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Autore: Anonymous writer    12/07/2015    2 recensioni
- Semplicemente, ha bisogno di una come me.- si voltarono tutti simultaneamente, ma Steve la vide per prima. Senza rendersene conto fece un passo avanti verso la rossa. Natasha era tornata, i suoi capelli erano più lunghi e lei era più magra, ma il sorriso sghembo e malizioso era sempre lo stesso.
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(Tratto direttamente dal primo capitolo.)
Gli Avengers, tra vecchi e nuovi elementi. Tanto amore, sofferenza, guerra e vendetta.
I personaggi saranno il più possibile attinenti, all'inizio, poi li vedremo cambiare segnati da troppe cicatrici.
Buona lettura, e lasciate una recensione!! :)
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
 

 
Natasha schiuse le palpebre e mise a fuoco una figura accanto a sé: Wanda. La ragazzina stava scrivendo qualcosa su un piccolo quadernino, ma alzò prontamente lo sguardo su di lei. Sapeva che era sveglia.
- Dicono che hai dormito circa dodici ore. Dovevi avere un gran sonno.- Natasha si tirò su, constatando di non sentire dolore alla gamba – Oh, sì! Attrezzatura dello SHIELD, niente male eh? La ferita è completamente guarita. Hai solo una cicatrice credo.-
- Non sarebbe la prima. Che ore sono, Wanda?-
- Le due di notte, perché?-  
- E che ci fai tu qui?- Natasha spostò i capelli dietro un orecchio, e la ragazzina sorrise.
- Do il cambio a Steve. C’è sempre rimasto lui, ma ha ricevuto una chiamata.-
- Una chiamata?- chi poteva chiamarlo a quell’ora?
- Credo fosse la Hill.- Natasha si rilassò, poi corrugò la fronte.
- Perché non vai a dormire, adesso mi alzo e raggiungo la mia stanza.- la Vedova mosse il piede sinistro, controllò di essere vestita e si spinse in piedi, Wanda la rimproverò.
- Si sono raccomandati… Non puoi alzarti ancora.- le disse, ma Natasha stava già facendo i primi passi. Zoppicò un po’ all’inizio, ma poi capì di essere in grado di camminare normalmente. Uscì dall’infermeria ed un uomo le si mise davanti, con le braccia incrociate.
- Agente Romanoff, lei non è ancora in grado di camminare adeguatamente.- sembrava un ammonimento. Natasha si fermò, e dietro lei anche Wanda, curiosa di vedere la reazione dell’altra.
- Questo lo dici tu, soldato. Ora togliti di qua.- lo spinse da parte, ma lui le afferrò un polso. Istintivamente lei rigirò il suo braccio e lo spinse contro il muro del corridoio. Lui sembrò arrendersi, per un mezzo secondo, poi reagì ribaltando la situazione e placcandola al muro. Le bloccò il bacino con il suo, e le braccia in alto tenendole strette. Natasha si sentì intrappolata in quella posizione.
- Non sono un soldato.- le rivelò, con il viso ad un soffio del suo.
- Che succede?- era la voce di Steve, ma lo guardò solo Wanda. L’uomo lasciò andare Natasha, dopo un lungo e silenzioso sguardo.
- Capitano Rogers, ho un messaggio personale da parte di Nick Fury per lei e Romanoff.- poi si voltò e iniziò a camminare verso l’uscita dell’infermeria – Mi sbagliavo sulla sua gamba. Seguitemi, per favore.-
Wanda fece spallucce:- Torno in camera, magari riesco a dormire un po’.-
Natasha e Steve la guardarono sgusciare fra loro, poi si rivolsero un’occhiata carica di confusione.
- Stai bene?- chiese lui, mentre lei l’affiancava.
- Mai stata meglio. Solo l’ennesimo ostacolo per mettere il mio nuovo bikini.-
- Ti ha aggredita?-
- A dire il vero, l’ho fatto io. Non voleva farmi passare. Ora sono solo curiosa di sapere perché è qui.- Steve aprì una porta che si era chiusa dietro l’uomo che, avendo un passo svelto, li aveva seminati. Camminarono in silenzio, fianco a fianco; lei accennava a un leggero zoppicare, lui guardava quel movimento con la coda nell’occhio ma non disse niente. Era stufo di essere trattato male da lei. E non riusciva a credere che il progetto Triskelion fosse vero. Non c’era nessun Perù.
