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Autore: giu_ggiola    09/07/2015    4 recensioni
Mentre sospirava all’idea di tutto questo, si riaffacciò sulla sua mente una discussione vecchia avuta con il fratello maggiore.
“Albus, sei talmente sciocco che potresti finire in Tassorosso!” ridacchiò James, mentre gli tirava una pappa gialla addosso, che secondo la madre, sarebbe dovuta essere purea.
“Finiscila James!” disse esasperata la madre, e con un colpo di bacchetta fece tornare la pappetta, che in quel momento era a mezz’aria, direttamente nella bocca di James.
Dopo essersi ripreso dal gusto orribile, il fratello tornò alla carica “Avanti mamma! Guardalo ha proprio la faccia da Tassorosso…oppure” e gli occhi di James si illuminarono di un malsano divertimento “Perché no? Potrebbe diventare un Serpeverde!” Ginny quasi si strozzò, forse per la rivelazione a cui non aveva mai pensato oppure perché aveva trovato un rimasuglio strano dentro il suo cucchiaio di purea.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lorcan Scamandro, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Il lago si stendeva ai suoi piedi, era un enorme specchio di acqua grigia. Quando ci guardava dentro, gli scendevano brividi freddi lungo la schiena. Non era il freddo, e nemmeno la paura. Lo capì dopo quelli che furono venti minuti. No, era qualcosa di misterioso e antico, come il desiderio di scoprire gli insondabili scenari di quel mondo al contrario, dove gli abitanti non avevano gambe per camminare, dove gli alberi erano lunghi filamenti, non scossi dal vento, ma dalle correnti fredde. Le foreste erano di alghe e le case probabilmente, scuri affranti nella roccia. Non sapeva il perché, ma l’immaginarsi di quel luogo gli faceva venire la voglia di scoprirlo, e allo stesso tempo sperava di non doverci mai mettere piede.

“Benissimo, ora vediamo come ve la cavate con la pratica.” La professoressa McGranitt era davvero anziana ma ancora stupiva i suoi studenti. All’inizio della lezione si era trasformata in un gatto, così somigliante all’umana McGranitt, che non si poteva confondere con nessun altro felino. “ora pensate che sia facile. Se alla fine di questi lunghi anni avrete dato ogni goccia del vostro sudore, anche voi potreste fare qualcosa di molto simile.” Aveva detto, ribandendo due o tre volte, che se non avessimo studiato, avremmo solo perso tempo nel fingere di seguire le sue lezioni. Trasfigurazione era una materia tostissima, oltre alla teoria, che sembrava una serie infinita di nozioni incomprensibili, c’era la pratica. Dovevi concentrarti, avere l’idea di trasformare ogni parte di un oggetto in un altro. “Trasformare le molecole di un fiammifero, ossia particelle di legno, in molecole di un ago, ossia molecole di ferro” questa era la risposta più che esaustiva di Rose. Per tutta la lezione, lei, Louis e Lola si erano esibiti in quello che Albus decise di chiamare “Il balletto dei chiodi”. Infatti, i tre ragazzi, parevano avere dei chiodi appuntiti sullo sgabello, che li costringeva ad alzarsi freneticamente, ogni volta che la professoressa poneva una domanda.

Albus nonostante le spiegazioni, non aveva capito molto, il suo fiammifero non aveva assunto alcun cambiamento, era rimasto un semplice pezzetto di legno. Rose, con lo stupore della classe e della McGranitt stessa, era riuscita a farlo diventare “quasi” uno spillo, ancora qualcosa nella forma ricordava un fiammifero “Forse anche meglio di sua madre..” aveva detto la McGranitt, rivolgendole un caloroso sorriso e assegnando venti punti a Grifondoro. Rose, a quelle parole, era sul punto di piangere, ma Louis le tirò una sonora gomitata. Lui e Lola, che sembravano le due metà dell’essere più intelligente al mondo, avevano trasformato i loro fiammiferi di legno, in fiammiferi di ferro. Anche Scorpius non era stato male.

