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Autore: Lorelie Black Lestrange    03/07/2015    5 recensioni
Che cosa sarebbe successo se Bellatrix si fosse salvata nella battaglia ma avesse perso comunque Lord Voldemort?
Sarebbe rimasta la stessa? Oppure il barlume del cambiamento l'avrebbe travolta?
Tutto è partito dall'idea "No Bella, tu non puoi morire per mezzo di Molly" ed alla fine intrecciare una storia in cui si affrontano le conseguenze della guerra, un rapporto mancato con Rodolphus, le sorelle Black torneranno unite come prima?
Andromeda dovrà affrontare la perdita, Narcissa ricucire l'affetto, Bellatrix la determinazione di una guerriera sconfitta, Rodolphus l'amore.
Una long in tema What if in cui si mescolano i risultati di una lunga guerra, ai sentimenti e al richiamo del passato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Un po' tutti | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lily Luna/Lysander, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo sette, Sorpresa


Harry sorrise alla vista della Sala Grande ritornata all’antico splendore.  Le vetrate completamente riparate, i lunghi tavoli risistemati. Era stata una grande fatica per tutti, non erano certamente applicabili incantesimi semplici per un luogo così ricco di magia, la battaglia e i festeggiamenti, avevano spogliato chiunque. Ogni persona ere al contempo forte e distrutta.

Sui volti dei presenti si leggeva, oltre alla perenne stanchezza, una certa soddisfazione.

Il ragazzo notò che, con lo sfumare delle celebrazioni, molti erano andati via, tornati alle loro dimore, circondati dall’affetto della famiglia. Gli dispiaceva non avere nessuno per condividere la gioia della vittoria, aveva perso tutti ormai. Poi un barlume, si voltò, Ron e Hermione poco dietro di lui gli sorridevano, Neville gli venne vicino consolandolo con una pacca sulla spalla, Luna arrivò dall’altra parte con in mano un pasticcio di carne fumante.

“Per te Harry” gli disse porgendoglielo con un sorriso.

Non aveva perso tutti. La sua famiglia erano loro.

Percorse di nuovamente con gli occhi la Sala Grande, ammaliato dalla sua maestosità, lo sguardo si posava su tutti coloro che avevano offerto il loro aiuto alla scuola. Per ultimi gli occhi osservarono incuriositi i Lestrange, gli unici Mangiamorte che si erano impegnati fino in fondo per quell’impresa.

Si sentiva ancora ribollire per la morte di Sirius, di Dobby, di Tonks mentre la cicatrice di Hermione svettava ancora in bella vista sul suo braccio. Avrebbe voluto prendere la spada di Grifondoro e trafiggerla in quel momento, davanti agli occhi di tutti.

La mano si chiuse lentamente attorno alla bacchetta, lanciò a Neville un cenno di assenso come intimargli che era giunto il momento.
Procedeva lentamente, cauto verso la donna di spalle.

Una stretta da dietro lo frenò.

“Harry cosa credi di fare?” la sua migliore amica lo sgridava come ai vecchi tempi.

“Hermione lasciami stare” si scrollò.

La presa della strega si fece più forte.

“Capisco la tua sete di vendetta ma quello che vuoi fare non è nobile. Non è assolutamente giusto compiere un omicidio, anche nei suoi confronti” le parole risuonavano assolutamente indiscutibili.

Il ragazzo si lasciò cadere sospirando su una panca, lo sguardo che non mollava per neanche un secondo i due coniugi, l’odio ancora impresso negli occhi.
 

Bellatrix appoggiò gentilmente la testa sulla spalla del marito, abbassò leggermente le palpebre concentrandosi sul ritmo regolare dei loro respiri. Sentì il suo braccio passarle dietro la schiena e cingerle la vita, si irrigidì per il contatto per poi abbandonarsi alla quiete.

“Ti farebbe piacere se andassimo a pranzo dai Malfoy?” le chiese Rodolphus.

Soppesò un attimo la richiesta, sapeva che nessuno si sarebbe opposto poiché tutte le vie per fuggire erano strettamente controllate, il suo unico pensiero era lasciare Hogwarts. Avrebbe significato lasciare anche Lui, per sempre. Non resisteva più dinnanzi a quei continui sguardi di disprezzo, sguardi che aveva ignorato che in quel momento le pesavano come un macigno, il fardello della sconfitta da portare avanti.

“Dopo ritorniamo” percepì il braccio accarezzarla con leggiadria.

