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Autore: Sonrisa_    03/07/2015    7 recensioni
[ex "Around the World"]
Ichigo fissò le sue amiche ed aprì la bocca per ribattere, ma dalle sue labbra non uscì che un verso strozzato a metà fra la frustazione e l'incredulità.
Un minuto prima parevano tutte d'accordo nel far cambiare idea a Purin e ora si dimostravano tutte vogliose di partire. Ma cosa era successo?!
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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We’ve come a long way from where we began



Il tramonto rendeva tutto più suggestivo. Nonostante si trovasse lì da settimane - più di due mesi ormai- non poteva far altro che rimanere a bocca aperta davanti a quei paesaggi mozzafiato.
L'Africa era davvero stupenda!
Non credeva di poter vedere posti così affascinanti... Era incredibile pensare a quante bellezze potessero essere presenti nel mondo e lei era animata dal desiderio di ammirarne il più possibile. Sorrise, sdraiandosi sulla sabbia per godersi al meglio quell'atmosfera estremamente rilassante. Lo scrosciare delle onde del mare la cullava con dolcezza, mentre i ricordi si facevano strada nel suo cuore e nelle sua mente.
Il periodo subito dopo la battaglia finale era stato molto complicato per lei, così come per le sue amiche. La felicità dovuta alla vittoria e all'aver salvato la Terra era stata immensa, ma  difficoltoso
era stato uscire dall'ottica della guerra, soprattutto per via della paura di nuovi possibili attacchi, rimasta dietro l'angolo per i mesi seguenti con incubi ricorrenti.
Sfiorò con la punta delle dita la propria voglia- inspiegabilmente ancora presente sul suo corpo così come in quelli delle sue amiche-: il segno del suo essere diversa.
"Speciale." si corresse, permettendo che dalle sue labbra uscisse una risatina. Dopo essersi arrese all'evidenza di dover vivere con quelle voglie per il resto della vita, Ryo e -soprattutto- Keiichiro l'avevano ripetuto fino alla nausea durante quegli anni cercando di tirar loro su di morale. Si erano arrabbiate tanto quando l'avevano scoperto:  sarebbero dovute rimanere così per sempre? Arrendersi alla consapevolezza di dover rimanere delle mutanti non era stato facile, era stato un qualcosa che avevano accettato con estrema difficoltà.
Però era inutile continuare a serbare rancore e, contagiate dall'entusiasmo -inscalfibile- di Purin, avevano accettato anche quell'inconveniente. Invano avevano cercato di capire il motivo dell'inspiegabile e duratura presenza di quelle voglie, ma le attrezzature dei due scienziati non avevano più rilevato la presenza di alieni o chimeri.
Si alzò all'improvviso, iniziando a passeggiare lungo la battigia: pensare alla battaglia lasciava sempre un alone di malinconia nel suo animo...
«Retasu!»
Una calda voce la chiamò, distogliendola dai suoi pensieri.
«Almas, ciao!» lo salutò lei con un sorriso sincero.
Il ragazzo la raggiunse in pochi secondi, abbracciandola di slancio.
Un tempo la ragazza sarebbe arrossita per un contatto del genere -e anche tanto-, ma ormai si era abituata al fare spontaneo ed espansivo del ragazzo, uno dei compagni di quell'avventura che l'aveva vista protagonista negli ultimi mesi e con il quale aveva instaurato un profondo legame.
«Ti ho cercata dappertutto, mi hai fatto preoccupare!» esclamò il giovane dai capelli scuri.
«Oh, scusami...» mormorò la ragazza sinceramente dispiaciuta.
Gli anni erano passati, ma Retasu rimaneva quella sensibile, dolce e disponibile ragazza di sempre.
«Hakuna matata[1]!» disse il ragazzo africano nella sua lingua natale, sminuendo l'accaduto con un gesto della mano «Avrei dovuto immaginare che ti trovassi sulla spiaggia...» aggiunse con un sorriso, riprendendo a rivolgersi a lei in inglese.
«È talmente bella che risulta difficile rimanerne lontani... Mi sembra incredibile riuscire a vedere tali meraviglie con i miei occhi! L'Africa è davvero incredibile!» rispose la ragazza riprendendo a passeggiare.
«Come ti è sembrato il Santuario Chumbe Reef?»
«Oh, la barriera corallina è meravigliosa! Ancora non riesco a credere di aver fatto un' escursione snorkeling, io fino a poco tempo fa non entravo in acqua!»
«Hai superato uno dei tuoi limiti, sono contento per te.» mormorò Almas con un sincero sorriso «Sai, è bello sentirti parlare in questo modo. Quando si pensa al continente africano si è portati a pensare ad aspetti negativi, è importante capire che l'Africa è anche altro.» aggiunse seguendola.
Per pochi secondi Retasu riuscì a cogliere un velo di tristezza nei profondi occhi scuri del ragazzo.
«Concordo.» sospirò «Ma sono sicura che le cose cambieranno!» gli sorrise fiduciosa «Quando le mie amiche vedranno le foto dei luoghi meravigliosi che ho visto, vorranno visitare al più presto questi posti!» esclamò, strizzandogli l'occhio.
Almas rise.
«Allora aspetto tutte e cinque al più presto!»
«A proposito di loro, devo correre al bungalow! Scusami!»
«Salutamele! Ci vediamo più tardi per la cena!» la salutò, scompigliandole i capelli con fare affettuoso.
Retasu si congedò con un rapido inchino, per poi incamminarsi con una certa fretta verso il bangalow che condivideva con Ranya, un'esuberante ragazza indiana, e con Andrine, una giovane norvegese piuttosto taciturna.
Anche quest'ultime erano state selezionate, proprio come lei, per quel viaggio alla scoperta della Tanzania per giovani fotografi. Negli ultimi cinque anni Retasu si era dedicata completamente alla sua grande passione: la fotografia. Aveva studiato molto e partecipato a numerosi corsi per affinare sempre di più la propria tecnica ed alla fine il suo duro lavoro era stato premiato: aveva avuto l'opportunità di partecipare ad un viaggio di tre mesi in Tanzania
sotto la guida di un famoso fotografo giapponese e in compagnia di altri giovani ragazzi, che, proprio come lei, nutrivano un profondo e sincero interesse per la fotografia.
Quando, l'anno prima, aveva ricevuto la notizia, sentimenti contrastanti si erano fatti strada nel suo animo: da una parte la felicità per l'aver raggiunto quell'importante obbiettivo, dall'altra una grande ansia. Sarebbe riuscita a stare lontana dal Giappone e dalla sua famiglia per così tanti mesi? Insomma, stare per tre mesi dall'altra parte del mondo, in un continente a lei sconosciuto e con nessuno dei suoi amici o parenti non doveva essere tanto semplice...
Le sue amiche avevano colto questo suo disagio e le erano rimaste vicine, sostenendola in quelle settimane di insicurezza, certe che Retasu sarebbe riuscita ad affrontare quella prova, nonostante i timori della ragazza.

