Paga di tasca propria 240 Yen, spingendo tra le braccia dell’amico i panini.

Zexion sorride esasperato, sbuffando. “Grazie. Ma non fatelo più.” Con una mano traffica nella tasca dei pantaloni, raccattando qualche moneta.

“EHI, EHI! Che stai facendo!?” Lo sgrida il kohai, stralunando gli occhi e ponendosi in posizione ‘di difesa’. “Non oserai...!?”

“I soldi non crescono sugli alberi. Prendili e taci.”

“Appunto che non crescono sugli alberi, dovresti tenerteli stretti! Non tutti hanno il lusso di sperperarli come me, sai??”

“Zell, basta. Lascia che paghi i miei panini.”

NO E NO! NON TI PERMETTERO’ DI FARE UNA COSA DEL GENERE...! TI PREGO, PARLIAMONE! RISOLVIAMO LA COSA PACIFICAMENTE!”

Zexion sbatte gli occhi una volta sola, in modo più vistoso attuabile.
“Ho capito.”

“OH, SENPAI, ora ragioni! Sono fiero di te, hai capito...!”

“Sì, ho capito...” Si avvicina a Xigbar, obbligandolo a prendere in mano gli Yen. “...Che con te è inutile discutere. Xigbar, appena puoi potresti propinarglieli? Usa anche la forza, se vuoi.” 

MA! Zexion san...! Sei un baro!” Gorgoglia terrorizzato Zell, incominciando a proiettare occhiate ansiose al già sogghignante ‘mercenario’.

“Lo sai quanto odio perdere.” Replica l’accusato, sospirando.

 

 

 

E lo odia sul serio.

 

 

 

Da quando, a sei anni, ha intrapreso ad avere una propria sistematicità e la facoltà di cogliere la realtà come lo è davvero, è solito ad uscire vincitore da qualsiasi dibattito. Certo, queste discussioni vertevano su chi aveva il diritto di usare per primo il bagno la mattina, chi di sedersi sull’unico e comodo sofà invece che sulle dure seggiole di legno della sala comune, chi ad avere il possesso del telecomando. Cose del genere.

 

Nessuna soddisfazione nell’avere la meglio, non ne aveva neanche il lusso; dopotutto era nella merda quanto loro. Lì dentro, solo provare a pensare di essere migliore, superiore, poteva annientarti. In tanti modi.

 

 

C’è da chiedersi come faceva a non lasciarsi sottomettere l’indifeso ed innocuo fagiolino qual’è Zexion...Non ha proprio l’aria di poter farsi rispettare a suon di botte, giusto?

 

 

 

 

Il profilo personale di ogni orfano era custodito dentro l’archivio del direttore, essendo file d’assoluta segretezza.
La tutela della privacy era un principio troppo astratto, all'incirca un’allegoria, di conseguenza, le informazioni finivano serenamente di bocca in bocca, a cui qualcheduno di più belle maniere annetteva l’espressa richiesta diNon dirlo a nessuno, mi raccomando!”.

 

Erano profili frammentari, intricate matasse che a forza di passare da mano a mano denotavano moltitudini di nodi. Zexion, come un abile e paziente filatore, dipanava quei bozzi e tesseva una tela pregiata, senza pertugi.
Con straordinario intuito e con una smisurata dose di fantasia, azzeccava sempre nei dettagli l’interezza del documento.
Rivangare un passato torbido e destato, con simile bravura ed in simile situazione, operava a far volare pugni.
Dopo tale esperienza, tuttavia, non si sarebbero più attentati a discutere e gli sarebbero stati alla larga.

 

 

La paura di soffrire spaventa più della sofferenza stessa; è la prima cosa che ha acquisito.

 

 

Le persone sono esseri semplici, c’è chi potrebbe volgarmente chiamarli ammassi di carne. Degl’ammassi di carne che si lasciano condurre dalle regole della percezione, da una psiche alla vaga ricerca di sentimenti che vuole provare. A causa di questo si può divenire del tutto ciechi al resto, a volte persino a se’ stessi.
Lui non si estrania da questa catalogazione; con onestà, però, può ammettere di essere sempre stato un po’ più astuto.

 

Negli anni in orfanotrofio, ha imparato a sondare qualsivoglia persona in cui si imbatte, a comprenderne il comportamento, ad osservare ed analizzare la prassi con cui agisce. Ha imparato a capire cosa la gente prova soddisfazione nel sentirsi dire, spesso e volentieri vergognose e mere bugie. Ha imparato a discernere i vari aspetti di una persona, manovrarli. A manipolare i desideri e le convinzioni di qualcuno.

 

E’ così semplice.

 

 

Sa destreggiarsi egregiamente con le parole; parole che a volte celano sottili insinuazioni, parole tanto taglienti, da danneggiare irreparabilmente il destinatario.
Non provocazioni, ma affermazioni, semplici verità.

 

Ai più deboli, o con un antecedente un po’ misero, invece, riservava un trattamento più accondiscendente.

 

 

 

Piangeva.

 

 

...Come?

 

“ [...] s.f. 1 Liquido acquoso prodotto dalle ghiandole lacrimali dell’occhio | lacrime calde, cocenti, frutto di un dolore aspro | lacrime d’amore, di sangue, provate dal rimorso, dolore, disperazione. [...] 2 est. Goccia o piccola quantità di liquido [...] ”

 

La definizione di ‘lacrima’ che si trova su un qualsiasi dizionario.
‘Piangere’ è il sostantivo con cui indichiamo quando, appunto, versiamo lacrime. Lacrime, che per un motivo o l’altro, sono secerniate dalle ghiandole lacrimali.
Ma le persone - persuase da quella solita psiche capricciosa che stimola assiduamente emotività ed impulsi - attribuiscono a questo liquido un grande significato.

 

Funzionava ogni volta, Zexion arrivava ad istigare compassione ed indulgenza a chiunque volesse.
In orfanotrofio nessuno si voleva mostrare debole, ne’ a se’ stessi, ne’ verso gli altri; volevano fare i duri loro. Ed accorgersi che c’era qualcuno che non si nascondeva, che si mostrava apertamente, che non si vergognava di ciò che sentiva, era quasi rassicurante. Perchè, all’istante, nelle loro teste scattava l’idea ‘Io sono più forte’ alla vista di quel ragazzetto in lacrime, ‘Io non ho bisogno di piangere’ ponderavano con fierezza.
E se si piangeva per loro, quanto si sentivano capiti, rilevanti.
Ma non potevano di certo immaginare che, l’atto d’impietosirli, era il metodo più veloce di addomesticarli, di allacciare un rapporto di convenienza. Conquistarsi le loro simpatie andava a suo vantaggio per, quando, avrebbe dovuto servirsi di loro, in futuro, per qualunque cosa.
Comprensibilmente, a parte questa relazione controversa, non c’era nient’altro.
E’ un ammasso di carne anche lui, no? Non sarebbe riuscito a reggere la commedia se fosse stato anche in piccola parte affezionato a quella persona.

 

 

 

 

Zexion era - e tuttora è - bravo ad ottenere ciò che voleva.

 

 

 

Solo con due persone, non si era avvalso della sua loquacità e il talento nel recitare.

 

Uno era Demyx.

 

L’altro [ Oh, che parole affilate, perfette, aveva per lui ] era Marluxia, apparentemente intoccabile, profondamente tormentato.
Lo stesso tormento che Zexion aveva all’interno, nel suo cuore, forse. Un qualcosa ormai ingabbiato da molto tempo, quasi dimenticato, confuso e filtrato da altri sentimenti. Deteriorato da altri sentimenti.
Ferire Marluxia, sarebbe stato come ferire se’ stesso.
Non poteva, non doveva, non voleva.
Marluxia era lo specchio di quel un qualcosa che era [ è ]; trasparente lo rifletteva, fin troppo.
In questo erano vicini, solo in questo.
Lo comprendeva, conosceva il perchè, lo capiva.
Allora non reagiva, lasciava, con insofferenza, farsi fare qualunque cosa passasse per la testa a Marluxia, qualunque. Per quanto umiliante potesse essere.
Quanto aveva progettato per Zexion un poco prima dell’abbandono di quest’ultimo dell’orfanotrofio, lo ricorda ancora. E’ ineliminabile in lui.
E’ un pensiero ingombrante, accidioso, acre.

 

 

 [ Marchiato sul cuore con l’acido ]

 

 

 

 

Demyx crede che il comportamento di Marluxia fosse dettato dalla noia.

 

Zexion non gli ha mai svelato che se fosse stato al posto di Marluxia, avrebbe agito nello stesso, identico, modo. E non per noia. Ma, per qualcosa che Demyx, purtroppo a causa della scarsa perspicacia ed inflessibilità mentale, non sarebbe mai riuscito a comprendere.

 

 

 

 

 

 

Sono trascorsi sei anni dal periodo consumato in orfanotrofio.
Odierno sedicenne, ha inteso perfettamente di non poter continuare a servirsi di armi acuminate; per questa ragione evita o dosa con siringa. Più volentieri le travasa in armi inoffensive.

 

 

E’ facile ferire una persona, quanto è difficile rimarginare questa ferita; la seconda cosa che Zexion ha acquisito.

 

 

...La sua, difatti...Non si è ancora rimarginata.

 

 

 

E mai accadrà.

 

 

 

 

 

 

...

“SENPAI ZEXIOOON...! AIUTO...! VA BENE PROPINARMELI CON LA FORZA, MA COSTUI VUOLE UCCIDERMI...!”

 

 

Si riscuote, Zexion, al grido.
Scartoccia il suo pranzo. “Andiamo al campo?”

 

“EHI, MA MI HAI SENTITO, ZEXION SAN...!?”

 

“Sì, che ti ho sentito. Altrimenti adesso non ti starei ignorando, no?” Addenta affamato il panino. “Allora, andiamo?”

 

 

 

 

~

 

 

 

 

Demyx non si è mai interrogato realmente sulla ragione della sua esistenza.

 

, effettivamente fa ridere metterla su questi termini, stilla delirio.

 

L’essere di Melodious Demyx non prevede l’imposizione di certe riflessioni, di sicuro smodatamente macchinose e contorte per lui; riflessioni che solo filosofi e pazzi invasati si pongono.
Sconcertante, ma il suddetto quesito gli germoglia nel cervello in quel momento, lui seduto sulle panchine ad aspettare, la Lucky Strike tra le labbra.

 

 

 

 

Perchè viviamo?

 

Perchè siamo su questa terra?

