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Autore: Mek101    30/06/2015    1 recensioni
"Fa male" pensi.
Urli.
Fa male.
Urli più forte che puoi. Urli con tutta l'aria che hai in corpo. Urli fino a quando non ti si svuotano i polmoni.
Ma lei non la smette.
Ride. Una risata completamente pazza e malata, senza cuore.
Mostro.
-Ti è piaciuto eh!? Ti è piaciuto eh!? Che ne dici se allora passiamo alla mano???-
Sghignazza come solo un malato di mente saprebbe fare.
Tira fuori un paio di tenaglie.
No.
Ti prego no.
La guardi negli occhi, alla ricerca di anche solo un minuscolo frammento di umanità.
Ma vedi solo crudeltà, odio, rabbia, e tanta, tanta pazzia.
Genere: Generale, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Le urla... quelle urla erano troppo meravigliose per le sue orecchie. Ogni volta che piantava un chiodo nella carne del suo giocattolo, lui lanciava un urlo melodico che la mandava in estasi! E poi, la sua disperazione, la sua paura di lei, rendeva quel gioco adorabile! Perfetto! Non voleva smettere! Era troppo divertente sentire le sue urla e sapere di esserne l'artefice! Era troppo DIVERTENTE! 
Ma quel giorno non si voleva limitare solo ai chiodi. Quelli erano solo l'aperitivo di quel fantastico gioco!
-Ti è piaciuto eh!? Ti è piaciuto eh!? Che ne dici se allora passiamo alla mano???-
Era troppo eccitante! Era meraviglioso! La sua folle paura di lei era meravigliosa! Non avrebbe mai voluto smettere! Mai più!

Prese le tenaglie.

Riusciva a leggere nei suoi occhi la disperazione nel capire in cosa sarebbe consistito il suo futuro. Considerò che la stesse supplicando, in un certo qual modo...

Sorrise.

Ma perché mai fermarsi all'aperitivo, quando aveva accuratamente preparato un enorme pranzo a portate?
Sghignazzò.
La semplice idea la eccitava ancora di più. Chissà come sarebbe stato farlo veramente...
Non stava più nella pelle. Era come un bambino di sei anni che a natale aveva ricevuto ciò che era l'oggetto dei suoi desideri da mesi e ora moriva dalla voglia di scartarlo.

Avvicinò le tenaglie alla sua mano.

Clak.

Si chiusero con un suono secco che fu subito coperto dai pianti del suo giocattolo. Il dito tranciato cadde a terra lasciando colare il sangue dalla falange. Non vedeva l'ora di passare alla prima portata, visto che quello era solo l'antipasto. Ma una cosa per volta...

Per prima cosa, gli tranciò tutte le dita, una per una. Voleva allungare la sua sofferenza il più a lungo possibile: appoggiava il dito in mezzo alle lame di quelle vecchie tenaglie insanguinate, poi iniziava a stringere, forte, ma lentamente... la pelle che si squarciava, i muscoli che venivano tagliati strappando al suo giocattolo delle meravigliose urla che non facevano altro che farle desiderare di più... Poi infine, il freddo acciaio insanguinato raggiungeva l'osso e lo spezzava di netto...

Quando ebbe tranciato tutte e dieci le sue dita, mentre ammirava il caldo sangue del suo giocattolo zampillare da quelle sue falangi sfigurate, passo finalmente alla prima portata.
Prese un coltello da cucina. Non stava più nella pelle.
Sarebbe stato un vero peccato se tutto si fosse rivelato un sogno.

Era tutto così surreale... Tutto così maledettamente bello... Era come un illusione, una folle illusione maledettamente realistica, una cosa così fottutamente meravigliosa da aver paura che scivoli via senza che potesse far nulla.
Già si immaginava il suo dolore. Un dolore così continuo e incessante mescolato all'oblio di essere solo, alla solitudine di essere odiati. Un dolore così forte da farle perdere la testa. Una volta provata una sensazione del genere non potevi più fermarti. Non potevi più farne a meno. 
Era come una droga.
Anzi peggio.

Sapeva come divertirsi con il suo giocattolo prima che questo dipartisse, solo rimuginare su quei pensieri oscuri e contorti le provocava un brivido di eccitazione lungo la schiena; un fremito di piacere che partiva dal bacino, saliva elettrizzante lungo la colonna vertebrale, attraversava fulmineamente la cervicale arrivava alla sua mente con tutto il suo estasiante piacere.

Si sentiva come in un sogno.

Non riusciva e non voleva nemmeno trattenere quelle tetre risatine che scuotevano il suo corpo.