«E se fallissi miseramente?» aveva detto un giorno di tanti mesi prima.
«E se invece si rivelasse una bella avventura?»
«Questa potrebbe essere una grande occasione per te!»
«Magari all'inizio ti sembrerà difficile, ma poi sarai felicissima di aver vissuto questa esperienza!»
«Abbi un po' di fiducia in te stessa! Sii ottimista!»
Le parole delle sue amiche erano riuscite a darle un po' più di fiducia, ma Retasu non era ancora del tutto convinta sulla scelta da prendere, così era entrato in azione Ryou.
Si trovavano sulla spiaggia, era l'ultima serata di una mini vacanza che le cinque Mew Mew, Ryou e Keiichiro si erano presi per il compleanno della piccola Purin.
Il biondo le si era avvicinato mentre lei era intenta a scrutare il cielo notturno, lontana dal falò.
«Avrai freddo.» le aveva detto, porgendole un telo da mare per coprirsi meglio.
Retasu l'aveva preso, ringraziando il ragazzo con un sorriso. Non c'era stata nessuna traccia di batticuore quando le loro mani si sfioravano o quando capitava che i loro sguardi si incrociassero. Ma d'altronde questo non capitava più da un po'...
La giovane era rimasta sollevata quando se n'era resa conto. Quella sua grande cotta per il bel biondo americano era svanita piano con il passare del tempo, trasformandosi in un forte affetto fraterno.
I due erano rimasti per un paio di minuti seduti vicini senza dire nemmeno una parola, limitandosi ad ascoltare il canto incessante del mare.
«Ancora non hai preso una decisione definitiva?» aveva chiesto Ryou all'improvviso, guardandola.
Retasu aveva sospirato, stringendo le gambe al petto.
«Ad essere sincera ancora no... Ho tempo fino a mercoledì per dare una risposta. So che potrebbe sembrare infantile, ma il pensiero di partire per un posto così lontano da sola mi fa paura.»
Ryou le aveva rivolto un sorriso:
«Cosa ti trattiene dal rinunciare?» le aveva chiesto.
La ragazza si era voltata verso di lui, stupita da quella domanda. Solitamente le era stato chiesto cosa la trattenesse dall'accettare!
«Spesso ci limitiamo a guardare qualcosa solo da un punto di vista, dimenticando che ci sono tante prospettive diverse. Quello che mi hai detto tu risponde alla domanda "cosa ti trattiene dall'accettare?", ma nonostante questa tua paura tu non hai ancora rinunciato. Cosa ti trattiene dal farlo?»
Non le occorse tempo per pensare, le parole le uscirono da sole:
«Non ho ancora rinunciato perché questo rappresenta quello che vorrei fare in futuro. All'inizio pensavo che fosse solo un hobby passeggero, invece crescendo si è fortificato sempre più. Quando impugno la macchina fotografica mi sento completa, capisco che faccio bene ad inseguire questo sogno.»
Retasu aveva preso una manciata di granelli di sabbia, per poi lasciarli scivolare via fra le dita «Sono consapevole che sia stupido essere indecisi, se credo che questo sia quello che voglio fare. Ma ho paura di non essere pronta... Non ho nemmeno diciotto anni, sarò capace di affrontare un simile viaggio?»
«L'età è solo un numero, non credo che occorra che ti ricordi cosa abbiate fatto quando non eravate che delle ragazzine, giusto?»
Retasu aveva annuito, imbarazzata, mentre Ryou si era alzato all'improvviso, mettendosi davanti a lei per guardarla negli occhi.
«Tu hai le capacità per fare grandi cose, Retasu, e inoltre hai un vero talento per la fotografia. Non ti sottovalutare, sarebbe un peccato. Non ti sto dicendo di partire oppure no, ma ti consiglio di riflettere bene su questa scelta. Non voglio che tu abbia dei rimpianti. Ricorda: pensare di non farcela non è un buon motivo per non provare.»


