10.
Pelle
Ero
zuppa di pioggia
quando rientrai nel mio appartamento. Le mie mani erano intorpidite e
tremavo
impercettibilmente. Non era soltanto colpa del freddo, ma mi rifiutavo
di
ammetterlo persino con me stessa. Mi tolsi il cappotto umido e lo
appesi
accuratamente all’appendiabiti. Poi fu il turno delle scarpe.
Mi muovevo come
un automa, cercando di non pensare a niente. Non fu difficile. Mi
sentivo
completamente svuotata.
Mi
sedetti sul divano,
restando a fissare il vuoto. Dopo qualche istante, iniziai a battere i
denti.
Mi alzai di scatto, decidendo di fare una doccia calda. Forse sarei
riuscita a
lavare via tutto quel gelo. Perlomeno cercavo di convincermene.
L’acqua
bollente mi
scrosciava addosso, facendo formare del vapore sulle pareti di vetro
della
cabina. Rimasi a lungo al suo interno, approfittandone per piangere
ancora un
po’. Come se solo in quel piccolo spazio, fossi giustificata
a versare delle
lacrime. Quando ebbi terminato, mi avvolsi nell’accappatoio e
osservai la mia
immagine riflessa nello specchio. Eccetto gli occhi leggermente
arrossati che potevano
essere imputati al calore dell’acqua, non si notava che avevo
pianto. Ne fui
soddisfatta. Mi asciugai i capelli con il phon, cercando di impiegare
più tempo
possibile. La prospettiva di tornare in soggiorno mi atterriva.
“
Non puoi restare in
bagno in eterno.” Mormorò la vocina, mesta. Non
era per niente in forma.
Riluttante,
uscii dalla
stanza. Ignorai il divano che esercitava un’attrazione
irresistibile. Non avevo
la minima intenzione di trascorrere le ore a venire, in catalessi,
sopra di
esso. Per non soccombere all’ondata di amarezza che stava per
investirmi,
dovevo mantenermi attiva.
“
Non puoi sempre
soffocare i tuoi sentimenti. E’ innaturale.” Mi
fece presente la vocina.
Che razza di considerazioni
faceva? Doveva
essere impazzita.
Non
intendevo lasciarmi
sopraffare di nuovo dai sentimenti. Avevo commesso
quell’errore ed ecco come mi
ero ridotta. Uno straccio.
“
Ma sei stata anche
felice. Ne è valsa la pena non trovi?”
Obiettò ancora lei.
“
Zitta.” Dissi a denti
stretti.
Dovevo
sforzarmi di mantenere
la mente vuota. Dare retta alla vocina era controproducente.
Dato
che ero ancora in
accappatoio, trovai che vestirmi potesse rivelarsi una discreta
distrazione.
Poi avrei potuto fare la lavatrice, stirare, pulire i pavimenti.
Scrivere i
biglietti di auguri per Natale. Ero in netto anticipo ma era meglio
portarsi
avanti con il lavoro. Come se non bastasse c’erano gli armadi
da svuotare. Un
bel repulisti delle cose ormai inutilizzate, ci voleva di tanto in
tanto. La
sera avrei potuto invitare Connor per cena. Quindi avrei dovuto anche
cucinare.
Erano quasi le cinque. Non avrei avuto un momento libero per poter
rispettare
quella tabella di marcia. Sorrisi compiaciuta.
“
Questo va bene per
oggi Audrey. E domani dimmi, che cosa farai? E dopo domani?”
Insinuò la mia
coscienza, seriamente, senza l’usuale sarcasmo.
Venni
attanagliata da
una morsa di panico. Non volevo pensare al domani. Ne ai giorni
successivi. Non
volevo pensare assolutamente a nulla. Dovevo agire immediatamente per
non
sprofondare in un baratro di tristezza.
Mentre
mi accingevo a
mettere in atto i miei propositi, suonò il campanello.
“
Dannazione.” Imprecai
a mezza voce.