- Pensieroso?- lei avvertì della tensione. Sapeva che Steve non era stupido; sospettava qualcosa. Eppure lei non poteva permettere che capisse cosa stesse succedendo.
- Ho sonno.- decise di rispondere lui. Natasha si fermò, e lui fece lo stesso di rimando. Si voltò a guardarla. Rimasero in silenzio, lui stava per chiedere che succedesse.
- Volevo solo…- la Vedova si guardò intorno come a controllare di essere soli, ma in realtà cercava le parole giuste – Ringraziarti. So che sei stato là dentro con me.-
Steve mise le mani sui fianchi e si guardò le scarpe. Non era imbarazzo, o felicità del riconoscimento.
- Siamo una squadra, non c’è bisogno che mi ringrazi. Si lavora insieme, si ha fiducia negli altri, si condividono le gioie e i dolori.- pausa, lei capì il riferimento di quelle parole e alzò il mento – Non credi?-
Natasha si avvicinò a lui, annullando tutte le distanze. Lui piegò la testa verso quella di lei; li separava solo qualche centimetro.
- Ecco quello che credo.- lo guardò dritto negli occhi, sperando di non rivelare troppo ma convinta a guadagnarsi la sua fiducia – Noi lavoriamo l’uno per l’altra. Siamo un squadra, è giusto. Ma la squadra è fatta di singoli che vanno protetti. –
- Da cosa ci staresti proteggendo?-
- Io non sono un eroe, sono una spia. Sono un’assassina, una omicida, una seduttrice, una bugiarda, manipolatrice… non lo sono sempre stata, è quello che mi hanno fatto diventare. Diversi anni fa ho fatto una scelta; ho scelto di usare queste “abilità” per chi ne avesse bisogno e non per me stessa, non per il KGB. –
Steve aveva cambiato espressione, la conversazione era più intima, e nel suo tono ora c’era una nuova comprensione. Nuova fiducia.
- Natasha…- disse solo il suo nome, ma fu sufficiente affinché lei continuasse.
- Non sto proteggendo te, non ne hai bisogno. Ma sto lavorando anche per te. Le mie “abilità” ora sono per quello che resta dello S.H.I.E.L.D.-
- Continuo a non capire.-
- Presto capirai, ti chiedo solo di avere pazienza.- non sembrava convinto – Sei un bravo leader, Steve. Ma questi sono tempi di guerra e il freddo della Russia mi ha insegnato una cosa: bisogna tenersi stretti gli amici. Una volta ti ho chiesto cosa volessi che fossi per te, ricordi?-
Steve annuì, capendo il senso di quella domanda:- Ti ho chiesto di essere mia amica.-
- E lo sono! Lo sarò sempre. Ma ora, fidati di me.- sembrava quasi supplicarlo.
Un rumore li interruppe e Natasha fece dei passi indietro, incrociando lo sguardo dell’uomo che aveva chiesto di essere seguito. Sembrava scocciato.
- Mi devo ricredere sulla sua gamba, Romanoff? O è falso quello che dicono e la sua agilità lascia un po’ a desiderare? Infondo non mi sembrava che…-
- A quanto pare tieni poco a quella lingua lunga. – l’altro rise, continuando a punzecchiarla e i tre salirono fino all’ultimo piano in ascensore.  Il tipo si presentò come Maximilian Russell, generale dello S.H.I.E.L.D da solo un anno e mezzo quando collassò.
- Una gran carriera. – commentò Natasha, quando nell’ufficio di Fury si sedette su un divano. Anche gli altri due si sedettero.
- Signor Russell ci riferisca il messaggio.- Steve non voleva tirarle per le lunghe, sentiva addosso la stanchezza e in realtà, voleva concludere il discorso precedente con Natasha.
- Ma certo, è tardi per tutti, infondo.-  prese una cartellina e ne estrasse il contenuto, meno una piccola bustina. Diede tutto il resto a Steve, che iniziò a leggere e annuì.
- Fury vuole che lasciamo la base, dobbiamo far spostare anche i soldati. La struttura sarà distrutta probabilmente. Dobbiamo ripulire i database e controllare di non lasciare tracce. Fra tre giorni un jet verrà a prenderci. –
- Non poteva mandare un messaggio? Ha dovuto mandare il fattorino arrogante.- Natasha lanciò un’occhiata maliziosa a Maximilian, e lui le sorrise.