Ricordare quel discorso aveva fatto spuntare sul volto di Retasu un grande sorriso che perdurò per tutto il tragitto fino al bangalow.
«Hujambo! [2]» esclamò, entrando nell'abitazione.
Ranya le venne incontro, ricambiando il saluto calorosamente.
«Io vado a fare una passeggiata, ti ho lasciato il pc acceso!» le disse con un sorriso.
«Grazie mille del pensiero! Ma... dov'è Andrine?» domandò Retasu, guardandosi attorno alla ricerca dell'amica norvegese.
«È uscita con Xavier!» esclamò con un sorriso Ranya «Te l'avevo detto che fra i due sarebbe scoppiata la scintilla dell'amore! Dobbiamo farci dire tutto stasera al falò!» aggiunse facendole l'occhiolino.
Retasu rise, posando la tracolla con la macchina fotografica sul tavolino accanto l'entrata.«Ci vediamo più tardi a cena?» chiese l'indiana, infilandosi frettolosamente le infradito.
«Certo, vi raggiungo io direttamente al ristorante.»
«A dopo allora!»
Retasu sorrise, sapeva che Ranya era uscita per concederle una maggiore privacy con le ragazze.
E lei che si era preoccupata di non riuscire a trovarsi bene con i suoi compagni di avventura!
Aveva trovato davvero degli amici preziosi!
Ogni giorno che passava rafforzava l'idea di aver fatto bene a partire. Non avrebbe mai ringraziato abbastanza Ryou, Keiichiro e le sue amiche per averla spronata a dovere...
Bevve un sorso d'acqua e prese il pc, desiderosa di chiacchierare un po' con le altre.




Immaginò la musica che si propagava per la stanza, il riflettore che la illuminava, quel bel tutù bianco tanto desiderato e la corona di fiori sul capo.
Con la coda dell'occhio lanciò una fugace occhiata alla sua immagine riflessa allo specchio, imponendosi d'esser più aggraziata per poter interpretare al meglio quella creatura bella quanto leggiadra.
Le sue gambe si muovevano veloci, mentre il suono dei suoi passi riecheggiava nella sala ormai vuota.
“Più leggera, più aggraziata.” si disse, continuando a danzare, immaginando quella musica che oramai conosceva a memoria. Quando terminò con un arabesque penchée[3] un po' troppo traballante per i suoi standard, si affrettò a tornare in posizione, prima di un'eventuale caduta che avrebbe potuto compromettere la sua presenza al saggio di dicembre.
Sospirò.
Non andava bene, doveva essere più leggiadra, molto più leggiardra. Un battito di mani attirò la sua attenzione, facendola trasalire.
«Pardon, Minto. Non credevo fossi così presa da non accorgerti di me.» le sorrise una giovane dai lunghi boccoli color del miele.
«Tranquilla Charlotte. Credevo di essere rimasta sola ormai, tutto qui.»
«Stavi ancora danzando? Ma come fai? Al solo pensiero di quello che ci attenderà nelle prossime seettimane, mi stanco.» scherzò la giovane, poco più grande di lei.
«Sono più resistente di quanto si pensi. E poi interpretare la Sylphide non è una cosa semplice, voglio farla nel migliore dei modi.» ribatté Minto, avvicinandosi alla sbarra dove aveva lasciato il proprio scaldacuore «Come mai sei ancora qui?» le chiese poi.
«Stavo parlando con Pauline e Julie per organizzare gli ultimi preparativi della festa a sorpresa per Mirea.» le disse la francese, aggiustandosi il cerchietto con un enorme fiore variopinto.
«Pensavo avessimo organizzato già tutto.» osservò Minto, inarcando le sopracciglia.
«Abbiamo deciso di vederci stasera a casa di Laurent per mettere a punto gli ultimi preparativi.» spiegò l'altra.
«Capisco... Vieni a prendermi tu?»
«Mais oui, bien sûr, mademoiselle![4]» esclamò la biondina, facendo una piroetta.
Minto le sorrise.
«Vado a cambiarmi, ci vediamo dopo.»
«Ti aspetto, così ti accompagno a casa?»
«No, non preoccuparti, torno a piedi.»
«Sicura?»
Minto annuì e, dopo averla salutata con un rapido gesto della mano, scomparì dietro la porta dello spogliatoio.
Una volta entrata nel camerino si abbandonò su una delle numerose panchine, rendendosi conto di quanto fosse effettivamente stanca. Si tolse le punte, lasciandosi sfuggire un lieve mugolio di dolore, per poi riporle con cura nel borsone. Non era pentita della sua scelta, tutt'altro!
Era pienamente soddisfatta di essersi trasferita anni prima a Parigi per poter inseguire il suo sogno e diventare una famosa ballerina, ma le prove degli ultimi tempi la stavano distruggendo. Ma se questo era il prezzo da pagare, l'avrebbe pagato con piacere. Avrebbe interpretato la Sylphide al Palais Garnier, il suo sogno si sarebbe realizzato di lì in poche settimane! Cosa avrebbe potuto desiderare di più?
Sorrise entusiasta: tutti i sacrifici degli ultimi anni sarebbero stati ripagati in una sola, magica, serata.
Riusciva già ad immaginarsi su quel palco...
Ormai erano mesi che si allenava più degli altri in vista del saggio di dicembre. La Sylphide era simbolo di leggerezza e grazia e lei voleva renderla al meglio.
Sapeva che era stata scelta perché era la più minuta e leggera fra le ragazze, ma temeva che parte della sua bravura poteva essere attribuita al suo DNA modificato con quello del lorichetto blu.
Molti dicevano che, quando ballava, pareva volasse tanto era leggera.
Minto non avrebbe sopportato che tutti i traguardi raggiunti fossero dovuti al suo corredo genetico modificato. Lei aveva tutte le carte in regola per diventare una brava étoile senza l'aiuto di qualche aiuto indesiderato.
Con un gesto deciso della mano liberò definitivamente i suoi bei capelli scuri dallo chignon e prese la piccola pochette per riporre le sue forcine. Nel farlo, però, qualcosa cadde da una delle grandi tasche del borsone. All'apparenza poteva benissimo sembrare una semplice foto, ma per Minto non lo era; infatti si piegò rapidamente per recuperla e, attenta a non rovinarla, la prese fra le mani.
Era da tempo che non la osservava, ricordando gli avvenimenti che l'avevano resa così importante...