Probabilmente
si
trattava della mia vicina, la signora Peterson. Occasionalmente mi
chiedeva di
dare da mangiare alle sue tartarughe, quando si assentava per qualche
giorno,
per recarsi a fare visita alle nipoti, nel New Jersey. Me lo ripeteva
tutte le
volte. Perché a quanto pareva, era proprio il mio palazzo, a
costituire
l’eccezione che confermava la regola, che a New York la gente
non sapeva che
faccia avessero i propri vicini di casa?
Doveva
essere una
questione di karma.
La
signora Peterson era
una signora di mezza età piuttosto simpatica, ma quello era
il momento meno
adeguato per farmi intavolare una conversazione.
In punta di piedi, badando a
non fare rumore,
mi avvicinai alla porta per sincerarmi che fosse effettivamente lei. Mi
sentii
lievemente in colpa per le tartarughe. Ma del resto ero certa che la
signora
Peterson avrebbe trovato qualcun altro disposto a nutrirle per la
durata del
suo soggiorno.
Con
estrema cautela,
sollevai lo sportello dello spioncino e vi appoggiai l’occhio
per guardarvi
attraverso.
Trasalii.
Il mio cuore
parve fermarsi, per poi riprendere a battere convulsamente,
esplodendomi nel
petto.
Sul
pianerottolo, c’era
Ryuzaki.
“Toh,
un sogno che si
avvera.” Commentò la vocina beffarda. Sembrava
aver ripreso brio.
Io
invece, dovevo
essere pallida come un cencio.
Restai
paralizzata, combattuta
sul da farsi. L’istinto mi gridava di aprire la porta,
trascinare Ryuzaki in
casa, richiuderla a chiave e gettare quest’ultima nel wc,
premurandomi di
tirare l’acqua. La ragione, mi suggeriva di non fare
assolutamente nulla e
aspettare in silenzio, che lui se ne andasse. Per poi cercare di
dimenticarlo.
“
Una ragionevole via
di mezzo è del tutto inattuabile?”
Suggerì la vocina, garbatamente.
Inspirai
a lungo e
profondamente. Tuttavia non riuscii a calmarmi e a controllare il
tremore della
mia mano, quando la serrai sulla maniglia per aprire. Mi
sembrò di impiegare
un’eternità per compiere quell’azione.
Un’infinità di pensieri confusi mi
affollarono la testa. Pensieri che vennero spazzati via, non appena mi
ritrovai
faccia a faccia con Ryuzaki. O Elle. O chiunque lui diavolo fosse.
“
Cosa ci fai qui?”
Chiesi freddamente.
Lui
non mi rispose. Si
limitò a guardarmi senza dire una parola. Mi accorsi che era
fradicio. I
capelli neri, intrisi d’acqua, gli ricadevano sul viso, la
maglia bianca aderiva
completamente al corpo, i jeans, bagnati, erano diventati
più scuri. La sua
espressione, al solito era indecifrabile, ma mi parve di cogliere un
velo di
tristezza nei suoi occhi scurissimi. Mio malgrado, ne fui contagiata.
Nonostante tutto, l’idea che potesse soffrire mi tormentava.
Si, nonostante mi
avesse appena spezzato il cuore.
“
Entra.” Dissi piano,
scostandomi per farlo passare, rassegnata.
Lui
si tolse
immancabilmente le scarpe e poi obbedì, lasciando dietro il
suo passaggio,
piccole chiazze d’acqua.
“
Mi dispiace.”
Mormorò, fermandosi al centro della stanza, lo sguardo
rivolto verso il basso.
“
Non c’è problema, il
pavimento asciugherà.” Replicai impacciata.
“
Non mi riferivo a
quello.” Obiettò lui.
“Ah.”
“
Mi dispiace di essere
qui.” Si corresse.
