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Autore: Kilian_Softballer_Ro    06/07/2015    2 recensioni
Silver è un impacciato cameriere di tavola calda, con un fratello da mantenere e una storia non proprio allegra alle spalle.
Blaze è la tranquilla figlia di due ricchi imprenditori, forse un po' viziata ma in fondo di buon cuore.
Sembrano appartenere a due mondi diversi. Ma cosa succede se questi due mondi non solo si incontrano,ma si scontrano e si intrecciano? E se tutto ciò accade fra le mura di un luogo all'apparenza tranquillissimo come il South's Diner?
Questo resta tutto da scoprire.
(AU, Human!Verse, presenza di OC e probabilmente di personaggi OOC)
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Silver the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’umore di Silver era nero non poco. Anzi, a dire la verità era nero come l’inchiostro.
Non c’era niente da fare, quando una giornata iniziava male poteva andare solo peggio.
Prima ci si era messo Dodgeball, svegliandolo agitandosi nel sonno e piantandogli un considerevole calcio nel fianco, facendogli rimpiangere (non per la prima volta) la forzata sistemazione in un unico letto, anche se matrimoniale. Poi la macchina aveva impiegato secoli a partire, facendolo arrivare al pelo in orario e non lasciandogli il tempo di fare colazione. E poi ancora i clienti del mattino si erano dimostrati più casinisti del solito, facendolo impazzire. Se le prospettive erano quelle, non c’era da essere ottimisti per il resto della giornata.
Incontrare Blaze avrebbe potuto migliorare la sua visione attuale del mondo, visto che la sua compagnia si era sempre dimostrata più che piacevole, ma era improbabile che si facesse vedere, ora  che aveva in casa due ospiti dai gusti molto superiori al livello di quel locale (no, non si era perso i loro commenti acidi,purtroppo) e contando che se avesse portato di nuovo lì le sue amiche Tikal ne avrebbe puntata una e l’avrebbe uccisa a colpi di mestolo. Non sapeva di preciso cosa la ragazza avesse detto al suo fidanzato, ma a giudicare dalla faccia atterrita con cui Knuckles era uscito dalla discussione, non doveva essere stato niente di buono. Tikal riusciva a essere molto pericolosa,volendo.
In ogni caso,lui non aveva una fidanzata che potesse creare problemi , e aveva un bisogno disperato di vedere qualcuno che gli risollevasse un po’ il morale, anche se era impossibile.
Ma, incredibilmente, si verificò qualche strano miracolo e Blaze apparve nel locale.
Si stava riprendendo da un’accesa conversazione con un cliente, dove lo aveva rassicurato che sì, era intollerabile che ci fosse un capello nel suo piatto ( ed era intollerabile, cribbio. Nel primo momento di pausa sarebbe andato a dirne quattro ad Aidan, il tuttofare, l’unico appartenente allo staff in grado di produrre un capello nero e riccio). Fissava il vuoto, aspettando il prossimo ordine, quando sentì tamburellare sul bancone davanti a lui. Si girò e....bam. Blaze era proprio di fronte a lui, con un gran sorriso sul volto.
- Ciao – disse. – Tutto bene?
- Ciao,uh....sì,abbastanza. – Rispose lui, riscuotendosi. Ma devo sempre avere la faccia da ebete quando mi vede lei? – Come posso aiutarti? Sei qui per ordinare?
- Oh,no,no. Torno a casa a mangiare. Ma ero fuori con le ragazze e già che passavamo di qui....Senti, ti andrebbe di venire a una festa?
- Cosa?! – Silver spalancò gli occhi, stupito dal cambiamento repentino di argomento.
- Sì, sabato sera darò una festa,invito un bel po’ di gente e vorrei che ci foste anche tu e Tikal. – Il suo sorriso si allargò. – C’è posto per tutti, non preoccuparti. Allora, ci stai?
- Non lo so....- Il ragazzo tentennò, indeciso, ma la voce di Mercedes che lo chiamava per un ordine lo riportò alla realtà. – Senti, sono un po’ nei casini adesso....Ci possiamo sentire più tardi?