Era stata chiara: quella mattina non voleva nessuno in aeroporto.
Probabilmente non l'avrebbe ammesso tanto facilmente, ma le sue amiche le sarebbero mancate, quindi si era premurata di salutare loro, Ryo e Kei il pomeriggio precedente al Café.
Il suo intento era stato quello di rendere tutto naturale: niente abbracci o saluti particolari, quindi niente lacrime, soprattutto perché se Ichigo si fosse messa a piangere, avrebbe creato un effetto domino trascinando sicuramente Retasu ed era probabile che anche a lei stessa non riuscisse a rimanere indifferente.
Si era avvicinata alle ampie vetrate dell'aeroporto, pensando che, finalmente, di lì ad un paio di ore avrebbe rivisto il caro fratello a Francoforte, così come anche i suoi genitori: la città tedesca era infatti scalo obbligatorio per raggiungere la capitale francese.
Parigi: ecco la sua meta.
Con la mente era già nella bella Ville Lumière, fu per questo che, probabilmente, non si era accorta della furia rossa che le si stava avvicinando correndo. L'impatto non era stato fortissimo, ma Minto, colta di sorpresa, aveva perso l'equilibrio e si era ritrovata per terra.
«Minto! Finalmente ti ho trovata!»
«...Ichigo? Che ci fai qui?! Ti sembrano cose da fare? Ci stanno guardando tutti! Levati di dosso, subito.»
La rossa aveva sbuffato e gonfiato le guance, senza però allentare l'abbraccio.
«Innanzitutto non ci sta guardando nessuno -è troppo presto e l'unico pensiero delle persone sarà quello di tornare a letto- e poi questo sarebbe il tuo ringraziamento? Che ingrata che sei! Sono le cinque e mezza del mattino, per riuscire a venire qui ho messo sette sveglie. Ti rendi conto del trauma che ho subito?!»
«E pensa che è stata la prima ad arrivare, ci teneva tanto a salutarti.» aveva aggiunto una terza voce.
«Sì, okay... Questo è solo un dettaglio.» aveva mormorato la rossa, imbarazzata, asciugandosi furtivamente delle lacrime.
«Purin? Anche tu qui? E meno male che credevo di esser stata chiara!» aveva borbottato Minto, poi, colta da un pensiero improvviso si era voltata.
«Retasu? Onee-sama? Ma allora ci siete tutte!»
«Eh, già!» aveva riso dolce Retasu, mentre la modella le aveva rivolto un sorriso.
«Ma davvero pensavi che non saremmo venute?» aveva esclamato la biondina, aggrappandosi al braccio della ballerina.
Minto aveva scosso la testa, fingendosi esasperata, ma in realtà era rimasta piacevolmente sorpresa ed era felice. Ciò era dimostrato dal fatto che stesse ancora ricambiando l'abbraccio di Purin e Ichigo. Zakuro doveva aver intuito lo stato d'animo dell'amica e le due si erano scambiate un lungo e profondo sguardo. Anche Retasu, così sensibile com'era, aveva capito, infatti aveva sorriso dolcemente, per poi unirsi all'abbraccio, seguita a ruota dalla modella.
«Fate un bel sorriso, su!» aveva esclamato la verde, cogliendo un po' di sorpresa tutti.

Click!

Ed ecco la storia di quella foto...
Probabilmente non era la foto più bella che avessero -Minto aveva un'espressione tra il sorpreso e lo sconvolto, Ichigo aveva gli occhioni pieni di lacrime, Purin aveva i capelli completamente spettinati, Retasu aveva gli occhi lucidi, segno che di lì a poco si sarebbe messa a piangere, mentre Zakuro, probabilmente l'unica effettivamente presentabile, era per terra vicino a loro-, ma per la giovane ballerina aveva un valore particolare.
Ciò, infatti, era dimostrato dal fatto che la portasse sempre con sé.
Persa in questi pensieri, finì di vestirsi ed uscì.
Parigi le piaceva sempre di più, pian piano si era abituata sempre maggiormente a quella città così diversa dalla sua Tokyo. L'aria iniziava a diventare sempre più fredda con il passare dei giorni, segno che di lì a poco sarebbe arrivato dicembre e, con esso, il Natale. Minto amava la Ville Lumiére durante il periodo natalizio, quando si rivestiva di un'atmosfera magica. L'arrivo di dicembre, però, comportava anche qualcos altro: il saggio di fine anno. La Sylphide doveva essere rappresentata alla perfezione, quindi era necessario impegnarsi ancor di più.
Quasi non si accorse di essere giunta in quella che, da un paio di settimane, era la sua nuova casa. Aveva da poco compiuto i diciotto anni, diventando quindi maggiorenne in Francia, e aveva lasciato i dormitori della scuola, per risiedere in una casa tutta sua.
Dopo essersi chiusa la porta alle spalle, controllò l'ora e decise di preparare il suo thé, mentre aspettava che il pc si accendesse.
Finalmente si sarebbero "riviste".