 

Perchè le persone continuano a soffrire, nonostante il nostro Creatore ci ami così tanto?

 

 

 

 

Saggi, poeti, artisti, additano con inebriata dabbenaggine La Persona per eccellenza: danno la responsabilità a Dio.
E’ Lui – o chi per Lui – l’origine di tutto; di ogni nostra gioia, di ogni paura, e debolezza. Lui è il ‘Tutto’, noi i testimoni dinamici e corrosi da questo ‘Tutto’.

Ci mette alla prova, è usuale dire.

 

Una risposta nient’affatto soddisfacente, è solo un incipit di nuovi e interminabili interrogativi.

 

 

 

Allora, altro non siamo che cavie da laboratorio di un curioso marionettista?

 

 

 

 

Demyx non crede in Dio, ne’ crede in un’entità maggiore.
Nemmeno nel destino. Le cose succedono e basta.
Si vive, perchè si vive; si è su questa terra, perchè si è su questa terra; si soffre perchè il dolore è inevitabile fintanto si esiste.

 

A prescindere, tira ancora avanti con spassionato impegno per un motivo futile, ridicolo per certi versi, ma più che legittimo desiderio.
A proposito non ha mai fatto parola con nessuno, e mai ne avrebbe fatto. Si sarebbe portato quell’aspirazione nella tomba.

 

 

 

Tira per l’ultima volta e butta la sigaretta sull’asfalto consunto del campo, schiacciandola con la suola della, ormai allo stremo, All Star.
‘Zexion.’
Lo intravede appressarsi scortato da Xigbar e Zell.
Aspetta che sia lì e gli si sieda accanto, prima di fargli un po’ dondolare davanti agl’occhi il Pokari preso al distributore dell’aula docenti.
Zexion incurva quel poco le labbra per far capire di gradire il dono e si ficca la bevanda nella tasta del blazer nero della divisa. Ad un tratto, come folgorato proferisce, senza variare quella sua calma insita “Ti sei scordato ancora i tuoi vestiti. E’ sempre così, vieni praticamente ogni sera da me e ti dimentichi di riprenderteli. Un giorno di questi sarai costretto ad andare in giro nudo. Ricordatene, ok?”

 

“Il problema è che non saprei dove metterli i miei vestiti. Non ho un armadio.”

 

“Uhm...Adesso che ci penso, a casa, su in solaio, abbiamo un armadio. E’ un po’ vecchiotto e non è tanto grande, ma per ora ti potrebbe far comodo. Vuoi che te lo portiamo io e papà in macchina?”

 

“Sì. Puoi venire anche stasera.”

 

Zexion ingoia l’ultimo boccone di yakisobapan, iniziando a scartare il secondo.
“Chissà come sono stati contenti i professori in questi giorni. Le tue assenze devono essere state delle benedizioni.”
Non lo disse con cattiveria; infatti Demyx sorride a quella dichiarazione. “Vorrà dire che da domani mi impegnerò di più.”

 

“Essere presente a lezione per poi appisolarsi sul banco per quasi sei ore, non è impegnarsi, Demyx.”

 

Ma io mi impegno nel dormire.”

 

Il ragazzo gli scaglia un’occhiata che vuol essere dura. “Sapevo che l’avresti detto.”

 

L’altro ride. “E gli altri?”

 

“Dopo ‘l’impresa panino’, Xaldin e Lexeaus si sono dileguati. Riku, invece, sono sicuro sia andato a pranzare assieme al suo fanclub.”
E’ ben udibile il Pfui! aggressivamente sommesso di Xigbar.

 

Demyx investiga mentalmente per un secondo sul significato di ‘impresa panino’, ma lascia presto perdere.
Delicatamente, cinge con un braccio la vita esile del suo nii chan, portandoselo più vicino. “Sto ancora aspettando un ringraziamento ben stimato per averti portato il Pokari.”

 

Zexion inghiottisce il pezzo di panino e dice “Grazie.”, dando un bacio veloce sulla sua guancia.

 

“Cosa? Tutto qui?

 

“Sì.”

 

Il biondo scuote piano il capo, divertito.
Si piega lievemente su di lui ed affonda il naso nei suoi capelli, inalando il leggero aroma. Sanno di fragola, lo shampoo preferito di Zexion.
Adagio discende, accarezzandogli il lobo con le labbra, mordicchiandolo a rilento. “Demyx, sta fermo. Mi fai il solletico.”. Lo ignora, spostandosi sulla mascella liscia, tirando appena fuori la lingua nel vezzeggiarlo, dispettoso, per saggiare la pelle zuccherosa, al gusto di panna.
“Sei fastidioso, basta...!”. Demyx ridacchia; e molesto fino alla fine, gli scocca a tradimento un bacio sulla bocca. L’altro, continuando a masticare, mugugna scocciato, mentre nei capelli gli si ci riaffonda dolcemente il suo naso.

 

 

 

 

 

Zell aveva anatomizzato il tutto, muto.

 

 

Questa si potrebbe definire una scena di idilliaca amicizia fra ragazzi?

 

Chiunque risponderebbe di no – un no secco, decisamente -, avrebbe detto, che indubbiamente c’era qualcosa di più.
Zell, spettatore fortuito di simili quadri da Fanservice da molto tempo, avrebbe risposto nell’ennesimo modo.
Malgrado ciò, Zexion e Demyx sono ufficialmente solo amici. A-M-I-C-I. Stop.

 

 

‘Un’amicizia fin troppo ambigua per essere solo questo’, pensa; anche il “...Ti sei scordato ancora i tuoi vestiti. E’ sempre così, vieni praticamente ogni sera da me...”, ne dà conferma.

 

 

Non comprende bene il perchè, però il coraggio di domandare se in effetti c’è dell’altro, gli viene repentinamente risucchiato non appena, ogni volta, è lì lì per fare la fatidica istanza.
Per l’imbarazzo? Ma, no...E’ per la fifa irrazionale che gli si incanala dentro, al pensiero di un “Sì, c’è dell’altro.”.
E neppure si può dire che siano in preda a bradi ormoni adolescenziali, che li pungolano a gozzovigliare a tal modo...Le ragazze, per quella cosa lì, non mancano!
Zell vuole che siano tutti amici, tutti allo stesso livello, ed è terrorizzato dal possibile distaccamento di questi due dalla comitiva.

 

Ad essere sinceri, in cuor suo, sa già che in parte è così; sono sempre stati...
...Come dire...
... Lontani.
Lontani dagl’altri, dal mondo. O meglio, vivono sul loro piccolo mondo riservato, strapieno di insegne al neon intermittenti a scritte cubitali, del genere Ehi, solo Demyx&Zexion qui, tu non c’entri!.
In pratica: non vuole essere escluso dal party, a parole Zelleniane.

 

Perpetua a fluttuare nel limbo delle congetture che accrescono a profusione quando il caso – spessissimo - gli fa finire tra le mani FanFiction ad alto tasso Yaoi elaborate dalle frivolmente geniali menti febbricitanti di qualche fangirl della scuola, con loro da protagonisti.
Quella razza di roba non riuscirebbe neanche ad elaborarla il peggiore degli squilibrati! Ma fanno ‘ste robe le studentesse invece di stare attente a lezione!?
Più volte, quei racconti gli hanno fatto venire il sangue al naso. E’ a dir poco un suicidio cimentarsi in affini letture - Fan Fiction ‘da gemito’ - si può morire dissanguati...!

 

 

Disagio, disagio, disagio infinito.

 

 

Come si fa a parlare con una persona che poco prima si ha immaginato avvinghiato eroticamente ad un altro tuo amico?

 

 

Fastidio, fastidio, fastidio infinito.

 

 

La comunicazione con loro, in questi momenti d’intimità, è tabù.
Gli altri – ovvero Zell - lo chiamano tabù, ma non sono quelli a non desiderare il contatto; semplicemente il contatto è inattuabile. E’ come se tutt’attorno comparisse l’At-Field di un’Eva, una barriera impenetrabile...
In sostanza, qualora si ‘intromette’ – con asserzioni normalissime: “Ragazzi! Dove andiamo stasera??” “Secondo voi le persone a cui puzzano i piedi di gorgonzola, hanno un vita sessuale attiva?” “Diventerò mai una donna?” -, la reazione è di buttargli rapide occhiate distratte, e, mostrando di aver sentito, ti assentono con mezzo monosillabo, qualsivoglia sia la domanda o dichiarazione.
E’ lì che decollano le vocine scortesi nella sua testa, immaginarie, ma palesi.

Sei di troppo, taci. Meglio: vattene.

 

 

Ingiustizia, ingiustizia, ingiustizia infinita.

 

 

Attuale atteggiamento asociale non ti invoglia proprio a fare l’amicone, al contrario.

 

 

Zell si gira verso Xigbar.

 

Sta protendendo la testa, stizzosamente, e bofonchia vituperi contro Riku; quello è seduto sul prato a pranzare al di là del reticolato che recinta il campo, attorniato dal fanclub.

 

...

 

Di certo non si è accorto della presenza dell’At-Field.
Vabbè che non si accorge mai di nulla, se non delle frequenti frecciatine di Riku.
Si può dire che anche lui vive in un mondo a parte.

 

 

“Xigbar, andiamocene.” Parla sottovoce Zell.

 

“Eh?” Fa, dietro il ringhioso “Tanto sono tutte racchie!”.

 

Il kohai addita di nascosto Demyx e Zexion, a mo’ di spiegazione.

 

Invero, Xigbar non recepisce. “Che cazzo vuoi?”

 

“Siamo di troppo.”

 

“Tu sei di troppo, testa di cazzo. Che --”

 

“Ieri, Riku mi ha detto che il primo e l’ultimo bacio l’hai ricevuto a tredici anni da tua sorella, dopo che lei aveva perso una scommessa e...”

 

Sorprendendo Zell, il ragazzo balza in piedi, apparendo più minato del dovuto, violaceo in volto.

 

Ehi, non si aspettava che la balla avesse esito così realistico...

 

 

“CHECCA MIGNOTTA, COME FA A--...IO LO AMMAZZO!” In una marcia iraconda, va in direzione dell’albino e del suo fanclub.

 

 

 

 

Eh, già.

 

Anche Xigbar vive nel suo piccolo mondo. Zeppo di seghe mentali.

 

 

 

 

E non.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

...

 

...?

 

...Uhm...?

 

...

 

...E’ la sua immaginazione, o...?

 

...

 

...Si sentono...?

 

...

 

...Si sentono forte...?

 

...