Annuì, quasi impercettibilmente mentre,come un animale mansueto, si lasciava cullare da quelle moine.

“Narcissa ha parlato con la Mc Granitt, non ci dovrebbero essere problemi per smaterializzarci a casa Villa Malfoy, ogni via è rigorosamente sorvegliata. Gli Auror resteranno sul perimetro dell’abitazione, ma almeno non siamo ancora in gabbia” le sussurrò.

 Bellatrix gli diede un bacio sfuggente, per poi voltarsi e raccogliere il mantello nero da uno dei tavoli. Gli occhi incrociarono per una frazione di secondo quelli di Potter avvertendo una sensazione di odio profonda.

“Me l’hai portato via per sempre” Harry non seppe dire se l’aveva solo immaginato o la voce di lei era veramente penetrata nella sua testa.

Tornò a fissare il tavolo, seguendo le eleganti linee del legno. Quando si voltò di nuovo udì lo schiocco di una smaterializzazione ed erano spariti.

Gli occhi impauriti cercavano un riferimento, qualcuno che si allarmasse tanto quanto lui, erano due assassini pericolosi, bisognava assolutamente fermarli.

“Potter non fare quella faccia, credi che li avrei mai fatti partire sotto il mio naso?” Minerva pareva divertita.

Harry si rilassò ancora turbato per l’avvenimento.

“Stanno tornando un po’ tutti a casa, ti consiglio di accettare l’invito dei Weasley. Hai bisogno di un po’ riposo” gli disse materna.
                                               

                                   *    *    *    *


Rodolphus teneva stretta sua moglie quasi temesse di perderla da un momento all’altro durante la smaterializzazione. Uno colpo secco ed erano davanti al cancello della dimora, un elfo li raggiunse aprendogli. Si inchinò prima dinanzi a Bellatrix e poi a lui, raccogliendo affannosamente i pochi bagagli che portavano con sé.

Narcissa era già sulla soglia, l’espressione austera tradiva una certa preoccupazione. Abbracciò la sorella e il cognato con affetto.

“Bella vedi…” cominciò a dire.

“Ho necessariamente bisogno di un goccio di Whisky Incendiario e poi possiamo parlare di quello che vuoi” la voce di Bellatrix l’aveva interrotta prima che potesse spiegarsi.

Un elfo arrivò rapido con un vassoio porgendole un bicchiere di cristallo.

“Padrona Bellatrix, a lei” la donna afferrò e buttò giù velocemente il liquido avvertendo un  leggero pizzicore alla gola, allungò la mano verso un successivo bicchiere con cui si bagnò le labbra scarlatte.

“Ti trattano meglio di me a quanto pare ” costatò la sorella con un pizzico d’invidia.

La Mangiamorte scrollò le spalle con noncuranza, in mano ancora il bicchiere, giocava facendo muovere il liquido. Con passo deciso si diresse alla sala da pranzo, senza aspettare un invito conscia ormai di fare da padrona ovunque andasse.

Narcissa e Rodolphus la seguivano da dietro. La signora Malfoy si torceva le mani con un’ansia lampante mentre tentava di trovare le parole giuste per spiegare la visita di quel giorno.

Un rumore di vetro infranto la scosse, non c’era più modo di chiarire.

“TU” la sentì urlare correndole alle spalle “COSA CI FAI QUI, PER SALZAR!” l’ira era a dir poco evidente.

“Cissy mi ha invitato per pranzo, se avessi saputo che la mia presenza era così sgradita non avrei accettato” Andromeda rispose con calma.

Bellatrix si voltò verso Narcissa guardandola in cagnesco, gli occhi neri ardevano di odio mentre la sorellina guardava imbarazzata il pavimento.

“Lucius vorrei avere una chiacchieratina con te, da Mangiamorte a Mangiamorte” disse ponendo una certa enfasi sull’ultima parola, lanciando un ultimo sguardo alle sorelle.

Trascinò il cognato in una stanza accanto, i muscoli contratti e i pugni serrati si appoggiò contro lo stipite della porta per impedirgli la fuga.

Il signor Malfoy era una maschera dell’orrore, il sudore gli imperlava la fronte, gli occhi guardavano imploranti la donna, quasi temesse una reazione come quelle del Signore Oscuro.

“Non l’ho invitata… io se è qu... qu… quello che ti… st..ai chiedendo” le disse tremante.

“No di certo, non l’avresti mai fatto” un sorriso sulle labbra, così simile al suo signore in quel momento.  La bacchetta in mano mentre giocava distrattamente con i suoi capelli.