Mugugnando infastidita, si girò dall'altra parte quando avvertì la coda della micina sul proprio collo. La gattina però non si lasciò intimidire e, dopo essersi acciambellata sul petto della padroncina, strofinò il suo musino sul naso della giovane.
«Possibile che tu non mi faccia dormire nemmeno quando ho la febbre?» mormorò la ragazza ancora con gli occhi chiusi.
Per tutta risposta la micina miagolò.
«Sì, ho capito, Straw... Mi alzo, mi alzo.» sbuffò la giovane dai capelli rossi, stiracchiandosi.
Strawberry, questo il nome dell'animale, miagolò soddisfatta scendendo dal letto con un rapido balzo, seguita a ruota dalla ragazza abbastanza intontita.
Ichigo diede da mangiare alla gattina, lasciandole una carezza e poi si diresse nel bagno per sciacquarsi il viso. La febbre doveva essere scesa perchè si sentiva un po' più in forze rispetto a quella mattina; anche il volto aveva un aspetto migliore rispetto ai giorni precedenti constatò guardandosi allo specchio...
Si sedette sul divano mentre Strawberry, finito di mangiare, le si accoccolò sul ventre, facendole le fusa. La giovane sospirò, accarezzandola con amore. All'improvviso la micina si voltò per guardarla con i suoi grandi occhioni rosa e miagolò.
«Oh, non ti preoccupare Straw. Va tutto bene...» provò a rassicurarla.
Portò lo sguardo all'esterno sulle strade della caotica Londra, senza però vederla realmente. Quanto le mancava la sua Tokyo... Si era trasferita nella capitale inglese da un paio di mesi e la nolstagia della sua famiglia, della sua casa, dei suoi amici e del Cafè era davvero forte. Aveva lasciato il Giappone per seguire Masaya, ma anche per cercare la sua strada. Quando era una Mew Mew aveva uno scopo: salvare la Terra.
Si era sentita utile ed importante in quel periodo, ma quando era ritornata una normale (sempre se poteva definirsi tale, dato che aveva ancora i suoi poteri) adolescente, aveva dovuto inizare a pensare a qualcosa di molto importante: il suo futuro.
Zakuro aveva una carriera di modella e personaggio televisivo già avviata e stava per cimentarsi nella recitazione; Minto era una ballerina di grande talento e, naturalmente, non aveva esitato nel decidere verso dove indirizzare la propria vita; Retasu aveva intrapreso gli studi di fotografia, seguendo il suo sogno; Purin, invece, aveva scoperto il mondo della ginnastica artistica, decidendo, grazie anche alle sue grandi doti, di dedicarsi a quello sport.
E lei? Lei cosa ne avrebbe fatto della sua vita? Verso dove l'avrebbe indirizzata?
Le sue amiche avevano ben chiaro cosa volevano fare, stavano inseguendo i loro sogni e le loro aspirazioni.
Possibile che solo lei non fosse riuscita a capirlo?
Si era ritrovata totalmente impreparata.
Smarrita.
Aveva temporeggiato un po' durante il liceo, dicendosi che, prima della fine della scuola, sarebbe riuscita a decidere cosa fare nella sua vita... Invece nulla. Si era sentita veramente giù, possibile che non avesse un sogno da realizzare? Si era sentita vuota.
I suoi genitori in primis, ma anche i suoi amici e Masaya le erano stati vicini, cercando di coinvolgerla nelle loro attività e l'ex leader delle Mew Mew era loro grata per questo. Aveva provato di tutto, dal cake design alla pittura, provando anche a diventare una speaker radiofonica, ma nulla...
Quindi aveva deciso di recarsi a Londra dove Masaya si trovava già da un po' di tempo: sentiva che, cambiare aria, l'avrebbe aiutata. Infatti così era stato: dopo alcune settimane Aoyama le aveva comunicato che sarebbe partito per un paio di giorni verso Sumatra e le aveva proposto di seguirlo.
All'inizio l'idea l'aveva lasciata un po' perplessa, ma poi aveva deciso di accettare il suo invito. Una volta giunti sul posto, quello che una volta era considerato un piccolo smeraldo fra l'Oceano Pacifico e l'Oceano Indiano, Ichigo era rimasta a bocca aperta.
«Bella, vero? E dire che oramai sono andati perduti più di dodici milioni di ettari di foresta per colpa della deforestazione e ciò ha provocato la riduzione dello spazio vitale di tutte le specie viventi, in particolare delle tigri.[5]» le aveva spiegato il ragazzo «Pensa che negli anni '70 si stimavano più di mille esemplari della sottospecie della tigre di Sumatra, mentre ora ne esistono poco meno di quattrocento. Se non si interviene seriamente cercando di contrastare il bracconaggio, questa specie rischierà seriamente l'estinzione.[6]» aveva aggiunto molto amareggiato, mentre erano diretti in una area protetta dedicata alle tigri.
Lì avevano conosciuto la piccola Jaya, una tigrotta di poche settimane, rimasta senza la madre dopo che essa era stata uccisa da alcuni bracconieri senza scrupoli. La cucciola non avrebbe vissuto a lungo senza le sue cure, nonostante tutte le attenzioni dei volontari dell'area protetta, infatti si rifiutava di mangiare e stava iniziando a perdere peso sempre più rapidamente.
Innaspettatamente, proprio Ichigo l'aveva salvata.
Una notte si era intrufolata nella sala dove si trovava la tigrotta e, dopo aver vinto la paura iniziale dovuta alla vicinanza con un esemplare di una delle specie più pericolose del mondo, aveva provato a instaurare una sorta di comunicazione. All'inizio si era sentita una perfetta idiota nel cercare di conversare con una tigre, per di più considerando il fatto che Jaya continuasse a guardarla con i grandi occhioni gialli senza far nulla.
"Possibile che proprio quando vorrei che i miei poteri funzionino, non riesco a comunicare con un felino?" si era detta, abbattuta.
Poi, però, la tigrotta aveva risposto ed Ichigo si era sentita la persona più felice della Terra. Aveva passato tutta la notte con lei e la gioia che aveva provato quando, nei giorni successivi, la piccola aveva ripreso a mangiare e acquisire peso, era stata immensa. Era stata utile!
La felicità era stata tale, da farla piangere.
Aveva scoperto cosa fare nella vita grazie ad una tigre.
In un modo del tutto assurdo, aveva trovato la sua via.
Ecco il suo segreto, non l'aveva detto a nessuno, ma sospettava che Masaya e le sue amiche avessero intuito qualcosa. Il miagolio acuto di Strawberry la riportò alla realtà, facendole capire che era giunto il momento della chiacchierata con Zakuro, Minto, Retasu e Purin.




