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Autore: Nuel    06/07/2015    5 recensioni
Il 1981 è l'anno in cui Lord Voldemort, al culmine del proprio potere, cadde, sconfitto da un bambino di poco più di un anno di vita.
In quel momento, sulle ceneri di un regno basato sul terrore, nacque la leggenda di Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto.
Intorno a loro, una miriade di altri personaggi la cui vita è stata inesorabilmente segnata nell'arco di quei mesi.
Gli episodi della raccolta sono indipendenti l'uno dall'altro e non seguono un ordine cronologico.
♣ "Quanto dura la notte" si è classificata prima e si è aggiudicata il Premio Giuria al contest "I mille volti dell'insicurezza", indetto da RosmaryEFP sul forum di EFP
♣ "Un felicissimo giorno" si è classificata seconda e si è aggiudicata il Premio speciale "Pagine perdute" al contest "Pagine perdute", indetto da LadyRiddle sul forum di EFP
♣ "Sogni da trenta denari" si è classificata settima al contest "Come to the Dark Side... Second Edition!" indetto da Elisaherm sul forum di EFP.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte, Ordine della Fenice
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Titolo: Sogni da trenta denari
Personaggio scelto: Peter Minus
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Prompt: Potere
Introduzione: Peter Minus ha tradito i suoi migliori amici, vendendo i Potter a Lord Voldemort. La sua scelta, per certi versi incomprensibile, ha radici profonde, nasce da sentimenti corrosivi e da sogni che conducono, ineluttabili, al tradimento.

 
 
Sogni da trenta denari



1 Novembre



Il sole di mezzodì aveva ridotto le ombre sotto i loro piedi e l'unica rana dello stagno gracidava a più non posso le proprie argomentazioni. Nessun altro segno di vita turbava l'immobilità afosa di quel giorno.
    Settembre era appena iniziato, ma si trascinava dietro un Agosto che non voleva passare: un'ondata di caldo eccezionale stava regalando all'Inghilterra qualche giorno di sole extra ed era imbarazzante come le camicie si macchiassero ancora di sudore sotto le ascelle. A Peter Minus pareva di avere un grande riflettore puntato addosso, se ne restava seduto sulla panchina ad ascoltare la rana cercando di non pensare alle ascelle sudate ed ai palmi delle mani umidicci, di non fare nessun rumore, di non muovere nemmeno un muscolo, di diventare invisibile o, meglio ancora, di smettere di esistere.
    In fondo, non era mai esistito veramente, aveva sempre riflesso la luce altrui e, ora che gli era stata offerta un'occasione per diventare qualcuno, esitava. Bramava con tutto se stesso il ruolo del protagonista, si sarebbe accontentato di una piccola avventura, qualcosa di cui poter essere fiero, da raccontare alla sua famiglia e di cui vantarsi con gli amici. Almeno una volta, una soltanto, avrebbe voluto che James, Sirius e Remus lo guardassero con ammirazione, come lui era solito guardare loro.
    Per tutti gli anni di Hogwarts aveva sognato di trovarsi al posto loro, prendere il boccino durante la partita finale del campionato scolastico di Quidditch o vantare di discendere da una illustre e ricca famiglia o, persino, averli tutti attorno, preoccupati, perché era stato male. Ironia della sorte, però, l'unica cosa in cui eccelleva era la sua salute di ferro: non aveva mai preso nemmeno un raffreddore, nemmeno un mal di pancia dopo aver razziato le cucine del castello.
    Era sempre stato così anonimo e così banale, così privo di talento o di fascino che, da quando era finita la scuola, si era chiesto cosa ancora lo legasse ai suoi vecchi compagni.
    Odiava l'idea che loro lo cercassero per una sorta di compassione nei suoi confronti o di abitudine alla sua presenza, che pensassero che, da solo, non potesse fare nulla di buono.
    Odiava che James si fosse sposato con quella Evans e avesse avuto addirittura un figlio: non era più come prima da quando era arrivata lei.
    Odiava il sole che non gli dava una scusa per indossare un mantello pesante e nascondere la pelle bianchiccia delle proprie braccia. Non aveva importanza quanto sole prendesse: non si abbronzava mai, al massimo diventava di un ridicolo rosso aragosta, prima di spellarsi e di tornare a quell'incarnato, anonimo come ogni altro aspetto della sua esistenza.
    Odiava anche, anzi, specialmente, quell'uomo che se ne stava seduto accanto a lui, con gli occhi puntati verso lo stagno, oltre la sua superficie. Guardava lontano ed era perfettamente calmo, a proprio agio, il suo respiro era regolare, la sua veste perfettamente stirata non aveva una macchia di sudore e Peter lo invidiava. Invidiava la sua sicurezza e la sua pazienza, l'eleganza che la sua figura ostentava con naturalezza nonostante vi fosse, in lui, qualcosa di inquietante.
    Peter odiava persino il potere che emanava, con la stessa forza con cui lo desiderava: il potere solitamente attrae chi non ne ha e, così, lo aveva seguito contro ogni logica, come i topi avevano seguito il Pifferaio Magico. Sentiva che, standogli accanto, avrebbe potuto brillare di luce riflessa.
    Rimasero seduti lì, in silenzio, per almeno un'ora, forse anche di più e Peter aveva bisogno di muoversi. Dentro le scarpe, arricciava nervosamente le dita, ma non osava fare altro, sperando che l'uomo, si alzasse e lo lasciasse solo, anziché attendere la sua risposta.
    Sapeva chi era, non glielo aveva nascosto; quando gli aveva chiesto dove fossero i Potter si era presentato come Lord Voldemort e Peter aveva squittito di paura, cadendo all'indietro, il grosso sedere che picchiava a terra e le mani che sprofondavano nel muschio morbido dietro la schiena. L'ammirazione si era trasformata in paura, tanta paura che la bacchetta gli era scivolata tra le dita tozze fino a cadere, che non era riuscito ad alzarsi da terra, che aveva rimpianto la vita che non avrebbe vissuto.
    La morte, tuttavia, non era arrivata quel giorno.
    Quel giorno era arrivata una comprensione nuova, simile ad un paio di occhiali che rende tutto più nitido: Lord Voldemort aveva avuto fiducia in lui parlandogli del suo disegno. Silente, invece, affidava incarichi ad altri e a lui raccomandava di restare accanto alla madre malata; mandava Sirius in missione, e inviava Remus a parlare coi licantropi e, di Remus, avrebbe anche potuto capirlo, ma non capiva perché nascondere James e Lily.
    Ogni giorno si sentiva di qualcuno che era sparito, un cadavere non trovato non era una consolazione: c'era di peggio della morte. A volte, la vita era peggio della morte...
    Sembrava che tutti fossero sacrificabili, tranne i suoi pupilli e quel loro bambino.
    Lui di certo lo era, ma, peggio ancora, era così insignificante che nemmeno la sua morte avrebbe avuto senso. Per questo Silente non gli affidava alcun incarico: non gli serviva la sua vita; non gli serviva la sua morte.
    La misura della delusione di Peter era colma.
    Il desiderio di rivalsa si era accumulato fino a diventare quella montagna che, proverbialmente, partorisce un topolino.    
    Lui era un topo, aveva desideri da topo e paure da topo.
    «Si nascondono a Godric's Hollow» aveva detto allora, raccogliendo quel po' di coraggio che aveva fatto di lui un Grifondoro, tutta la dignità che poteva tirare fuori al cospetto del nemico a cui si era venduto e sfruttò quel piccolo potere che era solo suo, la sola conoscenza che all'altro servisse.
    Lord Voldemort aveva annuito e l'aveva guardato. «Sapevo di potermi fidare di te» gli aveva detto, riempiendo il suo cuore d'orgoglio.
    Ogni elemento della sua vita era andato in quel momento al posto giusto, aveva visto le cose in una prospettiva diversa: Silente era un intrigante, mentre la visione del mondo del Signore Oscuro era ordinata secondo rigidi e chiari schemi. Il suo padrone aveva il potere per compiere quella visione, per renderla reale, e, attraverso le sue parole ispirate, Peter sentiva che quel mondo stava già nascendo, anche grazie a lui.
    Quando il nuovo mondo fosse sorto sulle ceneri di quello vecchio e caotico, anche gli altri avrebbero capito, persino Silente avrebbe lodato la sua lungimiranza.
    Aveva atteso pazientemente, Settembre, Ottobre… fino a quella notte di esplosioni e pianti, case sventrate e Babbani caduti, fino a quando Sirius l'aveva scovato e inseguito e aveva duellato con lui.