Se
intendeva farmi
infuriare, era sulla buona strana. Tuttavia, quell’alone di
sconforto che lo
permeava, mi placò nuovamente. Mi avvicinai a lui, un
po’ esitante.
“Immagino
di doverti
chiedere il perché.” Affermai.
“
Solo se vuoi.”
Annuii.
Restammo
ancora
fissarci, perfettamente immobili, ognuno cercando di scrutare nei pensieri
dell’altro. Ognuno cercando di
difendere i propri. Infine parlò:
“
Non sarei dovuto
venire qui. Ma non ho potuto farne a meno.”
Sembrarono costargli
moltissimo quelle parole.
“
Perché?” Domandai con
un fil di voce.
Quel
maledetto sguardo.
Quegli occhi nerissimi, insondabili, che mi attraevano come una
calamita,
stavano iniziando a fare il loro diabolico effetto. Non potevo sfuggire
loro,
in alcun modo.
“
Non
sarei dovuto venire qui, perché così facendo
metto la tua vita in pericolo. Ma
non l’ho potuto evitare, perché se con te, le mie
capacità deduttive si
riducono del 30%, senza di te, sapendo di non poterti rivedere
più, calano del
90%. E il rimanente 10% lo utilizzo per chiedermi dove tu sia e cosa
stia
facendo.” Spiegò, con l’abituale
compostezza, impercettibilmente incrinata.
Quelle
parole ebbero il
potere di ricolmare il vuoto che provavo fino a pochi istanti prima. Mi
riscaldarono come il primo, timido raggio di sole, dopo un lungo
Inverno.
Tuttavia
c’era un punto
che volevo assolutamente chiarire:
“
Ryuzaki..Anzi Elle..
Per quale ragione dovresti aver messo la mia vita in
pericolo?”
Mi
perforò con lo
sguardo.
“
Per quello che sto
per dirti..” Iniziò.
Restai
in attesa.
“
Vieni con me in
Giappone.”
Ero
incredula. Non
poteva averlo detto sul serio. Mi pizzicai un braccio, certa di essermi
addormentata sul divano e di stare sognando tutto. Ma il bruciore che
sentii fu
reale.
“D-Davvero?”
Balbettai.
“Si.”
Rispose
semplicemente.
“Audrey..”
Disse
avvicinandosi a me, un passo alla volta..Fino ad arrivare a pochi
centimetri di
distanza. Mi guardò intensamente negli occhi.
“Chiamami
Ryuzaki.
Vorrei essere..Solo Ryuzaki, per te.”
Non
so esattamente come
accadde. So solo che lo baciai, affondando le dita nei suoi capelli
neri e
umidi di pioggia. E lui ricambiò il mio bacio,
accarezzandomi una guancia con
la punta del pollice.
Senza nemmeno rendermi conto
di quello che
stavo facendo, mi ritrovai a sfilargli la maglia. Ryuzaki
assecondò il mio
gesto, sollevando le braccia per facilitarlo. Lo contemplai per un
momento. Era
come avevo intuito che fosse, magro con i muscoli appena disegnati ma
presenti.
La sua pelle era diafana e morbida, come ebbi modo di appurare,
sfiorandogli le
spalle e il petto. Lo sentii contrarsi e distendersi poco a poco, man
mano che
le mie mani, percorrevano il suo torace. Cercavo di procedere per
gradi, ma
bruciavo di desiderio. Desiderio che si intensificò, quando
Ryuzaki, prese ad
armeggiare con la cintura del mio accappatoio. Lo aiutai a sciogliere
il nodo e
a far scivolare l’indumento a terra.
Sentii
le mie guance
imporporarsi sotto il suo sguardo. Tese titubante, un braccio verso di
me.
Sembrava indeciso sul da farsi. O meglio, sembrava non sapesse cosa
fare. Con
delicatezza, gli presi le mani e le appoggiai sul mio volto, facendole
scivolare nell’
incavo del collo, lungo
le mie spalle, sulle curve dei miei fianchi.. Lui si liberò
gentilmente della
mia stretta, per farmi capire che voleva continuare da solo.