I suoi occhi erano intenti ad osservare fuori, dove un vento impetuoso impazzava da ore e la pioggia non cessava di cadere. All'ennesimo tuono, strinse maggiormente il manico della tazza in ceramica piena di caffè: non le erano mai piaciuti i temporali, specialmente se perduravano nella notte, facendola svegliare.
Come se non bastasse, poi, era da un po' di tempo che si sentiva inquieta, aveva una brutta sensazione che, nell'ultimo periodo, era aumentata sempre più.
"Che stia per succedere qualcosa?" si chiese, ravvivandosi i capelli con un gesto della mano.
Il suo istinto sbagliava raramente ed ora le suggeriva di stare all'erta.
Il suo pensiero, protettivo come quello di una sorella maggiore, andò a loro: la piccola Purin, la dolce Retasu, la cara Minto e la grintosa Ichigo.
Il suo sguardò si posò quasi automaticamente su una delle poche foto presenti nella camera. Tutte insieme, vicine, sorridenti. Che bella sorpresa le avevano fatto quel giorno...
Era il suo compleanno, il primo che avrebbe festeggiato a Los Angeles senza di loro, dalla nascita della loro amicizia. Era pronta a passarlo con Ryo e Keiichiro - avrebbe voluto anche le sue amiche, ma non se la sentiva di chiedere loro di raggiungerla in America, solo perché lei era impossibilitata a tornare in Giappone- invece...!
Era uscita di casa e le aveva trovate davanti la porta, pronte a trascorrere una giornata insieme, dopo tanto, troppo tempo. Ritornò al presente e con un sospiro si incamminò al piano inferiore, verso la cucina, mentre il rumore dei tacchi dei suoi stivali riecheggiava nella casa vuota. Un tempo non le sarebbe sembrato così strano essere sola in casa, ma negli ultimi tempi le cose erano cambiate e lei si era abituata a condividere la casa e la quotidianità con qualcuno. Lo stesso qualcuno che, in quel momento, si trovava in Giappone.
Il suo sguardo si accigliò per un paio di secondi pensando a Ryo e Kei: possibile che quei due stessero nascondendo loro qualcosa? Bevve un ultimo sorso di caffè, pensando a come la battaglia contro gli alieni fosse stata un punto di svolta nella sua vita.
Prima era un lupo solitario, perfettamente autosufficiente ed indipendente, ora invece si ritrovava con un fidanzato, un amico che reputava al pari di un fratello maggiore e quattro fantastiche ragazze che ormai erano diventate sue sorelle. Una guerra le aveva regalato una famiglia, assurdo vero?
Era incredibile pensare a come le cose potessero cambiare.
Le sue labbra si aprirono in un sorriso e la ragazza si accinse a recuperare il tablet dalla borsa: aveva voglia di sentirle.
Tamburellò sul tavolo in attesa che si stabilizzasse la connessione e si aprisse la finestra delle chat con quattro volti familiari.
«Possibile che tu sia sempre in ritardo?!»
«Dai, Minto! Perché devi essere sempre polemica?»
«Forse perché, anche se gli anni passano, tu rimani sempre la solita ritardataria, Ichigo?»
«Ma non mi sembra il caso di farne una tragedia! E poi Zakuro è entrata in chat dopo, perché te la prendi solo con me?»
«Da Zakuro onee-sama sono le otto di mattina, da te sono le cinque del pomeriggio. Lei si sarà svegliata da poco, tu dovresti essere già attiva da un bel po'.»

«Dai ragazze! Non mi sembra il caso di iniziare una discussione per un sciocchezza del genere. Purin, dammi una mano, per favore!»
«Retasu ha ragione! Non ci sentiamo da tanto tempo, smettetela!»