- Oh,certo, scusa. Aspetta. – Blaze si guardò intorno, poi pescò un tovagliolo di carta dal dispenser e una matita dalla borsa e scrisse in fretta qualcosa, poi gli rese il pezzo di carta. – Tieni. Scrivimi stasera, okay? Ciao. – E con un rapido gesto di saluto girò sui tacchi e corse fuori.
Silver guardò inebetito il numero di telefono scarabocchiato sul tovagliolo, ignaro di tutti i rumori che lo circondavano. - ...Contaci.
 
 
Blaze uscì dal locale con uno strano senso di euforia. Non sapeva come spiegarselo,dopotutto aveva dovuto soltanto invitare delle persone a una festa. Eppure si sentiva come se avesse compiuto un passo fondamentale. Cercò di scacciarlo via mentre saliva in macchina: doveva essere solo felice di avere anche Silver a casa quel sabato, tutto lì.
- Fatto tutto? – Chiese Rouge, a cui aveva lasciato il volante in via del tutto  eccezionale.
- Sicuro. Vai pure.
La ragazza mise in moto. Amy si sporse dal sedile posteriore. – Ehi, Blaze?
- Sì?
- Faceva caldo là dentro?
- Perché?
- Sei tutta rossa in faccia.
Blaze si portò la mano sulla guancia, confusa. Cosa diavolo poteva averla fatta arrossire? Parlare con Silver per due minuti? Andiamo. – Sì...un caldo da morire.
 
- Ti ha dato il suo numero? – Esclamò Tikal, praticamente saltellando sul posto. – Oooooh, Silver ha fatto centro! Un vero rubacuori!
- Ssssh! – Cercò di placarla Silver. Erano nel retro del Diner,alla fine del turno. – Non urlare, me lo ha dato solo per metterci d’accordo per sabato.
- Dettagli, pensi che non conosca le scuse che può usare una ragazza? – La  giovane agitò una mano con fare noncurante. – Ti ha dato il suo numero e ti ha invitato a una festa. Bingo.
- Sì, sì, certo, se ne sei convinta tu. – Silver prese per mano Dodge che era rimasto ad aspettarli e uscirono dalla porta sul retro. – A proposito, ha invitato anche te, no? Verrai?
Tikal lo guardò come a dire Ma per favore. – Non penso di riuscire a gestire gente che ci provava col mio ragazzo per un intera serata. MA, visto che sono una persona estremamente buona, terrò Dodgeball a dormire da me per lasciarti andare a folleggiare.
- Lo faresti?
- Certo, dove altro pensavi di lasciarlo?
- A volte ti adoro.
Tikal sorrise. – Solo a volte?
- Nah, sempre.
- Ecco, meglio. – La ragazza li salutò e si avviò su per le scale antincendio che portavano a casa sua. I due fratelli si avviarono verso la loro automobile.
- Dodge? – Il bambino, che sembrava concentratissimo nell’impresa di non calpestare le crepe del marciapiede, guardò in su.
- Si–i?
- Se tu dovessi andare a dormire una volta da Tikal....Ti andrebbe?
- Siiiiiii! – Lo strillo eccitato fece ridere Silver,ma lo fece anche sentire più sollevato. Aveva sempre problemi a lasciare Dodgeball a qualcun altro, e l’idea di mollarlo in giro per andare a una festa lo aveva fatto sentire non poco in colpa.
In ogni caso, ora erano tutti felici all’idea: Tikal era felice, Dodge era felice, lui stesso era felice al pensiero che Blaze lo avesse invitato, che ci avesse anche solo pensato. Ma dovevano ancora parlarsi,e la prospettiva lo agitava abbastanza.
Per questo aspettò fino a quando non ebbe messo a letto suo fratello prima di prendere coraggio, ripescare il telefono e digitare il messaggio in fretta, prima di perdersi d’animo.
Sono Silver. Io riesco a venire, Tikal purtroppo no.Mi potresti dare qualche dettaglio in più? Grazie.