E
continuò.. Dapprima
servendosi solo della punta delle dita, poi, quasi sforzandosi,
aprì i palmi
delle mani e li distese, facendoli aderire perfettamente alla mia
pelle. Il
contatto dei suoi polpastrelli su di essa, mi procurò
brividi di piacere.
Esplorò ogni centimetro del mio corpo, affascinato. Doveva
essere la prima volta
che toccava davvero qualcuno. E quasi non riuscivo a capacitarmi di
essere io
quel qualcuno.
Ryuzaki
si dilungò in
quell’attività oltre ogni limite consentito dalla
mia sanità mentale, già di
per sé vacillante. Mi accarezzò e
riaccarezzò più volte. Notai che sorrideva ad
ogni mio piccolo sussulto. Quando non resistetti più, lo
spogliai del tutto e
lo attirai, insieme a me, per terra, sopra il morbido tappeto del
soggiorno.
Mi
sentivo come se
fosse la prima volta anche per me. Tesa e in apprensione. Ma tutto
avvenne in
maniera naturale. Entrambi agimmo lasciandoci semplicemente guidare
dall’istinto.
Nel
momento in cui i
nostri corpi si unirono, pelle contro pelle,quando aspirai il profumo
di quella
di Ryuzaki, quando sentii il suo cuore battere contro il mio, capii
cosa
significava sentirsi completi. Se ne avessi avuto la
possibilità, avrei fermato
il tempo, di modo che esistessimo unicamente noi due. Non avevo mai
amato con
tutto il mio cuore, donato tutta me stessa ad un’altra
persona. Ryuzaki era
quella persona. Quella che aveva portato scompiglio nella mia vita
scandita da
ritmi precisi, stravolgendola. Mi aveva cambiata, facendomi sentire
più viva di
quanto non lo fossi mai stata fino a quell’attimo.
Facemmo
l’amore per
ore, senza mai distogliere gli occhi l’uno
dall’altra, prigionieri dei
reciproci sguardi, senza parlare. Non c’era bisogno di
parole. Fu il rumore
della pioggia che tamburellava contro la finestra, ad accompagnarci
costantemente, a cullarci. Era perfetto così.
Mi
svegliai che
albeggiava. Una tenue luce rosa filtrava attraverso le tende,
illuminando il
soggiorno. Regnava un silenzio assoluto.
Mi
accorsi di essere
distesa sul divano, avvolta in uno dei plaid che tenevo piegati sopra
di esso e
che solitamente utilizzavo mentre guardavo la televisione, nelle sere
invernali.
Doveva essere stato Ryuzaki ad avermi sistemata lì.
“
Ma che brillante
intuizione, chi poteva essere stato altrimenti? Il babau?”
Sentenziò la vocina,
di ritorno.
Sorrisi
pensando alla
ragione per cui era stata assente tutte quelle ore. Mica scema, la
vocina.
Tornai
però a
soffermarmi su Ryuzaki. Dov’era? Lo individuai subito. Era
già sveglio (ammesso
che avesse dormito) e si trovava sull’altra
estremità del divano, di spalle.
Era appollaiato nel suo solito modo. Mi venne da ridere,
perché era buffo in
quella posizione, ancora completamente nudo. La risata però,
mi morì in gola.
In
controluce, si
distinguevano nitidamente sulla sua schiena, delle lunghe cicatrici.
Cicatrici
senz’altro vecchie a giudicare dal colore, addirittura
più chiaro del resto
della pelle, già candida di per sé. Ma che
dovevano essere testimonianza di quelli
che erano stati dei tagli profondi.
Una domanda, risuonava
insistentemente nella
mia testa. Come se li era procurati?
“
Ryuzaki..” Lo chiamai
debolmente.
Lui
si voltò verso di
me. Mi sorrise e nei suoi occhi vidi brillare una luce nuova. Come se
fosse..