 

...Così forte...?

 

...

 

...Le sente solo lui...?

 

 

 

 

 

... “Aku, cos’è quel sorrisone? Non è da te, non te l’ho mai visto fare...”

 

 

 

[  Din Don

    Din Don

           Din Don   ]

 

 

 

Le campane...Si sentono le campane!
E di sottofondo...? Sì, sono certamente i cori degl’angeli.

 

Axel, il sorriso così largo da risultare gengivale, ribatte raggiante. “Non credi che oggi sia una giornata splendida, zietto?”

 

‘ZIETTO!? PERDIANA! C’è qualcosa che non va...’ E’ il pensiero allarmato di Xemnas, per poco lasciatosi andare al suo impulso naturale di zio e di abbracciare stretto stretto il nipotino, non appena alle sue orecchie è fluttuato il vezzeggiativo zietto.
Ma Axel è Axel: non esistono diminutivi per una persona che diventa rosso nel sentire casualmente per i corridoi gli studenti chiamarsi con il suffisso ‘chan’.
Aggrotta la fronte, le pupille dorate quasi sparire sotto le palpebre basse, assottigliate di diffidenza. “...Tu...Chi sei? Non sei il mio nipotino Axel!”

 

Il giovane si mostra colpito da quella accusa, che sembra abbia colto nel segno se si valuta anche il brusco incurvamento in giù delle sue labbra; rimane immobile a fissare assorto il grugno guardingo del preside.
Poi scoppia a ridere, convulsamente. Istericamente.
“Aha aha aha! ‘Non sei il mio nipotino Axel!’! Aha aha aha!” Aumenta il volume di quel verso che è per metà la sghignazzata di una iena e il riso di Light Yagami in quei suoi momenti d’impensata giocondità. “Aha aha aha! Adoro il tuo spirito, zietto! Sei sempre spiritosissimo! Aha aha aha!” Si rizza in piedi, come a voler sbattere la testa contro il soffitto. “Zietto, il dovere mi chiama! A più tardi!” E veleggia diretto alla porta d’ingresso, salutando con la mano prima di richiudersi dietro la porta.

 

 

 

‘Qui gatta ci cova...’
Ancora arcigno, Xemnas fa spallucce, e cauto riprende in mano JUMP, accingendosi nella lettura della Centotrentaquattresima Notte di D.Gray-Man.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

I tre motivi per cui, per una volta tanto, Axel Blaze è contento di essere al mondo:

1 Demyx Melodious manca da più di due settimane da scuola;
2 Demyx Melodious manca da più di due settimane da scuola;
3 DEMYX MELODIOUS MANCA DA PIU’ DI DUE SETTIMANE DA SCUOLA!

 

Aha aha aha! Gioia! Gaudio! TRIPUDIO! AHA AHA AHA!

 

 

[ Presto, molto presto, giocheremo ancora insieme ]

 

Minacce al vento...!
A turbarlo non il più irrilevante dei crucci, NIENTE di NIENTE. Tutto estremamente tranquill--

...

 

...

 

...Sì...Tranquillo...Troppo tranquillo...E’ sospetto...E se facesse parte di una qualche sua macchinazione? Se stesse facendo credere ad Axel di aver rinunciato a perseguitarlo, creando questo clima di Eden, per poi attaccare sadicamente quando meno se lo aspetta? Se fosse così...?
Allora, lui sta facendo di brutto il suo gioco...!

 

 

 

...N0OOO00oooO0OOo...!

 

 

 

 

In mezzo al corridoio, Axel si prende il capo fra le mani, sbarrando occhi e bocca al cielo in un espressione che va dall’orripilato allo sconvolto.
Gli studenti, gran parte riversata lì per la ricreazione, lo oltrepassano circospetti, guardandolo di sottecchi, domandandosi se ci fosse da preoccuparsi o che sia normale che il professor Blaze abbia questi sbalzi d’umore molto teatrali. A confonderli in maggior misura, è l’Axel che comincia a sbatacchiarsi tutto, serrando i pugni all’altezza del viso.

 

‘No, Axel, calmati. Tu pensi troppo...TU PENSI TROPPO! Di questo passo finirai male! Morirai di stress! Ti verranno a raccogliere i neuroni da terra col cucchiaino! Quindi comprati un inalatore e CALMATI!’
Annuisce con esuberanza, rassicurato, imprimendosi in faccia l’allegria precedente.

 

‘Va tutto bene, va tutto benissimo, stupendamente bene...’

 

 

La pecorella Merry...La pecorella Merry è tutta nera...E viene sempre dietro a me... ” Canticchia a tono basso, giungendo in sala insegnanti. “ ...Dietro a me...Dietro a --...GWA!” Grida all’ultimo Axel, sentendosi una mano, che non è propria, sulla spalla.

 

Cid, dietro di lui, tira giù il braccio, colpevole, a quanto pare, di un’angheria involontaria.

 

 

Mi spiace, Axel, niente pecorella Merry per te

 

 

“Ragazzo, nemmeno la mia ex moglie strillava come te quando ha scoperto che avevo l’amante...Più di una, ad essere esatti.
Hai i miei test?” Quell’oggi è stranamente immusonito.

 

Axel non ha smesso di sorridere; ma per lo spavento ha serrato la mascella e le narici sono dilatante. Senza contare le iridi smeraldo che si vedono per intere.
Non è esattamente l’immagine che uno sponsor impiegherebbe per la pubblicità di un dentifricio. Come minimo i telespettatori penserebbero che se l’è sniffato il dentifricio.

 

Cerca di distendersi, sbrogliando un po’ della sua tensione per far tornare quell’aria di ordine interiore; i nervi, però, ancora a fior di pelle. “...A-aha aha! Certo, certo...! I test!”
Si spedisce immediatamente alla scrivania, individuando subito la cartellina gialla di cui necessita. Ne rovista il contenuto, poi corre da Cid, animato. “Ecco a lei, professore Cid!”

 

L’uomo stringe i test nelle mani e li esamina con occhio critico. Incomincia a borbottare cupo.
Un po’ del riso di Axel si smorza. “...V...Vanno bene...?”

 

Cid gli offre uno spiccio sguardo lugubre.
Per un istante si sente solo il fruscio dei fogli.

 

Trasale il giovane, quando quello si decide a parlare. “Non vanno bene. E’ tutto sbagliato, ragazzo. Ma a cosa pensavi quando li hai corretti?”

 

“...Oh...” La voce gli si è affievolita, una diversa consapevolezza invaderlo. “...Io...P-pensavo che...”

 

“No, tu non pensavi affatto. Ti ho dato delle indicazioni precise. Eppure, vedendo il risultato, mi sembra chiaro che tu non mi abbia ascoltato. Questo che ti ho dato è lavoro, il mio lavoro, e tu non hai saputo svolgerlo. Manco ci hai provato a dovere!”

 

 

 

Un masso di aguzza realtà gli si deposita nello stomaco, rendendogli anche il respirare difficile.

 

Flash!
La sua felicità si fulmina all’istante, come una lampadina da 200 watt.
Per chiunque una piccola e banale lampadina da 200 watt, una lampadina che si butta quando non funziona più, una lampadina che puoi ricomprare nuova tutte le volte che ti serve.

 

 

 

Axel se ne rende conto solo ora...
...Di aver ininterrottamente trascorso il suo tempo in un persistente blackout.
La sua felicità è sempre stata così blanda, come adesso, da estinguersi facilmente alla prima folata.

 

 

 

[ Ha sempre vissuto recingendosi in un tugurio di misantropia, isolandosi con una muraglia di apprensione e sfiducia... ]

 

 

 

Le cose belle non duravano per lui.
Tutte cose che si sono svelate, senza eccezioni, disgustose menzogne.

 

 

 

[ ...Inutile provare a fingere... ]

 

 

 

Aveva addirittura creduto che nessuno se ne sarebbe accorto; non lui, perlomeno.
Che ipocrita.
Fino in quel momento non ha fatto altro che mentire, a chiunque, a se’ stesso.

 

 

 

[ ...Perchè lui non sarà mai davvero felice. ]

 

 

 

 

Ha sfasciato tutto, di nuovo, si è perso il conto delle sue cantonate. Perchè sbaglia di continuo? E sempre ai danni di qualcun’altro...

 

 

 

“...Ho passato un quarto d’ora a spiegarti che nella parte delle domande aperte dovevi solo mettere una crocetta a fianco di ogni risposta errata. Tu hai riscritto tutto, frase per frase, e di fatto non ci si capisce qualcosa. Un poccio! E nei quesiti a risposta multipla ti bastava indicare quelle corrette, non giustificare ogni responso scorretto. Non so come funzioni a casa tua, ma io lavoro così.” Smette di sfogliare burberamente le verifiche e grugnisce tediato. “Tsk! Non ci contare che ti commissioni ancora le mie prove, ragazzo.”

 

 

Dopo che Cid se n’è andato, Axel resta là fermo, nei pressi della scrivania dell’uomo, incapace di muoversi.

 

Avrebbe voluto buttarsi a terra in ginocchio; battere i pugni sul pavimento ed urlare a squarciagola; ad urlare forte, finchè qualcuno non gli si fosse accovacciato accanto, offrendogli leggere carezze sulla testa, mormorandogli un fiume di frasi confortanti; a dirgli che si può sbagliare, che ci sarà una prossima volta in cui rimedierà...

 

Ma si sarebbe disperato invano...

...Perchè sa, che nessuno sarebbe venuto a fare nulla di tutto ciò.

 

 

Sbatte le palpebre rapidamente, spremendo la vista improvvisamente velata. Gli occhi gli bruciano tanto. Li stringe con più energia, e come un segnale, sa di doversi vergognare di quei quarti di lacrima soffermatigli esitanti agl’angoli. Non sono abbastanza per sfuggirgli candidamente sulle guance, ma abbastanza da confermare questo: debole.

[ Sei debole, Axel. ]

I suo fiato è dimezzato, riesce a prendere aria solo a piccoli sorsi, sollecitamente, come dopo una lunga e faticosa corsa senza pause.
E gli sembra di avere due macigni al posto delle gambe, quando fa ritorno alla sua scrivania.
...Occupata da Demyx Melodious.

 

 

Vorrebbe scappare [ l’unica cosa in cui è bravo ] ma il peso dei macigni si è triplicato.

 

Lui è seduto, volteggiando incurante sulle rotelle della poltroncina, lo sguardo puntato in aria.
...Lo vede.