Conciso e compassato alla perfezione, Silver, bravo. Ora restava solo da aspettare. Probabilmente a lungo,di sicuro Blaze doveva essere con le sue amiche e non avrebbe dato la priorità a...
Lo squillo del cellulare lo colse talmente di sorpresa che per poco non se lo lasciò sfuggire di mano. Recupera- o il controllo, rispose senza nemmeno controllare il numero.
Pronto?
- Ehi? – La voce di Blaze suonò come musica alle sue orecchie. Quindi non solo gli rispondeva subito, ma lo chiamava anche? Un sogno. – Ciao, scusa se ti chiamo, disturbo?
- No....no, per niente.
- Meno male, perché qui ci sono certe persone..... – Rumori e risate in sottofondo – ...che non mi lasciano scrivere un messaggio in pace. Ascolta, hai detto che verrai sabato, giusto?
- Sì.
- Allora l’idea sarebbe di trovarsi intorno alle nove. Casa mia è un po’ fuori città, perciò stammi dietro, okay? Non vorrei doverti venire a cercare in qualche stradina sperduta.
Risero. Okay, quella era sicuramente la migliore conversazione che Silver avesse avuto nelle ultime settimane.
Blaze gli descrisse la strada per raggiungere casa sua a grandi linee, e lui non prese nemmeno appunti, sicuro che se la sarebbe stampata in mente, da tanto era importante. Quando ebbe finito, fece una pausa, poi aggiunse: - Devo andare adesso, le ragazze qui stanno diventando irrequiete.
- Certo, chiaro. Grazie delle indicazioni. Allora....ci vediamo sabato?
- Okay. – Un’altra pausa. – Senti....mi dispiace che Tikal non riesca a venire, ma sono contenta che tu ce la faccia.
Gli mancò un battito. -  Uh......bene, okay. – Dille qualcosa, no, idiota! – Buo....buonanotte, Blaze.
- Buonanotte, Silver.
Chiamata chiusa. Silver rimase a fissare il telefono per un secondo, poi affondò il viso nelle mani.
Ormai non aveva più solo le farfalle nello stomaco, ma anche quelle nel cervello.
 
Quel sabato,alla fine del turno,Silver prese il fratellino per mano e lo accompagnò da Tikal nel retrobottega. Dodgeball era eccitatissimo: per lui era una specie di vacanza, e anche solo il fatto di preparare lo zainetto con pigiama e spazzolino era stato molto divertente.
- Dodge, comportati bene, okay? Ci vediamo domattina. – Disse il ragazzo, poi si rivolse a Tikal. – Se ci sono problemi chiamami. Avrò il telefono sempre acceso.
- Non ci penso nemmeno. Levati dai piedi e vai a festeggiare. – La giovane lo fissò con un finto cipiglio che ricordava molto quello di Mercedes, poi sorrise e sussurrò: - Domani voglio sapere tutti i dettagli, rubacuori.
Silver le fece una smorfia, poi diede un bacio al fratello e uscì dal locale.
A casa, sotto la doccia, cercò di non agitarsi troppo. Doveva stare calmo. Si trattava di una semplice festa. Tanta gente, tanto rumore e probabilmente tanto alcol. Niente di intimo.
Sì,ma è a casa di BLAZE, bisbigliò il suo cervello mentre cercava di capire quali dei suoi vestiti fossero decenti abbastanza. E lei è venuta ad invitarti di persona, cosa ne dici di questo?
Il ragazzo mise faticosamente a tacere il proprio cervello e si rimise in macchina.
Ricordava bene le indicazioni stradali che Blaze gli aveva dato e guidò con sicurezza fino fuori città. Seguì una stradina tortuosa e, girata l’ultima curva, si ritrovò finalmente a destinazione.
Rimase senza fiato. La casa era una maledettissima villa. Si trovava dietro un cancello decorato, in mezzo a un enorme giardino, e da sola occupava probabilmente lo spazio di quattro appartamenti del suo palazzo in periferia. Forse anche cinque.