Più Albus ci pensava, più si sentiva triste, non era all’altezza dei suoi compagni, anche Jee, con sua enorme sorpresa era riuscito a far diventare il suo piccolo fiammifero da rotondo ad acuminato. Che terribile sensazione, il più stupido della famiglia, aveva pensato di se. James non era una peste, ma almeno era un asso in trasfigurazione e in incantesimi, il migliore della classe. Tutti i suoi cugini eccellevano, mentre lui, aveva dimostrato di avere solo fortuna. Scorpius aveva notato la sua faccia sconsolata, mentre recitava con poca convinzione “Acutus” puntando la bacchetta. “Sai, devi sentirti dentro il desiderio di cambiare quest’oggetto!” aveva spiegato il biondino, era stato gentile, per la prima volta aveva abbandonato il suo tono altero e lo aveva guardato con…pena? Albus si sentì ancora peggio, non voleva la carità degli altri, desiderava essere più bravo. Finita quella drammatica lezione, Jee si profuse in lunghe esaltazioni su quanto fosse brava la McGranitt, e su quanto il suo fiammifero fosse a punta. Così, nella mezz’ora che mancava al pranzo, tutti si erano divertiti a discutere a proposito del fascino di quella materia, e Albus, sconfortato, aveva detto che andava a prendere un po’ d’aria.
Ecco il motivo per cui si trovava ora sulle sponde del lago. Respirava l’aria fresca di settembre e pensava. Era passato solo un giorno e già pensava a cosa tormentasse Scorpius, al perché Lola si comportava in maniera losca, al come mai Louis e Rose sembrassero dei totali idioti. Sospirò, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato tutto così misterioso e difficile. Certo, non si aspettava di veder spuntare Tom Riddle dietro quel pino, eppure qualcosa lo tormentava. Chissà come si sentiva suo padre, sapendo di dover affrontare la minaccia incombente di un potente Mago Oscuro, che cercava di ucciderlo. Invece lui era lì, a lamentarsi perché i suoi coetanei si comportavano in modo strano, e perché non era riuscito a trasformare uno stupido fiammifero in uno stupido spillo! Insomma, perché pretendeva tanto da se stesso?