 

 

Immagini appartenenti a più di due settimane fa, sfilano baldanzose davanti ai globi oculari, impossibili da scacciare...

 

‘...Su quella stessa sedia mi ha toccato...’

Divampa all’istante, l’intensità del suo respiro sminuire drasticamente.

 

 

Melodious, ora in piedi, si avvicina.

 

 

 

 

 

Axel è pronto.

 

Pronto a subire.

 

 

 

“...Te ne sei stato per un sacco di tempo là fermo come un sasso. Stavo per venire a svegliarti.”

 

 

Axel si è irrigidito.
Un fiotto del suo odore lo ha sferzato con la veemenza di una frustata.

 

Come è possibile che la dolcezza dell’aroma morbido del giglio si armonizzi così perfettamente all’effluvio del fumo nocivo della sigaretta?

 

Demyx lo scruta incuriosito.
Il docente si ostina a tenere lo sguardo chino, meno esagitato del solito.
“Visto, professore? Alla fine ci si abitua a tutto. Perfino a me.” Le sue spalla ondeggiano un poco nella magra risata. “No, in verità non sono venuto a sfotterti...Voglio solo sapere se hai un cellulare.”

 

 

L’insegnante non si arrischia a controllare la sua espressione, che forse l’aiuterebbe a capire il senso della frase.

 

respira respira respira

 

Se ha il cellulare? Che significa...?

 

 

L’altro sbuffa. “Ti basta rispondere sì o no. Ce l’hai?”

 

 

Quello dissente col capo, incerto.

 

 

“Immaginavo.” Reggendolo per i ninnoli ornamentali, gli sventola sotto il naso un telefonino di ultima generazione, rosa shocking. “Prendi questo. ...Prendilo, avanti.” Osserva divertito Axel ricevere riluttante l’oggetto. “Spero che tu sappia almeno usarlo. Questo cellulare ti servirà per quando avrò bisogno di te. Il mio numero è già memorizzato. Non badare agl’altri nomi in rubrica, non ho la più pallida idea di chi siano.” Facendolo rabbrividire turbinosamente, gli alza il mento con due dita. “Non è bello guardare da tutt’altra parte mentre una persona ti parla...E’ da maleducati.” Altri fremiti - cercati per Demyx - nel far percorre al suo pollice il contorno della labbra piene. Delicato, ed addirittura sensuale in questo semplice tocco.
Aggiudicatosi l’attenzione degli impietriti occhi verdi, sussurra fluidamente “Iniziamo da domani.”

 

 

E’ un ordine, non accetta repliche.

 

 

Al suono della campanella di fine ricreazione, Melodious ritira la mano. Il sorriso si stinge dalla malizia e torna candido, una candidezza sola nel suo genere.

                                                               [ ...La candidezza sordida di Melodious Demyx ]

 

Un ultimo sguardo e si dilegua, unitosi agl’altri studenti nel corridoio.

 

 

respira respira respira

 

Quel senso di soffocamento gli sta sbriciolando pian piano ogni pensiero, guasta la sua percezione; qualsiasi suono e rumore che gli giunge alle orecchie è assordante. I colori si fanno più opachi, gli oggetti in movimento sono rapidi, scattanti.

 

respira respira respira

 

Aspira un’enorme quantità d’aria per lo spavento nell’udire il saluto energico e strepitato di Kuja, paratosi dinanzi a lui.
Bonjour, Axel chaaan! Ho una mega bella nuova da darti! Indovina chi è appena arrivato in questa scuola?? Ma come, NON LO SAI!?”

 

 

Non ha lasciato il tempo ad Axel per reagire in alcun modo alla mezza-notizia.
Non che volesse reagire, comunque.

 

respira respira respira

 

Aspira di nuovo sovrabbondante aria per sopperire alla sensazione di strangolamento...

 

Kuja continua ad agitarsi da solo, sicuro che l’altro lo stia ad ascoltare con eguale entusiasmo. “Tienitelo bene a mente, sarà il gossip dell’anno: in questa scuola è appena arrivato...MIO NIPOTE!” Ride sguaiatamente, coprendosi la bocca purpurea con il dorso della mano. “Devi troppo vederlo, è super-carinissimo! Per bellezza ha preso tutto da me e non da mia sorella...Un motivo in più per vederlo ed A-D-O-R-A-R-L-O!” Il tono gli si estingue un po’ del brio. “Avevo l’anteprima per te...Sul cellulare avevo delle sue foto, ma l’ho perso...! Ho cercato dappertutto, l’avevo fino a stamattina...E’ nuovooo!” Si lagna platealmente, dibattendo indispettito le braccia cariche di sfarzosi bracciali tintinnati. Anche le mani, sono piene d’anelli e hanno lunghe unghie precisamente squadrate dall’aspetto ingombrante...
...Laccate di rosa shocking.

 

 

respira respira respira

 

 

 

...L’ha rubato. E’ stato lui a rubarlo.

 

 

 

respira respira respira

 

 

 

Axel boccheggia.
In questa stanza non basta l’aria...Le gambe gli sono diventate di carta pesta...

 

Capta l’avvicinarsi di altre persone...
...Poi non capisce più niente.
Solamente un tumulto di voci e forme.

 

 

 

 

 

“Axel chan, sei pallido...”

 

respira... respira... respira...

 

[ “Tu! Ragazzo! Ascolta, ti grazio dal tuo errore, ma bada, questa è l’ultima volta! Devi guardarmi questi test...” ]

“Ah, ci sono anch’io! Prendi le mie verifiche!”

[ “...Ho capito che con te devo sgolarmi di più...” ]

“Mi vai a fotocopiare questo?”

[ “...Ci metti solo di più a recepire le cose...” ]

“Visto che abiti da quelle parti, mi passi in tintoria?”

[ “...E’ stato anche uno sbaglio mio, che credevo fossi come gli altri...” ]

“Tieni, 100 Yen, vammi a comprare un caffé.”

[ “...C’è chi è veloce a capire, chi più lento...” ]

“Questa sera sono alla recita scolastica di mia figlia, puoi correggerle tu queste prove per domani?”

[ “...Tu sei parecchio lento, ma non fartene una colpa...” ]

“Fai anche questi!”

[ “...Ti sto facendo un favore, no? Per quello che hai da fare essendo un raccomandato...” ]

 

...respira... respira... respi--

 

“...Stai bene? ...BON DIEU! AXEL CHAN...!”

 

...

 

...

 

...

 

...

 

...

 

...

 

 

... SLAM! “...BASTARDO! COSA CREDI DI FARE, VOLTAGABBANA!? TOGLI IMMEDIATAMENTE QUEL SACCHETTO DALLA FACCIA DI MIO NIPOTE...!!

 

“...Ugh...Pre...Signor p-preside...! ...Si fermi...! Agh...Ahi...! Mi fa m-male...! Per favore, metta giù quella sedia...! ...Q-questo sacchetto di carta serve ad aiutarlo a respirare...! Senza peggiorerebbe e rischierebbe un attacco cardiaco...!”

 

“...EH!? Attacco cardiaco!? E’ STATO KIRA!? ...Cristo...Non...Aku non mi ha mai accennato al fatto di essere un criminale...! O...O di essere il tredicesimo agente dell’FBI...!

 

“...N-nulla del genere. Suo nipote ora deve solo stare rilassato. Il sacchetto aiuta a calmare il ritmo del suo respiro, normalizzandolo. Respirando a bocca chiusa, aumenta il tasso di biossido di carbonio. Non c’è da preoccuparsi, signor preside. E’ stato solo un attacco di iperventilazione.”

 

“Ipervent...!?”

 

“Iperventilazione. Accade quando il corpo assorbe ossigeno in eccedenza.”

 

“Si salverà...? Quanti giorni gli restano...??”

 

“Penso che vivrà abbastanza a lungo per potersi sposare ed avere figli.”

 

“...I figli di Aku...I miei nipotini...! Grazie dottor Fukui! Gli ha salvato la vita!”

 

“...Esagera, signore...E preferirei che non mi desse del ‘lei’, mi fa sentire più importante di quanto non sia.”

 

“Ma sei importante! Ora sopratutto, che hai salvato Aku! Sono contento di averti con noi quest’anno, Saix...!”

 

“Anch’io sono contento che mi abbiate accolto come nuovo capo infermiere della scuola.”

 

 

 

 

 

Axel altalena fra incoscienza e consapevolezza.
Ha sentito quello zibaldone di parole, ma non ne ha colto il senso.
Trattandosi dello zio, può anche non averne...

 

E l’altra voce? A chi appartiene?

 

 

Tiene gli occhi chiusi.
Prima aveva sbirciato coloro che lo trascinavano via dalla sala insegnanti...Fino in infermeria, suppone. Ma aveva visto solo delle nebulose chiazze di diverse gradazioni di grigio.

 

Ci riprova, sentendosi effettivamente meglio.
Il respiro, però, è ancora affaticato.

 

 

“Saix! SAIX! Sta riprendendo coscienza...! E’ VIVO! Ha aperto gli occhi...!”

 

“...Non gli si aggrappi, lo lasci continuare a respirare regolarmente. E’ sempre stato cosciente, anche se non completamente. ...Professor Blaze, mi riesce a sentire, vero?”

 

 

Axel, schiuso le palpebre vischiose, si è ritrovato alla sua sinistra il primissimo piano ravvicinato dello zio Xemnas.
Disturbato da quella visuale, ha levato gli occhi al soffitto bianco.
In seguito, ripensando all’altra voce che lo ha interpellato, fa slittare la sua concentrazione sull’uomo alla sua destra.

 

Il camice bianco è come stirato di nuovo, come lo si vede negli sceneggiati americani, e sul taschino al petto c’è inserita una lussuosa ed elaborata stilografica; la lunga chioma cobalto è raccolta irreprensibilmente in una coda bassa, gli occhi dal taglio appuntito sono dello stesso colore; una fine cicatrice rosa acceso sostargli, con estrosa armonia, sulla pelle chiara, al di sopra del naso dritto.
Il sorriso è cordiale, rassicurante.

 

“Professor Blaze, riesce tenere il sacchetto da solo?”

 

Axel annuisce lentamente.
Tira su le braccia e con le mani si chiude il sacchetto sulla bocca.
Lo sguardo saldo su quello di Saix. Inspiegabilmente.
Da quando Axel Blaze riesce a sostenere lo sguardo di uno sconosciuto?

 

“Si distenda e cerchi di respirare come fa abitualmente.”

 

Assente ancora.

 

L’uomo di nome Saix continua a sorridergli.