Silver si sentì seccare la gola. Non si era reso conto che lei potesse avere standard così alti.
Fuori dal cancello erano già parcheggiate diverse auto e lui vi affiancò la sua, poi si diresse verso la casa. Mentre passava in mezzo alle macchine, si rese conto che tutte erano di modelli ben più costosi della sua, e sicuramente molto più nuove. Un altro particolare poco simpatico.
Il cancello era aperto e lui entrò. La festa doveva avere il suo nucleo in giardino, perché quest’ultimo era pieno di ragazzi più o meno della sua età che si muovevano sotto lanterne appese in giro. No, di sicuro non sarebbe stata una serata intima.
Mescolandosi alla folla, Silver  vide alcuni tavoli pieni di cibo e bevande e vi si diresse subito. Non conosceva nessuno, a parte la padrona di casa e due sue amiche, che comunque non vedeva in giro: tutti gli altri erano ragazzi che aveva visto a scuola, ai tempi del liceo, ma nessuno di loro era stato suo amico, un po’ perché a causa della timidezza non aveva mai avuto molti amici e un po’ perché erano ben più in alto di lui sulla scala sociale. I ragazzi ricchi formavano gruppi a parte anche a scuola, e alcuni frequentavano il liceo privato della città vicina. Qualcuno di loro era più alla mano e parlava anche con i comuni mortali, ma non molti.
La maggior parte dei presenti era dunque più o meno suo coetanei, ma c’erano anche alcuni che sembravano poco più grandi e un paio di facce più giovani, probabilmente ragazzi dell’ultimo anno di liceo. Silver si appoggiò al tavolo bevendo la sua aranciata, cercando con gli occhi qualche volto familiare.
Poi vide Blaze.
Parlava con un ragazzo più grande di loro, così non si era accorta di lui, e fu una fortuna, perché rimase a guardarla a bocca aperta. Era uno schianto nel corto vestito bianco dai bordi lilla, con le lunghe gambe in vista. I suoi capelli viola, raccolti in cima alla testa così che le scendessero sulle spalle in onde morbide, si riempivano di riflessi sotto le lanterne. Sorrideva e a Silver quel sorriso entrò nella testa e si stampò a fuoco nel cervello.
In quel momento si rese conto di non aver mai visto una ragazza più bella, e di essersi ormai perso del tutto.
Quel momento magico durò una manciata di secondi, ma l’incantesimo si ruppe quando Blaze si voltò e lo vide. Il suo sorriso si allargò e lei gli si avvicinò. – Ciao, Silver – disse. – Ti stai divertendo?
- Sono appena arrivato, però sembra una bella festa.
- Grazie. Spero che continui così, c’è tanta gente che non vedevo da un po’. – Qualcuno la chiamò e lei si voltò. – Ascolta, devo andare, c’è gente che non sa cosa fare senza la padrona di casa. Fai attenzione al punch, credo che ci abbiano messo un po’ troppa vodka.
- ....okay?
Con un ultimo sorriso, la ragazza si allontanò e lui rimase a guardarla da dietro, imbambolato. Scosse la testa, cercando di tornare in sé, e decise di andare a fare un giro, nella speranza di distrarsi.
C’era un sacco di rumore. Gli invitati parlavano a gruppetti e ridevano, oppure ballavano seguendo la musica di un paio di casse. Come aveva sospettato, in mezzo alle bibite c’era più di una bevanda alcolica e molti ragazzi se ne servivano. Silver non era molto tentato dall’alcol, dopotutto avrebbe dovuto guidare, tuttavia si avvicinò alla ciotola di punch pensando che avrebbe potuto farlo entrare nello spirito della festa.
Mentre si serviva, sentì una voce pericolosamente vicina alla sua spalla. – Cosa fa un bel ragazzo qui tutto solo?