Ti prego aspettami…” supplicò una voce, abbastanza vicina ad Albus “Non possiamo parlarci, lo capisci?” era una voce femminile. “Lo so, ma non capisco perché m’ignori in questo modo, non vuoi neanche guardarmi in faccia?” Albus non sapeva se palesarsi agli interlocutori, oppure fingere di non sentire, solo che era impossibile non farlo. “Ti chiedi anche il perché…professore?” Professore? Quali dei professori di Hogwarts poteva mai essere? “Si, me lo chiedo, perché non riesco a trovare risposta, lo sai, io non farei mai nulla per ferirti…io ti…” lo zittì la voce femminile “Non osare dirlo! Non ne hai il diritto… Tu, in questi ultimi anni non hai fatto altro che prendermi in giro, sei sparito, a cercare chissà chi, e ora questo!” disse con voce spezzata. “No ti prego…” “Non toccarmi, non puoi!” scattò la donna. “Nessuno ci può sentire, ti supplico…” ora anche la voce maschile sembrava rotta, come se stesse per mettersi a piangere. “Non credere di farmi pensa sai? L’unica che avrebbe davvero il diritto di lamentarsi sono io, dopo tutto questo tempo…” “Hai ragione” ammise affranto lui. Albus cercò di capire a chi appartenessero le voci, sembravano familiari, ma ora si erano allontanate rispetto a prima, rendendo impossibile distinguerle. “Certo che ho ragione professore” rimarcò la voce femminile. “Mi hai fatto credere di tenere a me, ma quando è stato il momento di prendere una vera decisione, tu…” e si fermò “Ti sei inventato questo!”. Ora parlavano sottovoce, e Albus perse alcune battute, le persone che stavano litigando, palesemente una studentessa e un professore, erano nascosti dai fitti cespugli al limitare della strada che conduceva al castello. “Perché tu mi vorresti diverso da come sono! Ecco perché” ora il professore sembrava arrabbiato “Questo sono io, io sono un professore, questo è il mio sogno, se vuoi portarmelo via per i tuoi capricci, forse è meglio se non ci vediamo mai più”. Ora lei piangeva, i singhiozzi arrivarono alle orecchie di Albus indistintamente “Non è un capriccio…” diceva lei “Tu non mi hai tenuto informata di nulla, perché nonostante tutto, hai sempre preferito mettere te stesso davanti a ogni cosa…mentre io…” e il suo pianto si fermò “Non farlo!” urlò di nuovo lei. “Ti ho sempre supportato, sempre… in cambio non ti ho mai chiesto nulla, solo franchezza!”. Albus era preoccupato, la ragazza stava urlando sempre di più, s’immaginava la faccia paonazza, un viso solcato dalle lacrime e gli occhi gonfi, pieni di risentimento, proprio come la sua voce. Come conferma del suo pensiero il professore disse “Non guardarmi così…” “Tu non devi più toccarmi, o abbracciarmi, o baciarmi, mai, mai più!” Un professore che bacia un'alluna? Questa era una cosa davvero grossa pensò Albus, e s’immagino il professor Lumacorno baciare una piccola Rose. Non avrebbe mai voluto ascoltare questa conversazione.
Ma io ti amo…” disse lui. Albus si sentiva in preda ad un imbarazzo e a un disgusto di pari proporzioni, indeciso se fuggire, rivelando ai due la sua identità, oppure se tapparsi le orecchie. Non fece in tempo a decidere che lei confessò “Peccato che tu non me l’abbia mai dimostrato, a parole sono bravi tutti…”. L’uomo non disse nulla e lei proseguì “Ora se non le dispiace Professore” e rimarcò l’ultima parola “Arrivano degli studenti…” Lui fece solo in tempo a dire “Come vuoi” con una voce spettrale. Poi fu totale silenzio. Come aveva predetto la voce della studentessa, si sentiva il vociare di alcuni ragazzini che passavano per il sentiero. Albus si alzò in piedi per vedere a chi appartenesse la voce maschile, ma non vide altro che alcune teste di alunni di svariate età, tra quelle, come poté spiacevolmente notare, c’era quella di Lorcan. Il ragazzo biondo si diresse nella sua direzione, guardandolo come si osserva un oggetto curioso e interessante.
“Ciao!” disse ad Albus “Sei venuto a nasconderti?” chiese con tranquillità. Albus, si era rassegnato a rispondergli, anche se non era sicuro che fosse un bene “In un certo senso…” ammise.
“Ti capisco sai? Anche io e Lys ci nascondiamo spesso…” disse abbreviando il nome del fratello, e allo stesso tempo pronunciandolo con sincero affetto, per quanto la sua voce trasognata glielo permettesse. “Sai, noi non abbiamo amici, e spesso le persone ci considerano pazzi.” Non c’era risentimento in quelle parole, solo una strabiliante sincerità. “Sei sempre così…diretto?” chiese Albus. Lorcan gli sorrise, cosa che illuminò il suo volto pallido, e i suoi occhietti neri “Il cappello mi ha rivelato che, a differenza di Lys, il mio essere diretto e schietto, mi avrebbe portato a Grifondoro.” Si mise a guardare il lago e disse “Molto bello, ma allo stesso tempo inquietante, non trovi?” chiese, dando voce ai pensieri di Albus ancora una volta. Il ragazzo annuì “Ti spinge a entrarci, ma allo stesso tempo, ti ammonisce, come se entrandoci, non ne potessi più uscire”. Lorcan tornò a sorridere all’erba. “Cosa ti turba Albus?” chiese dopo pochi secondi.
Albus, che ogni volta si sorprendeva della capacità deduttiva del biondo, lo osservò, senza sapere cosa rispondere. Erano troppe le cose che lo turbavano. Quella domanda riportò a galla ogni pensiero che aveva avuto dall’inizio dell’estate fino ad ora. “Non saprei…” rispose, affermando effettivamente la verità. Gli venne in mente il discorso tra suo padre e suo zio, sui presunti uomini che seminavano terrore, ma non avrebbe voluto parlarne con Lorcan, anche della discussione tra alunna e professore del comportamento sospetto di Lola o delle preoccupazioni a riguardo di Scorpius. Erano tutte cose cui, pensò, Lorcan non avrebbe saputo dargli la risposta che voleva.
In lontananza, al castello, alcuni comignoli sputavano, pigramente, del fumo grigio contro il cielo. Si ricordò del sogno avuto la notte precedente, e gli parve una di quelle cose abbastanza strane da raccontare a una persona altrettanto strana. “Ho fatto un sogno ieri notte…” disse Albus, catturando l’attenzione di Lorcan, che in quel momento sta intrecciando alcuni rametti presi da terra, con strabiliante manualità. “C’era del fumo, tantissimo fumo, una casa che andava a fuoco e delle persone che cercavano di fuggire, Erano…” ci pensò su, cercando di ricordare le figure del suo sogno “Una donna anziana, e un’altra giovane con dei figli. Sembravano disperate. La donna anziana parlava…credo fosse di vendetta, e teneva in mano qualcosa di lucente.” Non era tutto il contenuto del sogno, non si ricordava i discorsi fatti dai partecipanti, ma non era sicuro che ci fossero stati. “Ti turba questo sogno...” sentenziò Lorcan. “Abbastanza, insomma, sentivo la sofferenza e…la vendetta. Non ho mai incontrato quelle donne, non ho mai visto un incendio in vita mia.” Lorcan annuì, e per la prima volta Albus riconobbe un velo di serietà nella faccia del compagno, lo faceva apparire stranamente più anziano. “Credo che tu debba tenerlo da conto, i sogni sono importanti… a volte sono solo la riflessione di qualche nostro pensiero, o preoccupazione, a volte invece possono essere premonitori o altro…” disse a voce piatta “Altro?” chiese Albus.
“Ad esempio, ci sono sogni rivelatori di azioni future, sono come delle previsioni, come quelle dei veggenti, altre volte ci mostrano eventi presenti, concedendoci la possibilità di salvare qualcosa o qualcuno, altre volte sono rivelatori del passato, servono a farci capire eventi futuri, o a farci scoprire qualcosa di particolare. In ogni caso sono un grande dono”. Albus dovette ammettere che era una spiegazione affascinate, un po’ stramba, ma comunque misteriosa. La faccia di Lorcan, che aveva assunto toni mistici, sembrava ancora più pazza del solito ma Albus, felice di aver rivelato una delle sue preoccupazioni a qualcuno, non si spaventò, cosa che avrebbe fatto, solo poche ore prima.

