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Autore: deepsoul    01/07/2015    1 recensioni
Testo autobiografico che contiene le sensazioni più forti mai provate. Spero vi piaccia e che lasciate delle recensioni che utilizzerei per migliorare.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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E fu così che iniziai a sfogliare le pagine di quel libro e di altri ancora. Amavo annegare le mie pupille fra le righe ordinate dei tanti capitoli che si susseguivano. L’ordine di quei testi era così contrapposto a quello del mondo che mi circondava che, quando aprivo i libri, mi sembrava che le righe così millimetricamente rigide iniziassero a lottare con la realtà che premeva da dietro la mia testa. Provavo una sensazione di piacere nel leggere proprio perché era costituito da un universo che non poteva essere disordinato da nessuno, né da me, né da mia sorella e le sue barbie, né da mia madre con i suoi bicchieri. Rimaneva tutto uguale, sempre. Rimaneva tutto come io lo lasciavo. Quando mi addormentavo con i miei libri in mano, al mio risveglio nessuna delle righe aveva cambiato disposizione. Era uno di quei momenti in cui riuscivo ad estraniarmi, in cui non pensavo a quelle cose tristi che mi erano accadute negli anni. Quei ricordi venivano ipnotizzati dalle righe dei libri e messi nei cartoni disposti a casaccio nel seminterrato. Riuscivano a combattere contro la profonda umiliazione che quei ricordi mi facevano provare. Quella volta in cui i miei erano andati a scuola a parlare con la maestra che il giorno dopo, entrando in quella rumorosa classe dai muri gialli, aveva esclamato:-Ieri ho scoperto tante cose di voi. Una di queste cose è che la vostra compagna- indicando me- dice le bugie.- e tutti i bambini avevano emesso un suono di sorpresa. Quel tono di sorpresa così improvviso e grave mi aveva fatto sentire colpita da una lastra di ghiaccio. Ero rimasta paralizzata. Tutti mi guardavano, tutti ridacchiavano, e la maestra mi rimproverava con quegli occhi piccoli che erano ancora più infossati dalle lenti dei suoi occhiali rossi. Era solo uno dei tanti episodi che rimanevano lì, nel buio della mia mente, come fossero pipistrelli nella notte, appesi sottosopra e pronti a volare nel cielo notturno, così improvvisando traiettorie disordinate. Sapevo che loro erano lì e come pipistrelli avrebbero potuto spiccare il volo nel cielo buio della mia mente, così da un momento all’altro.
   
 
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