Felice..
“
M-Mi chiedevo se ti
andava un doppio cappuccino al cioccolato, è la mia
specialità.” Mentii.
Non
gli avrei rovinato
quel momento con domande che potevano rievocargli ricordi dolorosi, per
nulla
al mondo. Avrei atteso un’altra occasione e anche se questa
non si fosse
presentata, ne sarebbe valsa la pena ugualmente, pur di poterlo vedere
così.
Il
suo sguardo si fece
più attento. Doveva aver percepito un’ inflessione
diversa nella mia voce.
Io
però, gli restituì
il sorriso di prima, con sincerità.
“
Sembra buono.”
Accondiscese infine, rilassandosi nuovamente.
“
Eccome!” Esclamai
saltando in piedi entusiasta.
Purtroppo,
nel compiere
tale gesto, mi cadde il plaid
di dosso.
Con le conseguenze che potete ben immaginare. Arrossii fino alla radice
dei
capelli e rapidamente, raccolsi la coperta e mi ravviluppai al suo
interno.
“
Non riesco a
comprendere perché ti vergogni tanto. Siamo stati nudi tutta
la notte.” Dichiarò
Ryuzaki perplesso.
Ancora
quell’ingenuità
e quella purezza che lasciavano senza parole. E in fondo non aveva
torto. Non
per questo però, abbandonai il plaid.
“
Vuoi fare una doccia
prima della colazione?” Chiesi, cambiando palesemente
argomento.
Ryuzaki
annuì.
“
Ti avviso solo che i
miei accappatoi ti saranno tutti stretti..” Blaterai.
Lui
non sembrò
particolarmente sconvolto dalla notizia.
“
Però se ben
ricordo..” Borbottai tra me e me, dirigendomi verso il
guardaroba. Rovistai in
uno dei cassetti, finché non trovai l’oggetto
delle mie ricerche.
“Tieni.”
Dissi
consegnandogli un accappatoio bianco con un ricamo dorato sulla tasca
anteriore.
“
Excelsior Hotel.”
Lesse Ryuzaki reggendo i lembi di esso, tra il pollice e
l’indice.
Era uno degli accappatoi di
misura standard
degli alberghi. Una simpatica tradizione mia e di Connor, sgraffignarli
durante
le ferie. Erano i nostri souvenir prediletti.
“
Emh è un ricordino
delle vacanze.. Spero non mi arresterai per questo.”
Ridacchiai.
“
Per stavolta passi.”
Replicò seriamente, ma intravidi un lampo divertito
guizzargli negli occhi.
Scoppiai a ridere.
Ci
separammo per fare
la doccia. Sfortunatamente casa mia aveva doppi servizi, altrimenti
avrei
potuto ventilare a Ryuzaki la possibilità di farla insieme.
“
Ma non ti vergogni?”
Sibilò la vocina.
Io
scossi la testa con
convinzione. Grazie al cielo Ryuzaki non era nei paraggi.
Tornai
in soggiorno che
era già là. Indossava l’accappatoio
candido e se ne stava raggomitolato sulla
poltrona bianca e pelosa. Come l’avevo immaginato il giorno
in cui l’avevo
conosciuto. Lo fissai estatica.
“SVEGLIAAA.”
Tuonò la
vocina.
Mi
riscossi in un lampo
e fuggii a preparare la colazione, auspicando che Ryuzaki non avesse
fatto caso
alla mia espressione da triglia.
“
Non sperarci, lui fa
sempre caso a tutto.” Infierì nuovamente lei.
Preparai
i cappuccini e
saccheggiai la dispensa. Presi diversi tipi di brioche, un vasto
assortimento
di biscotti e una confezione piena di zollette di zucchero, che non
avevo mai
utilizzato. Caricai tutto su un vassoio. Mentre lo trasportavo, un
po’
barcollante, verso la stanza, mi sentii vagamente
“Alfred”.
