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Autore: AlexVause    03/07/2015    1 recensioni
- Se qualcosa ti ferisce così tanto da farti male, ricorda che devi sempre alzarti e tornare a combattere per il tuo popolo. L’unico modo per poter andare avanti, è seppellire l’accaduto…anche se fosse così tremendo da non poter essere dimenticato.
La sua voce fece mancare un battito al mio cuore. Non sapevo se piangere o essere furiosa con lei.
Sentimenti contrastanti scaturivano dal mio animo.
- È proprio ciò che non ti aspetti che ti fa stare male.
Aggiunse poi con un tono che tradiva tristezza.
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Clexa
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 23
 
La radio di Raven attirò la nostra attenzione.
Dall’accampamento nella valle adiacente alla Zona Deserta, Monty ci avvisò che era tutto tranquillo.
Bellamy aveva riunito dei soldati dell’Arca per sorvegliare la tenda della Regina e i fratelli dei Generali sistemati nella prigione.
Il freddo della notte scese in fretta. Ognuno cercò di prepararsi per dormire, stando il più vicino possibile al fuoco per scaldarsi.
Lexa riposava poco distante da Indra e Niko. Io ero accanto a Raven, mia madre e Kane…ma non riuscivo a chiudere occhio.
Osservavo i due soldati a guardia del nostro piccolo campo improvvisato.
Spostai lo sguardo sull’Heda, sdraiata su un fianco.
Mi alzai avvicinandomi a lei. Il suo respiro regolare come quello di chi dorme profondamente.
I soldati mi guardarono. Indra aprì un occhio. La sua mano alla cinta pronta a colpirmi in caso avessi fatto del male all’Heda.
Scossi il capo cercando di rassicurarla. Mi guardò ancora qualche istante prima di accennare ai soldati di proseguire con la ronda.
Mi accucciai a guardare Lexa e in quell’istante la vidi scostare le coperte. Voleva che mi sdraiassi con lei. Accettai.
Guardai il fuoco mentre il suo braccio mi cinse la vita.
- Non riesci a dormire Clarke?
Mi chiese in un sussurro. La voce un po’ assonnata.
Mi voltai verso di lei. La vidi sorridere.
Mi strinse a sé nascondendo il viso nell’incavo del mio collo.
- Basta pensare.
La sua voce al mio orecchio mi fece rabbrividire.
Mi abbandonai al suo abbraccio.
- Come riesci, anche solo con un sussurro, a darmi così tante emozioni? Basta la tua presenza al mio fianco perché il mio cuore voglia correrti incontro.
Dissi bisbigliando.
Si scostò per guardarmi negli occhi.
- È questo ciò che ti spaventa?
Mi chiese con cautela.
- No.
Risposi voltandomi. Le diedi le spalle.
Mi strinse a sé. Sentivo il suo corpo, alle mie spalle, aderire al mio.
- Sei tu…
Non so quale fu la sua reazione alle mie parole. Sentii solo un silenzio che parve eterno, prima di esser infranto da lei.
- Hai paura che ti abbandoni nuovamente.
La sua presa si fece più live. Stava sciogliendo quell’abbraccio.
Mi voltai a guardarla.
Sul suo viso un’espressione triste.
- Non riuscirai mai a perdonarmi…
Il suo sguardo si abbassò.
Le accarezzai il viso.
- Ho capito perché l’hai fatto. Non tornerò più su questo argomento.
Sbottai cercando di evitare qualsiasi suo commento.
- Anche tu potresti essere soggetta a tale decisione, in quanto Leader.
- C’è sempre un’alternativa che non implica il tradimento.
Bisbigliai.
- No, non sempre.
Rispose con tono risoluto.
Restammo in silenzio.
Il suo sguardo fisso nel mio.
Rimanemmo a guardarci come a cercare risposte cui le parole non potevano dare voce.
Improvvisamente scostò la coperta e si alzò, inoltrandosi nel bosco.
Sapevo che il nostro discorso non si era concluso. Voleva ci allontanassimo per restare sole.
Anche se riluttante, perché non avevo voglia di litigare con Lexa, mi alzai e la seguii.
Ci allontanammo quel tanto da non esser viste ma, in caso di pericolo, saremo comunque riuscite e richiamare le guardie.
Una brezza gelida mi accarezzò. Rabbrividii.
L’Heda si avvicinò a me. Mi afferrò la giacca e in quell’istante mi baciò.
Era un bacio diverso dagli altri, più intenso, profondo.
Ricambiai, persa in tutte quelle emozioni che mi stava trasmettendo quel gesto.
- Preferirei morire piuttosto che essere la causa delle tue lacrime. Non ti lascerò andare mai.
Questa volta fui io a baciarla, interrompendola.
Mi amava e lo sapevo, com’ero certa che sarebbe morta per difendermi. Ma cosa mi bloccava?
- Sono così confusa.
Dissi cercando di fare chiarezza in quella confusione di pensieri che sovraffollava la mia mente.
- Mi dispiace crearti problemi Clarke.
Risi.
- Ciò che mi dai non lo definirei “problema”.
- Ma non riesco a darti sicurezza.
Non risposi. Posai lo sguardo sul terreno umido.
La mano di Lexa mi afferrò il mento, alzandomi il viso.
Mi guardò disarmandomi. Con lei le parole erano inutili. I suoi occhi esprimevano le cose più importanti.
- Sei l’unica persona che vorrei accanto.
Sussurrai.
L’Heda poggiò la mano sulla mia guancia avvicinando il suo viso al mio.
- Fammi restare.
Bisbigliò al mio orecchio tenendomi stretta sé.
Mi aggrappai al suo cappotto. Il mio viso nell’incavo del suo collo.
Inspirai il suo profumo.
Non potevo lasciarla andare, non ci sarei mai riuscita. Avevo bisogno anche solo di vederla in lontananza…avevo bisogno di sapere che c’era…avevo bisogno di lei.
- Ti prego…resta.
 