“Grazie…” disse Albus. “Sei gentile, ma io non ho fatto nulla”. “Mi hai risposto, e mi hai ascoltato, questa è una cosa…bella” ammise il moro, Lorcan tornò alla sua espressione sorridente e riprese a intrecciare i rametti “è bello avere qualcuno da ascoltare che non sia mio fratello…” Albus si sentì arrossire, ascoltare le rivelazioni di solitudine di Lorcan non era così piacevole, cercò di cambiare discorso. “Credi che sia un bel posto Grifondoro? Come casa intendo…” chiese e Lorcan annuì, senza dare risposta. “ehm… te lo aspettavi?” Lorcan annuì di nuovo, questa volta rispondendo, mentre le mani affusolate si muovevano lungo quella che doveva essere una coroncina “Io e Lys sapevamo mesi prima, dove saremmo finiti, questo non ha reso più facile la separazione, ma sappiamo che è il nostro posto”. Albus dissentì “Non avresti preferito rimanere con tuo fratello?” “Molto, però ci hanno detto, che il nostro destino sarebbe stato compiuto in maniera efficace, in due case diverse.” Albus alzò un sopracciglio, mentre Lorcan chiudeva la coroncina “Vi hanno detto…chi?” pentendosi immediatamente della sua domanda “Le voci” rispose con naturalezza il biondo. “Certo, le voci…” era la risposta meccanica di Albus, che si ricordò della folle storia delle voci nella testa.
“Ti piace?” chiese Lorcan ad Albus. Nonostante l’imbarazzo che gli metteva il giovane, si sentiva a suo agiò nel parco in compagnia, e non da solo. “è carina…” azzardò Albus, che non se ne intendeva molto di coroncine di rametti. “Mi faresti un favore?” chiese Lorcan ad Albus, il quale annuì prontamente. “La invieresti a tua sorella Lily?” Albus rimase spiazzato dalla richiesta, ma Lorcan spiegò “Al compleanno di tuo padre, le raccontai di come le creature della foresta indossano corone di fiori, che creano con la loro magia. Sono piccole fate che volano e che catturano gli incauti forestieri che varcano le loro dimore. Lei sembrava davvero incuriosita, mi disse che le sarebbe piaciuta una corona di fiori. Ecco” disse porgendogliela “Non strapperei mai dei poveri fiori dal terreno, ma i rametti secchi sono una bella alternativa…” e si mise a fissare il cielo, con una faccia spensierata “Tu me la ricordi molto… tua sorella. Avete un animo gentile” finì.
Albus osservò la coroncina, era molto bella, e se sua sorella apprezzava lo strano Lorcan, perché non avrebbe dovuto farlo anche lui? “Credo che sia ora di pranzo, Lysander si sta dirigendo in Sala Grande” non chiese come faceva a saperlo, ma sentì un certo languorino, così si alzò e insieme al ragazzo biondo si diresse sulla strada, solo che quest’ultimo prese un’altra direzione, senza dirgli nulla. “Dove vai?” urlò Albus “Da Hagrid naturalmente…” rispose Lorcan, e senza aggiungere altro sparì, scendendo dei gradini.