Lui si girò e si trovò davanti una ragazza forse poco più giovane di lui, con i lunghi capelli castani legati in due code e brillanti azzurri, anche carina, che lo fissava sorridendo. Impiegò un po’ a trovare una risposta a un tentativo di flirt così spinto. – Uh, io stavo...stavo prendendo da bere.
- Oh, vedo. Non ti dispiacerebbe versarne un po’ anche a una ragazza con la gola secca?
- ...certo. – Silver le versò un bicchiere di punch e lei lo prese, fissandolo intensamente da sopra l’orlo mentre beveva, per poi posarlo e appoggiarsi al tavolo.
- Allora...non hai una compagnia migliore dell’alcol questa sera?
- Veramente...
- Dai,sei a una festa. Non puoi stare da solo. – Il suo sorriso si allargò . – Sarebbe triste,no?
Silver esitò. Non voleva essere scortese, la ragazza non sembrava male, ma non aveva intenzione di avere avventure da una sera. Soprattutto dopo le forti sensazioni che la semplice vista di Blaze gli aveva procurato.
Stava annaspando alla ricerca delle parole giuste quando qualcuno intervenne in suo aiuto. – Lascia perdere, Marine, hai sbagliato pollo. – La ragazza reagì con una smorfia, tirò fuori la lingua in direzione del nuovo venuto e sparì. Silver si voltò e sorrise. Finalmente una faccia conosciuta.
La voce apparteneva a Sonic Powell, un ragazzo del suo liceo riconoscibilissimo per la sua chioma di capelli blu scuro. Nonostante appartenesse all’ “elite” e avesse un anno più di lui, avevano parlato spesso e si erano trovati molto d’accordo.
Non si erano visti per un pezzo, così si fermarono a parlare per raccontarsi le ultime novità.
- Mi è spiaciuto sapere dei tuoi genitori. Non sono riuscito a tornare qui per colpa di altri impegni, ma mi è arrivata la notizia.
- Grazie.
- Sei riuscito a continuare l’università, dopo?
Silver scosse la testa. – Adesso lavoro. Tu?
- Sono andato avanti, ma non è che mi interessi tanto. Lo faccio per la squadra dell’università. – Ai tempi del liceo, Sonic era stato uno dei migliori giocatori di football della scuola, e questo gli aveva sempre riservato un posto fra i più popolari, nonostante non avesse mai tenuto segreta la sua sessualità “deviata”.
- Un gran motivo.
Sonic ghignò. – Sentiamo, sputasentenze, cosa ci fai qui? L’ultima volta che ti ho visto, questo non era esattamente il tuo ambiente. Hai fatto un salto di qualità?
Dette da chiunque altro, quelle parole avrebbero urtato Silver,ma lui sapeva che Sonic non era tipo da tenere conto delle differenze di classe ed era sinceramente curioso di cosa lo portasse in un ambiente nuovo, così non se la prese. – Ho conosciuto la padrona di casa in giro.
- Blaze? Buon per te. Io l’ho incontrata spesso d’estate, sai, gli eventi finiscono per essere sempre gli stessi in una città così piccola, e non mi perderei mai una festa. – Scolò d’un fiato quello che restava del suo bicchiere. – Beh, perché non vai a dare un’altra occasione a Marine? Io ho un appuntamento col destino.
- Cos...Hai abbordato qualcuno?
- Vedi quel ragazzo lì di fronte?
- Quello col cappello?
- Proprio lui. Ha lanciato qualche segnale inequivocabile. Ci vediamo, Silver, è stato bello incontrarti di nuovo. – Concluse, prima di allontanarsi verso la sua nuova conquista.
Silver sorrise e scosse la testa. Certe cose non cambiavano mai. Finì anche lui la propria bevanda e si rimise a girare.