“
Quel bagnoschiuma al
cioccolato era davvero buono.” Osservò Ryuzaki,
mentre appoggiavo il vassoio
con le vivande sul tavolino.
“
Non l’hai bevuto
vero?!” Esclamai allarmata.
“
No Audrey. Non bevo
il bagnoschiuma. Per quanto possa avere un aroma allettante.”
Ribatté
tranquillo.
Realizzai
la mia atroce
figura. Avevo chiesto al miglior detective del mondo, dalla comprovata
genialità, se avesse bevuto di proposito del bagnoschiuma.
Diventai bordeaux.
“
E’ che i dolci ti
piacciono tanto..” Tentai di giustificarmi, in maniera
pietosa.
“
Taci è meglio.”
Affermò la vocina, con il buon senso di cui ero
così tragicamente priva.
Seguii
le sue direttive,
trovando improvvisamente le mie pantofole interessantissime.
“
Vuoi sempre tre
zollette di zucchero, anche nel cappuccino?” Si
informò Ryuzaki, molto
diplomaticamente.
Annuii.
Con
la coda dell’occhio
mi sembrò di vederlo sorridere.
“
Almeno qualcuno trova
divertente la tua assoluta demenza.” Considerò la
vocina, spazientita.
Ancora
non mi sembrava
vero di essere con Ryuzaki, nel soggiorno di casa mia a sorseggiare
cappuccino
e mangiare biscotti, entrambi avvolti in morbidi accappatoi di spugna.
Fuori
dalla finestra, la luce si era intensificata, da rosa, aveva assunto
sfumature
rosso-arancione. Pensai che non ci fosse nulla di più
intenso e coinvolgente,
che vedere sorgere il sole con la persona che si amava. Beh forse
qualcosa
c’era. Mi sfuggì un sorrisetto.
“
Hai già pensato come
motivare il viaggio in Giappone Audrey?” Mi
domandò Ryuzaki a bruciapelo,
giocherellando con il cucchiaino.
Meditai
una manciata di
secondi.
“
Ai miei posso dire
che si tratta di un viaggio di studio..” Proposi cogitabonda.
“
Mi sembra
plausibile.” Approvò Ryuzaki.
Come
un fulmine a ciel
sereno, a incrinare quell’atmosfera idilliaca, si fece strada
dentro di me, un
pensiero angosciante.
“
Connor..” Bisbigliai.
“
Non puoi dirgli la
verità.” Mi fece presente.
“Lo
so.. Ma non voglio
neppure mentirgli.. E tanto non si berrebbe mai una storia del
genere.”
Replicai.
Non
volevo separarmi
dal mio migliore amico per mesi e forse di più, con una
menzogna. Non era
giusto. Connor non si meritava una cosa del genere.
Ravvisai
di colpo che
la partenza era praticamente imminente.
“
Devo darmi una mossa
se voglio che sia tutto pronto per domani.” Annunciai,
agitata.
“
Posso rimandare
ancora di un giorno.” Mi informò Ryuzaki.
“
Com’è possibile? C’è
da prenotare di nuovo il volo e..”
“Lo
scoprirai.” Mi
interruppe lui enigmatico, addentando una brioche.
Sapevo
che era inutile
insistere.
Realizzai
che il giorno
ancora non era arrivato e che avevamo diverse ore davanti a noi e che
dopotutto, avevo a disposizione ancora un po’ di tempo per
preparare le valige,
accomiatarmi e trovare un pretesto per quella decisione così
repentina. Volevo
che quella giornata fosse solo nostra. Mia e di Ryuzaki.
“
Ryuzaki..” Esordii
esitante.
“
Umh?” Aveva ancora la
bocca piena.
“
Mi chiedevo.. Visto
come sarà la situazione in Giappone.. Oggi possiamo stare
insieme? Io e te..
Solo per oggi? ” Incespicai nelle parole più di
una volta.