Albus scosse la testa, guardò l’orologio e vide che mancavano ancora cinque minuti. Ripose la coroncina nella sua borsa, non voleva che la gente facesse domande strane, e con rinnovata allegria ritornò al castello. Non aveva avuto rassicurazioni a proposito delle sue paure, ma almeno aveva avuto qualcuno con cui parlare. Si chiese se la sua civetta fosse già giunta a destinazione, e che cosa avrebbero pensato i suoi genitori di lui. Voleva migliorare, dimostrare di meritarsi il suo posto a Hogwarts. Forse era un suo diritto andarci, ma era anche un onere che doveva portare a termine, e se doveva stare lì, l’avrebbe fatto mettendoci tutto l’impegno possibile, anche in una materia difficile come trasfigurazione.
Lorcan con la sua stramberia gli aveva messo il buon umore, e gli aveva anche ricordato di quanto fossero importanti gli amici, così, con meno frustrazione, si preparò alle litigate tra Louis e Rose, ai silenzi enigmatici di Scorpius, alla faccia impassibile di Lola e alle ciarle infinite di Jee.
L’ultima cosa che si aspettava, però, era imbattersi in suo fratello James, che arrivava da un’altra stradina in solitaria, con la sua scopa vintage sulla spalla. Una scritta dorata recitava Firebolt. Quasi andarono a scontrarsi, perché James, stava guardando in basso, come se fosse pensieroso. “Guarda dove metti i piedi razza di…oh! Testa di Rapa sei tu…” disse, guardandolo solo ora in faccia. “Beh? Sei già andato a piangere nel tuo angolino pappamolla?” chiese sorridendo James. Albus non si arrabbiò, era abituato alle rispostacce del fratello, sembrava non avere un minimo di sensibilità. “è stata dura oggi…” ammise Albus. James non parve particolarmente colpito, anzi, fece una faccia come dire “Che ti aspettavi?”.
“Cos’hai avuto?” chiese al fratellino. “Pozioni, sono stata fortunato, ho guadagnato un po’ di punti, e poi ho finito la pozione Erbicida, è diventata verde…” James lo guardò accigliato “Che cosa vuol dire sei stato fortunato?”. Gli spiegò della casualità per cui, avendo mescolato una volta in più e una in meno, non aveva ridotto la sua pozione in brodaglia, gli disse anche di come a Rose e Louis, il professor Lumacorno aveva fatto notare alcuni errori di come Rose si fosse scandalizzata per la sua fortuna, e di come fossero entrambi, insieme con gli altri, stati eccezionali a trasfigurazione, mentre lui era stato davvero pessimo. James lo osservò e scoppiò a ridere, ma non come si aspettava Albus, ossia per ridicolizzarlo, ma perché come disse “Hai detto un sacco di scemenze”.
Si tolse la scopa dalla spalla “Ascoltami Albus, non è fortuna avere un'intuizione, forse non eri certo di quella, magari in modo del tutto casuale, ma comunque corretta. Per essere un bravo pozionista ci va arguzia.”. Disse picchiettandosi la testa “Evidentemente tu ne hai, quindi perché sminuirti?” “Poi, per passare a quei due pappagallini saltellanti di Louis e Rose, lasciali stare, Rose è matta per lo studio e Louis deve sempre dimostrare di essere il migliore in tutto, lo sai, quei due litigano da quando avevano un anno. Mamma mi ha raccontato che Rose fece la sua prima magia ad un anno e mezzo, io ne avevo quasi tre e non avevo ancora fatto nulla, se non darti qualche legnata ogni tanto…” e ridacchiò “Comunque, era con Louis, quello appena la vide, si sforzò talmente tanto che ne fece una pure lui, questo per farti capire che la loro competizione va avanti da quando non avevano neanche imparato a non sbavarsi addosso…” e sorrise al pensiero “Tu non centri niente con loro, non ti devi lasciare influenzare” disse risoluto. “Per quanto riguarda trasfigurazione, non ti preoccupare, è la materia più complicata di tutte, uno zuccone come te non può essere capace così, di punto in bianco” e gli scompigliò i capelli. “A meno che tu non sia me, cioè bellissimo, intelligente, splendido e magnifico, arrenditi, sei un comune studente di Hogwarts, che deve ancora imparare tutto” ammiccò.
Albus sorrise, non si ricordava quando fosse l’ultima volta che il fratello aveva cercato di rincuorarlo, anche se lo faceva sempre a modo suo… “Come mai così gentile?” chiese a James. Per risposta, questo alzò le spalle “Sai, sei un novellino, bisogna darti le giuste dritte per sopravvivere, non c’è Lily che ci fa fare pace, e poi non vorrei che la gente pensasse che sono un cattivo fratello… uno di quegli egoisti che si prendono gioco di tutti…sai…” disse noncurante “E chi potrebbe mai pensarlo J?” Lo apostrofò sarcastico Albus. “Non fare lo spiritoso sai? Magari sono diventato più bravo, ma non tirerei la corda fossi in te, fratellino, altrimenti iniziò a raccontare a tutti di quando ti mangiavi le caccole…” gli cacciò un’occhiata di minaccia. “Non ci provare!” disse Albus, e James rise “Non mi prendere in giro ed io non lo farò…”.