“Si s… so… sono presentate qui” balbettava fortemente “insieme” aggiunse con più sicurezza.

“E tu non hai potuto fare niente” mostrò una finta comprensione, le labbra si incurvarono.

Lucius annuì con convinzione.

“Vile, codardo, traditore. Ho più spina dorsale di te e sono una DONNA” gli sputò gli insulti calcando sull’ultima parola, la voce carica di disprezzo.

Gli si avvicinò, le pupille dilatate, gli occhi due pozzi neri in cui ardeva l’Inferno, la bacchetta puntata in corrispondenza della trachea .

“Ringrazia che questa casa è circondata da Auror che aspettano solo un mio passo falso per entrare, altrimenti saresti già per terra a implorare che, con misericordia, io ti uccida” le parole taglienti come un milione di coltelli gli penetravano nella carne, fin dentro le ossa.

Bellatrix si voltò con un fruscio di abiti, i tacchi pestarono la superficie di legno, si chiuse la porta dietro quasi volesse scardinarla.

Il signor Malfoy si passò una mano fra i lunghi capelli, si sbottonò leggermente la camicia ed estrasse un tovagliolo dal taschino asciugandosi il sudore visibilmente provato dall’accaduto. Con calma si ricordò come respirare, acquietandosi.
Uscì dalla stanza indossando la maschera di perfetto gentiluomo e padrone di casa e si accinse con passo sicuro alla sala da pranzo.

Non era un codardo, cercava solo di tenere insieme la sua famiglia. Amava Narcissa con tutto sé stesso.


                                      *   *   *


Bellatrix era rientrata con fierezza nella sala da pranzo, il mento leggermente sollevato, gli occhi puntati prima su Narcissa poi su Lucius. Lo sguardo rapido si rivolse a Draco che giocava amorevolmente con il bambino, non esitò a nascondere il disprezzo di fronte a quel tradimento.

La stanza era la stessa in cui si svolgevano le riunioni dei Mangiamorte, il tavolo scuro di ebano, le sedie imponenti intarsiate, il tappeto persiano ricopriva gran parte del pavimento ombroso, i candelabri piovevano dal soffitto in migliaia di cristalli che catturavano la luce infondendola nell’ambiente, il camino svettava proprio al centro in quel momento spento.

Lo sguardo si posò sulla sedia vuota a capotavola senza mascherare, la nostalgia le abbrancava il cuore. Lo immaginò seduto lì.


“Bellatrix da oggi, se non mi deluderai, siederai alla mia destra”il tono austero e freddo mentre l’intera sala era scossa da mormorii di sorpresa.

Un’espressione di lieve disappunto emergeva dai volti di alcuni Mangiamorte, altri invece si mascheravano consci che l’indignazione non avrebbe fatto altro che suscitare l’ira del proprio signore.

Gli occhi neri si illuminarono accompagnati dalla febbricitante eccitazione che conseguiva alla sua presenza. La richiesta, inoltre, non aveva fatto altro che peggiorare quello stato in cui la donna si trovava con egli.

“Non accadrà Mio Signore” gli promise protraendosi elegantemente verso di lui.

Si crogiolava nell’invidia bruciante dei suoi compagni, una donna migliore di tutti loro. Un sorriso soddisfatto si allargò sul volto.

Sedici anni e aveva scalato rapidamente tutti gli altri, il marchio ricevuto soltanto da un anno ed eccola là, alla sua destra, il posto destinato alle persone di massima fiducia.

Gli occhi corsero a cercare quelli del fidanzato che ricambiò il suo sguardo con orgoglio, era fiero di lei anche se con un lieve pizzicore di gelosia. L’amava per il suo carattere, ambiziosa, determinata, perfezionista la donna più forte che avesse mai conosciuto. Si scambiarono un sorriso appena accennato.

 Rodolphus cominciava a perderla ogni giorno di più.
 

Si sedette nuovamente al suo posto, poggiando la mano sinistra in quello spazio che sarebbe rimasto vuoto per sempre. Nessuno avrebbe potuto colmarlo. Si deliziava ancora nella bellezza dei ricordi.

Rodolphus si sedette accanto a lei, riprendendo il suo vecchio posto così come fece anche Lucius, inconsapevolmente, o forse, un gesto dettato dal terrore che la donna potesse infuriarsi con lui.

Erano tutti seduti quando il campanello suonò nuovamente, interrompendo il silenzio spettrale.

“Ho invitato anche Rabastan” esordì Narcissa.