Zakuro si soffermò ad osservarle per un paio di secondi, prima di salutarle. Ichigo e Minto discutevano animatamente, ma quello era il loro modo per dirsi "ti voglio bene", Retasu tentava di farle calmare e Purin cercava di darle una mano. Sembrava di averle accanto, anzi di essere tornata al Café.
Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Tanzania e Cina improvvisamente non le parevano più così lontane.
«Guardate un po'! Belle, vero? L'ho fatto prima della gara!» trillò all'improvviso Purin con un sorriso, ottenendo l'attenzione di tutte e mostrando le sue mani «Queste siamo noi: rosa per Ichigo, viola per Zakuro, blu per Minto, verde per Retasu e giallo per me!» spiegò, facendo riferimento ai diversi colori delle sue unghie.
«E' un modo per farci sentire in colpa per non esser riuscite a venire?» scherzò Ichigo, nel tentativo di smorzare quel nodo alla gola chestava attanagliando un po' tutte.
«Ma no!» rise Purin, cogliendo il disagio delle sua amiche «E' un modo per dirvi che vi voglio bene e che mi mancate.» mormorò sincera.
«Penso di parlare a nome di tutte se dico che ciascuna di noi sente la mancanza delle altre.»
Il sussurro di Retasu fu accolto da un sospiro generale.
«Ma tra un po' ci vediamo, no?» esclamò Purin.
«Ma certo!» disse Zakuro.
«La sottoscritta si esibirà al Palais Garnier nei panni della Sylphide a dicembre. Quale migliore occasione per stare insieme e godere della magnifica Parigi nel periodo natalizio?»
Continuarono a parlare per un bel po' e Zakuro si tranquillizzò nel vederle così serene e felici.
Retasu descriveva i luoghi che aveva visto con gli occhi che le brillavano, mostrando loro le foto fatte fino a quel momento, Purin spiegava con entusiasmo lo svolgimento della gara da poco conclusa, Minto raccontava con soddisfazione i progressi a danza e di come, pian piano, il balletto stesse prendendo forma, Ichigo invece parlava dell'ultimo corso di medicina veterinaria che aveva seguito.
«E tu, Oneesama? Tutto bene?» le chiese Minto.
«Sembri stanca...» osservò Ichigo, sgranocchiando un biscotto.
Zakuro scrollò le spalle.
«È stato un periodo stressante tra le prove del film, sfilate e servizi fotografici. Tutto qui, non vi preoccupate.» disse.
«Hai bisogno di una vacanza.» commentò Purin «Se torni in Giappone sarò lieta di farti compagnia. Voglio andare a mare! Anzi, andiamo insieme da Retasu in Tanzania e portiamo con noi anche Minto ed Ichigo, così finalmente facciamo una vacanza tutte insieme!»
Divertita ed intenerita, Zakuro stirò le labbra in uno dei suoi rari sorrisi.
«A proposito, tu non dovresti andare a letto?» si informò la modella alzando un sopracciglio.
La biondina scosse la testa.
«Voglio continuare a parlare con voi. Posso dormire più tardi.» disse «Per favoooore!» aggiunse.
«Zakuro ha ragione, ormai da te è l'una passata...» osservò Minto dando un'occhiata all'orologio.
«Ma non è giusto!» sbuffò la ragazzina incrociando le braccia al petto.
«Dai, tanto tra un po' ci vediamo!» cercò di persuaderla Ichigo.
«E poi ciascuna di noi deve andare adesso...» aggiunse Retasu con un sorriso dolce.
Purin sospirò, abbassando la testa in un segno di resa.
«D'accordo...» sussurrò «Ma dovete promettermi che presto passeremo tanto tempo insieme!»
«Promesso!» esclamarono all'unisono.



Purin le fissò seria, poi sorrise, mandò loro un bacio ed augurò buonanotte, incurante del fuso orario. Spense il computer con un sospiro e si stropicciò gli occhi stanchi, per poi buttarsi sul letto. Dalle stanze vicine non si udiva alcun rumore, segno che le sue compagne erano già nel mondo dei sogni. La competizione internazionale e la relativa festa per la loro medaglia d'argento le avevano distrutte...
Nonostante la stanchezza, era soddisfatta di sé e delle scelte fatte finora. Qualche anno prima aveva scoperto la ginnastica artistica ed era rimasta talmente affascinata da decidere di praticare quello sport a livello agonistico. Era stato un po' complicato, aveva dedicato anima e corpo a quello sport per raggiungere determinati obbiettivi ed alla fine ci era riuscita! Era entrata nella nazionale giapponese!
Che soddisfazione per lei, dopo tutti i sacrifici fatti, primo fra tutti la lontananza dai suoi fratellini e la sua sorellina che si erano traferiti dal padre in Cina. Nonostante fosse praticamente indipendente, a dispetto della sua giovane età, Keiichiro aveva deciso di prenderla sotto la sua custodia.
Con uno sbadiglio si sporse verso la valigia, lasciata aperta accanto al letto, alla ricerca del pigiama.
Quando lo trovò, si cambiò velocemente e si sciolse i capelli, iniziando a pettinarli e con la scusa si diede anche un rapido sguardo allo specchio: i capelli si erano allungati in quegli anni, il corpo da bambina si stava trasformando e le forme morbide tipiche dell'adolescenza si intravedevano sotto la camicia da notte.
Solo gli occhi, come dicevano gli altri, erano rimasti sempre gli stessi: grandi, vispi, allegri ed espressivi.
Ad essere sinceri, però, la giovane non si vedeva chissà quanto cambiata, come erano solite dirle le sue amiche, Ryo e Keiichiro. Si sentiva sempre la solita Purin, con qualche anno in più, sì, ma sempre con la grande voglia di sorridere, divertirsi e giocare. Il cambiamento esteriore non era stato granchè notato, forse perché graduato o forse perché, alla fine, anche le sue compagne l'avevano vissuto contemporaneamente con lei.
«Sì, ho capito... È tardi e vado a letto.» borbottò a sé stessa dopo l'ennesimo sbadiglio.
Spense la luce e si tuffò sul letto, ma sbattè al comodino con il braccio, facendo cadere una pochette e tutto ciò che vi era dentro. Si voltò ed allungò la mano per raccogliere le varie cose sparse sul pavimento, quando, all'improvviso, un bagliore attirò la sua attenzione. Purin si sporse ancora di più, fino a quando le sue dita non raggiunsero quel piccolo oggetto, illuminato dalla luce della luna che filtrava dalle finestre.
Non dovette accendere la luce per capire di cosa si trattasse, riconoscendolo subito quando lo ebbe fra le dita: la sua spilla Mew Mew.
Nonostante ormai fosse quasi inutile, se la portava sempre dietro, chissà, forse per permettere a lui di riconoscerla se davvero era così tanto cambiata...
Se la rigirò fra le dita, lasciando che quel piccolo oggetto la riportasse indietro nel tempo... I ricordi risalenti a quel periodo erano frammentati, del resto era ancora una bambina: strani mostri, orecchie strane, i loro nomi, la preoccupazione per i suoi fratellini, la grinta messa in ogni battaglia, lo scontro finale e tutto il dolore che aveva comportato, un paio di occhi arancioni...
Questi ultimi erano ciò che ricordava meglio.
“Taruto.” pensò, stringendo al petto quella spilla. E con l'immagine di due grandi occhioni arancioni, così particolari e forse per questo indimenticabili, si addormentò.