“
Si.” Rispose lui,
guardandomi fisso negli occhi.
“
Grazie.” Dissi
sorridendo.
“ Grazie a
te.”
I
nostri sguardi, si
incatenarono di nuovo uno all’altro. Quella semplice parola,
celava molto di
più di quanto non significasse in apparenza.
“
Però temo che nell’eventualità
volessimo uscire, non sarà possibile. I miei vestiti saranno
senz’altro ancora
bagnati.” Constatò Ryuzaki, mordicchiandosi un
pollice.
Questi
ultimi difatti,
giacevano ancora sul pavimento, dove li avevamo abbandonati la sera
prima.
“
Chi ti dice che
serviranno i vestiti? ” Dissi con studiata noncuranza,
bevendo un sorso di
cappuccino.
“ Non hai alcun
ritegno!” Sbottò la vocina,
prima di sparire, per molte, molte ore.
Ringraziamenti
e sproloqui dell’autrice:
Ed
eccomi di ritorno
con un nuovo capitolo * disse l’autrice cercando di celare
l’imbarazzo che
quest’ultimo le ha procurato nello scriverlo * ..
E’ la prima volta che mi
cimento in una scena
d’amore, per cui confesso di essere
piuttosto agitata nel sottoporvelo e incerta del risultato.. Attendo le
vostre
recensioni con trepidazione e a proposito di queste ultime, vi
ringrazio perché
sono state davvero numerose ^.^ Ringrazio anche Christy, Hachi e Mew_Paddy
che hanno aggiunto questa
storia tra le preferite.. Sono contentissima.. Ah un’ultima
cosa prima di
passare ai ringraziamenti, spero che il rating arancione sia adeguato a
questo
capitolo, visto che non sono scesa nei dettagli non mi sembrava da
“rosso”, ma
se reputate che
debba modificarlo, vi
sarei gratissima se me lo faceste notare
^^! E ora vi lascio in pace..
Hope87:
Mia
cara hai azzeccato in pieno!!! Era esattamente ciò che
volevo
comunicare.. Alla fine però L non ha resistito a rimanere
fedele ai suoi
propositi.. Eh eh eh.. ^__^
Hoshimi:
Innanzi
tutto spero che tu sia sopravvissuta al raffreddore, il latino
è
davvero una brutta bestia XD! Mi spiace averti intristita L
comunque alla fine non sono rimasti separati a lungo L e Audrey ^^
Christy:
*Saltello
contenta alla vista di una nuova lettrice* So che suona
retorico, ma sono davvero contenta che questa storia ti piaccia e che
trovi che
L sia reso bene (è un mio obiettivo basilare).. Grazie
mille!!!
SPLITkosher:
E’
vero il capitolo era piuttosto triste, sono stata cattivella
sissì..
Ma grazie della recensione e del
complimento ^^
Clod93:
Audrey
non voleva farsi vedere mentre piangeva, per questo se
n’è andata
via.. Ah che testa dura quella ragazza XD.. Anch’io mi sarei
attaccata stile
piovra mi sa ! Comunque ho notato che siamo tutte tormentate dal
latino, in un
modo o nell’altro.. Sob, povere noi!!!
Umpa_Lumpa:
E’
tornata normale la faccia? Non vorrei che i tuoi mi citassero in
giudizio per averti indotto una paresi momentanea e poi mi sentirei
dannatamente in colpa XD ..Comunque si, inizia la parte più
tragica della
storia per me.. Che dovrò far coincidere tutto! Oggi sono
profondamente idiota
(si più del solito).. Ammetto che la parte più
spensierata “Pucciosità a New
York” è finita, ed inizia la parte più
seria della vicenda “Brutto Kiraccio
cattivo” (questo è il titolo in anteprima del
prossimo capitolo XD).. Ma non
temere, ci sarà sempre la vocina a risollevare gli animi! Capisco che L ti sia
sembrato precipitoso, ma
era essenziale ai fini della storia che le rivelasse la sua
identità, sarebbe
stato impossibile per me gestire la situazione in Giappone con Audrey
ignara di
tutto.. Quanto alla reazione di Connor.. Eh..Sul capitolo scorso non ci
sarà,
dato che tutto si è risolto
in tempi
brevi.. Anche se una rissa tra lui e Ryuzaki, in perizoma nel fango mi
avrebbe
tentata.. Ok basta. Sto diventando troppo demente, fine delle
trasmissioni.