I coniugi Lestrange si guardarono in complice intesa, che la signora Malfoy avesse architettato un piano nel momento in cui Andromeda era vedova. Bellatrix sorrise al marito maliziosamente come fosse ancora la ragazzina con cui rubare i libri al reparto proibito.


Rabastan varcò la soglia i capelli più chiari del fratello, il fisico più muscoloso, gli occhi sicuri sventava una certa sicurezza e non curanza.

“Perdonate il ritardo” proclamò “Lei è Violette De Lanoblesse” si voltò annunciando l’ingresso di una giovane donna.

Alta ben vestita, lunghi capelli castano chiaro, sottili, gli occhi piccoli e ravvicinati  erano color verde chiaro. Il viso un po’ smunto, le labbra carnose di un delicato rosa pallido. Doveva avere massimo trent’anni, trapelava un misto di innocenza e eleganza nelle sue movenze.

“Piasciore di conoscervi” disse con voce sommessa e un marcato accento francese.

Bellatrix si morse un labbro nel vano sforzo di trattenere una risata, voltandosi verso il marito con marcata ilarità. Lui ricambiò tra il divertito e l’inefficace tentativo di rimproverarla, le accarezzo fugacemente la mano.

Narcissa si alzò presentando prima il marito, poi sé stessa e infine tutti gli altri.

“Felice che tu ci abbia onorato con la tua presenza” disse con la tipica freddezza che la caratterizzava.

“Si sarebbe possibile di usuare la toilette?” chiese la donna.

La padrona di casa chiamò un elfa domestica, che condusse la francese con sé. Appena in tempo che Bellatrix scoppiò in una fragorosa risata alla quale il marito si aggiunse dopo poco.

Draco aveva un sorriso divertito mentre i Malfoy e Andromeda erano leggermente imbarazzati, le risa sul punto affiorare.

“A quante siamo, Rod?” chiese la Mangiamorte fra le risate.

“Ho perso il conto, cara” si sentiva così bene in quel momento, sembrava essere tornati indietro di anni.

Rabastan li fulminava con gli occhi, cercando di mantenere il contegno.

“Pensa a tua moglie” biascicò a denti stretti. Lo sguardo carico di odio verso il fratello, l’invidia lo lacerava, il primogenito che poteva avere tutto compresa la moglie dei suoi sogni.

Il destino lo aveva ripagato, crudele, e il fratello minore non poteva che gioire di ciò,  una felicità perversa nell’aver visto quel volto consumato dall’amore non corrisposto, il sorriso offuscato da una tristezza imperitura, la disperazione che bruciava come una lingua di fuoco l’anima dannata.

Violette rientrò nella sala da pranzo, un sorriso ingenuo si fece spazio sul viso. Si sedette accanto ad Andromeda osservando affascinata il bambino dai capelli blu.

“È suo figlio?” chiese cordialmente.

“Oh no è mio nipote” rispose la donna con tenue distacco.

“I genitouri siete voi?” disse rivolgendosi ai Lestrange.

Bellatrix non poté trattenere una risata, più macabra e temibile della prima.

“No per carità” rise, sul volto un’espressione di disgusto “sono morti” aggiunse con freddezza.

Andromeda sentì un groppo in gola, sull’orlo delle lacrime, le nocche sbiancate mentre impugnava il coltello per tagliare la carne. Abbassò lo sguardo decisa a mantenere la calma per non dare alla sorella la soddisfazione di quel momento.

“Mi dispioce tantissimo” si scusò Violette. Si sentiva in imbarazzo per l’avvenimento, decisamente combattuta tra le reazioni discordanti di quelle donne così simili.

“Non ti crucciare, è stato meglio così. Erano solo feccia” ribatté Bellatrix con un sorriso sadico, avvertendo impercettibilmente un pizzico all’altezza dei fianchi. Non si sarebbe mai fermata di fronte alla possibilità di un tale divertimento, ogni occasione era perfetta per provocare.

L’insulto colpì la signora Tonks come uno schiaffo in piena faccia, come se un secchio di acqua gelida le si fosse riversato addosso. Si alzò seguita dal tintinnio delle posate, il coltello ancora stretto nella mano. Le braccia di Lucius arrivarono da dietro costringendola a risedersi, il petto si alzava rapidamente mentre il cuore batteva come se potesse esplodere da un momento all’altro, le guance avvampavano come un incendio.

“Ho vinto io, vinco sempre” canticchiò la sorella nella sua mente accompagnando tutto con un sorriso tronfio.