 
Boom!
 

Finiva così, con uno scoppio, un piccolo sacrificio e una corsa a rompicollo dentro uno scarico a bordo strada, prima che arrivassero gli Auror, prima che Sirius potesse inseguirlo ancora. S'era fatta notte mentre scappava, una brezza leggera spostava le nuvole in cielo, oscurando a tratti la luna, ma nelle fogne non aveva importanza che fosse notte oppure giorno. Nelle fogne tutto è buio, silenzio e tanfo, fino a quando non ti abitui: allora puoi scorgere l'ombra delle tue paure contro la parete delle tenebre e puoi sentire il bisbiglio di chi parla alle tue spalle. Puoi sentire la puzza del tradimento.
    Nelle tenebre, i mostri non portano maschere. Finalmente era tutto chiaro.
    Era caduto nel momento in cui avrebbe dovuto sorgere, nel momento del trionfo aveva trovato la sconfitta e Peter, che delle sue parole si era abbeverato, che nel suo disegno aveva creduto, scappava braccato. L'orgoglio bruciava più ancora della ferita alla mano: un dito era ben poca cosa, un sacrificio accettabile, un'unghia mangiucchiata e tre falangi di cui avrebbe potuto fare a meno.
    Del potere che aveva accarezzato, invece, era più difficile fare a meno.
    I desideri hanno il brutto vizio di accumularsi.
    Le delusioni pure.
    Peter era stato pieno di sogni, allora, sotto il sole di un Settembre che si fingeva Agosto, sogni che adesso avevano la consistenza del fango tra cui si muoveva rapido e che spazzava con la coda spessa e liscia.
    La vita è questo, in fondo: una scheggia di luce che finisce nella notte, e nella notte non servono maschere perché il buio nasconde i volti.
    Peter tendette le orecchie vibranti a captare ogni suono, ogni mormorio di topo per inseguire i suoi sogni, perché nel buio vedeva bene, meglio che alla luce, e sapeva che, prima o poi, lui sarebbe tornato.


 
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Note:
- "La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte." - Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte, 1932
- Questa ff si è classificata settima al contest "Come to the Dark Side... Second Edition!" indetto da Elisaherm sul forum di EFP.

Spero che la storia vi sia piaciuta: è la prima volta che uso Codaliscia e il caldo non è stato d'aiuto per scrivere questo missing momenti. In più Lord Voldemort non ha voluto collaborare, offeso, probabilmente, dal ruolo di semplice comparsa.
In questo periodo non sono per nulla soddisfatta di quello che sto scrivendo, quindi, fatemi sapere se farei meglio a prendermi una vacanza! >.<
Potete farlo qui, tramite i commenti, oppure sulla mia pagina FB!
A presto! ^^
   
 
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