“Un
momento!” esclamò Norrington.“Quell’uomo!
Io lo conosco! E’ lui che…” Josephine guardò
dal pirata a Norrington e capì il
motivo dello strano comportamento assunto da Turner in quegli istanti.
“Si,
è lui; ma non fate così, ammiraglio." disse cercando di
calmarlo "Quella sera lui non ha avuto colpa, non era in sé
quando ha agito, non ragionava più con la sua testa. Cercate di
capirlo, di perdonarlo: è difficile ma io ce l'ho fatta. Il
signor Turner...” Norrington, che fino a quel momento aveva
fissato il pirata, si voltò di scatto, spiacevolmente sorpreso.
“Perché
l’avete chiamato signor Turner?” le domandò poi. “Non sarà mica…parente di QUEL
Turner?!” Jo abbassò lo sguardo mordendosi il labbro: non avrebbe dovuto chiamarlo per nome.
“Ehm… effettivamente
si, è il padre… ma…”
“Un
motivo in
più per odiarlo!” sibilò l’uomo guardando con
disprezzo il suo assassino. La ragazza lo guardò con occhi di
rimprovero.
“Non dovete
dire così!” lui la guardò sorpreso.
“Josephine,
cosa dovrei pensare di lui? Ditemelo voi! Mi ha strappato dal mondo dei vivi,
mi ha separato dalle uniche persone che mi erano rimaste al mondo!”
“Chi?”
domandò Jo sfacciatamente: al diavolo le buone maniere, ora stava esagerando. Lui non rispose subito
ma fece una pausa e riflettè guardando il vuoto: la sua espressione corrucciata si distese.
“Il
governatore Swann è morto.” Gli ricordò la ragazza
aggressivamente. “Beckett era un traditore come tutti i suoi
ufficiali. I VOSTRI ufficiali vi hanno tradito. Chi vi
sarebbe rimasto, eh? Le persone a cui voi tenevate di più vi
hanno voltato le
spalle!”
“Non è così.”
Ribatté l’ammiraglio. “Elizabeth non mi ha tradito!”
“Non tutti i
tradimenti sono una questione di onore.”
Replicò la ragazza e lui ammutolì. “Siete un testardo! Non avete ancora capito
che, qualunque cosa fosse accaduta, Liz non sarebbe mai stata vostra? Siete
stato talmente accecato da questo amore impossibile che non vi siete mai
guardato intorno…!” si bloccò di scatto portandosi una mano alla bocca e lui la
guardò negli occhi.
“Cosa
vorreste dire?” le domandò. Ormai sapeva di essersi cacciata nei guai da sola,
ma la scusa doveva inventarsela ugualmente: non avrebbe mai fatto una
dichiarazione, a lui soprattutto! Si morse il labbro inferiore mentre
l’altro la guardava cercando di cogliere il significato di quella sua
affermazione.
“Solo
che… che
c’erano anche altre persone che vi volevano bene, m-ma voi non ve
ne siete mai accorto. Ecco tutto.” Disse velocemente. Lui la
scrutò a lungo:
avrebbe voluto poter leggere il suo animo, capire quell’ultima
frase, saper
comprendere il suo sguardo, decifrare le sue parole, ma gli era
impossibile: Jo non faceva trasparire nulla, il suo viso era un solido
muro.
Lei distolse
i suoi occhi dall’uomo e si voltò: non avrebbe retto a lungo guardandolo.
“C-cosa ne
dite di fare un giro della nave?” propose tremante. James sospirò arreso.
“Volentieri,
ma solo se non mi darete più del voi: ormai non serve più.” Rispose lui le
porgendole il braccio. Lei rise nervosamente e si attaccò al suo braccio timidamente. Fecero il giro della
nave senza parlare nè guardarsi. Poi Josephine sospirò e mormorò: “So cosa provi.”
“No, credi di
saperlo ma non lo sai.” Negò l’uomo.
“Non sei
l’unico che ha perso qualcuno di importante. Anche io ho perso la persona che
consideravo più importante di tutta la mia vita.” Lui la guardò tristemente ma
una parte di sé sembrava capire.
“Cosa è
successo? Ne vuoi parlare?” le domandò lentamente. Lei gli sorrise.
“Solo se ti
togli quell’insulso cappello e il parrucchino bianco.” Scherzò lei. Norrington
rise, si tolse cappello e parrucchino e li appoggiò su di un barile. Josephine
rise a sua volta vedendolo divertito e incantandosi ad ascoltare il suono della
sua dolce risata, poi si rabbuiò; l’ammiraglio se ne accorse e
continuarono a camminare in silenzio.