- A dire il vero sono più un corriere. – le stese la bustina, lei l’afferrò e l’infilò in tasta, senza guardarne il contenuto. Steve osservò la scena silenziosamente, poi posò la cartellina.
- Bene, se non c’è altro, io andrei a dormire.- comunicò alzandosi di scatto. Oltre ad aver percepito un’atmosfera di attrazione tra Natasha e Russell, capì che nell’aria c’erano nuovi segreti, nuove domande e era davvero stanco di tutto quello. Era arrabbiato e contrariato.
- Non c’è altro.- Maximilian si alzò per stringere la mano al Capitano, il quale gliela stritolò, sfoderandogli un sorriso, poi uscì senza dire nulla. Rimasti soli, Natasha si sentì più leggera. Ora poteva parlare con trasparenza. Prese la bustina e ne lesse il contenuto, lo memorizzò e poi la strappò in diversi pezzi.
- Quindi sono cambiati i programmi.- concluse ad alta voce.
- L’evento avrà luogo domani sera, Nat.- l’uomo si sedette affianco alla ragazza, dimostrando improvvisa confidenza – Mi sei mancata, comunque.-
Lei sorrise, poi distolse lo sguardo:- Come procede l’operazione Alveare?-
- Diciamo che Renee è ancora la nostra ape regina.- Natasha scoppiò a ridere, nascondendo bene un velo di tristezza. Max e Renee erano stati adepti dello S.H.I.E.L.D. quando lo era stata lei. Si erano addestrati per anni insieme. Tuttavia si erano separati perché lei aveva dimostrato una bravura superiore e perché Clint l’aveva presa sotto la sua ala. Inevitabilmente pensò alla Red Room nella quale era stata cresciuta, addestrata. Nella quale aveva ucciso per la prima volta. Pensò anche al prima, ma era così confuso e sfocato. Un gesto, delicato ed inappropriato la portò indetro. Max le sistemò i capelli dietro un orecchio, sorridendole.
- Sei sempre più bella.- Natasha distolse lo sguardo, poi si alzò.
- Sono molto stanca, Max. Ci vedremo presto. –
- Posso accompagnarti in camera? Magari ti massaggio un po’ i piedi, come fece quella volta, ricordi?-
- Ora sono molto diversa.-
- Ne hai passate tante. Budapest, Osaka, New York, Sokovia…- lei si voltò, fulminandolo con lo sguardo, sapeva cosa voleva dirle – Barton ti ha cambiata.-
- Sai bene che lei mi ha salvata.- mantenne la calma, nonostante l’ira che le crebbe dentro. Anche Russell si alzò, superandola.
- Sì, e guarda a cosa sei ridotta oggi… -
Natasha gli mollò uno schiaffo che suonò sordo nella stanza. Si avvicinò a lui, sussurrandogli, crudamente:- Se non fosse per Clint, io oggi non sarei qui. E potrei essere o quello che combatto o addirittura morta. E adesso vattene, Max.-
- Lo dicevi anche quando dovevo sgusciare fuori dal tuo letto. Almeno questo non è cambiato.- raggiunse la porta e poi si voltò a guardarla ancora una volta – Sei sempre più bella, Nat.-
Lasciò la stanza e lei, in un tacito clima di rabbia e frustrazione. Natasha si avvicinò al grande finestrone e spense le luci. Rimase in piedi a guardare il bosco oltre il campo, all’aperto, e oltre, le luci della città. Si chiese cosa stesse facendo in quel momento Clint. Pensò anche a Bruce ma forzò la propria mente a pensare ad altro. Si concentrò sulla missione, che avrebbe avuto la sera seguente. Natasha si sedette a terra, si scoprì un fianco e controllò la ferita: era completamente guarita ma molto evidente. Poco più su aveva un altro foro di proiettile; una volta lo aveva mostrato a Steve. Era stato quando Fury aveva simulato la sua morte. Quel foro era stato inferto dal Soldato d’inverno. Bucky Barnes. Natasha si toccò la cicatrice, guardando fuori dalla finestra finché, troppo stanca, si trascinò fino alla propria camera. Si mosse in silenzio, con il passo felpato di un felino, sperando di non imbattersi in Steve. Ed effettivamente, lui non uscì dalla propria stanza, nonostante l’avesse sentita rientrare. Era passata un’ora da quando lui era sceso ed ora era disteso sul letto, fissando il soffitto. Troppi pensieri per la testa gli impedirono di dormire quella notte. Prese sonno solo durante la mattina e si svegliò intorno alle dieci. Calcolò di aver dormito appena tre ore e decise di alzarsi e iniziare gli allenamenti. Si preparò in fretta, consapevole di essere in ritardo ma anche del fatto che Sam, Visione e Wanda avrebbero iniziato comunque. War Machine e Tony erano partiti il pomeriggio prima. Steve si sciacquò la faccia, e si guardò allo specchio, intensamente. Si sentiva improvvisamente vuoto, senza un vero scopo di fronte a sé. Tutti i suoi più vecchi amici, Peggy, tutti morti. Bucky lavorava per l’HYDRA. Lui era a capo di una squadra disgregata, impreparata e piena di segreti. Quel secolo non gli apparteneva, e sentiva di non avere un proprio posto nel mondo. Lui non era Capitan America, era Steve Rogers. Lo stesso ragazzo mingherlino dell’inizio della guerra. Capitan America era venuto dopo, ne era orgoglioso e sentiva che aiutare gli altri era il solo senso in quella nuova vita.
