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Autore: Role    06/07/2015    4 recensioni
John diede una rapida scorsa al paragrafo, per un breve ripasso.
"L’osmosi indica la diffusione di un solvente attraverso la membrana semipermeabile dal compartimento a concentrazione minore di soluto a quello a concentrazione maggiore. Sebbene gli altri tipi di diffusione operi- "
Il biondo interruppe la lettura, distratto da qualcosa di ben più interessante.
Una nota, scritta in una calligrafia elegante e flessuosa, accompagnava la definizione.
Errato. Sono compartimenti a minore o maggiore potenziale chimico idrico, è improprio definirli in base alla concentrazione. Idiota.
[Raccolta di Flashfic] [AU]
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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10.

Il tempo scorreva senza che John se ne rendesse conto.

Il ragazzo correva, senza una ragione.

Sperava che l’adrenalina, ormai entrata in circolo, gli annebbiasse la mente.

Quelle cose non avrebbero salvato Sherlock, ne era consapevole, ma non sapeva cos’altro fare.

Era un ragazzino.

Un semplice umano, messo davanti alla sua impotenza.

Era così che un giorno si sarebbe sentito, diventando medico?

Era così grande la responsabilità che si sarebbe trovato a fronteggiare?

Eppure, non era un pensiero primario.

La domanda che, nitidamente, aveva preso forma nella sua mente sembrava pronta a distruggerlo.

Perché Sherlock?

Ad ogni respiro affannoso sembrava intensificarsi.

Perché non qualcun altro?

Era una riflessione disgustosamente egoista, lo sapeva, ma infondo non gli importava.

C’erano tante persone banali nel mondo, infinite, messe al confronto di Sherlock.

Individui, senza i quali, l’ordine delle cose sarebbe rimasto invariato.

Non riusciva a pensare ad altro mentre l’infermiera della scuola lo visitava, rilasciandogli poi il certificato che gli avrebbe permesso di abbandonare l’edificio.

-E’ al St. Mary. –

Il biondo osservò sorpreso gli occhi gentili dell’anziana donna.

Se, una parte di se, era seccata dalla diffusione del pettegolezzo, l’altra si ripromise di ringraziare l’infermiera.

Sul permesso c’era scritto che aveva un’emicrania e, forse, non era del tutto errato.

Come un emicrania batteva continuamente nella sua testa, peggiorando di minuto in minuto.

Il quesito insisteva, mutando e nutrendosi delle sue debolezze.

Perché non me? Perché lui?

Sentiva le lacrime bagnargli il volto.

Dio solo sapeva quanto Sherlock avrebbe avuto da ridire su quella cosa.

 John pregava con tutto se stesso di poter sentire, ancora una volta, una di quelle critiche.

Quando finalmente giunse nella hall dell’ospedale del quartiere, si costrinse ad alzare la testa e respirò profondamente.

Si diresse verso la reception e pose la fatidica domanda.

-Mi scusi…sa qualcosa di ecco…Sherlock Holmes? –

Al bancone c’era una donna di mezza età.

Masticava rumorosamente un chewin gum dall’odore a dir poco nauseabondo, mentre compilava dei moduli con aria seccata.

-Sei un parente? – Chiese secca.

- No, signora. Sono un amico…il migliore…se almeno potesse…dirmi se è…-

John non aveva mai supplicato nessuno in vita sua, ma, infondo, c’è sempre una prima volta.

-Scusa ragazzo, Regole. – Disse continuando il suo lavoro.

Regole.

La vita di Sherlock Holmes, la persona migliore che avesse mai conosciuto, valeva così poco?

-Scusa, sei John…giusto? –

Sentì una mano sulla spalla e si voltò di scatto.

Un ragazzo sulla ventina, con i capelli castano rossicci, lo osservava attentamente dall’alto.

Il biondo si costrinse ad annuire.

-Sono Mycroft Holmes, il fratello di Sherlock. –

John non era un grande esperto in deduzione, ma riusciva a capire le persone.

Nel pronunciare il nome dell’amico, aveva intravisto un barlume di sofferenza, ben celato, nel suo sguardo.

Così dannatamente simile a lui.

Quel pensiero gli provocò un dolore indescrivibile.

Doveva vederlo, né aveva il diritto.

Lo vide indicare alcuni dei sedili della sala d’attesa con l’ombrello che stringeva nell’altra mano.

-John, dobbiamo parlare della condizione di salute di mio fratello. –

Il biondo era sul punto di esplodere.

Non voleva essere trattato come un ragazzino, non doveva essere preso con le pinze.

-Mi dica come sta. Ora. – La sua voce vibrava di rabbia.

Si rendeva conto di non essere l’unico a soffrire in quel momento, ma ormai aveva perso il controllo.

Mycroft decise che era inutile indorare la pillola, il ragazzo avrebbe sofferto comunque.

-E’ stato operato d’urgenza e, al momento, è in coma. Potrebbe non superare la notte. –

Fu secco, come un colpo di pistola inferto in guerra.

John boccheggiava, chiedendosi se sarebbe mai più riuscito a respirare di nuovo.

 

 

Angolo autrice.

Eccoci qui u.u capitolo dieci, stranamente puntuale. Come al solito, ci tengo a ringraziare coloro che leggono, recensiscono e seguono u.u

Non me la sento di lasciarvi così, quindi vi dico da subito che, il prossimo capitolo, sarà dal punto di vista di Sherlock u.u di più non posso dire…chi vivrà vedrà u.u

 

                                                                                                        Alla prossima, Role.

  
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