“Era importantissimo per me…” raccontò la ragazza rompendo il silenzio. “L’ho
visto morire, davanti a me, assassinato per un’azione che, pur andando contro i
suoi ideali, ha compiuto con onore e coraggio. Io l’amavo, James, e lo amo
ancora adesso.” Lo guardò velocemente ma Norrington non se ne accorse.
“Mi
dispiace,
Josephine.” Disse semplicemente senza guardarla. Non sapeva cosa
dirle: una parte di sè era
sicura che si stesse riferendo a Beckett, pur non riuscendo a capire
cosa intendesse
per ‘assassinato per un’azione che andava contro i suoi
ideali’, ma l'altra parte sperava in qualcun altro, chiunque
altro escluso quell’uomo spregevole. Lei
alzò le spalle.
Cominciava a
fare fresco e Josephine cominciava ad avere i brividi: erano affacciati dal
ponte e guardavano silenziosamente il tetro paesaggio che si presentava sotto i
loro occhi; la ragazza stava facendo di tutto pur di trattenere i brividi di
freddo davanti all’ammiraglio, ma lui ben presto se ne accorse. Sorridendo
dolcemente, si tolse la sua giacca e gliela pose sulle spalle. Josephine lo
guardò, meravigliata per la seconda volta per quel gesto inaspettato.
“Un
gentiluomo farebbe questo ed altro per una fanciulla.” Disse lui per motivare
il suo gesto. “Potevi dirmelo che avevi freddo…” aggiunse. Lei lo guardò e si
perse nei suoi occhi verdi.
“Non lo farei
mai, per una stupida questione di orgoglio.” Si giustificò lei arrossendo
visibilmente. Poi tornarono a guardare fuori bordo. Ad un certo punto, una
domanda cominciò a formarsi nella mente dell’ammiraglio: una domanda che si era
posto parecchie volte da quel giorno dannato in cui gli era stata strappata la
vita in modo così crudele. Non resistette all’impulso di dirla a voce alta.
“Mancherò a
qualcuno?” domandò, più a se stesso che a Josephine. La ragazza lo guardò con
un misto di dolcezza e pietà per quell’uomo tanto amato ma che non riusciva ad
essere felice.
“A me sei
mancato…” rispose arrossendo ancora di più. “Ma sono sicura che anche a
Elizabeth mancherai, James.” aggiunse velocemente. L'uomo scosse la testa.
“Non ne sono
sicuro…mi sentivo inutile, come semplice uomo intendo, ma indispensabile con la
mia carica in marina militare.” Disse tristemente l’uomo abbassando lo sguardo.
“Per te era diverso…tu avevi una famiglia…” la ragazza non lo fece finire.
“Oh
si,
veramente diverso.” Esclamò sarcasticamente dando le
spalle all’uomo.
“Soprattutto con un padre che si vergognava di averti come figlia
perchè non avevi intenzione di sposarti con il primo pretendente
di passaggio e a causa del tuo portamento poco nobile.” Gli
occhi
dell’uomo si spalancarono dalla sorpresa e
dall’incredulità.
“Ma come? Era
così felice di vederti quando ti abbiamo riportata a casa quella sera che sei
fuggita!” esclamò. Josephine lo guardò seriamente.
“Per
caso
qualcuno ti ha informato sul motivo per il quale sono scappata?”
lui ci pensò
un momento corrugando la fronte ma infine scosse la testa.
“Volevo venire con
voi per sapere come stava Elizabeth, quella volta che lei cadde dal
parapetto, ma lui me lo impedì, dicendomi che non
erano affari miei, che salvarla non era compito mio ma compito vostro.
Quella stessa
mattina, inoltre, mi aveva insultata, quando eravamo ancora in casa:
tutto perché mi ero
inciampata nel vestito mentre scendevo le scale. Mi chiese come facevo
ad
essere così maldestra e ad essere sua figlia.” La giovane
strinse i
pugni lungo i fianchi sentendo gli occhi inumidirsi mentre ricordava
quegli
avvenimenti: aveva tanta rabbia dentro di sé ed ora, dopo tanto
tempo, poteva
finalmente sfogarsi con qualcuno disposto ad ascoltarla. Avrebbe tanto
voluto
che fosse qualcun altro a sentire le sue noie e i suoi problemi, non
James
Norrington. Ma ora non ci pensava più: aveva solo bisogno di
liberarsi da quei
pesi che la opprimevano da tempo. “Non riuscivo a crederci
nemmeno io quando
l’ha detto, ma è successo ed è da quel giorno che
ho parlato il meno possibile
con mio padre. E lui non ha avuto mai nulla in contrario, come mia
madre: lei se n'è sempre stata zitta, non ha mai cercato di
rimettere le cose a posto, non mi ha mai parlato di questo.”