Si affrettarono a raggiungere il castello, rendendosi conto dell’ora tarda. Il pranzo era già cominciato, e James, ritornando lo sbruffone di sempre, ammiccò a due ragazze più grandi, che in compenso lo guardarono con aria schifata. Non degnò Albus della benché minima attenzione, dirigendosi verso i suoi amici. Albus, scuotendo la testa con un sorriso cercò i suoi compagni, e li trovò tutti insieme che ridevano e scherzavano, persino Scorpius parlava a una rossissima Rose “Sei stata davvero brava con quell’incantesimo…non so se ne sarei stato capace” e Rose, senza aria di superiorità, mesta rispose “Be, tu sei stato formidabile con la pozione, insomma, io ho fatto un vero disastro” e si mise le mani sulla faccia. Scorpius, non sapendo come agire le posò una mano sul braccio e disse “Si, ma tu sai molte più cose di me, insomma, sei così intelligente…” aveva detto la cosa giusta, e Rose gli rivolse un sorriso larghissimo “Si ma avete visto il mio fiammifero?” disse Jee, interrompendo i due ragazzi “Cavolo! Quando lo dirò a mio padre ci rimarrà secco!” e si ficcò in bocca una grossa dose di patate lesse, cosa che per poco non lo fece soffocare. Louis, mentre gli batteva sulla schiena, per niente preoccupato gli disse “Se parli ancora di quel fiammifero "Deenpail" , ti rispedisco in India arrotolandoti in un tappeto” tutti risero e Jee sorrise e disse “Va bene, va bene, presto mi vanterò di altro!” e strinse il pugno.
“Oh Albus! Ti ho tenuto un posto, dove eri finito?” e tutti i ragazzi lo osservarono curiosi e con il sorriso. Albus si sedette, e si sentì uno sciocco per averli disprezzati. Erano fantastici, nonostante li conoscesse da poco, dovette ammettere di stare bene tra di loro. Raccontò di aver incontrato Lorcan, mentre assaggiava delle carote al vapore, e di come in fondo in fondo non fosse poi così male. Scorpius annuì “Sembra solo uscito da un calderone di decotto sognante…” e Rose ridacchiò scioccamente. “Ti fche?” chiese Jee a bocca piena, e Lola rispose come un automa “è una pozione che serve a far sognare chi la beve, si prende anche da svegli, e ti ritrovi in un modo di proiezioni”. Tutti rimasero in silenzio, era talmente silenziosa che a volte nessuno si accorgeva di lei…ma lei c'era. “Ah, chiaro…” rispose Jee deglutendo il boccone. Nonostante Lola, il clima era disteso, e tornarono a discutere del più e del meno e della lezione Incantesimi che sarebbe arrivata poco più tardi. Albus aveva smesso di preoccuparsi, non era solo, aveva qualcuno con cui condividere la sua esperienza in quel luogo, e non avrebbe sprecato per niente al mondo i suoi amici, neanche per uno stupido risultato di trasfigurazione.

Lorcan entrò in Sala Grande, quando ora mai il pranzo era quasi finito, Albus sventolò la sua mano in aria e lo invitò a sedersi. Louis e Jee non sembravano felicissimi ma Albus non ci fece caso. Lorcan era stato bravo con lui, si era dimostrato un  amico, e Albus avrebbe fatto lo stesso con lui. Sorridendogli, gli porse il suo budino al riso e gli disse “il cibo è più buono, se lo condividiamo con gli amici.”


“Notizie di Scorpius?” quella che si alzava era la voce di un vecchio uomo, stanco e ricurvo, come un ramoscello piegato dal vento. “Un suo gufo…” rispose un secondo uomo. Questo era leggermente stempiato, aveva marcate rughe lungo la fronte, come se avesse passato la vita a corrucciarsi.
“Che cosa dice...avanti…conferma la versione?” chiese il vecchio. L’uomo stempiato si limitò ad annuire cupamente. “Un grave errore per quel vecchio cappello…” disse il vecchio, la sua voce era sottile e petulante. L’uomo non rispose nulla, teneva tra le mani una lettera, che recitava così:

Padre…

So che dopo di questa non vorrete chiamarmi più figlio, ma io devo scrivervela, o non mi sentirei a posto con me stesso. Sono stato smistato in Grifondoro, la casa che mai, e poi mai nonno Lucius e voi, avreste voluto per me. Ora, questa circostanza non è che da accettare. Sono stato dalla preside e mi ha confermato che una volta avvenuto lo smistamento, non è possibile cambiare casa. “Nemmeno per sogno!” mi ha risposto lei. Mi dispiace, non era mia intenzione deludervi, anzi, avrei voluto rendervi orgogliosi di me, ma così non è stato. Non posso fare niente per rimediare, ma prima che mi cacciate da casa, o che mi togliate la parola, ho solo due cose da dire. La prima è che non vorrei stare in una casa in cui, le persone credono che “averti” sia un loro diritto, e secondo, preferisco essere di gran lunga coraggioso e felice, invece di essere infelice e “nel posto che mi spetta” come dice nonno Lucius. Ci ho provato padre, non odiatemi, perché io non lo farò.

Cordiali saluti alla mamma.

Scorpius Hyperion Malfoy.