«Sicure che non sia più in linea?» domandò Ichigo.
Minto annuì.
«Secondo voi se l'è presa? Per la nostra assenza alla gara intendo...» mormorò Retasu.
«Non credo, non sarebbe da lei. Sa che non l'abbiamo fatto di proposito.» disse Zakuro, accavallando le gambe.
«Piuttosto... A che punto è il regalo?» s'informò la morettina.
Ichigo esibì uno dei suoi sorrisi migliori.
«Ta dan!» esclamò la rossa, visibilmente orgogliosa del suo lavoro «Questo è lo schizzo, ditemi cosa ne pensate.»
«A me piace!» iniziò Retasu «E sono convinta che piacerà anche a lei.» aggiunse.
«Di certo sarà un modello unico.» disse Minto.
Zakuro si limitò ad annuire.
Il disegno era davvero ben fatto, Ichigo aveva un bel talento[7].
Il body da gara era di un bel giallo canarino, un colore caldo e solare che descriveva perfettamente Purin, poi sulla parte sinistra del petto vi erano quattro cuori, l'uno dentro l'altro, verde, blu, viola e rosa, mentre sul dietro vi era rappresentata una scimmietta. Ecco il loro regalo, un modo particolare per scusarsi dell'assenza alla gara, ma anche per farle capire che le sarebbero state sempre vicine.



«Notizia dell'ultima ora: anche l'Uruguay è stato interessato per la seconda volta dal fenomeno che, da tempo, sta caratterizzando alcune zone del nostro pianeta. Gli scienziati escludono reali pericoli, ma...»
Keiichiro spense la tv, senza curarsi di ascoltare la fine della notizia. Oramai non vi era settimana che passasse senza un avvenimento del genere. Scese di fretta le scale ed aprì la porta del laboratorio, ma Ryo parve non accorgersene, continuando ad osservare con attenzione i monitor dei computer.
«Novità?» chiese il moro, entrando nella stanza.
L'altro scosse la testa, passandosi stancamente una mano fra i capelli biondi.
«E se ci fossimo sbagliati?» chiese Kei «Del resto non abbiamo prove che confermino la nostra teoria.»
«Non credo proprio.» mormorò l'altro, digitando qualcosa sulla tastiera.
«Però non è che sia un fenomeno troppo strano e poi...»
«Lo so, ma voglio ugualmente tenere la situazione sotto controllo.» lo interruppe.
«I tuoi timori sono anche i miei. Ti conosco, so a cosa stai pensando.» disse Kei apprensivo «Ma ora è meglio andare a letto, hai bisogno di dormire.»
Ryo provò a ribattere, ma Kei fu più veloce: «Una bella dormita non può che farti bene, sei distrutto non concluderesti niente stando qui in queste situazioni. Domani mattina riprenderemo a monitorare la situazione.»
Il biondo annuì stancamente, arrendendosi: era distrutto, non avrebbe resistito a lungo sveglio.
Varcò la soglia della stanza pensando a loro: Ichigo, Minto, Retasu, Purin e Zakuro.






[1] Hakuna matata
Anche se credo che il suo significato sia piuttosto scontato non credo esista qualcuno che non abbia mai visto il Re Leone sappiate che è swahili e significa "nessun problema".
[2] Hujambo
Significa "ciao" in lingua swahili, la lingua ufficiale -oltre all'inglese- della Tanzania.
[3] Arabesque penchée:
il corpo è inclinato in avanti e una gamba è tesa all'indietro a raggiungere la linea verticale dell'asse. https://legalballerina.files.wordpress.com/2012/11/152629874842196761_hfvylsk2_c.jpg
[4]"Mais oui, bien sùr, mademoiselle!
credo sia scontato, ma non si sa mai. In francese significa "ma sì, certo, signorina!"
[5] e [6] notizie trovate sul sito del WWF

[7] in uno degli ultimi episodi dell'anime (non ricordo quale, pardon) si vede Ichigo che disegna, quindi ho pensato che potesse creare lei lo schizzo del body, nonostante anche Retasu sia brava in questo campo.


Il titolo del capitolo viene da un verso della canzone "See you again" di Wiz Khalifa ft. Charlie Puth.


Ciaoooooooo!
E con oggi, la vostra cara(?) Sonrisa_ compie tre anni su Efp! *fuochi d'artificio*
Finalmente sono riuscita ad aggiornare! *esulta*
Mi dispiace averci messo tanto, ma, questi due mesi sono stati molto impegnativi tra partenze, concorsi, esami, saggi e molto altro ancora... Scrivere questo capitolo (poco meno di 6000 parole) è stato complicato, quindi spero vi sia piaciuto! ^^
Ho deciso di dedicare un piccolo spazio ad ogni ragazza, ma la paura dell'OOC era sempre dietro l'angolo (soprattutto per Zakuro).
L'unica della quale sono veramente soddisfatta è Retasu... Sarà che per certi versi siamo molto simili, sarà anche la passione per la fotografia, ma scrivere su di lei e descrivere lei è stato molto più naturale. Per quanto riguarda Ichigo, invece, tutti i suoi problemi sono stati anche i miei. Mi spiego meglio: le altre hanno sempre dimostrato una particolare attitudine o caratteristica, Retasu la fotografia, Minto la danza e così via.
Con la Mew rosa sono andata quasi in panico, così ho deciso di inserire questa confusione nella fic, credendo che potesse essere una buona idea.
Comunque, lascio a voi l'ultima parola! ;)
Cosa ne pensate? A parer vostro sono riuscita a caratterizzare bene i personaggi o sono caduta nell'OOC?
Sono molto curiosa di conoscere le vostre impressioni sul dialogo Ryo/Keiichiro... ;3
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e chi ha messo la fic fra le seguite! <3
Un abbraccio forte!
A presto (spero),
Marty
  
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