 

 

 

 

*

 

 

 

 

“...Sicuro...?”

 

“Sì.”

 

“Sicurissimo di stare bene...?”

 

“Sì.”

 

“Parola di lupetto?”

 

“Piantala, zio.”

 

“Bene, bene.” Xemnas gli toglie le mani dalle spalle e facendo il giro della scrivania, torna a sedersi sulla sua morbida poltroncina.
Sospirando, poggia i gomiti sul tavolo, riunendo le mani come in una preghiera. “Ti Ringrazio, Dio Kira, per aver risparmiato il mio nipotino Aku!” Resta in silenzio per un minuto, gli occhi serrati, ed Axel è certo che stia proseguendo ad invocare quel suo strano dio. Quando riprende a parlare, è fosco. “Aku, dì a zio Xemnas in che diramazione della mala vita ti sei cacciato? Scippo? Stupro? Omicidio? ...Sei Elle?”

 

“Cosa...?”

 

“Se non vuoi parlarne, lo capisco.”  Gli va incontro l’uomo, facendo un cenno grave con la testa; testa in cui stonano pensieri come ‘Sono lo zio di Elle! CHE FIGATA!’, con l’atteggiamento – valutato da lui indulgente - che mostra.

 

 

Stanco del costante farneticare del preside, Axel fa per alzarsi, avendo presente i suoi doveri. “Devo andare, ho lezione.”

 

Xemnas si distoglie di colpo dalle proprie meditazioni, sbottando “COSA!? Sei bianco come la pagina di un Death Note, Aku! Non costringermi ad avvertire Yoite e fargli usare il Kira per farti ragionare! O chiamo Sanzo...! Guarda che lui non guarda in faccia a nessuno!”

 

“Deliri, zio. DELIRI!”

 

“No, non andare! Aspetta...! Senti, perchè non te ne torni a casa e ti riprendi come si deve?”

 

“Ti ho detto che ho le--...”

 

“Ti farò sostituire! Torna a casa, così...Anzi, va a riposarti in infermeria, da Saix! Ti faccio portare qualche libro ed una buona cioccolata calda, ok? E ti canto anche la ninna nanna! A fine giornata ti accompagnerò a casa in macchina!”

 

“Non so...”

 

“Lo so io! Poche storie! Fila in infermeria, su!” Gli agita contro le braccia con solerzia, e pressappoco minaccioso.

 

 

 

Moccioso e petulante all’inverosimile.
Ma è proprio in quei momenti che Axel ritrova tutto il suo affetto per lui.
A ogni buon conto, abbozza solamente un sorriso d’obbligo, sapendo che se fosse prorotto in un ‘ti voglio bene’, avrebbe aizzato l’amore sconfinato ed appiccicoso dello zio, che senz’altro non lo avrebbe più mollato, di lì a mai. “Faccio a meno della ninna nanna...Grazie, zio.”

 

 

 

 

~

 

 

 

 

“Grazie, Riku, questa è l’ultima volta.”

 

“Lo prometti da tre anni che è l’ultima volta.”

 

Le braccia incrociate dietro la testa, Demyx cammina pigramente a fianco dell’amico.
Lo guarda con la coda dell’occhio, un sorrisino infantile sbucargli birichino sul viso dai tratti tenui, seppur marcati da discernibile virilità. “Ho sempre detto ‘questa è l’ultima volta’, e non ‘prometto che questa è l’ultima volta’. Io non mi impegno in cose che non posso o voglio mantenere.”

 

Riku gli sbatte spazientito in testa i fascicoli che tiene in mano.
Sbuffa, rovesciandogli addosso uno sguardo obliquo. “Non credere che ti venga a chiamare in classe ogni qual volta che non ti va di fare lezione. Non ho più scuse per i professori.”

 

“Ma dai, la scusa di aver bisogno di personale per i preparativi della recita scolastica, va bene.”

 

“Demyx, è una giustificazione che abbiamo usato tutto l’anno scorso. E il tuo nome apparirebbe nell’elenco se tu facessi parte dello staff. E non dimentichiamo che non sei mai appartenuto a nessun club o associazione della scuola, figuriamoci al circolo teatrale. Gli insegnanti fanno gli gnorri e ti lasciano uscire, perchè sono io a chiederlo.”

 

“Allora che problema c’è?”

 

“C’è che la mia reputazione di studente modello, bello e bravo, è messa a repentaglio dal fatto che vi frequento. Te, in particolare. Non ne traggo giovamento se con lo zelo di cinque giorni su sette, ti vengo a prelevare dall’aula.”

 

“Stai dando la colpa a noi, perchè siamo tuoi amici? Non è carino da parte tua.” Il tono gli si tinge di evidente uggia. “Se ti rompe tanto e non vuoi danneggiare la tua immagine di studente esemplare, smettila di frequentarci. Xigbar ne sarà molto contento.”

 

“Mi stai cacciando...?”

 

“No. Ma mi da noia che tu dia la colpa a noi per l’eventuale decadimento della tua fama. Se per te è più importante questo, essendo io un buon amico, ti dò libero arbitrio. Rimani o vattene.”

 

I movimenti di Riku, in precedenza induriti, si sciolgono assieme ad una risata. “Un discorso degno di te. La tua è tutta una recita, sei consapevole che sono capacissimo di bilanciarmi fra voi e la mia positiva notorietà.”

 

Anche Demyx si rilassa un poco. “Sarebbe stato più cavalleresco se tu avessi detto che avresti rinunciato di buon grado al tuo nome per i tuoi amici.” Poi, come se fosse arrivato ad esserne conscio solo ora, riprende assorbito “...Mi chiedo cosa tu ci faccia con noi, visto che puoi avere tutti gli amici non dannosi che vuoi...”
Colto quello che pensa sia il punto, vena di maggiore malizia le successive parole “...Che ti piaccia uno del gruppo?” Si accosta a lui, andandosi a strusciare col corpo al suo braccio, una mano è sfuggita a sfiorargli languidamente il fianco opposto, il respiro va a battere di proposito sul suo collo. Suadente, scandisce “...Sono io?

 

Il più grande, imperturbabile alla vicinanza inconsueta, seguita a camminare pacato. “Non è bene che tu ti comporta così con un senpai. Devi portare più rispetto.”

 

Demyx lo sprona irremovibile, fissando impaziente il suo profilo ermetico. “Avanti, rispondi, il mio senpai innamorato.”

 

L’altro flette le labbra in un sorriso lieve. Lo avrebbe lasciato sulle spine. “Mah.”

 

“Lasci ad intendere...” Si stacca da lui. E’ già stufo dell’argomento.
Intreccia di nuovo le braccia dietro la testa, scorgendo qualcuno sbucare dall’estremità opposta del corridoio, un grosso scatolone nasconderlo dalle spalle in su.

 

 

 

“...E’ Zexion.” Dice dopo un po’, Riku.

 

L’altro si limita a scuotere noncurante il capo, borbottando, prima di un pomposo sbadiglio, “Non è lui.”.

 

“Um? Ma sì, che --”

 

“No.” Ribatte asciutto Demyx, una inconsistente nota di fastidio nella voce piatta; non sfugge a Riku, il quale non desiste, trasformando la conversazione in una puerile questione di principio.

 

“Sì, che è lui. Nella scuola non c’è nessuno della sua statura, addirittura i primini lo superano.”

 

 

Demyx sogghigna, immaginando quanto quelle parole potessero offendere il suo nii chan. La statura è da sempre - anche se non lo lascia a vedere - il suo punto debole. Ma è così superiore, da non dare peso a certe prese in giro. E, sul serio, c’è da essere veramente immaturi per deridere qualcuno per l’altezza; malgrado ciò, c’è gente che lo fa.
C’era, per quanto gli riguarda.

 

 

Guarda disinteressato lo pseudo-Zexion venire loro incontro, ballonzolando qua e là, dirottato dal peso del carico.

 

Non è Zexion, è palese per lui; ma non per il senpai sviato solo da un’osservazione inesatta.
Decide di dargli una banale e lapidaria spiegazione, qualcosa che potesse persuaderlo a fare un’altra attenta revisione superficiale al tizio dello scatolone. “Zexion ha la pelle più luminosa; è bianca quanto la tua.”

 

Di fatto, l’albino va a considerare con lo sguardo la carnagione delle mani occupate.
Non essendo tanto presuntuoso e caparbio da mettere su il broncio, o arrampicarsi sugli specchi per contestarlo in purchessia maniera, annuisce, conciliandosi. “Hai ragione, quel ragazzo ha un colorito più dorato.”

 

 

 

“...Già.”

 

Si domanda, Demyx, se la propria affermazione potesse essere del tutto soddisfacente.
Chi dice a Riku che Zexion non sia andato il giorno prima al mare a prendere sole? O che non si sia fatto una lampada?
Sono cose impossibili – Zexion odia il mare ed abbronzarsi – ma Riku non lo sa, di conseguenza poteva benissimo ipotizzarlo.

 

Rimarrebbe abbastanza meravigliato, invece, se gli rivelasse il reale motivo per cui quello là non può essere Zexion.

 

‘Perchè, per i lavori infimi - come ad esempio trasportare scatoloni in mano - avrebbe addotto ad una particolare tecnica, con cui sarebbe riuscito a persuadere qualcuno a farlo al posto suo. Però, neanche io, so bene di che cosa si tratta questa specialità.’
Specialità. Non ha mai dato molto spessore a questo aspetto; ha potuto averne dimostrazione spesso, nelle disparate volte in cui Zexion ne ha sfoggiato gli esiti.
Ma Demyx non è ancora stato oggetto di esperimento da parte sua...

...Forse, perchè sa già che non lo deve convincere per fargli fare qualunque cosa per lui?

 

 

 

 

 

Il ragazzino, a pochi metri dai due, zampetta ancora un po’, per poi cadere in avanti, riversando sul pavimento il contenuto dello scatolone.
Dalla posizione stesa, si mette in ginocchio; bofonchia un “Ahi....”, e si tasta dolente il naso.
Alza di scatto lo sguardo per vedere il proprietario della mano che gli viene prontamente offerta.

 

“Ti fa molto male?” Chiede cortesemente Riku, subito accorso a soccorrerlo; ostenta il solito sorriso con il quale è rinomato da tutti a scuola.

 

E’ una facciata, Riku lo sa; non c’è bisogno che vedano che è diverso da come appare, che vedano il suo vero sorriso.