Il padre del ragazzo, passò il suo dito lungo i solchi della lettera, dove il figlio aveva versato le sue lacrime, macchiando l'inchiostro. Non era mai stato un tipo sentimentale, anzi odiava le smielate dichiarazioni di amicizia dei Grifondoro. Eppure provava stima e affetto per il figlio, sicuramente superiori rispetto a quelli che aveva nei confronti del padre, che ora se ne stava sul divano a scuotere la testa secca e con il suo tremolio nella voce parlava di onore, di sangue e di storia.
Non poteva sopportarlo. Erano anni che non sopportava i suoi deliri. “Taci” disse Draco, e non poté essere più chiaro.
Lucius che nel suo tremore generale blaterava, non poté far altro che tacere, guardando il figlio che stringeva la lettera nel suo pugno chiuso. Anche lui si sentì morire. Nessuno lo guardava più con rispetto. Gli unici che lo facevano erano Astoria, a cui faceva pena e Scorpius ed Electra, che lo ascoltavano solo perchè troppo piccoli, per detestarlo. Non aveva più il rispetto di nessuno. Draco lo guardava e vedeva chiaramente nei suoi occhi il disprezzo malcelato di una vita intera. “Ho cose più importanti a cui pensare padre" "se mio figlio è un Grifondoro, non posso allontanarlo da casa. Resta mio figlio…” Lucius borbottò “il disonore…”. “Padre! Non posso sentire i tuoi vaneggiamenti sull’onore di questa casata. Scorpius porterà onore alla nostra famiglia, in un modo o nell’altro…”. Lucius non voleva capitolare, nonostante non riuscisse a parlare correttamente disse “Almeno possiamo sperare ancora in Electra...”.
Draco in un moto di stizza disse “Non mettere in mezzo anche lei, e non iniziare a darle strane idee, non so se l’hai capito padre, oppure se la vecchiaia ti ha reso stolto, siamo ancora sotto osservazione, molto più di quanto m’immaginassi.” E raccolse da un tavolo il giornale, lanciandolo quasi addosso al padre.
Lucius a fatica lesse e lo osservò “Hai fatto…?” non completò la frase. “No, non ho fatto nulla, ma è facile addossare la colpa a quelli come noi.” Lucius guardò in basso. “Questo è perché, tu continui a parlare di sangue puro e di tradizioni familiari ai miei figli. Non sono contento di Scorpius, ma non rinuncerei a lui per nulla al mondo, e se Electra volesse sposarsi con un babbano…” deglutì Draco “Non la perderò di certo per le tue teorie.” Lucius sputò “Lo vorresti vero? Per dimostrare a tutti che sei cambiato…”. Draco sorrise freddamente “No, non lo vorrei, ma non perderò il rispetto dei miei figli, come tu hai fatto con il mio.” Terminò duramente. Lucius era vecchio, stanco, afflitto e pieno d’idee su cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato, ma quello, era sempre un colpo per lui. Non era la prima volta che glielo diceva, ma era sempre terribile sentirselo dire. Forse non meritava nulla, ma sapere che l’unico figlio che aveva mai avuto, non lo rispettava, lo faceva sentire ancora più vecchio di quanto non fosse.
“Spera solo che non diventi amico con quel Potter, o peggio…Weasley…” Draco lo guardo “Spero che non sia così sconsiderato…” facendo finta di non aver ferito il padre di proposito “Gli ho sempre detto di tenersi alla larga da loro, non aspettano altro che un motivo per rinfacciarmi qualcosa…lo sento.”

Draco guardò fuori dalla finestra, e pensò a chi potesse essere Kathleen Smith. Lui non sapeva che ci fosse un mago nascosto nel suo paese. Doveva scrivere al giornale, farsi intervistare e avrebbe dovuto contattare gli Auror, per rendersi disponibile ad interrogatori e altre faccende. Sbuffò, era stanco di passare ogni secondo della sua vita a dimostrare che non era un mangia morte. Lucius goffamente si alzò, appoggiandosi a lungo bastone nero, zoppicò verso la porta e prima di uscire disse “Tuo figlio si è cacciato in un guaio.”. Draco lo salutò con la mano, cacciandolo via, per non sentire più una sola parola.

Lesse e rilesse il giornale, odiando la Gazzetta ogni volta di più, finché una bambina, entrò di soppiatto nella stanza, prendendolo alle spalle. “Che cosa fai?” A Draco, per poco, non cadde il giornale dalle mani. Si voltò sorridendo “Tesoro, papà stava pensando.” Le accarezzò la testa e lei lo guardò con i suoi grandi occhi blu. “Scorpius non è diventato un serpeverde…” non era una domanda “Abbiamo già fatto questo discorso Electra, non devi origliare…”. Draco la osservò e lei sorrise, come se fosse stata brava a non farsi scoprire. La prese in braccio e le baciò i capelli chiari. “Non ti deluderò papà” disse Electra con una voce ben diversa da quella di una bambina. Draco la guardò e disse “Non farlo mai…” e con la piccola in braccio, uscì dalla sala.
 
