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Autore: pica    05/07/2015    1 recensioni
Nove volte che negli occhi di Erik non c'è stato che Charles, e negli occhi di Charles non c'è stato che Erik.
[raccolta di flashfic per il Sillabario di Maridichallenge]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Lontananza
v. intr. [lon-ta-nàn-za]

[deriv. di lontano]             
1 L’essere, il trovarsi lontano, cioè a lunga o relativamente lunga distanza, di un luogo da altro luogo o da un punto di riferimento
2 Vedere le cose in l., prevedere il loro svolgersi a distanza di tempo
3 Con riferimento a persona, il fatto e la condizione d’esser lontano (e s’intende in genere da casa, dal paese, dalla famiglia o da una persona amata). […] Più spesso, e con uso più proprio, con allusione ai sentimenti provocati dalla separazione

 

Se – se – lui ed Erik fossero più simili, Charles sarebbe un ottimo condottiero, spietato e preciso, ed Erik sarebbe il suo leone, la punta di lancia del suo esercito di mutanti, la scintilla della rivolta, l’anima letale di ogni loro conquista.
Se.
E invece è solo uno stupido mutante con un sogno, e i suoi discorsi suonano probabilmente come scherzi alle orecchie di Erik. Lui non gli ha mai detto ti amo. Charles si è sempre accontentato di trovare quelle parole fra le sue carezze, nascoste nei suoi baci, nelle sue stupide mosse di scacchi (Erik è altrettanto stupido se crede che non se ne sia mai accorto), e non gli importa se è solo un’illusione; nemmeno lui gliel’ha mai detto, dopotutto, come se non ce ne fosse mai stato bisogno, o forse solo per orgoglio. Come se legarsi a una simile promessa fosse troppo, con tutto quello che c’è in gioco. La guerra. Il futuro. Forse, la pace.
La sua paura più grande è che Erik se ne vada, un giorno, quando capirà che restare significa rinunciare alle pretese di una vita. Non ha paura del fallimento, non ha paura della solitudine, non ha paura di lasciarlo andare. Ma non vuole essere lasciato indietro.
“Io e te siamo pari”, gli ha detto Erik, una volta, con uno sguardo talmente serio da spaventarlo. “Quello che ho con te, non c’è l’ho con nessun altro.”
Cos’avrebbe dovuto dirgli?
Le sue labbra sono rimaste rigide, la gola secca.
Eppure –
– lo sapeva.
Ma se anche avesse trovato il coraggio di dirglielo non sarebbe cambiato niente fintanto che Erik non avesse ricambiato – ed ecco un’altra cosa che non riuscirebbe ad accettare: il rifiuto.
O, peggio, pensare che Erik, messo davanti ad una scelta, preferisca qualunque altra cosa a lui, fosse anche solo per un soffio, fosse anche solo per mera necessità, senza la sincerità del cuore.
La verità è piccola, la maggior parte delle volte riesce a nasconderla dietro ad un sorriso sottile e ad altri pensieri di poco conto, persino a se stesso (soprattutto a se stesso). Ma la verità cresce, gli si annida addosso e rimane lì, anche se credeva che se ne sarebbe andata, prima o poi, senza far rumore, in punta di piedi così come era arrivata. Non gli bastano i "forse, un giorno", non vuole sentirsi dire "quando tornerò"; non ha paura solo perché non si concede il tempo di averne, ma la verità è che vorrebbe chiudere gli occhi e immaginare che niente sia così difficile.
La verità è che non vuole essere come Erik, ed Erik non vuole compromessi.
La verità è che sono già distanti.
La verità è che non piangerà quando dovrà lasciarlo andare, anche se lui non ha mai minacciato di farlo. La verità è che lo ama, e la verità rende tutto più difficile.
E quindi la chiude via, in un cassetto della sua mente, non guarda nemmeno che forma abbia la chiave.
E non ci pensa più. 
   
 
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