[ Perchè c’è di peggio dal frequentare una combutta di teppistelli. ]

 

 

 

Demyx guarda il ragazzino.
Effettivamente è minuto alla pari di Zexion. E’ la forma del viso a discordare con questa similarità, presentandosi meno definito; i tratti sono ancora più dolci, vicini alla grazia di un volto femminile. Gli occhi azzurri, insolitamente enormi per appartenere ad un essere umano, sono incorniciati da fitta ciglia nere, ai lati luccicare piccole lacrime per la botta subita al naso fine, ora arrossato. I capelli, folti e spettinati, mirano in qualunque direzione, facendo anche da tendina sfilacciata color nocciola alla fronte.
Non può che far la prima, ma mostra sì e no tredici anni.

 

Desiste dall’afferrare la mano di Riku; distoglie gli occhi, rialzandosi da solo con magniloquenza. Successivamente, scioccamente si riabbassa, le gote colorite da un fumoso imbarazzo; rastrella veloce tutte le cianfrusaglie e i costumi colorati, senz’altro appartenenti al teatro.

 

 

 

Deve essere strano per un tipo come Riku, per cui essere ammirato e venerato è ormai di rito, essere ignorato così; per di più privato di un consolante grazie. Ma lui non è - come i pochi maldicenti calunniano - uno sbruffone borioso pieno di complessi d’inferiorità. Innegabile, ha quel tanto che basta di amor proprio che lo spinge a voler essere il migliore; come lo è per tutti, del resto.
Comunque la sua superbia non è talmente radicata da farne una ragione di vita.

 

Si accuccia, dandogli una mano a riportare ogni cosa dentro la scatola. Precedendolo, prende tra le braccia il grosso contenitore, sorridendo amabile. “E’ pesante, te lo porterò io fino in teatro. E’ lì che stavi andando, giusto?” Riceve un titubante cenno affermativo col capo. “...Ah, mi prendo tante libertà, e trascuro di presentarmi; mi chiamo Tsukada Riku, piacere...Scusa, non posso darti la mano.” Ride lui, accennando eloquente alla scatola.

 

Diffidenza o indifferenza, è indistinguibile quello che sta provando il ragazzo.
Fissa apatico la faccia di Riku, probabilmente valutando se fosse il caso di presentarsi. La trova forse una cosa fattibile, perchè mormora “...Io sono Sora.” Avvertendo un’altra presenza alle spalle dell’albino, trasloca il suo interesse su essa.
Gli occhi si dilatano alla vista di Demyx. Si arresta a scrutarlo - lui lo sguardo perso al di fuori delle finestre - negligendo alla buona educazione che vieta di guardare fisso uno sconosciuto con tanta petulanza.

 

 

Demyx, percependo il suo sguardo addosso, si volta, guardandolo di rimando.
Visto che quello insiste a fissarlo ostinato, chiede, con un filo d’irritazione “Cosa vuoi? Devi dirmi qualcosa?”

 

Sora sbatte le palpebre. “Niente.” E’ la sua risposta composta; e volge altrove gli occhi.

 

“Il solito cafone.” Sbotta Riku, dando una sbirciata di rimprovero all’amico.
Gli fa segno di avvicinarsi e prendere i documenti che ha in mano. “Tieni, portali al responsabile dell’infermeria. Io accompagno lui in teatro.”
Si allontana assieme a Sora, il quale attualmente dà la parvenza di non essere al corrente dell’esistenza del biondo.

 

 

 

 

Demyx sospira, scocciato dall’incarico.

 

 

...Infermeria...Infermeria...Dov’è l’infermeria?

 

 

 

 

~

 

 

 

 

L’infermeria è al piano terra, nelle vicinanze della sala riunioni.

 

 

Axel studia cogitabondo l’entrata, formata da due ante di legno azzurrognolo; a lato una sfarzosa targhetta d’ottone, ‘Infermeria’.

 

Bizzarro che non se ne sia mai accorto...Ancora più bizzarro che abbia ritrovato subito quel posto.
Ha una memorizzazione dei luoghi e dei paesaggi ad un livello misero, al di sotto dello zero.

 

Fino all’età di diciassette anni si è perso in continuazione nel suo quartiere, con tale sfacciataggine e balordaggine, da far vergognare i suoi genitori.
Otto giorni su trenta – una frequenza di demenza pura, calcolando il tipo di quartiere: angusto come lo sgabuzzino di Harry Potter e privo di vicoli ciechi come la ruota di un criceto – nel fare il tragitto scuola-casa smarriva la strada; ed altro tempo era speso nel cercare una cabina telefonica per chiamare i suoi e farsi venire a prendere. Il suo cellulare, in quei momenti, se ne stava bellamente sul comodino della sua stanza.
Una volta, in un’estate torrida e secca, stava facendo così tardi – dall’uscita da scuola, 15:30, alle 21:43 – che sua madre, in lacrime, aveva avvertito la polizia, spergiurando inconsapevolmente su un rapimento da parte di un grosso giro di pedofili attivo nella diffusione di materiale pedo-pornografico che lo avrebbero sequestrato in una porno-prigione per minori e che in quel momento stava viaggiando imbavagliato e legato su un treno diretto in Russia; sommando anche, in preda alla disperazione materna più nera, che c’era un riscatto di una cifra esorbitante di dollari da pagare per riavere il figlio indenne e soprattutto incorrotto. Bensì, il padre, stava già preparando la valigia, telefonando concitatamente ad un amico dell’ambiente che gli procurasse il più presto possibile un biglietto per Mosca.
Il melodramma si risolse alle 24:07, con un moribondo e liofilizzato Axel che si strascicava sofferente sulle ginocchia fino alla soglia di casa, esalando stentatamente benedizioni ai genitori e le sue ultime volontà, e con l’indignazione degl’agenti che se ne andarono compiangendo quella povera famiglia di alienati.

 

Ma non è da castigare solo la sua carente attività mnemonica; c’è da quotare la poca applicazione nel percorrere la via di casa, laddove la sua psiche rollava - leggiadra come un giocoso suino nel fango - nei meandri più remoti dell’universo; e la perdita sublime della cognizione del tempo.

 

Dovendo aspettare mezz’ora alla fermata dell’autobus, sceglieva di ritirarsi in biblioteca e sfogliarsi il suo libro d’illustrazioni preferito, piuttosto che stare ad indugiare con gli altri; all’arrivo del mezzo la scena era quella: Peter Parker che rincorre il pullman supplicandolo di fermarsi.

 

L’unica differenza è che Axel non aveva superpoteri.

 

Talvolta giungeva lì in esatto orario, ma c’era il Flash Thompson di turno che lo spingeva giù...

 

Tutto cambiò, ai suoi diciotto anni; salire sul bus non era più un problema, perchè allora aveva il suo amico, Harry Osborn, che lo difendeva...

 

 

                                                                        [ ...O sarebbe meglio dire la sua Mary Jane Watson? ]

 

 

Non riesce a frenare un sorriso nostalgico.

 

Esala un sospiro.

 

 

 

 

 

E’ un miracolo che, uscito dallo studio dello zio, senza doverci rimuginare troppo, abbia scovato l’infermeria, un posto in cui è stato quasi più di un’ora fa, trascinatoci semicosciente, in un corridoio impreciso, da un agitato gruppo di volti grotteschi e raccapriccianti. E da un qualcosa conforme ad una frignante – “NO, AXEL CHANNNN…! NON MORIIIRE, NON CI PENSI AI NOSTRI BAMBINI...!?” - zecca gigante, che ha associato a Kuja.

 

 

 

Bussa.

 

“...Avanti.”

 

Dischiude la porta giusto per farci passare la testa.

 

 

L’uomo-del-sacchetto, il dottor Fukui Saix, gli mostra la schiena stando seduto sul tavolo sistemato contro il muro. Smette di spiluccare con le dita delle carte e si gira. In un baleno la sua espressione accademica si rischiara con un sorriso; si alza compostamente dalla seggiola e fa qualche passo verso di lui. “Salve, professor Blaze. Si sente meglio?”

 

Axel, entrando con metà corpo nella stanza, piega il capo. “Sì, grazie mille...Ehm...La sto disturbando...?”

 

“Presumo che chi si accinge a fare il mio mestiere debba essere pronto ad essere disturbato in qualsiasi momento e tramutare quel ‘disturbo’ in un dovere. In ogni caso, no, non m’infastidisce. Questa sembra una scuola di soggetti sani, non è passato nessuno...A parte lei. Ha bisogno di qualcosa in particolare?”

 

“...Be’...Ecco, lo zi--...C-cioè, il preside Sakamoto...Ha pensato sia più opportuno che io stia qui a riposare...In infermeria...”
Quanto è deficiente? Un attimo fa ha detto si sentirsi meglio ed ora va dicendo che se ne sarebbe stato fino alla fine delle lezioni ad oziare in infermeria...Una bella faccia tosta, eh?
Si esibisce nell’ordinario rossore; l’impeto di fuggire formicolargli nelle gambe...

 

Invece, lui non pare pensarla così. “Certo.” Approva immediatamente. “Un’aspirina e una bella dormita la rimetteranno in sesto.” Si sposta leggermente di lato, allargando un braccio in direzione dei lettini. “Prego.”

 

“G-grazie...” Entra completamente, chiudendo la porta. “...Dove...Dove mi metto...?”

 

“I letti sono identici per comodità, che per lenzuola. Decida lei.”

 

Axel si siede esitante sul bordo del letto più vicino, di fronte l’armadietto vetrato dei medicinali, l’impaccio farsi più pesante. ‘...Adesso...Che faccio...?’

 

Il dottor Fukui intuisce la sua tensione. “Si vuole togliere la giacca?”

 

“Oh...! Sì...”
Inizia a sbottonarsi la giacchetta, frettolosamente, tanto da non riuscirci.
Sussulta, quando a farlo al suo posto sono le dita lattee e curate dell’uomo. Fatto, gli offre aiuto nel levare l’indumento, passandoselo sul braccio ed andando poi all’attaccapanni.
Il tempo di sciogliere un’aspirina in un bicchiere d’acqua, e torna.
“Beva.”

 

“Ah...Non c’è bisogn--”

 

“Sono io il medico.” Ribadisce lui, senza arroganza, ma con la cadenza benevola che ha costantemente usato.
Aspetta che abbia bevuto per prendere il bicchiere vuoto. “Adesso si stenda e riposi. Se ha bisogno, io sono qui.”

 

“La r-ringrazio...”

 

“Vuole che le chiudi le tendine?”

 

“...Se…Se si può...”

 

Fush

 

 

Nella penombra, Axel si stende. Respira a fondo.