Giuro. ^__^
Bilu_Emo:
Augurissimi,
anche se in ritardo per il tuo compleanno!!! Mi spiace che sia
coinciso con un capitolo così triste, avrei voluto
pubblicare qualcosa di
più allegro
per l’occasione, ma sono
contenta che ti sia piaciuto =) Quanto al dubbio sul finale.. Eh eh
eh.. Non
posso spoilerare, ma come ho già detto, tieni presente che
adoro L ^^
AngelVirtues:
Sono
davvero contenta che tu abbia notato che L non si è nemmeno
voltato..
Davo molto importanza a quel dettaglio!!! Speravo appunto rendesse
l’idea che
non guardasse Audrey perché temeva di non riuscire a
lasciarla..Grazie mille
della recensione e come hai potuto vedere, è stata svelata
la ragione del rating
arancione..^^
La
gre: Audrey
ti ringrazia moltissimo dell’abbraccio e
dell’averla consolata..
Io invece.. E’ un onore esserti d’esempio, davvero
non so come ringraziarti *
arrossisco * ..Ti ringrazio moltissimo!!!
L-chan:
Lo
trovi il più emozionante?! Wow davvero non so come
ringraziarti *__*
E’ una vera soddisfazione, perché non era un
capitolo facile (anche se più di
questo XD).. Soprattutto il fatto che tu abbia apprezzato il dialogo
tra Audrey
e L che volevo rendere intenso, anche se piuttosto conciso.. Quanto al
riferimento a Beyond Birthday ci tenevo moltissimo a farlo,
è una figura che mi
affascina un sacco e anche se purtroppo ho letto solo una traduzione su
internet del libro ( l’inglese non è il mio forte,
ma con calma mi cimenterò a
leggerlo tutto perché mi incuriosisce troppo e anche
perché penso che ormai
avrò dei nipoti
quando e se,lo tradurranno in italiano).
Infine, tu puoi darmi tutti i consigli che vuoi, come lettrice e come
scrittrice, e non dire mai più che non sei alla mia altezza
>.< La scena
della morte di BB annunciata al telegiornale è
un’idea fantastica, inoltre mi
aiuterebbe a fare luce su sprazzi del passato di L, cosa che avevo
intenzione
di fare fin dall’inizio in questa fan fiction.. Per cui
grazie!!! ^__^
Liar:
Cara
grazie della recensione!!! L’angoscia era proprio una cosa
che
volevo far sentire con questo chappy (si sono maligna lo so).. Quindi
sono
contenta di essere riuscita nella mia impresa! E spero di essere
riuscita a
rendere contenta te, nel vedere che Audrey partirà con L
senza doversi
nascondere nella valigia o nel cappello di Watari XD
Ary_tan: Come
hai potuto leggere, alla fine non c’è stato
nessun addio..^^.. Per il resto avevi indovinato!!! Grazie mille della
recensione ^__^ !!! Spero di averti risollevato il morale dopo quel
capitolo
maligno..
Elluccia:
Nooooooo
mi sento un mostro cattivo! Non volevo farti piangere, davvero
ç__ç..
Scusami..Mi auguro che questo capitolo ti rallegri un pochino.. Un
abbraccio!!!
E
anche per stavolta ho
finito di tediarvi! Un grosso bacio a tutte e grazie ancora per tutto
il
sostegno che mi date!!! Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, ci
sentiamo
al prossimo aggiornamento! ^___^
Alice