Andromeda serrò i pugni vinta dalla rabbia per quella sorella viziata, crudele, spietata desiderando mai come prima di rivendicare la morte della figlia, certa che Bellatrix ne fosse pienamente responsabile.

Gli animi si acquietarono e il pranzo procedette in un’atmosfera di semitranquillità, con qualche sporadico discorso su argomenti piuttosto futili. Sembrava che tutto potesse guastarsi da un momento all’altro, le parole erano misurate, le risate contenute.

Quasi al termine del pasto, Rabastan si schiarì la voce per attirare l’attenzione “Io e Violette ci sposiamo” annunciò.

Draco continuava noncurante a giocare con Teddy, Lucius e Narcissa strabuzzarono gli occhi per poi sorridere appoggiando i due fidanzati, Andromeda li guardò con lieve disinteresse mentre Rodolphus cominciò a tossire rischiando di affogarsi con l’acqua e un boccone andò di traverso a Bellatrix nel mezzo di una risata.

La donna si schiarì la voce riprendendosi “Da quanto è incinta?” domandò secca.

Il volto di Violette si tinse rapidamente di porpora, abbassò gli occhi sulle verdure stufate martoriandosi le mani dall’ansia, la vergogna e il turbamento.

“Due mesi” la risposta di Rabastan arrivò sicura
“Sperando che sia maschio, a quanto pare qualcuno non è stato in grado continuare la dinastia dei Lestrange” gli occhi si posarono crudeli sulla cognata.

Andromeda si sentì sollevata da quella scoccata, quando erano piccoli, Rabastan aveva fatto possibile per difenderla dagli attacchi di Bella e, anche se forse non era sua intenzione,  la fece stare meglio. I figli erano il punto debole della Mangiamorte, nonostante fosse stata in disparte dai pettegolezzi del mondo magico per molto tempo, la signora Tonks era venuta a conoscenza degli innumerevoli aborti  della sorella, d’altronde non si stupiva che ci potesse essere vita in una donna come lei.

Rodolphus le strinse la mano, intrecciando le dita alle sue. “Non ha importanza” voleva dirle, quando era il primo che aveva pianto di fronte a quella culla vuota, in cima alle scale della loro villa, circondata da giochi che nessuno avrebbe mai toccato. Aveva visto il barlume della speranza sostituirsi alla follia negli occhi della moglie, non doveva importare eppure pesava come un macigno sul suo cuore.

Bellatrix si alzò “Si è fatto tardi, dobbiamo andare” gli elfi si avvicinarono con i bagagli
“Grazie dell’ospitalità e del pranzo, torniamo ad Hogwarts adesso” aggiunse salutando con imperturbabilità gli altri ospiti.

Erano sulla soglia dell’abitazione, Rodolphus si avvicinò dandole un bacio, una mano correva fra i capelli sorreggendole la nuca.
 

“Je ne peux pas t’avoir mais,                             
comme je t’aime,
je peux t’être”*


Le sussurrò in un orecchio baciandola con fervore, si strinsero e smaterializzarono lontano da tutti.
 
 
*Non posso averti ma,
visto che ti amo,
posso esserti.


Capitolo eccessivamente corposo, lo so. Non doveva essere così lungo, avevo pensato di tagliare qualche parte e, inizialemente di dividerlo in due. So che magari alcuni speravano in una riappacificazione Bellatrix Andromeda ma è passato poco dalla battaglia, immaginate come si sentono queste due. 
Poi Rabastan, un personaggio di cui si parla veramente pochissimo però secondo me ha il suo fascino, lo vedo come l'eterno secondo del fratello e, non essendo sposato, l'ho immaginato come una persona da relazioni continue (come si vede nel commento tra Bellatrix e Rodolphus). Dato che sia lui che il nuovo personaggio, Violette, sono due famiglie purosangue ho pensato che un matrimonio sarebbe stato necessario per evitare lo scandalo.
Bella e Rod mi piacciono tanto qui, li vedo molto complici.
Lucius e Narcissa invece li trovo davvero teneri, innamoratissimi l'uno dell'altra e con molti valori legati alla famiglia.
Andromeda è un po' marginale e mi scuso ma non avrei potuto inserire di più.


Vi ringrazio tantissimo per le recensioni che stanno arrivando, sono una bella soddisfazione. Come sempre mi interessa il vostro parere, se la storia vi sta piacendo, se preferite capitoli lunghi o più brevi. Per me conta davvero tanto la vostra opinione.
A presto :)

 
   
 
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