 

Se anziché il dottor Fukui ci fosse stato qualcun’altro, sarebbe già corso via.
Finalmente una persona che non gli fa un sacco di domande inutili o richieste insensate...
...O ricattarlo...
 

...E’ stato gentile. Fine.
Senza pretendere nulla in cambio, e senza doppi fini.
E il suo sorriso agisce più di ogni calmante che abbia mai preso...

 

 

Clack

 

Lo sente muoversi all’ingresso.
“...Ti manda il preside Sakamoto? Questi documenti son--...Ehi...! Fermati un secondo...! Non andare...! ...Ragazzo, voglio solo sapere se--...! ...Ra...Ragazzo!

 

 

 

 

 

 

Nell’unico spiraglio di tendina che dà alla vista dell’armadietto, intravede l’uomo spulciare perplesso dei nuovi moduli.
Inaspettatamente, dai fogli, gli occhi sgusciano su di lui. Li spalanca impercettibilmente, colto alla sprovvista nel ritrovarsi nello sguardo di Axel.
Abbozza una risata. E’ soffice, si insinua piacevolmente tra le labbra tornite...

 

 

 

Speditamente, Axel si gira sul fianco opposto.

 

Ascolta il battito martellante nelle sue orecchie...
Mentre a farsi strada in lui è un’emozione differente dalla paura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Axel sta male.
Sta molto male.

Irrimediabilmente male.

 

 

La vita a cui ha sempre aspirato, piena di pony multicolore e piogge di cioccolatini, si è ulteriormente distanziata dal concretizzarsi non appena ha messo piede in questa scuola.

 

Nella scuola di individui da Guinness Degli Orrori che fanno gli insegnanti.
Nella scuola traboccante di studenti disastrati, privi di principi morali ed inibizioni.
Nella scuola in cui vige la legislazione del Diavolo, del Principe Del Male, del Calunniatore, di Satana, dell’Oscuro Signore, di Lucifero; vale a dire di Melodious Demyx, sostanzialmente peggiore di qualsiasi sommo spirito maligno.

 

Un’esistenza sconvolta solo da un ragazzino, un sedicenne qualunque.
Un ragazzino e un sedicenne qualunque, che sull’esistenza altrui ci danza, ci scherza, si diverte come ad un luna park.

 

Possibile che un ventiquattrenne, un uomo fatto e vaccinato, si facesse condizionare con tanta malleabilità da un comune adolescente?
Possibile che un ventiquattrenne, uomo fatto e vaccinato, non sapesse affrontare summenzionato soggetto a testa alta?
...Possibile che avessero inventato in vaccino Anti-MelodiousDemyx per uomini fatti ed oppressi, senza avvisarlo...?

 

 

 

Non si è mai sentito di andare alla ghigliottina quanto questo giorno.
Al solo pensiero di quello che Melodious ha architettato per lui, gli viene da vomitare...E di mettersi a piangere...Piangere e piangere...Senza più fermarsi...

 

 

« ...Stazione di XXX ▪ ▪ ▪ Stazione di XXX ▪ ▪ ▪ I passeggeri sono pregarti di affrettarsi a scendere prima della chiusura delle porte  ▪ ▪ ▪ Stazione di... » La sua fermata...

 

 
 

Il bisogno di vomitare è supplito dal bisogno propizio di svenire. Se fosse svenuto l’avrebbero portato all’ospedale, no? Quindi non sarebbe dovuto andare a scuola...
...E se invece fosse rimasto sul treno?
...Nessuno l’avrebbe mai scoperto...

 

 

“...Professor Blaze, si sbrighi a scendere, le porte stanno per chiudersi...”

 

GYAAAAH...!” Strilla Axel, scagliandosi in direzione dell’uscita.
Mentre corre avendo come rotta una destinazione ignota, assimila il suo errore.

 

 

E’ un’idiota.

 

Un’idiota al cubo.

 

 

 

Interrompe la sua corsa frenetica, volendo sprofondare negl’abissi più profondi del Mai Più Ritorno.

 

 

Punto primo: Melodious non gli ha mai dato del ‘lei’;
Punto secondo: Quella non assomiglia neanche lontanamente alla voce di Melodious;
Punto terzo e basilare: Axel Blaze è un’idiota.

 

Si è messo a correre per la stazione come un ricercato, gridando come un pirla, come un cinghiale in calore, per scoprire dopo che non sta scappando da Belzebù, ma dal medico della scuola?

 

Bene. Fantastico. Eccellente.
Ha inaugurato il loro terzo neo-incontro con una bellissima esibizione dell’epico ed eccelso Axel Blaze.

Applausi, per favore.

 

 

 

Imponendosi di non dar peso alla gente che ridacchia e lo guarda sbigottita, gira le spalle, colando a picco nello sconforto più perentorio.

 

 

Fukui è monolitico a lato delle rotaie.
Non si può dire se è impaurito o vivamente desolato. Confuso, indubbiamente.

 

Attento a non inciampare, fa marcia indietro. Quando sono vicini abbastanza da cogliere le proprie voci, Axel s’inchioda sul posto, i piedi uniti e le braccia che schiacciano la valigetta al petto.
“...Eh...E-he...Ehm...”
Che dire? Scusi, ho creduto fosse un mio alunno che ha promesso di stuprarmi a sorpresa!, sennò, Ah ah, le volevo fare uno scherzo! Non le hanno detto che il mio secondo nome è PernacchiAxel?... “...Vede...” ...Mi stavo solo esercitando per la prossima rappresentazione teatrale, sa, Venerdì 13...

 

 

“Ci sono cose...”
Axel disloca gli occhi sul suo volto, fino a quell’istante saldi sui mocassini di cuoio nero dell’altro, scintillanti come se lustrati da poco. “...Che succedono e basta, senza motivo. O per un motivo, che tutto sommato non serve spiegare.” Aggiunge, con tutta l’aria obbiettiva esistente in un uomo adulto con una fiorente carriera.
Un’aria obbiettiva che in un uomo adulto con una fiorente carriera, non dovrebbe più avere sede.

 

 

 

Allenta la morsa sulla ventiquattrore.
E’ rimasto di stucco a quella reazione, affatto prevista.
Non può che rinfrancarsi da poter riprendere a ragionare umanamente, e sentirsi ancora più cretino. Gli riesce anche di ricambiare di buon grado il sorriso alla mano del dottore...
...E la voce nella sua testa parla.

 

Ottuso! Che sorridi a fare? La figura di merda l’hai già fatta! Prendersela a ridere è la pietosa auto-ironia delle persone come te...Degli sfigati come te! SFIGATO!

 

 

Si contrae, puntosi nel vivo da solo.

 

[ sfigato sfigato sfigato ]

 

Ha smesso di confrontarsi con questo vocabolo, pensando di essere maturo quanto basta da poter fingere di non dare importanza alle ormai sorpassate prese in giro dei suoi compagni di scuola...

 

Fingere, esattamente. Non ha mai smesso di dipendere dal giudizio degl’altri, passati e presenti...

 

Rassegne di ricordi insopportabili non hanno cessato di stiparsi in lui, come assembramenti di memorandum inappellabili, dei fardelli che la sua coscienza gli ha imposto di sorreggere a vita. Perchè una persona patetica come lui deve soffrire più degli altri, perchè solo lui è la causa dei suoi problemi, perchè lui è il problema.

 

[ Lui. E nessun’altro. ]

 

 

 

“...Professor Blaze, faremo meglio ad affrettarci, non è bene arrivare in ritardo a lavoro.”

 

Un mormorio meccanico.

“Sì...”

 

 

 

 

[ Solo lui. ]

 

 

 

 

*

 

 

 

 

E’ in uno stato di intirizzimento mentale in cui Axel attraversa, nel tragitto di scuola.
Cammina, ma non cammina. Respira, ma non respira. Qualunque cosa stia facendo, non lo sta facendo.
Non se lo sa spiegare.

 

Forse quella mattina avrebbe dovuto sforzarsi a mandare giù qualcosa...Se solo quel biscotto non avesse avuto una sfumatura giallo grano...

 

 

...GuuUrRglEE

 

 

“...”

 

 

Favoloso. Non è già abbastanza per oggi? Ci si mette anche la sua impellenza fisiologica...

 

 

 

 

Ricordati il suicidio, Axel! Suicidiiiiio, Axel, suiiciidioooo!

 

 

 

 

‘Allora, vai, va avanti Axel, FALLO! Fallo adesso prima di pentirtene per il resto della tua avvilente esistenza! FALLO! FALLA FINITA, AXEL...!
...Ma no, no...! Mantieni la calma, Axel...Sei ancora troppo giovane...Sei in tempo per scappare...Sì...Per stare più leggero, lascerò la borsa a terra...E correrrò! Sono veloce, raggiungerò la stazione in pochi minuti...Salirò sul primo treno disponibile e partirò per una nuova città, sperduta, spero...In un luogo dove nessuno mi conosce, acquisirò una nuova identità ed andrò a vivere su una collinetta a valle, sopravvivendo solo di pesce del ruscello e rape del mio orticello...Potrei allevare anche qualche capra, per il latte... Un bue, per arare i campi...E un cane che mi faccia la guardia alla casa quando sono fuori a caccia di lepri...A quel punto, insegnerò le gioie della vita semplice ai giovani...Come Socrate...’

 

 

“Professor Blaze.”

 

“SI’, CHE C’E’?” Dice, un’ottava sopra.

 

L’uomo, le braccia conserte, ha la fronte increspata da dottorata intolleranza; i lineamenti raggirano il sincero divertimento, ma c’è una goccia di rimprovero nelle sue parole. “La colazione è uno dei pasti più importanti della giornata. Spero vivamente che saltarla non sia un’abitudine...In parte, spiegherebbe il mancamento di ieri.”

 

Axel, al rievocazione della sua perdita di sensi, farfuglia contrito. “N-no, è che questa mattina non ne ho avuto proprio i tempo...”

 

“Uh...” Pensieroso, l’altro porta la mano nelle varie tasche dell’impermeabile, alla ricerca di qualcosa.

Si rallegra nell’offrirgli il risultato dell’esplorazione. Sorride semplicemente, gli occhi cerulei socchiudersi amichevoli. “Per favore, lo prenda. Vorrei tanto offrirle un’okonomiyaki...Ma si consoli con questo ohagi.”

 

 

 

 

Axel...

 

...Sai cosa sei, ntz?

 

 

...Sei un’idioootaaaaa!