 
 
 
 
 
 
N.d.A. Eccomi qua, sono un po’ in ritardo rispetto agli altri giorni, e so che questo capitolo non soddisferà a pieno le vostre curiosità, ma non vi preoccupate, a tutto arriveremo con il tempo, altrimenti che storia sarebbe?
Volevo innanzi tutto rimarcare la gentilezza di Albus, che più il racconto va avanti, più esce fuori. Lui è semplicemente un bravo bambino, ingenuo, con desideri semplici e senza tante manie in testa. Lo messo a paragone con personaggi leggermente più complessi dal punto di vista emozionale, tormentati per così dire. Primo tra tutti c’è Scorpius, che è lunatico, passa metà tempo a odiare tutti, e poi ritorna a voler bene a chiunque. Scorpius però, è davvero coraggioso, ed è il motivo per cui si trova a Grifondoro, notare bene nella storia (Anche se non ci sono tanti punti, ne ho messi alcuni lungo il racconto). Rose è tormentata dall’idea di essere una brava scolara, anzi che dico? La migliore di tutti, quindi vede tutto come una sfida. Non è una cosa positiva amica. Louis, invece prova davvero il desiderio di far vedere quanto è bravo, diciamo che è egocentrico. Jee in compenso, non sembra avere particolari paturnie, ma bisognerà vedere come procede la storia… ;) Lola, beh, lei si che ha degli evidenti problemi. Sta antipatica a tutti, si comporta in modo strano e non fa niente per farsi piacere, ma non giudicate il libro dalla copertina… Anche James, che in questi capitoli è stato presente ha qualcosa che gli gira storto, che sia il Quidditch? Lorcan? Che dire è fantastico, adorabile e sensibile, credo che in un certo senso somigli ad Albus, entrambi sono persone delicate e pronte ad aiutare gli altri, Lorcan non fa eccezione, a parte i suoi piccoli problemi di voci nella testa. Chi sono le voci che sente Albus (magari l’avete capito, ma Albus no!) come finirà la loro storia? Perché dannazione Albus è sempre presente quando succede qualcosa? (“Oh che dici Giulia, forse perché è il protagonista?” “O certo, certo, mica ci avevo pensato!” fine del colloquio con me stessa). Ora passando ai Malfoy, spero di non averli resi troppo OOC (per chi non conoscesse il termine Out Of Characters, ovvero diversi da come lo scrittore li ha creati.) volevo che fossero “umani”. Lucius che non cede mai di un passo, rimanendo sempre tra il torto e la ragione, Draco avvilito nel dover condividere la casa con il padre (ricordate alcune leggi magiche sul passaggio di proprietà?), triste perché ci sperava che suo figlio finisse in Serpeverde, ma comunque padre, quindi che prova affetto incondizionato verso il figlio. Draco ha il terrore di essere come Lucius è per lui, un genitore che non merita rispetto, stima e forse neanche troppo affetto. Sembra un gatto che si morde la coda, tutte le vicende dei maschi di casa Malfoy. Personaggio Nuovo! Ora so che qualcuno non sarà felice, perché capisco che c’è odio per personaggi nuovi che entrano nella storia in maniera incontrollata e senza nessun motivo logico. Ho davvero voluto far “nascere” Electra, mi piaceva l’idea, e mi piace tutt’ora. Draco che fronteggia non solo il figlio maschio ma anche la femmina. Notate come è diversa riseptto a Lily, due bambine totalmente diverse (Creepy Electra).
Electra è il nome sia di un personaggio di mitologia (figlia di Agamennone, una delle Pleiadi e altre cose…) ma è anche il nome di una stella, il cui nome latino è Electra appunto (fa parte della costellazione delle pleiadi) cosa interessante che non centra molto (ma che quando ho scoperto mi ha gasato!), anche le femmine legate alle famiglie di sangue puro hanno nomi di stelle, per chi non lo sapesse, la cara vecchia Merope (alias la mammina di Voldy) è un’altra stella che appartiene alle Pleiadi, Bellatrix, o Bellatrice è una stella delle cintura di Orione, stessa cosa vale per Andromeda. Quindi mi sembrava doveroso dare alla figlia di Draco un bel nome astronomico.

Spero di aver concluso qui con le note, che ora mai si fanno talmente lunghe che sembrano una storia a se stante.
Passo ai ringraziamenti, come sempre a Ramo97, che continua a seguirmi e a imbeccarmi nella giusta direzione con i suoi commenti. Fidati, sapendo come sei preciso, cerco di fare attenzione a tutto!
Poi ringrazio anche Felie, che è da poco che mi segue, ma che si è appassionata della mia storia (cosa a cui stento a credere!) I tuoi commenti mi divertono davvero un sacco, sei simpaticissima e oltre tutto sappi che mi hai dato dei punti di vista diversi rispetto ai miei, continua a fare supposizioni, perché mi piacciono molto! Ringrazio tutte le persone che seguono la mia storia, quelle che l’hanno preferita, quelle che la commentano anche saltuariamente e soprattutto tutti i lettori! Senza di voi che senso avrebbe la storia? Nessuno! CONTINUATE A COMMENTARE :)! non avete idea di quanto siano utili i commenti, sia a correggersi, sia a vedere cose a cui prima non avevo fatto caso!
Vi ringrazio moltissimo, vi prometto che il prossimo capitolo è tutto qui, nella mia testolina, ci rivediamo al prossimo capitolo! Graaaaaaaacias Amigos! Giu_ggiola.
 
  
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