Sollevò la maglietta rivelando alla luce lo stomaco rotondo del suo giocattolino.
Sorriso.
Gli tagliò tutti i vestiti e strappo via quelle pezze rimanenti con il coltello, lasciandolo in mutande.
Sorriso.
Prese il coltello.
Sorriso.
Iniziò a premere la lama sullo stomaco.
Sorriso.
Ora tracciava lunghi tagli lungo tutto il suo corpo: dalla clavicola alla punta dei piedi passando per il petto, pancia, bacino e gambe; da una spalla all'altra, attraversando i due pettorali grassocci del suo giocattolo.
Sorriso.
Continuò fino a quando il suo giocattolino non fu ricoperto da una scacchiera di solchi di un adorabile rosso scarlatto.
Sorriso.
Non voleva cadere nel banale, no?
Sorriso.
Allora perché non essere originale?
Sorriso.
Doveva con cura il quadratino di pelle adatto. 
Sorriso.
Tirò con la mano guantata i capelli del suo giocattolo costringendolo a guardare, ammirando la sua splendida desolazione mista a paura e lacrime.
Sorriso.
Doveva prestare attenzione, non voleva che il suo spettacolo rimanesse inascoltato... Dopotutto si era anche impegnata perché fosse originale.
Sorriso.
A quel punto analizzo la pelle del suo giocattolo fino a quando non trovò in punto che fosse di suo gradimento. 
Sorriso.
Mise la punta del coltello sotto il quadratino di pelle mentre il suo giocattolo si agitava.
Fece leva.
Ammirò divertita il pezzo di pelle schizzare via mentre ascoltava delizata le sublimi urla del suo giocattolo.
Sorriso.
Avrebbe dovuto esserle grato, stava per assistere a uno spettacolo che non si sarebbe ripetuto; e che se anche si fosse ripetuto non avrebbe potuto assistere.
Sorriso.
-Simmi grato...- gli sussurrò all'orecchio.
Sorriso.
Uno due tre quattro. Era come se i suoi problemi stessero scomparendo. Cinque sei sette otto. Si sentiva molto meglio. Nove dieci undici dodici. Era veramente divertente. Tredici quattordici quindici sedici. Non riusciva più a smettere di ridacchiare. Diciassette diciotto diciannove venti. Adorava le urla. Ventuno ventidue ventitre ventiquattro. Adorava il dolore. Venticinque ventisei ventisette ventotto. Come ci si sentiva a essere soli? Ventinove trenta trentuno. Come ci si sentiva a essere abbandonati? Trentadue trentatre. Come ci sentiva a essere odiati? Trentaquattro. COME CI SI SENTIVA???
Sentiva la rabbia tornarle nel cuore.
Sentiva la furia, l'odio, la tristezza, l'invidia, la gelosia, la solitudine, tutto ciò che aveva così faticosamente nascosto nei meandri della sua anima tornare alla luce! 
Odio, odio, odio, una tempesta di oscurità investiva il suo cuore! 
Il suo gioco era sempre più frenetico, più furioso, più bestiale.
Odiava, odiava con tutta sé stessa. Non uno, nessuno le sarebbe scappato, tutti, gli avrebbe ammazzati tutti quanti dal primo all'ultimo nessuno escluso! Dovevano morire, dovevano pagare per tutto quello che le avevano fatto! Ma non gli avrebbe semplicemente uccisi, oh no sarebbe stato troppo facile per loro, dovevano patire le pene dell'inferno! Basta con prese per il culo tutti i giorni, basta con quelle stupide voci da corridoio messe in giro solo per umiliarla, basta non essere mai considerata, basta quelle continue critiche a ogni singola cosa che faceva, basta essere sempre lasciata sola, basta essere abbandonata dal mondo, basta
-BASTA!!!!!

Aveva il respiro affannato. 
Si rese finalmente conto dei resti lacerati del suo giocattolo. Dopo esserci saltata sopra a cavalloni e averlo martoriato con il coltello ormai il suo giocattolino era ridotto a una schifosa poltiglia appicicosa e sanguinolenta.
Però si sentiva meglio.
Come se si fosse levata un macigno dall'anima, come se tutta la rabbia e l'odio repressi in lei fossero evaporati, abbandonando la sua anima. 
No, il risentimento albergava ancora nel suo cuore, avvolgeva ancora la sua anima nel profondo. È vero ora stava meglio, molto, molto meglio: sentiva una sensazione paradisiaca pervaderle la mente. Ma sepeva che sarebbe svanita presto. Tutto ciò che le avevano fatto era ancora con lei, ancora da ripagare.
Però lei sapeva come farlo, no?
Stava molto meglio, no?
Aveva appena ammazzato uno dei suoi aguzzini, no?
Aveva appena torturato e trucidato uno di quegli schifosi esseri che le rendevano la vita impossibile, no?
E allora perché fermarsi?

No, non le sarebbe sfuggito nessuno, uno a uno, uno alla volta, non si sarebbe fermata. L'avrebbero pagata cara. Sentiva di nuovo quella sensazione folle pervaderle la mente, la stessa sensazione che aveva provato mentre giocava.
No, ne era sicura, non le sarebbe sfuggito nessuno.
Sorriso.
Dovevano morire tutti quanti.
Sorriso.
Oh, quanto sarebbe stato divertente...

A quel punto il suo piccolo corpo venne scosso da una serie di macrabe risatine che continuarono per molto tempo...

# # # # #

Ed eccomi qui con il mio solito capitolino di 1288 parole! (O almeno secondo Wattpad U.U). Cose dette a caso a parte, spero che vi sia piaciuto il capitolo visto che tra scriverlo e editing ci ho messo più di settimana ^-^' (sì sono molto pigro T.T) Eeeee... forse dovrei imparare a fare i capitoli un pò più uniformi in quanto a lunghezza, ma purtroppo è un mio difetto T.T Detto questo spero che la storia vi sia piaciuta e vi saluto alla prossima settimana: Taoo(?)

   
 
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