 

 

 

 

Il gesto è tanto gentile e privo di scherno, che non gli viene neanche l’idea di rifiutare.
Ringrazia, riponendo il dolcetto nella valigetta.

 

 

 

 

 

Arrivano nel trambusto del cortile della scuola.
All’interno della struttura, nell’imboccare direzioni diverse, Axel avverte il potere ansiolitico dell’altro demolirsi. “A...A presto...” Tutta l’apprensione trapela nel sinistro storpiamento di labbra che fa.

 

Fukui accetta quello che doveva essere un sorriso, e contraccambia in modo più ampio, facendo mostra di una chiostra di denti brillanti.

 

 

...

 

 

 

GHAAAAAAAAAAA...!

E’ l’urlo primitivo che si divulga nelle sue cervella, presagio della subitanea presa di potere dell’input suicida.

 

E’ sospeso nel nulla. Non sa che sopraggiungerà, ne’ quando. Non sa come difendersi, per quanto ciò implicasse una sua rappresaglia.

 

Rassegnazione.
L’unico sentimento che potesse reggere.

 

 

 

 

Restituisce i “Buongiorno.” indistinti che gli vengono rivolti; qualcheduno si dà la pena di informarsi sulle sue condizioni di salute.
“Sto bene, grazie...”

 

Alla scrivania, si ritrova una piletta di cartelline.

 

Ah, già. Ieri ha promesso di correggere dei test; dopo lo svenimento se n’è dimenticato...Altrimenti se li sarebbe portati in infermeria di nascosto...Ma dubita che il medico glielo avrebbe permesso...

 

 

E c’è una busta nera.
Appiccicato con lo scotch un foglio bianco ripiegato.

‘Per il caro professor Blaze’.

Una sensazione sgradevolissima gli schizza per il corpo; a dita tremolanti, stacca il pezzo di carta e lo dispiega, trattenendo il respiro.

 

 

Indossa il contenuto della busta e segui la scaletta che ho allegato. Per ogni cambio d’ora ho commissionato qualcuno che ti controlli. Scappare è inutile.

Presupponendo che ci riuscissi, sai cosa ti aspetta. Poi Sakamoto è fuori città, ad una conferenza per visionare una nuova riforma scolastica.

Al suono della ricreazione, fatti trovare sotto l’albero in cui ci siamo incontrati per la prima volta...Te lo ricordi? Scommetto di sì.

Voglio pranzare con te.


Non odiarmi, d’accordo? ♥

 

 

 

 

In un estinguersi di dubbi ed emozioni, la sua testa si sgombra.
Qualsiasi suo pensiero perde significato.

 

Prende la busta sottobraccio e in silenzio va fuori di lì.
In bagno, non si sorprende di essere accolto da Zell, che dalla posizione appoggiata sui lavandini, vedendolo si eregge, facendo saluto militare.

 

Axel lo ignora.
Entra in una cabina e posa il sacchetto sulla tavoletta del water. Lo apre.
Corruga la bocca nel vedere gli indumenti. Se li infila in fretta, recuperando l’altra pagina, prima di spingerci dentro i suoi vestiti ripiegati.

 

Alla sua ricomparsa, Zell contiene a stento le risate. “...Uh uh...I...I suoi vestiti sono dentro la busta, vero...? ...D-dia pure a me, ci penso io...Uh uh...”

 

 

Ignora il suo perfido spasso, ma fa come dice.

 

Legge per intero la lista.
Riderebbe costernato, se non avesse un qualcosa che gli stritola i polmoni, riducendogli la voce ad un fievole miagolio.

Patetico, sul serio.

 

 

 

 

Un profondo respiro, ed esce, preparato – per quanto quella situazione assurda glielo permette – ad affrontare gli studenti e i professori sparsi nel corridoio.

 

 

 

Ferocemente, subissi di coltelli arroventati gli si conficcano indosso, zack! zack! zack!, implacabilmente. Sotto i loro occhi, una vergogna acuta lo scuote da capo a piedi, il bruciore dell’umiliazione pulsargli in ogni fibra del corpo.

 

 

 

 

 

 

 

Abituati, Axel. Abituati.

Dopotutto...

 

...Questo è un giorno come un altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                [ ...E alla fine

 

                                arriva sempre

 

                                    Green Globin... ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sorina_SA è logorroica:

Mi concerne la vostra opinione, i vostri consigli, e le vostre impressioni su come espongo e soprattutto sulla storia ^_^
Anche se può sembrare così...DEMYX NON HA FATTO SESSO CON AXEL!XD Celine mi ha detto che la storia del ‘fondersici’ poteva imbrogliare...XD
Cosa ne dite di Saix?[contenta, CatDark??XD] E’ apparso Sora! :>
Axel non è capace di fare dell’ironia, ma quando mi sono accorta del mio errore era troppo tardi per modificare il capitolo.
Ho scelto la Centotrentaquattresima Notte di D.Gray-Man perchè è una delle mie preferite; finalmente Lavi, Allen e Yu sono insieme, in un momento di relativa ‘pace’. Aspetto con trepidazione disintegrante il quindicesimo tankobon, io tentata dal cercare su web i prossimi capitoli in inglese...
Ho fatto un po’ di spoiler di Death Note, ma immagino siate tutti al corrente o_o”
Quando Axel si chiede se la sua vita si sia incagliata su un unico momento, si riferisce alla bambina che in sesta elementare l’ha denudato e Lucy. Ve l’ho dico così, ma non si sa mai XD
Socrate parlava di ben altro, ma Axel è sbroccato XD E sappiamo anche che il caro Socrate ‘circuiva’ argutamente i suoi allievi XD [fatevi una cultura con ‘Le Mille e Una Notte’ di Han Seung Hee & Jun Jin Suk! *ç*]
Come sempre, CHIEDETE PURE SE NON CAPITE QUALCOSA!

 

Nei capitoli che ho postato fin ora ci sono un sacco di buchi, dei vuoti da colmare; chi è Aerith? Cosa prova Demyx per lei? E’ davvero amore quello che Axel sente per Demyx? E’ tutta colpa di Lucy se Axel è...Così? Cosa è successo dopo? Zexion dice che vorrebbe rivedere il sorriso di Demyx...Perchè Demyx non sorride più da due anni? Cosa c’è tra Zexion e Demyx? Ci sono tanti altri punti interrogativi, ne è colmo anche questo capitolo.
Io vorrei...Che ci rifletteste un po’ sopra e faceste delle supposizioni. Sono la cosa che amo più di tutto delle vostre recensioni.

Ecco il regalo che vi faccio: chi di voi fare una supposizione corretta, una sola, che però sia corretta almeno più di metà, gli verrà svelato[in privato] uno spoiler a suo piacimento, che sia di It’s Time to Fly[lo ammetto, nel dodicesimo capitolo sono ad un punto morto...Perchè non mi va di scrivere questa fic XD] o di Lessons of Love, è irrilevante. Ma per partecipare al contest...Sono obbligatorie le recensioni![sono lì che mi farete le ipotesi. Prima ho anche elencato degli enigmi che hanno responsi di fatti saputi...Trabocchetti!XD]
Sto giocando sporco, lo so, ma che male c’è se voglio giocare un po’ con voi?[questa frase mi ricorda qualcuno...]XD Io sono una persona che non fa mai nulla gratis XD [a parte per Isuzu X3]

Vale anche per chi non partecipa al contest! Quindi...Dateci dentro ragazzi! >_< [e mi interesserebbe come l’avete intesa il pezzo in cui si dice che Zexion si lasciava fare qualunque cosa da Marluxia per quanto potesse essere umiliante...Sono sicura che siete fuori strada XD]

 

 

Glossario:

* At Field = è un termine del mondo di Evangelion; sta per Absolute Terror Field. Letteralmente ‘campo di terrore assoluto’. E’ il misterioso campo protettivo generato dagli Angeli e dagli Eva.

* Ohagi = dolcetto di riso ricoperto di pasta di fagioli dolci.

* Okonomiyaki = frittelle molto sostanziose, condite con vari ingredienti.

* Yakisobapan = panino farcito con tagliolini conditi.

* Pokari = bevanda giapponese.

* Pogo = una specie di ‘ballo saltellato’ che si è iniziato a fare ai concerti dei Sex Pistols; è stato Sid Vicious ad ‘inventarlo’.

* Mosh&Roll = una versione ‘più cattiva’ del Pogo. E’ molto più violento[e divertente, aggiungo XD]; ci si salta addosso, spintonandosi, praticamente una vera e propria zuffa che si può fare in qualsiasi posto in cui danno musica Brutal Core e derivati. Non è una buona definizione la mia, bisognerebbe vedere coi propri occhi XD C’è da cercare su YouTube, forse c’è.

Approfondimenti:

* La canzoncina della pecorella Merry che canta Axel l’ho presa da After School Nightmare di Setona Mizushiro; la canta sempre Ai, la sorella di So Mizuhashi.

* Yoite è un personaggio di Nabari; quando Xemnas parla di fargli usare il ‘Kira’, si riferisce alla fatale tecnica segreta. E Sanzo, naturalmente, è il Sanzo Genjo Hoshi di Saiyuki.

* I personaggi che vado citando appartengono a Spiderman: Flash Thompson è uno spaccone e ragazzo occasionale di Mary Jane Watson e lei è la persona di cui Peter Parker e Harry Osborn sono innamorati; Harry è il migliore amico di Peter; Norman Osborn è il padre di Harry, nonché Green Globin, l’antagonista.

Doveva esserci solo il paragone con Peter Parker, poi sono partite tutte le altre...E devo dire - io che so già la trama - sono molto efficaci come affinità.

 

 

 


Non so quando aggiornerò. Sono combattuta dal scrivere ITtF12, che sarebbe più corretto verso i lettori di questa fic...Ma sono più propensa a continuare LoL...Se la mia scelta fosse LoL, allora aggiornerei sicuramente prima. Non è per l’ispirazione - quella per me c’è sempre, per fortuna - ma è la mia irrecuperabile pigrizia...Chi mi conosce da tempo, dovrebbe saperlo 0_=”

Be’...AI VOTI![ancora =3=]

 

 

 

 

Ehi, non prendetemi troppo sul serio sull’obbligo delle supposizioni…Fate come volete, ma io ne soffrirò se non ce ne saranno ;_;

 

 

Ho finito di sproloquiare XD
Grazie ancora, a tutti voi! A chi legge e a chi recensisce! Vi amo!

 

*flip* (_ _)

 

 

S_S!

 

  
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