Arrivò nella sala degli allenamenti poco prima di pranzo, e fu felice di vedere  tutti all’opera. Wanda di allenava con il sacco da boxe, e Sam contro Natasha sul grande tappetone centrale. La Vedova guardava anche Scarlet Witch e le consigliava mosse più adeguate.
- Il calcio più alto, se riesci, il gomito più basso… forza con quei calci!-
Intanto, rispondeva ai colpi di Falcon, mandandolo al tappeto e dicendogli in cosa stesse sbagliando:- Puoi prevedere questa mossa così… bene ora piegati in avanti e poggia qui la mano…fa pressione e ruota! Bene!- Steve si era poggiato allo stipite dell’entrata, a braccia conserte ad osservare compiaciuto la scena.
- Vuoi i pop corn?- chiese Natasha, ferma a guardarlo, parando poi un calcio di Sam e atterrandolo con grazia.  Allora Steve si fece avanti e si unì agli allenamenti dei nuovi Avengers.
 
 
A cena nessuno parlava, perché erano tutti stanchi tranne Natasha e Steve. Ma loro non si erano parlati dalla sera prima, perciò nessuno dei due voleva davvero farlo. Ad un certo punto la Vedova si alzò, lavò i propri piatti e comunicò che sarebbe andata in città a fare delle commisioni. Poi si ritirò nella sua stanza e una un’ora dopo ne uscì. Raggiunse il portone al piano inferiore e vi trovò Steve, il quale rimase folgorato. Natasha aveva allisciato i capelli lasciandoli in morbide onde, indossava un abito lungo nero e il rossetto rosso richiamava ai capelli. Lei fu sorpresa di trovarlo lì.
- Dove vai… cosi?- chiese il Capitano, senza parole.
- Ho un appuntamento.- confessò Natasha, infastidita dalla domanda, poi lo sorpassò e raggiunse il giardino, puntando alla sua macchina.
- Un appuntamento?- Steve tirò le somme – Con quel Russell?-
- Cosa?!- Natasha si voltò ad incrociare il suo sguardo.
- Ieri sera ho sentito tutta quella atmosfera carica di …-
- Sì, esco con lui in effetti.- inventò lei, poi gli sorrise – Non dirmi che sei geloso.-
Steve, imbarazzato, sorrise:- No, volevo solo augurarti una buona serata. –
- Buonanotte.- prima che potesse voltarsi lui le sorrise:- Ti sta molto bene il vestito.-
Si scambiarono un’occhiata indecifrabile, poi lei sfoderò uno dei suoi sorrisi sghembi e poi si voltò per salire in macchina e partire. Non si accorse del fatto che lui la stesse seguendo da lontano, grazie a un chip che aveva fatto installare. Steve guidò nella notte, a luci spente, seguendo la Vedova all’interno della ragnatela delle sue missioni top secret e delle sue mille menzogne. 


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(spazio autrice)
Nuovo capitolo! Da adesso la storia si farà più intricata che mai. Questo capitolo forse è più lento rispetto agli altri, però da qui in avanti molte cose cambieranno! Grazie per la lettura, al prossimo capitolo.
  
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