L’alba giunse fin troppo presto.
Dormire tra le braccia del Comandante, sentire il calore del suo corpo, il suo respiro…voltarsi e vederla dormire è stata la cosa più bella vissuta negli ultimi tempi.
Mia madre era scontrosa. Lo immaginavo. Non che m’importasse granché però… un po’ di comprensione!
Alzai un sopracciglio a quel pensiero. Eh… a chi la davo a bere…m’importava eccome.
- A che pensi? Sembra che tu stia mentalmente litigando con qualcuno.
Mi chiese Raven scoppiando a ridere.
Lexa ci passò accanto fermandosi a guardarmi. Mi scrutò con attenzione per poi inclinare il capo, incuriosita.
- Concordo.
Rispose l’Heda prima di raggiungere i Generali.
- È curioso come il tuo viso esprima incredulità mista a ira.
La voce di Nyko mi fece alzare lo sguardo verso di lui. Sembrava perplesso.
- Ora vi ritrovo un accennato fastidio.
Proseguì poi.
- La volete smettere?
Sbottai.
- Permalosa la giovane Leader del Popolo del Cielo.
Aggiunse l’uomo salendo a cavallo.
Scossi il capo sorridendo tra me.
Molte cose erano cambiate dal nostro arrivo sulla terra, a cominciare dal rapporto con i Grounders.
L’Alleanza, la mia vicinanza con l’Heda e il “successo” avuto contro la gente di Mount Weather, erano e sono tutt’ora un aiuto poderoso per ottenere il rispetto dei terrestri.
Anche se…il prezzo di quest’alleanza è stato davvero alto…da entrambe le parti.
Mi riscossi dai miei pensieri e raggiunsi il destriero di Lexa.
Il Comandante mi tese la mano aiutandomi a salire.
- Tua madre capirà un giorno. Devi solo concederle tempo.
Alle sue parole sorrisi, stupita.
- Per te sono come un libro aperto. Come fai a capire sempre ciò che penso?
Le chiesi.
- Ti osservo.
Mi rispose voltandosi per guardarmi. Un lieve sorriso era dipinto sulle sue labbra.
 
Il cammino verso la Capitale durò un altro intero giorno.
Dopo esserci fermati per mangiare riprendemmo la marcia fino a notte fonda quando, ormai stanchi, vedemmo in lontananza le luci delle fiaccole illuminare la Polis.
Fummo accolti da grida di ben venuto verso l’Heda e sguardi incuriositi che ci scrutavano.
- Benvenuta nella Capitale, Clarke del Popolo del Cielo.
Mi disse Lexa, indicando tutt’intorno a noi.
Scendemmo da cavallo e, il Comandante, richiamò l’attenzione dei Terrestri.
- In questi decenni, un torbido passato è stato cancellato dai nostri ricordi. Gli spiriti dei nostri antenati non dimenticano e finalmente avranno giustizia!
Odi all’Heda si levarono al cielo. Era impressionante vedere quanto Lexa fosse amata dal suo popolo.
- Domattina, l’uccisore verrà unito alle vittime del suo odio dal fuoco. Solo allora, i nostri cari, potranno avere la pace che si meritano.
“Heda, Heda”… I Grounder invocarono il titolo di Lexa così forte e in sincronia da sembrare un’unica voce.
Fu allestito un banchetto per rifocillare il Comandante e il suo seguito.
Mi sedetti davanti a Lexa, tra mia madre e Kane.
Del vino fu versato nei nostri bicchieri.
Uno dei Generali si alzò dopo aver chiesto parola al Comandante.
- Vorrei bere con voi, miei cari compagni e nuovi alleati.
L’uomo fece un cenno con il capo verso i Grounders presenti, per poi rivolgersi a noi.
“Clarke, beviamo insieme.
“Con molto piacere.”
“È avvelenato!”
“È stato il Popolo del Cielo!”
“Non siamo stati noi. Lo sai che non siamo stati noi.”
“Tutti fuori. Perquisiteli!“
“No.No. Non siamo stati noi.”
“Gustus mi aveva avvertito, ma io non l’ho ascoltato.”
“Lexa, per favore…”
“Dimmi una cosa, Clarke. Quando hai conficcato il pugnale nel cuore del ragazzo che amavi, non hai sperato che fosse il mio?”
Sospirai. Quella situazione mi evocò vecchi ricordi e Lexa parve accorgersene.
- Insieme abbiamo affrontato un tradimento che durava da anni. Molte sono state le perdite subite, ma ciò, ci ha reso forti e uniti. Brindo a quest’alleanza con il Popolo del Cielo e alla ritrovata Pace fra i nostri popoli.
Sollevammo i calici per poi bere. Cercai di nascondere le preoccupazioni che m’investirono, ma tutto andò bene. Nessuno si sentì male e la cena proseguì in tranquillità.
Avevamo, forse, raggiunto la così tanta agognata pace?
  
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