“Come fai ad
esserne tanto sicura?” le domandò l’ammiraglio.
“Mio padre non mi ha
mai cercata e mia madre non lo ha mai spinto a farlo. Anche solo per stare un po’ in mia compagnia o chiacchierare
qualche istante o per cercare di chiarirsi. Io e lui siamo uguali: orgogliosi
fino in fondo e ognuno aspettava le scuse dell’altro. E poi è accaduto altre
volte e altre volte mi sono ritrovata sola, senza appoggio. Ma io,
sinceramente,” gli chiese voltandosi a guardarlo “di cosa mi sarei dovuta
scusare?” non era una domanda diretta, era piuttosto una domanda fatta a se
stessa ad alta voce. Ma Norrington si sentì in dovere di risponderle.
“Forse una
parte di colpa l’avevi anche tu. Gli hai detto qualcosa in particolare?”
domandò. La ragazza ci pensò passandosi una mano fra i capelli: ricordò il
giorno della promozione del commodoro, l’ordine che suo padre le aveva rivolto
di stare insieme alla madre, le urla…La mano che aveva fra i capelli cadde
pesantemente.
“Si.” Ammise
tristemente. “Gli avevo urlato che lo odiavo quel giorno, un impeto di rabbia.” Guardò
colui che stava ascoltando i suoi sfoghi quasi implorandolo di rimproverarla
per aver detto quella frase orribile a suo padre, ma l’uomo non parlò:
sorrideva per, nonostante tutto, Josephine poté vedere nei suoi occhi un velo di tristezza.
“Ma non
l’avrei mai detto se non fosse accaduto tutto quello! Io... non lo penso
veramente!” tentò di giustificarsi. James le posò una mano sulla spalla.
“Non devi giustificarti
con me, ma con tuo padre. Fra dieci anni va’ da lui e digli tutto ciò che hai
detto a me. Vedrai che capirà.” Le consigliò. Lei sorrise.
“Dieci
anni
sono tanti…” commentò guardando altrove. Poi volse
lo sguardo sull'uomo e gli sorrise. “Mancherai a tutti, James.
Fidati.” Gli disse. “Tu sei
sempre stato buono e per Elizabeth e me, un buon…amico. Sono
contanta di rivederti.” Gli riconsegnò la giacca, si
voltò e cominciò a dirigersi verso la sua
cabina.
Ciao a tutti quanti!! Finalmente aggungo un altro capitolo dopo che, molto elegantemente, Giulia mi ha chiesto di aggiornare stamattina... NICE!!! Entonces, spero che vada tutto bene lì da voi e che non vi stiano tartassando più del dovuto: da parte mia, sto lentamente collassando ç_ç
Ora è tempo dei ringraziamenti, come ben sapete; un grazie a tutti coloro che leggono senza recensire (come Giulietta, vero?? :P) e a coloro che hanno recensito:
QueenLilly: se la tua calabresità esce fuori solo con la parola infame, non farla proprio venire fuori... sii veneta, ciò!! In effetti sì, la cosa del neonato è nuova: li modifico sempre un pochino i capitoli prima di pubblicarli, o aggiungo o tolgo... ma più che altro aggiungo! Però qualcun altro doveva aggiornare durante le vacanze... VERO??? allora, vedi di: 1-aggiornare 2-inviarmi i disegni che hai fatto fino ad ora 3-farmi sapere se ti ricordi che mi avevi detto di avere intenzione di scrivere una storia con Jamie e Jo 4-lo spagnolo sembra che tu lo sappia perlomeno scrivere perchè la grammatica è corretta 5-boh!!!! In every case, salutami Curzio e aggiorna e prometto che, un giorno o l'altro, prima o poi, ti telefono... non appena avrò un momento libre... bacio!!!
LadyElizabeth: mi dispiace che il tuo infortunio persista, forza e coraggio... intanto, però, tiro un sospiro di sollievo perchè non devo scappare :D Per quanto riguarda la storia, non so ancora bene come fare: ho tante altre cose da scrivere, ma magari lo faccio in una nuova storia, una continuazione... chi lo sa, vedremo!
Lollapop: Bella lì, un commento lungo! Tra te e QueenLilly non so chi sia meglio XD Scherzo! In compenso, però, non sapevo che i capitoli avessero questo effetto su chi li leggeva... mi fa piacere, forse un po' meno a chi cade, però :P Abbi pazienza, James magari riuscirà a dire qualcosa di più a Jo ma, sai com'è fatto: è di poche parole... e poi Will poteva non entrare in scena? Povero caro, non lo nomino mai... (moooooolto sarcastica)
Ecco fatto, stavolta è stata lunga. Beueno, al prossimo capitolo allora! Adiòs a todos!!!
Monipotty