Quello che vide purtroppo non aiutò a tenere alto il suo umore. Se Sonic aveva scherzato sul suo essere un pesce fuor d’acqua in quell’ambiente, ciò che aveva intorno glielo ricordava in tono molto più violento. Infatti, oltre a non essere esattamente un tipo festaiolo (anche alle superiori non si era mai sentito a suo agio in quei party dove l’ideale era ubriacarsi e poi chiudersi in una camera da letto), si trovava del tutto fuori dai propri schemi. La ragazza per cui temeva di essersi preso una cotta infernale era più ricca di quanto lui avesse potuto immaginare prima, e la sua casa era enorme, con giardino e una piscina dove qualcuno degli invitati si stava già buttando (vestito). E a proposito degli invitati, oltre a includere molti di quelli che a scuola lo avevano guardato con la puzza sotto il naso, erano immersi in discorsi fuori dalla sua portata, con feste a cui lui non avrebbe partecipato e negozi in cui non poteva permettersi di comprare nulla. I loro vestiti erano alla moda e i loro cellulari di ultimo modello, e loro si divertivano senza pensieri tipo “almeno stasera ho risparmiato i soldi della cena”. Deprimente.
E non era ancora finita. Avrebbe dovuto ricordarsi che la sua sfortuna non aveva mai fine.
Il fatto era che, come a ogni festa che si rispetti, gli invitati avevano iniziato presto a sparire a coppie. Silver riusciva a vedere diversi movimenti sospetti negli angoli meno illuminati, e sperò per Blaze che non avessero deciso di infilarsi anche in casa; sarebbe potuta finire male. Gli parve di vedere persino una delle due amiche che lei stava ospitando a casa, Amy, avvinghiata a un tizio in qualcosa che sembrava un po’ più spinto di un bacio. Decise di non indagare e continuò a camminare.
Fu un errore. Se fosse rimasto dov’era non avrebbe visto Blaze.
All’inizio credette di essersi sbagliato. Quando scorse con la coda dell’occhio la scena in corso, si fermò sui due piedi e guardò meglio, sperando di avere preso un abbaglio. No, ovviamente. Non poteva essere così fortunato.
Blaze era poco lontana dal cancello d’ingresso, fuori dal cono di luce delle lanterne, ma anche nella penombra la sua sagoma era inconfondibile, per lui. Allacciata stretta a un ragazzo sconosciuto lo baciava con passione, ignorando ciò che la circondava.
Silver non riuscì a distogliere gli occhi per un pezzo. Sentì qualcosa annodarglisi stretto nello stomaco, ma percepì appena quella sensazione, come anche il pensiero improvviso che gli apparve nella mente: Cosa faccio ancora qui?
Qualcuno gli appoggiò una mano sulla spalla e lui non reagì subito, ma quando lo fece si trovò di fronte il volto sorridente di Marine. – Ancora in cerca di compagnia?
Il ragazzo la guardò per un secondo o due in silenzio. Si sentiva improvvisamente consapevole dell’assurdità della sua presenza lì. Perché era venuto? Era del tutto fuori posto.
- Oh, al diavolo – bisbigliò, per poi girare sui tacchi e andarsene. Sentì che Marine gli urlava qualcosa dietro e la ignorò.
Trovò la sua macchina, che sfigurava come un rottame in mezzo a quegli affari superlusso tirati a lucido, mise in moto con fatica e si allontanò alla massima velocità a cui riusciva ad andare. In testa gli turbinavano mille pensieri, ma per il bene della sua guida cercò di concentrarsi sulla strada, non riuscendoci del tutto.
In qualche modo riuscì a tornare nel suo quartiere, a parcheggiare e a salire nel suo appartamento, ma una volta buttatosi sul letto si rese conto che non sarebbe riuscito a chiudere occhio. Le immagini di quella serata gli martellavano il cervello, punteggiate da parole tutt’altro che incoraggianti che, purtroppo, sapeva essere sincere.
Stupido.
Cosa credevi di fare, andando a giocare in casa dei ricchi?
Stupido.
Stupido.
Stupido.
Fu una lunga, lunghissima nottata.
 
 
Macinando macinando riesco a finire anche io i capitoli. Lentissimamente. Sigh. Mi dispiace.
Poco da dire, spero che il capitolo vi piaccia e di riuscire a pubblicare il prossimo un po' più in fretta. A presto!
^Ro
 
  
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